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Autore: Ookami_96    01/05/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 15

Dal giorno seguente a entrambi sembrò di essere tornati al loro breve tragitto tra la loro riconciliazione e il villaggio della Nuvola, avevano ritrovato la complicità data dal continuo spostarsi e del poter parlare di quello che gli andava, quando gli andava.
Il poter continuare il viaggio aveva dato a Sakura una nuova gioia, mentre Sasuke si era in fretta abituato al fatto che fossero di nuovo solo loro due, e si stava lasciando andare più del solito.
In un comune tacito accordo, avevano deciso di non approfondire la vicenda che l’Uchiha aveva riesumato: la sbronza di Sakura. Nel tempo probabilmente sarebbe diventato un divertente episodio da ricordare, ma al momento era fonte più d’imbarazzo che altro, tra i due, soprattutto per la rosa.

Alla loro seconda sera sotto le stelle, Sakura aveva deciso di sistemare il suo sacco a pelo vicino a quello di Sasuke e, mentre si stavano sistemando per dormire, aveva chiesto (o meglio preteso) che l’Uchiha continuasse la storia di cui le aveva parlato nella loro prima notte a Kumo.
Così, sconfitto ancora prima di poter protestare, si era ritrovato sdraiato con una insistente Sakura che gli si era accoccolata con la testa sul suo petto, e non poteva che continuare a raccontare.

Le raccontò quindi della vita dei due fratelli, Hagoromo e Hamura, e della loro madre, Kaguya; di come si allenarono e la sconfissero in una epica battaglia, della decisione di Hamura di andare a vivere sulla Luna e di quella di Hagoromo di intraprendere un viaggio per l’espiazione.
Aveva sentito Sakura sussultare a quel punto della storia; probabilmente aveva anche lei rivisto una certa analogia tra la sua decisione e quella di Hagoromo. Lui però non si sentiva minimamente simile al Saggio, tutt’altro; non era mai stato mosso da grandi ideali, se non da quelli di vendetta, e non sentiva di aver compiuto grandi gesta durante il suo viaggio, si era limitato ad accettare sé stesso e il suo passato e, nel frattempo, aveva dato una mano come poteva.

La sera successiva cercò di resistere alle suppliche di Sakura, ma anche questa volta fu inutile: la ragazza aveva continuato per tutto il giorno a fargli domande e, arrivati alla cena, era stata zitta giusto il tempo di mangiare, per poi iniziare a ripetere come un mantra le parole “ti prego, ti prego, ti prego…
E ovviamente c’era cascato. Sorridendo si era sdraiato come la sera prima e aveva aspettato che anche lei si sistemasse e, prima che lui cominciasse, gli diede un bacio a stampo sul collo.
La storia proseguiva, ovviamente, con Indra e Ashura, i due ninja che si erano reincarnati in lui e Naruto. Sakura fu oltremodo affascinata da tutta la vicenda e dal suo evolversi, anche se il finale la lasciò amareggiata e delusa.

«Mi dispiace per Indra… Tu non credi che potesse andare diversamente?»
«Certo. Ma onestamente credo che non ci sarebbe piaciuto vivere in un mondo in cui l’Eremita avesse scelto lui, al posto di Ashura.»
«E se avesse scelto entrambi, come ha fatto con voi?»
«Credo che Indra non l’avrebbe accettato comunque. Nemmeno io, un tempo, lo avrei fatto.»
Sakura scrutò il cielo terso, illuminato dalla luna e dalle stelle.

«È stato l’Eremita a farti vedere tutto questo?»
«In parte. Alcune cose le ho viste attraverso gli occhi di Kaguya»
Comprendeva bene tutte le domande che Sakura potesse avere in testa, era normale; ma una parte di lui desiderava davvero dirle tutto quanto, non solo come una favola. Sentiva che tutto quello, in qualche modo, fosse anche parte di lui e, in effetti, lo era sempre stato.
«E’ strano, sai?» disse ridendo «è come se tu avessi una specie di alter ego, non so come spiegarmi…»
Sorridendole, tirò fuori il braccio dal sacco a pelo e glielo passò dietro al collo, per accarezzarle i capelli.

