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Autore: perckson1219    07/05/2020    0 recensioni
Eragon ha abbandonato alagaesia per sempre . Ma se il suo destino non è stare lontano dai suoi amici e dalla sua terra ?
Troviamo un Eragon intoccato dal tempo anche se di tempo ne è trascorso , e anche parecchio...
-Solo una piccola parte dei personaggi contenuti in questa ff è frutto della mia immaginazione !-
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arya, Blödhgarm, Blödhgarm, Eragon, Roran | Coppie: Eragon/Arya
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il viaggio attraverso il nuovo mondo non fu così veloce. Prima di poter avvistare i confini di Alagaesia ci impiegarono due giorni ed una notte di volo continuo . Avere solo un drago a loro disposizione non aiutava. Non incontrarono ostacoli. Sorvolarono i monti  Akrès  , sormontati come al solito da nubi gasose che bruciavano la pelle che dovevano sorvolare tutto il tempo. Fortunatamente la prestanza fisica dei due elfi non gli faceva morire assiderati a quelle altitudini.
Il resto del viaggio passò in un silenzio meditativo. Nel tempo Eragon aveva imparato il valore del silezio. Oramai con i suoi 70 anni (ancora un giovane elfo) aveva cominciato a comprendere come non servissero parole tra chi conosci.  Blodhgarm comprendeva oramai ogni suo  respiro , non parlavano quasi mai . non sprecavano fiato .
Rimase a fissare le ali della sua dragonessa, le ali che fendevano e navigavano sulle correnti d’aria (alquanto gelida al momento) . Sentiva sotto di se, sulle gambe, lo sforzo del volo, la possenza dei suoi muscoli che gli permettevano il lungo viaggio. Nei lunghi anni passati assieme anche con Saphira il modo di comunicare era cambiato. Era come se fossero tornati all’inizio quando lei ancora non comprendeva il linguaggio umano. Erano passati ad una comunicazione istintiva fatta di immagini, sentimenti e lampi. A volte si divertivano a comunicare in schiocchi, in risate (particolarmente grutturali da lei).
Era entrato sempre di più nella filosofia elica , e gli mancavano i costumi umani. Forse non tanto come un tempo. Il caos la folla, le feste prive di significato, non era tanto una mancanza in onore di un vuoto che sentiva dentro. Viveva la sua nuova filosofia mlto bene, a suo agio e non l’avrebbe negoziata con null’altro. Era un rimpianto di un’infanzia lontana, un infanzia rotta dalla malvagità e dall’indifferenza.  Storse il naso pensando alla politica elfica. Erano rimasti troppo tempo chiusi tra di loro da dimenticare  alcuni valori preziosi.
Eragon si rifiutava di diventare così. Nonostante alcune parti della filosofia elfica fossero notevoli, utili e confortevoli, altre parti erano aberranti. Avevano trovato un luogo abitato, a due settimane di volo dalla nuova fortezza. Un’altra società forse semplice, forse no. Avevano ancora tanto da scoprire. Mantenevano costanti rapporti e aiutavano chiunque avesse bisogno. Sempre più spesso aiutavano le creature del luogo. Creature mai viste prima. Alcune simili ai draghi ma incavalcabili (portavano molto rispetto per quella specie, soprattutto dopo che avevano compreso come comunicarci)
E così i giorni passarono. Arrivati finalmente nei pressi di Alagaesia sorvolarono una fitta foresta . Avevano un incontro i programma .
Non appena poggiarono i piedi a terra (un po doloranti) si avvicinarono ad un torrente. Velocemente si ripulirono e si dissetarono.
Eragon guardò il suo amico (compagno elfo, sopportatore della sua persona …) il quale lo fiissò a sua volta. Uno scambio di sguardi, una conversazione.
Le loro orecchie si mossero lievemente quando il frusciare delle fronde  giunse loro. Si alzarono contemporaneamente , la mano più per abitudine che per necessità sul pomo della spada e alzarono lo sguardo. Una serie di corde penzolavano da un ramo all’altro, sopra di esse un piccolo elfo completamente verde li fissava, occhi grandi completamente neri.
Eragon alzò la mano e fece un fischio. La creatura rispose . in fine scese dalla fune con un salto , atterrando sul terreno coperto di fogliame senza un singolo rumore.
Albiork (o così si erano presentati la prima volta ) gli pose un frutto . Era un melograno rosso . lo aprì e gliene diede un pezzo . Eragon lo prese e si chinò verso di lui e Albiork  fece lo stesso
“Caleeleer”
Si salutarono.
La popolazione degli Undunk fu la prima che incorarono nel nuovo mondo . Erano una specie di guardiani del confine . Non erano verdi dalla nascita, si dipingevano la pelle con la resina di un albero (un salice forse)  e solo i guerrieri si dipingevano tutto il corpo.
Era di rito passare da loro quando si doveva andare in Alagaesia . Avevano rapporti pacifici con loro fatti di rituali di reciproco rispetto. Avevano saputo quanto potevano essere subdoli se si mancavano i dovuti saluti o se si minacciavano.
Dopo aver mangiato il melograno Albiork gli prese la mano. Non era consuetudine e ogni volta non significava nulla di positivo. Gli passò una pietra, presa da una piccola sacca a tracolla . Era gialla.
Un avvertimento.  Malattia .
Non sapevano come , ma gli avvertimenti degli Undunk erano sempre veritieri.
Eragon aggrottò le sopracciglia , non era un avvertimento felice.
Ringraziò l’elfo posando la mano su un lato del volto. Poco dopo Albiork di si allontanò per poi sparire.
Eragon sentì la pietra tra le mai diventare un macigno
 
   
 
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