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Autore: Babbo Dark    21/04/2020    4 recensioni
Cross-Over "La Bella e la Bestia/Teen Wolf", ovviamente Sterek!
Mieczyslaw Stilinski non è un Omega tutti gli altri, sogna una vita di avventure lontano dalla piccola cittadina di Beacon Hills; etichettato come strambo, Mieczyslaw vive le sue giornate nella più odiosa quotidianità tra il fornaio che vende il pane, la sua amata libreria e le attenzioni non richieste di Theo. La sua vita, però, cambia drasticamente quando si ritrova costretto a barattare la sua libertà in cambio di quella del padre; il ragazzo, quindi, si ritroverà ospite in un castello incantato con la compagnia dei servi, trasformati in oggetti, e di un mostro. Ma se da tutto ciò, andando oltre le apparenze, la Bestia si rivelasse ben diversa da quello che si vede?
Genere: Avventura, Erotico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sterek in Disney... '
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Note iniziali: eccoci finalmente per questo nuovo aggiornamento! Io lo ammetto: non ho la benché minima idea del perché i capitoli di questa storia siano tutti, o quasi, di undici e dodici pagine mentre per “Il più e il più bello di tutti…” facevo fatica a stare nei venti; lo so, in “Mulan” viene bypassato tutto l’addestramento mentre ne “La Bella e la Bestia” vengono ignorate solamente le attività di Gaston e Morisse ma… Boh… Forse perché Belle e Adam vivono nella quotidianità e quindi sarebbe stato noioso scrivere/leggere di ciò? Ripeto: Boh… A voi l’ardua sentenza di dire se la storia vi piace o no.

Passando al capitolo… Finalmente Stiles inizia a vedere il vero Derek, oltre che iniziare a provare qualcosa per lui, e da qui in avanti queste sensazioni saranno sempre più forti; c’è anche un piccolo spezzone dedicato a Noah e Theo ma prima che proseguiate nella narrazione voglio farvi un appunto: Kate e Jennifer. Lo so, nessuno se lo aspettava e tutti voi sperate di vederle comparire nuovamente ma… Ecco… Non accadrà…

‘MA BABBO DARK, HAI INSERITO DUE PERSONAGGI CANONICI SOLAMENTE COME COMPARSE E NON LE SFRUTTI?!’ <= probabile vostro pensiero dopo aver scoperto la verità.

Ebbene sì, le ho usate solamente come comparse; avevo bisogno di due personaggi da introdurre per il salvataggio di Noah e dopo varie prove, tutte gettate nel bidone della spazzatura virtuale, ho deciso di usare proprio loro. I nuovi personaggi non mi piacevano, né di aspetto e né di nome, perciò ho pensato di usare degli elementi canonici ma, come accade sempre per questi miei riadattamenti, ho sfruttato mezzo cast solamente per la servitù e quindi ero a corto di gente ^^” mi spiace dover spezzare le vostre illusioni ma torneranno in altre fanfiction quelle due, poco ma sicuro.


 

AVVERTIMENTI: all’inizio del capitolo, nella scena che riguarda Theo, c’è una scena che mostra il maltrattamento di un animale; io sono contro quest’abominio, oltre che odiare la caccia, ma sono stato costretto a inserirla per sfaccettare il personaggio e spiegherò nelle note finali il motivo (anche se qualcuno potrebbe capirlo da solo). Quindi se siete particolarmente sensibili o non amate queste cose passate direttamente oltre gli asterischi; io farò in modo che tutta la scena sia sottolineata, così la vedete a occhio e non leggete cose che potrebbero farvi soffrire, e vi prego di non buttarvi a capofitto nella lettura se sapete che non vi piace l’argomento. Ripeto: anche a me ha fatto schifo e male scriverla ma era necessaria.
 

E niente, fine sclero e ci vediamo di sotto.

Buona lettura!
 

Babbo Dark
 
 

Stiles
Derek
Peter
Alan
Melissa
Trio
 


 
Little Red Riding Hood and the Cursed Wolf
Capitolo IX: Oltre le apparenze
 
 

Lo scoppio del fucile riecheggiò nell’aria, ferendo i timpani di tutti coloro che lo ascoltarono, mentre un giovane Alpha scoppiava a ridere sguaiatamente nell’osservare la volpe agonizzante davanti ai suoi piedi, il ventre dilaniato dalle pallottole e l’erba che poco a poco si sporcava del suo sangue.

Theo puntò lo sguardo in quello dell’animale, godendosi come non mai la paura che saturava lo sguardo di quella povera bestia mentre la luce lo abbandonava poco alla volta, facendola sprofondare sempre di più nell’oblio; la volpe uggiolò, chiese pietà al suo assassino, ma questi si rifiutò di concederle la grazia, preferendo godersi quello spettacolo raccapricciante.

Era passato un mese ormai da quando la sua preda preferita era sparita nel nulla e Theo era sempre più frustrato, ormai neanche il sesso riusciva a calmarlo e solamente la caccia sembrava soddisfarlo temporaneamente; un guaito abbandonò la gola dell’animale, facendo sorridere malignamente l’Alpha, e poco alla volta la coda vaporosa della volpe si accascio pesantemente al suolo, inerme.

La luce abbandonò definitivamente i suoi occhi e il torace smise di sollevarsi.

