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Autore: AnnaTiri93    28/04/2020    0 recensioni
La storia è incentrata sulle vicende di Harley, una ragazza intraprendente, intelligente con molte qualità ma con un passato oscuro e triste; e di Neal Caffrey, un affascinante uomo dal passato da truffatore ma con un presente completamente cambiato. Durante la storia i due protagonisti avranno modo di incontrarsi : Harley, che fa parte della squadra della NSA, dovrà indagare su Neal e scoprire se sta meditando un piano per fuggire come già ha fatto in passato. Tuttavia, durante questa missione, Harley capirà che in realtà non c'è nulla che non vada in lui, ma sarà arduo darne la prova ai suoi superiori che in realtà NEal non è più quello di prima e soprattutto si renderà conto che proverà qualcosa per lui più dell'amicizia - tutto andando oltre gli obiettivi della missione. Come andrà a finire la storia ?
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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HARLEY
 
                Sono le 4.00 di mattina, come al solito non riesco a dormire, l’insonnia mi fa compagnia come un dolce animale domestico. E’ da molti anni che soffro d’insonnia e a peggiorare questa condizione sono gli incubi che non mi abbandonano mai e mi rubano il sonno. Poi sapendo di essere già sotto copertura l’ansia non aiuta a stimolare il sonno, al massimo mi svegliano come stessi sorseggiando RedBull.
                Non provo più nemmeno a prendere le gocce o a rigirarmi nel letto, so che non prenderò sonno. Così, decido di alzarmi e come ogni notte mi metto a correre. La mia villa è così buia e silenziosa che quasi mi da un certo che, a volte mi sento terribilmente sola e mi chiedo per quanto questo andrà avanti. Mi chiedo se sarò per sempre sola o se qualcuno occuperà la mia vita al mio fianco. Economicamente sto da dio con il fatto che ho diverse onorificenze, gestisco una casa discografica a LA e ho nelle ricerche scientifiche e archeologiche se serve e visito pazienti, i soldi non sono di certo un problema. Poi i concerti internazionali di pianoforte ti fanno fluire bene il conto in banca. Però non è certo questa ricchezza a farmi felice, anzi nonostante posso avere tutto, niente di materiale mi fa sentire felice. Lo so bene questo. Ho bisogno di un bene maggiore di quello superficiale.
                Non mi preoccupo di riempire il mio stomaco, sono abituata ad averlo vuoto e mi incammino all’aperto dopo che attraverso la mia enorme corte e la cancellata che circonda il mio maniero. La notte è silenziosa fatta eccezione per il rumore in lontananza della città. Cantano solo i grilli notturni e il vento di gennaio, il gelo delle 4 di mattina mi schiaffeggia le guance ma non ci faccio caso perché lo trovo piacevole.
Inizio a correre lungo la via, casa mia è un po’ appartata rispetto alla città, è in una zona silenziosa e tranquilla. Ho scelto quel quartiere proprio per quello : tanto verde, con vista verso l’oceano e silenzio ma non troppo distante dal centro. In realtà è un maniero di eredità : me lo ha donato un mio caro amico archeologo defunto.
                La notte è affascinante, perché è come uno scrigno con tanti segreti celati dentro. Durante la notte, così silenziosa e misteriosa, accadono tante cose che di giorno nemmeno ci sbatti il naso. Mi è capitato di vedere in vicoli scene osè, oppure aggressioni, ma quando è notte io non guardo nessuno e non ho intenzione di impicciarmi in fatti altrui per dover poi esserne immischiata. Purtroppo la notte è fatta anche per far svegliare i pensieri a chi come me non riesce a dormire. E’ un po’ come una tortura, pensare e pensare fino al mattino. I pensieri, una volta che arrivano non se ne vanno più. Correre un po’ aiuta, ma la mia mente è sempre affollata e spesso mi sembra di impazzire.
                Corro da un bel pezzo, finchè non decido di riprendere un attimo il fiato. Sento tanti schiamazzi provenire dal bar alla mia destra, di gente parecchio brilla o brutalmente ubriaca. Chissà loro cosa li spinge a bere. La tentazione a bere è forte per me, però stanotte non posso cedere se voglio arrivare in salute al mattino all’FBI. Vedo coppie occasionali uscire dal locale, ridendo piegati in due per chissà quale battuta stupida e un uomo di una compagnia aggancia il suo sguardo su di me e provo un brivido lungo la schiena. Vedo sguardi famelici in ogni uomo che mi fissa e provo un certo disgusto di scherno che mi sembra di tornare a quando avevo 12 anni.
                Il tizio mi sorride sghembo, con ancora una birra in mano mezza vuota e mi urla “hey tesoro, perché non ti unisci a noi ?” e ridono tutti. Poi continua “sei così carina, di certo ci divertiremo insieme.”
                Non rispondo nemmeno, non ha poi senso visto quanto ha bevuto e ribattendo avrei solo un motivo in più per azionare un litigio. Il mio istinto dice sempre a uomini come lui “taci e vattene”. Così seguo quella voce e decido di andare lontano da quell’uomo, provando un certo disgusto infondo al mio stomaco, la nausea forte che sale all’improvviso.
                Intanto l’uomo urla “dai, non andartene ! Divertiti con noi !” e le risate ad accompagnare l’eccitazione dell’uomo. Corro più forte a ritmo dei miei pensieri, a tempo coi ricordi che tornano a galla dal loro momentaneo sonno. Provo improvvisamente un forte freddo interiore che mi arriva fino alle ossa, sento quella voce di sedici anni fa che mi sussurra affamata e gentile, quel suo alito sul collo. Il ricordo è così aggressivo che mi costringo a fermarmi e vomitare dietro una siepe. Il ricordo, così brutto e spiacevole che mi fa sentire sporca e inutile. Queste sensazioni mi perseguitano da allora e non so più come fare per liberarmene. Così, mentre ritorno a casa correndo, la vista mi si appanna e mi rendo conto più tardi, dietro il velo di rabbia e vergogna, che piango. Questa notte è davvero pessima come inizio di settimana.
 
 
                Il Boreau è piuttosto grande e sembra non essere ancora popolato da nessuno se non dagli addetti alla sicurezza. E’ vero anche che sono le 5.40 e non mi sorprende che non ci sia ancora nessuno nei paraggi. La colpa è della mia stupida insonnia e della noia che non riesco a far andare via dalla mia vita, così mi ritrovo al federal boreau con almeno un’ora e mezza di anticipo.
                L’uomo della sicurezza, un uomo di media statura con la pancia e lo sguardo annoiato mi fissa a lungo e mi dice “sei piuttosto in anticipo, signorina.”
                Sfodero uno sguardo innocente e dolce, per cercare di essere più adorabile e affabile. “Lo so, purtroppo l’insonnia non mi dà pace, ho pensato che piuttosto di stare a casa tutta sola potevo stare qui al sicuro.”
