Crossover
Segui la storia  |       
Autore: evil 65    26/04/2020    10 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ma come, già un nuovo capitolo? Miracolo! Sì, potete ringraziare (stranamente) la quarantena, ci ha dato molto tempo libero.
Questo è forse il capitolo più lungo mai scritto per questa storia, con ben 18 000 parole. Inizialmente volevamo dividerlo in due parti, ma anche il prossimo capitolo sarà bello lungo e volevamo chiudere l’arco della festa il prima possibile. Non perché non ci piaccia, al contrario, è uno dei nostri preferiti! Ci siamo davvero impegnati molto per scriverlo, e il prossimo capitolo in particolare avrà una delle scene più memorabili della fic ;)
Detto questo, vi auguriamo buona fortuna!

 


Capitolo 24 - Let's crush this party
 
49755965-514113965664628-9168012506864549888-n

She’s talking to angels, counting the stars
Making a wish on a passing car
She’s dancing with strangers, falling apart
Waiting for Superman to pick her up
In his arms...”
Daughtry – Waiting For Superman


Pianeta Terra – Centro Imperiale
 

Londra - Capitale dell'Inghilterra

Era uno degli ultimi giorni di agosto. Ma quale dei tanti? Angel lo avrebbe sempre ricordato come il giorno in cui era iniziata la sua storia.
Seduta su una roccia, vi era una giovane ragazza dai lunghi capelli castani. Gli occhi di un tenue rosso guardavano con apparente indifferenza il panorama di montagna che aveva davanti.
“Ciao!”
Era stata questa la prima parola che un giovanissimo rosso di a malapena undici anni le aveva rivolto.
Ma era bastata a scuotere l’animo turbato della ragazza che, in seguito, si sarebbe presentata come Najimi Ajimu. Gli occhi distanti si concentrarono sul bimbo. Le stava sorridendo. Non sapeva nemmeno chi fosse eppure le stava sorridendo. 
La castana si chiese per quanto tempo quel sorriso così innocente sarebbe perdurato su quel viso così ingenuo. Soprattutto ora che le aveva rivolto la parola. Anni? Mesi? Settimane? Giorni? O pochi minuti?
Riteneva che la sua esistenza avrebbe rovinato la sua vita. Eppure… la presenza del piccolo le trasmetteva qualcosa simile a… calma. E questo lo aveva compreso in pochi istanti.
“Ciao” rispose anche lei.
Il piccolo si sedette vicino a lei. Parlò con lei. Furono parole semplici. Eppure in Ajimu risvegliarono qualcosa che riteneva perduto o forse sopito: interesse e desiderio.
Quando, poi, seppe il nome del piccolo, capì che non era stato un caso. Era stato qualcosa di inevitabile. Ed inevitabile sarebbe stato anche quello che sarebbe successo dopo. La castana vide qualcosa in quel piccolo e, dopo tanto tempo, decise di scommettere su quello che aveva visto. E così gli fece un regalo: un amico di nome Blue. Colui che sarebbe diventato il suo più grande partner e che lo avrebbe accompagnato per sempre. Era questa la sua scommessa e… il suo augurio.

 
Angel aprì gli occhi. Vide un soffitto che conosceva fin troppo bene, quello del negozio di Yūko.
<< Hai fatto un bel sogno? >> gli chiese Blue.
Gli era sempre stato accanto. Gli bastava uno sguardo per capire che cosa pensasse il suo compagno.
Il rosso sorrise leggermente. << Il nostro primo incontro. >>
Il drago sorrise a sua volta e disse: << Ah, un giorno sicuramente degno di nota. >>
<< Già >> rispose Angel, per poi arricciare il volto in un’espressione contemplativa << Sono abbastanza sicuro che tu avessi meno corna in testa. >>
<< E tu meno centimetri >> ribatté il drago con un sonoro sbuffo.
Inutile dire che i due scoppiarono presto a ridere. In quel preciso istante, la porta della sua stanza si aprì.
Maru e Moru entrarono gridando: << Sveglia, sveglia! È ora della colazione. >>
<< Va bene, va bene >> borbottò Angel, mentre procedeva ad alzarsi.  
E non mancò di accarezzar loro le testoline. Potevano essere prive di un anima, ma per il giovane erano molto più umane di molti altre persone che aveva incontrato nei suoi giorni di Guardiano.
Dopo la “riunione di presentazione” su Remnant, Angel aveva deciso di tornare sulla Terra. Aveva interagito poco con i membri del gruppo appena formatosi, perché voleva tornare nel luogo che al momento poteva chiamare casa.
Ichihara non aveva sollevato obiezioni, anzi, era stata entusiasta di poter godere ancora della compagnia del giovane. E lo stesso valeva per Maru e Moru che, da quando erano tornate, gli erano sempre rimaste accanto.
Quasi inconsciamente, il rosso si trovò a ripensare ai suoi nuovi compagni. Al momento, i Time Warriors erano un gruppo solo di nome. E come poteva essere altrimenti? A comporlo erano individui con storie, mondi e idee diverse. Tuttavia, si era fatto un’idea sulla maggior parte dei membri, anche se non sapeva se definirla positiva o negativa...  soprattutto nei riguardi di alcuni individui.
Sospirò pesantemente.
<< Quale grande dubbio amletico ti sta facendo struggere in questo modo? >>
A interrompere i suoi pensieri fu Ichihara in persona, attualmente seduta davanti a lui nella cucina dell’appartamento.
<< Mi ponevo qualche domanda. Però non riesco a trovare delle buone risposte. >>
La ragazza tirò una boccata dalla pipa. << Ci poniamo sempre un sacco di domande nella vita. Esse si presentano sempre in un sacco di modi ma, ad ognuna c’è una risposta. Tuttavia se non si ha chiara la domanda… be', non si potrà mai trovare una risposta che ci soddisfi appieno. >>
<< Alla fine è inevitabile, vero? >>
<< Questo dipende da chi formula la domanda e se conosce già la risposta. >>
<< Allora dovrei provare a chiedermi se mi conosco davvero. >>
Ichihara si lasciò scappare una risata. << Vuoi giocare a fare Socrate, per caso? >> chiese divertita.
Angel sbuffò. << Lei è quella che lo fa sempre. >>
La donna sorrise. << L’animo umano è pieno di domande. L’ho visto così tante volte da saperlo interpretare facilmente. Ma solo perché lo so fare, non vuol dire che possa farlo sempre >> dichiarò con tono di fatto.
Il rosso le servì il suo amato sakè – accompagnato da una fetta di torta appena fatta - e si sedette davanti a lei.
<< Allora…. che cosa mi suggerisce? >> le chiese il rosso.
La mora restò a lungo in silenzio ad osservarlo. Assaggiò un po’ di quella torta e non riuscì a farsi scappare un gesto deliziato.
<< Di seguire lo stesso iter di preparazione di questa torta >> rispose con una scrollata di spalle.
Angel scosse la testa. Tipico di quella donna, non poteva fare a meno di dare consigli criptici.
Il momento fu interrotto da Maru e Moru, le quali stavano trascinando un Dottore visibilmente irritato.
<< È la seconda volta che ricevo questo trattamento >> borbottò esasperato.
<< Stavolta, però, ha una bella fetta di torta ad aspettarla >> commentò Angel, mettendogli davanti un piatto e sorridendogli furbescamente.
Il Signore del Tempo si limitò a roteare gli occhi. << Apprezzo, ma…. be', lo sai. >>
Al sentire tali parole, lo sguardo sul volto di Angel si fece improvvisamente più serio. << Allora si comincia. Dopo quello che è avvenuto a Gongmen… be', immaginavo che le cose si sarebbero scaldate. >>
Il Dottore lo fissò con un cipiglio sorpreso. << Sai già che cosa è successo? >>
 << I notiziari ne hanno parlato parecchio, soprattutto di quello che è successo al palazzo di Lord Shen. Hanno nascosto le cose più importanti, ma sospettavo avesse a che fare con la Resistenza. Royal è stato coinvolto? >> domandò il rosso, ben consapevole del fatto che quella fosse la “giurisdizione del Vigilante”.  Il Signore del Tempo si rabbuiò.  << Purtroppo sì. È scosso, ma sta bene. Quelli che per davvero sono col morale a terra sono i ragazzi di Remnant, in particolar modo la signorina Rose. Ha perso suo padre lì. >>

Yūko e le sue giovani assistenti abbassarono il capo, i volti adornati da cipigli che trasparivano un certo sconforto.
<< Capisco >> sussurrò Angel, imitando le ragazze << Mi dispiace molto per lei. >>
<< Anche a me >> sussurrò il Dottore, mentre assaggiava un pezzo di torta.
L’adolescente gli lanciò un’occhiata laterale.
<< Ha… ha perso molte persone? >> chiese con esitazione, sperando di non sembrare fuori luogo.
Il Dottore rilasciò un sonoro sospiro.
<< Troppi per essere contati >> rispose, con lo sguardo perso nel vuoto.
Angel annuì comprensivo. << Facciamo in modo che non ce ne siano altri. Facciamolo per entrambe le parti. >>
Il Signore del Tempo sorrise concorde. Al contempo,
Yūko si alzò e si avvicinò ad Angel.
 << Vedi di tener fede a quello che hai appena detto, ragazzo. Questo negozio ha bisogno del suo tuttofare >> disse seriamente.
<< Tornerò. Potete contarci >> le promise il rosso con tutta la convinzione di cui era capace.
Un attimo dopo si ritrovò abbracciato sia da Ichihara che dalle due bambine, e anche da Mokona. La cosa lo sorprese non poco. Non era mai successo che lo facessero tutte insieme. Però… quel calore lo confortò molto. Lo avrebbe spinto a dare del suo meglio per tornare sano e salvo.
Il Dottore rimase in silenzio ad osservarli. Non se la sentiva di disturbare quel momento. Tuttavia, fu costretto ad interromperlo.
<< Mi spiace doverlo fare, ma… dobbiamo andare >> disse gravemente.
Il rosso annuì. Anche se controvoglia, si staccò da quell’abbraccio e, dopo aver dato un ultimo saluto, seguì il Signore del Tempo.
<< Buona fortuna ragazzo… ne avrai bisogno >> sussurrò la mora.
Poco dopo, l’improbabile duo uscì dal negozio.
<< Sei pronto? >> gli chiese il Dottore, con un tono di voce colmo d’anticipazione.
Angel inarcò un sopracciglio. << Per cosa? >>
<< Per il colpo del secolo. >>
 << Sperando che non finisca come l’altra volta... >> 
Il Signore del Tempo si portò una mano sul mento e disse: << Temo che non sarai accontentato. >>
<< Vorrà dire che ci farò il callo >>  rispose l’altro, scrollando le spalle con un sospiro.
E in quel momento, entrambe le figure scomparvero nella luce del teletrasporto.
 
                                                                                                                                                               * * * 

Nei suoi alloggi, anche se di malavoglia, Vorkye era intento a prepararsi. Dopo essere tornato dalla mancata caccia, il soleano si era rinchiuso in palestra per sfogare il nervoso. Per la prima volta nella sua vita era arrivato in ritardo. Si sentiva umiliato e deluso.
Si era ripromesso tempo fa che non avrebbe più provato quella sensazione. E invece...
Trattenne un ringhio, mentre si allacciava il nodo della cravatta da galà.
Il Maestro non gli aveva detto niente. Niente di niente. Anzi… una cosa gliel’aveva detta. Andare alla festa di villa Skywalker per festeggiare il Giorno dell’Impero, per qualche motivo. Per il soleano quella festa era l’equivalente di una punizione, poiché in quel momento non aveva affatto voglia di festeggiare. Sfortunatamente, un ordine del Maestro non si poteva discutere.
Qualcuno bussò alla porta.
<< Avanti >> disse il biondo di malavoglia.
Ellen entrò, vestita con un elegante abito da ballo. << Non siete ancora pronto, signore? >>
<< Puoi vederlo da te >> disse seccamente con la cravatta ancora storta.
La segretaria sospirò e gli si avvicinò. << Lasci fare a me. >>
E il biondo obbedì, poiché non era in vena di riprovarci ancora.
<< Mi creda, signore... so come ci si sente. Se posso permettermi un consiglio, portate pazienza per la prossima volta. >>
Vorkye si lasciò scappare una risata.
 << Portare pazienza? >> ringhiò, mentre con uno scatto le afferrò i polsi e la sbatté contro il muro. La bloccò lì, forzandola a guardarlo: << Non hai idea di quanta pazienza sto avendo. Ho lavorato per 5047 anni per arrivare dove sono ora. E adesso, l’unico essere vivente che potrebbe opporsi a me è finalmente apparso… e io non ho la benché minima idea di dove sia finito! >>
Ellen lo fissò con occhi terrorizzati. Non l’aveva mai visto in quel modo, nemmeno nei suoi peggiori scatti d’ira.
La ragazza non poté fare altro che abbassare lo sguardo. << Mi perdoni... ero solo… >>
<< Preoccupata per me? Apprezzo il pensiero, ma non esserlo >> sbuffò il soleano, lasciandola andare e allontanandosi da lei.
Fece profondi respiri e si voltò verso la ragazza rannicchiata contro il  muro. Infine, si calmò.
<< Caliamo un velo pietoso su questa scenata. Sono stato troppo avventato e… anche violento. Ti chiedo scusa. >>
Ellen lo osservò scioccata. Lo aveva davvero sentito scusarsi? Non era mai successo.
<< È la prima volta, lo so. Sei un’impeccabile segretaria, quindi meriti almeno questo >> continuò il biondo.
Le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. Dopo un’iniziale titubanza, la bionda la prese e fu rimessa in piedi.
<< Cerchiamo di goderci questa festa. >>
<< Sissignore >> rispose la ragazza, cercando di tornare composta << Mi sono permessa di avviare i preparativi per il protocollo 8. >>
Vorkye si bloccò e si girò a guardarla: un sorriso maligno si disegnò sul suo volto. << Fra quanto sarà pronto? >>
<< Per quando saremo tornati dalla festa. >>
<< Eccellente. >>
Con questa parola, il biondo tese il braccio alla sua accompagnatrice e si avviò soddisfatto verso la nave che l’avrebbe portato a villa Skywalker.
 