«Un po’ hai ragione. Da un certo punto della mia vita, non ti so dire bene quando, ho iniziato a percepire che c’era sempre qualcuno con me, come una presenza»
«Davvero?!»
Lui annuì; vedendo la sorpresa nei suoi occhi e la sua buffa reazione soffocò anche un risolino. Era davvero facile sorprenderla.
«Anche Naruto mi ha detto una cosa del genere, quindi sono sicuro fossero loro»
«Beh, almeno ora non dovranno più reincarnarsi per cercare la pace»
Su questo erano d’accordo, finalmente quello scontro era finito, dopo decenni.
«Ed è tutto grazie a te e Naruto, Sasuke-kun!»

Gli occhi con cui Sakura lo stava guardando erano di profonda adorazione; quello sguardo gli ricordava come lui guardava suo fratello mentre si allenava con gli shuriken. Davvero lei aveva questa considerazione di lui?
Si, aveva salvato il mondo con Naruto, ma si era anche imposto per ucciderlo e diventare una specie di ombra che avrebbe minacciato il mondo. Non si era comportato molto diversamente da Madara o da Obito; l'unica differenza, era che lui era stato salvato in tempo, proprio da Naruto. 
«Non credo di aver fatto granché, sai»
Appena lo disse però, Sakura scattò seduta, guardandolo dritto negli occhi.

«Non scherzare! Senza voi due non aveste combattutto assieme nessuno sarebbe mai riuscito a sconfiggere Kaguya!» cercò di calmarsi, sapeva che Sasuke era pienamente conscio delle sue abilità, ma non accettava che ancora, dopo tanto tempo, non si attribuisse nemmeno un merito di quello che aveva fatto.
«T-tu… sei un ninja eccezionale, lo sei sempre stato» strinse un pugno, si stava pentendo di aver iniziato quella discussione, ma ormai non poteva più fermare quelle parole «Sono io a non aver fatto un granché, purtroppo. Ma ormai ho accettato che sarò sempre un passo dietro di voi» con un sorriso amaro si alzò per bere dalla borraccia lasciata nello zaino, aveva bisogno di staccare il contatto tra di loro, sia fisico che visivo; aveva già esternato quei sentimenti, in battaglia, ma farlo in quelle condizioni l'aveva messa a disagio. Non poteva negarlo, si sentiva ancora in difetto verso Sasuke, vuoi per l'alta considerazione che aveva di lui, vuoi per il fatto di essersi sempre sentita inadeguata. 

C’era stato un tempo in cui lui stesso aveva considerato Sakura inutile, in cui pensava che non avesse la stoffa del ninja; o almeno, non del ninja per come lo vedeva lui.
Durante la guerra però si era ricreduto, più di quanto aveva dato a vedere, e non credeva possibile che lei non si rendesse conto di quanto fosse migliorata e di essere, con molta probabilità, la kunoichi più forte dell’intero mondo ninja.
Si spostò all’interno del sacco, aprendone la zip fino in fondo e, quando Sakura fu di ritorno, le fece cenno con la mano, battendola sullo spazio libero accanto a lui. La rosa arrossì, non molto convinta; si lasciò però persuadere dallo sguardo di Sasuke e gli si coricò vicino, chiudendo la cerniera.

