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Autore: Aryapikkola    22/04/2020    1 recensioni
Come ogni fan di Twilight, Alex adora i libri. Li legge come rifugio da una vita che gli da solo delusioni sù delusioni. Un giorno uno sconosciuto gli dà l'opportunità di poter entrare dentro quel mondo che tanto adora, così la nostra protagonista si ritrova dentro Twilight al posto della protagonista.
Estratto dal primo capitolo
" Ero terrorizzata, ma non sapevo come comportarmi così dissi forse le parole che lei si aspettava, e non fu una scelta a caso che gli risposi proprio come continuava nel libro, mi sentii sollevata ad averlo letto così tanto.
Con un filo di voce dissi la frase, come se recitassi con un copione in mano
- Ci voglio andare. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Edward non parlava, fissava lo scenario fuori dalla finestra. Io lo guardavo dubbiosa, allungai la mia mano verso la sua, lentamente non volevo spaventarlo. Mi immaginai come un cacciatore che voleva avvicinare la sua preda senza farla scappare via. Appoggiai la mia mano sopra la sua e il contatto con la sua mano mi sorprese ancora anche se lo avevo già provato, il freddo innaturale mi ricordò che tra i due non era lui la preda, ma io.

Lo sentii sospirare, non volevo mettergli fretta.

-Senti Edward, io non mi aspetto niente. So che sono molto diversa dal tuo tipo ideale di compagnia, vedo come i tuoi fratelli combacino esattamente tra di loro. Nessuna differenza, nessuna preoccupazione, nessuno prevale sull’altro. Solo il piacere di godere della compagnia dell’altro.  Siete di certo superiori a noi normali umani, quindi non mi aspetto di certo che tu mi prenda in considerazione, ma sento come se tra di noi fosse più semplice di quello che sembra. C’è della chimica, o almeno io la sento.
Il solo pensiero che tu possa sentire quanto mi batte il cuore adesso mi imbarazza, ma dovrebbe essere chiaro quello che sento per te.

Presi fiato, mi era costato una fatica enorme espormi così, vulnerabile come non mi era mai successo.

Lui finalmente contraccambiò la stretta della mia mano con la sua, guardava le nostre mani intrecciate. Sembrava in lotta con se stesso.

-Bella io non credo che tu abbia ben chiaro chi siamo, anzi cosa sono. Quanto possa essere pericoloso starmi vicino. Potrei ucciderti in un secondo e neanche te ne accorgeresti.. potrei stringere un pochino più del lecito e farti del male. Non sono ancora convinto che quello che hai letto in quel libro sia veritiero, insomma un rapporto tra un vampiro e un umana non mi sembrava affatto possibile prima di conoscerti. Ma è vero quello che dici… anche io mi sento nello stesso modo quando mi stai vicino. Il tuo odore anche se umano non mi scatena poi tanta fame.

Sorrise, ma in modo triste. Quella parte del suo essere, non gli faceva piacere parlarne era evidente. Era il discorso più lungo che mi avesse mai fatto.

-Non ho paura che tu possa farmi del male.

-Dovresti invece.

Stavolta fui io ad interrompere il contatto tra noi due, fu quasi una sofferenza fisica.

-Non voglio metterti in una posizione scomoda, dal mio punto di vista sono io quella egoista in effetti. La tua compagnia mi è troppo cara per rinunciarne. Ma non credere che tu mi metta paura, o che non creda che tu possa controllarti stando in mia compagnia. Se tu preferisci che siamo amici rispetterò la tua decisione, volevo essere solo sincera con te.

-Vorrei che tu potessi capire quanto sono in conflitto con me stesso. Non penso che tu sia egoista però, dovresti avere paura di me, spesso penso che non ti rendi davvero conto di quello che siamo o forse sei solo più coraggiosa del normale.. Ma il pensiero di essere amici non combacia con quello che vorrei davvero.

Non ricordavo di essermi mai sentita così, ero innamorata. Non potevo più girarci intorno facendo più finta di niente, non avrei mai rinunciato a lui, il mio cuore gli apparteneva ormai che io lo volessi o no.

