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Autore: bluebb    28/04/2020    1 recensioni
[presenza di OC] [future!fic] [next gen bnha] [segue la trama di Dazzling Blackout]
Dal testo:
“Ti aspettavi qualcosa di diverso dai nostri figli?” Todoroki gli porse la birra sfoggiando il sorriso più amaro della sua vita. E quello era già assurdo di per sé.
Bakugou afferrò la bottiglia e annuì, mentre si appoggiava al balcone e sbuffava.
“Ah sì? E che ti aspettavi?” Shoto conosceva già la risposta. La domanda era puramente di rito.
L’amico si unì alla sua amarezza “Che non avrebbero fatto i nostri stessi errori.” avvicinò la bottiglia alla sua, per brindare “A quanto pare certe cose non cambiano mai.”
FF ambientata nel futuro con protagonisti i figli di alcune ship del fandom. I personaggi principali di BNHA saranno comunque parecchio presenti durante tutta la narrazione.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
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Math problems & Hidden clues.



 
 
“Quella. Bastarda. Infame.” ogni parola scandita da un pugno sul cuscino. Digrignava i denti, frustrata, arrabbiata all’inverosimile e, anche se fosse dura da ammettere, verde di invidia.

“Kyoko, non starai esagerando un pochino?” Iwao teneva saldo il cuscino davanti alla sua faccia, ma temeva per l’incolumità del suo bel faccino, visto che l’amica aveva iniziato a dare di matto.

La ragazza emise un verso frustrato, gettandosi a supina sul letto e liberando un urlo tra le lenzuola “Esagerando?!” sbottò, mentre si rimetteva seduta. Istintivamente Iwao si riportò il cuscino davanti al viso “L’hanno fatto a posta, è ovvio!” scattò in piedi, l’espressione livida di rabbia “Non capite? Stavano aspettando solo che Ryo e io litigassimo per potersi mettere in mezzo.”

“Ma come fai a dirlo? È possibile che Emi avesse davvero bisogno di aiuto in matematica, non è proprio una cima in classe.” Iwao, ancora dietro il suo scudo soffice, si voltò da Yukiko, con un’espressione supplicante per salvarlo da quella situazione.

“È vero Kyoko, Emi non è proprio una delle migliori nello studio.” stirata sul letto dell’amica, la ranocchia se ne stava ad osservare curiosa Kyoko in preda ad una crisi emotiva.

“Ma per favore!” un altro pugno centrò il cuscino, con Iwao che sussultava per un mezzo spavento.

“Però,” proseguì Yukiko “anche a me è sembrata sospetta la scenetta che hanno creato a mensa.”

“Yu!” la richiamò Iwao sbalordito, mentre Kyoko assestava l’ennesimo gancio contro il guanciale.

“Che c’è? È quello che penso!” la ragazza fece spallucce. Kyoko strinse i pugni e dalla gola nacque un ringhio.

“Ecco vedi? Non sono pazza!”

“Non ho detto che sei pazza, ho detto solo che forse stai esagerando. Perché Takara e Emi dovrebbero mettersi in mezzo a te e Ryo?”

Yukiko e Kyoko si osservarono per qualche secondo, con le sopracciglia alzate e l’espressione di chi già si era fatto un’idea precisa in testa. “Iwao, quante volte Takara si è intromessa nei miei affari?” gli chiese, mentre gli strappava il cuscino dalle mani e lo gettava sul letto.

“U-un po’ di volte ma-“

“E in quante di queste volte le cose sono andate bene per me?” continuò, piegandosi sulle ginocchia per guardarlo in faccia.

“In… nessuna?” Iwao aveva la faccia di un topo consapevole di star per essere mangiato dal gatto.

“APPUNTO!” sbottò Kyoko, rizzandosi in piedi e portandosi le mani ai capelli “Fatti tirare un pugno Iwao.” il ragazzo fece per riprendere il cuscino “No, attiva il tuo quirk e fatti tirare un pugno, ho bisogno di colpire qualcosa io… io…”

“Hey, hey, hey.” si alzò in piedi e le bloccò le mani “Calmati, prendi un profondo respiro e rilassati. Inspira ed espira, brava… così” la lasciò andare solo quando i lineamenti di Kyoko non si ammorbidirono “Va meglio?”