Quando la bestiola si spense, Theo percepì la rabbia tornare prepotentemente a infestargli l’animo e, sollevandosi, sollevò un piede e lo calò con forza sul quel minuscolo torace, godendo nell’udire lo scricchiolio delle ossa; subito dopo anche quella sensazione non fo più sufficiente e con un urlo furioso calciò quel cadavere ancora caldo, lanciandolo il più lontano possibile da lui.

Caricando nuovamente il fucile, Theo riprese a camminare per il bosco che circondava la città, cercando la prossima vittima della sua furia; la mente però continuava a focalizzarsi su un volto pallido e costellato di nei mentre il desiderio di affondare in quella carne vergine aumentava considerevolmente la furia che imperversava nel suo petto.
 

 
***
 

 
La luce del mattino infastidì il suo sonno, trascinandolo con forza nella realtà quotidiana, obbligandolo a svegliarsi; i suoi occhi chiari, non ancora abituati alla luce solare, si aprirono e chiusero un paio di volte e solamente dopo qualche minuto le palpebre vennero sollevate lentamente, permettendo alle pupille di adattarsi lentamente a quei raggi. Una stanza sconosciuta accolse il suo sguardo confuso, facendogli salire prepotentemente la preoccupazione, mentre, poco alla volta, la mente riportava a galla gli ultimi ricordi: la fiera, la bestia, Stiles, la taverna, l’inizio della ricerca e poi il nulla.

Tossendo dolorosamente, Noah si sedette lentamente in quel letto asettico che non riconosceva mentre cominciava a studiarne l’abitacolo; la stanza comprendeva un letto, un comodino e un armadio ma nulla di quel mobilio solleticava abbastanza la sua memoria da spingerlo a ricordare. Abbassando lo sguardo, l’Alpha sgranò gli occhi quando notò dei vestiti che non gli appartenevano e, proprio quando si accinse ad alzarsi, una donna minuta entrò nella stanza e gli sorrise raggiante, incurante della tempesta che si agitava nel suo petto.
 

 
«È sveglio!» constatò allegramente la donna prima di avvicinarsi al giaciglio per poi invitarlo a stendersi nuovamente, incurante della tosse che spezzò il respiro del suo paziente «Come si sente?» chiese dolcemente mentre posava una mano sulla sua fronte, valutando la presenza della febbre.

«Dove mi trovo?» chiese invece Noah, incurante di tutto «Cos’è successo?» domandò iniziando a respirare sempre più affannosamente; solo in quel momento un uomo anziano entrò nella sua stanza, sorridendogli raggiante.

«Si trova a Londra, signore.» rispose l’uomo, facendogli sgranare gli occhi «È stato trovato privo di sensi nella foresta mentre un branco di lupi le si avvicinavano con intenti nefasti.» deglutendo sonoramente, Noah si ritrovò a fissare sconsolato il soffitto; ignorando i tocchi dell’uomo sulla sua pelle, e i movimenti della donna alle sue spalle, l’Alpha si ritrovò a calmare il groppo alla gola che rischiava di soffocarlo «Ci sono dei miglioramenti ma non può ancora andarsene, non in queste condizioni…» sussurrò l’uomo attirando l’attenzione del paziente su di sé.

«Da quanto tempo sono qui?» chiese finalmente l’Alpha.

«Un mese.» Noah sgranò gli occhi e boccheggiò, terrorizzato da quella risposta e soprattutto dalle possibili ripercussioni che il suo bambino avrebbe vissuto sulla sua pelle, chiuso in quella torre gelida e seviziato perfidamente da quel mostro senza cuore; improvvisamente, la mente dell’uomo fu invasa dalle orribili immagini che vedevano tutte come protagonista il suo bambino: Stiles morto congelato, Stiles morto dissanguato, Stiles abusato e schiacciato, Stiles sventrato, Stiles denutrito, Stiles morto di stenti e abbandonato in una pozza creata con il suo stesso sangue…

«Devo andare!» urlò Noah ma non appena si sollevò di scatto dal letto percepì le proprie forze abbandonarlo, costringendolo a stendersi nuovamente mentre le vertigini lo nauseavano come non mai; scoppiando in lacrime, l’Alpha strinse le mani del medico e lo pregò affinché lo liberasse, gli permettesse di raggiungere suo figlio e salvarlo, ma il dottor Gerard sospirò rumorosamente.

«Lei ha passato una brutta polmonite, signore…» iniziò a spiegare il medico, incurante di quelle gocce disperate che abbandonavano gli occhi del suo paziente; un singhiozzo abbandonò le labbra della donna e, voltandosi appena, il medico sorrise nel vederla così umana, così empatica. Lui non ci riusciva, vedere le persone piangere non gli causava nessuna reazione e raramente un alone di tristezza avvolgeva il suo umore quando osservava i pazienti disperarsi a causa di una diagnosi nefasta; scuotendo il capo, tornò a prestare attenzione all’Alpha «Ha rischiato di morire, sa? Non posso permetterle di vanificare i nostri sforzi! Ovunque si trovi suo figlio sono certo che la starà aspettando a braccia aperte; ora cerchi di riposare, tra poco le portiamo qualche cosa da mangiare.» Noah voleva urlare, sbraitare e picchiare quel medico; voleva dirgli che suo figlio è prigioniero di un mostro, che probabilmente veniva torturato giorno e notte. Voleva descrivergli la bestia, fargli capire quanto sia mostruosa, ma la paura di non essere creduto, che gli diano del pazzo e lo internino, era così grande da costringerlo a mordersi la lingua. Così, non appena il medico uscì dalla stanza, Noah chiuse gli occhi e scoppiò in un pianto disperato.
 