                L’uomo inarca le sopracciglia e storge la bocca in segno di riflessione e perplessità, io gli sorrido e sbatto gli occhi in segno di speranza. Lui sembra convincersi e fa “beh, dimmi chi sei tanto per iniziare, poi valuto il resto.”
                “Sono Harleen Sax, mi hanno mandato dall’accademia di Quantico e oggi è il mio primo giorno qui al Federal Boreau.”
                “Immagino hai un cartellino d’identificazione” sbotta l’omone.
                Sorrido sempre “oh certo…” cerco nella borsa e per un momento temo di averlo seriamente dimenticato a casa, ma alla fine lo trovo sepolto dal portafogli. “Eccolo.” Glielo consegno e lui fa le sue verifiche al computer. L’uomo conferma “Harleen Sax, nata il 29 marzo 1989.”
                “Sì, esatto.” Confermo all’uomo.
                Lui alza il capo e mi restituisce il badge. “Puoi andare anche se non potrei farti entrare prima di una certa ora.”
                Sorrido radiosa. “La ringrazio molte…. E per ringraziarla” sfodero un sacchettino con una ciambella bella calda e un buon caffè comprati apposta per questa eventualità. “Le do questi, per la sua disponibilità.”
                L’uomo si sente un po’ in imbarazzo ma altrettanto goloso. “Oh beh, non voglio privarla della sua colazione signorina.”
                “oh, non si preoccupi, l’ho già fatta. Prenda pure”  rispondo cordiale e mentendo, ovviamente sono a stomaco vuoto.
                L’uomo sempre un po’ imbarazzato fa “grazie”
                Rispondo con un sorriso e vado al ventunesimo piano e per far passare il tempo decido coraggiosamente di farla a scale, no che sia un problema.
                Arrivo al piano e come mi aspettavo naturalmente non c’è nessuno. Mi aspettavo di peggio a dire la verità : attraverso la porta a vetri e vengo accolta da un’ampissima stanza con alcune scrivanie sia a destra che a sinistra. Sempre a sinistra intravedo una zona che fa da archivio con faldoni di un bell’arancione e più avanti una zona “cucinino” dove si sorseggia caffè. Dopo questa ampia hall di scrivanie c’è una scaletta che conduce a uffici di agenti più importanti sempre divisi da vetrate.
                Osservo le insegne di nomi nelle scrivanie e trovo subito quella di Caffrey, che si trova a destra appena entri nel boreau. Osservo la sua postazione : non c’è molto se non una statuetta col faccione di Socrate, una lente d’ingrandimento professionale (che se ne fa ?) e un portadocumenti (scontato il pc e telefono).
                Visto che devo essere la sua ombra, tanto vale che mi metto seduta alla sua scrivania e così non mi faccio problemi ad accomodarmici. Ho la tentazione a spiare i cassetti ma non sono sicura di farlo, quindi al momento lascio perdere. Noto dei fascicoli con su un post-it scritto “Harleen, new entry. Fargli fare questi rapporti per far pratica.” A leggerlo mi viene da ridere e sicuramente saranno facili da fare, così mi permetto di adocchiarli soprattutto perché ho un raggio di tempo bello lungo prima che arrivi qualcuno in ufficio.
                Come sospettavo, sono facili questi casi da analizzare e in sostanza di mio devo capire se riesco a capire cosa si cela in questi casi di sospetto da attirare l’attenzione dei federali. Mi segno i miei pensieri e passo al secondo. Ci metto poco a capirli, sono strade che bene o male ho già battuto all’NSA i primi anni e poi i criminali non sono poi troppo diversi nel settore in cui opero io e i federali. Sono così occupata a leggere e scrivere che non mi rendo conto del tempo passare e che dei federali iniziano ad arrivare.
                Sento avvicinarsi qualcuno verso di me. “Buon giorno… il tuo mi sembra decisamente un volto nuovo.”
                Alzo il capo e vedo una donna giovane di pelle scura sorridermi discreta, sembra simpatica. “Oh sì, c’hai azzeccato. Sono Harleen” mi alzo e le stringo la mano.
                La donna continua al posto mio “ah, la nuova novizia all’FBI. Peter mi ha parlato di te.” Mi sorride e fa “Io sono Diana, se hai bisogno sono qui.”
                “Grazie” mi limito a dire.
                “E’ da parecchio che aspetti ?” mi chiede.
                “Ohm…beh… più o meno.”
                Lei guarda l’ora e fa “tra poco arriveranno Peter e Neal, solitamente non sono mai in ritardo.”
                “Ottimo… Io ho questo problema di arrivare troppo in anticipo. Complice anche l’insonnia.”
                “Oh mi spiace. Senti, se vuoi bere un caffè o altro là puoi trovare tutto, magari ti aiuta a stare in piedi.”
                “Mi sono fatta già di mio, grazie.”
                Lei mi sorride e raggiunge la sua postazione.
                Riprendo a verificare i fascicoli per un altro quarto d’ora quando sento entrare altre persone distrattamente e si avvicinano a me sempre parlando finchè non si interrompono. Alzo il capo e li fisso.
                Uno dei due, quello carino che corrisponde alla foto identificativa del fascicolo NSA, mi fissa e fa “Ehm… quella è la mia scrivania.” Intanto mette il suo cappello sopra la povera testa di Socrate.
                Io mi alzo e faccio “lo so… Lei dev’essere Caffrey no ?”
                Lui sulla difensiva “dipende chi me lo chiede”
                Ynes aveva ragione, ha molto fascino ma non aveva precisato che il suo modo di parlare era molto…sexy.
                Fissò l’altro uomo che è evidente essere più anziano e do per scontato sia Peter Burke. Decido di presentarmi “sono Harleen Sax”.  Stringo decisa la mano di Burke e lui risponde cordiale “ah, quella nuova che ci hanno assegnato. Molto piacere, benvenuta al boreau.”
                Sorrido di rimando a Peter che per ora mi sta molto simpatico. Intanto Neal si sblocca dallo shock. “Però non mi hanno detto che da oggi avrei avuto una novizia così carina” e sfodera quel sorriso da casanova che Ynes aveva descritto al meeting di ieri.
                Io lo fisso seria e con un sopracciglio inarcato, non so nemmeno come interpretare quella frase e un groppo allo stomaco che conosco bene inizia a stringere. Questo sembra aver messo un po’ a disagio Neal, ma cerca di mantenere il sorriso che gli viene così tanto facile.
                Intanto Peter mi soccorre : “ignora Neal, fa sempre così ma non è cattivo. Se ti importuna dimmelo che lo sculaccio io.”
                “Lo terrò presente, basta che mantenga la parola” ribatto complice.