                                                                                                                                           * * *  


Remnant - Pianeta sotto controllo Imperiale

Mancava praticamente un giorno alla partenza stabilita dal Dottore per il pianeta Scarif. Sotto un certo punto di vista, Royal Noir era lieto che la missione stesse per iniziare, a lungo andare non sopportava più la permanenza dentro la base di Remnant.
I giorni susseguitisi dopo l’attacco di Shen erano stati tutti più o meno uguali, e come suo solito, lui se n’era stato la maggior parte del tempo sia per i fatti propri sia unicamente in compagnia di Rowlet, nella propria stanza, nel giardino e nella palestra della base ad allenarsi, mentre il resto del tempo l’aveva passato a riposare e a dormire, più per recuperare energie mentali che fisiche.
Inoltre, aveva visitato più volte l’infermeria per farsi dare regolari controlli fisiologici: anche se Qrow Branwen gli aveva dato cure di pronto intervento quando l’aveva salvato sul momento, la prudenza non era mai troppa. Doveva essere al pieno delle proprie energie, ora come ora.
E poi, a scuotere quella che tra virgolette si poteva definire “routine quotidiana nella base”, c’erano stati i confronti con Ruby e Accelerator. Guarda caso, quest’ultimo era proprio quello a cui il giovane stava pensando in quel momento, mentre se ne stava seduto sopra il ramo di un albero del giardino della base, in compagnia dell’amico piumato.
Quel tipo assurdo si era aggiunto alla lista dei pensieri per cui non riusciva a chiudere occhio la notte, come se non avesse già abbastanza preoccupazioni. Era superfluo dire che, durante l’ultima “esperienza”, era rimasto spaventato, furioso e disgustato, e complice delle sue mosse poco intelligenti nei riguardi dell’albino era stata la tempesta di emozioni portatasi dietro dallo scontro con Shen e il saluto a Logan, che aveva fatto il paio con la sua testa calda adolescenziale.
Ma adesso, a distanza di giorni di riposo mentale, il ragazzo stava tornando più lucido, e così si era messo ad analizzare la situazione nel dettaglio, obiettivamente e il più razionalmente possibile. Si giustificava col fatto di non avere niente di meglio da fare fintanto che restava nella base, e che pensare a questo era molto meglio di crogiolarsi ininterrottamente nell’ansia per suo padre e per quello che il governatore avrebbe potuto macchinare.
Quando l’aveva conosciuto quel giorno, Accelerator gli era apparso tutt’altra persona, qualcuno di – non riusciva a credere di poterlo dire ora come ora, eppure da una parte era effettivamente così – simile a lui, lo aveva giudicato come qualcuno tutto sommato di degna compagnia.
Ma quando si erano scontrati quella sera, il ragazzino si era come trasformato di colpo. No, qui si stava sbagliando, non si era trasformato. Semplicemente era passato da uno stato ad un altro, lo aveva notato anche durante il loro primo incontro: prima lo vedeva apatico, serio e sbuffante, l’attimo dopo lo vedeva fare quei sorrisi da pazzo maniaco degni di Shen.
Quando gli aveva raccontato dell’esperimento, era stato assolutamente restio a parlarne, come se se ne vergognasse e ne soffrisse molto. D’altronde, era questo che Fire aveva percepito. Non si spiegava perché, di punto in bianco, il dolore avesse lasciato posto a quella spietata crudeltà e quel sadismo che tanto l’avevano lasciato allucinato. E dopo che l’aveva paragonato al Maestro, l’albino era persino rimasto di sasso! Ammesso che fosse una cosa terribile da dire a qualcuno, bisogna tenere presente che quel tipo era praticamente un serial killer.
Un serial killer che però aveva dimostrato più di una volta di provare delle emozioni.
Fire si poggiò una mano sulla fronte. Maledizione, quei cambiamenti di umore gli facevano girare la testa, perché tutto ciò? C’era qualcosa, qualcosa a cui non aveva pensato e che gli sfuggiva, probabilmente per mancanza di informazioni o di qualcos’altro… ma cosa?
Scosse il capo e si diede dell’idiota. Ma chi glielo faceva fare di rimuginare tanto? Era ridicolo, si stava semplicemente prendendo in giro da solo, con quegli assurdi tentativi di negare quella che poteva essere la semplice e pura realtà: quel tipo o era bipolare o era uno psicopatico o entrambe le cose insieme, inutile girarci intorno. Come spiegare altrimenti sintomi simili? E dopo quello che gli aveva raccontato, come poteva pensarla diversamente?
<< Uuh! Padron Fire sta bene? Ha una faccia! Ed è tanto silenzioso… >>
La voce di Rowlet, appollaiato su un ramo sopra di lui, lo riscosse da quei pensieri: gli occhioni scuri del barbagianni erano lievemente preoccupati.
L’adolescente distolse velocemente lo sguardo. << Sto bene, Rowlet. >>
Il rapace scosse il capo e andò ad appollaiarsi sulle sue ginocchia. << Padron Fire lo può dire a Rowlet che si sente male per aver litigato quella sera con Accelly. >>
Il Vigilante lo guardò con gli occhi sgranati, colto in flagrante. << Io non ho... noi non... tu... come diavolo… >>
<< Rowlet svolazzava da quelle parti e ha sentito parlare, sebbene non capisse di cosa. Ha volato per raggiungervi, e ha visto padron Fire guardare malissimo Accelly e quest’ultimo andarsene via. Dopo, però, Rowlet ha preferito non dire niente. Non credeva che padron Fire ci fosse rimasto così male, prima di vederlo adesso. >>
<< Non abbiamo litigato, Rowlet. Abbiamo... solo parlato. >>
<< Veramente a Rowlet quellosembrava un litigio, padron Fire. Sembrava proprio arrabbiato con Accelly, e lui sembrava così triste… >>
<< E allora? >>
<< Perché padron Fire si è arrabbiato con Accelly? >>
<< Non mi sono… >> il ragazzo rilasciò un sospiro stressato << non ha importanza, va bene? Non me ne frega niente di lui e non deve fregare niente nemmeno a te. >>
<< Ma non è vero! A padron Fire importa, altrimenti non starebbe così. >>
<< Basta, Rowlet. >>
<< Accelly ha fatto qualcosa di male a padron Fire? >>
<< Rowlet, ho detto BASTA! >>
Rowlet ammutolì di colpo di fronte allo scatto di esasperazione del padroncino e abbassò il capo. << Va bene. Rowlet voleva solo aiutare padron Fire. >>
Detto questo, spalancò le ali e spiccò il volo.
<< Aspetta! >>
Rowlet si appollaiò su uno dei rami, fissandolo dritto negli occhi. Royal scosse il capo e si morse le labbra.
<< Non te ne andare. Per favore. >>
Rowlet bubolò contento e gli volò tra le braccia. Fire gli accarezzò il capo, tenendolo stretto a sé e sospirando.
<< Rowlet ha visto che Accelly sta simpatico a padron Fire >> continuò il barbagianni << Lo sa che a padron Fire di solito non sta mai simpatico nessuno e non parla mai con nessuno, così Rowlet lo ha raccontato a Lasty di quello che ha visto. >>
<< Lo hai… lo hai raccontato a Last Order? >>
<< Sì, perché…? Oh! Guarda! Eccola laggiù! >>
Effettivamente, quando girò lo sguardo nella direzione indicatagli dal rapace, riconobbe immediatamente la figura minuta della ragazzina, con il camice bianco svolazzante e i capelli castani con il buffo, strano ciuffo in testa.
<< Andiamo a salutarla! >>
Senza altre parole, Rowlet scese in picchiata dall’albero, seguito quasi immediatamente dal padroncino. Last Order li avvistò subito, e con il suo passo trotterellante raggiunse l’ombra dell’albero: non appena fu abbastanza vicina, Rowlet le si fiondò tra le braccia.
<< Ci-a-uuh Lasty! >>
<< Rowlet! Esclama Misaka come Misaka, afferrandoti e stritolandoti in un abbraccio. >>
La piccola lo strizzò esattamente come faceva coi suoi gekota, delle particolari rane di peluche per cui andava pazza. L’unica differenza era che il barbagianni era più piccolo, più morbido e soprattutto senziente, quindi lo preferiva di più.
<< Ciao anche a te, Fifì! >>
Rivolse un gran sorriso di saluto al Vigilante in piedi di fronte a loro, agitando una manina paffuta.
Fire strabuzzò gli occhi. La fissò stralunato per qualche secondo, poi trovò la forza di aprire bocca.
<< Come… come mi hai chiamato!? >>
<< Fifì! >> ripeté lei con un sorriso che svanì di fronte all’espressione scandalizzata e di disappunto del giovane << Non ti piace, forse? Chiede Misaka come Misaka, pensando di aver fatto qualcosa di sbagliato >>
<< È la cosa più ridicola e imbarazzante che abbia mai senti-…! >>
Si fermò solo perché sul volto della bambina aveva iniziato a delinearsi un broncio pericoloso. Troppo pericoloso. Lo stava fissando con due grandi occhioni da cerbiatta e il labbro tremolante.
Maledizione, no. Ci mancava solo che si mettesse a frignare.
Strinse i pugni e i denti all’unisono, sforzandosi di mantenere un tono più cortese e calmo. << Non chiamarmi così, d’accordo? Il mio nome è Fire. >>
<< Okay, Fifì! >> esclamò la piccola, riacquistando il suo sorriso gioioso e ignorando la conseguente espressione scioccata ed esasperata dell’adolescente. Si rivolse al volatile che teneva tra le braccia: << Rowlet, vuoi venire a giocare con me? Chiede Misaka come Misaka, proponendoti un’attività. >>
<< Rowlet vorrebbe tanto, ma adesso dovrebbe stare con padron Fire, perché si sente male a causa del suo litigio con Accelly >>
<< Uh? Oh sì, adesso ricordo, dice Misaka come Misaka, facendo mente locale su quanto le è stato detto. >>
<< Non ci sono rimasto male! >> sbottò il ragazzo dai capelli verdi.
<< Invece sì! >> gli sbuffò in risposta il barbagianni << Smetti di fare lo scemo, padron Fire! Lasty è la persona più adatta per parlare di questo, visto che Accelly è il suo papà! >>
Last Order annuì in assenso. << Anche Accelerator ci è rimasto male, conferma Misaka come Misaka. >>
<< Hai visto, padron Fire? >> sentenziò Rowlet << Puoi raccontarci che cos’è successo? >>
<< Piccoli… >> esordì Fire, con un sospiro << non è stato un litigio, d’accordo? Noi… Accelerator… >>
Fissò gli occhioni scuri della bambina e deglutì. Come faceva a dirglielo? Come poteva? Da quanto era riuscito a capire, la piccola era davvero affezionata all’albino. Forse non sapeva assolutamente nulla di tutto, e non era una sua responsabilità dirle quello che avrebbe meritato di sapere.
<< Qualunque cosa verrà detta, ti assicuro che rimarrà tra noi, promette Misaka come Misaka >> intervenne la bambina, sorridendogli incoraggiante.
<< Sì, né Rowlet né Lasty lo diranno a nessuno >> intervenne il barbagianni.
Di fronte a quel dolcissimo sorriso e alla rassicurazione dell’amico piumato, il ragazzo si sentì in qualche modo rincuorato. Alla fine, annuì e si sedette a gambe incrociate sull’erba, imitato dalla bambina. Tirò un lungo sospiro, congiungendo le dita e giocherellando con una manica della tuta.
<< Prima ho bisogno di sapere una cosa, Last Order >> esordì, facendosi serio << quanto ricordi… della tua vita precedente? Perché vedi… be’… ci sarebbe un bel discorso complesso riguardo certe visioni o sogni che potresti aver fatto… >>
<< Qualche giorno fa, sotto mia richiesta, il Dottore mi ha sbloccato i ricordi. Ricordo ogni singola cosa, risponde onestamente Misaka come Misaka. >>
<< Allora… allora… >> Il ragazzo si costrinse a mantenere fermo il tono della voce << tu lo sai… che cosa ha fatto? Quello che ti ha fatto… le Sisters… >>
A quelle parole, lo sguardo di Last Order si fece improvvisamente comprensivo, serio e pragmatico al tempo stesso. Era un qualcosa che non avrebbe mai pensato di poter associare alla sua fanciullesca figura, considerata la nota spensieratezza e giocosità.
<< Ecco di cosa avete parlato. Ora capisco perché avete litigato, constata Misaka come Misaka intuendo tutto. >>
Fire ammutolì, colto sia in flagrante che di sorpresa, e non poté fare altro che annuire. La piccola era sveglia, molto più sveglia di quello che appariva, ed era proprio questo a sconcertarlo.
