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Autore: Amy2205    30/04/2020    1 recensioni
Albus, James Sirius e Lily Luna sono i tre fratelli più famosi del mondo magico. Ma cosa succederebbe se di colpo si stancassero di tutta quella popolarità? E se una nuova minaccia avanzasse sul mondo magico, saranno i tre eredi del famoso Harry Potter in grado di salvarsi senza l'aiuto del padre?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Alice Paciock, James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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 -E quello che cazzo era?-

Lily tolse la mano dalla maniglia lercia e alzò lo sguardo. Il suo cuore perse un battito. Un ragazzo pressappoco dell'età di James le si parò davanti. Teneva in mano uno strano quadrato luminoso e aveva gli occhi spalancati. A Lily ricordava tanto un avvincino.

-Lumos- mormorò, illuminando meglio la figura.

Riuscì finalmente a vedere il ragazzo nella sua interezza. Era un poco più alto di lei, aveva i capelli corti e corvini, occhi neri come la pece incorniciati da un paio di occhiali dalla montatura elegante e fine.

-No! Ma è a batterie quella?- chiese indicando la bacchetta e cominciando ad avvicinarsi.

Batterie?

Una voce nella sua testa, simile a quella di zia Hermione la riportò a quando la brillante strega le aveva regalato la Polaroid spiegando che "non ha bisogno di batterie!". Ma possibile che si trattasse di un babbano? A Hogsmeade? Era meglio essere cauti.

-Da dove vieni?- mormorò la rossa, tenendo sempre ben puntata la bacchetta contro il collo del ragazzo.

-...Glasgow..?- disse con un tono decisamente incerto.

Lily lo osservò a lungo. Non poteva essere un mago oscuro, l'avrebbe già uccisa. Ma quella storia delle batterie non la convinceva.

Aspetta! Sta a vedere che è un...

-NON TOCCARMI!-

Un urlo femminile squarciò il silenzio. Lily e il ragazzo spostarono simultaneamente lo sguardo verso il pub. Dopo pochi secondi un boccale di birra fu gettato contro la finestra, che si frantumò in mille pezzi. Lily fu lesta e prima che le schegge la colpissero, prese per il polso il ragazzo e si gettò su un lato della Testa di Porco. Evitando così che i ragazzi al suo interno li vedessero.

Soprattutto Scorpius... Maledetto Albus!

-Però siete tutti matti qua!- mormorò il ragazzo, che se ne stava di fronte a Lily mentre si accendeva una sigaretta.

Lily lo osservò torva mentre controllava che nessuno stesse uscendo dal pub. Il ragazzo per un po' la stette a guardare mentre tirava grandi boccate di fumo.

-Vuoi?-

Lily lo guardò e vide un pacchetto giallognolo che penzolava davanti agli occhi.

-Non ho mai fumato- grugní allontanandosi.

Il ragazzo la osservò immobile.

-Mai? Davvero? Eh sì che mi sembravi una a posto-

Lily non rispose e si passò una mano tra i capelli. Cosa stava succedendo?

Beh forse potresti chiederlo a lui

Ancora quella fastidiosa voce di zia Hermione! Ma in fondo aveva ragione.

-Senti...tu- cominciò Lily cercando di attirare la sua attenzione -Come ti chiami?-

Il ragazzo si voltò e tornò ad osservarla.

-Sono Thomas- allungò la mano, ma Lily non la strinse.

-E che ci fai qui Thomas?-

-Correvano strane voci su questo posto, che fosse un villaggio disabitato popolato da forze soprannaturali e...-

Villaggio disabitato?

-Ma allora tu sei un babbano!-

Il ragazzo aprí la bocca ma subito la richiuse. Sì guardò attorno e poi si passò una mano tra i capelli.

-Sono un giornalista..?-

-Questo non mi interessa, intendo dire che non sei un mago! Insomma se ti dico Avada Kedavra non hai paura?-

Lily si animò di un'insolita smania, era eccitante per lei conoscere un babbano. Non aveva mai parlato con nessuno che provenisse da quel mondo e anche se in babbanologia non aveva mai eccelso, quel mondo la affascinava.

-Avada Kedavra dici?- mormorò Thomas -No, ma da noi si dice Abra kadabra... Simili infondo-

Sì simili, peccato che uno poteva ucciderti. Lily era confusa. Come c'era finito un babbano lì? Sapeva che i no mag vedevano Hogsmeade come un villaggio abbandonato, con un grande cartello con scritto "Attenzione pericolo di morte!". Ma perché i babbani dovevano sempre fare di testa loro? Perché non potevano stare nel loro mondo e basta? Dovevano sempre complicare tutto.

-Senti.. io ti devo obliare. Nulla di personale eh, ma se tu rivelassi al mondo non magico di noi... Beh sarebbe la fine-

Thomas la osservò. Di colpo si rese conto che anche se non conosceva chi avesse avanti, non aveva paura. Non capiva perché ma quella ragazza gli infondeva un senso di tranquillità, sebbene continuasse a guardarlo torva.

