Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Moonlight_Tsukiko    26/04/2020    1 recensioni
Eren Jaeger sogna di vivere in un mondo dove sua sorella è ancora viva e di non dover usare le sue preziose strategie di adattamento per provare qualcosa che non sia dolore. Ma la vita ha il suo modo per distruggere tutto ciò che vi è sul suo cammino, ed Eren si ritrova in una spirale dalla quale non sembra uscirà molto presto.
Come capitano della squadra di football della scuola superiore Shiganshina, Levi Ackerman sembra essere la colonna portante per i suoi compagni di squadra. Ma quando non è in campo e non ha indosso la sua maglia sportiva, diventa semplicemente Levi. Levi Ackerman forse sarà anche in grado di aiutare le altre persone, ma Levi certamente non può difendersi dallo zio alcoldipendente.
Nessun altro ha provato il loro dolore, nessun altro ha vissuto ciò che hanno vissuto loro, e nessun altro potrà mai capirli. Ma tutto cambia una volta che si stabilisce una relazione non convenzionale che li forza a mettere a nudo tutte le loro cicatrici.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Berthold Huber, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Marco Bodt
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
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Go Ahead and Cry, Little boy
Capitolo 14


Levi

Mi sveglio con il torcicollo. Mi siedo e scrollo le spalle, sbadigliando mentre mi guardo attorno. I raggi del Sole si infiltrano all’interno della stanza dagli spiragli delle persiane, finendomi direttamente negli occhi. Mi alzo dal letto per chiuderle, bloccando così la luce, e mi ributto subito nel letto.

Ieri sera non ho bevuto, eppure mi sento leggermente brillo. Mi domando se Eren mi abbia contagiato con uno strano potere magico e rido divertito al pensiero. Smetto non appena mi tornano in mente tutte le cose che ha detto ieri sera.

Mi passo le dita tra i capelli e grugnisco, sollevando gli occhi verso il soffitto. Fa troppo freddo qui dentro, ma non ho voglia di mettermi sotto le coperte. È tardi. Dovrei alzarmi.

Non lo faccio, però. Resto disteso per ancora qualche minuto a pensare alla strana sensazione che provo al momento; è come se non mi sentissi dentro il mio corpo. Un pensiero tira l’altro e mi ritrovo a pensare nuovamente a Eren. Sta bene, nonostante gli eventi di ieri? Non ha fatto nulla di stupido, vero?

Onestamente è ridicolo. Quanto mi preoccupo per lui, intendo. Ma mi ritrovo ad alzarmi. Voglio assicurarmi che stia bene. Probabilmente dovrà smaltire la peggior sbornia di sempre, ma vederlo allevierebbe la strana sensazione alla bocca del mio stomaco... forse. Faccio una doccia veloce e mi vesto. Kenny sta guardando qualcosa alla televisione, ma non gli presto la minima attenzione mentre afferro le chiavi di casa e raggiungo l’uscita.

“Dove vai?” Mi urla dietro.

“Via,” rispondo e sbatto la porta dietro di me.
 
 
***

Eren è appoggiato contro la porta, gli occhi socchiusi. Sbadiglia rumorosamente, non preoccupandosi nemmeno di coprirsi la bocca con la mano, e si scompiglia i capelli.

“’Giorno,” mi saluta con voce gracchiante e faccio una smorfia al suono.

“Buongiorno,” dico di rimando. I miei occhi scannerizzano il suo corpo senza che riesca a fermarli e, prima di renderlo troppo ovvio, distolgo lo sguardo. “Come stai?”

“Una merda,” risponde, aprendo ulteriormente la porta con il fianco. “Entra.”

Entro in casa e sbircio in cerca di qualcuno.

“I miei genitori non sono a casa,” mi informa e per qualche strana ragione questa informazione mi fa sentire caldo. Deglutisco nervosamente, ingoiando il groppo in gola.

“Uh… okay.”

“Vuoi qualcosa da mangiare?”

