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Autore: Bri2k04    22/04/2020    0 recensioni
|Maylor - accenni Jimercury|
John Deacon, un Sopramondiano la cui vita non lo soddisfa in alcun modo, scappa di casa e si ritrova in un mondo completamente diverso rispetto a quello al quale era abituato.
Il Sottomondo è strano, egocentrico, colorato, bizzarro, quasi quanto le persone che lo abitano. Nasconde dei terribili segreti, ed anche i tre ragazzi che incontra al suo arrivo - un biondo stregone, un riccio che evapora ed un moro dal trucco variopinto - posseggono storie che potrebbe non essere pronto ad ascoltare.
E non tutto è come sembra, nel Sottomondo, specialmente se il Re di cuori si mette in mezzo ai quattro nuovi amici...
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, John Deacon, Roger Taylor
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Per Freddie quella non sarebbe stata una bella giornata, anche se voleva fare sembrare a tutti che così non fosse. Il motivo era semplice, e se ci avesse pensato un poco si sarebbe reso conto che anche gli altri se n'erano accorti.

Era l'equinozio di primavera, e come al solito ciò che desiderava era rimanere a casa, vestirsi in nero ed aspettare in silenzio che la giornata passasse, senza che facesse ulteriori danni. Non era così, normalmente: non fingeva mai, Freddie era sempre genuinamente allegro.

Quel giorno, però, proprio non pensava che ce l'avrebbe fatta. Erano passati già due anni... due anni caratterizzati da tanti di quei cambiamenti che, se ci avesse pensato un po' più a lungo, non avrebbe mai potuto nemmeno immaginare.

Solitamente non aveva molti visitatori, soprattutto il pomeriggio della domenica: tutti i Sottomondiani erano a casa loro, intenti a preparare il tè ed i dolcetti da accostare ad esso. Eppure, quella domenica era stata diversa sin da subito: già alle nove del mattino era stato svegliato da uno spilungone riccio che, con un sorriso, lo aveva abbracciato appena gli era stato aperto.

Il Cappellaio si mostrò sinceramente stupito da quella visita improvvisa, ma sorrise quando sentì il calore con il quale Brian lo strinse a sé. "Ehi, ehi... a cosa è dovuto tutto questo affetto, caro?", chiese, leggermente scaldato dall'azione del riccio.

Quest'ultimo si staccò lentamente e lo guardò con un filo di agitazione. Nei suoi occhi verde acqua passò un dubbio, la scelta che voleva prendere su come rispondere, e poi sorrise a sua volta. "Mi chiedevo... mi faresti un cappello, Freddie?"

L'altro alzò le spalle e lo guardò con i suoi occhi sempre truccati. Non lo faceva di proposito, in realtà: sin dalla sua nascita il suo sguardo era sempre contornato da strisce di matita colorata che variavano a seconda del suo umore e che lui non poteva controllare in alcun modo.

Quel giorno i suoi colori erano un po' spenti, e Freddie capì che anche Brian lo aveva notato, questo, ma apprezzò il fatto che il riccio non lo avesse menzionato in alcun modo. "Un cilindro, tesoro? Oppure... mmh, potrebbe starti bene un borsalino, un trilby, una tuba, un tricorno, una paglietta, un..." chiese, farfugliando quasi ed aumentando sempre di più il ritmo delle sue parole.

Brian sorrise, appoggiando una mano sul suo braccio per tranquillizzarlo. "Non fa niente, scegli tu, Freddie. Solo... fammi entrare, ti va?", gli chiese, cordiale.

Freddie annuì lentamente e si fece da parte, cancellando il sorriso finto che gli si era dipinto sul viso. Non era così, non era sempre felice come molti pensavano: c'erano le giornate no, e l'equinozio di primavera rientrava decisamente tra questa categoria. Sorridere quel giorno gli costava uno sforzo immenso, e di fronte ad i suoi amici non voleva fingere in alcun modo.