                Peter “ci puoi giurare. So quanto Neal può essere insopportabile.”
                “Hey, sono qui, Peter !” ribatte Neal contrariato.
                “Ah lo so” sorride divertito e aggiunge “allora, Harleen, tu sarai affiancata a Neal, che seppure è un gran scocciatore è molto preparato. Perciò dovrai seguire lui, se ci sono problemi puoi parlarne con me.”
                “Ottimo… tutto chiaro.” Annuncio preparata come una scolara e sorrido non sapendo che altro dire e fare.
                Così Peter dà delle ultime dritte a Neal e si avvia al suo ufficio sopra le scale. Rimaniamo io e Neal e per un paio di secondi ci fissiamo senza dire nulla. Neal a un certo punto rompe il silenzio e fa il galante “Bene, comunque dammi del tu… mi fai sentire vecchio.” Poi aggiunge “prima di iniziare vuoi un caffè ?”
                Io “no grazie, l’ho già bevuto da un pezzo” rispondo impassibile.
                Si gratta la nuca e lo vedo indeciso sul da farsi. “Bene…. Allora” si schiarisce la voce e si mette al mio fianco dietro la scrivania, cercando fascicoli che ovviamente io ho già letto e analizzato. “Vedo che hai già visto questi…”
                Io rispondo “sì… non ho resistito” lo guardo dritto nei suoi occhioni azzurri e dico “spero non sia un problema”.
                Lui mi fissa altrettanto un po’ in imbarazzo e sorridendo fa “no… prima o poi avresti dovuto vederli. Comunque tra poco li vedremo insieme a Peter, Diana e altri alla riunione delle 8.”
                Io non dico nulla, ammetto un po’ apposta per metterlo a disagio, e continuo a fissarlo con sguardo neutro e impassibile. E’ poco più alto di me, vero anche che io sono più alta della media (sono 1,77cm), quindi non devo spezzarmi l’osso del collo per guardarlo in faccia. “Manca ancora un po’….” Mi limito a dire.
                Lui “già…” mi sorride.
                Io sorrido e la butto così “spero che per mezzora non rimaniamo a fissarci in un rispettoso silenzio. Sarebbe un po’ strano.”
                Lui sbotta “sì, infatti. No, ti spiegherò qualcosa… siediti.”
                Neal ruba la sedia alla scrivania vicino e me la consegna con garbo, così mi siedo vicino al sospetto Neal Caffrey. Ha proprio un bel viso, la sua voce poi è tutto un sussurro, sarà così che acchiappa le vittime nelle sue truffe. O ha acchiappato.
                Neal è molto gentile, mi spiega molte cose come ad esempio come gestiscono i casi e mi fa alcuni esempi di lui e Peter e dei loro casi risolti. Lo si capisce subito che è uno con una bella testa, che sa molte cose. Dopo le sue spiegazioni però sono curiosa di sapere qualcosa di lui.
                “E’ chiaro fino ad ora ?” mi chiede garbato.
                “Certo…” rispondo, poi dopo una leggera suspense gli chiedo “è da tanto che lavori per Peter ?”
                Neal mi fissa un po’ inaspettato per la domanda, forse si immaginava una frase più tecnica. “Mh, sì… da diversi anni.” Non so che altro dire e lui aggiunge “forse ho capito dove vuoi arrivare.”
                “Cioè ?” chiedo d’un tratto ansiosa. Che ha capito ? Neal mi guarda bene in viso, forse è una sua tecnica naturale, e dice “Forse sei spaventata perché sei nuova e non sai come comportarti. Ma non devi avere paura, Peter è un ottimo agente, non è cattivo come sembra e se ti comporti bene vedrai lo noterà – ha un buon intuito come agente.”
                Che carino, mi dà consigli di sopravvivenza. Gli sorrido grata “grazie, lo terrò presente.”
                Peter sbuca fuori dall’ufficio e chiama con due dita Neal, Diana e un altro agente nero davanti la postazione di Diana. Neal mi fa segno di seguirlo così vado con lui nella sala riunioni.
                E’ Peter a spiegare il caso che abbiamo per le mani. “Ora che ci siamo tutti possiamo iniziare.
Da poche settimane stiamo seguendo un caso di falsificazioni di beni antichi e abbiamo notato che assomigliano a quelle falsificazioni compiute anni fa da Curtis Hagen alias “L’Olandese”. Crediamo che Curtis abbia incaricato un suo fidato abile quanto lui per compiere questo reato e che probabilmente l’intenzione è quella di ricavarne molti soldi rendendo possibile lo scambio di merce contraffatta all’estero. Ovviamente il nostro scopo è quello di catturare l’incaricato alle falsificazioni e impedire l’avvio di contrabbandare la merce all’estero.” Peter elenca gli altri dettagli, risponde alle domande degli altri agenti finchè a tutti non sembra che il caso e l’obiettivo siano chiari. Però a loro sfugge qualcosa e chiamo l’attenzione di tutti prima che commettano un errore in campo.
                “Però…qualcosa non mi convince” sbotto io quando tutti fanno per alzarsi, rimangono tutti fermi con interrogativi stampanti in volto.
                Peter è incuriosito dal mio disappunto. “Cosa non ti convince ?”
                Mi sento gli occhi puntati addosso, cerco di non farci caso e dico la mia. “Io penso che vogliono farci convincere di questo. Insomma, è un po’ troppo scontato come caso forse anche troppo facile. Solitamente i criminali di questo genere cercano scappatoie sotto l’ovvietà. Stamattina poi ho avuto modo di analizzare i casi e ho notato dei particolari simili in due casi apparentemente differenti.”
                “Mi sembra assurdo quel che dici. Secondo me è proprio come ha detto Peter !” esclama uno del team. Non mi sorprende tale affermazione, c’è sempre uno scettico nel gruppo.
                Peter medita e sembra interessato. “No è interessante invece. Spiegaci meglio.”
                Io continuo “stamattina mentre leggevo sono rimasta un po’ perplessa in due casi” e mostro quali sono, “uno si tratta di questa falsificazioni e l’altra è di semplici contraffazioni di minori beni culturali. Però ho notato nelle foto dei periti che qualcosa invece li accomuna, così controllando bene attraverso la lente, ho notato degli intagli identici”. Indico il punto da me sospetto e tutti si avvicinano a osservare. “Notando questa cosa, perciò ho analizzato bene i punti dove hanno agito questi criminali, così ho notato che i punti sembrano ben architettati e se segniamo bene le zone colpite si può notare che tutti i punti hanno un percorso fin troppo lineare. Quindi deduco che mi sembra troppo strano che sia una semplice coincidenza.”
                Peter riflette per bene, sembra ragionare bene su quanto ho detto e non la deve trovare poi male come ragionamento. “In effetti osservando potrebbe essere”.