“Nah,” rifiuto, ma poi sento lo stomaco brontolare rumorosamente. “Ah, cazzo.”

“Ti preparo qualcosa,” ride Eren e sparisce in cucina. Tolgo le scarpe prima di seguirlo.

Mi siedo su uno sgabello del bancone e lo guardo allacciarsi un grembiule attorno alla vita.

“Ti vanno bene bacon e pancake?” Chiede. Sollevo le spalle.

“Sai cucinare?”

“Lo stretto necessario,” risponde, spaccando un uovo su una terrina. Mi mordo l’interno della guancia, sentendomi in colpa.

“Sei sicuro di stare bene? Nel senso, non hai un’emicrania micidiale?”

“Sto bene. Ti prometto che non vomiterò sulla padella. Ora sta zitto.”

Resto zitto.

Lo osservo cucinare pancake mentre appoggio i gomiti sul bancone. Dopo alcuni minuti, li mette su un piatto. Dopodiché cucina il bacon insieme alle uova, mettendoli in un altro piatto prima di prendere una bottiglia d’acqua e un bicchiere, posizionandoli davanti a me. Si toglie il grembiule e apre il frigo.

“Vuoi dello sciroppo?” Chiede, dedicandomi uno sguardo veloce.

Annuisco e mi allunga la bottiglia. Ne spalmo una generosa quantità sui pancake prima di assaggiarli. Guardo Eren e realizzo che non sta mangiando nulla.

“Non mangi?” Chiedo, ingoiando la boccata di pancake. Eren solleva un sopracciglio.

“Brutta idea.”

Ruoto gli occhi e taglio un pezzo di pancake, infilandoci con la forchetta per poi allungarla verso lui.

“Apri.”

“No.”

“È peggio a stomaco vuoto,” lo informo, ignorando lo sguardo dubbioso che mi dedica. “Fidati. Ora muoviti.”

Eren apre la bocca e la chiude attorno alla forchetta. La mia mano resta in aria e lui corruga la fronte mentre mastica.

Deglutisco e torno a mangiare.

“Grazie.”

Faccio un cenno con la testa e finisco il cibo sul piatto. Eren si stira le braccia, allungandole sul bancone per poi posarci la testa, osservandomi.

“Cosa c’è?” Domando quando non riesco più a sopportare la sensazione di sentirmi osservato e lui solleva le spalle in moto di indifferenza.

“Nulla. Sto solo cercando di ricordare cos’è successo ieri sera.”

Penso a lui nella vasca da bagno e quasi mi strozzo con un pezzo di bacon.

“Cosa ricordi?”

“Ricordo vagamente te che mi lavi i capelli.”

“Tutto qua?” Chiedo sorpreso; lui annuisce.

“Credo di essermi ubriacato alla grande,” spiega, alzandosi e piegando la testa. “Non ho detto nulla di strano, vero?”

“Definisci strano,” mormoro prima di riuscire a fermarmi. Eren sembra sorpreso e io scuoto la testa, forzando una risata. “Tranquillo. Tutti i tuoi profondi e sporchi segreti sono al sicuro.”

“Grazie al cielo,” ride Eren. “Altrimenti avrei dovuto far terminare la nostra amicizia.”

“Oh, davvero?” Chiedo sollevando un sopracciglio. “Dopo tutto l’impegno che ci abbiamo messo?”

Scrolla le spalle e si allunga sullo schienale della sedia, incrociando le braccia.

“Le cose brutte accadono, amico,” sostiene. Rimane in silenzio per un po’ prima di parlare di nuovo. “Perché sei venuto qui?”

Mastico lentamente l’ultimo pezzo di pancake, evitando il suo sguardo.

“Volevo solo darti fastidio,” mento. Eren sbuffa.

“Ovviamente,” risponde. “Non ricordo se l’ho detto ieri, ma grazie. Per esserti preso cura di me, intendo.”

“Non preoccuparti,” annuisco e decido di non dire che lo rifarei altre cento volte se necessario. “Non ti avevo mai visto ubriaco prima d’ora.”