 
***
 
 

Stiles si stiracchiò come un gatto per poi abbandonare i suoi arti contro le lenzuola sfatte e malamente attorcigliate sul fondo del letto, come accadeva ogni dannatissima notte della sua vita; sbadigliando rumorosamente, e percependo il suo stomaco gorgogliare impaziente, l’Omega si tirò a sedere e rabbrividì appena quando poggiò i piedi nudi contro il pavimento ghiacciato. Stiracchiandosi nuovamente, afferrò da sotto al letto il vaso da notte e si avvicinò alla finestra prima di spalancarla per poi osservare in basso e vuotarlo attentamente; odiava quella pratica ma nessuno aveva ancora inventato un metodo più pulito e ortodosso per liberarsi dell’urina e lui doveva abituarsi.

Così, mentre l’aria fresca del mattino ripuliva quella nella stanza, il ragazzo uscì dalla sua stanza e sorrise quando notò un appendiabiti appostato lì davanti, pronto per accompagnarlo del grande bagno e aiutarlo nell’igiene mattutina; camminando per il corridoio illuminato, Stiles sorrise nel notare gli importanti cambiamenti che il castello aveva subito. La polvere, ormai, era completamente sparita da ogni angolo e il solo ricordo di Derek alle prese con i calcinacci lo fece ridacchiare visto che, alla fine della giornata, lo scuro manto della creatura era completamente bianco; così, respirando l’aria pulita che regnava ovunque in quelle grandi stanze e benedicendo la luce che penetrava dalle finestre tirate a lucido, il ragazzo entrò nel bagno.

I grugniti di Derek lo fecero ridere più del dovuto, attirando le attenzioni della creatura che sbuffò sonoramente in risposta, e attendendo che l’acqua calda riempisse la vasca iniziò a spogliarsi per poi piegare accuratamente il pigiama su un mobile; quando si immerse nell’acqua saponata, si lasciò sfuggire un sospiro beato e chiuse gli occhi, godendosi quella sensazione appagante.
 
 

«È FREDDA!» l’urlo di Derek lo costrinse ad aprire gli occhi e sbuffare, la pace di poco prima completamente evaporata «Allontana quel coso da me! Hai capito?! NON. OSARE!»

«Ma Padrone, è solo un pettine!»

«Fa male!»

«Su, su! Non faccia il bambino e ci permetta di pettinare il suo manto.»

«No!»

«Non fare il bambino, Sourwolf!» urlò Stiles, stanco di quelle urla fastidiose.

«La fai facile tu! Non hai peli ovunque!» rispose a tono Derek prima di ringhiare appena, segno che quel coraggioso servo eroe aveva iniziato a pettinare il suo Padrone.

«Ringrazia il cielo che fa freddo altrimenti ti sarebbero venute pure le pulci!» disse l’Omega prima di osservare l’immediata immobilità che aveva colpito i presenti «Che c’è?» chiese innocentemente prima di sgranare gli occhi «Oh mio…» sussurrò mentre le labbra si arricciavano in un sorriso pronto a scoppiare.

«No, Stiles, non…» la creatura però non finì mai la frase visto che il ragazzo, saltando fuori dalla vasca e coprendo le sue nudità con un telo, aveva oltrepassato la tenda che li divideva e si immobilizzò a fissare lo sguardo imbarazzato di Derek.

«Tu hai le pulci?!» disse prima di scoppiare in una fragorosa risata, la testa reclinata all’indietro e le mani strette contro l’addome liscio.

«Avevo.» precisò Derek in uno sbuffo, facendo aumentare, se possibile, la risata del più piccolo.

«È stato orribile reperire gli unguenti per eliminare quelle bestiacce…» sbuffò Alan roteando gli occhi «Quattro mesi passati a vederlo grattarsi maniacalmente in posti assurdi…» disse strappando l’ennesimo ringhio irritato da parte di Derek.

«Oh, lupone…» sbuffò Stiles quando si fu calmato «Ti ci vedo a scorticarti nel tentativo di placare il prurito.» il ragazzo sospirò e ridacchio nuovamente prima di tornare indietro per terminare il suo bagno.
 
 

Non ci volle molto prima che i due fossero pronti per abbandonare la stanza e, nonostante il silenzio che li accompagnava passo dopo passo, si fecero compagnia mentre percorrevano la distanza che li separava dalla colazione; Stiles, però, non riusciva a smettere di fissare la creatura con la coda dell’occhio, stupendosi dei piccoli cambiamenti che questa aveva fatto nel corso dell’ultimo mese.