                Mi sento soddisfatta e così continuo “analizzando poi i profili dei soggetti, ho motivo di pensare che c’è il classico gioco mente e braccio. Il falsario mandato da Curtis Francois è la mente e probabilmente questo Rogers è il braccio. Siccome Francois fino ad ora non ha avuto una vera accusa riguardo le sue azioni illecite, probabilmente non vuole esporsi così enormemente e rischiare di finire dietro le sbarre. Così manda un soggetto esterno ed estraneo al suo e lo fa agire deviando la polizia da lui.” Faccio una pausa così possono tutti ragionare su quanto ho detto. “Almeno, io ho dedotto così” aggiungo cercando di giustificare la mia teoria.
                Peter mi osserva e fa “potresti avere ragione. Se è così come dici tu, è facile che Francois e Rogers collaborino. Rogers ormai non gli importa di essere finito alle sbarre, non si vergogna dei suoi crimini. Al contrario Francois deve preservare la sua facciata visto che ha un profilo sociale importante. Se non ci sbagliamo Francois avrebbe motivo di colpire questo museo storico o almeno vuole convincere noi di questo. Se Rogers collabora...”
                Neal aggiunge “se collaborano Rogers senz’altro avrà un piano B, quindi qui. Noi siccome diamo la caccia a lui, Francois ha la via libera e scappa con il malloppo inosservato.”
                Peter fa “quindi dobbiamo mandare due squadre in questi due punti, così non ce li facciamo scappare. Okay gente, iniziamo a prepararci.” Peter mi osserva e poi fa “ottimo lavoro Harleen” ed esce dalla sala di gran carriera.
                Io inizio a raccogliere tutte le carte dimenticando che dentro c’è ancora Neal. “Hey, sei stata brava.”
                Alzo il capo e lo vedo che mi sorride, un po’ mi imbarazzo e non capisco il perché. “oh… grazie… non ho fatto chissà cosa.”
                Neal “Si certo…. Dai vieni” e sempre con le mani in tasca mi fa cenno di seguirlo in tutto il suo perfetto charm. Non so perché mi ritrovo per un momento a fissargli il sedere, al chè mi sento una tale idiota. Riprendo coscienza e mi concentro sul lavoro. Presto cattureremo due criminali.
 
 
 
 
                Le mie intuizioni sono state corrette. Francois e Rogers erano proprio dove avevo immaginato che fossero, in due posti comuni come da loro accordatosi in segreto. L’FBI dopo un notevole tempo di sorveglianza dal loro furgone, al momento giusto sono intervenuti e hanno catturato i furfanti con il loro “bottino” da contrabbando e falsificazioni.
                Dopo di ciò, io e Neal e squadra siamo tornati al boreau, Peter e Diana hanno interrogato i due criminali e ora mi ritrovo a scrivere il rapporto riguardo il caso ormai risolto. Devo dire che come primo giorno sotto copertura ho fatto un bel affare. E’ quasi ora di pranzo, lo intuisco dalla gente che ormai si distrae facilmente e si perdono in chiacchiere raggiungendo gli ascensori a gruppi. Io mi concentro sul rapporto e spero vivamente che nessuno mi invita a pranzo. Odio l’ora di pranzo e ogni ora in cui si deve mangiare !
                Sembra che ormai siano andati via tutti, dimenticandosi completamente della nuova arrivata e faccio un sospiro di sollievo. Solo che stupidamente canto troppo presto vittoria.
                Neal, Peter e Diana sbucano dal corridoio che porta alla sala interrogatori, spero non mi notano ma suppongo non posso sperare in un miracolo così grande. Per cui continuo a scrivere il rapporto facendo finta di nulla. Neal ovviamente mi nota, specialmente perché sono alla sua scrivania. Si avvicina e fa “hey, vieni a pranzo con noi ?”
                Alzo la testa, ammetto un po’ intontita dalle lettere sul rapporto e quasi le vedo nel volto di Neal. “A pranzo ? Mmm, no grazie. Finisco qui.”
                “Dai, avrai fame… Vieni” insiste Neal col suo charm.
                Io sorrido e cerco di essere paziente. “No grazie… magari un’altra volta.”
                Ci rimane un po’ male però non insiste ulteriormente e mi fa un mezzo sorriso. “Come vuoi… a dopo.”
                Segue Peter e Diana verso gli ascensori fino a sparire dietro quelle porte fredde. Così rimango io e forse un altro dipendente del Boreau che non ho idea di chi sia.
                Comincio a sentire la stanchezza di quella tipica di una notte insonne, ormai la conosco bene e siccome non posso certo dormire sulla scrivania mi dirigo nella zona caffè a riempirmi una tazza. Aspettando che venga erogato il caffè nel caraffone, mi perdo nei miei pensieri e vengo accolta da flash di vecchia data che mi tormentato a tempo debito. Penso e mi convinco che mi sembra strano che sospettano del Boreau, mi sembrano tutti brave persone e forse è solo stupido dedurlo dal “primo sguardo”. Devo cercare di concentrarmi e analizzare bene le abitudini di tutti. Devo ricordarmi soprattutto che sono sotto copertura.
                Mi verso il caffè e quasi rischio di farlo cadere per colpa del tremore alla mano, ogni tanto mi succede e non ne capisco la ragione. Mi arrabbio, la scuoto e sembra riprendersi dal suo status possessione. Rimetto tutto apposto e mi dirigo alla scrivania col caffè. Mi rimetto sul rapporto ma adesso sono troppo sconcentrata e questo mi fa veramente tanta rabbia. Quell’uomo mi tormenta, quella sua voce sibilante e affamata, mi sussurra all’orecchio in continuazione “Non ti farò male te lo prometto”. Mi convinco che è la stanchezza a giocarmi questo scherzo di poco gusto, per cui cerco di calmarmi e dirmi che non c’è nessuno alle mie spalle a darmi il tormento. Non sembra funzionare molto e forse una rinfrescata al volto può aiutarmi, intanto mi segue anche un inizio di emicrania e questa proprio non ci voleva.
                Mi sciacquo con acqua più gelida possibile e sembra aiutarmi un pochino. Perché mi vengono tutte a me ? Perché questi ricordi mi divorano il sonno e l’energia ? Sono forse io a permettergli tutto questo ?
Mi guardo allo specchio e mi vedo pallida come uno straccio, una leggera traccia di occhiaie evidenza la mia mancanza di riposo e più mi osservo e più mi trovo orribile. Mi sistemo un po’ i miei capelli rossi così per istinto femminile e torno alla postazione di Neal. Finalmente riesco a mettere da parte i demoni e riprendo a scrivere il rapporto ogni tanto sorseggiando il caffè.