In un momento il suo corpo era diventato bollente, e non solo per il fuoco e la coperta: la vicinanza tra lei e il ragazzo non era mai stata così intima, e i loro corpi erano a forza stretti in quel piccolo spazio. Si ritrovò con la testa appoggiata al braccio fasciato e il corpo avvolto nell’altro; istintivamente strinse a sé il corpo di lui, affondando il volto nel suo petto.
Il moro le scoccò un bacio sulla fronte, in corrispondenza del byakugo.
«Sakura, tu mi hai riportato indietro da quel deserto, hai aiutato me e Naruto a sigillare Kaguya, e ci hai salvato la vita curando le nostre braccia. E mi hai praticamente sottratto a morte certa, diverse settimane fa»

Sasuke parlava piano, quasi sottovoce, con le labbra vicine al suo orecchio; mentre il cuore di lei batteva talmente forte che aveva la sensazione che a breve si sarebbe addirittura fermato.
«Sei tu il ninja eccezionale. Forse non lo sarai sempre stata, ma ora sei tu a camminare davanti a me.
Io… Io sono davvero fiero di te»
Le veniva da piangere. Non si sarebbe mai aspettava di sentire quelle parole da lui, e di sentirsi così sollevata all’udirle. Anni e anni di allenamenti estenuanti, a mettere in gioco la sua stessa vita per riportarlo indietro, per stare al passo con lui e Naruto…
Lui era fiero di lei.

Lo abbracciò talmente forte che ad un certo punto ebbe paura di avergli incrinato una costola o due, ma il dubbio sparì non appena anche lui la strinse forte.
Quando una piccola lacrima solitaria le solcò il viso, sentì il bisogno delle sue labbra; la sua bocca guidò il suo viso alla ricerca delle sue, trovandole un po’ più in su. Quando si incontrarono entrambi furono presi da una frenesia che mai avevano sperimentato: le loro labbra si schiusero, lasciando congiungere le loro bocche e, per qualche istante, si trovarono a respirare la stessa aria.
In quel turbinio di lingue e respiri affannati, le loro mani vagavano le une sul corpo dell’altro, bramose; mentre sentiva le dita di lei sui glutei e sulla schiena, lui spostò la sua mano sulle curve di lei, affondandola nelle sue natiche. Si stava muovendo in un modo che non avrebbe mai immaginato e si rese conto solo dopo averlo fatto che con la mano aveva spinto il corpo di Sakura contro il suo, portando le loro intimità a toccarsi, seppur ancora separate dai vestiti.
Avevano messo nuovamente un po’ di distanza tra loro, non molta, ma abbastanza perché la mano di Sasuke potesse infilarvisi, andando a toccarla tra le gambe, dove si trovava il suo sesso.

A quel contatto lei aveva sussultato, sorpresa. E, in risposta a quella esitazione di Sakura, il moro si era staccato di scatto, come se si fosse di colpo ustionato; aveva aperto il sacco a pelo e ne era uscito, scusandosi ed allontanandosi dal piccolo campo.
Dopo una decina di metri, guidato dalla luce della luna, e si era seduto dietro a un grosso albero.

Il senso di colpa fece capolino nella sua testa: aveva abbandonato lì la ragazza, senza dirle niente che delle stupide scuse; non sapeva cosa gli fosse preso, all’improvviso la mente gli si era annebbiata e si era lasciato andare. Aveva perso il controllo e aveva spinto troppo sull’acceleratore, ma non sapeva se lo spaventava di più l’aver in qualche modo forzato Sakura o l’idea di essere guidato da istinti così primitivi e primordiali.
Ad essere onesto con sé stesso, si sentiva quasi sporco a volerli assecondare, a pensare a Sakura in quel modo; ma più stava con lei e più voleva farlo con lei. Stava diventando quasi un pensiero fisso, che non lo abbandonava mai e, lo sapeva, se fossero andati ancora avanti, non si sarebbe fermato. Solo ad una richiesta di Sakura si sarebbe fermato.

Ma se glielo avesse dovuto chiedere, non avrebbe voluto dire che si era già spinto troppo oltre?
Sospirò profondamente, cercando di calmare la testa e, soprattutto, il basso ventre.
Fu colto di sorpresa quando una mano gli si posò sulla spalla, facendolo girare di scatto.
Non poteva distinguere bene il suo volto nel buio, ma il tono di lei tradiva una certa emozione e imbarazzo.