Questa volta ci guardavamo senza paura e senza filtri, adesso l’aria sembrava si fosse fatta più densa, più carica di elettricità.
Lui allungò la sua mano e l’appoggiò sul lato del mio collo, il contattò freddo mi fece scaldare più del dovuto. Con il corpo si avvicinò di più verso di me, con la testa che si avvicinava, chiusi gli occhi e sentii la sua bocca appoggiarsi leggera sull’altro lato del collo. Ero in paradiso, stare ferma mi costò una fatica enorme ma non volevo che l’incanto si spezzasse, lo sentii respirare il mio odore. Piano piano si allontanò da me, i suoi occhi erano più scuri. Se possibile era ancora più bello, presa da un idea, ripetei i suoi stessi gesti con lui. Misi la mia mano sul suo collo, sentii il suo respiro fermarsi , avvicinai il mio viso verso di lui, il suo sguardo fu quasi spaventato per un secondo. Questa volta furono le mie labbra a toccare leggere il suo collo, sentii il suo sospiro dolce vicino alla mia testa. Poi piano piano mi ritrassi verso la mia posizione iniziale, quella era la cosa più intima che avessi mai fatto in tutta la mia vita.

Fu lui a parlare per primo

-Non credo comunque che riuscirei più rinunciare a te, sicuramente sono io l’egoista tra noi due sono io.

Ci concedemmo dieci minuti in silenzio per elaborare tutto il nostro discorso.

 -Dovremmo andare a scuola.
Lo guardai sorridendo, con lo stomaco pieno di farfalle lo guardai alzarsi e allungare la mano verso di me. Così la presi  e mi alzai più leggera che mai anche se avevo lo stomaco pieno di farfalle.
 
Arrivammo a scuola con la mia macchina, non avevo assolutamente voglia di guidare così gli lasciai tranquillamente le chiavi della macchina. Era frustato della lentezza della mia auto cosa che sinceramente mi fece ridere, anche se sembrava infastidito notai subito che era più allegro del solito, non so se per via del nostro discorso, ma mi godevo ogni istante.
Mi accompagnò a lezione, prima di entrare in classe mi prese la mano e vi depositò un bacio leggero. Un gesto romantico così antico che mi fece sentire ancora più deliziata. Entrai in classe con il cuore che mi scoppiava dal petto e mi sedetti vicino ad Angela. Mi raccontò dei compiti e chiacchierammo prima della lezione. Angela era anche fin troppo discreta per farmi qualche domanda intima, ma era ovvio che tutti si erano accorti delle attenzioni che Edward mi riservava, ne ebbi conferma quando a lezione insieme a Jessica.

-Bella come è andato il weekend?

Seduta accanto a me metteva a posto i libri prima di andare in mensa.

-Bene il tuo Jess?

-Non ce male, sto preparando un piano per Mike, sai tra un po’ c’è il ballo e spetta alle ragazze chiedere ai ragazzi di andarci insieme.

-Oh, giusto.
Alcune ragazze stavano appendendo volantini ovunque durante quella giornata.

-Tu hai già deciso a chi chiedere?

Con la testa tra le nuvole era l’ultimo dei miei pensieri.

-Um non ci ho pensato veramente.

-Beh sicuramente lui sembra interessato.

Indicò Edward che mi aspettava fuori dalla porta per andare in mensa insieme, quando incrociammo gli sguardi ci sorridemmo a vicenda. Salutando Jessica in fretta notai lo sguardo di invidia che mi rivolse ma non ci feci caso, non potevo certo biasimarla.
Mi avviai verso Edward contenta di trovarlo lì ad aspettarmi. Non ci dicemmo niente, camminavamo vicino verso i suoi fratelli in mensa, ma all’ultimo Edward mi prese per mano e mi indicò un tavolo vuoto dove sederci tranquilli.

-Non si offenderanno i tuoi fratelli se non stiamo con loro?

