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Autore: MaryGrace10    27/04/2020    0 recensioni
Emma Watergrace è un'ottima Shadowhunter dal cuore tormentato e da un passato difficile che però è riuscita a trovare l'amore e la pace con Will all'Istituto di Londra. È felice. Finché il fantasma del suo passato si ritrova a bussare alla sua porta e lei scappa, lasciandosi Will e la propria felicità alle spalle, per avere delle risposte e dovendosi ricostruire una vita lontano da chi ama. Viene però rintracciata... Riuscirà a fare ammenda per gli errori commessi e a riconciliarsi con le persone a lei care?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, William Herondale
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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POV EMMA
-Emma.
 
Mi girai al suono di quella voce. Era da così tanto tempo che non la sentivo che mi fece provare un mix di sentimenti che credevo ormai assopiti.
 
Ero ancora imbrattata di sangue della battaglia appena conclusa e con i capelli che sfuggivano alla treccia, quando venni richiamata all'ingresso principale dell'Istituto da Rebecca, la figlia maggiore della famiglia Rosanera a capo degli Shadowhunters di Firenze. Nella fretta di correre in infermeria per far trattare Luca dalle mani esperte dei Fratelli Silenti non mi ero nemmeno tracciata le rune di guarigione per le ferite della battaglia. Con il rimbombo del palpitare del mio cuore ancora nelle orecchie, la preoccupazione che fuoriusciva da ogni cellula del mio corpo, la frustrazione di quella richiesta così fuori luogo in quel momento, mi affrettai a raggiungerla.
 
E lo vidi.
 
Era proprio lui, lì, in piedi di fronte a me. I capelli neri scompigliati dal vento, gli occhi di quel blu intenso dell'oceano colmi di sorpresa, sofferenza, gioia e un barlume di speranza, le labbra carnose. Era proprio il mio Will.
 
Per un attimo non riuscii a pronunciare una parola, persa nel turbinio di ricordi che entrambi condividevamo, ricordi che avevo cercato di reprimere nei più profondi meandri del mio cuore. Ricordi che mi avevano apportato tanta gioia e allo stesso tempo tanto dolore e che avrebbero dovuto rimanere sepolti.
 
-Will -. Avevo la gola secca e il suo nome mi uscì più come un sussurro che una parola ben scandita. 
 
Cercai di riprendere il controllo di me stessa. - Come… cosa ci fai qui?
 
A quella domanda sembrò quasi che lui si richiudesse in se stesso, che innalzasse il muro che per anni lo aveva accompagnato, come un fedele compagno protettivo, nella sua missione di tenere le persone lontane da lui per la loro incolumità.
 
Anche in quel frangente fu un colpo al cuore la consapevolezza di cosa significasse quel muro, essendo stata io una delle persone che lo avevano aiutato a sbarazzarsene e a fargli capire che la maledizione di cui credeva di essere vittima era fasulla e che non esisteva un modo per evitare che le persone si affezionassero a lui.
 
-Ti ho cercata. Per due anni, Emma. Ho bisogno di sapere, voglio delle risposte. Te ne sei andata senza una parola, di nascosto, lasciandomi solo un messaggio con le parole "mi dispiace" scritte sopra.
 
-Ora non è il momento migliore… siamo appena tornati da una battaglia e ci sono dei feriti. Non posso… - iniziai a dire, ma venni interrotta dalla porta dell'Istituto che veniva aperta e Marco che ne usciva a passo deciso.
 
-Emma, i Fratelli Silenti hanno finito. Dicono che si riprenderà e che sta bene, ma per il momento solo una persona è autorizzata ad entrare a visitarlo. Ho pensato che volessi essere tu. So quanto lo ami.
 
Marco era un ragazzo d'oro, oltre ad essere un ottimo Shadowhunter. Lo conoscevo solo da due anni, da quando ero partita da Londra per andare a Firenze, ma avevamo legato molto fin dal principio.
Era alto, capelli corti castani e profondi occhi nocciola, con il classico fisico muscoloso da Shadowhunter. Trovavo molto conforto nella sua bontà di cuore e capacità di immedesimarsi nelle altre persone. Era stato lui a tirarmi fuori dal baratro di oscurità che mi aveva circondata da quando avevo lasciato Londra... e Will.
 
Sorrisi a Marco in segno di ringraziamento e mi girai di nuovo verso Will. Come sempre la sua vista mi toglieva il fiato, ma non era il momento di rimuginare su di lui o sul passato. Avevo una persona che mi aspettava di sopra, qualcuno che non potevo certo abbandonare in quel momento.
 
-Ora devo davvero andare, ma dopo parliamo, si? Ti prego. - Dissi, con lo sguardo implorante. Anche io avrei voluto chiarire la situazione tra me e Will, ma avevo dei doveri da compiere prima e, nonostante lo sguardo di lui fosse di ghiaccio quando rientrai nell'Istituto seguita da Marco e Rebecca, non avevo intenzione di tirarmi indietro. Avrei fatto ammenda con Will, il passato e me stessa in un secondo momento.
 