<< Allora perché? >> domandò, senza altri giri di parole << Perché… sei con lui? Perché tu, e quelle due donne, siete al fianco di un… >>
Vide Last Order corrugare di colpo le sopracciglia in una vivida – quanto insolita – espressione furibonda. Lo lasciò spiazzato e sconvolto al punto che la frase gli si bloccò sia in gola sia nel pensiero.
<< Meglio per te se non finisci quella frase, sibila Misaka come Misaka con fare minaccioso. >>
Lui deglutì a fatica. << Last... io… lo so, non sono nessuno per dirti nulla, non sono né tuo padre, né tuo fratello o… >>
<< Infatti, non sei mio padre. Quello è Accelerator, ribatte Misaka come Misaka, infastidita! >>
<< Mi dispiace. Lo so. Sto solo… sto solo cercando di capire, d’accordo? Perché… >>
Non riuscì a finire nemmeno quella frase. Già, perché stava cercando di capire? Voleva proteggere Last Order perché era amica di Rowlet? Voleva assicurarsi che tutto fosse a posto perché era nella sua indole? No, c’era qualcosa di più. Possibile… che stesse cercando un appiglio, qualcosa che gli facesse cambiare idea riguardo Accelerator?
“Stronzate, perché me ne dovrebbe fregare così tanto qualcosa?”
Di fronte all’espressione vulnerabile del ragazzo, Last Order si calmò immediatamente. Comprendeva che fosse sinceramente confuso. E, con i modi che aveva Accelerator, chissà cosa l’albino gli aveva detto o fatto. Quel ragazzo era un genio, ma con le persone non ci sapeva proprio fare.
<< Tu credi che lui sia cattivo e quindi vuoi proteggermi da lui, dato che ha ucciso le mie sorelle, constata Misaka come Misaka addolcendo il tono perché ora è disposta a spiegarti in modo che tu capisca fino in fondo. Io ho già una persona che mi protegge ed è lui, ti spiega Misaka come Misaka. >>
<< Ma lui ha… >>
<< So che cosa ha fatto. So ogni cosa. Io sono il Network dei cloni Sisters. Ho potuto vedere tutto. Ogni singolo istante da loro vissuto, i modi brutali in cui le ha uccise. Anche se questo, all'inizio, mi ha spaventato... da un altro lato ho capito che lui non era sincero né con gli altri né con se stesso, rivela Misaka come Misaka. >>
<< Ma come…? >>
<< Accelerator non è stato costretto a partecipare all’esperimento, è vero. Sapeva cosa stava facendo, è vero. Ma in realtà non ha mai davvero voluto fare l’esperimento. Ha accettato perché pensava che se fosse diventato il più forte, nessuno avrebbe più cercato di ucciderlo, che in questo modo tutti l’avrebbero lasciato in pace. E nonostante questo, ha cercato di comunicare con le sorelle di Misaka più di una volta. Cercava di spaventarle, di farle scappare, farle piangere, capire se fossero umane o semplici macchine. Sperava di convincerle a ritirarsi, di smuoverle, sperava di evitare che tutto proseguisse, espone Misaka come Misaka analizzando il senso dietro ogni suo singolo gesto. Quando l'esperimento fu fermato da un misterioso ragazzo, Accelerator capì il suo sbaglio. Fui io a cercarlo, e fui sempre io a insistere a stargli vicino, racconta Misaka come Misaka. Forse questa è pazzia, ma io... >>
Il tono della ragazzina si fece ancora più triste e carico di amarezza. Strinse forte Rowlet contro il proprio petto.
<< Io… Misaka... è nata in un laboratorio e sfruttata ogni giorno dai Kihara. Non avevo nessuno e lui... e lui era l'ultima speranza di Misaka. È tutto ciò che possiedo! È tutto... è tutto ciò che ho. Per questo... >> delle piccole gocce di lacrime cominciarono a scendere copiosamente dai suoi occhi << per questo lui è il mio supereroe, dice Misaka come Misaka, parlando francamente. >>
Fire deglutì. A vederla piangere, si era sentito ancora più spiazzato, e una morsa dolorosa gli aveva avvolto lo stomaco. Osservò Rowlet abbracciarle il faccino roseo con le ali, asciugarle le lacrime e becchettarle amorevolmente una guancia.
Li guardò per un istante, poi, istintivamente, allargò il braccio di lato, aprendo il lembo del mantello, dritto come un lenzuolo. Ricambiò lo sguardo gonfio di lacrime della piccola, e rimase in attesa.
Last Order cercò lo sguardo di Rowlet; il barbagianni simulò un sorriso rassicurante col becco e fece un cenno invitante col capo. Allora la bambina si protese verso il Vigilante e gli si sistemò seduta di fianco, mentre lui le calava il lembo del mantello addosso: lei vi si avvolse e vi si accoccolò, usando la stoffa per asciugarsi le lacrime con l’aiuto del rapace.
Fire la fissò per qualche istante in silenzio, mordendosi le labbra.
<< Sai… forse sono un po’ pazzo anche io >> borbottò, dopo qualche istante, in un maldestro e patetico tentativo di farla stare meglio << Per quanto lui mi abbia spaventato e mi abbia fatto ribrezzo… ho continuato a pensarci su. C’era qualcosa che non mi quadrava, nel suo comportamento, anche se… a lungo andare ho liquidato la cosa con la bipolarità e la psicopatia. Adesso è tutto ancora più confuso. L'attimo prima lui mi dice di aver compiuto praticamente un genocidio ai tuoi danni e che non avrebbe avuto rimorso a dirti quanto si è divertito a farlo, mi minaccia di ridurmi a un colabrodo di sangue... e poi salti fuori tu a dirmi che non voleva fare niente di tutto questo. >>
Last Order annuì in segno di comprensione, accarezzando la testolina del barbagianni.
<< Lui ha anche rischiato la vita per me. Un uomo gli ha sparato ferendolo mortalmente al cervello mentre cercava di guarirmi da un virus informatico trasmessomi dai Kihara: volevano usare me e le Misaka come esercito, spiega Misaka come Misaka ripensando a quel giorno. >>
Ricordava bene i Kihara, erano coloro che avevano dato il via all’esperimento delle Sisters, ma anche coloro che avevano preso dei bambini esper e vi avevano fatto sopra esperimenti, lo stesso Accelerator era stato fra loro. Non c’era da stupirsi, quindi, che fosse fuori di testa e che la questione potesse chiudersi lì, ma Fire aveva deciso di dare il beneficio del dubbio a Last Order, dunque si limitò ad ascoltarla e la interruppe solamente quando credette che qualcosa non quadrasse.
<< Com’è possibile che sia stato ferito? Non c’è niente che possa colpirlo con quella sua abilità… >>
<< Finché tiene alta la Reflection, niente può toccarlo, puntualizza Misaka come Misaka in accordo. Ma per debellare quel virus, ha dovuto dare fondo a tutto il suo potere. L’operazione per salvarmi implicava usare quasi tutte le sue capacità cerebrali, e dunque non aveva abbastanza potere per attivarla quando quell’uomo gli ha sparato, spiega Misaka come Misaka in termini semplici così che tu possa comprendere. >>
<< Ed è ancora vivo unicamente perché è rinato qui, in Battleground… >>
La bambina tirò su col naso e annuì, per poi riprendere a parlare: << Da quando è rinato, ha sempre avuto visioni che lo tormentavano e voleva scoprire a tutti i costi cosa fossero. Dopo che il Dottore gli ha ridato i ricordi, permettendogli di comprendere la natura di quegli incubi... qualcosa nella sua psiche deve essersi rotta di nuovo, espone Misaka come Misaka ipotizzando le ragioni del suo comportamento. Il primo a sbagliare è stato proprio lui, non aveva il diritto di dirti quelle cose e minacciarti, ma ciò non toglie che era destabilizzato a causa del forte stress mentale. Il suo cervello deve essersi spaccato in due. Da una parte, le cose carine che gli hai detto al parco, dall'altra gli orrori che ha compiuto nella sua vita precedente. Non potendo sopportare il peso, è esploso volendo dimostrare a tutti i costi di essere un mostro. Questo per paura di ferire sia me, Yoshikawa e Yomikawa… che te, dice Misaka come Misaka, parlando francamente e cercando di analizzare la situazione. >>
Stavolta la morsa nello stomaco si fece più dolorosa. Per quanto si trattasse di una strategia assurda e assolutamente controproducente… in qualche modo, Fire la comprendeva: Accelerator voleva apparire un mostro, voleva restare da solo… perché pensava di non meritare nulla. Perché credeva che avrebbe potuto ferire le persone che gli stavano vicino e di conseguenza, ferire di nuovo sé stesso. Meglio tenere tutti lontano, meglio soffrire la solitudine piuttosto che soffrire per aver ferito qualcuno a cui si teneva davvero.
<< Be’, ha avuto quello che voleva >> sospirò, con rammarico, stringendo le ginocchia al petto.
Era inutile fingere il contrario. Era triste. Non sapeva se provare più pena, pietà o sincero dispiacere per quel ragazzo, o semplicemente sentirsi atrocemente in colpa per averlo giudicato tanto duramente senza prima conoscerlo a fondo.
<< Mi ha fatto arrabbiare talmente tanto che gli ho detto una cosa orribile >> confessò alla piccola << Gli ho chiesto come mai non fosse al posto del Maestro, visto che aveva tanti bei propositi riguardo il potere e il diventare più forte tramite omicidio. >>
Scosse il capo. Certo, chiunque avrebbe potuto pensare male di Accelerator dopo aver saputo quello che aveva fatto. Ma Fire gli aveva detto qualcosa di molto peggio di aggettivi come “mostro”, “psicopatico” o “assassino”, che forse erano già più “naturali”, “normali”. E aveva visto benissimo come ci era rimasto, dopo. Di nuovo gli si presentò davanti una domanda: il fatto che Accelerator avesse compiuto azioni atroci, lo giustificava forse a pensarsi come migliore di lui, a dargli il diritto di dirgli cose simili? Anzi, di più: un’azione simile era giustificabile, specialmente dopo aver ascoltato la storia di Last Order?
<< Ho sbagliato anch’io >> ammise l’istante dopo << Sono esploso a mia volta. Quando sono veramente arrabbiato do il peggio di me. È una cosa che odio, ma non posso farci niente… >>
<< Non essere triste, dice Misaka come Misaka cercando di consolarti. Sono sicura che prima o poi chiarirete. Io, Yomikawa e Yoshikawa faremo di tutto per stargli vicino e non farlo più sentire solo. Anche tu puoi aiutarlo, ti incoraggia Misaka come Misaka! Ho sempre pensato che avesse bisogno di un amico. >>
<< Uuh! Lasty ha ragione! >> intervenne Rowlet << Domani Rowlet e padron Fire partiranno per la missione. Sarà un viaggio lungo, e così padron Fire potrà approfittarne per parlare con Accelly e chiedergli scusa! >>
<< Sì, hai ragione, Rowlet, si associa Misaka come Misaka! >>
La coppia si girò in direzione dell’adolescente, e ciascuno dei due lo guardò con il miglior paio di occhioni teneri e supplichevoli che riuscirono a tirar fuori. Quegli sguardi trasmettevano lo stesso identico messaggio: “Cercherai di mettere da parte il tuo ego e il tuo essere un insopportabile asociale e proverai a parlare con lui in modo da chiarirvi?”
Fire tirò un lungo sospiro, sollevandosi in piedi e fissando entrambi negli occhi, deciso.
<< Farò quello che posso. Ve lo giuro. >>
Last Order non rispose. Si limitò solo ad abbracciarlo con tenerezza e sorridendo beatamente, mentre Rowlet la imitava accoccolandosi lungo la spalla del padroncino.
Tra i due, il barbagianni era più che certo del serio impegno che il padroncino avrebbe impiegato, perché lui manteneva sempre i giuramenti. Inoltre, non poté fare a meno di pensare quanto lui e quella bambina fossero simili. Lei aveva il proprio supereroe, Accelerator, e lui aveva Royal Noir.
E quei due si somigliavano tantissimo, nonostante l’albino avesse subìto cose molto più brutte di padron Fire. Eppure era sicuro che sarebbero riusciti lo stesso a trovare una congiunzione.
Non poteva saperlo, ma Last Order stava pensando le stesse identiche cose. E quando i due piccoli osservarono Royal Noir volare via con la scusa che doveva finire i preparativi per la partenza di domani mattina, ancora una volta lo stesso identico pensiero attraversò le loro menti.
“Adesso possiamo solo aspettare”.
 
