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Autore: PapySanzo89    03/05/2020    2 recensioni
Partecipo alla challenge di Fanwrite.it sulle soulmates, 7 prompt per 7 giorni.
1. Dolore
4. Lacrime
6. Eterocromia
7. Filo Rosso
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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7. Filo rosso
 
 
 
 
 
Holmes si sveglia alle prime luci dell’alba e la prima cosa che nota è che Watson non è lì al suo fianco.
Allunga una mano sulle coperte e le sente ancora calde, non deve essersi alzato da molto.
Con gli arti pesanti si solleva pigramente dal letto e lungo la strada prende un bicchier d’acqua mentre va in cerca del suo compagno. Non ci mette molto a trovarlo.
 
Watson se ne sta seduto sulle scale del portico (la gamba e la schiena non gli daranno tregua, dopo) con una leggera coperta poggiata sulle spalle ad osservare il sole nascente.
 
“Ti prenderai un malanno così, amico mio”
 
L’ex medico si volta in sua direzione e sorride, i baffi ormai bianchi che si sollevano a quel gesto, e gli fa cenno di sedersi accanto a lui, sollevando la coperta per fargli posto.
 
“Non credo di poter essere più malato di cosi, Holmes”
 
A questo Holmes non risponde e gli si siede accanto con movimenti lenti e ben pensati. Dopo essersi accomodato ed essersi poggiato parte della coperta sulle spalle passa il bicchier d’acqua al suo compagno che lo butta giù senza pensarci troppo.
 
Posato il bicchiere Watson cinge con un braccio la vita di Holmes che si lascia tirare verso di lui senza opporre resistenza.
 
Guardano in silenzio il sole sorgere sui campi del Sussex allungare le ombre degli alberi che stanno loro attorno e della piccola staccionata in legno che chiude il perimetro della loro casetta.
 
“Come stanno le api?” chiede ad un tratto Watson afferrando la mano di Holmes e portandola tra le sue.
Holmes, che non ha più la vista acuta di una volta ed è obbligato ora a portare gli occhiali, le osserva e ricorda com’è stata la prima volta che Watson ha tenuto le mani tra le sue. Ricorda mani giovani, senza tremori, senza macchie sulla pelle e vene in evidenza, ricorda mani ferme e curate anche se con diverse imperfezioni dovute al lavoro di medico e, senza dubbio, di militare. Ma Holmes guarda le loro mani invecchiate, stanche, non più ferme come una volta e il cuore gli si stringe di emozioni.
 
“Benissimo, amico mio, come vuoi che stiano?”
In tutta sincerità Holmes non va a controllare lo stato delle sue api da diverse settimane ovvero da quando Watson si è ammalato di una brutta bronchite e non ne è più uscito completamente. Ha dovuto cercare un apicoltore capace e, Dio ce ne scampi, non è stata un’impresa facile ma alla fine ha trovato qualcuno con cui è sicuro le sue api non moriranno. O almeno non nell’immediato futuro.
 
“In fede mia, non ti ho visto mettere piede fuori dalla porta di casa nemmeno una volta negli ultimi tempi”
Holmes si ritrova a sorridere.
“Questo è perché esco quando ti riposi un paio d’ore nel pomeriggio”
Sanno entrambi che è una bugia ma Watson non tira la corda e fa finta di credergli. Entrambi sanno anche questo.
 