 
POV WILL
 
Fu come ricevere uno schiaffo in faccia. Ritrovare Emma era stata la mia missione personale per oltre due anni, da quando mi svegliai quella mattina nell'Istituto di Londra e trovai il suo messaggio. La consapevolezza che se ne fosse andata fu come fare una doccia gelida. Mi sentivo paralizzato e ferito. Dopo tutto quello che avevamo passato insieme pensavo di valere più per lei che un semplice messaggio senza spiegazioni. Eppure era tutto ciò che mi rimaneva di lei.
 
Ora, dopo tutti gli sforzi, le battaglie e i vicoli ciechi, ero riuscito nel mio intento. L'avevo ritrovata. Era sempre bellissima, anche ricoperta di sangue e icore. I suoi occhi neri erano sempre gli stessi occhi di cui mi ero innamorato e anche il suo profumo era sempre lo stesso. Eppure lei era così diversa e distante. Non sapevo cosa mi avrebbe detto, come mi avrebbe accolto, come mi avrebbe guardato, ma sicuramente non mi sarei aspettato questa freddezza. L'espressione sul suo viso... sembrava sofferente. Era per la battaglia? O perché non si aspettava di vedermi? Probabilmente era solo delusione. Chiaramente non voleva essere rintarcciata e il fatto che fossi riuscito a trovarla non le faceva piacere. E ora sapevo perché era andata via. Lei amava un altro, me lo aveva confirmato lo Shadowhunter che era appena uscito dall'Istituto. 
 
Non potevo sopportarlo. Perdere anche lei poco dopo aver perso Jem mi aveva lasciato vuoto, ma perderla di nuovo dopo tutta la speranza che pian piano aveva preso il soppravvento man mano che mi avvicinavo al momento in cui l'avrei rivista... beh, era sempicemente troppo da gestire.
Decisi che non volevo parlarle, che non volevo che lei mi dicesse in faccia che era innamorata di un altro. Non sarei riuscito a sopportarlo.
 
-E tu chi sei? Come mai quell'aria da cucciolo bastonato? - Chiese una voce di ragazza.
 
Mi girai e vidi una figura minuta muoversi verso di me. Era una ragazza bionda, non troppo alta, con gli occhi blu. Era carina nel complesso.
 
-Nessuno, sono solo di passaggio. Il mio nome è William Herondale... e tu saresti?
 
-Sabrina Rosanera, la figlia dei capi dell'Istituto. Peccato che tu non abbia intenzione di restare, sei proprio carino - disse ammiccando.
 


 
POV EMMA
 
Il suo corpicino giaceva inerte sul letto, le coperte lo avvolgevano dolcemente. Osservai mentre si alzavano e abbassavano seguendo il lento ritmo della sua respirazione.
 
Non sarebbe dovuto succedere niente di quello che era successo, era solo un bambino e non aveva ancora l'età per combattere. Ma era anche molto testardo e determinato, persino per la sua giovane età, e non aveva accettato di rimanere indietro mentre gli altri rischiavano la vita contro i demoni: era determinato a diventare uno dei migliori Shadowhunters in circolazione, e non avrebbe lasciato che nessuno si frapponesse tra lui e il suo sogno.
 
Purtroppo, aveva ancora molto da imparare e sperai che questa brutta esperienza gli fosse servita come lezione. Vederlo in fin di vita sul campo di battaglia mi aveva inondato di una paura indescrivibile e per un attimo dimenticai chi ero, dov'ero e perché. Sapevo solo che l'unica cosa davvero importante era portare il bambino via da lì e fargli avere delle cure il più presto possibile.
 
Luca mi ricordava molto mio fratello, anche lui quando era piccolo non lasciava che gli altri lo comandassero ed era sempre pronto a un combattimento. E anche lui aveva rischiato di morire parecchie volte. Mi chiesi cosa stesse facendo ora e dove fosse nel mondo.
 
Quando mia madre era morta e mio padre ci abbandonò perché non credeva di essere in grado di crescere due figli da solo, io e Jack riuscimmo a restare uniti contro tutte le avversità. Il Conclave ci trasferì nell'Istituto di Oxford e lì ci allenammo fino allo sfinimento, finché diventammo due dei migliori Shadowhunters della nostra generazione. Eravamo una squadra inseparabile. Almeno finché Jack non partì per il suo anno all'estero e io rimasi sola nell'Istituto dove avevo delle amicizie, ma nessun legame veramente importante.
 
I nostri contatti cominciarono ad essere sempre più radi e io mi sentivo sempre più disperata. Mi mancava mio fratello, ma sembrava che a lui non intressasse poi molto di me. Grazie alla sua assenza imparai a trasformare il dolore in un'arma, mi fortificai e mi allenai ancora più duramente di prima. Non ero più una bambina fragile a cui mancava il fratellone, ma una giovane donna che aveva dovuto abbandonare la propria infanzia troppo presto  e che aveva fatto della propria esperienza un punto di forza.
 
Il problema era che avevo sempre sentito un vuoto dentro, e anche se non lo davo a vedere, sapevo che ciò che mi aveva fatto Jack mi feriva ancora più di quanto mi piacesse ammettere. 
 
