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Autore: kimikocchan    26/04/2020    1 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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2. Il risveglio di lui e il risveglio di lei

Quando Sasuke si risvegliò quella mattina, la testa non aveva ancora smesso di girargli. Non poté fare a meno di chiedersi che diavolo gli stava succedendo.
Spense il rumore di quella sveglia assordante. Si domandò da quando avesse impostato una sveglia così fastidiosa e d’un tratto il suo viso divenne completamente pallido. Si voltò rapidamente da una parte all’altra del cuscino per poi sollevarsi in un attimo e guardarsi intorno spaventato. Non era a casa sua e quella non era la sua stanza. Era semplice ma si vedeva che apparteneva a una presenza femminile. Lo intuì dai fiori di ciliegio delicatamente sistemati sul vaso vicino alla finestra e dai piccoli cosmetici che erano riposti dentro il cesto accanto al comodino.
Che fosse andato da qualche sua amica e non se lo ricordasse? Scosse violentemente la testa. Era assurdo. Prese a camminare nervosamente per la stanza. Ricordava perfettamente di essere rientrato a casa e di essere andato a dormire, ma ogni sua convinzione lo abbandonò quando si rese conto che nel suo rimuginare qualcosa stava sobbalzando poco sotto il suo mento.
Abbassò leggermente lo sguardo intimorito, ritrovandosi quello che pareva essere un seno.
Con lentezza disarmante mosse una mano in direzione del petto, quasi non riuscisse a credere a quello che stava vedendo. Tuttavia, quando constatò la morbidezza e allo stesso tempo il calore di quel seno sinistro appena tastato, non poté che saettare lo sguardo più in basso, realizzando il terribile pensiero che gli era appena formulato in testa.
Ora poteva considerarsi ufficialmente spaventato perché il suo pene non c’era più. Il suo uccello aveva letteralmente preso il volo.
Al suo posto c’era una cavità, una fessura ricoperta da alcuni ciuffi chiari. Sapeva perfettamente cos’era perché tante volte si era ritrovato ad averci a che fare con le sue innumerevoli amiche ma questo superava ogni sua immaginazione.
«Immaginazione?» borbottò Sasuke, mettendosi una mano sulla fronte. «Ma sì certo, tutto questo deve essere un sogno, un sogno dove io sono una ragazz-»
Non ebbe il tempo di finire la frase che sobbalzò di nuovo di fronte alla sua figura riflessa sullo specchio a figura intera che aleggiava appeso dietro la porta.
Sakura. Lui aveva l’aspetto di quella secchiona, suora patentata di Sakura Haruno.
 

 
«Che diavolo sta succedendo» scandì lentamente Sakura, cercando di mantenere la calma.
Sakura aveva aperto gli occhi da poco e con suo grande orrore si era ritrovata uno strano rigonfiamento al di sotto dei… boxer?
Perché stava indossando dei boxer? Prese a saettare lo sguardo intorno a sé, non riconoscendo nulla di ciò che la circondava.
Dove si trovava? E cosa stava succedendo?
Si tirò su, constatando di trovarsi all’interno di una camera piuttosto ampia e spaziosa. Il letto da cui si era appena alzata era un matrimoniale ricoperto da quelle che parevano essere lenzuola di seta nera. Di fronte al letto, era appeso un televisore così grande che non sapeva nemmeno lei quanti pollici avesse mentre poco distante da esso si ergeva una scrivania sopra la quale vi era una credenza con alcuni libri sistemati ordinatamente. Sulla sedia era abbandonata quella che sembrava essere una borsa scolastica ancora dismessa.
La sua attenzione però venne di nuovo attirata da quel rigonfiamento sotto di lei che pareva tirare fastidiosamente. E fu in quel momento che si accorse che la sua terza di seno si era come volatilizzata, lasciando un petto marmoreo e scolpito. Si tastò ogni parte del suo corpo. Le braccia e le gambe avevano più peli di quelli che ricordava e la sua voce usciva roca e grattata. Ma ancora una volta tornò a guardare ciò che la preoccupava più di qualsiasi altra cosa. C’era quel coso che si ergeva in tutta la sua prepotenza. Provò a toccarlo e spostarlo da una parte ma questo immediatamente tornò al suo posto senza volerne sapere di afflosciarsi. Indietreggiò intimorita da quel’esito, andando a sbattere sul comodino dietro di lei. Un rumore sordo attirò la sua attenzione.
Sakura si voltò prendendo in mano la cornice che aveva fatto cadere. Conteneva una foto ritraente due ragazzi pressoché simili. Uno era più alto e con uno sguardo pacato e gentile, l’altro era più basso ma evidentemente perché era più piccolo dati i lineamenti bambineschi sul suo viso. Sorrideva dolcemente mentre il ragazzo più grande gli accarezzava dolcemente la testa.
Sakura studiò attentamente la foto. Quel ragazzino sembrava proprio uguale a…
D’un tratto come attraversata da un flash, corse da una parte all’altra in cerca di uno specchio o di una qualsiasi superficie riflettente che sperava potesse non confermare quel grande timore che stava crescendo sempre di più in lei. Tuttavia, quando aprì la porta di quello che si rivelò essere il bagno dovette solo accettare che era una ragazza straordinariamente intuitiva e intelligente o almeno così credeva, perché lei non era più una ragazza.
Lei era diventata un ragazzo, e non un ragazzo qualunque. Ma quello che detestava più di qualsiasi altra persona sulla Terra.
Lei era diventata quello snob, arrogante di Sasuke Uchiha.
 