                                                                                                                                                         * * * 
 
Il Dottore attendeva all'estremità opposta della pista d'atterraggio, un conglomerato di navi da battaglie e piccole portaerei che fungevano da mezzi da carico o semplicemente per il trasporto occasionale di persone. Di fianco ad esse erano state stipate numerose casse contenenti viveri e armamenti, tutti rifornimenti essenziali per portare avanti le numerose occupazioni in cui era coinvolta la Resistenza, la cui rete di sostenitori scorreva intricata per i pianeti di Battleground come la rete di un ragno.
Accanto al Dottore vi era Angel, ben riconoscibile a causa della sua folta capigliatura rossa. Stavano in piedi di fronte ad una navetta diversa da tutte le altre presenti nella base, un grosso mezzo di forma vagamente romboidale dalle pallide rifiniture placcate in metallo lucente, con superfici bianco osso e incrostate di ruggine.
Aveva il ponte abbassato, la cui rampa conduceva fino ad un’entrata rialzata di circa un metro e mezzo rispetto al pavimento.
Il Dottore si guardò intorno un paio di volte, prima di controllare l'orologio incorporato nel proprio scroll.
<< Dovrebbero essere qui a momenti >> borbottò quasi a se stesso << Certo, sempre che non si siano prima fermati a fare colazione. Peggio per loro, spero che abbiano portato i sacchetti per il vomito. >>
<< E se non lo hanno fatto? >> domandò Angel, il tono di voce ornato da una lieve punta d'incertezza. Dopotutto, l'ultima cosa che voleva era passare diverse ore stipato una navetta riempita fino all'orlo di odori sgradevoli.
Il Dottore si limitò a stringersi nelle spalle.
<< Porto sempre i tappi per il naso. Le mie esperienze passate con alcune razze mi hanno insegnato a non uscire mai senza >> disse con un sorriso ironico, per poi rabbrividire al ricordo di quelle avventure.
Inutile dire che Angel non si sentì affatto rassicurato dalle parole del Signore del Tempo
Al contrario di quanto si auguravano il Dottore e il suo compagno soleano, il team JEKP aveva attualmente fatto colazione a causa dell’insistenza di Kirby ed Emil. Per somma disgrazia dei suddetti, erano riusciti a prendere solo alcune pillole alquanto insipide che non avrebbero causato problemi di stomaco durante il viaggio, e ora correvano sulla pista d'atterraggio trascinando diverse borse contenenti munizioni, pezzi di ricambio per le loro armi e medicinali per ogni evenienza.
<< Scusate il ritardo >> dichiarò James non appena si fermò davanti al leader dei Time Warriors.
Indossava la sua corazza di ossa, risistemata per l'occasione. I suoi compagni, indietro di qualche metro, salutarono aggiungendo le stesse scuse.
<< Ragazzi >> li accolse il Dottore, dando loro una rapida occhiata, quasi come se si volesse assicurare che fossero realmente pronti per la missione imminente << Spero che non abbiate avuto problemi di alcun tipo. >>
<< Niente di troppo eclatante, a parte la discutibile colazione >> rispose Emil << Siamo abituati ad alzarci presto. >>
<< Ieri abbiamo discusso con Ruby, Weiss, Blake e Yang >> comunicò Penny << Non abbiamo certo risolto tutto… ma confidiamo nel fatto che Ruby stia un po’ meglio. >>
Proprio in quel momento, si avvertì un gran frullare d’ali. I ribelli alzarono gli occhi e videro planare sopra di loro l’ombra di Royal Noir, accompagnato dall’amico barbagianni. Il Vigilante Mascherato atterrò loro davanti, perfettamente in piedi. Ad un piccolo lampo verde, le ali piumate tornarono ad essere un consueto lungo mantello.
Rowlet si appollaiò sulla sua spalla, poi agitò le ali in direzione dei membri in un evidente saluto.
<< Cia-uuuh, amici! Anche Rowlet e padron Royal sono arrivati. >>
<< Esibizionista >> commentò Kirby, sottovoce.
<< Io l'ho trovata una bella entrata >> commentò il Dottore, volgendo all’adolescente un'occhiata divertita << I soldati di Atlas dovrebbe prendere esempio. >>
Rilasciò un sonoro sbuffo.
 << Sono sempre così rigidi... senza offesa >> aggiunse rivolto verso James, il quale si limitò a scrollare le spalle.
Accelerator arrivò poco dopo, camminando con passo felpato e borbottando un rapido: << Buongiorno. >>
Il suo tono era stranamente roco e stanco. Osservando attentamente il viso, infatti, era possibile notare due profondi solchi neri sotto gli occhi. Neanche quella notte era riuscito a dormire decentemente.
Si portò accanto a Fire, insieme agli altri, tenendo le mani in tasca e assottigliando lo sguardo nel suo celeberrimo cipiglio annoiato e menefreghista.
<< Sì, lo so, sono in ritardo, ma se volete dare la colpa a qualcuno… be', datela alla marmocchia, non voleva staccarsi. Spero che sia tutto pronto. >>
Dopodiché, si sentì un rombo di tuono, seguito dal bagliore di un lampo. Davanti a loro era atterrata la figura dell’alto e possente Thor, il cui mantello spiegazzato oscillava a causa del piccolo venticello da lui creato.
Con portamento regale, si rivolse ai suoi compagni e al Dottore. << Chiedo perdono, Dottore, credo di essere l'ultimo arrivato. Chiedo perdono anche a voi, miei compagni d'arme. Anche se ho ritardato a presenziare, non tarderò quando la battaglia mi chiamerà in vostro soccorso. >>
<< Nessuno di noi ne dubita, signor Thor >> lo rassicurò Penny con un sorriso, dandogli una pacca amichevole lungo l’avambraccio, poiché troppo minuta per potergli raggiungere la spalla.
<< Concordo >> disse James, incrociando ambe le braccia davanti al petto e girandosi verso il Dottore << Se non ricordo male, la missione si svolgerà su Scariff. >>
<< Ne discuteremo meglio durante il viaggio >> rispose il Signore del Tempo << Spero che non abbiate dimenticato nulla, perché non torneremo indietro per un po'... >>
Si fermò di colpo e i suoi occhi vagarono all'estremità opposta della pista di atterraggio. Il resto dei ribelli raccolti lo seguì a ruota, e i loro occhi si fermarono sulle figure familiari di Ruby Rose, Weiss Schnee, Blake Belladonna e Yang Xiao Long, vestite con i loro abiti da combattimento e con le mani ben salde sulle rispettive armi.
L'intero team JEKP sbarrò gli occhi nel vedere arrivare le quattro Cacciatrici a passo determinato, come se fossero già pronte a seguirli in quel breve quanto pericoloso viaggio. Nessuno dei quattro riuscì a decidere se fosse un'alternativa confortante o spaventosa.
<< Ciao, ragazze. Siete venute a salutarci? >> domandò Kirby, esitante.
Il gruppo di neo cacciatrici cominciò a guardarsi l'un l'altra, come se stessero avendo una conversazione silenziosa.
Dopo quasi un minuto buono, Ruby volse ai ribelli un'espressione risoluta.
<< No >> dichiarò con tono di fatto << Siamo venute ad aiutare noi stesse… e Battleground. >>
<< Ciò che stiamo per fare non è certo una missione per fanciulle sperdute, mie giovani guerriere nate >> disse Thor con tono serio e severo << Ruby Rose, so che vuoi vendicare la morte di tuo padre, e credimi se ti dico che so molto bene quello che provi. Ma ti devo chiedere, così come a tutte voi altre… siete disposte a mantenere i nervi saldi? A non cedere all'odio quando, in mezzo a quella bolgia, potreste trovarvi davanti l'assassino di Qrow? Dovrete seguire ciecamente gli ordini. Se il Dottore dirà di combattere dovrete combattere, e se dirà che dovrete scappare voi dovrete scappare senza guardarvi indietro. Capite bene? >>
Inizialmente, Ruby si senti quasi raggelata dalle parole del tonante. Gli occhi del biondo la fissavano con una tale intensità che, per un attimo, la giovane cacciatrice temette che sarebbe rimasta fulminata da quello sguardo del colore del cielo stesso.
Deglutì a fatica e prese un paio di respiri calmanti.
<< Ne abbiamo parlato tutta la notte, e siamo giunte alla conclusione… che non potremo mai riavere le vite di un tempo >> ammise con riluttanza << Non finché saremo marchiate come criminali. >>
<< E per quanto la vostra idea sia folle e assolutamente ridicola... >> aggiunse Weiss << è anche la nostra migliore possibilità per uscire da questa situazione. >>
<< Quindi sì >> continuò Blake << Vi aiuteremo. >>
<< Ed eseguiremo ogni vostro ordine come delle brave soldatine >> terminò Yang, accentuando il tutto con un roteare degli occhi.
L’idea di farsi comandare a bacchetta dalle stesse persone che avevano contribuito alla morte dello zio non la entusiasmava particolarmente, ma considerando la situazione attuale… be’, questa era la migliore possibilità che avevano per ripulire i loro nomi e proteggere le persone che amavano.
Nel mentre, Angel si alzò dalla cassa dove si trovava e si avvicinò al leader del team.
<< Ho saputo di quello che è successo >> disse con aria afflitta, mentre piegava il capo in segno di rispetto << Mi spiace per tuo padre, e credimi, comprendo il tuo dolore. È morto da vero eroe. >>
Visibilmente sorpresa, Ruby lanciò all'adolescente un sorriso gentile. << Ti ringrazio. So che non abbiamo interagito molto, ma spero che avremo modo di combattere assieme. >>
Detto questo, volse la propria attenzione nei confronti del Dottore.
<< Allora? C'è posto in questa missione per un'altra squadra? >> domandò con tono colmo d'anticipazione.
Il Signore del Tempo rimase fermo e immobile e si limitò a passare brevemente lo sguardo da un membro all'altro del team.
Dopo qualche attimo di silenzio, scrollò le spalle con fare apparentemente disinteressato.
<< Perché no? Per quello che stiamo per fare… avremo bisogno di tutto il backup possibile. >>
Arricciò ambe le labbra in un sorriso estatico e indicò la nave alle sue spalle.
<< Coraggio, tutti dentro al Falcon! >> esclamò gioviale.
Accelerator inarcò un sopracciglio.
<< E noi dovremo viaggiare… su quella?>> disse indicando il suddetto mezzo con aria incredula.
Lo stesso sguardo venne rapidamente condiviso dalla maggior parte dei presenti, ad eccezione di Thor.
Il Dottore inarcò un sopracciglio. << Sì…perché? C’è qualcosa che non va? >>
<<  È un pezzo di ferraglia >> rispose impassibile l’albino.
Il Signore del Tempo rilasciò un sonoro sbuffo e procedette a picchiettare il fianco della nave con fare quasi affettuoso.
<< Questa bellezza, caro il mio esper, è forse la nave più veloce di tutta Battleground >> rispose con voce orgogliosa << Proviene direttamente dalla collezione privata di Dedede, e posso assicurarti che in giro non potremmo trovarne una migliore. Be'… senza contare il TARDIS, ovviamente. >>
Accelerator fissò il mezzo di trasporto con aria poco convinta, imitato dal resto dei ribelli. Infine, schioccò la lingua e sembrò accettare le parole del Dottore e cominciò a salire la rampa d’imbarco, affiancato da Fire, Angel e Thor.
Il team RWBY seguì a ruota, ma davanti a loro si frapposero Emil e compagni, i cui volti erano ora adornati da espressioni molto più serie.
<< Siete veramente pronte a questa missione? >> chiese il fauno, rifacendosi alla domanda già posta in precedenza dal dio del tuono.
<< Ed ad aiutarci nonostante i vostri sentimenti personali sulla Resistenza? >> aggiunse James.
Weiss rilasciò un sonoro sospiro. << Pensate davvero che avrei permesso alle mie compagne di partecipare a questa follia senza avere la certezza che sarebbero state disposte a mettere da parte i loro rancori? >> domandò con un roteare degli occhi. << Sono cresciuta ad Atlas, so quanto il cameratismo di un gruppo sia fondamentale per la riuscita di una missione. >>
<< Ecco perché ha passato le ultime due ore a farci una ramanzina sull'importanza del lavoro di squadra >> aggiunse Yang, ricevendo un'occhiataccia da parte dell'albina << Non avete di che preoccuparvi, ragazzi, faremo le brave. Be’… per la maggior parte del tempo. >>
Tra sé e sé, Fire non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo di fronte alla conferma che Ruby Rose non solo era disposta a perdonarlo, ma aveva anche deciso di seguire il suo consiglio: onorare la memoria del padre Qrow Branwen.
<< Era tutto quello che volevo sentire >> ribatté un sorridente Kirby, andando verso il Falcon << Dal canto nostro, non vediamo l’ora di poter lavorare con voi. >>
<< Uuuh! >> bubolò Rowlet, svolazzando vicino alla testa del rosato << Confetto ha ragione! Faremo tutti del nostro meglio per trattare bene le nostre nuove amiche. >>
Accelerator, esasperato, sia a causa della voce del barbagianni che trovava insopportabile, sia al pensiero degli incubi, perse la pazienza.
Si trattenne a stento dall’urlare, strinse i denti e sibilò: << Possiamo passare al briefing di missione, ed evitare di perderci in queste cazzate di merda? Per favore... >>
Thor lo osservò un attimo con la coda dell'occhio. Aveva intuito che l'anima del ragazzo era tormentata. Meditò di parlargli sulla questione, ma quello non era certo il momento adatto. Avrebbe aspettato.
 