Dopo aver lasciato Oxford ed essermi trasferita a Londra, venni a conoscenza dei vizi demoniaci di Benedict Lightwood e cercai in tutti i modi di fermarlo. Ma c'erano molti più segreti dietro la figura di Benedict di quello che mi aspettassi e quell'errore fatale mi costò caro. Venni fatta prigioniera, finché un ragazzo con gli occhi più belli che avessi mai visto mi trovò e mi portò in salvo. Solo che Will mi salvò molto più di così.
 
Non fu facile, non all'inizio. Io faticavo molto a fidarmi delle persone e Will era molto schivo, tenebroso anche. Nonostante cercasse con tutto se stesso di nasconderlo, riuscii a capire che provava dei sentimenti per Tessa e che era molto legato a Jem, il suo parabatai, e che quando quest'ultimo e la ragazza annunciarono il loro fidanzamento ufficiale lui ne soffrì silenziosamente. Sapevo cosa voleva dire fingere che andasse tutto bene quando non era così e fu questo che mi portò ad avvicinarmi a Will.
 
Inizialmente fu un'amicizia molto poco convenzionale, due anime desolate che continuavano a punzecchiarsi. Il nostro rapporto era fatto di litigi e insulti, andavamo d'accordo come possono andare d'accordo due persone che usavano l'ironia e lo sprezzo come armi di difesa contro il mondo esterno. Ci evitavamo, se non per sfogare la rabbia che provavamo uno addosso all'altra, e questo capitava spesso. Non era un rapporto perfetto, ma sicuramente era funzionale. All'epoca non lo sapevo, ma eravamo uno la medicina dell'altro. Will aveva sempre provato vergogna nello sfogare tutte le sue frustazioni sui Branwell, - che avevano già i loro problemi a dirigere l'Istituto senza doversi preoccupare anche dei ragazzi che vi vivevano, nonostante secondo lui anche quello fosse necessario-, e avere me come capro espiatorio gli era di aiuto.
 
Lo stesso valeva per me: ero grata a Charlotte ed Henry per quello che avevano fatto per me, ma ero spaventata dall'idea di affezionarmi di nuovo a qualcuno. Così passavo la maggior parte del tempo lontano da tutti, e Will, che non voleva avere legami con nessuno, mi sembrava l'opzione perfetta per restare nella mia comfort zone.
 
Non ero per niente preparata quella notte, quando Will comparve sul tetto dell'Istituto dove ero solita rifugiarmi a pensare. Sembrava sconvolto e pensai avesse pianto, ma quando si avvicinò vidi che non c'era traccia di lacrime sul suo volto. I suoi occhi però erano tutta un'altra storia. Sembrava che avesse appena visto tutto il suo mondo crollargli addosso. C'era anche qualcos'altro, ma non riuscivo a capire cosa fosse.
 
Si sedette affinco a me, con le gambe che penzolavano dal tetto. Senza guardarmi, mi spiegò di come per tutta la vita avesse creduto di essere maledetto e di come avesse sempre dovuto respingere tutte le persone che amava per la loro incolumità, perché convinto che se qualcuno si fosse affezionato a lui, quella persona sarebbe morta. Di come si fosse egoisticamente aggrappato con tutte le sue forze a Jem, giustificandosi con il fatto che fosse già destinato a morire.
 
Mentre mi raccontava la sua storia sembrava estremamente triste, come se scoprire che non fosse realmente maledetto gli arrecasse un danno invece di liberarlo di un fardello.
 
-Will... perché non mi sembri molto contento di questa rivelazione? - Gli chiesi cautamente.
 
Lui chiuse gli occhi e sospirò. -Perché ho la sensazione di aver buttato via la mia vita. Ho sempre allontanato tutto e tutti pensando di proteggerli e ora scopro che è stato tutto invano, che potevo essere amato. Mi sarei risparmiato molto dolore e lo avrei risparmiato agli altri. Ora... mi sento così solo. Se non fosse per Jem non avrei nessuno.
 
Mi si strinse il cuore per lui. Come poteva essere così cieco? Gli presi la mano e lo obbligai a guardarmi negli occhi.
 
-Ti sbagli sai? Pensi davvero che nessuno a parte Jem ti ami? Credi sul serio che Charlotte ed Henry non ti abbiano a cuore? Perfino Sophie non ti odia, Will. Tutte le persone di questo Istituto tengono a te, senza eccezioni. Per quanto tu abbia cercato di respingerle, queste persone non esiterebbero un secondo a sacrificarsi per salvarti... come può non essere amore?
 
- Sono Shadowhunters, lo farebbero per chiunque - mi rispose, anche se lo vidi accigliarsi.
 
Scossi la testa. -No. Loro... tu non vedi come ti guardano. Davvero, credimi, io non ho mai visto nessuno preoccuparsi per me in quel modo. Sicuramente penseranno che non sei facile e non capiranno il tuo atteggiamento, ma hanno imparato ad accettarti per quello che sei. Hanno visto oltre il tuo muro, hanno visto il ragazzo sensibile che sei in realtà, nonostante tu non abbia mai voluto lasciar loro buttare giù le tue difese. Sei amato, William Herondale, molto più di quello che pensi.
 
