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Autore: _ A r i a    30/04/2020    1 recensioni
{ wizard!au | questa storia partecipa a #TheWritingWeek di Fanwriter.it }
«Negromanzia, eh?»
Reiji aveva finito per strozzarsi con il suo stesso respiro. Nell’aria risuonava ancora il trillo della campanella.
«C-che…?»
«Il libro. L’ho riconosciuto, so leggere il runico» aveva replicato il ragazzo, come se stesse constatando qualcosa di ovvio.
«Tutti… tutti i maghi sanno farlo» gli aveva fatto notare Reiji.
«Già» il ragazzo aveva sospirato, uscendo finalmente dalla bottega. Un momento dopo, era già sparito nel nulla.
Il tempo, che era parso fermarsi nell’attimo in cui quel giovane misterioso aveva messo piede all’interno del negozio, sembrò riprendere a scorrere solo in quel momento.
Kageyama non ne comprendeva ancora il motivo, ma aveva come l’impressione che avrebbe rivisto molto presto quel ragazzo.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jude/Yuuto, Kageyama Reiji
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Da quel momento in poi, fu come se avessero stabilito una tacita consuetudine.
Yuuto arrivava sempre nel primo pomeriggio, sorprendendo un Kageyama drammaticamente solo, intento a spazzare via la polvere dalle assi di legno del pavimento o a sistemare qualche barattolo di occhi di troll su uno scaffale. A volte Reiji si chiedeva ancora perché avesse deciso di tenere quei bulbi in vasi di vetro trasparente. Mentre lavorava aveva sempre la percezione che qualcuno lo stesse osservando, ma in realtà non c’era nessuno se non quegli occhi che, di tanto in tanto, si muovevano perfino un po’.
In ogni caso, nell’esatto istante in cui vedeva entrare il ragazzo, non esitava ad esporre il cartello che annunciava che, ancora una volta, il locale era chiuso al pubblico. Dopodiché, scendevano assieme nello scantinato.
Stavano lavorando su due fronti diversi. Reiji si adoperava per trovare il cerchio di sale migliore, mentre Yuuto studiava con estrema concentrazione gli incantesimi. Kageyama aveva cercato di replicare diverse volte che sarebbe stato meglio se fosse entrato lui all’interno del cerchio, Yuuto però era stato irremovibile: a suo avviso, infatti, doveva essere lui a pronunciare l’incantesimo. Erano i suoi cari che stava cercando di richiamare indietro, non quelli di Reiji. E poi tra i due era pur sempre Yuuto lo stregone più potente.
Così, l’unica cosa che il ragazzo gli aveva delegato era stato il cerchio. Reiji restava l’unico ad avere un briciolo di esperienza di negromanzia, per cui, a detta di Yuuto gli sarebbe dovuto riuscire più facile un compito come quello.
Almeno in teoria.
Reiji non poteva di certo negare, in effetti, che si sentisse sotto pressione a causa di tutta quella situazione. Non aveva mai compiuto un rituale, e se avesse sbagliato anche solo il più microscopico dei dettagli… non aveva neanche il coraggio di pensarci.
Ottobre era entrato da pochi giorni, ma aveva già portato piogge abbondanti e temperature più rigide. Yuuto si strinse le braccia attorno al corpo: quel giorno indossava un maglione bianco, candido come la sua carnagione, eppure continuava a sentire freddo, nonostante nel camino che la stanza ospitava la fiamma fosse accesa e scoppiettante. Probabilmente avrebbe potuto riscaldarsi con la sua magia, tuttavia Kageyama l’aveva messo in guardia: se davvero avesse dovuto pronunciare lui l’incantesimo, allora era necessario che conservasse le sue energie quanto più possibile.
L’unica cosa su cui si erano trovati d’accordo era stato quando svolgere il rituale. Non avevano avuto molti dubbi: Samhain si avvicinava sempre più, e sarebbe stata un’occasione irripetibile. Mai in nessun’altra giornata dell’anno, infatti, il velo era tanto sottile.
Il velo non era un argomento di facile comprensione. Tecnicamente era una barriera metafisica, invisibile e intangibile, che separava il mondo dei vivi da quello dei morti. Durante la notte di Samhain, però, il velo sembrava calare, permettendo alle anime defunte di tornare, almeno per una volta all’anno, sulla terra.
Non esisteva momento più propizio di quello. Se davvero le anime dei genitori di Yuuto erano intrappolate tra la terra e il mondo dei morti, allora Samhain era l’unica occasione che avevano per attirarle completamente da una delle due sponde.
Questo, tuttavia, metteva in moto un milione di variabili di cui dovevano tenere conto. Per di più, avevano davvero pochissimo tempo a disposizione.
Ciononostante, Reiji faticava davvero a restare concentrato, soprattutto quel pomeriggio. Era una vera e propria tragedia, considerando il pesante macigno che incombeva sopra di loro, pronto a piombare giù da un momento all’altro.
Eppure non voleva proprio saperne di restare concentrato. Quel pomeriggio aveva deciso di consultare i tarocchi, nella speranza di ricevere qualche presagio incoraggiante sull’impresa che s’apprestavano a compiere, tuttavia all’ennesimo segno di morte e pericolo aveva gettato la spugna.
Non aveva bisogno di brutte notizie, in quel momento. Doveva essere positivo, se desiderava che tutto andasse per il meglio, altrimenti non avrebbe mai funzionato.    