                                                                                                                                                       * * * 
 
Gli interni del Millenium Falcon erano piuttosto scarni, un conglomerato di corridoi e pareti bianche come un osso. Il Dottore condusse i suoi nuovi passeggeri fino ad una stanza circolare, ove si trovava un tavolo olografico circondato da tante poltrone quanti erano i membri dei Time Warriors.
L’alieno aspettò che tutti fossero seduti e volse loro uno dei suoi consueti sorrisi.
<< Siete tutti comodi? >>
I vari ribelli annuirono all'unisono, con espressioni visibilmente seccate da parte di Weiss e Accelerator.
<< Eccellente! >> esclamò il Signore del Tempo, per poi attivare il proiettore olografico. Come dal nulla, l'immagine trasparente di un pianeta si materializzò al centro della stanza.
<< Come sapete, questa... >> disse indicando il corpo celeste << è la nostra destinazione. Scariff, archivio imperiale e residenza del senatore Anakin Skywalker, il quale ospiterà per la prima volta la festa annuale per l'Empire Day. La nostra missione? Infiltrarci negli archivi nascosti sotto l'abitazione e recuperare le coordinate della posizione del TARDIS. Facile, no? >>
<< La residenza Skywalker è una delle fortezze più inespugnabili di tutta Battleground >> ribatté Royal Noir, incrociando le braccia << Mi auguro per il nostro bene che il tuo piano sia accurato e studiato nei minimi dettagli. >>
<< Essendo una festa così importante, è probabile che ci saranno anche quei bastardi dei suoi collaboratori >> aggiunse Accelerator << E forse pure il Maestro stesso. >>
<< Concordo con il giovane >> intervenne Thor << Anche la presenza di mio fratello non è da escludere. Potrebbe aver messo un incantesimo difensivo su tutta la residenza… e credetemi, la magia di Loki è molto potente, amici miei, anche più di quella dello Stregone Supremo del mio mondo. >>
<< Di questo non avete di che preoccuparvi >> rispose prontamente il Dottore, compiendo un movimento sprezzante con la mano destra << Come ad ogni Empire Day, Il Maestro sarà impegnato con il discorso annuale ai suoi fedeli, che si svolgerà a Washington. Per quanto riguarda Loki, lui organizza sempre la propria festa ad Asgard, e le spie che ho piazzato su Scarif mi hanno confermato che non ha mai messo piede sul pianeta negli ultimi giorni. >>
<< Se il Maestro e Loki non ci sono è un bene. Però... sappiamo che il Maestro ha altri collaboratori tra le sue fila. La domanda è: chi di loro sarà alla festa? >> chiese Angel.
<< Lord Shen non sarà presente >> asserì il Vigilante Mascherato << Anche lui, ogni anno, organizza sempre la propria festa in pompa magna a Gongmen. Non può permettersi di non presenziare. Inoltre, la devastazione che abbiamo provocato nei suoi sotterranei e nel suo laboratorio alchemico lo terrà occupato per un bel po’. >>
<< Anche Salem non ci infastidirà >> continuò Ruby, sebbene si trovasse un po' a disagio a parlare in maniera tanto distaccata di una persona così vicina << L'inaugurazione del Vytal Festival è alle porte, e lei deve organizzare il tutto. Qualcun altro manca all’appello? >>
<< Vorkye Bloodbless e Darth Vader >> disse il Dottore, prima di scrollare le spalle << Ma in base alle informazioni che ho raccolto nel corso degli anni, il primo preferisce non partecipare a questo tipo di attività, se non per pura necessità politica. E il secondo… be’, vi sembra davvero un tipo da festa? >> chiese ironicamente.
Angel non rispose alla battuta, e si chiuse a riflettere. In quel momento c’era qualcosa… anzi, qualcuno, che lo turbava specificatamente.
<< A che cosa pensi? >> gli chiese Blue, il quale si rese nuovamente visibile ai membri del gruppo.
<< A Vorkye Bloodbless. Credo di non sbagliarmi nel ritenere che in realtà... sia un soleano come me. >>
Il Dottore lo guardò con occhi seri. << Ne sei sicuro? >>
Il rosso annuì convinto. << Anche prima che recuperassi la memoria, ogni volta che vedevo il suo volto…era come se venissi colto da un forte senso di agitazione… e paura. >>
<< Se è veramente un soleano, allora dovrai stare molto attento >> disse Blue << Non è da escludere che sarà in grado di riconoscerti. E se lavora con il Maestro... >>
<< Abbiamo appurato non sarà presente >> lo interruppe Accelerator, incalzante << Il che mi fa chiedere… a cosa serviamo tutti noi? Senza l’allegra combriccola di psicopatici, non ti basterebbe portarti dietro le due squadre delle merdaviglie, o magari anche solo riccioli d’oro?  >>
Gli otto Cacciatori presenti, persino la sempre cordiale Penny, si indispettirono dinnanzi alle parole dell’esper, ma decisero saggiamente di ignorare l'insulto.
<< Un archivio con informazioni così classificate non può che avere difese paragonabili a quelle di un'Accademia >> spiegò James << Senza offesa per Thor, ma se provasse ad attaccare la villa frontalmente verrebbe crivellato prima ancora di poter mettere piede nei giardini, oltre a richiamare la flotta che orbita attorno al pianeta. Dobbiamo introdurci di soppiatto. >>
<< Ecco perché procederemo come avevamo programmato, ma con qualche piccola modifica >> continuò il Dottore << Fire si recherà alla festa come partecipante attivo. E per rendere il tutto più credibile... verrà accompagnato da Weiss. >>
A quelle parole, la suddetta cacciatrice e Yang sembrarono bloccarsi sul posto. Gli occhi della bionda si colorarono di rosso, mentre guizzi di fiamme dorate cominciarono ad avvolgerle la chioma dorata; l’albina, dal canto suo, tamburellò più volte le dita sui braccioli della propria sedia, sperando di aver capito male.
<< P-può spiegarsi meglio, Dottore?>>
<< Significa che dovrai recitare la parte della sua ragazza, Biancaneve. E se necessario, scambiarvi anche qualche lavoro di lingua >> spiegò Accelerator, indicando Fire.
<< Mi prendi in giro!? >> sibilò quest'ultimo, lanciando un'occhiata fulminante al Dottore << Ci pensi su a certe pagliacciate, oppure ti vengono spontanee!? >>
Il Signore del Tempo si limitò a roteare gli occhi. << Oh, suvvia, non fate i bambini, dovrete solo fingere di essere una coppia di giovani nobili al loro primo appuntamento, così eviterete di attirare eventuali spasimanti e permetterete a Fire di passare inosservato. Ovviamente, la signorina Schnee dovrà avere un travestimento, ecco perché le fornirò un'interfaccia olografica che le farà assumere l'aspetto di sua sorella >> spiegò pazientemente.
<< Nel mentre, io e il qui presente Angel... >> disse indicando il rosso << Ci travestiremo da camerieri e cercheremo di accedere agli archivi. Attualmente, è l'unico qui - oltre a Fire - a non avere un bel manifesto con sopra scritto a caratteri cubitali "RICERCATO", e avrò bisogno di aiuto in caso di problemi. >>
<< E immagino che, nel caso la copertura salti, subentrerà un gruppo per combattere la minaccia. Mi offro volontario, Dottore >> sentenziò Thor << Io sono troppo riconoscibile, e anche assumendo le sembianze del mio alias umano, Donald Blake, potrei incorrere in qualche viso familiare. E vorrei anche l’aiuto del ragazzo >> continuò, indicando proprio Accelerator.
<< Prego? >> chiese il diretto interessato.
<< È necessario, mio giovane compagno. Il tuo aspetto non passa inosservato e il tuo potere è tra i più tremendi che io abbia mai visto in tutti e i Nove Regni. Vorrei che tu mi affiancassi in battaglia nel caso di bisogno. >>
<< Tch... se pensi che... >>
<< So che fremi dalla voglia di gettarti nella mischia. Ma ti chiedo, per il bene di tutti, di restare a vigilare con me. Anche i battaglioni di riserva hanno uno scopo nobile, giovane. È nostro dovere mediare e intervenire solo se strettamente necessario. Il nostro potere potrebbe causare più danni che benefici. Comprendi le mie parole? >>
Per tutta risposta, il ragazzo schioccò la lingua e si adagiò con la schiena sulla sedia. << Fanculo. Fate come vi pare. >>
Mentre Thor faceva la sua piccola richiesta, Ruby e James avevano parlottato tra di loro per decidere come organizzarsi.
<< Un paio di occhi in più potrebbero esservi utili. Dove dovremmo piazzarci? >> domandò la mietitrice.
<< La posizione migliore sarebbe nei pressi dei giardini >> rispose il Dottore << È l'area più vicina al punto d'accesso degli archivi, e quindi sarà probabilmente la più difesa. Certo, il qui presente Royal avrà l'arduo compito di attirare la maggior parte delle forze armate che presiedono la casa, ma meglio essere pronti nel caso qualche stormtrooper rimanga indietro. >>
I due leader annuirono soddisfatti, essendo abituati a nascondersi tra alberi e cespugli per sfuggire ai Grimm o attaccarli di soppiatto.
<< Dove dovrò attirarli? >> chiese Fire, attirando lo sguardo del Signore del Tempo.
<< Tra tutti noi, tu sarai l'unico a poter accedere alla parte inferiore della magione, che da direttamente sull'astroporto del pianeta. Una bella freccia piantata in uno dei serbatoi di carburante e BOOM! >> esclamò, simulando un'esplosione con le braccia << Avrai tutti gli occhi rivolti su di te. >>
<< A quel punto, immagino che io e Thor dovremmo correre in soccorso del broccolo >> replicò Accelerator.
<< Come mi hai chiamato? >> ringhiò il Vigilante a denti stretti.
<< Broc-co-lo... ecco come ti ho chiamato. Problemi? >>
<< Se le cose si metteranno troppo male, sì, dovrete intervenire in suo aiuto >> confermò il Dottore con un rapido cenno del capo, zittendo con un’occhiata la risposta già pronta sulle labbra di Fire.
<< Dottore >> intervenne Blake << visto che una volta recuperate le informazioni dovremmo scappare il più rapidi possibili, qualcuno dovrà restare a pilotare il Falcon per raggiungere gli altri, giusto?>>
Gli occhi del Signore del Tempo parvero illuminarsi.
<< Hai proprio ragione, ragazza, me ne ero quasi dimenticato. Ugh, c'è sempre qualcosa... >> borbottò stizzito, mentre si portava una mano al volto << Qualcuno di voi sa come fare volare una navetta classe mercantile? >>
<< Ne ho guidate un paio. Sono un po’ arrugginito, ma penso di potercela fare >> si offrì Kirby.
<< Sperando che riusciremo a salire tutti sani e salvi >> commentò Angel, cupo << Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma dubito seriamente che tutto filerà liscio come l’olio. E le cause potrebbero essere molteplici. >>
Tutti lo fissarono in silenzio. La sua supposizione non era certo da escludere.
Il Dottore rilasciò un sonoro sospiro.
<< Ho guidato la resistenza per vent’anni, ragazzo, so bene che la probabilità che un piano si svolga esattamente com'era programmato sono una su un milione >> ammise con riluttanza << Ma è pur sempre una possibilità. E una cosa ve la posso giurare! >>
Restituì l'espressione seria del rosso.
<< Nessuno di voi verrà lasciato indietro. Sopravvivremo tutti… me ne assicurerò. >>
Angel lo guardò per un paio di secondi. Infine, annui soddisfatto. << Mi affido a lei, Dottore. Facciamolo! >>
<< Anche noi ci affidiamo a te >> stabilirono all'unisono i membri del team JEKP. Le loro compagne furono più incerte, ma dopo uno sguardo reciproco annuirono convinte.
<< Sai che mi son sempre fidato di te, Dottore, fin da quando mi chiedesti di lavorare con la Resistenza molti anni fa. Se dici che possiamo farcela…allora non ho motivi per tirarmi indietro. Per la Resistenza e per Battleground! >> esclamò Thor, alzando il suo martello.
Fire non si fidava completamente della promessa fatta dal Dottore. Non che dubitasse della buona fede che avesse messo in essa, finora non gli aveva mai dato motivo di dubitarne. Semplicemente, dopo Branwen, si era fatto una mezza idea di cosa fosse davvero la guerra, e ormai era ben conscio del fatto che fosse praticamente impossibile salvare tutti. Oltretutto, sapeva quanto la missione fosse rischiosa e appesa al filo di un rasoio.
Tuttavia… era proprio per questo che avevano bisogno di tutto l’aiuto e il sostegno possibile, e che non dovevano lasciarsi frenare, non senza almeno averci provato.
Perciò si alzò in piedi e guardò il Dottore.
<< Ho già accettato i rischi e i pericoli derivanti da questa causa, e non intendo cambiare idea ora. Sono con te. >>
Rowlet, appollaiato in cima alla schiena della sua sedia, finora rimasto in rigoroso e rispettoso silenzio, stridette fortemente in assenso.
Accelerator teneva ancora le braccia conserte. L’unica cosa di cui gli importava davvero di tutta quella situazione erano quelle due donne, ma soprattutto Last Order. Proteggerla avrebbe significato l’espiazione delle proprie colpe. Lei era innocente, e si era ritrovata in quella situazione per cause di forza maggiore. Ecco perché avrebbe lottato per lei fino alla fine.
E se sarebbe finito all’inferno per i propri peccati… andava bene. Ma Last Order era pura e innocente, e avrebbe dato volentieri la vita pur di vederla felice.
<< Ci sto, manica di stronzi. Quando cominciamo? >>
 