“S-sì, credo di sì.” andò a sedersi e Iwao la seguì a ruota, parecchio sollevato che l’amica si fosse finalmente calmata.

“Devi chiarire con Ryo.” asserì Yukiko, affiancandola “Ogni giorno che passa stai sempre peggio, di questo passo rischierai di farne una malattia e… di problemi ne abbiamo già abbastanza, dico bene?”

“Ha ragione Yu, non capisco perché non vi siate ancora chiariti voi due.”

“Perché Kyoko è una cocciuta orgogliosa, ecco perché.” la canzonò Yukiko, con tono affettuoso.

“Oh, sta zitta.” rispose lei, nascondendo il viso tra le mani. Sapeva avesse ragione, che l’orgoglio le impediva di fare il primo passo con Ryo per chiarire e far ritornare le cose come prima, ma non ce la faceva. Ogni volta che incrociava il ragazzo quella morta allo stomaco si faceva sempre più stretta e sentiva già il sangue ribollirle nelle vene. Uno strano meccanismo di difesa si era attivato nel suo cervello, una strana forza le impediva di aggiustare l’assurda situazione “Però c’è anche da dire che lui non sembra proprio interessato a chiarire con me. Mi evita praticamente!” si lasciò andare sul materasso, chiudendo gli occhi.

“Magari è cocciuto e orgoglioso come te, oppure ha paura che tu possa farlo esplodere.”

“Tu ne sai qualcosa in più Iwao?” Kyoko socchiuse un occhio, studiandolo con fare indagatore.

Iwao ridacchiò imbarazzato “Non molto in realtà, Ryo è poco incline a parlare di quanto è successo una settimana fa. Di sicuro non ne è felice, ecco.”

“Ci deve stare di merda, se lo merita.” buttò fuori Kyoko per tutta risposta “Che stronzo.” bofonchiò. Ci fu un attimo di silenzio, mentre Kyoko chiudeva gli occhi e respirava avidamente, tentando di calmare i suoi bollenti spiriti.

“Comunque… che ne dite di parlare d’altro?” cominciò Yukiko, con tono allegro.

“S-sì, Kyoko perché non ci dici quello che ha scoperto tuo fratello?” assecondò subito Iwao, felice di non dover più fare da sacco da boxe.

“Mh… in questa settimana sono usciti un sacco di articoli su questo Mind Flayer. La gente sembra affamata di notizie.” si rimise a sedere, un po’ più lucida “A quanto pare ci sono diversi casi collegati a lui, da tipo vent’anni a questa parte, ma non ci sono mai stati eventi troppo eclatanti per essere tenuti in considerazione dall’opinione pubblica. C’è anche da dire che li hanno sempre relegati come incidenti dovuti ad altri fattori, tipo l’incendio del centro commerciale.”

“C-che incendio?” Iwao sembrava turbato.

“Circa quindici anni fa c’è stato un incendio nella prefettura di Kanagawa, andò a fuoco un intero centro commerciale e vi furono diversi morti e feriti. Dalle indagini si scoprì che era stato un dipendente a far partire l’incendio, in un impeto di follia. La cosa strana è che tutti gli amici, i conoscenti, i datori di lavoro, i familiari, rimasero tutti sbigottiti dalle azioni dell’uomo, morto nell’incendio, come se si fosse suicidato dopo aver commesso il reato. Tutti dicevano che non mostrava segni di depressione o di qualsiasi altra patologia psicologica.”

“Mh, e questo come si collega all’uomo piovra?”

“Molte riprese delle telecamere di sorveglianza andarono perdute, ma dalle poche rimaste si notò che il dipendente aveva incontrato una persona che indossava una maschera bianca. Nessuno dei testimoni vivi o dei conoscenti della vittima seppe riconoscerlo.”

“P-pensi fosse lui?”

