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Autore: Ookami_96    08/05/2020    1 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 16

Avevano da poco salutato Sai e ripreso il cammino, diretti questa volta verso il Paese della Cascata, quando erano stati colti di sorpresa da un violento temporale.
Continuarono a camminare per un po’, ma la pioggia e il vento iniziavano ed essere proibitivi: non solo non riuscivano quasi a vedere nulla, ma la temperatura era scesa di colpo; senza un riparo si sarebbero solo procurati un bel malanno, cosa assolutamente da evitare durante un viaggio. 

Per loro fortuna erano riusciti a scorgere un paio di case in mezzo a dei campi non più coltivati, non molto lontano dal sentiero, e si erano avvicinati. Avevano bussato ad entrambe le porte, ma da nessuna avevano udito risposta.
Sasuke aveva quindi preso l’iniziativa e, sfondando la porta, era entrato nella casa a cui aveva bussato; il legno marcio non aveva opposto molta resistenza e, come constatò, anche le pareti all’interno e i mobili erano in uno stato pietoso. Originariamente doveva essere una struttura su due piani, ma le scale erano inagibili e rendevano l'accesso al piano superiore decisamente complicato; al piano terra l'ingresso si apriva su un salotto discretamente grande, separato dalla cucina da un muro. 
«Non sarà un albergo, ma per una notte andrà bene»

Nonostante il legno marcio aveva comunque conservato una certa stabilità e avrebbe sicuramente retto a un temporale come quello; dentro la temperatura non era molto diversa da quella esterna, ma almeno erano all’asciutto e, in più, c’era un camino in pietra che non sarebbe stato difficile da accendere. 
Sakura era entrata nella casa subito dopo Sasuke e, mentre lui accendeva il fuoco, si era adoperata per creare uno spazio abbastanza vicino al fuoco per poter appendere i vestiti fradici.
Quando la fiamma iniziò ad ardere, illuminando la stanza, la ragazza si rese conto di quanto fossero entrambi bagnati: i capelli del ragazzo erano completamente bagnati e ricadevano pesanti sul viso e sul collo, mentre i vestiti, appesantiti dall’acqua, gocciolando sul pavimento avevano già formato delle piccole pozzette.
«Sembri proprio un pulcino bagnato, Sasuke-kun»

Lui sorrise, senza rispondere. Voleva approfittare del filo che Sakura aveva sistemato per stendere i vestiti e cambiarsi, per non rimanere per troppo tempo con quei vestiti addosso.
La rosa lo aveva già preceduto e quando lui si girò, con addosso solo i pantaloni, era già cambiata e stava predisponendo un telo vicino al fuoco dove poter mangiare e stendere il sacco per dormire; si era messa dei pantaloni della tuta che usava spesso per dormire e una maglietta bianca, decisamente larga, con il simbolo della volontà del fuoco al centro.
Da quando avevano litigato prima di arrivare al Paese del Fulmine, Sakura aveva cercato di non mettere più quella maglietta, aveva la sensazione che l’amicizia tra lei e Naruto non fosse proprio ben vista dall’Uchiha; ma ora quella era l’unica maglietta pulita che aveva (come una scema si era dimenticata di fare il bucato prima di partire dal Villaggio della Nuvola, e non avevano ancora avuto il tempo materiale di fermarsi ad un fiume per lavare le cose), la scelta, quindi, era obbligata.

«Fammi capire, com’è che hai più magliette del baka che tue?»
Lei lo guardò rossa in viso, mentre lui le stava di fronte, con il braccio appoggiato al fianco, a petto nudo.
«N-non è così! È che sono davvero comode…»
Era leggermente arrossita, ma dicendolo si accorse di star sorridendo, nostalgica. Era successo più di una volta che in missione lui gliene prestasse una e, quando poi lei gliele riportava lavate e stirate, Naruto non la voleva più, con la scusa che ormai per lui quella particolare maglietta era diventata troppo piccola. Era successo forse tre/quattro volte, ma a lei quei particolari ricordavano come il loro rapporto fosse più fraterno, che d'amicizia.

Persa nei suoi pensieri non aveva nemmeno visto Sasuke avvicinarsi a lei; si accorse della sua presenza quando lui le alzò il mento con due dita. I loro sguardi si incrociarono, le iridi del moro trasparivano però una certa serietà.
All'inizio ne fu spiazzata, ma capì subito quello che quegli occhi cercavano di comunicarle. 
«Non ti preoccupare, te l’ho detto: siamo solo amici»
«Mh.»
Le sembrava incredibile che, a distanza di anni, ora fosse Sasuke quello geloso di Naruto; le veniva quasi da ridere ripensando ai primi giorni nel Team 7, con lei che cercava di fare breccia nel cuore dell'Uchiha e il biondo che cercava di superarlo per ottenere le sue attenzioni e il suo amore... Era convinta che nessuno, nemmeno Kakashi, si sarebbe aspettato quegli sviluppi tanto inattesi… 

«E con quell’altro?»
«Con chi?»
L’Uchiha aveva distolto lo sguardo, imbarazzato per aver posto lo quella domanda, e ancora di più al pensiero di doverle spiegare a chi si stesse riferendo.
«Non dirai mica Sai, vero?» Il suo torno era decisamente serio, e dentro di sé cercava di nascondere un moto di rifiuto assoluto. Erano buoni amici, certo, ma pensare di starci insieme… Beh, era un altro paio di maniche.
Lo sguardo di Sasuke era eloquente però, intendeva proprio Sai.