                                                                                                                                                           * * *
 
La riunione era durata circa un’ora. Ne restavano ancora tre prima di arrivare alla loro destinazione, Scarif.
Il Millennium Falcon era talmente grande da essere provvisto di un’ala interamente composta da spogliatoi in comune ma divisi tra i sessi.
Quelli maschili si trovavano sulla sinistra e al momento erano deserti, tranne per la presenza di Accelerator. L’albino si era concesso una doccia ristoratrice per riprendersi da tutti quegli incubi che lo tormentavano, ed ora era in procinto di cambiarsi d’abito per la missione che lo attendeva.
Sarebbe dovuto rimanere nelle retrovie insieme a Thor e intervenire solo se strettamente necessario. La sua mente ritornò a quello che gli aveva detto: ancora non era riuscito ad inquadrare bene quel guerriero, sempre saggio e pronto a dispensare consigli.
Si tolse la felpa bianca, i jeans e infine le scarpe nere, poi afferrò un altro paio di jeans e scarpe dall’armadietto. Se li infilò con cura e, prima di indossare la t-shirt nera, notò la presenza di uno specchio dietro di lui. Si fermò di fronte ad esso, rimanendo per qualche istante a contemplarsi: la sua figura era talmente pallida e candida che avrebbe potuto confondersi con il biancore del marmo da cui era circondato, non fosse stato per il rossore sanguigno delle sue iridi e i contorni vagamente rosei dell’epidermide.
In altezza arrivava al metro e settantacinque, piuttosto alto, per un normale sedicenne, questo a causa delle lunghe gambe candide. Era molto magro, praticamente smilzo: attraverso la pelle si intravedevano leggermente le costole. Un corpo puro e bianco, frutto dell’albinismo, glabro e immacolato come la pelle di un neonato.
Immacolato, almeno a prima vista: un macabro sfregio, posto all’altezza del ventre, distruggeva veemente la grazia di quel corpo adolescenziale, dai tratti talmente delicati da apparire fanciulleschi. Una lunga, sottile cicatrice violacea, aperta brutalmente da un bisturi mosso dalla mano di un uomo senza scrupoli.
L’esper ne osservò i contorni sulla pelle per qualche istante, e poi attraverso il riflesso dello specchio: pareva un marchio, il simbolo di una ferita indelebile di un animo macchiato e deviato dalla violenza e dall’insensatezza di altri mostri umani.
“Tch, quante puttanate filosofiche...”
Distolse lo sguardo e tornò a concentrarsi sul resto del proprio corpo. Si toccò un attimo i bicipiti, e rimase parecchio perplesso: finora non si era mai reso conto di quanto la sua pelle fosse morbida e sorprendentemente liscia. Non aveva l’accenno di un muscolo perché non si era mai allenato nel corso della sua vita, nonostante vivesse di risse di strada: aveva sempre e solo fatto affidamento sul suo straordinario e complesso potere.
Non gli era mai importato granché del suo aspetto ma, per quella volta, volle giocare con lo specchio. Tese i muscoli dell’addome per vedere se si potesse notare la cosiddetta “tartaruga”: non ne trovò alcuna traccia, se non qualche piccola protuberanza di muscoli addominali facilmente visibili solo a distanza ravvicinata. Volle provare anche col bicipite, così si avvicinò di più, portando il braccio vicino al petto e piegò l’avambraccio, gonfiando il muscolo: il risultato fu il medesimo.
Rimase qualche momento a guardarsi pensando, tra sé e sé, che forse sarebbe stato bello fare dell’esercizio fisico per tonificarsi.
“Bah, che stronzate” pensò l’istante dopo “Non ho certo bisogno di tonificare il corpo, i miei calcoli bastano e avanzano nelle battaglie”.
Portò entrambe le braccia lungo i fianchi e irrigidì il corpo per controllare anche i muscoli del petto... quelli erano già più visibili.
<< Però potrei avere un’aria più minacciosa con qualche muscolo in più. Vista da questo lato, la prospettiva dell’esercizio fisico, inizia ad avere un senso >> disse ad alta voce.
Poi scosse la testa. Si sentì un vero imbecille a fare una cosa simile, ma per una volta… non era mica la fine del mondo. No di certo, ed era pure da solo.
O per lo meno così credeva. Infatti, mentre si metteva la maglia, non si accorse della presenza di un certo ragazzo dai capelli verdi che era arrivato nei camerini proprio dopo averlo sentito fare quell’uscita.
<< Hem hem… >>
L’albino sentì come se il suo cuore avesse perso un battito. Aveva riconosciuto subito quella voce e maledì sé stesso e il suo pensare ad alta voce. Si girò lentamente.
Baelfire era lì davanti a lui, con un cipiglio alquanto stranito. Era vestito col suo classico costume da Royal Noir, ma privo della maschera e con il cappuccio steso dietro la nuca. Lo osservava, con una smorfia strana, come se stesse cercando di deformare un sorriso visibilmente divertito.
Accelerator era letteralmente imbarazzato, ma si controllò e fu lesto ad assumere la sua espressione irritata e menefreghista.
<< Ma che cazzo fai? Tua madre non ti ha forse insegnato a non sorprendere le persone in quel modo?! Magari bussare o fare qualcosa! >> sbraitò.
<< Temo di no. Non ho mai conosciuto mia madre >> rispose Fire, apparentemente senza scomporsi, tornando a sua volta alla solita espressione impassibile. << Ad ogni modo, non mi sembrava carino interrompere la tua meditazione prima del tempo. >>
C’era un pizzico di lieve ironia in quella frase, ma non era maligna, non fino in fondo.
<< Tch... tu... che cazzo hai visto? >> chiese l’esper, con voce scontrosa, volta a nascondere l’imbarazzo.
<< Non molto, solo l’ultima parte  >> rispose l’altro con un’espressione perplessa.
Accelerator tirò un sospiro di sollievo interiore. Era felice del fatto che non lo avesse visto mentre faceva lo stupido davanti allo specchio, cionondimeno era contrariato che quel ragazzo avesse sentito le sue divagazioni.
<< Tu non hai sentito niente >> ringhiò << Ci siamo capiti bene? >>
<< D’accordo. Io non ho sentito niente >> lo assecondò il giovane dai capelli verdi, scuotendo la testa per non badare troppo al suo interlocutore << Ero venuto qui per prepararmi per la festa. Devo mettermi quel ridicolo vestito da nobile per il ballo. >>
Accelerator incurvò le labbra in un ghigno canzonatorio, inscenato per nascondere quello divertito. << Ah sì, dove dovrai recitare la parte del nobiluomo perfettino, scambiandoti qualche effusione con quella ragazzina. Scommetto che il pennuto ti prenderà in giro a vita. >>
<< Probabile. In ogni caso, ti invidio. Poter rimanere in disparte, bello tranquillo, insieme a quel Thor... >>
Sembrava assurdo che stessero parlando nuovamente in maniera amichevole e tranquilla, dopo lo scontro avvenuto quella fatidica sera. Ma i giorni trascorsi erano serviti ad entrambi per sbollire, e dunque ora si comportavano normalmente l’uno con l’altro, anche se con impercettibile cautela: dopotutto, quello che era accaduto non era stato dimenticato.
Passando davanti al grande specchio orizzontale appeso lungo una delle pareti, d’istinto Fire non poté fare a meno di fermarsi a studiare il proprio corpo, ricoperto dal lino bianco del suo costume in maniera piuttosto attillata.
Perfettamente bilanciato e di taglia media: ventre tonico, gambe e braccia di una muscolatura proporzionata, il collo equilibrato alle spalle definite. Il suo pomo di Adamo era sempre stato molto sottile, e dato che spesso indossava colletti alti, raramente si notava.
Vigeva, in tutta la sua figura, una sorta d’aura di sospensione: era finalmente pronto a trasformarsi in uomo, ma ancora, in qualche modo, era come se qualcosa tentasse ostinatamente di trattenerlo nell’adolescenza. Persino il suo fisico ci teneva a ricordargli che avrebbe dovuto fare qualcosa per quella sua maledetta testa calda, pensò, liberando uno sbuffo e socchiudendo appena le palpebre.
In realtà, la sua corporatura non era esattamente un bello spettacolo, a meno che non ci si soffermasse esclusivamente sulle forme e le curve. Per il resto, la bellezza della carnagione chiara era sfigurata da qualche connubio di cicatrici: la giugulare era attraversata da un’incisiva linea sottile, presente anche sul ventre, solo molto più grande e profonda; sulla spalla destra aveva cinque segni rossi e verticali, mentre qua e là, disseminato su schiena, gambe o braccia, qualche remoto segno di bruciatura da proiettile laser: i suoi inizi, quando ancora non era tanto veloce da schivarli. E naturalmente, sull’avambraccio, spiccavano le brutali incisioni cinesi significanti “feccia ribelle”.
Vide Accelerator fissarlo con attenzione, inclinando il capo di lato. << Cos’è, ti sei perso nei tuoi pensieri? >>
<< Ripensavo a tutte le lotte che ho sostenuto, e ai segni riportati da esse. Quando combatti il crimine tutte le notti, è inevitabile. I delinquenti minori hanno spesso armi da taglio, perché le pallottole e le pistole da noi sono un privilegio dell’alta società. I laser degli stormtroopers sono sfiancanti. Col tempo, ho imparato a disarmare per bene i primi e a schivare i colpi dei secondi. È Shen il vero rischio per me, ogni volta che combatto. >>
<< Ah... be’, io in fondo non capisco molto di queste cose, non so se mi spiego. L’unica volta in cui ho provato dolore è stato contro quel pezzo di merda asmatico, ma le ferite sono guarite del tutto. È piuttosto forte il tuo rivale, per essere un semplice umano senza poteri >> commentò l’albino, facendo scrocchiare il collo.
Fire annuì. << È astuto, è di spanne superiori a me, possiede un arsenale di armi in vibranio e vibramantio, con i quali riesce a contrastare il mio laser. Ma non è solo per questo che è letale. È completamente diverso dai suoi uomini. Loro sono soltanto manichini e pedine che eseguono semplici ordini. Shen non è così. Ha la sua esperienza e un puro istinto sanguinario. Attacca per uccidere, mutilare o ferire gravemente. Ne gode. Glielo leggo negli occhi, ogni volta che una sua lama mi trapassa la carne. Posso solo immaginare tutto il tempo in cui mi ha avuto in pugno, quanto deve essersi divertito... >>
Trattenne a stento un moto di disgusto, e d’istinto si strofinò l’avambraccio, in cui si trovava lo  sfregio, coperto dalla stoffa. Fu distratto dalla voce dell’albino, che aveva ripreso a parlare.
<< Sì, capisco la sensazione che prova... >> Lo vide ghignare, dilatando le pupille << È davvero divertente vedere le grida di pietà dei propri avversari, schiacciati sotto i piedi come insetti. Quando uccidi una persona, puoi dire di conoscerla meglio di chiunque altro... perché nei loro ultimi attimi, le persone mostrano chi sono veramente >> terminò con una risatina sadica << In un certo senso... puoi dire di non conoscere i tuoi avversari fino a quando non li uccidi. >>
Fire deglutì a fatica. Il caldo sudore sulla sua pelle pareva gelido, a causa dell’inquietudine che l’aveva appena invaso. Facendo appello a tutto l’autocontrollo che aveva in corpo, rimase in silenzio a fissarlo.
Faceva paura. Sì, aveva paura, ma dopo aver ascoltato le accorate confessioni di Last Order, la situazione si era fatta diversa per ovvie ragioni. Dunque si poteva dire che ora non aveva più paura di lui, ma di quell’oscura parte di lui, e probabilmente le avrebbe sempre riservato una certa dose di timore. E forse era giusto così. Non poteva pretendere troppo da sé stesso, né da lui. D’altronde, era lo stesso con Shen: quella sete di sangue l’aveva sempre ripugnato e terrorizzato.
Ma nell’osservare quello che, a conti fatti, era solo un bambino dall’infanzia distrutta, trasformato in mostro da altri mostri ben peggiori di lui… non poté fare a meno di provare anche tristezza.
Aveva promesso a Rowlet e alla bambina che avrebbe provato a rimettere a posto le cose. Quello, forse, poteva essere il momento opportuno. Almeno poteva provarci.
Restò in silenzio ad osservarlo, incerto su come rispondere e su come orientare la conversazione sull’argomento. Fu allora che ripensò ad un particolare completamente fuori posto nella figura dell’albino: la cicatrice sul ventre. Era riuscito a vederla prima che lui la coprisse con la maglietta.
Aveva detto che tutte le ferite procuratesi contro Darth Vader erano guarite, perché mentire? Semplice errore di distrazione? Con un cervello come il suo, le distrazioni erano ammesse?
Alla fine si decise a parlare, facendo un cenno con la spalla. << E tu? Da dove viene quel souvenir? >>
<< Eh? >> fece l’altro, aggrottando le sopracciglia in un’espressione confusa.
<< La cicatrice che hai sul ventre. Prima che ti accorgessi di me l’ho vista. Ti ho parlato delle mie ferite poco fa, e non ho potuto fare a meno di pensare anche a… >>
<< Fatti i cazzi tuoi! >> urlò Accelerator di getto interrompendolo. Il suo cervello non aveva fatto in tempo a metabolizzare il tutto, e per questo motivo aveva risposto d’istinto, con cattiveria. Odiava quella cicatrice e odiava quando gli altri la vedevano.
In riflesso a quel violento scatto d’ira, Fire era indietreggiato di colpo. Non si aspettava una risposta cordiale, ma nemmeno una tanto violenta. La brace negli occhi dell’albino gli suggerì che era meglio non indagare oltre, almeno per ora. In fondo, non era quello di cui gli importava.
Si costrinse a prendere un respiro profondo.