Infatti, a differenza di prima, Derek camminava eretto sulle possenti zampe e nonostante il torso ancora nudo aveva iniziato a vestirsi sempre più decentemente; non si dimenticò mai la prima volta che lo vide indossare quelli che, probabilmente, dovevano essere dei vecchi pantaloni. Derek ringhiava e sbuffava a ogni passo, lamentandosi del tessuto stretto che gli premeva fastidiosamente sui muscoli ma, non appena si abbassò per accomodarsi sulla sua poltrona preferita, i pantaloni si strapparono in più punti mentre la sua risata, accompagnata dal sospiro di sollievo di Derek, riecheggiava nel castello; alla fine la servitù era stata costretta a cucire insieme due paia di pantaloni per volta, permettendo così al loro Padrone di iniziare a coprire le proprie nudità e, anche se Derek si rifiutava ancora d’indossare maglie e camicie Stiles lo ritenne un grande passo in avanti.

Prima di quell’evento più volte, infatti, si era chiesto se la folta pelliccia dell’altro riuscisse a isolarlo termicamente dall’inverno perenne che aleggiava dentro e fuori le mura del castello, incolpando quindi quest’ultimo fattore per la costante nudità della creatura, ma quando si rese conto che di giorno in giorno i pantaloni cambiavano, sia di colore che di modello, Stiles fu costretto a ricredersi; Derek si comportava in quel modo non perché sentisse caldo o altro, lui aveva permesso alla parte bestiale della sua forma di prendere il sopravvento, sulla sua mente e sulla sua vita, portandolo in breve tempo a girare completamente nudo nonostante la presenza costante della servitù.

Il vestiario, però, non fu l’unico elemento a subire delle modifiche; poco a poco, infatti, l’Alpha iniziò a cambiare i propri atteggiamenti, a mitigare l’umore, e nonostante i continui ringhi che abbandonavano la sua gola, atteggiamento dovuto più a un vizio difficile da abbandonare piuttosto che ad altre motivazioni, Derek tentava di comportarsi nel modo più civile possibile. Continuava a ripetere all’Omega che doveva sentirsi ospite e non prigioniero, ogni giorno gli chiedeva se volesse condividere con lui i pasti e nell’ultima settimana non disdegnò di passare del tempo insieme nel giardino, limitandosi a passeggiare pigramente. Infine, ma non meno importante, Derek parlava e conversava con il ragazzo; la prima volta che avvenne la servitù rimase spiazzata visto che, a detta di Peter, neanche prima della trasformazione il suo Padrone amava esprimersi a parole, tant’è che numerosi nobili avevano preso l’abitudine di chiamarlo “Il Principe Taciturno”.

Quando Stiles venne a sapere di come la creatura si era comportata nei confronti della contessa Tate, restando perfettamente immobile e in silenzio per quattro ore mentre questa raccontava per filo e per segno tutta la sua giornata, si lasciò andare a una sonora risata che riecheggiò per tutto il salone; solamente quando riuscì a calmarsi, il ragazzo notò lo sguardo di Derek puntato su di lui ma, invece che leggervi rabbia e frustrazione, trovò solamente stupore e qualcos’altro che non riuscì bene a identificare.

Alla fine, nonostante tutto, tra i due nacque una strana amicizia, elemento che permise a Stiles di trovare il coraggio di chiedere all’altro il permesso di poter scrivere delle lettere a suo padre per rassicurarlo riguardo le sue condizioni; Derek rimase stupito per qualche secondo davanti a quella richiesta ma alla fine, tentando di immedesimarsi nel più piccolo, acconsentì e ordinò alla servitù di far trovare tutto il materiale necessario affinché il giovane potesse mettersi in contatto con il genitore.

Nonostante l’invio di tre missive, spedite una alla settimana, Noah non aveva mai risposto e questo iniziò a far preoccupare il ragazzo; suo padre non si sarebbe mai permesso di ignorarlo, sapendo soprattutto le modalità con cui si erano separati, ma a rincuorarlo ci pensò Derek che ammise, vergognandosi come non mai, che probabilmente il padre si era ammalato a causa della presenza forzata nella torre e che si sarebbe messo immediatamente in contatto con lui appena si fosse ripreso. Stiles, nonostante la fama di chiacchierone, non riuscì mai a ringraziare pienamente Derek per quel suo gesto tanto umile quanto dolce.
 
 

«Padrone, signorino…» sussurrò Peter non appena i due entrarono nel salone da pranzo per poi inchinarsi profondamente; Stiles gli sorrise e s’inchinò leggermente a sua volta mentre Derek si limitò ad annuire, senza proferire parola «Questa mattina il nostro Chris ha preparato per voi dell’avena con latte e miele; troviamo poi del succo d’arancia appena premuto, del pane abbrustolito con sopra del burro e marmellata.» elencò il candelabro mentre i due prendevano posto ai due estremi del lungo tavolo.

«E questo cos’è?» borbottò Derek quando vide una caraffa fumante con all’interno un liquido scuro; l’odore gli piaceva, forte e penetrante, così speziato da fargli desiderare con tutto sé stesso di poterlo assaggiare.

«Ma è caffè!» esclamò sorpreso Stiles mentre un enorme sorriso gli tirava le labbra «È da quando mi sono trasferito da Varsavia che non lo bevo! Voi inglesi siete fissati con il tè, buonissimo eh, ma non avete mai provato questo nettare scuro!» disse mentre afferrava Isaac per il manico e lo avvicinava alla caraffa; Matt s’inchinò si prodigò a riempire la tazza «Zucchero e latte, per favore.» due tazze si avvicinarono saltellando al ragazzo e questo si premurò di miscelare a dovere il liquido bianco e i granelli.