Non so come successe, ma fu allora che mi baciò per la prima volta. All'improvviso sentii la pressione delle sue labbra sulle mie e mi ritrovai persa nel vortice di quel bacio. Stava davvero accadendo?
 
Finì proprio come era iniziato, in un modo un po' brusco. Ci guardammo negli occhi, entrambi sorpresi dall'impeto del momento. Lui divenne paonazzo, poi si scusò. -Non... non so cosa mi sia preso. Io... -.
 
Io ero ancora soppraffatta dalla sorpresa per proferire parola.
 
-Forse dovrei andare - disse alzandosi. Si passò una mano nei capelli e scosse la testa, come se non potesse credere a quello che aveva appena fatto.
 
Mi ripresi dal mio stato di trance giusto in tempo per fermarlo prima che sparisse nel buio della botola che portava all'interno dell'Istituto.
-Will! - Chiamai. - Aspetta, ti prego.
 
Lui si fermò e si girò a guardarmi, le guance ancora rosse per l'imbarazzo. Lo guardai da sotto in sù. -Will... so che provi qualcosa per Tessa, ma non sentirti in colpa per il bacio. Sei vulnerabile stasera, non te ne faccio una colpa. Puoi stare tranquillo che non dirò niente a nessuno e...
 
-Emma, no. - Mi interruppe lui, fermo. Aveva uno sguardo risoluto, come se avesse preso una decisione proprio in quel momento. -Hai ragione, riguardo a Tessa. Provavo qualcosa per lei... ma è la promessa di Jem e non ho alcuna intenzione di mettermi in mezzo. E poi... è da un bel po' che mi sono reso conto che non era niente più che un'infatuazione. La fantasia di un ragazzo che legge troppi libri e sperava che un giorno sarebbe apparso qualcuno che lo tirasse fuori dal suo tormento interiore. Mi sono aggrappato all'idea che Tessa potesse salvarmi e mi sono illuso che era quello che volevo, ma in realtà non è a lei che va il mio cuore. - A questa frase il suo sguardo si spostò verso il pavimento. - Io... sono innamorato di un'altra persona e... beh, sei tu Emma - disse con tutta la fermezza possibile.
 
Rimasi ancora più scioccata del bacio. La mia bocca si spalancò, non credo avessi un'espressione particolarmente intelligente.
 
-Tu... io... non... Cosa?! E tutti gli insulti e... - sembrava che non riuscissi a mettere insieme un pensiero di senso compiuto. Will Herondale innamorato di me? Il mondo doveva essere a un passo dal finire!
 
-Erano il mio modo per tenere al sicuro te, Emma. Tu ed io siamo simili, entrambi respingiamo le persone per non essere feriti. E tu non vuoi che ti ricapiti quello che è successo con tuo fratello, lo capisco. Ho sentito che ne parlavi con Sophie.- Aggiunse al mio sguardo interrogativo. Non poteva sapere di Jack, non l'avevo raccontato a nessuno a parte Sophie, l'unica con cui ero riuscita lasciata sfuggire l'informazione di avere un fratello e un passato non troppo felice. 
 
-Il punto è - continuò lui, -che ho imparato ad aggirare i tuoi muri, proprio come tu hai fatto con i miei. Ti ho osservata sai, da quando ti conosco. E ti ho capita. Fingi che niente ti importi, che niente di scalfigga, ma la verità è che ti importa eccome. Hai così tanto da offrire al mondo, ma hai troppa paura per farlo. Non siamo tutti come tuo fratello, non tutti ti abbandonerebbero. Io non ti abbandonerei.
 
Non sapevo cosa dire. Era la cosa più bella che mi avessero detto e Will era stata l'unica persona che mi aveva vista per davvero e non si era fermata alle apparenze. Mi sentii il cuore colmo di una gioia che non avevo mai provato e che non riuscivo a spiegarmi... e mi ritrovai a baciare Will per la seconda volta quella notte. Le sue mani tra i miei capelli e sulla mia schiena mi provocavano brividi per tutto il corpo, era come se avessi aspettato quel momento da una vita. Possibile che mi fossi innamorata anche io senza saperlo? 
 

Io e Will ci supportammo a vicenda per uscire da quella spirale di tristezza e delusioni che era stata la nostra vita e insieme ne rimettemmo insieme i pezzi, imparando a non temere l'amore. Ogni giorno il nostro sentimento reciproco cresceva sempre più ed eravamo felici. Sconfiggemmo Mortmain e affrontammo la perdita di Jem.
 
Poi un giorno venni a conoscenza che uno Shadowhunter la cui descrizione corrispondeva a quella di mio fratello era stato avvistato nella mia città natale, Firenze. Decisi di seguire quella pista ma non avevo le forze o il coraggio per congedarmi da Will. Non potevo dirgli addio e non volevo che mi seguisse così lontano da casa ora che ne aveva una, perciò gli lasciai un biglietto e pregai Charlotte di non dirgli niente della missione o del luogo in cui ero diretta.
 