«T-tutto bene, Sasuke-kun? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
Lui scattò in piedi, maledicendosi mentalmente per aver creato quel malinteso; come poteva lei aver fatto qualcosa di sbagliato?
«No, assolutamente» disse con una fretta che non gli apparteneva. Doveva ritrovare la calma, se voleva parlare con lei.
«È colpa mia, scusami. Non volevo affrettare le cose»
La ragazza sembrò tirare un sospiro di sollievo.
«Oh, non ti preoccupare!»
Sakura gli prese la mano, sicura, e gli diede un bacio sulla fronte.

In quel momento Sasuke sentì che avrebbe potuto dirle tutto, che ci sarebbe riuscito, e lei lo avrebbe ascoltato, pronta a dargli il consiglio migliore.
Dopo un profondo respiro buttò fuori tutto: della paura di perdere il controllo, della paura di farle del male, di forzarla, e anche della sua fatica ad accettare quei pensieri come suoi.
Nonostante avessero ormai quasi vent’anni, Sakura poteva capire le insicurezze del compagno; non avevano mai sperimentato nulla nella loro vita e sembrava quasi che per Sasuke la pubertà stesse iniziando solo adesso. Non che ci fosse da meravigliarsi; insomma, aveva trascorso l'adolescenza ad allenarsi e cercare vendetta nel covo di Orochimaru... Non era certo il posto migliore per scoprire i propri bisogni sessuali. 

Da un lato si sentiva estremamente a disagio a parlarne con lui, ma il solo fatto che si fosse convinto ad aprirsi la rendeva estremamente felice.
Gli prese la testa e lo lasciò appoggiarsi al suo petto, mentre con dolcezza gli accarezzava i capelli corvini.
«Beh, non abbiamo nessuna fretta, sai? Ci prenderemo il nostro tempo»
Avrebbe voluto dirgli di più, ma non si sentiva di dire quello che pensava, la imbarazzava e aveva paura di apparire a Sasuke come una mangiauomini disinibita, visto come si tormentava. Ebbene sì, lei era da tempo che aspettava quel momento, aveva passato molte notti da sola, a tenersi compagnia, da quando aveva capito che per l’Uchiha nutriva anche un interesse carnale, e anche molto forte.
Per questo capiva bene il desiderio del ragazzo e la “paura” di non sapersi fermare, il chiodo fisso e la bramosia; ma lo aveva accettato ed era pronta a perdere il controllo di sé e lasciarsi guidare dall’istinto e da lui, e guidarlo a sua volta.
Non gli aveva mentito però: non aveva fretta, e lo avrebbe aspettato. Insomma, aveva aspettato abbastanza, ma, per lui, poteva aspettare ancora; in fondo, giorno più o giorno meno, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Il respiro calmo e ritmico di Sakura lo aveva decisamente rilassato e si sentiva pronto a tornare al piccolo accampamento; essersi liberato di quel peso lo aveva tranquillizzato e la reazione di Sakura, o meglio, la non reazione, gli aveva donato la consapevolezza che in lui non trovava nulla di strano. Era abituato a dare una certa immagine di sé, agli altri e a sé stesso, e aveva paura che vedendolo sotto questa luce, la rosa non l’avrebbe accettato, che anzi lo avrebbe allontanato.
E invece si ritrovò a farsi guidare, mano nella mano, verso il fuoco.  
Con sua enorme sorpresa però, Sakura non si stava sdraiando nel suo sacco a pelo, ma in quello da cui lui era “fuggito” solo pochi minuti prima.
«Sakura, che stai…?»

Ma lei era lì, a mimare il gesto con lui l’aveva invitata lui stesso, chiedendogli di stendersi con lui.
La assecondò, mettendosi comodo, lasciando che chiudesse la cerniera e che si ritrovassero di nuovo a stretto contatto.
«T-ti fidi di me?» il suo tono era tutto fuorché sicuro, ma voleva assolutamente che Sasuke la assecondasse.
«Non proprio, ma farò un tentativo» le sorrise, nervoso. Non capiva bene cosa avesse in mente, l’ipotesi più probabile per lui era che voleva che dormissero assieme, per togliere un po’ di imbarazzo a quella serata. E gli sembrò così, quando lo abbracciò stretto e poggiò nuovamente la testa sulla sua spalla.
Chiuse gli occhi, concentrandosi per cercare di dormire e non pensare a niente.