 
Entrambi come presi da un’intuizione, si precipitarono in direzione delle finestre delle loro stanze. Villa Uchiha ergeva infatti accanto a casa Haruno e i due ragazzi fin da piccoli erano sempre stati vicini di casa e amici d’infanzia. Come se non bastasse, le finestre delle loro camere si affacciavano l'una sull'altra a pochi metri di distanza, divise solamente da un albero piuttosto vecchio di casa Haruno.
Le finestre scattarono verso l’alto nello stesso momento e i due ragazzi non poterono fare a meno di tirare un urlo stridulo vedendosi praticamente specchiati l’uno di fronte all’altro. Quello fu un'ulteriore conferma del fatto che niente di ciò che stava accadendo fosse solo un sogno.
«Che diavolo ci fai nel mio corpo?!» strillò Sakura nel corpo di Sasuke, facendolo apparire decisamente poco virile.
«Che diavolo ci fai tu nel mio corpo!» controbatté Sasuke nel corpo di Sakura.
«Senti…» iniziò Sakura cercando di darsi un tono. «Vediamoci qui sotto tra venti minuti, ok? Dobbiamo decisamente parlare» annunciò per poi richiudere la finestra.

«Parlare?» borbottò Sasuke tra sé e sé cominciando a rovistare nell’armadio di Sakura in cerca dell’uniforme scolastica. Poi d’un tratto il suo viso si colorò leggermente di rosso. Doveva prima indossare l’intimo. Cominciò a rovistare tra i cassetti fino a quando non trovò la biancheria di Sakura. Il suo viso si accaldò ulteriormente. Perché diavolo si stava imbarazzando? In fondo ne aveva vista di biancheria intima femminile, non era una novità. Tuttavia, quando estrasse un completino di pizzo bianco, all’idea di dover indossare lui stesso quella mise così striminzita, voleva letteralmente sprofondare.
«Hai capito la secchiona» borbottò tra sé ormai rosso fino alle punte dei capelli scuri e una mano spiaccicata sul viso.
Dieci minuti dopo si avviò di sotto, constatando che la casa fosse deserta e che non ci fosse nessuno oltre a lui. Rimuginò confuso a ridosso delle scale. Ricordava chiaramente i genitori di Sakura nonostante fossero passati molti anni da quando aveva messo piede in casa Haruno. Che fossero già usciti per andare al lavoro? Sì, doveva essere per forza così, si disse. Quindi senza indugiare ulteriormente si sistemò la gonna dell’uniforme che fastidiosamente continuava a risalirgli lungo i fianchi, infilò le scarpe e uscì di casa.

«E adesso come faccio?» Sakura era ancora in boxer a fissare la prepotente erezione davanti a sé. «Se lo spingo dentro i pantaloni con la forza fa davvero male… ma sicuro non posso andare in giro sventolandolo come fosse una bandiera».
Rimuginò a lungo, camminando avanti e indietro per la stanza con indosso solo la camicia dell’uniforme e un paio di calzini bianchi.
«Ma certo si tratta solo di una questione anatomica» disse battendo un pugno sul palmo della mano. «Quindi l’erezione non è altro che un processo fisiologico dovuto all’aumento di dimensioni in questo caso del pene dovuto spesso a…» deglutì «eccitazione sessuale» biascicò mentre il suo viso prendeva ad assumere tutte le sfumature di rosso possibili. «Di conseguenza per tornare allo stato precedente l’erezione, l’unica cosa da fare è…» Sakura si coprì la faccia, volendo urlare per la vergogna.
«No, no, no!» esclamò, il viso ormai rosso come un pomodoro maturo. «Questo non accadrà mai» scandì lentamente quasi volesse soffocare anche solo il pensiero di quello che le era balenato in testa.
Anche se dolorosamente lo soppresse dentro i pantaloni dell’uniforme, constatando quanto la sua presenza fosse evidente anche sotto il tessuto. Decise di lasciare la camicia fuori dai pantaloni, si abbottonò la cravatta come meglio riuscì e senza indugiare troppo afferrò la borsa sulla sedia e si avviò fuori dalla stanza.
«Buongiorno signorino» lo accolse una donna un po’ avanti con l’età con i capelli grigi e un sorriso dolce.
Sakura la guardò stranita. Signorino? Signorino a chi? «B-buongiorno» rispose.
«Stamattina ci ha messo un po’ a svegliarsi, è successo forse qualcosa?» domandò preoccupata.
«N-no, si figuri. Stia tranquilla» rispose l’altra, guardando attentamente la donna. Non era possibile, constatò riconoscendo finalmente la persona davanti a sé. Quella era davvero la signora Uruchi? Erano passati anni dall'ultima volta che l'aveva vista.
«Stia tranquilla? Che formalità, signorino. È sicuro di sentirsi bene?» domandò la signora visibilmente preoccupata.
Sakura non poté fare a meno di pensare quanto Sasuke potesse rivelarsi arrogante per ricevere addirittura sorpresa per una semplice rassicurazione di cortesia.
«S-sì, davvero non preoccuparti» rispose Sakura allarmata, oltrepassandola e avviandosi a passo svelto il più lontano possibile da lei.
«Ma la colazione, signorino?» domandò la donna.
«Scusa ma sono in ritardo, la farò andando verso scuola» balbettò, dileguandosi alla sua vista.
Sakura attraversò frettolosamente il corridoio, sbucando in cima alle scale di fronte all’enorme ingresso di casa Uchiha. Solo in quel momento si ricordò di quanto quel posto fosse gigantesco e a tratti sfarzoso.
Anche se in fondo tutto ciò non le era nuovo dato che aveva sempre saputo che Sasuke fosse di buona famiglia. Inoltre, quando era piccola aveva giocato molto spesso in quella casa e di conseguenza non l’era poi così estranea.
Si meravigliò di non aver incontrato nessuno e senza ulteriori indugi, si avviò verso la porta d’ingresso e uscì di casa.
 