-Obliviarmi? Cioè?-

Lily sbuffò. Voleva tornare alla festa e divertirsi con i suoi amici e Thomas stava rovinando tutto.

-Cancellarti la memoria-

-Cosa?! Mai!- disse Thomas, allontanandosi.

Aveva fatto una fatica per arrivare lì e ora una ragazzina voleva cancellargli la memoria. E poi quanta memoria gli avrebbe cancellato? Tutta? Solo quella notte? Stava per chiederglielo quando un altro urlo interruppe il silenzio che si era creato.

-Lily!! Dove sei finita? Vieni che dobbiamo sfidare quella feccia dei serpeverde-

La voce di James era sempre più vicina. Thomas la fissò con gli occhi spalancati. Cosa fare? Lily non lo sapeva, dove stare calma. Aveva i secondi contati, doveva pensare da Auror.

-Corri dai, allontanati il più possibile- mormorò al ragazzo.

Thomas osservò una stradina buia e secondaria che l'avrebbe riportato dove aveva lasciato la macchina. Tornò a guardare Lily che si stava mordendo un labbro e gli mimava con le mani di allontanarsi veloce. Non voleva andarsene, aveva fatto tanta strada per arrivare in quel luogo leggendario. La voce maschile di prima si stava facendo vicina. Thomas voleva continuare a stare lì, fare domande, conoscere meglio chi aveva di fronte ma vide Lily muovere silenziosamente la bacchetta. Le gambe del ragazzo involontariamente si mossero e Thomas sentì una grande voglia di tornare verso la sua macchina. Cominciò  a correre verso la radura da cui era provenuto.

-Oblivion- sussurrò Lily.

Lo vide scomparire nel buio. Si sentiva potente Lily, aveva appena salvato il mondo magico. Aveva anche usato la maledizione imperius, un incantesimo illegale nel mondo magico. Sapeva che Rose prima o poi l’avrebbe scoperto e l’avrebbe minacciata di spezzarle la bacchetta. Ma aveva ancora molto su cui riflettere: come ci era arrivato lì Thomas? Perchè? La mente della rossa si affollò di domande che non trovavano risposte.

-Ah eccoti! Cosa stai facendo qua? Dai entra che dobbiamo battere Albus e Zabini al torneo di giochi alcolici-

Lily si voltò sorridendo. James emanava un forte odore di alcool, aveva la camicia completamente sbottonata e un segno rosso e pulsante sul collo. Scosse la testa divertita. A volte pensava che sia loro che Albus fossero stati adottati. Erano così diversi. Invece Rose e Hugo erano fratelli e oltre ad assomigliarsi fisicamente erano anche uguali di carattere: precisi, ordinati, divertenti e un po' maldestri. Un mix perfetto di zio Ron e Hermione. Presto la mente di Lily si svuotò di tutti quei pensieri, lasciando spazio all'alcool e con esso una sensazione di caldo offuscamento e  di smarrimento.
 
 
 
James Sirius si passò le mani sugli occhi per l’ennesima volta. Le tempie gli pulsavano in continuazione e aveva una forte nausea. Aveva bisogno di una doccia fredda e di dormire per almeno una giornata intera. Doveva rassegnarsi al fatto che stava invecchiando e che il suo corpo non poteva più sopportare una sbronza e una notte insonne, se il giorno dopo si doveva lavorare. Cercò di concentrarsi sulle parole di suo padre, ma le palpebre continuavano a chiudersi involontariamente. Si passò una mano attorno al collo, massaggiandoselo. Le sue dita affusolate toccarono un punto dove la pelle era particolarmente rossa e irritata. Fece vagare gli occhi sui suoi colleghi, tutti così diligenti e intimoriti da Harry Potter. Tutti che annuivano e prendevano appunti. Cosa centrava James con tutti loro? Era l’auror più giovane dell’intero ministero, ancora per poco perlomeno, Lily avrebbe cominciato a lavorare al suo fianco di lì a poco. Lily... lei si che era adatta a quell’ambiente. James non riusciva a stare seduto ad una scrivania per troppo tempo, lui era desideroso di azioni, di movimento. Aveva scelto di diventare auror per quel brivido e quelle ronde notturne nei luoghi più oscuri del mondo alla ricerca di ex mangiamorte. Ignorava che diventare auror volesse dire anche partecipare a lunghe riunioni, pianificare ogni mossa, chiedere permessi ai vari dipartimenti del ministero.
 
-La riunione è finita, ci aggiorneremo oggi pomeriggio- disse Harry, chiudendo un faldone e salutando i vari maghi che uscivano dall’ufficio.
 
James rimase seduto al suo posto per qualche secondo e poi con calma si alzò dalla sedia, cercando di camuffare al padre la sbornia. Ma Harry lo conosceva come le sue tasche.
 
-Jamie ti puoi fermare un secondo- lo interpellò prima che potesse uscire dalla stanza.
 
James annuì e abbassò lo sguardo verso il pavimento, sapendo già che cosa gli avrebbe detto.
 
-Io.. io non voglio che tu ti occupi di questo caso- disse incerto Harry, pulendosi gli occhiali in un lembo della maglia.
 
