Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Watson_my_head    20/04/2020    4 recensioni
Settembre 2017. Sherlock e John sono tornati a vivere insieme e tutto sembra andare per il meglio ma un giorno, durante un caso, Sherlock sbatte la testa e perde conoscenza.
Quando finalmente riapre gli occhi è convinto di essere ancora nel 2009.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

III





Quando Sherlock si siede a tavola con la solita grazia che lo contraddistingue, John non può fare a meno di sentire una stretta alla bocca dello stomaco. E' da quando si è risvegliato che cerca di nascondergli il disagio, la paura, e sì, anche la tristezza. Si chiede se Sherlock abbia già dedotto da solo tutte queste cose o se può fare affidamento sulle sue capacità momentaneamente ridotte per nascondere le proprie emozioni. Non ne ha idea.

Mangiano in silenzio per qualche minuto.

"Ti piace?"

"E' uno dei miei piatti preferiti"

"Lo so. Per fortuna non sei mai stato di molte pretese perché io non sono un grande cuoco."- sorride.

"Quindi c'è qualcosa che non sei."

John abbassa lo sguardo sul suo piatto. Pollo con verdure e riso basmati, una sciocchezza da preparare. Non risponde, si limita a sorridere bonariamente, infilzando una zucchina.

"Sui documenti dell'ospedale ho visto che ti firmi John H.Watson. Per che cosa sta la H.?"- chiede Sherlock, quasi distrattamente.

John posa la forchetta sul piatto, appoggia un gomito sul tavolo e lo guarda. Tormenta le labbra con le dita, sorride un po' incredulo, scuote la testa. - "Questo non lo avevo messo in conto, no."

"Questo cosa?"

"Lascia stare."

Sherlock attende qualche secondo prima di rispondere: "Henry?"

"No."

"Humphrey?"

"No, Sherlock"

"E' Higgins, giusto?"

"Basta!"

Si schiarisce la voce subito dopo. "Mi dispiace. Devo abituarmi a questo nuovo... rapporto. Scusami."

Sherlock non viene di certo spaventato da quel cambio repentino di modi, ma si tira appena indietro e sbatte le palpebre forse qualche volta in più del necessario.

"E' Hamish, comunque. Mi dispiace, è che a volte sai essere petulante."

Sherlock lo vede sorridere e non comprende come associare quella specie di critica ad un sorriso amichevole. Le persone di solito lo mandano a quel paese, non sorridono con affetto dopo averlo insultato. Quest'uomo forse è davvero mio amico, pensa incredulo. Reprime una voce che dal fondo di un pozzo gli sussurra maligna che lui non ne ha di amici.

"Ti prego mangia, non farmi sentire stupido e anche un pessimo cuoco"- lo incalza John indicando il piatto con lo sguardo.

Sherlock annuisce, inizia a mangiare.

"Dopo cena potrai leggere alcuni dei nostri casi più importanti, quelli di cui ho raccontato nel blog. Ci sono molte cose, anche la prima volta in cui ci siamo incontrati al St Bartholomew's -"

"Al Barts? Ci siamo conosciuti lì? C'è ancora Molly Hooper? E poi quali casi?"

"Con calma Sherlock, una cosa per volta. Si, ci siamo conosciuti lì e si c'è ancora Molly Hooper, ora dirige il suo reparto. E' molto utile quando hai bisogno di informazioni ed è una tua amica."

"Amica? Molly Hooper?"- Sherlock distoglie lo sguardo. Molly Hooper era chiaramente innamorata di lui, almeno nel 2009. Gli era bastato incrociarla due volte all'obitorio per capirlo e comunque non ci voleva mica un genio. Si vedeva a chilometri di distanza e lo sapeva praticamente tutto l'ospedale. Sherlock si presentava all'obitorio e lei non era più in grado nemmeno di camminare dritta. Imbarazzante. Si sarebbe aspettatto piuttosto che lo odiasse, quello si, visti i suoi comportamenti poco educati, che ammetteva di avere con lei, ma che fossero amici no, questo valicava ogni più fervida immaginazione.

"Si lei. Non cominciare con questa cosa che non hai amici perché non è vero. Possiamo andare avanti?"

Sherlock lo guarda in silenzio. Sta parlando con un uomo di cui non sa praticamente niente che invece sembra sapere tutto di lui. Il fastidio cresce silente.