«Volete provare, Padrone?» chiese Peter occhieggiando l’Alpha che scrollò le spalle; ritenendo quel gesto come un silenzioso “sì”, Matt si prodigò a versare il caffè dentro Scott prima che quest’ultimo iniziasse a saltare verso la creatura.
 
 

Stiles non si perse l’attenta analisi che Derek fece al liquido scuro e dovette più volte trattenersi dal ridere visto il modo con cui la creatura occhieggiava curioso il liquido scuro, annusandolo a pieni polmoni a intervalli di pochi minuti, ma alla fine la lingua rosa s’intinse nel caffè; l’Alpha sgranò gli occhi, pervaso dal sapore forte e deciso del caffè, e quando prese a lappare violentemente la tazzina Stiles non resistette più e scoppiò a ridere, così come Scott che veniva costantemente solleticato.

Così, dopo quell’inizio insolito, i due poterono finalmente iniziare a mangiare la lauta colazione che Chris aveva preparato per loro; Stiles afferrò immediatamente un paio di fette di pane mentre Derek preferì buttarsi a capofitto sul piatto d’avena. Purtroppo, come Stiles aveva appreso dopo qualche giorno di convivenza, le zampe della creatura erano perfette nella lotta o nella corsa ma quando si trattava di eseguire movimenti precisi, come l’afferrare una posata, si rivelavano estremamente scomode; i lunghi artigli, nello specifico, si conficcavano nella carne morbida e Derek si ritrovava costantemente a dover mangiare il proprio sangue mischiato con i pasti. Per ovviare a quell’intoppo, infatti, l’Alpha aveva iniziato ad avventarsi sul piatto come un cane affamato, spargendo il cibo ovunque e sporcandosi vistosamente tutto il muso e parte del petto; quella visione disgustosa accompagnava il ragazzo durante tutti i pasti ma quella mattina, forse a causa delle violente lappate di Derek contro il piatto o dell’insolita fame che gli attanagliava lo stomaco, buona parte del tavolo si trovò imbrattata d’avena e addirittura i capelli della creatura si ritrovarono impiastrati a dovere. Stiles strizzò gli occhi quando notò la colazione colare pigramente sul petto peloso di Derek, lasciandosi dietro di sé una scia appiccicaticcia e umida e così, come tutti i pasti da quella notte di fuga, il ragazzo iniziò a fissare la stanza mentre mangiava per evitare di nausearsi per il modo animalesco in cui l’altro mangiava e, onde evitare di farlo sentire in imbarazzo visto che neanche il muso lupino aiutava a mangiare naturalmente, cercava sempre di non fissarlo troppo a lungo o intensamente; la loro amicizia era nata da appena un mese e il ragazzo credeva che non avrebbe retto a una lite basata sul modo in cui uno dei due mangiava.

Quella mattina, però, il comportamento dei due convinse Melissa ad agire; odiava vedere il loro ospite sentirsi in imbarazzo durante i momenti più importanti della giornata e, soprattutto, desiderava con tutta se stessa che quel ragazzo che aveva visto nascere, crescere e trasformarsi si sforzasse per comportarsi sempre di più in maniera umana, allontanandosi passo passo dalla bestialità che negli ultimi anni lo aveva caratterizzato. Così, schiarendosi la voce, la teiera attirò la voce dell’Alpha che, in risposta, la fissò confuso; Melissa sospirò rumorosamente e roteò gli occhi quando vide l’avena scivolare attorno alle sopracciglia del suo padrone ma, cercando di pensare al suo obiettivo, lanciò un paio di occhiate al ragazzo costringendo Derek, dopo qualche minuto, a concentrarsi sull’altro.

Quella mattina Stiles indossava un maglione verde sopra dei pantaloni marroni, i capelli un po’ più lunghi rispetto a quando si erano incontrati e, per la prima volta, Derek pensò che fosse bellissimo; la coda della creatura iniziò a oscillare mentre uno strano calore si diramava nel suo petto, scombussolandogli lo stomaco e mozzandogli appena il fiato. D’improvviso, però, l’odore di tensione lo costrinse a corrucciare lo sguardo e solo in quel momento si rese conto che il ragazzo stava fissando intensamente una parete vuota; richiamato nuovamente da Melissa, Derek osservò Scott mentre si avvicinava al cucchiaio per poi spingerlo appena verso la sua zampa. Con un sospiro mal trattenuto, le dita artigliate afferrarono il manico della posata e Derek si costrinse a stringere i denti quando percepì i propri artigli ferirlo ma alla fine, dopo aver cambiato inutilmente la posizione della posata un paio di volte, trovò il modo giusto per poter usare lo strumento senza ferirsi.

Un paio di lappate rumorose, unito alle fauci di Derek che schioccavano ripetutamente, costrinsero Stiles a incrociare la figura dell’altro; il ragazzo sollevò di scatto le sopracciglia quando notò il modo ridicolo con cui la creatura stava mangiando. La testa sollevata in modo innaturale permise a Stiles di osservare il modo in cui la gola massiccia si muovesse ritmicamente, segno delle costanti deglutizioni; tuttavia, quando lo sguardo dell’Omega si fissò sul braccio alzato non poté reprimere la propria tristezza, notando come questo fosse sollevato eccessivamente e opportunamente distaccato dalle fauci per impedire agli artigli di lacerargli il volto.