James alzò subito lo sguardo e ci impiegò qualche secondo a mettere a fuoco la figura del padre.
 
-Come..? Perché? Sono uno dei tuoi migliori agenti-
 
Il sopravvissuto sospirò e si voltò guardando fuori dalla finestra, che si affacciava sul corridoio principale del ministero.
 
-James tu sei molto bravo oppure molto fortunato, ma vedi... questo è un caso delicato e io ho bisogno della massima concentrazione. Come posso fidarmi di te se ti presenti ubriaco al lavoro?-
 
-Non sono ubriaco!- disse scontroso James.
 
-James tu sei ubriaco! Dove sei stato questa notte?!- cominciò ad urlare il padre –Questa non è Hogwarts, non è una lezione di Vitious in cui puoi poltrire e poi sperare di prendere una E... questa è la vita vera! Un tuo sbaglio e decine di persone potrebbero morire o potrebbero essere morte invano. James sei fuori da questo caso!-
 
James cominciò a torturarsi le mani, mentre si mordeva il labbro nervoso. Ma Harry non riusciva a calmarsi.
 
-Perché non puoi essere come Albus?- sospirò sconsolato, voltandosi verso il figlio –Dove ho sbagliato?-
 
James abbassò nuovamente lo sguardo e non si stupì nemmeno quando sentì il rumore della smaterializzazione del padre. Si accasciò lungo una parete e si portò le mani sulla faccia. Harry era un bravo padre, non aveva mai fatto mancare nulla ai suoi figli. Eppure James crescendo aveva capito che Albus era il suo preferito. Harry non lo faceva apposta, probabilmente nemmeno si accorgeva, ma ogni volta che poteva citava la bravura in pozioni di Albus, la sua diligenza, il suo essere perfetto nonostante fosse finito in serpeverde, nonostante avesse scelto un percorso di vita diverso da quelli che i Potter avevano scelto per generazioni. Eppure era James l’auror di famiglia. Era James che era riuscito a scovare e incarcerare due mangiamorte nonostante avesse solo 20 anni. Eppure Harry non sembrava nemmeno notare quei suoi successi. Per lui era molto più facile notare i suoi insuccessi: quando si ubriacava e poi non arrivava in orario al lavoro, quando si dimenticava di qualche riunione o di aiutare in famiglia, quando usciva la sera e poi spariva fino alle prime luci del mattino. Sua madre Ginny allora si intrometteva e incominciava a lodare il primogenito, ricordando che a vent’anni nemmeno lei e il marito erano perfetti. James le era grato, ma ormai le ferite interne che il padre gli aveva provocato erano difficili da rimarginare. Solo James sapeva quanto quelle parole potevano ferirlo e penetrare nella profondità del suo animo. Certo nessuno avrebbe mai creduto che James avesse un animo! Lui era il ragazzo bello e senza cuore, che passava la vita a divertirsi, organizzare scherzi, stare in compagnia delle belle ragazze. Uno spirito libero che nessuno avrebbe potuto incatenare, nemmeno suo padre, colui che aveva sconfitto Voldemort ma che non riusciva a rendere disciplinato il figlio.
James si alzò da terra e fissò l’orologio, era quasi ora di pranzo: nonna Molly lo stava aspettando alla tana.
 
 
 
-Io non berrò mai più- si lamentò per l’ennesima volta Alice, mentre si legava i capelli in uno chignon disordinato.
 
Lily sorrise inforcando gli occhiali da sole, che le avrebbero coperto debolmente le occhiaie.
 
-Dici così ogni volta- disse Hugo, che era impegnato in una partita a scacchi con la piccola cugina Molly.
 
-Questa volta sono seria- rispose stizzita, mentre si stendeva meglio sul sedile.
 
 Lily osservò per un po’ l’amica lagnarsi e poi tornò a contemplare il paesaggio che ormai conosceva a memoria. Quella volta però Lily provò un po’ di malinconia: era l’ultima volta che avrebbe fatto quel viaggio, preso quel treno... Presto la stanchezza prese il sopravvento e si assopì. Si rese conto di essere arrivata alla stazione di King’s Cross quando Alice cominciò a salutare sua madre dal finestrino urlando. Hugo e Molly erano già scesi e la banchina della stazione era piena di genitori urlanti e in lacrime. Lily scosse un attimo la testa e poi si mise in piedi, prendendo il baule. Le due ragazze scesero insieme e si avviarono verso Luna, che le attendeva indossando un paio di enormi occhiali dalle lenti multicolore.
 
-Mia mamma e la sobrietà non si sono mai conosciute- sussurrò Alice alla rossa.
 
-Io la trovo fantastica!- le fece l’occhiolino Lily.
 
Le due ragazze furono abbracciate una alla volta dalla donna bionda, che cominciò poi a elencare quali creaturine fantastiche si erano annidate tra i capelli delle giovani streghe. Alice prese a lamentarsi con la madre, che continuava senza fare caso al volto imbarazzato della bionda. Lily ne frattempo cercò con lo sguardo i suoi genitori ma non li vide.
 
Oddio! Se non sono venuti significa che è successo qualcosa...