Si sedette di fronte a Brian, che senza alcun invito si era accomodato sul divano, ed accavallò le gambe, cercando di non pensare troppo ai magnifici e dolorosi ricordi che gli evocava quella poltrona vuota, proprio al fianco del riccio.

"A cosa è dovuta questa visita?", chiese, curioso, inclinando leggermente la testa di lato.

Brian sorrise e si accomodò meglio sul divano. "Nulla, avevo solo voglia di vederti.", rispose semplicemente. "È bello stare con te.", commentò.

Freddie fece una risatina divertita, portandosi teatralmente una mano sul cuore. "Sono veramente lusingato dalle tue attenzioni, dolcezza. Che ne dici se, dopo, passassimo del tempo insieme, solo io e te?", chiese, ammiccando ed alzandosi in piedi.

Ogni sua mossa sembrava studiata nel dettaglio, e mirava ad imbarazzare il riccio, che come da programma arrossì leggermente. Nonostante fosse in imbarazzo, però, Brian sorrise e fece un'espressione maliziosa. "Non vedo l'ora, Fred.", rise.

Il Cappellaio roteò gli occhi, divertito, e si girò dall'altra parte, dirigendosi verso la piccola e stravagante cucina. "Vuoi un tè?", gli chiese, ospitale come sempre.

Brian si alzò a sua volta e si prese del tempo per studiare la figura dell'amico. Non era particolarmente alto, anche se i suoi erano metri di giudizio abbastanza sproporzionati, dato che lui stesso era praticamente un metro e novanta. Come al solito, l'abbigliamento di Freddie era squisitamente egocentrico e tanto, tanto colorato: ad un occhio esterno poteva sembrare che quello fosse il solito Cappellaio.

Eppure Brian lo notava, notava tutti quei piccoli dettagli che uno sconosciuto non avrebbe nemmeno visto. Aveva notato che la vestaglia che indossava aveva un colore azzurro-grigiastro, più cupo del solito abbigliamento di Freddie; aveva visto le leggere occhiaie che circondavano i suoi occhi, come anche i colori spenti del suo trucco, solitamente sempre così fantasiosi ed allegri.

Anche il suo modo di camminare era un po' più curvo, più lento, più mogio. Di solito la camminata di Freddie sembrava quasi un ballo, pareva che il Cappellaio fluttuasse sul pavimento, mentre quel giorno il suo capo era più inclinato verso terra, ed anche il sorriso che aveva dipinto sulle labbra non era totalmente sincero.

Brian sospirò, vedendo tutte queste cose, e si congratulò con sé stesso per avere avuto l'idea di andare dall'amico per tenergli un po' compagnia. Poteva capire quanto quell'equinozio potesse essere doloroso, per Freddie, e tutto quello che poteva fare era offrirgli il suo sincero sostegno.

"Se non è un problema, un tè mi farebbe piacere, grazie.", rispose dopo un po', portandosi dietro al ragazzo.

Anche il suo cappello, se possibile, era un po' più floscio sul suo capo. Brian si accorse con una smorfia che Freddie non si era pettinato come faceva solitamente, lasciando qualche nodo tra i lunghi capelli neri.

Il Cappellaio si girò verso di lui con un sorriso dopo avere messo a bollire l'acqua per il tè, e per un attimo a Brian sembrò il solito, vecchio ed allegro Cappellaio. Solo l'ombra di malinconia che aveva negli occhi gli ricordava che no, Freddie non era quello di sempre. In quei due anni era cambiato tantissimo, e questo lo doveva solo ad una persona, che aveva significato così tanto per il moro... così tanto da farlo soffrire immensamente.

Freddie, dal canto suo, continuava a lanciare occhiate sospettose nella direzione del riccio, cercando in qualche modo di capire i reali motivi della sua visita. Non credeva completamente alla sua versione dei fatti: poteva capire che Brian si sentisse solo, ma normalmente sarebbe andato a trovare Roger, o avrebbe aspettato che fosse il biondo ad andare a casa sua per disturbarlo.

