Giorno
2: Terrorizzato
Allen era solito
abbracciare Ebenezer dopo aver fatto l’amore
con lei e non lasciarla andare. L’accarezzava in silenzio e
la donna si
lasciava cullare, ricambiando quelle tenerezze fino a quando non cadeva
addormentata tra le sue braccia. E allora Allen la guardava
intensamente,
imprimendo nella sua memoria ogni singolo millimetro di pelle delicata
e
bianchissima, così diversa dalla sua, bruciata e screpolata
dal sole. Era bassa
e bellissima, la sua Ebi. Il suo aspetto non era praticamente cambiato
da
quando l’aveva conosciuta e sposata – tanto
tempo fa.
L’era
del Quarto Sole, per la precisione. Per il dio
Xochipilli aver avuto quella dea incantevole come sua sposa gli era
sembrato
una benedizione… e una disgrazia allo stesso tempo,
perché non gli sembrava
possibile che una tale meraviglia del Creato potesse amare
davvero… beh… una
divinità come lui. Senza lode e senza infamia, Xochipilli
era una divinità di
tutto rispetto, ma poteva essere sufficiente per Mayahuel? Le avrebbe
donato il
sole e le stelle, se avesse potuto… invece poteva darle
solo... fiori. Sospettava
inoltre che la venerazione degli umani fosse dovuta solo alle speciali
piantine, sua creazione, che donavano effetti allucinogeni ai
sacerdoti… Per
dirla in modo conciso e brutale, Xochipilli soffriva di senso di
inferiorità.
Cosa piuttosto patetica per un dio.
La paura di
Xochipilli era perdere Mayahuel. Come avrebbe
potuto quindi non preoccuparsi dell’amicizia che la sua sposa
aveva instaurato
con Quetzacoatl, con cui aveva in comune l’interesse per gli
abitanti della
Terra? Come avrebbe potuto non soffrire, quando i due si nascosero tra
gli
umani? Come avrebbe potuto non sospettare che fossero amanti?
Non ebbe mai la
possibilità di chiarire, di accusare la
moglie, di battersi con Quetzacoatl. Li aveva rintracciati, ma solo per
trovare
Mayahuel trucidata dalle Tzitzimime governate dalla zia di lei,
Tzitzimitl. Quetzacoatl
stava piangendo come fosse stato lui
il marito. Totalmente dimentico dei diritti dello sposo di Mayahuel
almeno
sulle spoglie della
dea, l’aveva
trasformata nella prima pianta di agave, per darle nuova vita e onorare
la sua
memoria in eterno. Fu il marito a ricavare da quella pianta qualcosa
che
l’avrebbe resa indimenticabile e amata dagli umani. Alcool.
Cos’altro di buono
sapeva fare, dopotutto? Xochipilli, col cuore ribollente di dolore,
aveva
giurato vendetta nei confronti del dio del vento. E
l’aveva avuta, ma non gli aveva dato nemmeno una
magra
consolazione.
Quando Allen
aveva incontrato Ebenezer per la prima volta,
non era sicuro di cosa fare. Tenerla lontana? Fingere di non ricordarsi
di lei?
Fu lei ad andare da lui. Sembrava così innamorata. Come non
assecondare il suo
cuore? Cosa poteva andare storto, vivendo come due semplici umani, in
un’epoca
tutto sommato pacifica?
Sembrava andare
tutto per il meglio. La vita a Esqueleto era
davvero tranquilla e piacevole. Era stato felice.
Finché
Quetzacoatl, nei panni di un’inconsapevole Mordecai,
non mise piede al Pavo de Corral, sancendo la sua prigionia nella
cittadina,
proprio a una manciata di mesi dalla
fine dell’era del Quinto Sole. Ebenezer aveva ripreso a
frequentarlo ma
sembrava più ispirata dalla tenerezza materna per
quell’imbranato senza memoria
del passato che non dalla passione di un’amante.
Da allora gli
incubi del passato tornarono a far visita
spesso ad Allen. Non aveva saputo salvare Mayahuel dalla morte e le
immagini
degli occhi vitrei e del sangue sul suo corpo erano più dure
della paura del
tradimento. Ora che era solo Allen, provava il terrore di veder morire
di nuovo
la donna che amava più della sua stessa vita. Avrebbe
tollerato il peso del
tradimento e dell’abbandono, piuttosto.
Ogni notte,
mentre guardava la sua fidanzata, si addormentava
adombrato da questi cupi pensieri, consapevole che gli incubi sarebbero
tornati
a fargli visita non appena avesse chiuso gli occhi.