Lo sguardo nocciola continuava a vagare, ma nulla. Si era già convinta di chiedere uno strappo ad Alice, quando notò una chiama azzurra che si muoveva come una fiammella tre la gente. Il cuore di Lily tornò a battere forte e rilassò le spalle: Teddy era venuto a prenderla.
Teddy era un ragazzo alto, dai capelli azzurri che si muovevano come un fuoco a seconda del suo umore, alle orecchie aveva decide di piercing, che nonna Molly non aveva mai accettato, ma soprattutto, lungo la schiena e le braccia aveva numerosi tatuaggi. Lily lo aveva amato segretamente quando era piccolina e crescendo le si era legata sempre più. Spesso d’estate passava le serate in casa Potter, giocando a quidditch o parlando con Harry e Ginny. Lily salutò Alice, promettendole che le avrebbe scritto presto e che era la benvenuta a casa sua quando voleva. Lily corse incontro a Teddy che appena la vide spalancò le braccia e prendendola per i fianchi la fece piroettare più volte.
 
-Lily!- urlò Teddy, fregandosene delle occhiate che alcuni maghi di passaggio gli stavano lanciando.
 
Lily rise di gusto e poi lo abbracciò forte.
 
-Cosa ci fai qui? Pensavo venissero la mamma o il papà-
 
Teddy raccolse il baule della ragazza e poi si avviarono verso l’uscita.
 
-Boia se pesa!- imprecò il ragazzo e indicando a Lily la macchina.
 
-La macchina volante di nonno?!- urlò incredula la rossa, mentre correva verso la portiera.
 
-Mi è costata un’intera giornata nella metropolitana babbana di Londra con Arthur ma ne è valsa la pena- spiegò il mago entrando nella macchina e ricordando quelle lunghe ore in cui aveva cercato di spiegare ad Arthur come si muoveva la metropolitana, cosa fossero le linee colorate sui manifesti e molto altro.
 
Lily annuì dando una pacca sulle spalle al ragazzo. Sapeva quanto potesse essere noioso e testardo suo nonno quando si trattava di babbani.
 
Forse è la persona giusta a cui chiedere per ieri sera...

-Cosa sta pensando la tua bella testolina?- chiese Teddy, mentre metteva in marcia la macchina che cominciò a fluttuare per aria.
 
Lily scosse la testa cercando di soffocare uno sbadiglio.
 
-Certo che ci vuole coraggio a sbronzarsi la notte prima di un pranzo da nonna Molly-
 
-Non sono ubriaca!- lo corresse subito.
 
-Certo! E io non sono il tuo cugino preferito... puzzi di Whiskey Lily!-
 
-Quindi ci saranno tutti oggi?- chiese con un sorrisetto furbo la rossa.
 
Teddy annuì superando uno stormo di oche.
 
-Quindi oggi dirai a tutti di te e Victoire!-
 
Teddy non aspettandosi quella frase cominciò a tossire forte. Dall'imbarazzo i suoi capelli divenne rossi e tante piccole scintille cominciarono a saltellare fuori dalle sue ciocche. Per cercare di darsi un contegno si passò le mani tra i capelli cercando di calmarsi e farli tornare azzurri. Ma togliendo le mani dal volante la macchina cominciò una scivola e ripida picchiata verso il basso. Lily urlò spaventata reggendosi con entrambe le mani alla portiera.
 
-Teddy! Fai qualcosa!-
 
Il ragazzo lasciò perdere i capelli e rimise le mani sul volante, ma la macchina non ne voleva sapere di tornare in aria o di fermarsi e quindi continuò a puntare verso terra al massimo della velocità. I due ragazzi capendo come sarebbe andata a finire  si abbracciarono e cominciarono ad urlare all'unisono guardandosi in faccia.
 
-Fai qualcosa!- continuava a gridare la rossa.
 
-Nel caso non te ne fossi accorta... Non so cosa fare!-
 
Il cuore di Lily cominciò a martellare forte e mentre cercava la bacchetta e pensava ad un qualche incantesimo per evitare l’impatto che certamente l’avrebbe ridotta in brandelli, la macchina cadde precipitosamente in un laghetto. Grazie all’impatto nell’acqua l’urto fu meno forte di quanto i due si aspettassero, ma ben presto la macchina cominciò ad andare a fondo. Teddy e Lily si guardarono per qualche secondo per poi spalancare le portiere e uscire dalla macchina, Teddy fu abbastanza svelto e riuscì a salvare il baule della cugina.
Lily arrivata a riva si stese per terra con il fiatone, mise una mano sul cuore e lo sentì battere talmente forte che aveva paura che sarebbe schizzato fuori dal petto. Teddy si tolse la maglietta e la strizzò per bene.
 
-Tu sei fuori di testa Teddy Lupin!- cominciò ad urlare Lily, alzandosi da terra e mettendosi in una posa che ricordava tanto quella di nonna Weasley.
 
-Io? Se tu non avessi accennato a Victoire ora saremmo alla Tana sani e salvi!- cercò di spiegare il ragazzo.
 