Appena chiuse le palpebre però, sentì la mano di Sakura, bruciante e sicura, su di lui. Come una molla, si allontanò da lei, cercando i suoi occhi per carpire almeno un minimo le sue intenzioni.
«Sakura! Maledizione, che stai facendo?!»
Lei era tutta rossa in viso, quasi mortificata. Ma era sicura delle sue intenzioni e gli fece cenno di avvicinarsi di nuovo.
«“Non svegliare il can che dorme”, ti dice nulla?» era quasi sconvolto, insomma, cosa le aveva rivelato le sue insicurezze a fare?
La rosa però nascose il suo viso nel suo petto, evitando il suo sguardo; non sarebbe riuscita a parlargli se l’avesse guardata, doveva trovare il coraggio.
«Per favore, Sasuke-kun… Fidati»
«Mi stai chiedendo un po’ troppa fiducia, ultimamente» sospirò, vedendola sorridere e scusarsi bonariamente, si sciolse.
“E sia”

Si riavvicinò a lei e le cinse il fianco con il braccio; come aveva fatto prima, la mano della ragazza si posò su di lui, sentendolo reagire. Un po’ esitante, iniziò a toccarlo, mentre con la bocca gli lasciava una piccola scia di baci sul collo.
Sasuke stava già per impazzire, si sentiva come torturato mentre cercava di rimanere lucido e padrone di sé.
La rosa nel frattempo lo aveva fatto sdraiare supino e si era posizionata al suo fianco; dopodiché la sua mano aveva allentato l’elastico dei pantaloni e dei boxer, e aveva avvolto il suo membro caldo, per poi iniziare a massaggiarlo.
Sentire il respiro sempre più irregolare di Sasuke stava facendo breccia anche il lei, portandola a desiderare ben di più che quel contatto; entrambi eccitati iniziarono a baciarsi con passione e trasporto, mentre la mano di Sakura aumentava il ritmo.

Le dita del ragazzo intanto avevano preso a giocare con l’elastico dei suoi pantaloni, quasi a chiedere il permesso di potersi insinuare come aveva fatto lei.
Aveva capito, Sasuke; glielo stava facendo per abituarlo a quella sensazione, a quella perdita di controllo e abbandono al piacere, per familiarizzare con le proprie intimità. Ma non voleva essere l’unico a godere di quel contatto, voleva anche lui far assaporare a Sakura quella eccitazione e quella fame che crescevano dentro di lui.
Non sentendo nulla in contrario, Sasuke infilò la mano all’interno dei suoi slip, alla ricerca della sua femminilità; trovatala, ebbe un piccolo sussulto, ma si lasciò guidare dall'istinto, complice il piacere crescente che lo pervadeva.

Appena la toccò, Sakura emise un piccolo gemito, interrompendo il contatto tra le loro bocche, per poi riavvicinarsi mentre lui iniziava ad esplorarla e a stimolarla.
Continuarono così, a darsi piacere a vicenda, mentre si baciavano e si mordevano sul collo e sulle labbra, fino al punto in cui la ragazza bisbigliò il suo nome a denti stretti. 
Sentendosi chiamare in quel modo, Sasuke lasciò definitivamente che la sua mente si spegnesse e si abbandonasse alle sensazioni che stava provando, e che stava procurando alla compagna; fu così che vennero entrambi, assieme, chiamando l'uno il nome dell'altra.

