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Autore: FairyCleo    25/04/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’accusa
 
Goten non si dava pace. L’aver trovato sua madre e suo fratello era stato un vero sollievo, ma questo non aveva per nulla attenuato il timore che qualcosa di terribile fosse accaduto e che qualcosa di ancora più brutto dovesse sopraggiungere. Sin da quando suo padre era piombato in casa e lo aveva portato con sé, il piccolo saiyan mezzosangue dai capelli a forma di palma aveva creduto che il fondo del baratro in cui erano precipitati fosse molto più lontano di quanto potesse immaginare.
Dopo aver fatto un giro di perlustrazione della zona, si erano resi conto che la popolazione sembrava essere stata decimata da qualcuno o, peggio ancora, da qualcosa. Le pochissime persone che erano ancora in giro si spostavano con aria furtiva, e a nulla era valso il tentativo di Goku di provare a parlare con qualcuno di loro. Nel vederselo piombare dall’alto, come un falco su una preda, tutti avevano reagito fuggendo a gambe levate. A nulla era servito provare a rincorrerli, a spiegare loro che non aveva intenzione di fargli del male: uomini e donne, indistintamente, si erano rifugiati in casa, barricandosi dietro porte che non avrebbero potuto proteggerli in alcun modo da uno come Goku. Questo, però, loro non potevano saperlo.
L’altra cosa che avevano notato (anzi, che Vegeta aveva notato) consisteva nella superiorità di numero di presenze maschili rispetto a quelle femminili. C’erano più uomini che donne, in giro, e questo era sicuramente sintomo di qualcosa. O, almeno, questo era ciò di cui si era convinto il principe dei saiyan.
Proprio per far riposare Gohan – che per altro era diventato pallido e smagrito nel giro di qualche ora – e per dare riparo a Chichi, il gruppo di guerrieri si era diretto presso la Capsule Corporation.
Lì, un Ouji festante era corso prima verso il suo padroncino, leccandolo e facendogli mille moine, poi si era accostato a Gohan e a Chichi che, portata in braccio dal marito, era sempre più debole.
Vegeta, attento a non mostrare a nessuno il suo reale stato di salute, aveva concesso a Goku di usare la sua camera da letto. Chichi doveva essere assistita e doveva stare comoda, almeno fino a quando non si fosse ripresa del tutto o fino a quando non avessero scoperto cosa diamine fosse capitato sulla Terra.
 
Goten e Trunks erano rimasti nella camera di quest’ultimo, cercando di fare mente locale e di non caricarsi di un peso troppo grande per la loro giovane età. In un primo momento, il lilla aveva faticato e non poco nel convincere il suo migliore amico a lasciare il capezzale di sua madre, ma poi era riuscito nel suo intento. Chichi doveva riposare, e dovevano farlo anche loro. Non possedevano più le loro caratteristiche saiyan, e la fatica si faceva sentire a gran voce e dopo lassi di tempo brevissimi.
Che cosa poteva essere successo? Loro avevano perso i poteri e le persone delle città limitrofe erano state decimate. Chichi era ridotta a uno straccio e lo stesso valeva per Gohan. Quale catastrofe incombeva su di loro? O, peggio ancora, quale nemico era dotato di simili abilità?
 
“Goten… Ti ricordi della storia di Cell?” – aveva chiesto Trunks al suo amico, mentre grattava Ouji dietro le orecchie.
“Sì, certo… Gohan me ne ha parlato. E anche la tua mamma… Perché ci stavi pensando?”.
“Perché mi è tornato in mente il fatto che assorbisse le persone fino a farle completamente sparire… Non è che ci sia rimasta molta gente, in giro, se ci pensi bene…”.
“Ma lui è stato sconfitto da Gohan tantissimi anni fa. Pensa che io non era neanche nato e tu eri solo un neonato”.
“Sì, lo so… Ma siamo certi che non possa essere sopravvissuta una microscopica parte di lui, qualche sua cellula, che so, e che si sia rigenerato? Andiamo, Goten, le persone non spariscono nel nulla in questo modo!”.
“No, certo che no, ma non voglio pensare che si tratti di lui… Cioè, mi vengono i brividi solo a pensarci! E comunque, questo non spiega perché noi abbiamo perso i poteri…”.
“Sì, questo sì… Ma… Posso fare una cosa?”.
“Cosa?”.
“Mi fai vedere una cosa? “.
“Quello che vuoi, Trunks!”.
“Va bene…”.
“EHI! MA CHE FAI?”.
 