Lily scosse la testa ed alzò lo sguardo verso l’orizzonte. Sorrise stremata quando vide il profilo della Tana stagliarsi a poche decine di metri da loro. La rossa si voltò poi verso il cugino che stava con le braccia conserte ad osservare la macchina che piano piano spariva sotto il livello dell’acqua.
 
-Arthur non la prenderà bene- mormorò, prendendo il baule di Lily e cominciando ad avviarsi con lei verso la casa.
 
-Puoi sempre tatuartela sul cuore... a nonna piacerebbe-
 
Teddy fece una faccia contrariata mentre con la mente ripensava a quando aveva sedici anni ed era tornato a casa con un tatuaggio a forma di lupo sul polso. Molly era svenuta mentre Arthur cercava di fare da mediatore, comprendendo quale significato avesse quel disegno ad inchiostro che il nipotino aveva voluto imprimersi sulla pelle.
 
 
 
Albus si smaterializzò nella Tana dove la confusione regnava sovrana. Nonna Molly se ne stava in cucina a preparare il pranzo, mentre canticchiava un motivetto che la radio stava passando. In salotto era apparso un lungo tavolo in legno che zio Bill e zia Fleur stavano apparecchiando svogliatamente. Victoire era in giardino che osservava il cielo, beandosi dei raggi caldi del sole. Rose era seduta sul divano a leggere, ma appena vide il cugino andò festosa a salutarlo. Rose aveva la sua età e sebbene fosse la fotocopia del padre, aveva lo stesso carattere di Hermione: diligente e sempre pronta a strigliare per bene i propri cugini incoscienti. Anche Rose lavorava nel ministero, ma nell’ufficio per l’uso improprio delle Arti Magiche. Rose era una ragazza molto timida e invidiava Lily e James per essere sempre così espansivi ed entusiasti. Rose non riusciva mai a confidarsi con loro, aveva paura che l’avrebbero trovata noiosa e già aveva ricevuto il soprannome di Rompirose. Albus invece era più calmo e silenzioso, con lui Rose spesso si confidava, era una delle poche persone con cui si sentiva completamente a suo agio.
I due ragazzi andarono in giardino, ignorando Victoire che continuava a guardare l’orologio e a lamentarsi.
 
-Non sai che cosa hanno visto i miei occhi ieri notte- cominciò Albus, con un tono indeciso.
 
Rose portò le mani ai capelli e cominciò a scrutare il cugino, in cerca di un qualche indizio. Albus era un bravo legilimens e spesso si divertiva a intrufolarsi nella mente dei suoi parenti e captarne le paure o le gioie. Suo padre gli aveva spiegato numerose volte che era sbagliato leggere la mente altrui, ma ad Albus piaceva così tanto che non riusciva a fermarsi. A entusiasmarlo ancora di più era il fatto che oltre ad essere un abile legilimens era anche molto bravo a respingere che voleva leggere i suoi pensieri. Poteva sapere tutto di tutti, senza che nessuno sapesse qualcosa di lui. Rose scosse la testa. Albus era sempre impassibile.
 
-Tua cugina, nonché mia sorella, ieri sera si è baciata con qualcuno...- sorrise malefico.
 
Rose spalancò gli occhi e cominciò a gesticolare.
 
-Si sono rimessi insieme?-
 
Albus tappò con la mano la bocca della cugina, il cui fiato le morì in gola. Zio Ron si era appena smaterializzato con Ginny.
 
-Tutto bene ragazzi?- chiese la donna, osservando a lungo il figlio.
 
I due ragazzi annuirono e aspettarono che i genitori entrassero in casa. Quando Albus si fu accertato che erano fuori dal campo auditivo, tolse la mano dalla faccia di Rose.
 
-C’è mancato poco- sospirò.
 
-Vuoi dire che nemmeno sta volta lo diranno in giro?- chiese spazientita Rose.
 
Quei due non li capiva proprio. Perché tenere segreta una relazione? Lily e Scorpius erano fatti per stare insieme, eppure anche ad Hogwarts facevano di tutto per ignorarsi quando stavano in aule piene di persone, salvo poi incontrarsi in segreto di notte. Certo Scorpius era pur sempre un figlio di mangiamorte, era furbo, scaltro e decisamente egoista. Ma con Lily aveva imparato a preoccuparsi dell’altro, era cresciuto... insomma Rose proprio non capiva perché dovessero fare tutto di nascosto. Oltre che essere uno stress psicologico per loro, era frustrante per Rose. Lei era sempre abituata a tenere d’occhio i suoi cugini, a essere la loro mamma chioccia, ma se questi facevano le cose in segreto che ruolo poteva avere lei per loro?
 
-Sai che sono strani- disse Albus scuotendo la testa.
 
In realtà lui approvava quella decisione. Le famiglie Potter e Weasley  erano fantastiche, ma avevano il vizio di intromettersi. Quando lui aveva annunciato il suo fidanzamento con Alice zia Hermione lo aveva preso da parte e gli aveva fatto un lungo discorso su come si trattavano le ragazza, sotto gli occhi imbarazzati di Ron. Per non parlare di suo padre che era elettrizzato all’idea di imparentarsi con i suoi amici di scuola: Neville e Luna. L’unica che aveva preso le sue difese e aveva sgridato i parenti, etichettandoli come ‘i degni eredi di Rita Skeeter’ era stata Ginny.
 