“Davvero? Non farci l’abitudine,” Eren fa una smorfia e io rido di gusto. “Non lo farò più per un bel po’ di tempo.”

“Bene,” scrollo le spalle e prendo il piatto. “Grazie per il cibo.”

“Te ne vai?” Chiede Eren, sollevando le sopracciglia.

“Uh, sì. Volevo soltanto infastidirti un po’.”

“Resta.”

“Io…” la mia mente si blocca. “Non sei stanco?”

“Eh? No,” agita una mano e si alza. “Coraggio, possiamo andare in camera mia.”

“C-Camera tua?”

“Sì,” Eren mi ruba il piatto dalle mani e lo appoggia nel lavandino della cucina. “Non preoccuparti, mica ti salto addosso.”

Mi strozzo con un sorso d’acqua e stringo gli occhi osservandolo da dietro.

“Lo sai che non sei poi così bello, vero?” Dico, sollevando un sopracciglio. “Cosa ti fa pensare che ti lascerei saltarmi addosso?”

“Mi stai prendendo in giro?” Domanda, portando la testa indietro e ridendo di gusto. “Amico, sono io sono un figo. Cavolo, sono sexy! Sono un bel bocconcino. Saresti pazzo a non lasciarmi saltarti addosso.”

“D’accordo, come vuoi,” dico, sperando di non sembrare d’accordo con lui. Sarebbe strano.

Eren ghigna e si pulisce le mani con uno straccio.

“Andiamo,” continua, andando di sopra.                           

Lo seguo col cuore che batte a mille. Non so perché sono così nervoso. Stiamo soltanto facendo qualcosa insieme. Non è una gran cosa. Continuo a ripetermelo fino a quando non mi sento svenire.

Sembra sia passato un uragano nella stanza di Eren da quanto disordinata è. Sarebbe carina, credo, se non ci fossero montagne di vestiti sul pavimento. La scrivania è pulita, però, e mi sento sollevato quando noto che libri e quaderni sono impilati in modo ordinato.

Sollevo le sopracciglia quando noto un libro in particolare. Cammino verso la scrivania e lo prendo senza pensarci.

“Suoni la chitarra?”

Eren si irrigidisce e mi domando se ho detto qualcosa di sbagliato.

“No,” dice. “Non più.”

“Oh,” rispondo e rimetto apposto il libro.

Lo guardo prendere dei vestiti sporchi e lanciarli nel cestino della lavanderia. Ora sembra più ordinata e infilo le mani nelle tasche per abitudine.

“Allora…”

“Vuoi guardare un film?” Chiede Eren. Annuisco. “Bene.”

Accende la televisione e apre Netflix. Resto in piedi a disagio fino a quando non decidiamo entrambi di guardare ‘Il Padrino’. Io non l’ho mai visto e Eren giura che è bellissimo.

Mi siedo sulla sedia della scrivania. È dura e per niente confortevole. Eren è disteso a pancia in giù con un cuscino tra le braccia e aggrotta la fronte.

“Puoi sederti qui, sai. Quella sedia è scomodissima.”

“Okay,” dico lentamente. Il mio cuore continua a palpitare e cerco di sembrare indifferente mentre mi siedo sul letto di Eren.

È comodo e mi ritrovo a rilassarmi. Eren mi afferra il braccio e mi fa distendere.

“Ma che cazzo?”

“Rilassati, amico,” si giustifica Eren, sembrando divertito e percepisco la punta delle orecchie diventare rosse. “Sembra tu stia per svenire.”

Decido di non dirgli di sentirmi esattamente così. Mi metto comodo distendendomi sullo stomaco. Eren mi spiega brevemente la trama, ma non presto molta attenzione al film. Sono più interessato a come Eren sembra animarsi quando sta per arrivare la sua scena preferita.

Non so se ha capito che lo sto fissando oppure no, ma non ho intenzione di ammetterlo in ogni caso. Non so nemmeno cosa sto facendo, a essere sincero.