A Firenze non mi sentivo a casa, ma avevo trovato il mio posto all'Istituto. Avevo degli amici e Luca, questo bambino orfano che così tanto mi ricordava mio fratello Jack com'era alla sua età e mi ripromisi di non lasciarlo da solo, come era successo a me, e di fargli capire che poteva essere amato e non doveva rinchiudersi in se stesso.
 
Riversai tutto l'amore per Will e per la famiglia che mi ero creata all'Istituto di Londra -e poi perso- sul quel bambino. Mi affezionai così tanto a lui e lui a me che nessuno aveva dubbi sul nostro legame.
 
Vederlo in quello stato nel lettino dell'infermeria dell'Istituto mi faceva sentire come se avessi tutte le colpe per quello che gli era successo. Avrei dovuto essere più attenta.
 
Presi la sua manina minuscola nelle mie e gli baciai le dita. -Piccolo mio, sei stato molto coraggioso. Molto molto coraggioso. Ti prego, non lasciarmi. Ho bisogno di te.
 
Una lacrima scivolò giù per la mia guancia. Sebbene i Fratelli Silenti avessero detto che si sarebbe ripreso non riuscivo a tranquillizzarmi.
 
Deve solo riposare un po', è un bambino molto forte. Domattina sarà perfettamente in grado di tornare alla sua vita ordinaria, disse una voce nella mia testa.
 
Lì in piedi c'era un Fratello Silente, che mi scrutava da sotto il cappuccio della veste color pergamena che indossava. Gli feci un cenno affermativo e se ne andò senza aggiungere altro.
 
 
Quando uscii dall'infermeria, andai a cercare Will. Volevo dargli le risposte alle domande che per due anni lo avevano tormentato. Avevo davvero pensato che sarebbe riuscito ad andare avanti con la sua vita?
 
Lo trovai in libreria, ma non era solo. Con lui c'era Sabrina Rosanera, la figlia di Maria e Stefano. Era l'unica abitante dell'Istituto che non mi andava troppo a genio, era superficiale e al contrario della sorella Rebecca, molto molto piena di sè.
 
Will alzò lo sguardo su di me, l'espressione prima indecifrabile poi dura. Tornò a parlare con Sabrina, come se io non fossi nemmeno stata presente.
 
-Ehm.. - mi schiarii la gola.
 
-Non vedi che siamo nel mezzo di una discussione? - Chiese lei alzando un sopracciglio. -È privato, non vogliamo avere nessuno tra i piedi.
 
-Io volevo solo dire a Will che quando vuole possiamo avere quella conversazione di cui abbiamo parlato prima - le dissi, arcigna. Poi guardai lui.
 
-Non abbiamo niente più da dirci, Emma - e così dicendo tornò a ignorarmi.
 
Dove era finita tutta la sua voglia di risposte? Inarcai entrambe le sopracciglia e me ne andai. Chiaramente non era un buon momento per lui e non volevo insistere. D'altronde ero stata io a fargli un torto più grande, due anni prima, e non mi sarei aspettata un trattamento migliore. C'era così tantto che lui non sapeva però...
 
 
Passavano i giorni e Will continuava a mantenersi freddo e distante, e non sembrava avere la minima intenzione di rivolgermi la parola. Dopo diversi tentativi falliti di rimanere con lui per spiegargli tutto o attirare la sua attenzione rinunciai e cominciai a evitarlo.
Lui, d'altro canto, sembrava apprezzare sempre più la compagnia di Sabrina. 

Un pomeriggio, mentre ero al parco con Luca e Marco, quest'ultimo tirò in ballo l'argomento. Sapeva la mia storia e cercò di farmi ragionare.
-Probabilmente si sente ferito perché te ne sei andata e non vuole sentirsi dire che sei andata avanti con la tua vita. Non sa che non hai mai smesso di amarlo.
 
-Lo so e credimi, mi dispiace. Tu sai quanto vorrei sistemare le cose, ma è lui che non vuole parlarmi. E perché fare tutta questa strada per rientrare nella mia vita se poi ha deciso di tagliarmi fuori prima di avere la possibilità di parlarne? Non ha senso.
 
Marco mi lanciò uno sguardo preoccupato, ma capii che anche lui era confuso. Intese che non volevo parlarne e si limitò a darmi una pacca sulla spalla.
 
-Vado a prendere il gelato. Vuoi? - Proposi alzandomi.
 
-Il solito grazie - mi rispose strizzandomi l'occhio.
 
Mi persi nei miei cupi pensieri. L'intera situazione era ridicola. Non riuscivo proprio a capire che intenzioni avesse Will.
 
Lungo la strada vidi una coppia di ragazzi che camminavano fianco a fianco. Riconobbi immediatamente la siluette di Will... era con Sabrina. Non potevo crederci: con tutte le persone che c'erano all'Istituto perché doveva andare d'accordo proprio con lei? Cosa ci trovava in una ragazzina viziata? Possibile che fosse cambiato tanto in due anni?
 
Feci dietrofront e dopo qualche passo mi girai, triste. Will era lì e non avevo nemmeno avuto l'occasione di dirgli la verità. Non mi aspettavo la scena che mi si presentò davanti agli occhi: la bocca di lei era premuta contro la sua, le sue mani sul suo petto.
 