In quel momento Victoire sembrò rianimarsi e cominciò a correre incontro a due figure che si stavano avvicinando lentamente. Albus assottigliò la vista e poté riconoscere i capelli blu di Teddy che aveva una faccia stremata e accanto a lui Lily che continuava a saltellargli attorno tempestandolo di domande.  In quell’esatto istante comparvero anche Harry ed Hermione, che avevano facce nervose e solo dopo alcuni minuti arrivò anche James.
Nonna Molly allora si affacciò dalla cucina e comandò a tutti i parenti di prendere posto, mentre lei e Ginny cominciavano a servire il pranzo.
 
Lily si sedette tra Teddy e James che sembrava un po’ malconcio, ma Lily attribuì la causa di quel muso lungo alla notte precedente. Di fronte a sé aveva Rose che la guardava sorridendo e ostentando una strana gentilezza nei suoi confronti. Non che in generale Rose fosse scortese con lei... ma il più delle volte semplicemente si ignoravano. Lily adorava passare il tempo con Teddy e James e Rose preferiva la compagnia più silenziosa di Albus. Dall’altro capo del tavolo Hermione, Ron, Harry e Ginny stavano discutendo con Bill riguardo a un nuovo caso. Molly seduta a capo tavola si lamentò svariate volte invano, del fatto che almeno a tavola non si doveva parlare di lavoro.
Fleur nel frattempo spostò lo sguardo sui nipoti, in particolare su Lily, l'unica ad avere un po' di grazia in quella banda di nipoti rozzi.

-Lily Luna ma cherie, pourquoi sei tutta bagnata?-

La ragazza guardò la zia cercando una scusa convincente, ma in fondo a lei piaceva godersi la confusione che nove Weasley e cinque Potter potevano creare da nulla.

-Oh perché non chiedi a Teddy?- rispose zuccherina la ragazza.

La tavola diventò silenziosa improvvisamente e Teddy che stava stringendo di nascosto sotto il tavolo la mano di Victoire la mollò subito. Il ragazzo si voltò dando un pizzicotto alla piccola cugina fulminandola con lo sguardo, ma lei gli fece la linguaccia.

-Allora?- mormorò Ginny.

I capelli di Teddy divennero lillà e cominciarono a svolazzare ovunque.

-Diciamo che c'è stato un problema con la macchina-

Arthur sembrò rianimarsi dal nulla e scattò in piedi.

-Dove è? Come sta?!-

Teddy si passò una mano tra i capelli.

-Ecco... Sì... È... Beh diciamo che l'ho portata a lavare ecco!-

Lily scoppiò a ridere e anche Victoire sorrise notando l'imbarazzo e la vergogna stampate in faccia al suo ragazzo. Molly però non lo trovava divertente e assunse la tipica posa da Weasley-arrabbiata.

-Io te l'avevo detto che tutto quel ferro nelle orecchie un giorno o l'altro ti avrebbe bucato il cervello!-

Tutti scoppiarono a ridere, nel frattempo Ginny ed Hermione cercarono di calmare Molly. A parte questo episodio il pranzo filò via liscio. Lily e Hugo ricevettero numerosi complimenti per i risultati dei M.A.G.O. , Teddy e Victoire con la scusa di voler prendere una boccata d'aria sparirono per una buona oretta, Harry Ron ed Hermione dovettero scappare via presto a causa di una riunione al ministero. Così mentre George intratteneva Rose, Albus e James mostrando loro i nuovi giocattoli per fare scherzi che aveva ideato, Lily andò ad aiutare Ginny con i piatti. A Lily piaceva molto sua madre. Non era una di quelle mamme severe, che proibivano ogni cosa. Ginny lasciava ai suoi figli i loro spazi, permetteva a James di sparire per ore di notte e di tornare a casa la mattina senza dare una vera e propria spiegazione, permetteva ad Albus di invitare a casa i suoi amici serpeverde, che Harry e James avevano sempre visto di malocchio. Era così permissiva perché sapeva cosa voleva dire avere il famoso Harry Potter come padre. Ogni giorno uscendo dalla loro casa a Godric's Hollow decine di giornalisti cercavano nuovi scoop sul prescelto. Se questa situazione non dava troppo fastidio ai due coniugi, Ginny poteva capire il senso di smarrimento dei propri figli. James era stato etichettato come il nuovo malandrino e ciò fece arrabbiare Harry, che non riteneva decoroso paragonare il figlio adolescente al padre morto. Su Albus erano stati pubblicati talmente tanti articoli che Ginny aveva temuto il peggio per lui. Testate giornalistiche con scritto che era l'erede maledetto del Sopravvissuto, che era una nuova minaccia per il regno magico, che la sua amicizia con Scorpius Malfoy non avrebbe portato nulla di buono erano all’ordine del giorno. Lily era l’unica che era scampata alla sete di notizie dei giornalisti, ma ora che si era diplomata ad Hogwarts avrebbero sicuramente cominciato a tartassare anche lei.
 