Reiji lasciò cadere la testa all’indietro, mentre un lungo sospiro gli sfuggiva dalle labbra. C’era un altro motivo per cui continuava a distrarsi così frequentemente, lo sapeva fin troppo bene.
Ormai per lui stava diventando impossibile non pensare a Yuuto. Non si perdeva neppure uno dei suoi movimenti, che ormai letteralmente beveva con lo sguardo, e averlo sempre così a stretto contatto rendeva le cose decisamente più difficili.
Si sentiva così mostruoso. Quel ragazzo era la prima persona che entrava a far parte della sua vita dopo anni, eppure aveva già sviluppato una sorta di dipendenza nei suoi confronti. Quando la sera lo vedeva lasciare la bottega, sentiva un vuoto opprimente montargli nel petto; al contrario, vederlo arrivare e trascorrere del tempo assieme era quanto di più elettrizzante Kageyama avesse provato negli ultimi quarant’anni.
Ed era sbagliato, lo sapeva bene, soprattutto perché di colpo i suoi cinquant’anni erano diventati impossibili da non sentire. Non aveva mai creduto di essere vecchio, o stanco, e non lo percepiva neppure adesso, poi però si voltava e incontrava con lo sguardo il corpo giovane di Yuuto. Non poteva reggere in alcun modo il confronto, e forse era anche giusto e naturale che fosse così.
Il problema sorgeva nel momento in cui si ritrovava a pensare a ciò che provava nei confronti di quel ragazzo. I suoi sentimenti erano accresciuti giorno dopo giorno, era evidente, tuttavia sapeva che non valevano più di fiori appassiti. Yuuto era giovane, bello e intelligente, oltre che estremamente potente. Avrebbe potuto avere letteralmente qualunque cosa avesse desiderato, e non sarebbe stato di certo un burbero mago erborista di Akihabara a farlo capitombolare, soprattutto se il mago in questione era un uomo di mezza età di trent’anni più vecchio di lui, senza alcun particolare talento e, perlomeno a suo avviso, per nulla avvenente.
Sempre che fosse interessato agli uomini, poi.
Non voleva nemmeno illudersi per quelle frecciatine in numero sempre crescente che Yuuto continuava a lanciargli o per i suoi sguardi che, spesso, trovava ricambiati. Nel secondo caso si trattava sicuramente di una casualità e, quanto al resto… non doveva equivocare, punto. Probabilmente stava solo viaggiando troppo con la fantasia.
Pessimo errore. Avrebbe dovuto concentrarsi unicamente sulle sue ricerche, come se il tempo non fosse sempre meno, invece la sua mente continuava a vagare…
No. Doveva aiutare Yuuto. Non poteva permettersi di abbassare la guardia in un momento come quello.
Solo un’ultima volta…
Ancora in un’occasione, aveva permesso al suo istinto di avere la meglio. Pessima scelta, sul serio. Tuttavia Reiji non s’oppose, e lasciò che il suo sguardo si posasse di nuovo sulla figura di Yuuto.
Il ragazzo era seduto sul divano, un libro di negromanzia aperto in grembo. Aveva passato tutto il pomeriggio a studiare su di esso, adesso però la stanchezza che aveva accumulato in quei giorni sembrava aver deciso di farsi di colpo sentire, e le sue palpebre s’erano abbassate in un placido riposo.
Kageyama non sarebbe riuscito ad immaginare una scena più tenera di quella.
Reiji s’alzò in piedi, muovendosi piano per non fare rumore. Attraversò la stanza, sempre facendo attenzione a non destare il ragazzo, fino a raggiungere la vecchia sedia, da sempre collocata accanto alla scrivania. Come ricordava, lì c’era una coperta di tweed ben ripiegata: quando ancora era solito passare le notti a studiare nello scantinato, quella era stata la sua fedele compagna.
Kageyama riprese la sua traversata, e stavolta s’arrestò solo quando giunse davanti al divano. Avvolse il corpo di Yuuto nella coperta pesante, sempre facendo ben attenzione a non svegliarlo. Quando fu soddisfatto, si sollevò dal corpo del ragazzo. Stava per allontanarsi, ma, colto da un moto improvviso di tenerezza, accarezzò i capelli del giovane, dreadlocks castani dorati raccolti in un’intrigata acconciatura. Un sorriso gli spuntò sul volto.
Non avrebbe mai potuto averlo, ma si sarebbe accontentato.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tenerlo al sicuro.




▬ note

Eccomi, ci sono. Capitolo più breve dei precedenti, e in realtà non succede nulla. Questa è la quiete prima della tempesta, vi avviso.
Qualche ora fa mi ero scoraggiata un po' perché, rileggendo il capitolo che ho postato ieri, mi ero imbattuta in degli errori. Questo l'ho controllato, se possibile, ancor più, però inizio a credere che dovrei dar ragione a chi mi dice di non essere troppo dura con me stessa: ho buttato giù una long di 16k+ parole in una settimana, forse ci sta che qualcosa, di tanto in tanto, sfugga.
Oggi la scelta era tra tarocchi e ouija. Ho optato per il primo prompt, però temo di averlo solamente accennato. Quello che mi premeva qui era chiarire un attimo la situazione tra Kidou e Kageyama, visto che sarà fondamentale ai fini della comprensione dei capitoli successivi.
Tra l'altro quello di domani era il capitolo che attendevo di più, quando dovevo scriverlo. Solo che, a fine stesura... vbb, dai, non vi svelo niente. Lo scoprirete solo leggendo, lol.
Bene, non mi resta che ringraziare tutte quelle intrepide persone che stanno seguendo questa storia. See you tomorrow, I guess...?


Aria
   
 
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