Senza dargli il tempo di reagire veramente e senza ascoltare le sue proteste, Trunks aveva tirato giù i pantaloni di Goten quanto bastava per mettere a nudo la parte bassa della sua schiena, quella dove si trovava la testimonianza più palese del suo essere per metà saiyan.
 
“TRUNKS! MA CHE VERGOGNA! SMETTILA!”.
“Oh, ma piantala! Come se non ti avessi mai visto nudo quando facciamo il bagno al lago!”.
“Ho capito, però… Hai visto qualcosa di strano?”.
“No… La cicatrice è lì. Quindi, siamo ancora dei mezzi saiyan!” – aveva detto, abbassandosi i pantaloni a sua volta e mostrando a Goten lo stesso identico segno sulla pelle.
“Credevi che fossimo diventati degli esseri umani completi?” – gli aveva chiesto, mentre si ricomponeva.
“Già… Ma non è così… Meglio, da un lato. Forse, c’è la possibilità di recuperare i nostri poteri. Quello che non capisco, però, è come sia possibile che siamo tutti nelle stesse condizioni eccetto tuo padre e il mio. O meglio, Goku mi sembra in splendida forma, mentre papà…”.
“Sì… Anche a me è parso che Vegeta non fosse come al solito”.
“Ho provato a chiedergli come si sentisse, ma sai com’è fatto…”.
“Non prendertela…. Non vuole farci preoccupare, lo sai”.
 
Sì, lo sapeva, ma quel suo atteggiamento non faceva altro che peggiorare la preoccupazione di Trunks, e neanche Goten sembrava essere pienamente convinto di quello che stava dicendo. Vegeta, però, era forte. Era il più forte di tutti, ne era sicuro, e avrebbe sconfitto qualsiasi nemico, anche uno che non erano in grado di vedere.
 
“Adesso cerchiamo di dormire un pochino… Vieni accanto a me, Goten… E vieni anche tu, piccolo!” – aveva detto Trunks a Ouji, mentre si infilava il pigiama – “Nessuno resterà solo, da questo momento in poi. Almeno, non voi due”.
 
*
 
Aveva dovuto reggersi al lavandino per non cadere in avanti e finire rovinosamente al suolo. Forse, l’impatto con le fredde piastrelle del bagno lo avrebbe aiutato a rimanere sveglio, ma non poteva permettersi di subire danni, di nessun genere. Vegeta non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Era sudato ma in preda a forti tremori, probabilmente a causa della febbre che, arrivata all’improvviso mentre era ancora sull’aereo, lo stava letteralmente divorando.
Aveva lasciato Gohan, Goku e Chichi nella sua camera da letto e si era diretto nel bagno dalla parte opposta del corridoio dove, con grande fatica ma con estrema lucidità, si era chiuso dentro, cercando un posto dove potersi sentire solo e al sicuro. Purtroppo per lui, però, lo sforzo era stato eccessivo e, anche se stentava a crederci, il suo corpo aveva ceduto.
 
“Ma che sta succedendo? Perché mi sento in questo modo? Porca miseria… Non posso morire sul pavimento del bagno come un qualsiasi terrestre! Mi rifiuto!”.
 