Bonariamente, Sakura alzò un pugno e gli diede un buffetto (neanche tanto leggero, in realtà) sul petto, per poi mettersi a ridere.
«Sul serio, Sasuke-kun? Sei geloso di Sai?»
Stava per rispondere che no, non era geloso di Sai. A quanto pare era geloso di qualsiasi individuo di sesso maschile nel raggio di qualche chilometro; però sì, nel momento in cui si erano abbracciati, era stato geloso di lui.
«Con lui non hai proprio di che preoccuparti, tranquillo. E poi spiegami, questo tuo lato geloso da dove salta fuori?»

Avrebbe voluto dirle che quel lato probabilmente c’era sempre stato, ma che non aveva mai trovato nessuno che lo rendesse così evidente; si sentiva lui stesso strano, all’idea di essere geloso di qualcuno per una ragazza, per la sua ragazza.
Invece di rispondere però, aveva ben altro in testa. Si sentiva quasi in colpa a desiderarla in quel momento, possessivo forse, ma era così. L’idea che Sakura potesse essere di qualcun altro se non solo sua, gli aveva acceso un fuoco dentro, voleva farla sua, completamente.
In quei giorni aveva acquisito una sempre maggior sicurezza, e il desiderio aveva tolto ogni freno alle sue inibizioni.

Prima che potesse dire qualcosa, la strinse a sé, baciandola. Lei aveva esitato, ma poi si era abbandonata a lui, assecondando quel bacio, sempre più intenso.
Le mani di Sakura si posarono sul suo petto, scoperto e ancora leggermente umido, e lui la strinse ancora di più, mettendo i loro corpi ancora più a contatto. Appena le braccia di lei gli cinsero il collo, lui la prese in braccio e la ragazza gli si aggrappò con le gambe attorno alla vita, continuando a baciarsi.
Le labbra del moro iniziarono a impossessarsi del suo collo, per poi farsi strada per quel che poteva dentro il collo della maglietta; fu Sakura a liberarsene, lasciando il suo petto coperto solo dal reggiseno.
Sasuke smise di baciarla e, cercando di essere il più delicato possibile, la adagiò sul telo che lei stessa aveva posizionato davanti al fuoco; subito si mise accanto a lei e mentre lei gli slacciava i pantaloni, la sua mano andava sicura sotto il tessuto del reggiseno.

Appena la toccò, Sakura si fece sfuggire un gemito; a quel segnale, lui continuò a stimolarla, mentre lasciava che la mano di lei si intrufolasse nei suoi boxer.
Ormai gemevano entrambi, mentre continuavano a baciarsi e a mordersi a vicenda, sempre più famelici; nelle notti precedenti avevano continuato a stuzzicarsi e darsi piacere, ma niente come in quel momento: la consapevolezza che nessuno dei due volesse fermarsi, che entrambi volessero proseguire, li rendeva sovraeccitati.  
Quando sentì i movimenti di Sakura farsi più sicuri, il moro smise di stimolarle i seni, e si alzò leggermente, sopra di lei.
«Togliteli»

Le dita sull’elastico del pantaloni indicavano chiaramente a cosa si stesse riferendo; il tono era imperativo, ma allo stesso tempo conservava una certa dolcezza. Sakura non esitò, tolse la mano dai suoi boxer e si sfilò i pantaloni, rimanendo sotto di lui in intimo.
Sasuke si prese qualche attimo per guardarla: non era la prima volta che la vedeva così, ma mai in quella situazione; non poteva non pensare che a breve l’immaginazione avrebbe lasciato spazio alla realtà.
Mentre lui la rimirava, Sakura si portò le mani dietro la schiena e, con un gesto rapido e preciso, slacciò il reggiseno, lasciando libero il suo seno. Subito Sasuke fu di nuovo su di lei, ma questa volta la sua bocca andò dritta sui suoi capezzoli, leccandoli e stimolandoli con la lingua, mentre la sua mano scendeva prima sul ventre e poi sopra agli slip, umidi. Ci si soffermò per poco, infatti poco dopo la ragazza poté sentire le sue dita fredde insinuarsi sotto al tessuto, e poi, lo sentì entrare dentro di lei.