“È possibile, tutti i testimoni dicono di non averlo notato e alcuni colleghi hanno affermato che l’incendiario all’inizio del suo turno di lavoro era tranquillo come sempre è che ad un certo punto è… impazzito.” si fermò ripensando alle immagini del centro commerciale distrutto “I comportamenti strani sono iniziati dopo l’incontro con il tizio mascherato.”

“Ma i giornalisti come hanno fatto ad avere queste informazioni?”

Kyoko si voltò verso Yukiko e fece spallucce “E chi lo sa. Soffiate, vecchi testimoni, fuga di documenti della polizia. Può essere qualsiasi cosa.” si alzò, andando a prendere il suo zaino, gettato a casaccio in un impeto di rabbia quando erano entrati nella sua camera “Già è tanto se abbiamo queste informazioni, ora mettiamoci a studiare, sennò domani Phantom Theif chi lo sente.”
 
 
- - -
 

“La smetti con quella faccia da funerale?” lo rimbrottò sottovoce Haru, seduto di fronte a lui.

Alzò le pupille sull’amico, accanto a Noburu, e sbuffò, appoggiando il mento sulla superficie fredda del tavolo. Erano in biblioteca, in un vano tentativo di svolgere i compiti di inglese.

“Aaah, le pene d’amore, sono sempre le peggiori.” sospirò Noburu con fare canzonatorio. Se uno sguardo avesse potuto uccidere, sicuramente quello di Ryo sarebbe stato un’arma micidiale.

“Ah, perché è di questo che stiamo parlando?” i due si scambiarono un’occhiata eloquente, prima che Haru si sporgesse verso l’amico imbronciato “Stiamo parlando di pene d’amore?”

“Finitela tutti e due.” li rimproverò Ryo, tirandosi su il cappuccio della felpa. Si sentiva già un vero schifo, senza che quei due scemi dei suoi amici ce ne mettessero del loro prendendolo in giro. Era stato stupido, veramente un cretino.

“Amico, te l’ho detto, devi soltanto parlarle. Eri arrabbiato e preoccupato che noi facessimo qualche sciocchezza, sono sicuro che capirà.” si sporse Noburu, poggiandogli una mano sulla spalla con un sorriso dei suoi. Solare, rassicurante.

“Tu non la conosci come la conosco io. È arrabbiata, se provassi a parlarle adesso peggiorerei solo la situazione ed è l’ultima cosa che voglio adesso.” puntò i gomiti sul tavolo per reggere la testa con le mani “E poi è da quando sono partito per l’Europa che non parliamo davvero.

“C’è anche da dire che vi eravate lasciati in un modo un po’… ambiguo prima che tu partissi.” Noburu tornò ad abbandonarsi contro la sedia, braccia conserte e viso pensieroso.

“Hey, hey, questa storia non la so. Aggiornatemi.” Haru li invitò a parlare con diversi gesti e l’espressione più curiosa che potesse dipingersi su suo volto scolpito.

Ryo rimase qualche secondo in silenzio, deglutì “Beh, ecco…” si schiarì la voce, pur mantenendo un tono molto basso “l’ultima sera prima che io partissi ci siamo visti a casa di Ichiro e a fine serata siamo rimasti soli, lei ed io. Eravamo fuori, seduti sugli scalini che davano sul retro della casa e… dio…” si bloccò, ripensando a quella sera “Io… l’ho quasi baciata.” sputò fuori alla fine, probabilmente diventando dello stesso colore dei capelli di Haru, che aveva appena spalancato gli occhi e la bocca era semi aperta.

“L’hai quasi baciata?!” disse, ad un volume più alto del previsto.

“SHHHHHHHH” sia Ryo che Noburu gli fecero segno di parlare piano, ci mancava solo che qualcuno della loro classe lo venisse a sapere.

“Sì, sì, scusate.” congiunse le mani davanti alla bocca, mentre un sorrisetto divertito e malizioso cominciava a intravedersi “Che significa che l’hai quasi baciata?” tornò a chiedere, con tono molto più basso.

“Che ero lì, stavo quasi per baciarla ma Deku ci ha… interrotti.” sentiva ancora l’imbarazzo di quel momento, quando si era dovuto allontanare di scatto per non farsi sorprendere dal padre di Ichiro.