Sentii montare in me un sentimento che ne conteneva tanti insieme: rabbia, disperazione, dolore, incredultà. Cominciai a correre senza meta, volevo solo allontanarmi il più possibile dal parco, dal bacio, da Will.

 
 
POV WILL
 
Mi prese alla sprovvista con quel bacio. Era tutto sbagliato, lei era sbagliata. La presi per le spalle a l'allontanai da me.
 
-Cosa stai facendo?! - Chiesi quasi urlando.
 
Lei sembrò confusa per un attimo, poi assunse un'espressione ferita. -Pensavo fosse quello che volevi. Stavamo andando così d'accordo.
 
Sapevo che mi stavo comportando da idiota, ma era l'unico modo per evitare di essere sopraffatto dal dolore. Emma aveva cercato per un po' di parlare con me, ma non potevo, non volevo sentire le fatidiche parole. Poi lei aveva smesso di provarci ed ero stato ancora peggio. Era come se la mia vita mi stesse scivolando dalle dita.
 
Avevo iniziato a passare del tempo con Sabrina solo per infastidire Emma, perché sapevo esattamente che era il tipo di ragazza che lei non sopportava. Non mi aspettavo che provasse a baciarmi. Non era quello che volevo.
 
Ogni volta che Emma non poteva evitare di essere nella stessa stanza dove ero anche io, non riuscivo a staccare gli occhi da lei. La amavo ancora così tanto, sentivo il cuore colmarsi del sentimento che ci aveva uniti così tanto. Faceva male tenerla lontana.
 
Avevo capito che quel primo giorno, quando l'avevo ritrovata, a stare male era un bambino e non il nuovo amore di Emma, però sapevo anche che lei stava con Marco ora - me lo aveva confidato proprio Sabrina. Sembrava un bravo ragazzo, ma non potevo sopportare il fatto che lui potesse averla e io no. Per questo ancora mi tenevo a distanza.
 
-Non è quello che voglio, affatto. Ti sei fatta un'idea sbagliata - dissi. -Senti... non ho niente contro di te, ma questo - indicai prima me e poi lei - non può succedere, non è quello che sto cercando.
 
-E dimmi allora, cos'è che stai cercando? - Chiese lei, ferita.
 
A quella domanda non sapevo rispondere. Quando ero arrivato a Firenze avevo un'idea precisa di quello che volevo, ma ora... perché rimanevo lì? Sarei dovuto tornare a Londra, non aveva senso per me restare in questa città per stare vicino alla ragazza che amavo se lei non voleva stare con me. A casa avrei trovato conforto nella quotidianità e nella mia famiglia, mentre qui mi aspettava solo molta sofferenza.
 
-Sono, ehm, affari personali. Tornerò a Londra molto presto. Di fatto, domani preparerò le mie cose e mi prenderò il tempo di chiudere delle faccende, così sarò libero di partire il prima possibile.
 
 
 
POV EMMA
 
Mi sentivo a pezzi, non mi sarei aspettata di vedere Will con un'altra ragazza, specialmente non Beatrice. Marco aveva provato a capire cosa non andasse, ma a malapena potevo sopportare di riviverlo nella mia testa, figuriamoci parlarne. Sarebbe stato come confermare che fosse successo.
 
Eravamo nella sala delle armi per prepararci all'allenamento. Entrambi indossavamo le tenute da combattimento e stavamo decidendo con cosa iniziare.
 
-Emma, lo sai che non mi piace farti pressioni, ma sei davvero molto strana da quando è arrivato Will. Sei sempre distratta, sussulti appena qualcuno ti sfiora, eviti gli spazi comuni... non è da te. So che non è una situazione ideale, ma hai sempre lottato per avere qualunque cosa e mi stupisce che tu ti sia già arresa considerando quanto lui sia importante per te. Vai a parlargli, obbligalo ad ascoltare se necessario. Poi in base a quello che succederà potrai decidere la mossa successiva... ma non puoi continuare a vivere in questo limbo. Affronta la situazione.
 
Aveva ragione, lo sapevo. Non sapevo nemmeno io perché stavamo facendo gli stupidi in quel modo, non eravamo più bambini. Era arrivato il momento di prendere in mano la mia vita e dirigerla verso dove volevo io e non restare in balía degli eventi. 
 
Annuii e gli lanciai le braccia al collo. -Lo farò, promesso. Grazie. Non so proprio come farei senza di te.
 
Quando mi staccai e feci per prendere l'arco, lui mise la sua mano sulla mia, fermandomi prima che potessi afferrare l'arma. -Ora Emma. Vai ora.
 
I suoi grandi occhi nocciola mi fissavano intensamente. Capii che non mi avrebbe lasciato posporre ancora l'inevitabile e che non mi stava dando scelta. Sospirai e mi affrettai verso il mio futuro incerta.
 

Trovai Will nella stanza dell'Istituto che gli era stata assegnata per il suo soggiorno a Firenze intento a... fare i bagagli?!
 
Bussai e quando si girò a guardarmi avevo il cuore che batteva a mille. Non mi ero mai sentita tanto nervosa in sua presenza, mi sentii arrossire. -Ciao - dissi, spostando lo sguardo per tutta la stanza senza mai soffermarmi su di lui. Era spoglia, senza oggetti personali.
 