“Eren,” lo chiamo dopo un’ora di film.

“Mhm?” Risponde, girandosi verso di me.

“Ho mentito.”

“Mentito?” Ripete mettendosi seduto. “Su cosa?”

“Mi hai detto qualcosa di strano.”

“Oh,” sbatte le palpebre. “Scusa, allora.”

“Lo pensi davvero?”

“Non mi ricordo, Levi,” risponde Eren. “Ero ubriaco.”

Deglutisco a fatica.

“Credo che tu lo pensi davvero.”

Eren assottiglia gli occhi e mette in pausa il film.

“Cos’ho detto?”

“Hai parlato molto di sesso,” comincio.

“Parlo sempre di sesso. Ricordi quando ho detto che vorrei portarti a-”

“Non in quel senso!”

“Okay,” risponde Eren e suona molto più calmo di quanto pensassi. “Quindi?”

“Hai detto che fai sesso perché ti distrae. Beh, qualcosa del genere, se non altro,” spiego. Un sussurro nel retro della mia testa mi domanda perché ho portato a galla questo argomento.

Voglio sapere perché. Voglio sapere perché sta soffrendo così tanto. Voglio sapere cosa gli è successo. Voglio aiutarlo.

Voglio poter fare qualcosa.

Forse non farò qualcosa per me stesso. Forse permetterò a Kenny di ammazzarmi di botte. Ma forse se aiuto Eren, mi sentirò come se stessi facendo qualcosa di giusto. Forse non mi sentirei così debole. È un pensiero idiota, eppure voglio vedere cosa succederebbe.

“Davvero te l’ho detto?” Chiede Eren e poi sospira al mio cenno affermativo. “Gesù santo.”

“Allora?” Continuo. “È così? Fai sesso per questo motivo?”

“Esatto,” risponde e l’aria nei miei polmoni sparisce immediatamente.

“Ecco… significa qualcosa per te?” Chiedo e sento quest’intenso e pulsante dolore al petto. Mi sento a corto di fiato e non ne so il motivo.

“No,” dice, riservandomi uno strano sguardo. “Mai.”

Mi giro di schiena così da poter guardare il soffitto e non il suo viso.

“Allora… è una strategia di difesa?”

Eren ride amaramente.

“Già, qualcosa del genere,” replica. “Perché lo chiedi, Levi?”

“Non mi sarei mai aspettato che dicessi una cosa così,” giustifico il mio rammarico. “Ecco… non so, pensavo solamente ti piacesse fare sesso e basta. Non avrei mai pensato che-”

“Va bene.”

“Davvero?”

“Sì,” scrolla le spalle. “Non è una gran cosa, no?”

“Lo è, invece,” dico senza menzionare che è una gran cosa per me. “Voglio dire… merda, amico, ho visto quei lividi. È…”

Mi interrompo, insicuro su come proseguire. Eren mi guarda.

“Voglio che mi facciano male.”

“Perché?”

“Mi fa provare qualcosa,” mormora. “È stupido, ma funziona. È una soluzione temporanea, ma è qualcosa.”

“Lo stesso,” insisto, mettendomi seduto anch’io. “Tutto questo non ha senso. Permetti loro di farti del male e-”

“Ripeto,” mi interrompe Eren, parlando in un tono così calmo da essere irritante. Mi mordo il labbro fino a gustare il sapore ferroso del sangue. “Voglio che faccia male. Mi piace vedere quei lividi. Mi fa realizzare di aver provato qualcosa.”

Scuoto la testa, ma non dico nient’altro. Non subito, almeno. Cerco di processare quello che mi sta dicendo, ma è troppo. È fottutamente troppo.

“Okay,” dico infine, perché la testa mi sta scoppiando e non riesco a pensare a qualcosa da dire.

“Lo fanno solo perché io glielo permetto,” mi assicura ancora Eren fermamente e incontro i suoi occhi. “Non glielo lascerei mai fare se non volessi. Lo capisci…vero?”