“Poetico quasi, essere interrotti dal Simbolo della Pace.” se la rise piano Haru.

“Tu ridi, io ci penso da quando sono partito. Non ho più avuto occasione di spiegarmi o di, sai, riprendere da dove avevo lasciato e… adesso ho rovinato tutto perché-“

“Perché sei un coglione, lo sappiamo.” finì per lui Todoroki, prima di riservargli un mezzo sorriso “Comunque secondo me Kyoko capirà. Sei un idiota ma non pensavi davvero quello che hai detto.”

“La fate facile voi due.” concluse Ryo, poggiando la fronte contro il tavolo della biblioteca, di fianco al libro di inglese, inutilmente aperto.

“Ad ogni modo…” Ryo alzò appena lo sguardo, per osservare Noburu che aveva ripreso la parola “non so voi, ma a me la faccenda di questo Mind-qualcosa mette davvero i brividi.”

“Noburu, per favore, non cominciare anche tu…” lo pregò Ryo di rimando, in un misto tra una preghiera e un rimprovero.

“Beh, se non possiamo parlare di te e dei tuoi problemi sentimentali, tanto vale parlare di qualcosa di un attimino più elettrizzante, ecco.”

“A proposito di cose elettrizzanti,” li interruppe Haru “poi hai capito come mai tuo padre è stato coinvolto nel caso?”

Ryo si tirò su a sedere e fece spallucce, scuotendo lievemente la testa “Non lo so in realtà. Forse perché lavora spesso con Zia Kimiko o Zio Shoto? Forse lo ha richiesto direttamente l’ispettore Kimura o magari è stato Aizawa a chiamarlo. In ogni caso non lo so ancora con certezza.”

“Secondo me dovresti chiederglielo.” riprese Haru, una strana luce gli brillava negli occhi “Pensaci, come mai hanno coinvolto proprio tuo padre, che il giorno dell’incidente era qui a scuola, e non Red Riot o Chargebolt, che invece erano presenti?”

Non poteva dire di non averci pensato e di non averlo trovato particolarmente curioso. La scelta di coinvolgere Hitoshi Shinso era sicuramente motivata da qualcosa di serio, ma per quanto Ryo si sforzasse, continuava a non trovare un vero e proprio legame tra suo padre e l’incidente che aveva coinvolto il Pro Hero numero uno.

“Ah-ah!” Haru batté leggermente il pugno sul tavolo “La vedo la scintilla della curiosità nei tuoi occhi, non puoi negarlo.” e gli puntò l’indice contro, a qualche centimetro dal naso.

“Non lo nego… è solo che, come ha detto Noburu, anche a me questa storia mette i brividi.”

Rimasero tutti e tre in silenzio, pensierosi, quando gli occhi di Noburu vennero catturati da qualcosa alle spalle di Ryo “Sta arrivando la tua nuova alunna delle ripetizioni, io e Haru vi lasciamo soli.”

“Ci vediamo dopo amico.” si alzarono e si avviarono verso l’uscita della biblioteca, mentre la figura di Emi Kaminari si avvicinava al suo tavolo.

“Ciao Ryo.” disse e Ryo pensò che se non fossero stati in biblioteca non l’avrebbe nemmeno sentita.

“Ciao Emi, siediti pure.” le indicò la sedia di fronte a sé, dove fino a qualche secondo prima stava Haru. Si tolse il cappuccio da sopra la testa e scompigliò i capelli, rimasti schiacciati dal tessuto.

La richiesta di Takara fatta a pranzo gli era risultata anomala ma, per quanto poco conoscesse Emi, sapeva perfettamente delle sue difficoltà in alcune materie e della sua sconfinata timidezza. I due si erano messi d’accordo per cominciare quel pomeriggio stesso: a Ryo serviva di sicuro qualcosa per distrarsi da tutto il resto.

“Come stai?” chiese lei appena si sedette. Era una ragazza semplice: con i capelli viola scuro corti e un voluminoso ciuffo che le ricadeva sul viso, quasi a nasconderla. Gli occhi gialli, grandi e lucidi, si posavano qua e là tra la stanza e gli oggetti, ma mai su di lui.