"Scusami se non ricordo nulla delle cose di cui parli. Per quanto mi riguarda è agosto del 2009, vivo in un appartamento orribile con David, un idiota complottista che crede che il governo cerchi di ucciderlo con il vaccino antinfluenzale e che invece probabilmente, direi al 78%, morirà di cirrosi epatica, anzi, probabilmente è già morto; ho un fratello asfissiante che mi perseguita a causa di...cose che faccio e che non dovrei fare e che a quanto pare ho smesso di fare e so per certo che no, amici non ne ho. Solo nemici. Gente a cui metto i bastoni tra le ruote, persone che ho fatto arrestare, assassini, delinquenti. Questo è quello che so. Quindi scusami se non riesco a stare dietro ai tuoi discorsi, tanto più che giri un sacco con le parole ma non arrivi mai al punto. Puoi essere più diretto John Hamish Watson? Che cosa facciamo insieme? Cosa siamo? Colleghi?"

John lo guarda colpito. E' la prima volta da quando si è risvegliato che lo sente articolare un discorso così veloce e con così tante parole. E' sollevato, quasi felice, perché questo, nonostante la durezza di quello che gli è appena stato vomitato addosso, significa che il cervello del suo brillante Sherlock sta tornando alla normalità. A breve potrebbe ricordare tutto. C'è solo da essere pazienti.

"Amici"- risponde, - "Coinquilini, colleghi, amici, migliori amici. Tu sei un consulente investigativo, io sono un medico, la tua spalla, compagno di avventure. Insieme risolviamo casi particolari, quelli che attirano la tua attenzione. I clienti vengono qui, noi li riceviamo, tu ascolti, io scrivo, tu deduci, io...beh io non so bene cosa faccio ma tu dici che sono indispensabile e che saresti perso senza il tuo blogger e quindi io resto. Siamo noi due contro il resto del mondo, Sherlock. Sono parole tue." Poi tace.

Sherlock ammutolisce. Vorrebbe dire qualcosa, inspira forte, tace anche lui.

 

*

 

"Un consulente investigativo, l'unico al mondo. L'ho inventato io."

"Esatto."

Dopo qualche minuto di silenzio in cui la polvere della rabbia si sedimenta, Sherlock torna a parlare.

"Dunque lavoriamo insieme."

"Si e a volte collaboriamo con New Scotland Yard quando loro brancolano nel buio, che equivale a sempre."

"Che equivale a sempre."- dicono all'unisono.

Segue un momento di silenzio in cui John sorride e Sherlock abbassa lo sguardo. John vorrebbe prendergli una mano. Non lo fa.

"Graham Lestrade, c'è ancora?"

"C'è un Gregory Lestrade, Greg per gli amici. Non so chi sia questo Graham."

"E' una battuta?"

"Si Sherlock, puoi ridere..." - John sembra aver dimenticato del tutto la tensione di poco prima. Sorride apertamente.

Sherlock lo guarda. Si accorge solo adesso che indossa un maglione blu praticamente dello stesso colore dei suoi occhi. Schiarisce la voce.

"Anche lui è tuo amico, comunque."

"Lestrade?"

"Farai così ogni volta che ti dirò che qualcuno è tuo amico? Si, Lestrade, proprio lui."

Sherlock si zittisce di nuovo.

"Capirai meglio quando leggerai il mio blog. C'è anche il tuo blog, La scienza della deduzione, ma dubito riuscirai a trovare qualche dato interessante sulla tua vita. Ci sono solo ricerche scientifiche."

"Lo so. Ho appena... avevo appena pubblicato un articolo su come riconoscere la cenere di diversi tipi di tabacco."

"Lo so Sherlock."- John gli sorride. - "Sai, ha ragione tuo fratello. Mi sembra di vivere in un continuo déjà vu. Anche io sono tornato indietro nel tempo."

"Non capisco. E comunque mio fratello non ha mai ragione."

"Non importa."

Passano pochi istanti di silenzio.

"Secondo Alan Brown, uno psicologo della Southern Methodist University di Dallas, esistono trenta possibili spiegazioni scientifiche del déjà vu classificate in quattro sottogruppi: spiegazioni puramente neurologiche come ad esempio l'epilessia, la teoria del processamento duale ovvero la memoria che coinvolge due distinti sistemi neurali, ricordo e familiarità, la teoria attenzionale cioè frutto di una doppia percezione che prevede un piccolo black out iniziale e immediatamente dopo l’informazione riprocessata e teorie mnestiche ovvero qualcosa che abbiamo visto o immaginato prima nella vita cosciente o in un sogno. Quindi John..."