Ginny osservò la figlia mentre le sorrideva cominciando a riempire il lavandino di acqua calde e sapone.
 
-Sei stata molto brava ai M.A.G.O. –
 
Lily mimò un inchino, piegandosi sulle gambe.
 
-Sei proprio sicura di voler diventare un auror anche tu?-
 
-Certo mamma... che altro potrei fare?-
 
-È che... sai in questo periodo si sono registrate delle morti strane e poi tuo padre e James sono sempre ai ferri corti ultimamente-
 
Spiegò Ginny prendendo uno strofinaccio e cominciando ad asciugare i piatti.
 
-Papà e Jamie sono sempre ai ferri corti- provò a rassicurarla Lily.
 
Ginny poggiò il piatto che teneva tra le mani sul tavolo e si asciugò le mani, cominciando poi a guardare fuori dalla finestra dove Teddy stava ora parlando con James.
 
-Non so... negli ultimi tempo litigavano per qualsiasi cosa e poi James non tornava la sera a dormire-
 
Lily osservò il profilo della madre. Ginny era una bella donna e i segni del tempo erano stati clementi con lei, non aveva un capelli bianco e nessuna ruga le solcava la fronte.
 
-Forse ora che sono a casa anche io la situazione si allenterà- sospirò la figlia.
 
-Lo spero Lily... sai che confusione in cinque sotto lo stesso tetto?-
 
-Scommetto una giornata di shopping che il primo ad essere schiantato sarà Albus-
 
Ginny osservò per un po’ la figlia in silenzio poi le allungò la mano.
 
-Una giornata di shopping e una settimana a cucinare per tutta la famiglia che sarà invece James-
 
Lily soppesò la proposta e poi strinse la mano della madre. Le due rosse scoppiarono a ridere e poi continuarono a pulire i piatti.
 
 
 
Albus dopo il pranzo dalla nonna si era smaterializzato nel laboratorio che condivideva con Scorpius nelle profondità del ministero. Si sedette davanti a decine di fiale colorate e poi cominciò ad annotare su un foglio le diverse reazioni. Una buona mezz’ora dopo apparve Scorpius con un barattolo giallognolo tra le mani. Salutò con un cenno della testa l’amico e poi andò a sedersi davanti alla sua scrivania.
 
-E quello che è?-
 
-Se lo sapessi non lo starei analizzando- mugugnò concentrato Scorpius.
 
-Se lo sapessi non lo starei analizzando- gli fece il verso Albus, alzandosi dalla sua postazione e avvicinandosi al biondo –Chi ce lo manda?-
 
Scorpius stette zitto per lunghi minuti mentre versava alcune gocce del liquido in un vasetto che conteneva un piccolo germoglio. Bastarono quelle gocce per far morire completamente il germoglio e sciogliere il vasetto in un liquame che sporcò per terra e parte della scrivania del biondo. Albus e Scorpius a causa dell’inaspettato effetto erano scattati lontani dal vasetto.
 
-Ce lo manda tuo padre... ha trovato il corpo morto di un babbano nei pressi di Edimburgo con in tasca questo-
 
-È un veleno potentissimo... che se ne faceva un babbano?-
 
-Non ne ho idea ma a questo ci penserà tuo padre... noi dobbiamo capire come è stato creato-
 
Albus mosse la bacchetta e la fiala contenente il veleno cominciò a volare per la stanza. Il pozionista la avvicinò al volto, stando molto attento a non rovesciarselo addosso. Lo guardò controluce e poi ne annusò l’odore.
 
-Che schifo... sa di... non capisco è come un misto di terra... sai dopo che ha piovuto? E di... uova..?- disse facendo una smorfia disgustata Albus.
 
Scorpius annotò quelle informazioni e poi si avvicinò all’amico. Sbatté un paio di volte le palpebre e poi osservò confuso Albus.
 
-Uova e terra? Sei sicuro? Questo è chiaramente il profumo di vaniglia... unito a... hai presente quando nelle stanze manca aria?-
 
I due nozionisti si guardarono confusi alzando in sincrono le sopracciglia. Si ressero lo sguardo per dieci buoni secondi e poi capirono. Schizzarono ai due lati della stanza e si puntarono il dito contro.
 
-Sei un maniaco Scorp, pensi sempre a mia sorella!-
 
-Ma sei tu l’unico idiota qua a cui non piacciono le uova-
 
Si avvicinarono nuovamente alla fiala cauti.
 
-Dunque chiunque l’ha creata  ha unito l’Amortentia a una pozione che fa sentire ciò che più di tutto odiamo- concluse Scorpius finendo di annotare.
 
Albus annuì mentre si beava dell’odore di terra fresca... quell’odore che Alice aveva sempre sulle mani. Alzò lo sguardo sull’amico che si stava ugualmente rilassando annusando l’odore di vaniglia che diceva di sentire.
 
-Allora tu e Lily...-
 
Scorpius spalancò nuovamente gli occhi e cominciò a radunare diversi fogli.
 