Appena tutto fu finito, il ragazzo si sentì all'inizio solo stanco e "svuotato"; ma poi si accorse di come la sua mente ora fosse sgombra, libera... Si era lasciato andare e aveva sperimentato quella perdita di controllo che tanto lo spaventava; si era liberato di un peso, lei lo aveva liberato.
Accanto a lui Sakura lo guardava in attesa, curiosa di sapere se quello che aveva fatto aveva avuto un esito positivo, oppure no. 
Appena i loro sguardi si erano incrociati però, si erano messi entrambi a ridere, e anche di gusto. Stavano scacciando i residui dell'ansia che avevano provato fino a pochi minuti prima e, nel contempo, li divertiva essersi preoccupati per così poco. 

«Direi che hai fatto bene a fidarti, Sasuke-kun»
 
*
 
«Dove dovremmo incontrare l’informatore?»
Erano passati due giorni da quella notte e in quei giorni la routine procedeva come di consueto: camminavano a passo spedito, attraversando il Paese delle Terme, fermandosi quel tanto che bastava per riposare e per accamparsi la notte.
Avevano già preso l’abitudine, ormai, di srotolare un solo sacco a pelo; dormivano vicini, addormentandosi dopo essersi concessi un po’ l’uno all’altro.

«A pochi chilometri da qui, tra il confine del Paese del Suono e quello del Fuoco»
Sasuke si era svegliato particolarmente presto quella mattina, voleva scrivere la pergamena dell’Hokage prima di partire, e soprattutto prima che Sakura si svegliasse.
Non aveva ancora avuto il coraggio di dirle quello che aveva visto nei ricordi di Kaito: aveva paura che quella rivelazione avrebbe riaperto in lei una ferita che sembrava essersi chiusa, per il momento. Sentiva di doverla proteggere, anche da questo.
E infatti, aveva finito appena in tempo. Al suo risveglio, la rosa lo aveva visto arrotolare il foglio e sigillarlo; si era poi unita a lui per preparare qualcosa per la colazione e ritirare tutti gli utensili nelle loro borse.

Mentre le mostrava il punto d’incontro sulla mappa, erano già in viaggio da un’ora, quasi al confine con il paese del Suono, e il sole illuminava l’orizzonte con i suoi primi, timidi, raggi.
Avevano camminato per altre tre ore, prima di scorgere in lontananza un grande e strano uccello bianco e nero. Né Sasuke né Sakura ci avevano messo molto per capire chi fosse l’informatore che dovevano incontrare e, appena aveva scorto il ninja, la ragazza gli era corsa in contro, agitando la mano per salutarlo.

«Buongiorno, Sakur…»
Non aveva nemmeno avuto il tempo di salutarla, che Sai si era ritrovato con la ragazza addosso, ad abbracciarlo. In tutto il tempo che aveva trascorso con Sasuke, Sakura non  si era ancora resa conto quanto gli mancassero i suoi amici, soprattutto i suoi compagni di Team.
Le era già capitato di stare lontano dal suo villaggio per diverso tempo, ma era sempre stata in compagnia di Naruto e Kakashi, e poi anche con Sai e il capitano Yamato.
Quando si separarono, il ragazzo le sorrideva come suo solito, un sorriso che aveva imparato a riconoscere come sincero.

«Ti sono mancato, Sakura?»
Aveva usato apposta un tono malizioso, per canzonarla. Ma in tutta risposta il pugno della ragazza gli si abbatté sulla testa, proprio come ai vecchi tempi.
«Scemo! Ero solo felice di vederti!»
«Guarda che poi il tuo ragazzo di ingelosisce»
I due continuavano a punzecchiarsi, come due bambini, mentre Sasuke, dietro a Sakura, osservava quella scena con uno strano sentimento sempre crescente. Era forse quella, la gelosia?

«Allora, come va con Ino?»
«Bene, credo. Non ho potuto dirle che venivo ad incontrare voi due, quindi credo che al mio ritorno ne prenderò pure da lei»
Sakura rise, consapevole che probabilmente sì, l’amica si sarebbe decisamente arrabbiata. Chissà quante cose imbarazzanti però avrebbe chiesto a Sai di chiederle, se avesse saputo del loro incontro…
«Però mi sono segnato alcune cose che potrei dirle su voi due, per farmi perdonare. Tipo, vi siete già baciati?»
Sakura diventò immediatamente rossa, guardando l’amico. Ecco, era proprio questo che voleva evitare.