“Oh, bene… grazie. Tu?” chiese di rimando, mentre prendeva il libro di matematica.

“B-bene… sei sicuro che non ti sto disturbando troppo?” domandò incerta, iniziando a rigirarsi tra le mani uno dei suoi lobi a forma di jack.

“Ma no, figurati Emi, nessun disturbo.” la rassicurò, rivolgendole un sorriso amichevole. Cavolo, era veramente timida la ragazza, a giudicare come aveva subito fuggito il suo sguardo.

“B-beh sai, con la storia dell’incidente… visto che tuo padre fa parte del team investigativo, ecco, non volevo essere un ulteriore peso.”

“Non preoccuparti. D’altronde loro sono eroi, fa parte del loro lavoro correre dei rischi.” la vide annuire, sorridendo imbarazzata.

“Sai,” sussurrò incerta “fanno tutti il tifo per loro, qui a scuola e… per quanto possa valere, anche io sono dalla loro parte.” finalmente alzò lo sguardo su di lui, piantando le iridi luminose sulle sue.

“Grazie Emi, lo apprezzo.” disse e le sorrise di rimando, prima di aprire il libro e iniziare le ripetizioni.
 

 
- - -

 
Camminare per i corridoi della U.A. dopo tanti anni le dava una sensazione di nostalgia particolare. Grazie al preside, era riuscita ad entrare senza essere vista dagli alunni, evitando così resse o voci di corridoio. Proprio quelle non erano necessarie al momento.
Bussò contro il battente dell’aula professori e una voce familiare le disse di entrare. Hitoshi, alla sua vista, rimase parecchio sorpreso.

“Kimiko? Che ci fai qui?” chiese, mentre si avvicinava a lei per salutarla “Vieni, entra pure e richiudi la porta per favore.”

“Sono venuta qui non in veste di eroe, professore.” cominciò, vedendo anche l’amico farsi più curioso “Sai per caso dove posso trovare Monoma? Dovrei chiedergli un paio di cose riguardo Kyoko.”

“Fossi arrivata un’ora fa lo avresti trovato. È andato a sbrigare alcune cose per l’organizzazione del Festival Sportivo ma, se vuoi, puoi chiedere a me. Visto che c’è Ryo in classe con Kyoko, spesso e volentieri ne parlo con Neito per avere notizie su mio figlio.”

Kimiko scosse la testa. Tempismo. “Katsuki e io abbiamo notato qualcosa di strano in lei, sembrava irrequieta dopo il primo giorno di scuola, ma non ci ha voluto dire molto. Speravo che il coordinatore sapesse qualcosa.”

“Anche Ryo non se l’è passata bene il primo giorno. Monoma ha organizzato degli incontri 1 vs 1 tra i ragazzi e a quanto ne so Kyoko è finita contro Takara Ojiro.”

“Oh.” fu l’unico suono che le uscì di bocca. Adesso capiva perché sua figlia fosse così strana “Tu sai che le due non vanno d’accordo, vero?”

“Mio figlio mi ha accennato qualcosa in passato, sì.” Hitoshi si diresse verso la macchinetta del caffè “Posso offrirti una tazza?”

“No, grazie Hitoshi, sarebbe la terza della giornata. Per caso… sai come è andato lo scontro?”

“Kyoko ha perso, se è questo che vuoi sapere. Tanto lo so che è questo quello che vuoi sapere.” rettificò subito e Kimiko non poté fare a meno di sorridere imbarazzata. Era uno dei suoi migliori amici, che si aspettava?

“Quelle due sono sempre state in competizione, fin dal primo anno delle medie. Mi ricordano molto Katsuki e Izuku in realtà.” lo dichiarò senza problemi, mentre il suono del caffè che riempiva la tazza colmava un po’ del silenzio nella stanza. Si avvicinò alla scrivania di Hitoshi, dove lui si era seduto con la tazza di caffè fumante in mano “Pensi che ci sia da preoccuparsi?”

“Takara Ojiro è un elemento difficile, me lo dice anche Monoma, ma Kyoko non è così. È una ragazza calma e responsabile, per fortuna non ha preso da quella testa calda di suo padre.”