-Non ti aspetterai che ti dica qualcosa vero Albus? Non l’ho fatto per due anni e non comincerò oggi di certo-
 
Albus sbuffò e con un incantesimo non verbale fece capovolgere Scorpius che ora si trovava a testa in giù mentre la bacchetta e i fogli erano caduti per terra.
 
-Ah ah ah, molto divertente Al. Mettimi giù!- gli intimò l’amico con un tono che non ammetteva repliche.
 
-Non prima di avermi detto ciò che voglio-
 
-Al te l’ho detto perdi fiato con me... chiedi a Lily piuttosto-
 
Albus sbuffò e si sedette comodo su un piccolo divanetto per cui aveva insistito molto e che Scorpius ovviamente non voleva, ritenendolo frivolo.
 
-Che palle che siete voi due, io di Alice ti ho detto tutto-
 
Scorpius si coprì la faccia con entrambe le mani, ricordandosi di quelle lunghe chiacchierate notturne ricche di dettagli che Scorpius a dirla tutta non aveva mai voluto sentire.
 
-E non fare quella faccia! Vi ho visto ieri che vi baciavate-
 
-Tu ieri sera eri sbronzo Al! Ti sei tagliato una gamba e poi ti sei arrampicato sul lampadario della Testa di Porco urlando che eri una fenice-
 
Albus rise sotto i baffi anche se in realtà aveva rimosso parte della notte precedente. Si ricordava giusto che Scorpius l’aveva aiutato a tornare a casa, senza che si vomitasse addosso. La porta improvvisamente si aprì e Albus fu lesto a disincantare Scorpius che cadde rovinosamente sul pavimento imprecando e cominciando a massaggiarsi la schiena. Ad entrare era stata Lizzie McDonald, una loro sorta di segretaria che si premurava –anche troppo- che i due stessero bene e avessero tutto il necessario per lavorare. Era una ragazza molto bella, sua madre d’altronde era una veela e sapeva sempre come far capitolare i ragazzi che più le interessavano.
 
-Che vuoi Lizzie?- chiese sgarbato Albus che non l’aveva mai sopportata.
 
La bella ragazza entrò con un vassoio con due caffè. Vedendo Albus la sua espressione cambiò e sbuffò rumorosamente.
 
-Ah ci sei anche tu- mormorò arricciando le labbra.
 
Albus non l’aveva mai sopportata. Era una ragazza viscida e perennemente alla ricerca di un povero ragazza da adulare. Con lui non ci aveva mai provato, probabilmente memore di quella volta in cui Alice per gelosia l’aveva minacciata di renderla pelata a vita. Ma con Scorpius Amy era sempre in agguato, anche perché formalmente l’amico era sempre single. Albus sapeva che Lily non era una  ragazza gelosa, ma aveva sempre paura che Scorpius in uno dei suoi rari momenti di sfacelo emotivo si sarebbe gettato tra le braccia della segretaria.
 
-Beh che vuoi?-
 
-Ero venuta a portare il caffè per Scorp e m...-
 
-Oh grazie mille!- Albus senza aspettare che la ragazza finisse la frase si fiondò sulla tazzina di caffè bollente e lo tracannò in un sorso.
 
Amy ovviamente si arrabbiò. Lei aveva portato il caffè per gustarselo con Scorpius, aveva tenuto d’occhio la porta d’entrata del suo ufficio per ore e non vedendo arrivare Albus aveva inteso che Scorpius si trovava lì dentro da solo. Come poteva immaginare invece che il piccolo Potter si era smaterializzato direttamente dentro all’ufficio?
Sbuffò e portò via il vassoio rassegnata.
 
-Sei sempre così duro con lei-
 
-Scorp per piacere... se ci vuoi andare a letto quantomeno non baciare mia sorella-
 
-Mmmm che noia Al! Poi dici che sono io il maniaco, sei tu qui l’unico che continua a parlare di Lily-
 
-Noia, io? Se aspettassi te non parleremmo mai di nulla-
 
Scorpius era di schiena ma con un incantesimo non verbale rese il divanetto su cui stava l’amico un cumulo di vermi che cominciarono a strisciargli addosso. Albus scattò in piedi urlando.
 
-Ah vuoi la guerra...  inflatus-
 
Scorpius fu lesto e si abbassò, l’incantesimo generato da Albus colpì una fiala che piano piano si allargò e poi si spaccò in mille pezzi, riempiendo l’aria di una puzza di zolfo. I due maghi si tapparono al naso e cominciarono a saltare da un lato all’altro lanciandosi scherzosi incantesimi. Diverse fiale si ruppero e quando si accorsero che l’ufficio era diventato un vero e proprio letamaio dichiararono sfiniti un time-out. D’altronde erano anche le 18 di sera, potevano tornare a casa.
 
-Lasciamo così?- chiese Scorpius indicando il pavimento che era coperto da una sostanza melmosa e verde.
 
I due maghi si guardarono per un po’ indecisi finché urlarono insieme un attimo prima di scomparire smaterializzandosi:
 
-AMY!!-
   
 
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