Si era trascinato sin dentro la doccia con tutti i vestiti, accovacciandosi in un angolo e trattenendo un gemito nel momento in cui l’acqua gelida lo aveva investito direttamente dall’alto, inzuppandogli capelli e vestiti. L’impatto con quel getto gelato avrebbe dovuto fargli abbassare la temperatura, o almeno così sperava. Perché gli stava capitando una cosa del genere proprio non riusciva a capirlo. Gli sembrava tutto così assurdo e, in parte, spaventoso. Lui, un ex soldato, uno che aveva sempre pensato di essere tutto d’un pezzo, avvertiva lo smarrimento e la paura che quella situazione aveva generato.
Aveva sperato che l’acqua, oltre a portare via la febbre che lo stava divorando, lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee, ma non era servito a niente. Sentiva di avere bisogno di dormire, di recuperare le energie, di sentirsi di nuovo bene, in pace. Ma sarebbe arrivata, questa pace tanto agognata? Forse sì, perché nonostante il fastidio dei vestiti appiccicati addosso, le palpebre stavano diventando sempre più pesanti e tutto quello che aveva attorno sembrava diventato lontano, irraggiungibile, così ovattato da non avergli permesso di sentire la voce di qualcuno che lo chiamava dal corridoio.
 
*
 
“Ma perché non apri la porta? Vegeta! Apri questa porta! VEGETA!”.
 
L’aveva buttata giù facendo una pressione minima. Se ci fosse stata Bulma – o se Chichi non fosse stata priva di sensi – di certo avrebbe urlato come una matta, o forse no, considerando lo shock provato nel trovarsi davanti Vegeta in quelle condizioni.
 
“Urca!”.
 
Aveva sentito chiaramente l’aura del principe indebolirsi di colpo, ma non pensava di vederlo ridotto in quello stato: Vegeta era svenuto nella doccia da seduto, con il capo poggiato su una parete e un braccio in grembo. L’acqua fredda aveva inzuppato completamente i suoi vestiti e aveva allagato il pavimento, rendendolo lucido e scivoloso.
Goku aveva fatto un balzo ed era atterrato sul piatto doccia, bagnandosi a sua volta e rabbrividendo al contatto con quella pioggia gelata. Senza perdere tempo aveva girato la manopola in senso opposto, aveva afferrato il telo da bagno che si trovava accanto alla doccia e lo aveva usato per avvolgere il principe, prima di sollevarlo con cautela e portarlo fuori da quella trappola tirata a lucido.
 
“Papà, ma che cosa succede?”.
 
Gohan aveva sentito suo padre chiamare più volte Vegeta e, anche se a fatica, lo aveva raggiunto, credendo di essere completamente ammattito. Era la seconda volta in vita sua che si trovava davanti a quella scena, e gli era sembrato di vivere un déjà-vu.
 
“Non credo che stia bene, Gohan… Brucia di febbre ed è zuppo fino al midollo”.
“Portiamolo nella stanza accanto a quella dov’è la mamma”.
“Sì, vado. Ma tu prendi dei vestiti asciutti. Urca, mi ammazzerà per questo, ma non voglio che gli prenda una polmonite”.
 
Sì, probabilmente lo avrebbe ucciso veramente se avesse aperto gli occhi mentre gli sfilava la maglietta e gli sbottonava i pantaloni. Goku non era uno che si imbarazzava per le nudità, né aveva un senso del pudore particolarmente sviluppato, ma qualcosa era diverso dal solito, e non aveva avuto il coraggio di privarlo anche della sua biancheria. Non poteva fare un affronto del genere a un guerriero che portava sul suo corpo i segni delle battaglie vinte e di quelle che, purtroppo, aveva perso. Vedere il segno perfettamente rotondo che spiccava all’altezza del cuore era stato strano. Strano in senso negativo e non poteva andare oltre.
 
“Papà, ecco i vestiti asciutti… Ho preso un maglione e… Aspetta, ti aiuto”.
“No, Gohan, non preoccuparti. Grazie, ma riesco a farcela da solo”.
 
Continuava a frizionarlo con il telo da bagno, ma purtroppo era troppo bagnato affinché potesse assorbire altra acqua da quella fiamma di capelli fradici. I movimenti di Goku sembravano quelli di un padre alle prese con il primo bagnetto di suo figlio: era goffo, impacciato. Ma Vegeta non era un neonato, e non era suo figlio. Vegeta era un guerriero esperto, era stato un assassino crudele, uno dei nemici che gli aveva dato più filo da torcere e, forse, l’unico che non aveva mai davvero sconfitto.
 