-Emma - il tono della sua voce suonava sorpreso. Non si aspettava di trovarmi lì.
 
-Stai... Te ne vai? - Dissi, raggruppando tutto il coraggio che avevo per guardarlo in faccia. Dopotutto, quella poteva essere l'ultima volta che lo vedevo.
 
La sua espressione era indecifrabile, come spesso era capitato nelle poche volte che avevano interagito da quando lui era arrivato, due settimane prima.
 
-Sì, non credo di aver più niente da fare qui -  e così dicendo si girò come a voler chiudere la discussione, congedandomi.
 
Non avevo intenzione di dargliela vinta, però, non questa volta. Aggrottai le sopracciglia e alzai la voce. - Dobbiamo parlare Will. Ora.
 
-Sono piuttosto impegnato, magari puoi mandarmi un biglietto, è quello che sai fare meglio dopotutto, no? - Disse, arcigno, senza girarsi.
 
Gli afferrai un braccio e lo costrinsi a guardarmi. I suoi occhi erano glaciali, eppure sentire la sua pelle morbida e i suoi muscoli forti sotto le mie dita era così familiare che quasi dimenticai tutto quello che era successo in quegli ultimi due anni.
 
-Lasciami spiegare.
 
-Lasciarti spiegare cosa? - Disse, strattonando il braccio per liberarsi dalla presa e allontanandosi da me. -Che mi hai lasciato con uno stupido messaggio senza una minima spiegazione per andare lontano a rifarti una vita che non mi includeva? Che hai trovato un altro amore e che sei felice? Che mentre io ho passato gli ultimi due anni alla disperata ricerca della persona più importante della mia vita, tu eri qui beata e senza alcun pensiero per me? Non voglio sentirtelo dire Emma, non posso ascoltarlo.
 
Il suo petto si muoveva velocemente su e giù, seguendo il ritmo sconnesso del suo respiro.
 
Lo guardai in preda allo sconforto. Non pensavo di averlo ferito fino a questo punto quando me ne ero andata, cercando di fare la cosa giusta per lui... e per me. Sentii montare la rabbia verso di me, ma anche verso di lui.
 
Presi un respiro profondo prima di rispondere. Chiusi gli occhi e quando li riaprii misi tutta la determinazione che avevo nelle mie parole. -Pensi davvero questo di me? Pensi sul serio che me ne sia andata perché lo volessi o per iniziare una nuova vita lontano dalle persone che amavo? Credevo mi conoscessi più di così. Non avrei mai potuto fare questo a te o a Charlotte o a nessuno degli altri. Voi eravate la mia vita, non avevo bisogno di un'altra persona al mio fianco, avevo te. Per l'Angelo Will, io ti amo!
 
I suoi occhi erano increduli, non si aspettava quello sfogo e chiaramente nemmeno la rivelazione finale. -E allora perché mi hai lasciato?
-Perché Gideon Lightwood mi ha detto che aveva sentito delle voci su un certo Jack Watergrace che si aggirava per il Mercato delle Ombre di Firenze. Mio fratello, Will. Dovevo assicurarmi che fosse lui, volevo sapere perché aveva tagliato i rapporti con me tanti anni fa.
 
-Io non lo sapevo. Se me lo avessi detto allora io...
 
-Cosa, saresti venuto con me? - Lo interruppi. - No. Non avrei mai potuto chiederti di lasciarti tutto alle spalle, non dopo tutta la fatica che avevi fatto per trovare la pace. Non ti avrei mai chiesto di lasciare Jem, o di scegliere tra me e lui.
 
-Quindi hai pensato di decidere tu per me? Emma andiamo. Pensavo che il nostro rapporto fosse più profondo di così!
 
-Non ho pensato di scegliere al posto tuo. Non volevo metterti nella situazione di doverlo fare. - Sapevo che non gli stavo dicendo tutto, ma non volevo ammettere la verità nemmeno a me stessa.
 
-Beh, avresti dovuto! Sarebbe stato meglio che pensare che te ne fossi andata perché non ti importava di me!
 
Fu quello a sbloccarmi. Le parole mi uscirono di bocca prima che avessi il tempo di registrare quello che stavo dicendo e quindi fermarmi.
-Non ti sei mai soffermato a pensare che magari anche io fossi spaventata? Che non volessi vederti scegliere Jem? Sì, forse sono stata egoista a non darti la possibilità di decidere, ma puoi biasimarmi? Per tutta la mia vita non sono mai stata la prima scelta, nemmeno per la mia famiglia. Mio padre scelse se stesso e mio fratello l'Angelo solo sa cosa abbia combinato. Cosa avresti fatto al mio posto?
 
Lui fece un passo indietro a quelle parole. Ma prima che potesse rispondere aggiunsi: -E poi chi è andato avanti con la sua vita? Ti ho visto baciare Sabrina Rosanera al parco oggi, ho visto quanto avete legato in queste settimane.
 