“Ti faccio notare che stai parlando di mio marito.” fece la finta offesa, colpendolo scherzosamente alla spalla. Risero entrambi, prima che Kimiko posasse l’occhio su una delle foto incorniciate sulla scrivania di Shinso.

La foto ritraeva Hitoshi, mentre teneva sulle spalle Ryo da bambino, e una donna che lo abbracciava e sorrideva all’obiettivo. Era bella, con i capelli e gli occhi azzurri, identici a quelli del piccolo Ryo, il suo sorriso le scaldava il cuore e allo stesso tempo la rendeva molto triste.
Hitoshi seguì il suo sguardo, prima di posare la tazza di caffè e afferrare la foto. Accarezzò delicatamente il profilo dolce della donna e sospirò.

“Manca a tutti, lo sai.” provò a dire Kimiko, passando una mano sulla spalla di Hitoshi “Era una grande donna e una brava madre.”

“Già.” soffiò appena Shinso, prima di riposare la foto con cura “Non c’è giorno che non mi manchi… o che non manchi a Ryo. Lei era molto più brava di me con lui, riuscivano ad intendersi alla perfezione. Da quando Naoko non c’è più, ho come l’impressione di non sapere più come comportarmi con Ryo.”

La stretta sulla spalla di Hitoshi si fece più forte “Tu sei sempre stato un ottimo padre, tuo figlio ti adora e poi ci sei sempre stato per lui, nonostante la vita non sia stata gentile con tua moglie.” Si piegò su di lui, l’amico aveva gli occhi lucidi “Sono sicura che sarebbe fiera di come hai cresciuto il vostro ragazzo.”

Shinso annuì “Vuoi proprio farmi piangere, eh?” rise imbarazzato, asciugandosi con un dito quel principio di lacrime “Dai,” disse alzandosi “andiamo a chiamare quelle due pesti dei tuoi figli.”
 

 
- - -

 
Ormai viveva in ufficio. Non vedeva sua moglie o sua figlia minore da quanto? Due giorni? Non lo sapeva davvero più in realtà. Con la stampa alle costole aveva detto a Momo che le conveniva rimanere a casa il più possibile e di controllare la piccola Jun quando andava a scuola.
La diffusione di quel video non ci voleva, aveva complicato tutta la procedura delle indagini. Persino suo padre si era preso la briga di telefonargli e addirittura dargli qualche consiglio, dall’alto del suo essere un eroe in pensione. Prima che potesse iniziare a blaterare su come ai suoi tempi una cosa del genere non sarebbe mai potuta succedere, Shoto lo aveva avvisato che non aveva né il tempo né la voglia di litigare inutilmente con lui. Il vecchio sembrava averlo capito dal principio e aveva procurato loro alcune vecchie scartoffie sul caso che aveva ancora con sé.

Ed era questo ciò che stava guardando in quel momento Shoto, le scartoffie. Anche se dopo aver letto un paio di cose, avrebbe preferito non vederle affatto. “Ma che diamine…” si alzò dalla sua scrivania e a grandi falcate si diresse verso l’ufficio di Kimura. Dovette imporsi di non stringere troppo forte il fascicolo, rischiava davvero di stropicciarlo e rovinarlo.

Arrivato davanti agli occhi felini dell’ispettore, gettò con mal celata violenza il fascicolo aperto sulla pagina incriminata “Spiega.” disse.

Kimura sollevò appena lo sguardo, buttando un occhio sul documento davanti a lui “Cosa vuoi sapere?” chiese, fin troppo calmo per i gusti di Shoto. Come era possibile che quell’uomo non si scaldasse mai? E per dirlo uno come Todoroki ce ne voleva.

“Tutto, dall’inizio alla fine, soprattutto perché non ne sono stato messo al corrente fin dall’inizio.” si sedette, presumendo da come l’ispettore si stesse sistemando contro lo schienale della sedia, che sarebbe stato un discorso lungo. Pesante, per lo più.