-No tranquilla.

Il suo sorriso era così bello che non pensai neanche a contraddirlo.

-Sai mi chiedevo pensi che Jessica mi odi o se ce qualche possibilità che ci sia qualche sorta di amicizia tra di noi?

-Vuoi che usi il mio talento quindi eh?

-Sai è ingiusto, spesso delle volte vorrei poter sentire io i tuoi pensieri.

-Ma tu non mi lasci molto da leggere in realtà.

Guardando le venature del tavolo in imbarazzo gli dissi

-Grazie al cielo.

Lui mi prese la mano e la strinse con la sua durò poco ma fu assurdamente bello.
-Per rispondere alla tua domanda di prima, per il momento l’amicizia per te non è tra i suoi pensieri, ma non credo che durerà molto.

-Lo sospettavo, me ne farò una ragione.

Passai il resto della pausa pranzo con Edward che mi domandava ogni cosa che gli passasse per la mente riguardante alla mia vita. Parlando della mia vecchia scuola, dei miei gusti riguardo ai libri. Il suono della campanella ci ricordò che iniziava la lezione di biologia. Mentre ci avvicinavamo all’aula mi chiesi se potevo prenderlo per mano, ma tra noi non c’era niente di chiarito e dichiarato soprattutto, non volevo spingermi oltre.
Seduti prima dell’arrivo del professore entrò Mike che mi salutò con entusiasmo, gli ricambiai con un gesto della mano.
Edward mi guardava con uno sguardo fisso, mi studiava fui sorpresa a ridere così gli presi la mano di istinto, ma cambiai di nuovo idea e la tolsi subito. Sicuramente pensava avessi qualche problema cognitivo, questo era decisamente un effetto collaterale di quando ti innamori, diventi cretino. Lui mi guardava ancora non distoglieva lo sguardo, i vampiri battono le palpebre?
Nello stesso momento entrò il professore e iniziò la lezione, feci assolutamente finta di seguire la lezione. Il cuore mi galoppava più veloce del normale, sentivo l’odore di Edward e non facevo che pensare al suo bacio nel mio collo. Quasi a voler tener impresso quel pensiero avevo la mano appoggiata al mio collo e l’altra mano stretta sulla mia coscia sotto il banco, stringevo forte i miei jeans sperando di sapermi controllare per non fare altre sciocchezze.
Fu la lezione più lunga della giornata il livello di stress emotivo era alle stelle, speravo di potermi dare una calmata ma non fu facile, quando riuscii quasi a rilassarmi la lezione finì.
Edward mi accompagnò davanti alla palestra, lo salutai velocemente con un semplice ‘’a dopo’’ .

Fortunatamente oggi c’era una lezione teorica, ci sedemmo su dei materassini ai lati della palestra e sentivamo il professore spiegarci le regole della nuova prossima tortura sportiva. Di fianco a me c’era Mike, era decisamente più teso degli altri giorni, lo notai soprattutto dal fatto che non parlava in compenso mi lanciava occhiate furtive. Ma non durò molto,

-Bella come va?

Lo guardai cortese e felice che potessimo fare due chiacchiere tra amici.

-Non ce male, te Mike?

-Jess mi ha invitato al ballo..
Capii dal suo sguardo che era una cosa che non si aspettava assolutamente, mi guardava dubbioso.

-Cosa gli hai risposto?

-Che ci avrei pensato.

Scostai lo sguardo verso la finestra, la pioggia aveva preso posto della neve. A quanto pare entro stasera avrebbe sciolto il resto della neve. Mike riprese il discorso con voce più bassa per non farsi sentire dal professore.

-Sai pensavo che potresti andare con me al ballo.

Tralasciando il fatto che questo giro dovevano essere le ragazze a fare l’invito, lo guardai attentamente, gli era costato davvero una grande dose di coraggio. Aveva il viso leggermente arrossato, ma lo sguardo attento sperava sul serio che andassi con lui, si torturava il lato dei pantaloni da ginnastica per gestire l’ansia.