Sembrò spiazzato da quello che avevo appena detto e il suo sguardo si addolcì. -Emma, è stata lei a baciarmi e io l'ho respinta immediatamente. - Poi sembrò ripensarci e assunse un cipiglio imbronciato. -E comunque non puoi farmi la predica, non sono io quello fidanzato.
 
Sul mio viso doveva essersi disegnata un'espressione di completa confusione, perché lui aggiunse: - So di te e Marco.
 
-Cosa c'è da sapere su di noi? - Chiesi sempre più perplessa.
 
-Che state insieme. Non c'è bisogno di fingere, Sabrina mi ha detto tutto della vostra relazione.
 
Sentii montare la rabbia un'altra volta. -Quella gallina ti ha mentito Will! Ti voleva tutto per sé e ti ha raccontato una bugia. Non c'è niente, niente, tra me e Marco, se non una solida amicizia. C'è stato per me in un momento in cui avevo bisogno di una persona che mi aiutasse a superare il trauma di lasciarti. Gli voglio bene, ma non provo per lui quel tipo di sentimento.
 
Vidi una serie di emozioni contrastanti passare sul suo viso, finché assunse uno sguardo interrogativo. -Ma allora...
 
Decisi di tagliar corto, non aveva senso continuare così, tutta quella situazione era un grosso malinteso. Gli presi le mani e lo vidi sussultare. -Will non c'è nessun altro per me, nessuno ha mai potuto rimpiazzarti nel mio cuore, né potrai mai. Ti ho amato, ti amo ancora e ti amerò sempre, ok? Devo solo risolvere questa situazione con mio fratello, ho bisogno di dare pace al tormento del mio cuore e della mia mente. Mi dispiace averti arrecato tanto dolore, volevo solo evitarti la scelta tra casa e una vita di incognite. Tra me e Jem. Ho avuto paura e sono scappata. Scusami.
 
Lui mi accarezzò una guancia, e il suo tocco riportò in me mille ricordi, di felicità, di amore, di casa. -Emma, mia dolce Emma. Siamo stati così stupidi, etrambi. Avevi ragione sai? Non sarebbe stato facile per me scegliere di lasciare Jem -e gli altri, ma in particolare Jem- ma... lui mi avrebbe detto di seguirti, avrebbe voluto che io fossi rimasto con te. Lui sapeva... sa, quanto significhi per me. Mi hai salvato da me stesso, mi hai fatto capire che non potevo sprecare la mia occasione di essere felice piangendomi addosso per il tempo perso. Tu sarai sempre la mia prima scelta. Inoltre lui ora è un Fratello Silente e, per quanto per me rimanga sempre il mio Jem, lui non può essermi vicino come lo sarebbe stato prima. Perciò non ti lascerò affrontare tutto questo da sola, ti aiuterò a trovare tuo fratello e quando sarai pronta torneremo a casa insieme.
 
Avevo gli occhi lucidi. Non credevo sarebbe stato possibile riavere indietro Will, non credevo che sarebbe rimasto al mio fianco, non dopo quello che avevo fatto. E invece eccolo lì, il mio Will, che mi supportava nella più assurda delle mie idee senza battere ciglio e senza pensarci due volte. Lo amavo ancora così tanto. Eppure c'era ancora una cosa che mi tratteneva. -Will...
 
-Il bambino potrà venire con noi quando sarà il momento - mi interruppe lui. -So quanto sia importante per te, ho visto la preoccupazione nei tuoi occhi quel giorno. E poi potrebbe essere una nuova avventura imparare a conoscerti in qualità di sorella maggiore e conoscere lui.
 
Gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte, cercando di recuperare i due anni persi, l'amore lasciato indietro, liberandomi di tutta la tristezza che mi aveva sempre fatto da ombra da allora. Misi in quell'abbraccio tutti i sentimenti che provavo per lui e sentii ricambiare con la stessa intensità. Ci eravamo persi, ma avevamo trovato il modo di ritrovare il nostro posto nel mondo e nessuno dei due aveva intenzione di lasciar andare l'altro.
 
Lui era la mia forza, il mio pilastro e la mia casa. Marco aveva ragione, avevo sempre combattuto e non avrei mai smesso di farlo, non per Will. Capii che per fare ammenda con il passato dovevo lasciarlo andare: mio fratello aveva fatto la sua scelta quando aveva deciso che non voleva che fossi parte della sua vita e, per quanto non avrei mai saputo il perché di quella decisione e ne avrei sofferto sempre, non potevo continuare a vivere nel passato. Dovevo essere forte e fare ammenda con i miei demoni da sola, e accettare che il mio rapporto con Jack fosse uno di quei demoni era il primo passo per guarire.
 
-Mi hai salvato un'altra volta, William Herondale. Come potrò mai ricambiare il favore?
 
-Un'idea ce l'avrei... - rispose.
 
Ci baciammo, e fu il bacio più bello del mondo, quello di due persone che avevano perso la speranza e poi l'avevano ritrovata più di una volta; quello di due persone che si erano salvate a vicenda; quello di due guerrieri con l'anima di acciaio e il cuore che bruciava più intensamente di quello degli angeli. In quel bacio c'eravamo semplicemente noi.
   
 
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