Il sole si è levato e regala loro un calore tale da poter lasciar cadere la coperta senza dover temere per i reumatismi di entrambi.
“Sai, ho letto molto ultimamente…” Watson gli comunica portando gli occhi blu e stanchi verso i suoi.
Holmes ovviamente ne è al corrente quindi aspetta di sapere cosa l’altro voglia veramente dirgli.
“Ho trovato questo libro sui miti e le leggende del Giappone nella libreria e spero perdonerai il sentimentalismo ma ho trovato qualcosa che potrebbe parlare perfettamente di noi.”
Holmes corruga le sopracciglia e si sposta di poco per trovare una posizione più confortevole non essendo più abituato al duro pavimento.
“Non ti facevo un tipo da leggende, Watson. Da giornaletti scadenti senza dubbio, ma le leggende mi lasciano quanto mai sorpreso” e quando mai Watson non l’ha lasciato sorpreso per qualcosa?
Watson ridacchia ma un forte colpo di tosse che va avanti per secondi interminabili lo obbliga a fermarsi. Holmes gli poggia una mano sul braccio e un peso gli opprime il petto.
“John… John andiamo dentro, non è salutare per te stare qui”
I colpi di tosse continuano ancora qualche istante e Watson li nasconde nel fazzoletto di stoffa per poi diniegare con la mano e fargli cenno di rimanere dov’è.
“Non è niente, amico mio, non è niente. Lasciami godere di questo spettacolo ancora per un po’”
Holmes è dibattuto tra il lasciargli fare ciò che vuole e ciò che invece dovrebbe essere fatto.
“Dicevi, di quel libro?” chiede infine, coprendo di nuovo Watson con la coperta e cingendolo a sé con un braccio.
“Oh, sì” Watson poggia la testa sulla spalla del compagno e rimira la natura quasi del tutto incontaminata davanti a sé. “A quanto pare deriva da una leggenda dapprima cinese e ha qualche differenza, seppur minima. Dice che tutti siamo legati tramite un filo rosso, posto al mignolo sinistro, alla nostra anima gemella”
Holmes scuote la testa.
“Ti facevo un tipo romantico, Watson, ma devo dire non fino a questo punto”
“Lasciami finire. Si dice che questo filo sia incredibilmente lungo e indistruttibile ma, a causa della sua lunghezza, spesso si aggrovigli formando così nodi che creeranno difficoltà ai due destinati a trovarsi e stare insieme”
Nessuno dei due fa cenno alle droghe di Holmes o della guerra di Watson, men che meno alle cascate di Reichenbach.
“Ma ogni nodo districato, ogni ostacolo affrontato farà di modo da rafforzare il loro legame”
“Una storia molto interessante, amico mio, con questo vuoi insinuare che al mio e al tuo mignolo ci sia un filo rosso invisibile che ci lega?”
Watson distoglie lo sguardo dal panorama per portarlo a quello di Holmes.
“Che sia in questa vita o in un’altra, Sherlock, io e te saremo per sempre legati. Non ti affliggere per la mia dipartita perché la mia vita è stata lunga e per nulla noiosa e l’unico mio rammarico è quello di non averti incontrato prima”
“Taci, ti prego. Taci”
Non è mai stato uno dalla lacrima facile, Holmes, per niente, ma la vecchiaia ti rammollisce e ti porta a nuovi sentimentalismi e lui non riesce a vedere un futuro dove non c’è il suo amico, il suo compagno, non riesce a vederlo un futuro dove John Watson non è presente.
 
Watson alza il viso e porta le labbra alla guancia mal rasata di Holmes posandoci un casto bacio ed è solo quando Holmes si volta in sua direzione che finalmente riesce a poggiare le labbra sulle sue.
 
“Forse è ora di tornare dentro, inizio a sentirmi stanco”
Holmes annuisce e, aggrappandosi alla ringhiera per aiutarsi, si alza porgendo poi la mano a Watson per soccorrerlo e aiutarlo ad arrivare nelle loro stanze.
 
“Vecchio mio, non siamo più giovani come una volta”
Si ritrovano entrambi a ridere.
“No di certo”
 
 
***
 
Watson muore qualche settimana dopo, nel sonno.
Holmes non può far altro che sperare che il suo John avesse ragione e che, prima o dopo, si rincontreranno e potranno tornare ad essere di nuovo felici, insieme.
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Afghanistan o Iraq?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE AUTRICE:
7 su 7.
Mi congratulo con me stessa per avercela fatta.
Questa storia la dedico a Caterina (ciao Cate!) che mi ha taggata in questa challenge che, francamente, non avevo idea sarei riuscita a portare a termine (e perché è la prima Watson/Holmes che scrivo in vita mia. Loro sono troppo belli e troppo preziosi e io non me la sento mai di scrivere su di loro X’D)
È stato stranamente divertente tornare a scrivere dopo tanti anni ed è stato strano tornare a scrivere su questa coppia siccome il mio odio per John stagione 4 (lo ripeterò per sempre) non si è di tanto smorzato.
Se siete arrivati fino a qui, se mi avete seguita in questa avventura, beh, grazie.
E adesso la smetto o le note saranno più lunghe della storia. XD
 
 
   
 
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