Alla fine, schiarendosi la gola, Stiles attirò l’attenzione dell’altro e una volta che l’ebbe ottenuta sorrise dolcemente e sollevò il piatto prima di portarselo alla bocca per finire la propria avena, incurante del cibo che gli sporcava le vesti perché Derek, sgranando gli occhi e permettendo a un uggiolio festoso di lasciargli la gola, lo imitò mentre la sua coda scodinzolava con così tanta enfasi da sbattere ritmicamente contro le gambe della sedia.
 

 
***
 
 

Erano passati due mesi da quella mattinata e la servitù iniziò a benedire il giorno in cui quel piccolo Omega curioso mise piede per la prima volta nel castello visto che, poco a poco, la sua presenza iniziò a rischiarare le tenebre che alloggiavano sia nella magione che, elemento ancor più importante, nell’animo del loro padrone; Derek, infatti, iniziò a comportarsi sempre più umanamente, tant’è che da un paio di settimane a quella parte aveva iniziato a indossare degli abiti su misura, al fine di coprire adeguatamente il proprio corpo peloso, e come se ciò non bastasse la creatura aveva permesso alla servitù di limargli gli artigli delle zampe anteriori affinché potesse mangiare, ma soprattutto carezzare il volto levigato del ragazzo, senza timore di lasciare delle ferite indesiderate.

Così, quel pomeriggio di metà novembre, Alan fu chiamato nella stanza di Derek dal resto della servitù affinché assistesse a qualcosa che Peter continuava a definire grandioso; l’orologio correva più veloce che poteva, timoroso di scoprire il grande segreto che faceva parlottare sommessamente i suoi colleghi, e quando finalmente raggiunse la stanza della rosa si stupì di trovare affacciati alla finestra Peter, Melissa, Scott, Isaac, Allison e un’eccitatissima Lydia. Sospirando rumorosamente, Alan si fece strada tra gli oggetti ammassati e prese posto davanti la grande vetrata tirata a lucido prima di sgranare gli occhi davanti a quella novità…
 

 
Qualcosa in lui, si trasformò…
Era sgarbato, un po’ volgare, ora no!
È timido, piacevole, non mi ero accorto che ora è incantevole…
 
 

Nel bel mezzo del giardino innevato, accompagnati da un ignaro Roscoe, Stiles e Derek passeggiavano pigramente tra la neve ma nessun membro della servitù ignorò l’esigua distanza presente tra i loro corpi visto che la spalla del ragazzo sfiorava a ogni movimento il petto della creatura ma, cosa ancor più importante, fu notare come le mani si sfiorassero a ogni passo; nonostante i due non si guardassero mai in faccia, Peter non si perse l’opportunità di far notare ai colleghi il rossore che primeggiava sulle guance nivee dell’umano, nonché il costante oscillare della coda della creatura. Lydia quasi urlò quando i due si voltarono all’unisono uno verso l’altro per poi sobbalzare imbarazzati quando i loro sguardi si legarono, costringendoli a spostare rapidamente il capo.

Melissa sospirò rumorosamente nell’udire la battutaccia del candelabro ma, prima che potesse rispondere, la sua attenzione fu catturata dal “Guardate!” urlato da un euforico Alan e, voltando lo sguardo verso la direzione indicata dall’orologio, sgranò gli occhi; Stiles, osservando gli uccellini svolazzare placidamente attorno al vecchio pesco ormai secco, afferrò senza pensarci due volte la zampa di Derek e lo trascinò per alcuni metri, incurante del fatto che la creatura avesse immediatamente abbassato il capo sulle loro mani.

La folta coda di Derek, se possibile, oscillò con maggiore intensità e, prima che se ne accorgesse, l’Alpha aveva aperto la bocca per permettere alla propria lingua di penzolare pigramente all’esterno.
 

 
Lo sguardo suo, su me posò, sfiorò la zampa ma paura non provò!
Son certo che, mi sono illuso…
Lui non mi aveva mai guardato con quel viso…
 
 

Non appena i due giunsero sotto l’albero Stiles, sfruttando il braccio libero, afferrò una manciata di granturco che nascondeva nelle tasche del lungo mantello rosso – abitudine che aveva preso un mesetto prima, quando notò i numerosi uccellini che svolazzavano nel giardino – e prese a lanciarlo grossolanamente attorno a loro, attirando immediatamente l’attenzione degli animali che atterrarono sul manto nevoso prima di iniziare a beccare il cibo; un uggiolio festoso abbandonò la gola di Derek, benedicendo immediatamente l’assenza di reazioni nell’umano a causa di quel gesto patetico, ma non appena Stiles sciolse la presa delle mani quel verso si ripeté, manifestando tutta la tristezza provata per la perdita.

L’Omega, però, iniziò a girare tranquillamente attorno all’albero continuando a spargere il granturco per poi tornare accanto all’Alpha che, non appena percepì le mani del ragazzo toccargli senza timori le zampe, sgranò gli occhi e riprese a scodinzolare; Stiles gli sorrise, facendogli immediatamente accelerare il cuore, e lo invitò a unire le zampe affinché creassero una coppa per poi depositare al suo interno tutto il cibo che gli era rimasto.