Non era decisamente da Brian alzarsi così presto per attraversare la Foresta ed andare da un suo amico, specialmente non la domenica mattina, quando il riccio era solito dormire fino a tardi a causa della nottata passata su un albero ad osservare le stelle.

Sospirò, avvicinandosi a Brian con la sua tazza di tè in mano, e si sedette nuovamente sulla poltrona. "Un cappello, eh? Potevi inventarti una scusa più convincente per venire qua, caro.", osservò, sorseggiando lentamente la bevanda.

Brian, dal canto suo, lo guardò male, osservando che il Cappellaio non si era nemmeno curato di zuccherare il suo tè. Si alzò e prese una tazza, versando il liquido fumante in essa.

"Voglio dire, sono contento che tu sia qua, ma potevi essere sincero con me.", continuò, sospettoso.

Il riccio sospirò. "Freddie, sei un mio amico e ti voglio bene. Non penso di avere bisogno di una scusa per potere venirti a trovare.", ribatté.

Il Cappellaio incrociò le braccia al petto, guardandolo storto, fiutando quasi la bugia in quelle parole. Voleva essere contento perché l'amico era andato a trovarlo, eppure non riusciva a non pensare che Brian non fosse stato guidato dalla pietà. Se c'era una cosa che Freddie odiava era la pietà, anche se proveniva da uno dei suoi più cari amici. "Veramente, caro, non voglio che tu ti preoccupi per me. Sto bene."

Il riccio alzò gli occhi al cielo, prendendo un altro sorso del suo tè non zuccherato. Non aveva un buon gusto, ma non voleva mostrare ingratitudine a Freddie, che bene o male si era impegnato per essere ospitale, anche quel giorno.

"Non mi preoccupo per te, Freddie.", affermò, guardandolo sopra la tazza. Era tranquillo, come era solitamente, ed indusse il Cappellaio a sbuffare.

"Non ti credo.", sibilò quest'ultimo, leggermente offeso dagli intenti dell'amico.

"Non mi preoccupo, perché tu non vuoi mai che nessuno si preoccupi per te.", continuò l'altro, ignorandolo. "Non mi preoccupo, anche se tu dovresti permettere che lo facessi. Se me lo permettessi staresti meglio, probabilmente. Ma no, tu sei il fottuto Cappellaio, e tutto è perfetto, non è vero?", proseguì, alzando leggermente la voce.

Il trucco intorno agli occhi di Freddie si fece di un rosso un poco più scuro, ed il ragazzo si alzò di scatto, facendo cadere la tazza a terra, frantumandola in mille pezzi. "Io sto bene, ok? Sto benissimo, sono il Cappellaio, non posso stare male!", urlò.

Anche Brian, a questo punto, si alzò, abbandonando la sua solita compostezza. "Certo, solo perché sei il Cappellaio non ti può mancare qualcuno. Che stupido che sono ad averlo pensato, che stupido a preoccuparmi per te!", esclamò, arrabbiato.

Era raro che Brian perdesse le staffe, e quando lo faceva era solo per i suoi amici. Non si sarebbe mai arrabbiato con degli sconosciuti, lui: pensava che non ne valesse la pena. Ma in quel momento era veramente arrabbiato, e non tanto con Freddie quanto per quella situazione.

Il Cappellaio era cambiato, e questo si notava soprattutto in quel periodo, quando i ricordi tornavano a farsi più pressanti e vividi nella sua mente. Brian era arrabbiato perché Freddie sembrava non rendersi conto che, con lui e Roger, poteva anche non apparire sempre con quel suo umore perfetto ed instancabilmente allegro.

"Ti ho già detto che non ti devi preoccupare, non ho bisogno di te e della tua pietà.", sbottò Freddie, guardandolo male. "Oggi è un giorno come un altro, non capisco perché tu ti ostini a non capirlo!", strillò ancora.

Il riccio fece un altro passo verso il Cappellaio, nel tentativo di fargli cambiare idea. Voleva fargli capire che non aveva bisogno di indossare una maschera, che tutti lo avrebbero amato anche se si fosse sfogato, anche se per un giorno all'anno non fosse stato allegro.