                L’ora di pranzo ormai inizia a finire, gli agenti iniziano a tornare a poco a poco a gruppi e il brusio in ufficio inizia a riecheggiare nel boreau. Il mal di testa è l’unico che non mi ha abbandonato, per cui decido di prendere un sumatriptan per l’emicrania prima che si trasformi in qualcosa di blasfemo. Sento la voce di Neal e Peter varcare il boreau, in un chiacchiericcio fatto di battute. Neal si avvicina a me e fa “heyla… spero hai finito con quel dannato rapporto se no ti scoppia la testa.”
                “Ho finito ora” sbotto distrattamente frugando nella borsa in principio di nausea da emicrania. Quasi trovo irritante anche la sua voce, ma penso che a parlare sia il mal di testa.
                Posso percepire il sorriso di Neal anche di spalle, è come se il suo modo di fare sia contagioso come il morbillo. Alzo il capo e vedo una scatola sospetta e inizio ad avere l’ansia temendo il contenuto. “Ti ho portato qualcosa da mangiare, considerati fortunata non ha scelto Peter…ha un palato terribile” e fa una smorfia in segno di presa in giro al suo collega. Mi fissa attentamente e fa “ti senti male ?”
                “No…ho solo mal di testa… tutto qua” mi giustifico di fretta.
                “Ti serve qualcosa ? Ho dell’aspirina nel cassetto” mi fa disponibile e gentile.
                “Non preoccuparti, a me purtroppo serve qualcosa più forte dell’aspirina” concludo.
                “Okay… Magari mangia qualcosa, forse è anche la fame. Suppongo ne hai un bel po’” ragiona Neal.
                Io sudo freddo al pensiero che forse sono costretta a mangiare, preferirei farmi la doccia nell’acqua gelida !
                Cerco di non dare a vedere questo mio disappunto nei confronti del cibo e sorrido. “Magari dopo mangio qualcosa, adesso non mi va molto. Non era necessario comunque che mi portassi del cibo.”
                Si piega verso di me, sbattendomi addosso la sua bellezza in stile Cary Grant. “A me fa piacere”
                Lo fisso e praticamente trovo un po’ irritante le sue intenzioni, è chiaro che non perde occasione di provarci a sto punto. Maledetto casa nova ! Gira che gira, tutti gli uomini vogliono una cosa sola.
                Ovviamente non gliela do vinta e lo fisso impassibile, non voglio che pensi che io sia come tante ragazzine che si emozionano con un semplice sorrisetto e tante gentilezze. “Okay…” mi fissa ancora e io aggiungo seria “per caso…. Devi dirmi altro ?”
                Neal mi fissa e fa “sembri una che dorme poco. Hai un po’ di occhiaie.”
                Io sento una fortissima irritazione provenirmi da dentro, sento difficile anche trattenermi. Tra le tante cose che mi poteva chiedere, mi fa questa osservazione !? Mantengo la pazienza e rispondo “già… soffro d’insonnia. Capita.”
                “Oh… capisco…” dice preso un po’ contropiede. Forse si aspettava che rispondessi male. Mah. “okay… Vado un attimo da Peter, tu intanto mi puoi prendere una tazza di caffè ? Grazie !”
                Ecco te pareva, inizia a scambiarmi per la serva di turno ! Inizio a non sopportarlo, al chè ricordo il discorso di presentazione di Peter e penso a quanto aveva ragione ! Neal può sembrare insopportabile.
                Il mio problema ora è quel sacchetto col pranzo e mi chiedo come me ne posso liberare, dannazione ! Ho paura anche a scoprire cosa mai mi abbia procurato Neal per uccidermi lo stomaco, in parte però è stato carino ad avermi portato qualcosa. Sono qui che mi danno per come liberarmene, intanto Neal è di ritorno.
                Sembra entusiasta e fa “molla tutto, andiamo a fare domande a persone.”
                Ed ecco la mia manna dal cielo, per ora mi sono salvata dal problema cibo ma non so per quanto ancora. Per adesso, mi concentro su quel che devo fare e seguo Neal verso gli ascensori.
 
 
 
 
 
                Io e Neal andiamo a seguire la nostra pista dell’indagine, così siccome la signora da interrogare si trova piuttosto lontano dal Boreau, andiamo con l’auto di Neal. Mi accomodo nel sedile del passeggero e mi perdo nello sfondo della città al di fuori del finestrino. I demoni ogni tanto mi sussurrano all’orecchio e così inizio ad avere più freddo.
                Sento una voce lontana, ma la ignoro per colpa della frequenza della mia testa. Qualcosa mi picchietta la spalla e sobbalzo per la sorpresa. E’ stato Neal che mi ripete “a cosa pensi ?”
                Io alzo le spalle. “Ah niente di che…”
                “Se lo dici tu…” e sorride. Sembra studiarmi con la coda dell’occhio e io faccio altrettanto per mantenermi allerta. Non mi fido molto di lui. “Allora… raccontami un po’ di te.”
                “Cosa dovrei dire ?” chiedo scettica, non vedo ragione per cui dovrei raccontarmi.
                “Per conoscerci, siccome lavoreremo insieme per lungo tempo…” dice lui.
                Io penso alla sua frase e medito sul da farsi. Nessuno mi ha mai voluto conoscere realmente, per cui mi trovo impreparata al riguardo, così mentre penso a come poter iniziare il silenzio si prolunga.
                “Ebbene ?” insiste gentilmente.
                “Non so che dire” sbotto leggermente infastidita.
                “Puoi dirmi qualcosa di te. Ad esempio, hai fratelli ?”
                “No, non ne ho.” Rispondo titubante. Non capisco dove vuole arrivare. Nel panico chiedo “tu ?”
                “Nemmeno io. Ma sono io che chiedo di te.”
                Li mi irrito un po’, ma cerco di essere ragionevole. “Beh, se ci dobbiamo conoscere è giusto che pure io sappia di te, no ?”
                “Non hai torto… Okay, allora facciamo così : una domanda per ciascuno, ci stai ?”
                “Non tanto, ma va beh” borbotto fissando fuori.
                Di traverso vedo che sorride divertito, ignoro questo dettaglio prima che causo un incidente stradale. Così lui riprende l’interrogatorio “allora, raccontami un po’ della tua famiglia… Siete di zona ?”
                Non poteva fare domanda peggiore, non so come rispondere e soprattutto non ci tengo sappia il mio status : odio quando la gente prova pietà di me e che sappiano di me in generale. “Domanda di riserva ?”
                “Mmm, tasto dolente eh ? Sei in pessimi rapporti con loro ?” mi chiede cauto.
                “In un certo senso.”
                “Sei piuttosto misteriosa… non ti piace proprio parlare di te, eh ?”
                Mi volto e lo guardo. “Esatto, non mi piace proprio e poi non è così interessante la mia vita. Dimmi della tua, suppongo sia più eccitante.”