Derek lo osservò confuso ma alla fine, sedotto da quel meraviglioso sorriso che il ragazzo gli stava donando, si abbassò sulle zampe e si avvicinò grezzamente agli uccellini i quali, spaventati da quel gesto improvviso, spiccarono il volo; l’Alpha si rattristò immediatamente, ripensando al suo aspetto mostruoso e soprattutto all’effetto che provocava nel prossimo, ma Stiles giunse in suo soccorso, inginocchiandosi accanto alla sua figura imponente per poi, stupendo perfino se stesso, baciare delicatamente la guancia pelosa della creatura. Derek sgranò gli occhi e s’immobilizzò mentre l’altro afferrava una manciata di granturco e lo lanciava appena oltre le zampe dell’Alpha per poi rialzarsi, permettendo agli uccellini di avvicinarglisi poco alla volta, fidandosi di lui e, infine, saltandogli tra le mani; così, mentre osservava gli uccellini fiondarsi sul cibo, Stiles si allontanò lentamente dalla creatura e sorrise prima di sgranare gli occhi al pensiero di quello che aveva fatto.

Aveva. Baciato. Derek.

Certo, era stato un bacio sulla guancia, qualcosa di casto e privo di secondi fini, ma le sue labbra si erano posate lo stesso sulla pelliccia soffice dell’altro; un calore improvviso divampò sulle sue guance e Stiles, toccandosi appena, le trovò bollenti. Era arrossito come una dodicenne.

“Non mi ha ucciso, questo è buon segno…” pensò mentre tornava a osservare il maggiore, la mente impegnata a immaginare un futuro insieme, condividendo ogni singolo momento, dai pasti fino al calore, e quei pensieri non lo disgustarono, anzi, gli lasciarono un senso di stupore non indifferente; Derek non era l’Alpha dei suoi sogni, non immaginava certamente lui durante i suoi momenti più intimi, eppure l’aspetto mostruoso dell’altro non gli dava problemi, non lo intimoriva più, e Stiles desiderò poter andare oltre quel guscio esterno a cui tutti si fermavano per poter osservare e conoscere il vero Derek. L’Alpha dagli occhi verdi che quella notte nell’ala ovest aveva intravisto nel dipinto strappato. Sì, Stiles voleva conoscerlo meglio e non solo come amico…
 
 
Tu non sei l’ideale…
Non ti avrei sognato accanto a me!
Ma ora sei reale…
Hai qualcosa che non ho mai visto prima in te!
 
 
 

La risata cristallina di Stiles riecheggiò nell’aria ma l’immagine di un Derek circondato dagli uccellini, che avevano deciso di usarlo come trespolo, non aiutava di certo il suo autocontrollo; l’Alpha, però, corrucciò lo sguardo e scosse le spalle per riuscire ad allontanare quei volatili invadenti e opportunisti ma, notando come il ragazzo si trovasse piegato in due dalle risate, ghignò e s’inchinò prima di appallottolare quanta più neve possibile per poi lanciarla dritta in faccia all’Omega che, guardandolo profondamente offeso, s’inchinò per rispondere all’attacco.
 
 

 
Ma guarda un po’!
Che dir non so…
Di tutto ciò!
Neanch’io però!
È proprio vero che l’amore tutto può!
Aspetta un poco…
E vedrai
, ti colpirà…
Quello che accade è una grande novità!
 
 

Quando il Sole iniziò a tramontare, disegnando sulla neve ombre via via sempre più lunghe e magre, Stiles rabbrividì; era bagnato dalla testa ai piedi a causa della neve che poco a poco gli si era sciolta addosso, le guance rosse per il freddo e le risate e i capelli in disordine a causa di quella guerra a palle di neve che l’aveva tenuto impegnato con l’Alpha per tutto il pomeriggio. Boccheggiando, si lasciò scappare qualche altra risatina prima di alzarsi definitivamente per poi levarsi di dosso il resto della neve che, a causa dell’ennesima caduta, gli si era attaccata addosso; dal canto suo, invece, Derek stava benissimo. Non si divertiva in quel modo genuino da anni ormai e nonostante la pelliccia umida non percepiva freddo, solamente una lieve frescura, ma lì, davanti ai suoi occhi, si trovava uno spettacolo senza pari; la luce aranciata del tramonto colpì il volto di Stiles, ridisegnandolo con nuove ombre e colorandogli la pelle in un modo che l’Alpha definì solamente meraviglioso. I capelli umidi e disordinati, gli occhi colmi di quella luce che ultimamente sembrava essere sparita nel nulla e le labbra… Quei due piccoli cuscinetti rossi come le ciliegie più mature lo attiravano come non mai, facendogli nascere nel petto il desiderio di leccarle più e più volte; come non mai Derek desiderò di essere nuovamente umano per poter baciare quel piccolo gioiello che il destino gli aveva donato.