-Mi dispiace Mike, penso che dovresti andare con Jess.
Adesso il suo sguardo era deluso, abbassò lo sguardo e fece finta di ascoltare la lezione, dovevo ricredermi era questa la lezione più stressante della giornata. Prima di entrare negli spogliatoi Mike mi prese per un polso per fermarmi, voleva parlare.

-E’ per Cullen?

Non sapevo cosa rispondere, non volevo che fosse palese a tutti che fossi innamorata di lui. Ma non volevo neanche essere ipocrita, lo guardai con calma, non ce l’avevo con lui probabilmente voleva solo capire se avesse qualche possibilità.
-Sì.
Mi lasciò il polso senza dire una parole e ne approfittai per cambiarmi veloce e andare fuori il prima possibile.
Appena fui fuori mi godetti l’aria fredda come per schiarirmi le idee, non mi importava dei pettegolezzi, sapevo che una cittadina come questi non si potevano evitare. Speravo solo che Edward non avesse letto nei pensieri di Mike. Raggiunsi la mia macchina senza ombrello velocizzando il passo , Edward era appoggiato vicino alla portiera con un ombrello nero mi guardava. Mi avvicinai sotto il suo ombrello sentendo il suo profumo mi calmai subito, rilassata gli feci un sorriso alla quale rispose subito.

-Non usi  mai gli ombrelli?

Era contrariato che mi fossi bagnata, risi della sua preoccupazione.

-No, ti va di guidare ancora?

-Certamente, ma domani prendiamo la mia di auto.

Mi aprii la portiera della macchina, e aspettò che entrassi senza bagnarmi sotto il suo ombrello. Con un mezzo sorriso lo ringraziai e salii sulla macchina.
 
Una volta giunti davanti a casa mia chiacchierammo della macchina, mi chiedeva le cose più disparate. Come le cose che facevo da piccola, agli sport che avevo praticato, le vacanze che avevo fatto con mia mamma prima che si ammalasse.
Guardammo il cielo farsi più scuro senza riuscire a lasciare la macchina. Non parlavamo più ci stavamo godendo il silenzio, non era imbarazzato il silenzio anzi ero in pace, l’odore inebriava l’auto mi sentivo quasi assuefatta dalla sua presenza.

-Bella..
Lo guardai, i suoi occhi erano attenti, più scuri del solito. Probabilmente era un po’ che non andava a caccia, la cosa non mi disturbava ma sperai che per lui non fosse troppo dura starmi vicina.
-Dimmi

-Quello che hai detto a Mike è vero?

-Spione, sospettavo che leggessi i suoi pensieri. Comunque sì, pensavo lo sapessi già, tu mi piaci non ho intenzione di uscire con lui.

Ovviamente dire che mi piaceva minimizzava il mio interesse per lui,  ma era già dura così non volevo morire di imbarazzo. Sostenevo il suo sguardo ma non avevo idea cosa gli passasse per la testa.

-Sai avevo letto spesso della gelosia, pensavo di sapere tutto ciò cosa c’era di sapere riguardo l’argomento, ma devo dire che provarla  in prima persona è tutta un’altra cosa.

Il mio cuore andava al galoppo, arrossii più di quanto avessi mai fatto. Mi prese il polso, lo stesso che aveva preso anche  Mike e lo baciò, stavolta senza rimpianti accarezzai con l’altra mano i suoi capelli, lui chiuse gli occhi. Finii la mia carezza, e poi lo lasciai andare. Non sapevo quanto mi fosse concesso toccarlo senza metterlo in difficoltà. Come a confermare le mi idee scese dal macchina e aprii il mio sportello prima che avessi la possibilità di farlo da sola, era la prima volta che vedevo effettivamente il suo lato sovrannaturale.

-Ci vediamo domani, ti passo a prendere con la mia macchina.

Era teso, e io sperai che non fosse pentito di ciò che era accaduto oggi.

-A domani.
Entrai in casa sperando che domani arrivasse il prima possibile.
  
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