«Lo prendo per un sì» trasse da solo le sue conclusioni, mentre annotava su un piccolo taccuino le risposte della rosa.
«Ehi aspetta, io non ho mica detto di…»
«E dimmi, avete già consumato un rapporto sessuale?»
«…»

«E’ un sì?»
«IO... IO TI AMMAZZO, SHANNARO!»
In un istante uno dei pugni di Sakura si era scontrato con la faccia di Sai, lasciandoci sopra una bella impronta rossa.
Quasi con noncuranza, Sai aveva preso la penna e aveva annotato qualcosa che probabilmente era un grande .

L’Uchiha si schiarì la voce, stufo di dover aspettare che i due si comportassero in quel modo, e stufo delle allusioni; non aveva ancora sperimentato cosa voleva dire condividere con altri la loro storia e, soprattutto, non aveva ancora realizzato di non essere pronto a vedere Sakura assieme a qualcuno che non fosse lui, a ridere e scherzare. Quel loro viaggio li stava avvicinando, ma lo stava anche abituando ad una vita in cui c'erano solo loro due, sempre. Sapeva che non era "sano", come rapporto, ma semplicemente, non era pronto.
Solo dopo che l'Uchiha aveva attirato la sua attenzione, i due ragazzi si salutarono: Sasuke completamente indifferente, Sai con un sorriso che, la rosa lo sapeva, era diverso da quello con cui aveva salutato lei.

«Questa è la pergamena per Kakashi, mi raccomando» così dicendo, gli porse l’oggetto sigillato, che Sai prese e mise all’interno del borsello.
«Certo. Vuoi riferirgli altro?»
«No, è tutto scritto lì. Vi manderò un falco se dovessero esserci altri sviluppi e dovessimo fissare un altro incontro»
Il ragazzo annuì, pronto a risalire in groppa della sua creazione e ripartire alla volta del Villaggio.

«Sakura, sicura di non voler tornare?»
Lei lo guardò prima interrogativa, poi gli sorrise.
«Sicurissima!» mentre lo diceva, si era avvicinata a Sasuke, mettendosi al suo fianco.

Così si erano salutati, e quel breve contatto con il villaggio e la sua vecchia routine se n’era andato.
 

Buongiorno a tutti!
Eccoci a iniziare il mese con un nuovo capitolo! Ci ho messo un po' più del previsto per metterlo a posto e aggiungere le ultime cose, ma finalmente eccolo!
In questo caso ci tengo a dire qualcosina in più sul capitolo, soprattutto sul nostro Sas'ke-kun: per qualcuno potrà sembrare un po' OOC (e forse lo è, forse sicuramente), però devo dire che, per quanto mi piaccia leggere di lui in diverse versioni, io me lo immagino così, un po' impacciato e intimidito sul subito, estraneo ai contatti umani etc, complice anche come lo abbiamo potuto vedere in Boruto. 
Poi spero di aver scritto bene, perchè non ero molto convinta essendo la prima scena ""spinta"" che scrivo XD
Quindi sono davvero curiosa di leggere i vostri feedback a riguardo, per sapere se vi è piaciuto o no!

Non voglio creare troppe aspettative (soprattutto perchè vorrei scrivere mille cose ma poi i capitoli mi vengono lunghi e devo posticipare le cose XD), ma nel prossimo capitolo vorrei inserire un po' di cose, quindi dovrebbe (sottolineo dovrebbe) essere bello corposo! Cercherò di pubblicarlo il prima possibile ;)

Come al solito vi ringrazio per aver letto gli scorsi capitoli, ringrazio chi ha recensito e chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/da ricordare!
Un saluto e un abbraccio a tutti voi :D 
  
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