"Sherlock...Sherlock basta, ho capito. Non ho nessuna di queste cose, dicevo così per dire. Ok?"

"Oh, ok."

 

*

 

Sherlock finisce lentamente di mangiare quello che c'è nel suo piatto anche se la verità è che non ha fame, ma per qualche motivo che gli rimane oscuro non se la sente di offendere John rifiutando la cena. Dopotutto è l'unico contatto che ha con il mondo moderno, con il suo nuovo sé ed è anche la prima persona che ha visto dopo essersi svegliato. Si allontana col pensiero andando ad esplorare vecchie reminiscenze sull'imprinting animale come forma di apprendimento precoce in grado di influenzare lo sviluppo di un soggetto e inizia ad elaborare una teoria applicabile alle relazioni umane analizzando due tipi diversi di imprinting, uno filiale, relativo agli individui da cui il soggetto verrà allevato, ed uno di tipo sessuale relativo a quelli con i quali è possibile riprodursi. Interrompe bruscamente il flusso di pensieri su quest'ultima idea.

"Sherlock?"

"Mh?"

"Stai bene? Hai mal di testa?"

"No, sto bene, stavo pensando."

"Ok, bene. Significa che sta tornando tutto alla normalità." - John gli sorride.

Il suo sorriso è sempre rassicurante. Sherlock lo annota da qualche parte nel suo palazzo mentale in rovina.

"Quindi, sembra che io abbia un sacco di amici."

"Adesso non esageriamo. Non sei l'anima della festa ecco, ma si, hai degli amici che tengono a te. Alcuni più di altri."

Sherlock lo fissa. Distoglie lo sguardo, lo guarda di nuovo.

"Ehm... E tu? Hai una fidanzata? So che sei divorziato o separato, comunque."

"No, nessuna fidanzata. E si, sono divorziato, anche se tecnicamente il matrimonio non era valido, quindi in teoria non mi sono mai sposato."

Sherlock stringe un po' gli occhi.

"Lo so, è complicato. Spero che ti torni la memoria prima di doverti raccontare questa storia dal principio."- sorride appena mentre cerca di nascondere imbarazzo e forse vergogna.

"Quindi non hai una fidanzata."

"No, come te."

"Ah questo lo so bene."

"Come fai a saperlo? Sono passati otto anni. Potresti essere sposato."- sorride.

"E vivrei da solo con un altro uomo single in un appartamento come questo dove l'unico tocco femminile è Mrs Hudson al piano di sotto? No. Non è nemmeno contemplabile perché comunque le ragazze non sono proprio il mio campo."

John resta zitto qualche secondo. Inspira profondamente.

"Lo so, Sherlock. E va bene così."

"Lo so che va bene"

John gli sorride con gli occhi fissi nei suoi.

Segue un silenzio colmo d'imbarazzo. Sherlock lo guarda e John può sentire il suo cervello fare deduzioni alla velocità della luce.

"Ascolta John... Io mi considero sposato con il mio lavoro e anche se sono lusingato..."

"No per favore."- John si alza iniziando a sparecchiare. - "Questa volta risparmiamela. Ti prego. Non posso crederci."- L'ultima frase è solo per se stesso.

Sherlock rimane immutolito a guardare quella scena. Non capisce.

"Che cosa ho detto?"

John posa i piatti nel lavandino forse un po' troppo rumorosamente. Resta girato di schiena.

"Niente Sherlock. Sono solo stanco, mi dispiace."

Poi per un po' nessuno dice niente.

 

*

 

Dopo cena John sembra proprio aver perso la sua giovialità. Sherlock si alza, rimane in piedi qualche secondo come indeciso sul da farsi, poi dichiara che andrà a letto. John si gira – "Va bene, prendi il tuo computer, cerca Il blog del Dr. Watson, puoi passare del tempo leggendo un po'. Magari ricordi qualcosa. Ok?" - è gentile, ma all'improvviso sembra distante.

Sherlock non capisce questo repentino cambio di umore, tuttavia se ne dispiace. Gli era sembrato chiaro che il dottore stesse facendo della avances nei suoi confronti. Ogni cosa, il linguaggio del suo corpo, il tono della sua voce, la scelta delle parole sembravano dire "ci sto provando con te". Ma è anche consapevole di essere completamente all'oscuro di ogni cosa che riguardi la natura umana. Magari si è sbagliato. Magari le deduzioni, quando si tratta di emozioni, non sono affidabili. Troppe variabili. Troppi sentimenti di mezzo. Magari John adesso è arrabbiato con lui e non vorrà più parlargli. Magari ha detto addio alla sua unica chance di avere un amico in questo nuovo mondo sconosciuto dove tutti sono andati avanti e lui no. Sherlock pensa di essere davvero un idiota. Se ne dispiace.