“Non ne sei stato messo al corrente perché è una pista già percorsa che tuo padre ha considerato inconcludente. Senza considerare che adesso, dopo tutti questi anni, è una pista bella che morta, se volessi sapere come la penso io.”

“E allora perché mio padre mi ha mandato i suoi vecchi file?”

“Probabilmente perché tuo padre vuole continuare a lavorare in qualche modo, magari attraverso te.” Kimura prese il fascicolo in mano, sfogliando alcune pagine con attenzione “In ogni caso tuo padre cercò in tutti i modi di farlo parlare, di farsi dire qualcosa in più, ma penso che tu conosca abbastanza bene il soggetto per capire che alla fine non ne ricavò assolutamente niente.”

“Soprattutto perché si parla di mio padre, immagino.” il cervello di Todoroki macinava decine di pensieri diversi ogni secondo “Dimmi come andò. A parte ciò che c’è scritto nel fascicolo.”

Kimura lo squadrò un attimo, poi si rilassò contro la sua poltrona “Dopo lo scontro con Shigaraki, i complici sopravvissuti vennero interrogati per poi essere trasferiti nel Tartaro. Tuo padre ancora non faceva parte del team investigativo ma, alcuni anni dopo, quando ne divenne un membro effettivo, si ritrovò a fare un ragionamento strano. Quindi chiese un permesso per il Tartaro per parlare con lui.”

“Che aveva pensato?”

Kimura scosse lievemente la testa “Che conoscendo il suo passato e sapendo il periodo di attività del Mind Flayer, probabilmente le due cose potevano… coincidere, su qualche punto.”

Shoto strabuzzò gli occhi, stralunato “Cioè, mio padre pensava che…” deglutì “Dabi avesse a che fare con il Mind Flayer?”

“Io avevo fatto la tua stessa faccia ai tempi, ma alla fine tuo padre ci aveva visto giusto in parte.” concluse, indicando il fascicolo.

“Ma perché non l’ha torchiato per avere informazioni?” non aveva senso, Shoto non riusciva a leggere in modo chiaro le azioni del suo vecchio. C’era qualcosa che gli sfuggiva.

“Perché, come abbiamo detto prima, Dabi si impuntò sul non parlare, soprattutto perché si trovava davanti Endeavor. I test rivelarono che non mentiva sulle informazioni rilasciate, ma sicuramente c’era qualcosa che si rifiutava di dire.”

“M-ma potevano esserci altri modi per farlo parlare… Shinso… Nishimura.” Todoroki si rimise in piedi, ormai parecchio agitato.

“Proposte mosse dal sottoscritto ed entrambe bocciate dal governo. Troppo pericoloso per entrambi, soprattutto per Nishimura, che ha bisogno del contatto fisico per attivare l’ipnosi. E poi, come da accordo politico, Amethyst Lady non può usare quel quirk.”

“E Shinso? A lui sarebbe bastato parlarci.”

"Ci abbiamo provato, Dabi non ci è cascato.” si fermò, vedendo Shoto sfregarsi le tempie “Dopotutto, buon sangue non mente.”

Todoroki lo fissò di sottecchi, improvvisamente rigido sentendo quella frase. Purtroppo l’ispettore aveva ragione: Dabi rimaneva un criminale, ma conservava la determinazione e la furbizia della sua famiglia. A pensarci sentiva l’odio verso suo padre montargli dentro.
Si impose la calma, al vecchio ci avrebbe pensato dopo. Adesso avevano questioni più importanti da sistemare. Dove aveva fallito suo padre, lui avrebbe trionfato.

“Voglio un permesso per il Tartaro. Devo parlare con Touya.”
 
 
 
 
Angolo autrice

Oh well, there we are.

Altro capitolo misto, tra drammi adolescenziali, misteri, discorsi commoventi e teorie carine ancora non confermate (Horikoshi mannaggia a te e alle tue vignette del cavolo) come quella di Dabi is a Todoroki.
Mi diverto molto a scrivere questa tipologia di capitoli e spero davvero che possano piacere anche a voi lettori.

Io vi lascio ai commenti, ci vediamo nel prossimo capitolo: Half-Colf Half-Hot.

Hang in there.

-bluebb
   
 
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