Un alito di vento spezzò l’armonia che si era venuta a creare tra loro, costringendoli a rincasare il prima possibile per evitare che l’umano si ammalasse a ridosso del calore, ma il desiderio di stare insieme li spinse ad asciugarsi sommariamente e nel più breve tempo possibile, ritrovandosi un quarto d’ora dopo seduti davanti al camino scoppiettante mentre la cena finiva di cuocersi; Derek, con la schiena poggiata contro la seduta della sua poltrona preferita, osservava Stiles comodamente seduto tra le sue zampe divaricate, intento a stordirlo di parole riguardanti il suo libro preferito e alla fine, stancato di mantenere una postura rigida, l’umano si accomodò contro il petto caldo dell’altro, godendo appieno del tepore che la sua sola presenza riusciva a donargli.

Così, stretti l’uno nell’altro, i due cedettero alle braccia di Morfeo, ignorando gli sguardi euforici della servitù.
 

 
Io so che quello che accade è una grande novità…
Quello che accade è una grande novità…
 


 
Note finali: non so perché ma ho la sensazione che mi bombarderete con dei sassi, va beh…
Allllllloooooooora, piaciuta la “grande novità”? Su altri siti ho letto delle AU Sterek su questa storia e in questa parte iniziava una scena a luci rosse in cui la Bestia si bombava Stiles O.o Ragazzi, state bene? Volete parlare con Babbo Dark? Sono infermiere ma ho studiato psicologia, un poco ma l’ho fatto, e sono sempre disponibile per una chiacchierata!

Seriamente, io non ho nulla contro le bestiality e chi le legge/scrive ma… Come dire… Non è questa la storia giusta per farlo! È vero, nel mito di base (Amore e Psiche di Ovidio, sempre quello) c’era una componente erotica ma lì la Bestia era Cupido, non un coso peloso alto due metri con la bocca zannuta! Derek poi è un enorme lupo munito di artigli letali, come dovrebbe fare per non ferire Stiles durante l’amplesso

Attenzione, non sto giudicando nulla e nessuno sono solamente mie pippe mentali frutto della quarantena (non esco di casa da aprile 2019 a causa dell’università, inizio a sbroccare un attimo…) e quindi sì, ignorate i vaneggiamenti di questo povero tizio. NON RINCHIUDETEMI AL SAN MUNGO!

Passiamo al capitolo? Passiamo al capitolo!

Che ve ne pare della scena sulla neve? E della colazione? Io la trovo una cosa fluffosissima! E la servitù-guardona mi ha sempre fatto pisciare sotto dalle risate, è più forte di me…
Inizialmente erano presenti cinque paragrafi extra, in cui riassumevo tutti i cambiamenti fatti da Derek, ma mentre stavo correggendo la bozza mi sono reso conto che erano di una ripetitività così noiosa e traccia maroni che li ho eliminati subito; non vi siete persi nulla, ve lo assicuro, erano tutti un:
  1. Stiles ride/sorride e Derek scodinzola;
  2. “Voglio cambiare per lui!”;
  3. Derek si veste;
  4. Stiles approva;
  5. Ripetizione.

A lungo andare anche io mi sono rotto, figuriamoci voi nel leggerle…
Altra cosa fondamentale: Noah; dovevo trovare un modo per tenerlo lontano dalla scena principale per un po’ e quale miglior motivo di una polmonite? Ci troviamo nel 1700 e non dovete dimenticare che anche le procedure mediche sono di quel periodo, al giorno d’oggi per guarire da una polmonite severa ci vogliono come minimo due settimane (e nella maggior parte dei casi il ricovero ospedaliero), figuriamoci nel XVIII secolo!

Altra cosa fondamentalissima: Theo; fin dall’inizio della storia sto ripetendo, sia nelle note che nelle risposte alle vostre meravigliose recensioni, che Derek e Theo, così come Adam e Gaston, sono due facce della stessa medaglia. Man mano che il tutto prosegue le due figure si invertono, la bestia diventa uomo e l’uomo diventa bestia; quest’elemento è uno dei tanti che consente la trasformazione del nostro villain, l’imbestialimento che lo porterà a perdere completamente la ragione. Io vi giuro, ho pianto come un bambino mentre scrivevo la scena ma era necessario e visto che la volpe è diventato l’animale totemico di Stiles non potevo non inserirla. Mi dispiace…

 
Dunque… Le note sono finite (andate in pace. Amen…) e quindi posso passare con l’abbracciarvi con forza tutti voi, miei adorati lettori, che aprite e leggere il capitolo; un abbraccio e un ringraziamento di cuore a tutti coloro che stanno inserendo la storia in una delle categorie di EFP e soprattutto un bacio e un abbraccio a Fata_Morgana 78, linn86 ed Emoglobyna per aver recensito lo scorso capitolo. <3
 

A sabato prossimo!
 

Babbo Dark




Ps:  ho ricevuto diversi messaggi privati in cui mi si chiedeva di aumentare le dimensioni del testo, quindi lo porterò a quattordici; ditemi se avrete ancora problemi e provvederò; un'altra cosa: nel sondaggio sono emersi nuovamente vincitori "La Sirenetta" e "Il re leone" quindi, come preannunciato, sceglierò io e il prossimo Classico Disney sarà... "Lilo e Stitch"! Ebbene sì, ho deciso di applicare il famoso detto "tra i due litiganti il terzo gode" e per non fare un torno a nessuno ho deciso di optare per un tezo film, arriveranno anche gli altri due tranquilli.
   
 
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