“Sì,” rispondo, nonostante non lo capisca per niente. “Sì, ho capito.”

“Bene,” dice lentamente. “Altro da aggiungere?”

Penso con cautela le mie prossime parole, cercando di capire esattamente cosa voglio dirgli. Sono arrivato fino a qui. A questo punto tanto vale dirgli tutto.

“Uhm… hai detto che non mi devi piacere troppo.”

“Questo vuol dire esattamente ciò che pensi.”

“Lo so, è che… non è un problema. Nel senso, non credo.”

Eren appoggia la testa sulla mano.

“Ti piaccio troppo?”

“No,” dico, ma la parola mi suona estranea. Ignoro la strana sensazione che mi attanaglia la punta dello stomaco. “Certo che no.”

“Bene,” risponde lui. “Ottimo.”

Silenzio.

“Nick invece sì.”

“Nick?” ripeto e penso al suo amico. Non so perché, ma non mi ha fatto una buona impressione. Non so se sia perché ha ventiquattro anni o cosa, ma non riesco a sopportarlo. È ridicolo, considerando che l’ho visto una sola volta, ma non posso farci nulla.

“Già. L’hai incontrato, ricordi?”

Mi acciglio.

“Vagamente,” dico.

“Gli piaccio troppo,” continua Eren a voce bassa e il mio stomaco si attorciglia violentemente. Mi ritrovo a digrignare i denti. “Non gli parlo da allora.”

“Lo stai evitando?” Chiedo. “Sembravate piuttosto affiatati, però.”

“Immagino di sì,” replica, giocando con l’orlo del suo maglione. “Voglio dire… è imbarazzante.”

“Che tu gli piaccia?”

“Più o meno,” si gratta il naso. Carino. “Non sono il tipo da stare insieme a qualcuno.”

“L’avevo notato,” rispondo ed Eren scrolla le spalle.

“Gli passerà prima o poi. È solo che… non voglio avere questo con lui.”

“È una cosa così sbagliata, però?” Mormoro. “Che piaci a qualcuno, intendo.”

“Probabilmente no,” ammette a bassa voce. “È solo che mi spaventa a morte.”

“Perché?” Chiedo, girando la testa per guardarlo meglio. Eren solleva ancora le spalle e guarda il pavimento.

“Non so. È così e basta.”

Lo prendo come spunto per farmi da parte.

“Okay,” dico semplicemente.

“Ecco perché l’ho detto a te,” continua Eren, guardandomi. “Non voglio che succeda la stessa cosa a noi.”

“Tranquillo,” dico. “Non mi piaci per niente.”

Eren ride, ma sembra forzata.

“Grazie,” risponde.

“Mhm.” Perché improvvisamente mi fa male tutto il corpo e parlare richiede uno sforzo troppo grande. “Come vuoi.”

Eren afferra nuovamente il telecomando.

“Vuoi finire il film?”

“Certo, Eren,” rispondo ed Eren preme play.
 
 
***

Eren non parla né di sabato né di domenica, e non lo faccio neanche io.

Ne abbiamo già parlato, quindi non c’è motivo di rispolverare l’argomento.

Il mio cervello non sembra capirlo, però.

Non capisco perché m’importa così tanto. Eren può fare sesso con chi vuole e quando vuole, per qualsiasi ragione voglia. Ma l’idea di lui con qualcun altro mi fa stare fisicamente male. E fa ancora più male quando mi viene in mente che Nick ha confessato di avere una cotta per lui. Che abbiano mai…?

No. Eren ha detto di no. Non mentirebbe su questo. Non avrebbe alcun motivo per farlo. Non mi importa se lo hanno fatto. Non sono affari miei. La sola cosa che mi mette a disagio è che Nick ha ventiquattro anni. Ma non sono affari miei.