                Neal fa un’espressione strana. “Mah, diciamo che non mi sono annoiato…”
                “Beato te…” borbotto io. Non mi spiego perché sono così sulla difensiva, forse la mia è la paura di una nuova aggressione. Non sembra cattiva come persona Neal, ma anche i miei aggressori esternamente sembravano buone persone. In parte mi sento in colpa per il mio atteggiamento freddo, purtroppo è una mia abitudine non legarmi a nessuno nemmeno per amicizia. Visto le mille delusioni avute, preferisco starmene da sola.
                Mi suona il telefonino e noto con amarezza che è Alex, di nuovo, a darmi il tormento e non resisto a imprecare sotto voce. “Porca troia…” borbotto tra me.
                “Che succede ?” mi chiede Neal.
                “Ah niente…” dico sbrigativa. “Quanto manca per arrivare ?”
                “Ancora un po’… Mi sembri un po’ a disagio.” Osserva Neal meditabondo.
                Il suo sguardo riflessivo mi mette ansia. “Non sono a disagio.”
                “Sì che lo sei e mi chiedo il perché.”
                “Vuoi che ti dica, sarà che sono troppo asociale…”
                “Tu asociale ? Ma davvero ?” quasi ride della mia frase.
                Io lo fulmino con garbo, non voglio farmi detestare subito da un mio superiore. “Sì… diciamo preferisco starmene per i conti miei…”
                “Non mi sembri il tipo…”
                “Eh, l’apparenza spesso inganna” la butto lì e guardando il panorama fuori forse nella vana speranza che qualche supereroe mi venga a salvare.
                Lui ride e fa “sei strana…”
                Lo fisso a occhi stretti. “Lo prenderò come un complimento.”
                Lui scuote la testa ridendo, devo dire ha proprio un bel sorriso. Scuoto la testa e mi riprendo, non sono certo qui per cercare di conquistare il suo cuoricino criminale !
                Neal mi fa “non mi vuoi chiedere nulla ?”
                Si e no, ma preferisco di no penso tra me e me. “Sì. Posso accendere la radio ?”
                “Sì…” risponde deluso. “Ho capito…non vuoi parlare.”
                “Già…” e intanto smanetto con le frequenze.
                Dopo un breve silenzio riprova “Misteriosa e silenziosa.”
                Cerco di ignorare il suo commento anche perché non so come rispondere, anche se colgo è una specie di provocazione ai miei nervi instabili.
                “E’ un po’ strano che una giovane come te sia così chiusa… sai, le ragazze giovani quando vedono un bel ragazzo si aprono…”
                “bisogna vedere cosa gli piace ‘aprire’…” borbotto scettica, come non fosse ovvio cosa mirano tante ‘ragazze giovani’ per far carriera.
                “Non intendo in quel senso, sciocca… c’è chi lo fa naturalmente.” Colgo del sarcasmo pure da Neal.
                “Ah si ? E quante si sono sentite devote ad ‘aprirsi’ come rondini al vento ?” sfotto io un po’ divertita dall’illusione del discorso.
                Neal coglie il mio sarcasmo. “Cerchi di fare battute sporche o cosa ?”
                “oooh nooo, assolutissimamente… Sottolineo solo quante brave ragazze ci sono cui sono dedite in tutto e per tutto per la carriera.” Scuoto la testa tra divertita e sarcasmo.
                “Si ho capito dai. Non sono mai andato a letto con le mie segretarie prima d’ora, se intendi questo. Sono un bravo ragazzo io.”
                Gli punto lo sguardo addosso credendoci per niente.
                Neal mi guarda sbieco per non perdere d’occhio la strada. “Sono serio…”
                Rido contrariata. “E Comunque non sono una segretaria, precisiamolo.”
                “Giusto… saresti mia ‘partner’” sottolinea l’ultima parola con un sussurro strano, sensuale.
                “Collega” rettifico con decisione, così che capisca che non ho intenzioni strane.
                Lui sorride furbo. “Mi piace di più partner.”
                “Io preferisco Collega, mi sembra più professionale.”
                Neal intanto parcheggia e fa “mi spezzi il cuore così. Mi sembra troppo distaccato.”
                “Vedrai che riuscirai a sopravvivere” e detto ciò scendo dalla macchina e tremo ancor di più dal freddo.
                Neal fa altrettanto e mi viene affianco, osserviamo la casa : una classica villetta a schiera con un bel giardinetto, una stradina di ghiaia che porta lungo il porticato a indicare l’ingresso di casa. Sembra un po’ spenta da fuori, come se dentro si potesse trovare un altro mondo oltre il gelo. A vederla mi metteva i brividi, era come se qualcuno mi tenesse d’occhio.
                “Da un po’ i brividi…” annunciò tra i sussurri del vento.
                “Già…un po’…” dice Neal e s’incammina verso il vialetto.
                Intanto raggiungiamo il portico e Neal suona alla porta, mentre io controllo dalla finestra che non ci sia stata effrazione di nessun genere o violenza. Sembra tutto apposto. Neal intanto non demorde ad approcciarsi con me “senti, stasera ho proposto a Peter e sua moglie Elizabeth di mangiare da me, sono un discreto cuoco, perché non ti unisci ? Così inizi a conoscere qualcuno.”
                “Non posso… magari un’altra volta.”
                “Devi vederti con Alex ?” mi chiede furbo e indagatore.
                “Che ?” mi chiedo come possa saperlo e mi sento violata.
                “Ho visto sul display il nome Alex… suppongo sia il tuo ragazzo…. O ragazza.”
                “Cosa ?!” adesso sì che mi sono irritata per bene, che va a pensare ?!
                “Sai, mi ricordi la mia collega Diana, avete un atteggiamento simile : autoritaria, inflessibile… insomma ha un bel caratterino… Lei è fidanzata con una ragazza e io non ho problemi di quel genere. Se lo sei pure tu lo accetto senza problemi.”
                “Mio dio… non sono lesbica !”
                “Ah no ? Ne sei sicura ?”
                “Sì ! Ne sono più che sicura !”
                “Oh beh… allora, chiarito questo…” e se ne sta zitto sulle sue, tutto tranquillo in attesa che la signora venga ad aprire.
                Non so perché mi sento in bisogno di spiegare. “Alex è il mio ex. Ci siamo lasciati. Anzi l’ho lasciato io.”
                “Mh, bene… buona a sapersi.” Ammicca e cerca di nascondere un sorrisetto compiaciuto, cosa che mi fa irritare di più.
                “Non so nemmeno il perché te lo sto dicendo.”
                “Ah non lo so” e fa il finto tonto con quel suo sorrisetto da casanova.
                “Insopportabile….” Borbotto tra me e me.
                Neal fa finta di non aver sentito. “Come ? Hai detto qualcosa ?”