Va nel salotto, prende il suo computer e poi sparisce nella sua camera, ma lascia la porta socchiusa.

John finisce di lavare le poche cose che ha utilizzato per preparare la cena. Dovrebbe darsi una regolata, cercare di non confonderlo con queste reazioni, non affibbiargli colpe che non gli appartengono. Dovrebbe essere più comprensivo, più paziente.

Vorrebbe prenderlo a schiaffi fortissimi invece. Rinfondergli il buon senso e la memoria a suon di sberle. Vorrebbe urlargli in faccia che non può fargli questo, non può lasciarlo di nuovo, perché è così che si sente, abbandonato, un'altra volta. Certo Sherlock è lì a pochi metri da lui, vivo, ma allo stesso tempo non c'è. E' come avere un estraneo in casa con le fattezze di qualcuno che ami e non poterci parlare, ridere. E' quasi peggio che non averlo affatto. La frustrazione, come se ce ne fosse bisogno, è sicuramente raddoppiata. Appoggia le mani gocciolanti sul bordo della vasca del lavandino. Il freddo di settembre le ha già screpolate. Sospira. Questa cosa doveva durare poco, ventiquattrore al massimo e invece sono quasi due giorni ormai. Inizia ad avere paura. Se non ricordasse? Se non ricordasse davvero mai più tutto quello che c'è stato? Otto anni di vita dimenticati in quel vicolo all'improvviso, come se non valessero niente. John si chiede se sarebbe in grado di portare il peso di tutti quei ricordi da solo. E se Sherlock decidesse di andarsene? Perché dovrebbe restare a vivere con uno sconosciuto, in fondo. Potrebbe voler vivere da solo. Potrebbe incontrare qualcun altro e sceglierlo come assistente. Qualcuno più intelligente, più utile. Potrebbe abbandonarlo. In fondo, nelle sue condizioni attuali John è meno di niente per lui. E' solo lo stupido che ha dormito sei giorni nella sua stanza d'ospedale senza quasi mai cambiarsi, muoversi, fare altro che non fosse stare con lui. Come se non avesse un lavoro, dei pazienti, responsabilità. Sospira di nuovo, sconfitto. Si sta autocommiserando.

Quando decide che forse due dita di scotch non sono un'idea così malvagia, Sherlock lo chiama.

 

*

 

John si affaccia dopo pochi secondi. Sherlock è seduto a gambe incrociate sul suo letto illuminato solo dalla luce calda della lampada sul comodino. Poggiato tra le gambe ha il suo computer.

"Hai trovato il blog?"

Sherlock gira lo schermo verso John.

"Non so la password."

"Oh." - John si avvicina, si china un po' verso di lui e verso lo schermo.- "Non posso aiutarti, non la conosco nemmeno io. Hai provato qualcosa che ricordi? Una volta hai dedotto la password di un tizio guardando il suo ufficio. Puoi provare a fare lo stesso."

"Grazie John, non ci avevo pensato."- il sarcasmo è palese nella sua voce.

John rotea gli occhi. - "Scusami genio."

"E' che è difficile senza otto anni di memoria. Potrebbe essere una cosa qualsiasi che non ricordo, un nome, un caso, una sigla. Ho provato la mia vecchia password ma la cambiavo ogni tre settimane quindi è inutile, ovvio." - Sherlock omette di dire che per scrupolo ha provato anche ad inserire il nome di John. Non ha funzionato.

"Puoi usare il mio, non preoccuparti. Vado a prenderlo." - e così dicendo esce dalla stanza.

Sherlock dovrebbe ormai essere abituato alla gentilezza di questa persona. Ma no, non si abitua. Ogni volta rimane colpito. Si chiede cosa abbia fatto di buono nella vita per meritare l'amicizia di un John Hamish Watson anche dopo averlo fatto arrabbiare.

John torna, il suo computer tra le mani, un modello più vecchio di quello di Sherlock e che sembra aver avuto giorni migliori.

"Lo so, dovrei prenderne uno nuovo. Tieni. Il blog è già nella barra dei preferiti, basta cliccarci. E per favore, non curiosare altrove."

*

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Watson_my_head