È facile dirlo. Che non dovrebbe importarmi, intendo. Ma in realtà mi importa tantissimo. Più di quanto dovrei e realizzarlo è terrificante. Non sono abituato a tutto questo. Di solito lascio che le persone facciano ciò che vogliono finché non mi riguardi. Non potrebbe importarmene di meno.

Ma per qualche ragione, credo che in qualche modo tutto questo mi riguardi. Non dovrebbe importarmi di ciò che fa Eren. Non siamo amici da così tanto tempo da farmene importare, ma non riesco a fermarmi. Non ho mai pensato che stesse così male prima di quella sera. Pensavo che il suo sarcasmo e tutte le sue strategie di adattamento fossero una cazzata detta semplicemente per dirla. Neanche in un migliaio di anni avrei potuto immaginare che fosse tutto uno stratagemma. Una stupida, insensata maschera.

Credo abbia senso, però. Di solito le persone non vogliono che gli altri le vedano vulnerabili. È semplicemente la nostra natura di essere umani. È una brutta parola. La debolezza, intendo. Ecco perché le persone si sentono minacciate da esse e cominciano ad attaccare. Ed ecco perché si cerca di tenerle nascoste. Eren non ha nulla di diverso, sotto questo aspetto. Probabilmente non voleva che nemmeno io sapessi queste cose, ma le so. Non mi rende felice sapere che si fida di me, però.

Mi spaventa.

Mi spaventa perché non mi sono mai preoccupato così tanto prima d’ora. Eppure, ho già visto persone soffrire, ovviamente. Bertholdt, per esempio. Mi interessava ciò che stava passando, ovviamente, ma non ne ero ossessionato. Gli ho parlato ed era finita lì.

Le cose non sono così semplici con Eren. Mi ritrovo ad analizzare qualsiasi sciocchezza dica, quando si apre con me o quando parla per dare aria alla bocca. Mi terrorizza, perché è un’emozione nuova: non ho hai provato una cosa simile per nessuno.

Mi viene in mente, allora, che forse sono nella categoria ‘piacere troppo.’ Questo pensiero è il più terrificante di tutti. Non voglio che Eren mi piaccia troppo. Non voglio superare quel confine. Ma non penso che alla mia testa, o al mio cuore, importi.

Penso improvvisamente a mia madre. Anche a lei piaceva troppo mio padre, giusto? E questo non l’ha portata da nessuna parte, se non sei metri sotto terra. Mio padre è andato avanti, si è costruito una nuova famiglia, mentre mia madre si struggeva ancora per lui fino al suo ultimo respiro.

So che le relazioni non sono tutte come quella dei miei genitori. So che le persone sono capaci di amarsi reciprocamente e non succede nulla di brutto. Lo vedo ogni volta. Ma è difficile ignorare cose del genere, specialmente quando hai visto il mondo distruggersi attorno a te.

Improvvisamente, capisco. Capisco perché spaventa Eren. Capisco perché non vuole che le persone si affezionino a lui. Perché non vuole che le persone lo amino. Perché ha paura che io faccia la stessa cosa.

Le persone dicono di amarsi quando sono felici, quando va tutto bene e la vita non tira loro brutti e sporchi scherzi. Mia madre diceva di amarmi ogni giorno. Ma una volta non lo fece e fu l’ultima volta che la vidi. Non hai la certezza che la persona che dice di amarti ti starà accanto. Non c’è un accordo scritto quando ami qualcuno. Lo fai sperando per il meglio.

È un rischio che non ho intenzione di correre. Forse è per questo che Eren ha paura. Forse lui non vuole rischiare tutto. Forse ha amato una volta e non ha comportato a nulla di buono.

Decido in quel preciso istante che, se mai superassi il confine di ‘piacere troppo’, non farò nulla al riguardo. Non voglio spaventare Eren. Adoro la sua compagnia più di quanto voglia ammettere. Se gli causo più dolore di quanto già non stia sopportando, non me lo perdonerei mai. Le cose per ora vanno bene. Non voglio rovinare tutto.

Inoltre, è meglio averlo come amico che non averlo affatto, giusto?
   
 
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