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Autore: adrienne riordan    29/04/2020    0 recensioni
[La calaca de azùcar]
Questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it
Momenti di vita quotidiana a Esqueleto... sfortunatamente per Mordecai, non sono momenti tranquilli, tutt'altro.
Genere: Angst, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 3: Vicini tranquilli

Lo spettacolo che Mordecai, Moravich e Jason stavano offrendo ai pochi abitanti ancora per le strade era piuttosto comico. “Vi dico che riesco a camminare da solo, non serve che mi reggiate!”. Un daino parlante e mezzo traballante tenuto ben sorretto dai gemelli. Fortunatamente a Esqueleto le bizzarrie abbondavano e nessuno diede davvero importanza a quanto stava per accadere.

“Non c’era bisogno di accompagnarmi a casa! Davvero! Ormai sto bene” esclamò imbarazzato Mordecai.

“Ovvio che stai bene, hai vomitato tutto!” esclamò Moravich, provocando un’ulteriore ondata di imbarazzo al giovane.

Jason fece cenno a Mordecai, prontamente tradotto dal gemello “Jason ha provveduto a informare Artemisia e Lesath prima di lasciare il Lab. Non c’è alcun problema” .

Jason ridacchiò, guardando sottecchi il fratello con malizia.

“Sì, mi stavo annoiando e ti ho usato come scusa per andarmene” confermò Moravich.

“Ah ecco” commentò il biondo.

Ormai erano quasi arrivati al numero 13 quando….

“ALLEN, NOOOOO!” una voce di donna e lo schianto di vetri infransero il silenzio della notte e fece ammutolire i tre ragazzi.

Mordecai riconobbe la voce “Ebenezer!” e si voltò verso la porta della vicina di casa. “Lascia stare, Mordecai” Moravich cercava di mantenere un tono neutro mentre Jason tentava (senza successo) di non mostrare preoccupazione.

“Ma non esiste proprio!” battè lo zoccolo contro la porta. “Ebenezer! Apri la porta!”. Nessuno giunse ad aprire.

“Moravich, apri!” il ragazzo non capiva perché il fratello non fosse preoccupato per l’amica come lo era lui.

“Mordecai, davvero, Ebi non è in pericolo. Sta bene, credimi”. Ma Mordecai viveva da troppo poco tempo a Esqueleto per… sapere. Jason aprì la porta per lui, dando un’occhiata significativa al fratello, che comprese. Era meglio che il ragazzo si rendesse da conto da solo che le preoccupazioni per l’incolumità della ragazza erano infondate.

“Ebi, siamo noi. C’è anche Mordecai” disse Moravich a voce alta mentre i tre entravano nell’ingresso della casa.  

“Oh, Mordecai, caro..! Non venite in cucina per favore… è tutto sotto controllo!” la voce di Ebenezer, resa più acuta dalla preoccupazione e dalla tensione, dava alle parole un risultato decisamente opposto al loro significato letterale. In sottofondo, si udivano le lamentele sommesse di Allen.

“Ebenezer… hai bisogno di aiuto?” chiese con cautela Mordecai.

“Ebi, Mordecai ti ha sentito gridare e si è preoccupato” aggiunse Moravich.

“Ah capisco. Allen, tesoro… tieni stretto lo strofinaccio… ecco così. Arrivo subito”. La ragazza entrò nell’ingresso e Mordecai soffocò un grido: era coperta di sangue.

“Stai tranquillo Mordecai: il sangue non è mio”.

“È di Allen? È ferito? Devo chiamare l’ambulanza?”.

“Un incidente con una bottiglia. Forse serviranno dei punti ma non è una ferita grave. Ci penso io. Andate a casa, per favore. Ci vediamo al Pavo domani” sembrava padrona della situazione ma anche preoccupata.

Mordecai era tutt’altro che convinto.

“Ma tu stai bene? Voglio dire…” abbassò il volume “serve la polizia?”

Ebenezer si lasciò sfuggire una bassa risata di liberazione dalla tensione “È di là la polizia. Stiamo bene. Ora andate, buonanotte”.

Alla fine, la determinazione della ragazza fecero rassegnare Mordecai “Domani al Pavo Ebenezer, promettimelo”.

“Ma certo sciocchino! Vai! Ho la polizia che dissangua, di là!” abbozzò un sorriso mentre lo spingeva fuori gentilmente. “A presto, tesori! E grazie per esservi preoccupati per me!” e richiuse la porta, lasciando i tre sullo zerbino.

“Mordecai, davvero, non è il primo incidente domestico che coinvolge Allen. Lui è un tipo piuttosto… maldestro”.

“Maldestro..?”

“Ebenezer si preoccupa tanto per lui, per questo sembra sempre una questione di vita o di morte, quando si ferisce. Ma non farne parola con Allen: è un tipo piuttosto orgoglioso”.

Mordecai rimase silenzioso per i pochi metri fatti per raggiungere la porta della propria casa. Jason gli appoggiò la mano sulla groppa, nel tentativo di tranquillizzarlo. Nessuno era in pericolo.

Entrarono in casa e nessuno toccò più l’argomento.

 

Ebenezer tornò in cucina con la cassetta del pronto soccorso. Scrutò il volto pallido di Allen. “Perché ti fai questo, Allen?” ma il ragazzo si rifiutò di rispondere. Come poteva confessarle che il dolore fisico lo aiutava a non pensare al dolore del suo cuore provocato dagli incubi? Come poteva confessarle che preferiva vedere scorrere il suo sangue piuttosto che quello della sua amata?

… Come confessarle che stava praticando in segreto dei sacrifici di sangue, risalenti agli antichi riti, per proteggerla?

 

  
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