<< Va bene >> stabilì, con fermezza << non mi interessa e non deve interessarmi, okay, messaggio ricevuto. Sei più tranquillo, ora? >>
Stava cercando di riordinare le idee. Era decisamente partito col piede sbagliato, ma come faceva a sapere che avrebbe fatto una tragedia per una stupida cicatrice?
<< Esatto. Non ti riguarda, e non ti riguarderà mai. Ora, se vuoi scusarmi, me ne vado... >> sbottò l’albino, seccato, facendo per andarsene fuori dalla stanza.
“Grandioso” pensò il nobile.
Stava andando tutto a rotoli. E adesso che si inventava? Che poteva dirgli? Dio, quanto era incapace in quel genere di cose! Rimase a guardarlo impotente mentre apriva la porta per uscire, e in un impeto di disperazione, la parola gli salì spontanea alle labbra.
<< Scusa. >>
Contrariamente a quanto aveva immaginato, l’esper si voltò, rifilandogli un’espressione confusa e vacua. << Eh? >>
<< Mi dispiace... di averti detto quella cosa. Quella sera. E mi dispiace di averti fatto arrabbiare adesso, non avevo idea che avresti reagito così. Ti sto chiedendo scusa. >>
Accelerator rimase un attimo lì a fissarlo, poi sospirò e ghignò. << Be’, non ti devi stupire della mia reazione. Dopotutto, io sono un killer peggiore del Maestro, no? >> Si lasciò andare in una breve e piccola risata sadica << Lascia perdere. Con i mostri non ci si ragiona né ci si tratta, dico bene? Ora, se vuoi scusarmi… >>
<< Piantala. >>
Si girò di colpo, fissando il ragazzo dai capelli verdi dritto negli occhi.
<< Puoi urlarmi addosso quanto ti pare, puoi ripetermi all’infinito che hai fatto delle cose orribili, minacciarmi e farmi cagare sotto, ma non mi puoi impedire di chiederti scusa e non puoi venirmi a raccontare balle sul fatto che non ti importa di questo o che non meriti scuse. Tu mi hai fatto davvero incazzare dalla paura, quella sera, e io ti ho detto una cosa orrenda. Forse lo hai meritato, come forse no, sta di fatto che era una cosa orribile. Non me ne frega niente se devi metterti a fare finta che non ti importa, anzi, potrebbe pure non fregartene niente sul serio, ma io te lo dico lo stesso: mi dispiace di averla detta. Ora possiamo smettere entrambi di fare gli egoisti bastardi e renderci conto che hai sentimenti anche tu. >>
Accelerator cominciò a innervosirsi. Non per le scuse che, per inciso, avrebbe dovuto porre lui per primo... ma perché il tono utilizzato dall'altro era saccente, come se lo avesse capito da cima a fondo, e la cosa lo infastidiva.
<< Chi deve piantarla sei tu! Ma che ne vuoi sapere? Niente! Niente di niente! Non conosci nemmeno il mio vero nome! Quindi, fammi un favore... piantala di cercare di psicanalizzarmi, ne ho avuti fin troppi di stronzi che hanno cercato di farlo! Forse... forse ho esagerato pure io quella sera... ciò nondimeno, abbassa quel tono saccente con me! Vuoi cercare di entrarmi nella testa? Lascia perdere. Accetto le scuse, ti porgo le mie, ma smettila di cercare di parlarmi come se fossimo amici! Io non voglio essere amico tuo, né ora né mai! >>
Si era tolto un bel peso. Era stato uno sfogo meno violento dell’ultima volta, ma almeno aveva detto quello che sentiva senza eccedere in scatti di violenza. Dopotutto, nemmeno lui andava fiero di quello che aveva fatto quella sera.
<< Io non… non cercavo di entrarti nella testa! >>
Fire si rese conto di aver completamente sbagliato approccio, e si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo. Perché non sapeva tenere a freno quella stupida lingua, perché non sapeva tenere sotto controllo quella stupida testa calda? Perché? La soluzione per ammansire una tigre arrabbiata non era certo sfidarla a chi ringhiava più forte o tentare di sottometterla, era ovvio che poi la tigre avrebbe tirato fuori zanne e artigli.
“Ma guarda te che razza di paragoni del cavolo mi metto a fare” pensò, stizzito.
Era davvero senza speranza. Si girò aprì il proprio armadietto, dandogli le spalle.
<< Cercavo solo di mantenere una promessa che ho fatto, prima di partire >> replicò, il tono addolcito, più placido e calmo, sincero << Cercavo di risolvere questa assurdità. Ma sono totalmente incapace di qualsiasi interazione, me ne rendo conto. Comunque accetto le tue scuse, e sono lieto che tu accetti le mie. Ti lascio stare. >>
Si diresse verso il guardaroba e spalancò l’anta all’interno della quale era appeso il suo abito da cerimonia. Non badava più al suo interlocutore, poiché certo che se ne sarebbe andato.
<< Aspetta! Promessa? Promessa a chi? >>
A quelle parole, Fire si bloccò con la mano a mezz’aria verso l’indumento. La ritrasse quasi di scatto, mentre rifletteva.
Forse gli restava un’ultima carta: la verità. Secondo Logan, dire la verità era sempre la cosa migliore, in qualsiasi situazione. Non vedeva come potesse aiutarlo, dato che aveva fatto un bel casino… ma in fondo non aveva nient’altro da perdere. Tanto peggio di così non poteva andare.
Si girò a guardare l’esper, i cui occhi erano contratti in un cipiglio estremamente confuso.
<< A Last Order >> gli rispose << Lei e Rowlet hanno saputo quello che abbiamo combinato. Lei... >> esitò appena, ma poi si fece coraggio << Lei mi ha spiegato... come sono andate le cose, dopo le Sisters. Mi ha convinto... a darti una possibilità. A vederti sotto una luce diversa. >>
Accelerator si sentì come se la sua anima stesse uscendo prepotentemente dal suo corpo. Quindi ora sapeva a grandi linee. Era ovvio, dopotutto anche Last Order aveva riottenuto i suoi ricordi, ed ella altri non era che il network collettivo di tutte le cloni. La piccola non era tipo da spiegare ogni cosa nei minimi dettagli e probabilmente le informazioni di Fire erano superficiali, ma comunque indispensabili per comprendere.
Gli aveva fatto scatto matto. Ma non volle comunque cedere, non subito almeno.
<< È solo una bambina, non può capire. Ha visto tutto perché è un database umano, ma non era lì. Non era lì sul campo, non può capire fino in fondo…e resta comunque troppo piccola. >>
<< No, non è così. È caparbia e intelligente, molto più di quanto tu voglia ammettere. Gliel’ho letto negli occhi, ho percepito il suo dolore, la sua determinazione e il suo affetto. Non hai idea di quanto ti voglia bene... sei tutto per lei. >>
Fire sentiva di aver ripreso coraggio e determinazione. Camminò verso di lui, per ritrovarsi faccia a faccia.
<< Ascolta, per favore. Non cerco di entrarti in testa. È una cosa che odio anch’io, perché chi ci riesce meglio è l’uomo che odio, ed è l’ultima cosa che farei a qualcuno... ma non è questo il punto. Il punto è che grazie a lei… io ho capito. Ti ho capito, almeno un po’. >>
Tacque, e riprese solo quando fu certo di avere la sua completa attenzione.
<< Tu vuoi che tutti ti rifiutino. Vuoi sentirti chiamare “mostro”, vuoi essere odiato, perché pensi sia la giusta punizione per ciò che hai fatto. È come se usassi la tua Reflection contro il mondo intero. Tieni costantemente tutti lontani da te, per paura e repulsione verso te stesso. Non vuoi legarti a nessuno perché temi di rovinare tutto, e perché credi di non meritarlo a causa di quello che sei. >>
Si perse con lo sguardo nel vuoto.
<< Io lo capisco. Ero come te, e in un certo senso, lo sono ancora. È difficile scrollarsi di dosso paure radicate a tal punto. Ti ho detto che sono cresciuto in orfanotrofio: non è minimamente paragonabile a quello che è successo a te, ma ho smesso di contare le volte in cui sono stato picchiato, respinto, insultato, ignorato o evitato. Mi hanno chiamato tante volte “mostro” o “demone”, o semplicemente visto come tale, tanto da convincermi ad esserlo davvero. Io non ho mai saputo finora chi fossero i miei veri genitori, sono arrivato a credere che mi avessero abbandonato lì per questo motivo. Ero solo, e pensavo che lo sarei rimasto per sempre, che avrei dovuto farci i conti. >>
Lo guardò di nuovo.
<< Ora dimmi: come posso chiamare mostro... un ragazzo che è stato intrappolato in qualcosa più grande di lui, pieno di convinzioni sbagliate di cui si è reso conto quando era quasi troppo tardi, e per cui si sta esplicitamente dannando l’anima? Come posso chiamare “mostro” qualcuno che è tanto amato da quella stessa bambina a cui ha fatto del male e che ha spaventato, ma che poi, alla fine, a dispetto di tutto, ha aiutato e salvato? La bambina che non lo odia e non lo teme, che lo ha perdonato tanto caldamente? >>
Accelerator era sinceramente senza parole. Non sapeva più cosa dire e cosa fare. Lo aveva fregato, intrappolato. Non c’era niente che avrebbe potuto dire o fare, ma il merito di ciò... era ancora suo, della piccola clone. Ancora una volta aveva interceduto per cercare di colorare la sua bianca e amorfa esistenza.
Se fosse stato suo padre, ora sarebbe stato fiero di lei... ma in fondo non lo era? Era strano, molto strano, per un ragazzo di sedici anni essere un padre. Ma infondo lei lo desiderava con tutta sé stessa.
E ora ci si metteva lui, quello strano ventenne dai capelli verdi. Qualcuno che, per una volta... lo aveva capito. Lo aveva capito sul serio, sì, le sue parole lo avevano colpito profondamente, lo avevano toccato.
Era davvero possibile essere chiamato mostro, nonostante si stesse effettivamente dannando l’anima? Nonostante la piccola lo avesse perdonato? Quello era Battleground, le Sisters non c’erano più, c’era solo lei. E lei voleva un papà. Forse... forse avrebbe potuto...
Bloccò quel flusso di pensieri. Le sue labbra si stavano per incurvare nel suo primo, vero, sorriso sincero della sua vita finché...
Si portò rapidamente la mano sull’addome. La cicatrice bruciava orribilmente. Sentiva dolore, troppo dolore, tanto da costringerlo ad appoggiare la schiena contro la parete della stanza per reggersi.
Dolore e... aghi. Aghi invisibili conficcati nella sua pelle, ovunque. Dolore e aghi. Una voce nella sua testa. Echi di un passato lontano. Una voce che non avrebbe mai più dimenticato:
Accelerator non è umano, e perciò è un homo superior.”
Questa ‘cosa infernale’ è ciò che Accelerator è sempre stato. Un individuo violento che si fa strada in una vita priva di significato. Ecco che cosa vedo io, la più formidabile arma tattica mai concepita.
Lui non è affatto un bambino. E non essendo tale può essere riprogrammato, rimodellato, addestrato.
Tu... tu sei un mostro!
Si morse il labbro inferiore mentre si teneva l’antica ferita, e bisbigliò quasi in un farfuglio: << Io sono Accelerator. Accelerator. E sono un... un... un... umano? Mostro? Morto? Cosa... cosa mi hanno fatto? >>
Vide il ragazzo dai capelli verdi avvicinarsi, visibilmente preoccupato, e allungare una mano verso la sua spalla. Fu come risvegliarsi bruscamente. Si riprese di colpo, e si allontanò di scatto, risollevandosi in piedi. Ansimava. Ansimava piuttosto lentamente.
<< Io... io... >> deglutì a fatica, poi trovò la forza di guardarlo negli occhi << Grazie. E... scusami ancora. Apprezzo. Ma ora... per favore, voglio andare via. Ne ho bisogno. >>
Fire fu lesto a cacciare via la preoccupazione dal volto, nascondendola dietro la sua solita espressione impassibile. Aveva compreso subito che non poteva fare diversamente: se avesse insistito e se avesse fatto vedere di essere rimasto toccato più del dovuto, avrebbe potuto peggiorare la situazione. Si limitò ad annuire con fermezza.
<< Sì. Hai decisamente bisogno di una dormita. Sembri distrutto... >>
<< Cazzo sì. Non ne hai idea... >>
L’esper non aggiunse nient’altro, si alzò facendo leva sulle tremanti gambe e se andò tenendo la schiena incurvata e lo sguardo basso, nascosto dalle lunghe frange di capelli bianchi.
Fire rimase per qualche istante a fissare la porta. Era forte in lui il desiderio di seguirlo, di assicurarsi che tutto andasse bene. Ma sapeva che, se si fosse trovato al suo posto, non avrebbe voluto altro che essere lasciato in pace. Così riprese il suo indumento e iniziò a cambiarsi, lasciando Accelerator da solo.
Aveva mantenuto la sua promessa e, in un certo senso, aveva anche fatto di più. Non aveva mai confessato a nessuno quelle sensazioni: non l’aveva fatto per dovere, l’aveva fatto... perché se ne era sentito ampiamente libero di parlarne, perché sapeva che sarebbe stato compreso e perché aveva voluto spontaneamente aiutarlo.
Non sapeva quanto profondo fosse il trauma che quei cani dei Kihara avevano provocato nell’esper, e forse non l’avrebbe mai saputo, perché come si poteva comprendere qualcosa del genere, senza averla vissuta? Ma alla fine, non aveva neanche bisogno di saperlo. Tutto quello che poteva fare era stargli vicino ed essere suo amico.
Sì, voleva fare un’altra promessa, e questa volta a sé stesso: voleva promettersi di migliorare, essere capace di aiutare qualcuno senza maschera e mantello. Voleva dimostrare – forse a se stesso, forse a Shen, forse al mondo intero, chi poteva dirlo? – che anche Baelfire Royston poteva, nel suo piccolo, essere capace di aiutare qualcuno.
Perché proprio Accelerator, ora era chiaro: erano simili. Non uguali. Simili. Avrebbe aiutato Last Order e quelle due donne che, certo, volevano bene a loro volta ad Accelerator, o non sarebbero state al suo fianco.
Nessuno meritava di soffrire le stesse sensazioni sofferte da lui quando pensava di non meritare nulla. Non se poteva evitarlo. Aveva imparato a sue spese di non poter salvare tutti… ma dentro di sé sperava che quello non fosse uno di quei casi.
 
