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Autore: AkaNagashima    29/04/2020    1 recensioni
« TIKKI SPOTS ON! »
« PLAGG, CLAWS IN! »
Marinette ed Adrien sono i nuovi Ladybug e Chat Noir.
Ma cosa succederebbe se, dietro ai loro Miraculous, ci fosse un passato difficile dovuto ai vecchi supereroi?
Una lotta tra due ex colleghi che continua con le generazioni successive, un Miraculous rimasto nelle mani sbagliate ed una ragazzina che farebbe di tutto per salvare la propria madre dal coma.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sabine Cheng
Note: AU, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 4

Parigi 1996

La battaglia era decisamente giunta al termine. Avevano sconfitto la loro prima akumatizzazione e si erano conosciuti. Ladybug e Chat Noir formavano una bella squadra. Si sorridevano soddisfatti mentre si davano il pugno della vittoria, euforici per aver vinto. Lei era felice perché ce l’aveva fatta, nonostante le proprie paure.

« MIRACULOUS LADYBUG! »

Dopo aver urlato quelle parole e lanciato l’oggetto del Lucky Charm, le coccinelle arrivarono mettendo apposto tutto ciò che il mostro aveva distrutto della loro città, mentre i loro gioielli suonavano per lo scadere del tempo.

« Complimenti, per essere la prima volta non sei affatto male. »

« Vorresti forse dirmi che tu sei un veterano, Chat? »

Ridacchiarono entrambi, sentendosi improvvisamente affiatati, come se si conoscessero da una vita. Guardarono la città un’ultima volta, la loro meravigliosa Parigi, che loro avrebbero sempre protetto.
Un altro suono dagli orecchini e Ladybug si rese conto che doveva ritirarsi immediatamente, prima di ritrasformarsi. Chat Noir non doveva sapere chi c’era sotto la maschera dell’eroina.

« So che non dovrei.. » cominciò a dire il gatto nero, facendola fermare. « Ma sono davvero curioso di sapere chi tu sia.. »

« Chat, sai che non possiamo. »

« Lo so ma.. facciamoci una promessa. » continuò il ragazzo, voltandosi verso di lei. « Quando il male sarà sconfitto definitivamente, e non ci sarà nessun altro pericolo, diremo le nostre vere identità l’uno all’altra. »

Sabine guardò la mano allungata del collega. Ci pensò su un momento, non convinta. Ma il Maestro Fu l’aveva messa in guardia per il male in sé, quindi se questo spariva completamente..
­­
« Va bene. Promesso, Chaton!

 


Parigi 2017

Ci volle del tempo prima di riprendersi completamente. Era talmente sconvolta per tutto che non riusciva nemmeno a rialzarsi, e suo padre non aiutava di certo. Tom Dupain era un fornaio, come suo padre e suo nonno prima di lui. Per quanto fosse un uomo imponente e dolce, non aveva idea di come aiutare la figlia e la moglie, adesso addormentata a causa di un potere più grande di lui, e Marinette non poteva chiedergli un consiglio sulla situazione. Già dall’inizio aveva chiesto alla figlia di lasciar perdere, perché se avesse perso anche lei non avrebbe saputo come fare. La ragazza capiva il punto di vista del genitore, ma non lo condivideva, ed aveva preso tempo in quei mesi per pensare.
Tom non aveva accettato la sua scelta, ma era rimasto silente in un angolo, sapeva che, come sua madre, non si sarebbe tirata indietro ancora per molto.
Marinette fissava la Miracle Box. Ormai era sera inoltrata, era il momento di muoversi, ma sembrava aver perso improvvisamente il coraggio. Tikki, accanto a lei, osservava silente, avendo paura di dire qualcosa che potesse scatenare un’altra reazione. La ragazza sospirò, trovando il coraggio nei meandri della propria mente, anche se il cuore continuava a battere e si sentiva come strozzare da una forza invisibile.

«TIKKI, SPOTS ON! »

Un bagliore rosso l’avvolse completamente, illuminando l’intera stanza, ed una volta guardatosi allo specchio vide Ladybug. Un costume rosso a pois nere, una maschera sugli occhi, dei nastri rossi ai capelli ed uno yo-yo, la sua arma. Sabine gliel’aveva spiegato, lo yo-yo era l’arma di Ladybug e con essa sconfiggeva le akuma, o i sentimostro che facevano parte della spilla del pavone, imprigionandole all’interno e poi liberandole una volta pure.
Si spostò sul balcone, all’esterno, guardandosi intorno. Doveva cercare Chat Noir e parlargli, convincerlo che era la sua famiglia ad essere nel torto, i Cheng volevano solo riavere i Miraculous, e non avevano alcun diritto di trattenere Plagg.