"Hai ragione, oggi è un giorno come un altro.", mormorò, abbattuto. Senza che lo facesse apposta, le sue mani iniziarono a scomparire lentamente, senza nemmeno dargli l'occasione di accorgersene. "Oggi non è successo nulla, qua nel Sottomondo.", continuò, dando sfogo alla sua rabbia che mirava a fare sfogare l'amico oltre che se stesso. "È come due anni fa, come tre anni fa, come sedici anni fa, in fondo."

Freddie assottigliò lo sguardo, capendo dove voleva finire Brian, ma non disse niente. Forse l'amico aveva ragione: ignorava i suoi problemi, e non avrebbe dovuto.

"Quest'anno non è cambiato niente. Tutto è come al solito: niente è fuori posto. Del resto, lui non è mai esistito, non è vero?", lo aggredì Brian.

Il Cappellaio si girò verso di lui, cercando il suo sguardo. "Stai zitto, Brian. Non dire un'altra parola.", lo minacciò, aggressivo. "Apprezzo il fatto che tu sia venuto, ma... non ne ho bisogno.", continuò, un po' più calmo.

Mentre parlava cercava la figura dell'altro, ma non lo trovava in alcun posto. Sospirò, scuotendo la testa, e cambiò completamente tono di voce, dimenticandosi il litigio che aveva appena avuto luogo fra sé e l'amico.

"Brian? Sei sparito, lo sai?", chiese, ridacchiando leggermente.

"Oh.", rispose semplicemente l'amico, lievemente scocciato. "Scusami, sai che non mi riesco a controllare. E comunque, è colpa tua, tua e di quella tua cocciutaggine che non ci pensi nemmeno a fare sparire.", borbottò.

Freddie guardò verso il punto dal quale proveniva la voce e sorrise. Gli piaceva quella sua caratteristica, era quasi una contraddizione: il distaccato, Brian che raramente si lasciava andare ai sentimenti, evanesceva quando le forti emozioni lo investivano, facendogli perdere il controllo. "Non preoccuparti.", lo tranquillizzò.

Pensò di rimanere in silenzio, ma poi guardò nuovamente nel punto in cui c'era l'amico e sorrise nuovamente, un sorriso questa volta un po' triste. "Io... io non lo faccio per dimenticarlo, Bri. Mi manca, mi manca tanto, soprattutto in questo giorno. Ma..."

"Sembrare felice ti aiuta, ti crea una maschera.", completò per lui l'amico. Un sorriso apparve nel nulla, seguito dai suoi grandi occhi dal vivissimo colore azzurro acqua. "Ti posso capire.", continuò.

Freddie annuì, riconoscente, e stava per dire qualcos'altro quando lo squillo del campanello lo fece girare di scatto. "Scusa, tesoro, potrebbe essere un cliente.", mormorò, ricomponendosi.

Si asciugò quell'unica lacrima che era comparsa sulla sua guancia con un gesto veloce e sfoderò uno dei suoi allegri sorrisi. Nell'ombra, Brian sorrise, un po' dispiaciuto, perché Freddie si sentiva costretto a mentire davanti a tutti per conservare quel minimo di stabilità emotiva che ancora possedeva.

 Nell'ombra, Brian sorrise, un po' dispiaciuto, perché Freddie si sentiva costretto a mentire davanti a tutti per conservare quel minimo di stabilità emotiva che ancora possedeva

Eccomi qua con il terzo capitolo! Scusatemi per il ritardo, mi sono ritrovata a fare un mucchio di cose a casa, ma non mi sono dimenticata di questa storia!
Spero che l'entrata in scena di Freddie e Brian vi sia piaciuta: ci ho lavorato molto su questi personaggi, perché non volevo che fossero esattamente identici a quelli del mondo di Alice, ma comunque devono avere alcuni loro tratti, e nel complesso sono orgogliosa di come stanno venendo.
In ogni caso, ci sentiamo presto!
-Brì

 

   
 
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