“Papà…”.
“Torna a letto, figliolo. Vai da tua mamma… Qui va tutto bene”.
“Sei sicuro?”.
“Sì, tranquillo… Appena avrò finito qui cercherò qualcosa da dargli. Questa febbre non si abbasserà da sola”.
“Va bene, papà, ma se avessi bisogno…”.
“Ti chiamerei subito, tranquillo. Vai a riposarti”.
 
Era rimasto solo con lui, in quella stanza spoglia e troppo grande per una persona sola. Una persona sola e gravemente ammalata.
 
“Urca, Vegeta, non puoi farmi questo… Non tu… Non in un momento come questo. Si può sapere che hai combinato?”.
 
Non si aspettava davvero una risposta da parte sua, ma Vegeta aveva parlato, seppur a bassissima voce, e quello che aveva detto non aveva lasciato a Goku nessun dubbio.
 
“È colpa tua” – aveva detto, chiaro seppur sussurrato – “È tutta colpa tua”.
 
Lo aveva guardato con odio, e le pupille dilatate rendevano ancora più spaventosi quei pozzi neri che il principe aveva al posto degli occhi. Lo aveva accusato chiaramente, senza mezzi termini, dicendo che fosse lui la causa di tutto quello sfacelo.
“Ma… io… Vegeta, devi riposare… Sei malato, e…”.
“Sono-malato-per-colpa-tua. Lasciami!”.
 
Lo aveva spinto con forza, ma aveva perso l’equilibrio ed era caduto indietro, sul materasso, per poi girarsi a pancia in giù e provare a gattonare lontano da colui che aveva accusato di essere la fonte di ogni male.
 
“Non stai bene! Non sai quello che dici!”.
 
Non poteva davvero averlo accusato. Non aveva alcuna prova di ciò che stava dicendo. Che cosa gli era preso? Aveva le allucinazioni per via della febbre? Sicuramente.
 
“Sono spariti tutti per colpa tua…” – aveva continuato, imperterrito – “Ora ho capito… È così chiaro… Come ho fatto a non capirlo prima?”.
 
Lo guardava dall’angolo del letto, semi-nudo e bagnato, vulnerabile ma rabbioso, esasperato ma consapevole.
 
“Vattene, Kaharot”.
“No, non vado da nessuna parte, io…”.
“VATTENE!”.
 
“Papà, vieni subito! CORRI! LA MAMMA STA… LEI…. LEI… CORRI!”.
 
Aveva lasciato Vegeta ed era entrato nella stanza accanto con il cuore in gola e il terrore dipinto sul volto. A quelle grida, anche Goten e Trunks, svegliati di soprassalto, erano sopraggiunti, ma sarebbe stato meglio se non avessero assistito a quanto stava avvenendo sotto i loro occhi.
Atterriti, impotenti, avevano visto il corpo di Chichi diventare trasparente sino a dissolversi. Le coperte che fino a poco prima erano sollevate dalle sue forme, giacevano spiegazzate sul materasso ancora caldo e lì, su quel morbido giaciglio, la forma lasciata dal peso del suo corpo minuto era ancora visibile.
 
“MAMMA!” – avevano urlato i suoi figli.
“Chichi…” – aveva sussurrato Trunks
 
E Goku… Lui era rimasto lì, inerme, terrorizzato, spiazzato. Perché, proprio in quello stesso momento, nel momento in cui lei si era dissolta, si era reso conto di essersi sentito più forte e vigoroso di prima.
 
Continua…

 
Eccomi qui!
Di nuovo in assoluto, estremo ritardo. XD
Non ce la posso fare, è inutile.
Dunque: che avete capito dalle ultime battute di questo capitolo? Sono curiosa!
 
Spero che stiate tutti bene!
A presto!
Un bacino
Cleo
 
Ps: lo so che rompo le balle con la storia della cicatrice di Vegeta dovuta al colpo mortale inferto da Freezer, ma che volete: sono un tipo romantico. XD

 
   
 
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