« Sicura di essere pronta, Marinette? » domandò il Kwami attraverso l’orecchino. « Dovrai usare un tono perentorio.. »

« No, non credo di esserlo.. ma se continuassi a rimandare, non lo sarò mai. »

Afferrò lo yo-yo, facendolo roteare al fianco destro e lo lanciò, aggrappandosi a qualcosa per darsi lo slancio. Saltare da un palazzo all’altro con esso indicava il volo della coccinella, e lei adesso era la nuova Ladybug che sconfigge il male, ma non c’era nessun supercattivo da sconfiggere, solo un ragazzo che non capiva l’importanza della loro causa.



[ . . . ]



Parigi 1996

Era stato bellissimo potersi trasformare e diventare così Chat Noir. Lui e la sua collega erano un portento, erano bravissimi insieme, coordinati perfettamente, come se avessero collaborato da sempre. Ladybug era davvero bella e coraggiosa, e lui era elettrizzato di poter collaborare con lei. Poi la forza del cataclisma era qualcosa di assolutamente sensazionale.
Gabriel tornò a casa che era su di giri. Lui e Ladybug avevano fatto una promessa: quando il male sarebbe stato sconfitto, avrebbero detto che erano davvero. E lui era maledettamente curioso di conoscere la persona che si trovava sotto la maschera della coccinella.

« Frena l’emozione, ragazzo. » mormorò Plagg, una volta che si fu detrasformato. « Non avete idea di quando tutto finirà, ci potrebbero volere degli anni. »


« Al momento non è importante. » confermò Gabriel. « Io e Ladybug saremo una coppia perfetta, sconfiggeremo il male a Parigi, lo so. Lo sento. »

Consegnò al proprio Kwami un pezzo di Camembert che divorò volentieri per riprendersi dalla battaglia. Plagg era un amante incallito del formaggio, c’era poco da fare, e Gabriel era ben contento di dargliene il più possibile. Ma ancora pensava alla battaglia, a quel cataclisma che aveva distrutto l’oggetto liberando l’akuma che vi era all’interno, e poi Ladybug che sconfiggeva il male. Prese un profondo respiro, calmandosi il più possibile, e si tirò indietro i capelli biondi, tornando il ragazzo serio e freddo di sempre.
Sogghignò. Lui e Ladybug sarebbero stati i più bravi supereroi mai esistiti, fino alla fine dei tempi.




Parigi 2017

Il silenzio prolungato di Adrien preoccupava Plagg come mai era successo. Abituato al silenzio freddo di Gabriel, non avrebbe dovuto darci peso, ma il suo nuovo padrone era molto più solare e chiacchierone del padre, molto più somigliante alla madre stessa, tanto che quel suo mutismo improvviso lo fece rabbrividire.
Adrien, dal canto suo, era silenzioso per una questione di pensieri. Pensava costantemente, tra la preoccupazione che provava nel battersi contro Ladybug, che neanche conosceva, e la figura di Marinette che  si allontanava insieme a Luka su quella bicicletta. Provava rabbia, delusione, un’emozione che sua madre si divertiva a chiamare ‘mal d’amore’. Era innamorato della sua migliore amica ma non aveva ancora trovato il coraggio, e se non si fosse mosso a breve, probabilmente qualcuno l’avrebbe portata via da lui. E quel qualcuno poteva essere Luka Couffaine.

« Ragazzo? »

« PLAG, CLAWS IN! »

Il bagliore verde lo avvolse sostituendolo con Chat Noir. Uscì dalla finestra come suo solito cominciando a saltare da un tetto all’altro, guardandosi intorno alla ricerca della coccinella. Dovevano battersi? Era probabile. Ma lui desiderava davvero combattere? No, non avrebbe voluto, ma se questo avesse portato alla vittoria e così all’ottenere il Miraculous del gatto nero, allora si sarebbe battuto.
Ladybug si sarebbe davvero fatta vedere? L’avrebbe trovata? O meglio.. sarebbe uscita a cercarlo di conseguenza o avrebbe usato un altro suo trucco come ieri? Se così fosse stata, Chat sapeva di avere a che fare con una vigliacca che parlava tanto ma non mostrava un bel niente.
Stava per arrendersi, ormai, quando improvvisamente davanti a lui si fermò una figura rossa. Eccola, Ladybug, la sua nemica.




[ . . . ]



Frenarono entrambi nello stesso momento. Adesso si trovavano l’uno davanti all’altra, immobili, in attesa di un attacco o di altro. L’eroina maculata non aveva intenzione di attaccarlo, e sperava non lo facesse nemmeno il gatto. Prese un profondo respiro, rilassando i muscoli per come riusciva e si avvicinò di qualche passo.