                “No !” sbotto irritata.
                Neal sorride e finalmente la signora ci apre, un’anzianetta che avrà circa settant’anni, un po’ robustella e di piccola statura. Il suo viso paffutello è adorabile ma non mi faccio illudere dalle false apparenze, o almeno cerco di mantenere la neutralità di cui c’è bisogno nelle indagini. Neal si presenta come agente investigativo dell’FBI e comunica che vorrebbe fare delle domande riguardo suo figlio.
                La signora ci fa accomodare cordiale come perfetta donna di casa, vengo accolta da un adorabile calore sprigionato dal camino posto nel soggiorno alla destra della casa, tuttavia tremo ancora brutalmente a differenza di Neal che sembra non provare nessun cenno di brivido e cerco di resistere all’impulso di accoccolarmi davanti il caminetto.
                L’interno della casa è vecchio stile, più o meno anni 70, i colori un po’ scuri della cucina mi fanno smarrire un po’ ai miei vecchi tempi per questa ragione sento più freddo. La signora ci porta nella sala da pranzo, un po’ preoccupata per la nostra presenza seppure parla molto di cose sue e noto dopo poco che mi osserva apprensiva come una mamma. “… Magari preparo qualcosa di caldo, la sua ragazza mi sembra infreddolita parecchio.”
                “Non sono la sua ragazza” correggo subito in tono gentile. “Solo una collega.”
                La signora sorride un po’ e fa “oh… peccato. E’ così un bel ragazzo” E va in cucina a preparare qualcosa di caldo.
                Noto con rammarico che Neal mi sorride e fa “Un così bel ragazzo…che signora simpatica signora :D”
                “Provaci pure, ma penso sia un po’ troppo anziana per te sai…”
                “Spiritosa… è troppo grande per me. Tu saresti più alla mia portata” e mostra uno dei suoi sorrisi smaglianti.
                Scuoto la testa e spero che la signora torna presto, intanto Neal continua “visto, ci trova adorabili assieme.”
                “Forse ha scordato di mettere gli occhiali” sbotto io inespressiva.
                “Aggressiva… sembri proprio Diana. Potreste andare molto d’accordo voi due.”
                “Non sono lesbica” ripeto piatta.
                “Chi mai ha detto questo ?”
                “Ah chi lo sa… Forse un piccione viaggiatore.”
                La signora fa il suo onorevole ingresso e così una volta accomodati Neal inizia a fare le sue domande, io intanto mi osservo attorno con circospezione e attenzione e nel tempo stesso ascoltando la conversazione tra Neal e la signora. Sorseggio il tè e un po’ sto meglio, il freddo che ho addosso per un po’ sparisce e così ho modo di concentrarmi meglio sulla mia indagine. Ho dei sospetti, però non lo dò a vedere e faccio finta di nulla, ascolto e cerco di unire i puntini tra alcune bugie della signora e gli indizi che ho attorno.  La signora dice che di suo figlio non sa nulla da un po’, è da mesi che non lo viene a trovare e prima lo faceva spesso. Dice si occupa della sicurezza ad uno dei musei importanti in città e che probabilmente è per quello che non lo vede molto. Se davvero fosse così, non avrebbe modo di preparare cibo per più di due persone, del maggiore disordine nel bucato che c’è vicino alla cucina e di oggetti di uso maschile vicino alla camera infondo al corridoio. Oltretutto la signora dice di non guidare più l’auto, ma come spiega il fatto di avere un mazzo di chiavi di una Ford appese vicino l’ingresso ? Dice che la usa il figlio e per questa ragione se l’è portato con lui l’auto. Il marito so che è defunto quindi dubito che uno spirito possa guidare.
                Questa cosa mi puzza.
                Neal ha il potere di accattivare la gente a suo favore, tramite quella sua voce gentile e calma, il sorriso e gli occhi azzurri fanno da complice per le sue conquiste. Il tutto aiuta molto se vuoi ottenere qualcosa senza faticare, con la scusa che poi Neal è un bel vedere la cosa gli viene ancora più facile.
                Le domande sono finite e così togliamo il disturbo, ringraziamo la disponibilità alla signora e ricordiamo che se ha altro da dirci di chiamare il numero indicato. La signora è sorridente e disponibile fino alla fine.
                Arriviamo alla nostra auto e Neal fa “che ne pensi ?”
                “Ha mentito in certe cose.”
                “Dici ? L’ho sospettato pure io, molte cose non mi tornano.”
                “Già… ha evitato di dire che suo figlio frequenta ancora casa comunque.”
                “Dici ?”
                “Sì. Ho notato tante cose di troppo in una casa di una vedova sola.”
                Neal mi osserva vigile e fa “ah davvero ?”
                Io lo guardo altrettanto e mi sorprendo del suo scetticismo. “Certo.”
                “Da cosa lo hai intuito ?”
                “Beh, indumenti maschili nella biancheria, cibo in più e le chiavi di una Ford. O è una signora dalla doppia identità o il figlio frequenta ancora casa.”
                Neal sorride e fa “hai un ottimo occhio. Brava Sax.”
                Detto ciò. Saliamo in macchina e torniamo alla centrale dell’FBI.
 
 
 
 
                Il pomeriggio è stato piuttosto tranquillo, siamo stati soprattutto al boreau a fare le dovute ricerche riguardo la vita della signora e del figlio. Come da me sospettato, abbiamo avuto prove che il figlio Frank frequenta ancora la casa della madre probabilmente per aiutarla. Non so perché si vuole nascondere tanto, ho motivo di credere che il fatto che voglia tenere la sua vita così segreta è per il fatto che voglia nascondere che fa qualche azione illegale al museo o magari per ipotesi possa essere stato fregato.
                Neal insieme a Peter ha interrogato dei sospetti e io dietro al vetro ne ho seguito il processo. Ho sempre voluto provare a interrogare le persone, ma al dipartimento dell’NSA non mi hanno mai fatto provare e la cosa mi fa incazzare ancora. Troppo presto mi hanno detto, devo far pratica osservando bene ho in mente già come fare e sicuramente non mi approccerei al classico “sbirro alterato”. Intanto sono le 7e mezzo e io sto finendo un rapporto su un caso da archiviare, quasi tutti sono andati via ma non ci faccio troppo caso. Non ho fretta di tornare nel mio maniero grande e vuoto, sapendo che nessuno mi sta aspettando non mi fa di certo aumentare la voglia di tornare a casa. Anzi, mi mette un po’ di malinconia.
                Sento il cellulare vibrare e non sto a preoccuparmi di vedere chi mi chiama, so che è Alex a darmi il tormento, non si dà pace quella testa di cazzo. Perché certi uomini non vogliono accettare il fatto che la relazione è finita ? Non lo capisco !