                                                                                                                                                                     * * * 
 

Scarif - Archivio dati imperiale

Il Falcon discese lungo l’atmosfera di Scariff senza impedimenti, superando i controlli dello scudo planetario instituito attorno a quel mondo tropicale.
I codici d’accesso - ottenuti attraverso gli inviti che il Dottore si era procurato per Fire e Weiss - erano stati accettati senza problemi. il mercantile, che prima di quel momento non era mai stato utilizzato per alcun tipo di azione anti-imperiale, venne semplicemente identificato come una nave da trasporto per il rampollo Royston e atterrò nel piazzale d’atterraggio pubblico situato davanti a Villa Skywalker.
Pochi minuti dopo, la coppia di nobili cominciò a percorrere i lussureggianti giardini che precedevano la magione. L’aria era fredda e umida, e l’oscurità del cielo notturno avvolgeva il tutto come una sorta di velo.
Il travestimento olografico posto dal Dottore su Weiss aveva trasformato quest'ultima in un'esatta copia della sorella maggiore. All'occhio altrui aveva ora la stessa altezza del suo partner, con qualche centimetro in più per i tacchi, un viso più maturo di qualche anno e meno pallido coronato da capelli bianchi, raccolti in una crocchia sulla nuca con una spilla a forma di fiocco di neve.
Al momento, la ragazza indossava una semplice quanto elegante camicetta bianca, la cui seta era più gonfia nella zona del petto a causa delle misure più generose di Winter, un piccolo scialle azzurro dai bordi argentati a coprirle le spalle e una minigonna dello stesso colore lunga fino a alle ginocchia.
Pur non essendo molto felice di trovarsi lì con un ragazzo che conosceva appena, l'erede di casa Schnee fece del suo meglio per risultare ritta e dignitosa come da protocollo, sia per svolgere la propria parte del piano sia per non danneggiare la fama impeccabile di Winter.
Al suo fianco, stava la figura di Baelfire. Il giovane cinese indossava una camicia bianca dal collo di pizzo, semicoperta da una lunga giacca abbottonata di un verde oliva molto scuro, lunga fino alla coscia, pantaloni neri e stivali in pelle.
Dal canto suo, nemmeno lui era il ritratto della felicità nei confronti di quella situazione. Tra sé e sé, si ripeté che lo stava semplicemente facendo per la missione, perciò se ne stette in completo silenzio, ostentando un perfetto contegno mentre teneva il gomito piegato col pugno a metà petto, così come enunciava l'etichetta; il palmo della sua partner era graziosamente appoggiato e sorretto al suo avambraccio.
Non avrebbe mai pensato di dover applicare seriamente le lezioni relative all’accompagnamento di una dama, soprattutto perché considerava remoti i suoi propositi di trovare una compagna: non ne era mai stato chissà quanto interessato, e complice era il fatto che praticamente tutte le sue corteggiatrici più accanite avevano il livello mentale medio nobiliare… ovvero quello di semplici ragazzine viziate.
<< Come sta andando? >> domandò la voce di Ruby nell'auricolare di Weiss.
Approfittando dell’oscurità della notte, la giovane mietitrice si era mimetizzata tra le piante della tenuta e osservava il cammino dell'albina e del ragazzo dai capelli verdi attraverso il mirino di Crescent Rose.
<< Tutto bene, finora >> rispose sottovoce Weiss << Dobbiamo solo sperare che l'ologramma regga. >>
<< Ricordami il nome di tua sorella >> le sibilò Fire all’orecchio, mentre si accodavano alla fila di invitati che precedeva l'ingresso.
<< Winter Schnee, specialista dell'esercito Atlesiano. >>
La vera Winter, in realtà, era attualmente in missione su qualche base spaziale collegata ad Atlas, ma la giovane schermitrice dubitava che chiunque dei partecipanti alla festa ne fosse al corrente. Lanciò un’occhiata al partner, in attesa che ricambiasse.
<< Baelfire Royston, figlio di Lord Logan >> replicò il diretto interessato, preciso.
Per il resto, nessuno dei due ebbe bisogno di altre delucidazioni. Dopotutto, entrambi i loro nomi erano molto famosi, ed era la principale ragione per cui non potevano permettersi il minimo errore: sicuramente sarebbero stati fra le coppie più occhieggiate.
Quando finalmente giunsero davanti al valletto incaricato di consegnare gli inviti, riuscirono a passare senza destare i minimi sospetti, complici le loro andature sicure e perfettamente padrone di loro stessi.
La sala da ballo che avrebbe ospitato l’evento era stata allestita in maniera a dir poco sfarzosa, una sorta di agglomerato di luci e colori sgargianti coronato da statue in marmo raffiguranti personaggi importanti dell’Impero e piccoli alberi lungo i lati, una grande orchestra all’estremità opposta, un ricco buffet nel lato ovest e perfino una fontana al centro.
Gli invitati avevano già cominciato a riversarsi nella stanza come locuste, cercando di accaparrarsi i posti migliori per la danza che stava avendo luogo.
Fire non poteva fare a meno di pensare a come, ogni volta, tutto fosse dannatamente uguale: l’orchestra che suonava, le coppie di donne e uomini che piroettavano, cambiando di volta in volta il partner, volteggiando aggraziati e con i sorrisi più falsi che avesse mai visto. Ancora una volta invidiò Rowlet, che al momento stava volteggiando per i cieli del palazzo.
Di norma, non partecipava direttamente ad un ballo di gala. Era una di quelle persone che preferivano restarsene in disparte, ad osservare le coppie di danzatori. Ma in quel momento non poteva sottrarsi: sarebbe sembrato sospetto se una coppia - quale stavano interpretando - non avesse ballato almeno una volta.
<< Immagino dovremmo cominciare a ballare, prima o poi >> commentò Weiss, stringendosi nello scialle << Ci togliamo subito il dente o stai pensando ad altri diversivi? >>
<< Non funzionerebbero. Siamo già sotto gli occhi di tutti, insieme ad un altro paio di idioti pomposi qua attorno. Prima facciamo questa cosa, prima potrai tornartene dalla tua biondina >> le rispose l’adolescente, asciutto.
<< Ma di che stai…? >>
<< Ho visto come avete reagito entrambe di fronte a questa pagliacciata, non insultare la mia intelligenza. >>
<< Oh, ma sta' zitto >> sbottò stizzita la ragazza, ignorando le risate dei complici dall'altra parte della linea, e offrendo elegantemente la mano a Fire.
Il ragazzo la prese e con altrettanta estrema eleganza l'accompagnò verso il centro della sala, dove le file dei danzatori avevano oramai iniziato a sistemarsi. Scelse per loro la penultima verso il centro: non era troppo appariscente, ma nemmeno troppo schiva. Un trucchetto come un altro perché nessuno si mettesse a vociferare su di loro, e in più avevano una vista totale sul tutto.
Weiss osservò con non poca sorpresa la grazia e la disinvoltura con cui li aveva fatti muovere. Nulla da stupirsi se era riuscito ad evadere le forze di Shen tanto a lungo.
Quando tutti si furono posizionati, il primo brano iniziò immediatamente a risuonare un valzer.
<< Conosci questo brano? >> sussurrò, portandosela davanti e prendendole le mani tra le proprie.
La ragazza allargò le braccia, poggiandogli un palmo sulla spalla e intrecciando l’altro al suo. << Credo sia uno dei Valzer di Strauss, anche se non lo conosco molto bene. >>
<< Dimmi che almeno eviterai di pestarmi i piedi >> borbottò l’altro, raddrizzandosi e posizionando la proprio mano libera sul suo fianco.
L'ologramma che ricopriva Weiss gli lanciò un’occhiataccia degna della Winter originale. << Mr. Royston, fin da piccola sono stata addestrata a raggiungere la perfezione in ogni cosa, sono sicura che non avrà di che lamentarsi. >>
<< Allora non avrete problemi a guidare voi, Miss Schnee >> disse il giovane, con una punta di sfida sarcastica.
Senza altre parole, iniziarono a volteggiare seguendo il ritmo, ostentando divertimento e letizia, di quando in quando scambiandosi di posto con altre coppie e intervallandosi in vari angoli. Si davano il turno per buttare un occhio tutto intorno, coordinandosi semplicemente con uno sguardo: se non altro, il fatto di essere entrambi tipi piuttosto riservati e per niente felici della situazione in cui si erano invischiati li faceva paradossalmente essere molto più efficienti.
Finalmente, il primo brano musicale terminò. Fire prese la mano di Weiss e con lei si esibì in una profonda riverenza, entrambi imitati dal resto delle coppie. Dopodiché, tutti si sparpagliarono per lasciare posto alla prossima fila di danzatori.
<< L’entrata per lo spazioporto dovrebbe essere vicina. Terrò d’occhio il lato ovest, facendo finta di fare una capatina al buffet >> gli sussurrò la Cacciatrice << Tu pensa a quello est. >>
Il ragazzo dai capelli verdi annuì, dopodiché entrambi si separarono senza un’altra parola. Fire si incamminò verso il lato opposto della sala, mescolandosi tra le persone, e nel frattempo si guardò intorno.
Tra sé e sé, sperò che il Dottore e gli altri si sbrigassero a mettere in atto il loro piano, così da porre fine a tutto quanto prima. Come al solito, detestava trovarsi nel bel mezzo di quelle pagliacciate, e soprattutto detestava dover ostentare quell’aria gioviale e sorridente: certo, in tal modo non dava nell’occhio, ma non voleva rischiare di attirare qualche scomodo interlocutore.
Mentre formulava quel pensiero, camminò a passo spedito per allontanarsi il più possibile dai danzatori e cercare un luogo più tranquillo dove tenere d’occhio il territorio. Tuttavia, nel farlo urtò involontariamente un uomo con la spalla.
Imprecò mentalmente e si girò nella sua direzione, mettendo su la migliore aria mortificata e desolata di cui era capace.
<< Perdonatemi, io non… >>
La frase gli morì in gola.
Di fronte a lui aveva appena preso posto la figura di un uomo alto e tarchiato, probabilmente sui quarant'anni. Una massa di capelli biondo cenere coronava un volto dai lineamenti aristocratici, e un paio di brillanti occhi azzurri come il ghiaccio.
Anakin Skywalker arricciò ambe le labbra in un sorriso gentile, porgendo al giovane un rapido cenno del capo.
<< Non preoccuparti, sono certo si sia trattato solo un momento di disattenzione. Dico bene? >> domandò con un tono di voce colto e raffinato.
Per un attimo, le palpebre degli occhi color del fuoco del giovane sbatterono velocemente. << Sì. >>
<< Eccellente! >> esclamò l'uomo, per poi squadrare Fire da capo a piedi << Non credo di averti mai visto, qui intorno. >> Porse la mano destra in avanti, in segno di saluto << Mi chiamo Anakin Skywalker, a proposito. >>
<< So chi siete. La vostra fama vi precede, senatore >> rispose Fire, emulando un sorriso lieto sulle labbra, allungando le falangi e stringendo quelle dell’altro << Baelfire Royston. >>
Anakin ridacchiò divertito, dopo aver lasciato la presa.
<< Spero che di me dicano solo cose belle >> commentò, per poi arricciare il volto in uno sguardo pensoso << Baelfire Royston… non sarai, per caso, il figlio di Logan Royston? >>
Il giovane scrollò le spalle e sfoggiò un affettato sorriso sbarazzino, come a dire: “Oh, accidenti, sono stato beccato”.
<< Spero che di me dicano solo cose belle >> replicò con una risatina.
<< Dipende dal tipo di persona che ascolta, suppongo. In giro si dice che partecipate molto di rado a questo tipo di eventi. La vostra presenza qui, stasera, non può che sorprendermi. >>
<< Si dice che vi partecipo di rado, non che non vi partecipo affatto. >>
Al sentire tali parole, l’uomo scoppiò in una risata divertita.
<< Ottima rimonta! >> esclamò con un sorriso. Fatto ciò, volse la propria attenzione nei confronti della folla di invitati che girovagavano per la sala << Allora, che ne pensi della mia piccola festa? >>
Fire era pronto a rispondere con elogi, adulazioni e complimenti trasudanti entusiasmo. Tuttavia, ci fu qualcosa nello sguardo profondo dell’uomo – nuovamente giratosi verso di lui - che gli fece cambiare idea.
Si infilò le mani nelle tasche e fu sfacciatamente sincero. << Non amo molto la confusione, signore. >>
<< Ma davvero? >> ribatté l'altro, gli occhi adornati da un luccichio divertito << Allora siamo in due. Non pensi che tutto questo sia assolutamente... disgustoso? >>
La sorpresa sul viso del giovane provocata a quelle parole fu ben evidente, non riuscì a mascherarla. Di nuovo, si ritrovò ad essere sincero, annuendo con decisione.
<< È sempre tutto uguale >> mormorò << una pantomima recitata a memoria da tutti. Anche le persone, giurerei essere le stesse che ho incontrato qualche settimana fa al ballo di Lord Shen. >>
Skywalker rilasciò un leggero sbuffo.
<< Un paragone appropriato, suppongo. Le persone qui attorno è come se neppure sapessero che esiste un mondo là fuori. Potrebbero vivere anche su un asteroide >> mormorò con tono improvvisamente freddo << Sai, io mi considero una persona realista, ma in termini filosofici sono quello che definiresti un pessimista. Credo che la coscienza degli esseri senzienti sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere... per le leggi della natura. Siamo delle cose che si affannano nell'illusione di avere una coscienza. Questo incremento della reattività e delle esperienze sensoriali è programmato per darci l'assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece solo poche persone sono speciali, mentre le altre sono insignificanti. >>
Fire rimase per qualche istante senza parole, colpito da quel ragionamento. Ma per quanto potesse filare liscio, l’adolescente aveva qualcosa da obiettare. Non avrebbe dovuto farlo, soprattutto se voleva evitare di attirare l’attenzione su di sè, ma la sua lingua fu più veloce del suo buonsenso.
<< Anche le persone più insignificanti servono all’equilibrio del mondo. Se non esistesse la gente normale, non potrebbe esistere quella speciale. Gli opposti non possono esistere l’uno senza l’altro. >>
Skywalker inarcò un sopracciglio.
<< Basandosi su questo ragionamento, dovremmo tutti accettare il concetto di male come parte della vita. Tentare di estirparlo sarebbe solo un’azione priva di senso >> osservò.
<< Chi ha mai parlato di estirpare? >> domandò l’adolescente << Sarebbe meglio cercare di contenerlo e ispirare più persone possibili a fare lo stesso. >>
Anakin rilasciò un sospiro affranto, accompagnato da un sorriso mesto.
<< Ahimè, ispirare quel tipo di propensione non è affatto semplice >> disse con tono di fatto, quasi come se stesse parlando per esperienza << Le persone sono esseri violenti per natura, soprattutto gli umani. È radicato nel loro DNA fin dall'alba dei tempi >>
Afferrò due bicchieri di champagne da uno dei camerieri che passò loro vicino, ne offrì uno all’interlocutore e prese ad osservarne il contenuto del proprio con uno sguardo perso negli occhi.
<< Celato dentro ognuno di noi… c'è un'insaziabile sete di conflitto. Un desiderio inespresso di ferire gli altri per il proprio beneficio >> sussurrò, per poi assaporare un sorso della bevanda << È un qualcosa di cui sono stato testimone molte volte, nel corso della mia carriera. >>
Per qualche istante, Fire guardò il proprio riflesso pensieroso nel vetro del proprio calice. Non si sentiva di dargli torto nemmeno in quel caso, dopotutto erano nel bel mezzo di una guerra. E lui, forse, faceva ancora fatica a realizzare pienamente che cosa significasse.
Scosse la testa per scacciare dalla mente quel pensiero e concentrarsi sulla conversazione.
<< A volte è davvero frustrante >> replicò in accordo << E sembra tutto una perdita di tempo. Ma la vita non è mai semplice, giusto? >>
In risposta a quelle parole, il senatore scoppiò in una risata sommessa.
<< Quanto hai ragione, ragazzo… quanto hai ragione >> commentò con un sorriso apparentemente genuino.
Sembrava sinceramente impressionato dalle parole del giovane.
<< In questo caso, brindo al tuo buon cuore e alla perseveranza del tuo animo. Che possano essere d'ispirazione agli altri per costruire un mondo migliore >> disse, alzando il calice nella sua direzione.
<< Oh, voi siete troppo gentile, signore >> Fire sfoggiò nuovamente un sorriso, sollevando il proprio << Ma questa è la vostra festa. È molto più appropriato onorare voi. >>
<< E per quale ragione? Non ricordo di aver mai fatto qualcosa degno di nota >> sbuffò Skywalker, con un giocoso roteare degli occhi.
Il ragazzo dei capelli verdi dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non uscirsene in un tagliente e velenoso “Ma davvero?”. Simulò una risata contenuta.
<< Modesto e spiritoso. Penso che voi e mio padre andreste piuttosto d’accordo. >>
<< Allora spero che avrò la possibilità di incontrarlo, un giorno. >>
Fire annuì rapido e si bagnò le labbra, per nascondere il disgusto provocatogli da quell’affermazione spensierata. Nello stesso istante, la voce del Dottore risuonò nel suo auricolare nascosto: << Royal, è ora. >>
“Merda…”
Risollevò lo sguardo, pronto ad inventarsi qualsiasi scusa per troncare il tutto, quando vide Skywalker girato in direzione di alcuni nobili che stavano tentando di richiamare la sua attenzione.
Lo vide emettere un sospiro, prima di lanciargli un’ultima occhiata gentile. << Be’, sembra che dovremo tagliare qui la nostra conversazione. Il dovere chiama. >>
L’adolescente annuì, lieto di aver avuto la propria scusa servita su un piatto d’argento.
<< Arrivederci, senatore. È stato un piacere. >>
Mentì spudoratamente per l’ultima volta, osservando l’uomo andarsene per primo. Dopodiché, girò i tacchi e si allontanò a propria volta.
 
 

 
Bene, i pezzi sono tutti allineati, e nel prossimo capitolo scoppieranno non pochi casini.
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, in particolare il modo con cui si sta sviluppando l'amicizia/fratellanza tra Fire e Accelerator, Alucard97 e Rory Drakon ci hanno lavorato non poco. 

 
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: evil 65