«Era ora» sbuffò Sasuke, appoggiato alla staccionata in modo poco femminile.
«Attento alla gonna, idiota» sbottò Sakura a sua volta in modo poco virile. «Questo è l’ABC, che diamine!»
«L’ABC? Scusa se te lo dico Sakura ma l’ultima cosa che voglio è come imparare ad essere una perfetta signorina! Anzi, ridammi subito il mio corpo!» sbottò Sasuke, afferendola per le spalle e scuotendola. Fu allora che si rese conto che non essendo più nel suo corpo, tutto intorno a lui si era fatto decisamente più alto.
«Levami le mani di dosso, idiota! Credi sia colpa mia di quanto successo?» esclamò sconvolta l’altra, scrollandoselo con facilità e constatando quanto ora fosse forte rispetto a prima.
«Bè di sicuro non è mia, e poi sei tu quella che sa sempre tutto» disse Sasuke, incrociando le braccia e gonfiando le guance.
«Stai pure certo che le mie conoscenze non includono questo!» spiegò, indicandosi. «Qualunque cosa sia… È tutto così assurdo se non impossibile» borbottò, mettendosi una mano sul mento.
«Impossibile non direi, è successo. E sarà meglio per te che io riabbia il mio corpo».
«Te lo giuro, nulla mi farebbe più felice» confermò Sakura per poi avere un’illuminazione. «Forse questo strano incantesimo durerà solo ventiquattro ore come nelle fiabe e magari domani tornerà tutto alla normalità».
Sasuke guardò il suo stesso corpo con un sopracciglio alzato. «Dici?»
«Sì, è una possibilità. Per il momento l’unica cosa da fare è superare la giornata, cercando di non attirare l’attenzione di chi ci conosce, e nel frattempo magari scopriamo qualcosa di più».
Sasuke sospirò. Tutta quella situazione era un’immensa scocciatura. «D’accordo» disse infine. In fondo non avevano altra scelta. «Ci avviamo a scuola?» chiese poi, afferrando con poca grazia la borsa e dirigendosi oltre il suo corpo.
«Dove stai andando?» domandò confusa Sakura nel corpo del ragazzo. «La fermata dello scuolabus è dall’altra parte».
Sasuke scoppiò in una risata fragorosa e cristallina, probabilmente uscita così a causa del corpo di Sakura. «Lo scuolabus… Buona questa» ridacchiò, per poi infilare la mano nella borsa a tracolla dell’altra.
«Io prendo la macchina, aspettami qui» disse con un sorriso sghembo e malizioso.
Sakura non poté fare a meno di arrossire e sentirsi strana allo stesso tempo. Vedere il proprio corpo, muoversi e parlare di fronte a lei le faceva uno strano effetto ma allo stesso tempo era perfettamente chiaro dai modi e dall’atteggiamento che quello che lo animava era niente meno che Sasuke.
 
Si prospettava una giornata molto lunga.





Note autrice:
Eccomi con il secondo capitolo. Metto un piccolo avviso, in modo da non confondere i lettori. Adesso che Sakura e Sasuke si sono scambiati di corpo, quando scrivo Sakura mi rivolgo ovviamente a lei come anima dentro il corpo di Sasuke e quando scrivo Sasuke mi rivolgo a lui come anima dentro il corpo di Sakura. Quindi quando c’è Sakura dovete immaginarvi il corpo di Sasuke con lei al suo interno e viceversa quando scrivo Sasuke. Sarà una bella sfida, scrivere con queste premesse, quindi non uccidetemi se magari ogni tanto mi scappa qualche errore. Grazie in anticipo se passate a leggere o recensire ♡

 
  
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