                Finalmente ho finito e praticamente provo dispiacere perché sono costretta a tornare a casa, come di consueto ad annoiarmi e sperare di riuscire a dormire più di mezzora o massimo un’ora. Il tempo di notte se sei sveglio come me sembra non passare mai.
                Spengo il computer e intanto sistemo la mia roba nella borsa, nel frattempo sento avvicinarsi Peter e Neal concentrati su una loro conversazione da uomini. Vedo con la coda dell’occhio che si avvicinano e così continuo a far finta di nulla, finchè le loro sagome non sono di fronte alla scrivania di Neal.
                Peter mi sorride e mi chiede “com’è andata come primo giorno ?”
                “Non male” rispondo sorridendo di rimando, cercando di contenere la stanchezza di giorni per colpa dell’insonnia. Non so poi quanto funzioni.
                “Neal mi ha detto che hai un buon intuito, ed è perfetto questo all’FBI, aiuta molto a scovare i criminali specie se furbi.”
                “Ah beh immagino, ma penso di avere lo stesso istinto di tutti voi.” Intanto noto che Neal mi fissa in modo strano, come mi stesse studiando.
                “Non fare la modesta, se sei brava come lo sei stata oggi, potresti diventare un ottimo agente” mi dice Peter.
                Io mi sento in imbarazzo e non so se credere davvero ai complimenti di Peter. “Grazie, capo..”
                Lui sorride e Neal interviene “ah Peter, perché non provi a convincere tu Harleen  a venire a cena da me. Fa la preziosa.”
                Io vorrei fulminare Neal. “Oh, non posso davvero. Ho un impegno.”
                Peter “è un peccato. Ci saremmo un po’ tutti.”
                “Mi spiace… magari avremo un’altra occasione.”
                “Ma certo” concorda Peter e mi fa piacere che non insiste come fa Neal.
                Neal mi fissa a occhi stretti e sorridendo fa “Senz’altro avremo un’altra occasione…”
                Non so bene come interpretare il comportamento sospetto di Neal, ma lo ignoro perché non ha ragioni per fare così. A meno che non ha già sospetti strani su di me.
                “Beh, buona serata allora” conclude Peter.
                “Buona serata…”
                Peter si allontana prima di Neal, così che quest’ultimo mi possa sussurrare “A domani, collega” e il suo sorriso sembra voler dire molto.
                “A domani” mi limito a dire e osservo Neal raggiungere Peter agli ascensori.
                Spero davvero che non mi creda una spia, perché sarebbe un bel problema.
 
 
 
 
 
 
 
 
                Un’altra notte insonne, come immaginavo. L’unica differenza è che stanotte almeno non sono a casa mia ma di Nick Amaro, detective dell’unità vittime speciali. Non ho una relazione particolare con lui, è più che altro una cosa fisica. E’ uscito da poco dal divorzio e lui come me non vuole impegni seri con nessuno, quindi a noi va bene questa situazione.
                In questo momento invidio il fatto che lui è nel profondo del sonno e soprattutto riesce a riposare come un bambino. Io invece sono sveglia e iper vigile al suo fianco nel suo letto e mi chiedo se mai riuscirò a dormire. Stanotte ho fatto il record di minor sonno possibile : 15 minuti. Sono stanca e seppure è da due giorni che non dormo il sonno non vuole venire. Il fatto di essere sfinita dovrebbe bastare a farmi crollare e invece niente, devo lottare sempre con questa tortura. Visto che ciò non basta a torturarmi mi ci metto di mio stando a pensare a tante cose, tra le futili a quelle importanti. Ad esempio, mi chiedo se avrò per sempre quei dannati flash quando sarò a letto con qualcuno che mi piace. La cosa mi mette a disagio, mi fa sentire sporca e inutile. Infelice soprattutto e sola.
                Osservo un attimo Nick che dorme, il respiro lento e regolare e i sogni che occupano la sua mente. Mi appoggio al suo petto e mi accoccolo anche se ammetto un po’ mi riesce difficile. Provo a vivere lontanamente una scena dolce di una comune coppia, ma proprio non sembra voler far parte di me. Mi sento estranea alle comune interazioni sociali e mi chiedo quale possa essere il mio problema.
                Sento Nick muoversi e la sua mano sinistra raggiunge la mia schiena a dolci tocchi praticamente facendomi il solletico. Chiunque mi tocchi provo dei brividi ma se la cosa è tranquilla dopo mi calmo e mantengo tuttavia uno stato d’allerta. “Hey…” dice con voce assonnata.
                “Hey”
                “Non riesci a dormire ?” mi chiede sempre accarezzandomi.
                “Già… la solita storia… pazienza…” gli sorrido per sdrammatizzare, ma lui non ci casca e mi guarda tra severo e preoccupato.
                “Dovresti parlarne con qualcuno, non è salutare continuare così.”
                “Lo so…” mi tiro su a sedere tenendomi le gambe e mi metto a fissare un punto cieco come sempre.
                Nick si tira su pure e fa “senti, io penso che ti farebbe bene, non te lo dico per romperti i maroni ma perché mi preoccupo davvero.”
                “Lo so, ma è tutto sotto controllo” dico per tranquillizzarlo.
                Lui mi fissa scettico. “Di solito chi dice così in realtà poi succede il contrario.”
                “Adoro il tuo ottimismo, lo sai ?”
                Lui ammicca. “Ma non mi dire.”
                Io gli faccio un sorriso malizioso e Nick inizia a baciarmi, non mi dispiace ricambiare e ben presto questi si fanno più passionali. Come sempre devo lottare dall’impulso di smetterla, a volte i demoni cantano dietro al mio orecchio e sembrano ridere della mia fragilità. Nick mi sta sopra e mi continua a baciare dalla bocca al collo e la cosa andrebbe molto oltre finché non sentiamo un telefono che ci frena di colpo.
                Ci fissiamo un attimo e al secondo squillo constatiamo che è vero, quindi Nick sbuffando risponde al suo cellulare. “Pronto ?”. Sussurra una voce femminile in modo tecnico. “Okay… arrivo…”
                Riaggancia e mi fissa rammaricato. “Devo andare” annuncia contrariato.
                “Amaro al servizio…” gli sorrido e faccio “vai, prima che ti strigliano.”
                “già… che palle.” Mi dà un bacio e si mette di lato in cerca dei suoi indumenti e io faccio altrettanto.
                “Puoi restare qui se vuoi” mi dice notando il mio fare con il vestire.
                “No tranquillo… vado a casa, intanto sicuramente non riesco a prendere sonno. Se mai ci vediamo un’altra volta.”
                “Certo…” mi sorride. “Scappo, ciao” mi dà un bacio.
                “Ciao Nick..” e lo guardo andare via, mentre io rimango sola di nuovo.
  
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