« Chat Noir, ho bisogno di parlarti. »

« Parlarmi? » domandò. « Siamo davvero qui per questo, Ladybug? »

La giovane prese un profondo respiro, tentando di calmare le emozioni. Marinette scalpitava sotto a quel costume da coccinella, mentre pensava a tutto ciò che aveva provato da quel giorno di sei mesi fa, quando sua madre Sabine aveva chiuso gli occhi a causa di quella stupida guerra.
« Se perdessi anche te, non saprei come fare. »
Questo aveva detto suo padre, ma dal canto suo anche Chat Noir aveva mille dubbi nella mente. Lo stesso eroe nero meditava se fosse opportuno o meno farla parlare, o battersi immediatamente. Sua madre gli aveva sempre insegnato di far parlare gli altri prima di concludere.

« E sia, parla! » continuò il gatto. « Ti ascolto. »

« Questa guerra è assurda, Chat. » cominciò, parlando in modo genuino e schietto. « I vecchi eroi litigano per via del Miraculous mancante. Ti prego, Chat Noir. Restituiscimelo e finirà tutto, la tua famiglia non può tenerlo. La vera guardiana è la vecchia Ladybug, e adesso non ci sono più cattivi da combattere. »

Il gatto rimase silente, osservandola ed ascoltando la disperazione nella sua voce. Ma suo padre aveva detto che la vecchia Ladybug voleva prendersi il Miraculous perché pensava che Chat Noir non servisse più. Così aveva detto suo padre, perché avrebbe dovuto mentire?

« Pensi davvero che creda a questa storia? » domandò sogghignando, alzando il braccio davanti a sé. « La vecchia Ladybug si era montata la testa e voleva a tutti i costi i Miraculous per sé. Questo anello è della mia famiglia, del vecchio Chat Noir, non avete alcun diritto.. CATACLISMA! »

« A-Aspetta Chat! »

Non ebbe il tempo per dirgli altro che si scansò prima di essere presa in pieno dal cataclisma che gli voleva lanciare. Era un novellino quanto lei, non aveva ancora la mira adatta, ma quell’attacco era molto pericoloso. Chat Noir andò a schiantare l’attacco contro ad un camino, ma si voltò di nuovo preparando il bastone.
Ladybug non potè fare altro che armarsi di yo-yo per scansarlo o peggio, avrebbe dovuto usare il Lucky Charm? Sicuramente per riparare tutto sarebbe stato richiesto, ma non voleva attaccarlo, maledizione.

« Chat Noir.. »

« Zitta! » sbottò, correndole incontro con il bastone per attaccarla di nuovo, ma scansò. « Sei brava a scansare, Bagaboo. Ma quanto ancora sarà abbastanza? »

Bagaboo, come si permetteva!? L’attaccava ed usava certi nomignoli. Pensava di poterle dare tutta questa confidenza. Era talmente presa da questo stupido pensiero che venne finalmente colpita dal bastone, trovandosi a volare dall’altra parte, trovandosi a terra. Provò un improvviso dolore alla schiena. No, adesso basta.

« LUCKY CHARM! »

Uno spruzzino pieno di acqua? Per farsene cosa? Doveva forse annaffiare le piante in un momento così drammatico? Ma ebbe la risposta che cercava quando Chat cercò di attaccarla di nuovo e lei cominciò a bagnarlo con l’oggetto per pura difesa, e disperazione. Ma era così ovvio: i gatti odiano l’acqua. Sorrise vittoriosa, ma non avrebbe potuto continuare a bagnarlo per tenerlo lontano, no?

« Ah, che gentile bagnarmi con l’acqua.. avevo proprio bisogno di un bagno, anche se non era esattamente come pensavo. »

« Potrei dire la stessa cosa, mi hai lanciato un cataclisma da subito, non sei affatto un gentiluomo. »

Chat Noir ridacchiò, ma il suono dell’anello lo portò alla realtà, per quel giorno doveva ritirarsi immediatamente, prima che si detrasformasse. Sospirò, rialzandosi e mettendo via il bastone, quella guerra sarebbe continuata per un po’, ormai era ovvio.

« Beh, Bagaboo, per stasera abbiamo finito. » annunciò. « E’ stato un bell’allenamento, au revoir. »

Le fece l’occhiolino e se ne andò, lasciandola da sola, con quello spruzzino in mano e rossa in volto. Cos’era appena successo? Perché le aveva fatto l’occhiolino? Inghiottì nervosamente, coprendosi la faccia con la mano libera, ma il suono dell’orecchino le fece capire che il tempo stava scadendo inesorabile.
Lanciò il Miraculous Ladybug e tornò tutto normale, poi si ritirò, e stava peggio di prima. Il suo cuore aveva ripreso a battere all’impazzata.
  
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