Inebriata dal piacere, la rosa ricominciò a stimolare il suo membro con la mano, mentre l’altra affondava nei suoi capelli e la sua bocca, libera, emetteva dei piccoli gemiti di piacere, mentre Sasuke infilava dentro di lei un altro dito.
Mai avrebbe voluto fermarlo, ma cercò di usare tutta la sua forza di volontà per invocare il suo nome e dirgli di fermarsi.
«S-sasuke…»
A quella parola, lui staccò la bocca dal suo seno e si tolse i boxer, mentre lei invece si sfilava gli slip.

Ormai nudo, si mise sopra di lei; la guardò: entrambi rossi in vivo per l'eccitazione e l'imbrarazzo; Sakura era la prima persona a vederlo così, nudo, privo di ogni difesa e lui, a sua volta, era il primo uomo a vedere lei. A breve l’avrebbe fatta sua, a breve si sarebbero appartenuti.
«Posso?»
Era deciso, un tono decisamente diverso da quello insicuro di qualche sera prima.
Lei si limitò ad annuire, per non fargli sentire il suono rotto dall’eccitazione della sua voce.

Sasuke avvicinò a lei il suo membro, infilando piano la punta dentro di lei, per poi entrare completamente. Lui trattenne un gemito di piacere, mentre lei stringeva i denti per il dolore che l’aveva colta alla sprovvista.
«Tutto bene?»
«S-sì»
Il ragazzo rimase fermo, mentre con la mano le accarezzava i capelli e le lasciava una scia di baci sul collo; poteva sentire il corpo di lei rigido sotto il suo, scosso da quella piccola fitta. Sakura chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi solo sulla sensazione di quei baci umidi sulla sua pelle, bollente; gli accarezzava i capelli, riconoscente di quella piccola tregua, per poi guidare il viso di Sasuke verso il suo. Si scambiarono un bacio, prima dolce, poi sempre più appassionato; sotto le sue dita, il moro percepì i muscoli della ragazza rilassarsi e solo allora iniziò a muoversi piano, e il dolore, a poco a poco, divenne piacere.

Le gambe di Sakura gli cinsero i fianchi, incrociandosi sopra di lui, mentre le sue unghie gli lasciavano dei piccoli graffi sulla schiena.
Spinse più forte, con un maggiore ritmo, voleva raggiungere la profondità di lei, voleva che urlasse il suo nome, che lo invocasse.
Sakura seguiva le sue spinte ritmiche, avvicinando il suo bacino a quello di lui; beandosi di quella nuova sensazione di pienezza che stava sperimentando. Voleva che lui la riempisse, sempre di più, ad ogni spinta.
Dalla sua bocca uscivano liberi dei gemiti che non aveva mai pensato di poter produrre, nella sua testa si materializzavano le parole e le frasi più indecenti che aveva mai pensato, ma non riusciva a vergognarsene in quel momento.
Lo chiamò di nuovo, per chiedergli di continuare.
In tutta risposta, Sasuke spinse dentro di lei con un particolare vigore; lei quasi urlò, per poi affondare le labbra e i denti sul suo collo.

Appena lei si fu staccata dalla sua pelle, il moro avvicinò di nuovo le labbra al suo seno, prima leccandolo e poi succhiandolo; le unghie di Sakura di nuovo gli affondarono nella pelle.
«S-sasuke… Io…»
Lui sollevò il viso dal suo seno, per lascarle poi anche lui un segno sul collo; continuava a spingere, ritmico, mentre le sussurrava all’orecchio.
«Sakura… Tu sei mia»
«S-sì…»
«Dillo»

Alzò la testa, voleva vederla negli occhi. Voleva vederla mentre lo diceva, e voleva vederla nel momento in cui l’orgasmo si fosse impossessato di lei.
«I-io… Io sono tua, Sasuke-kun»
Appena le sue orecchie udirono quelle parole non si trattenne più: dopo poco Sakura gemette forte e inarcò la schiena, mentre le contrazioni ritmiche dentro di lei stimolarono ancora di più Sasuke, al punto da farlo venire dentro di lei.
Avevano raggiunto l’apice entrambi, assieme.

Ansimavano ora, stanchi e sudati; l’eccitazione e l’adrenalina stavano lasciando piano piano spazio alla stanchezza. Il braccio di Sasuke tremava per lo sforzo, mentre Sakura iniziava a sentire un lieve dolore dentro di sé.
Il moro si lasciò cadere vicino a lei, sdraiati sul fianco si perserno l'uno nelle iridi dell'altro, sorridendo. Sakura gli scoccò un bacio leggero sulla guancia, mentre si posizionava a pancia in giù, appoggiando le braccia conserte e la testa sul petto di lui, ora sdraiato supino.

«Dimmi un po’, Sasuke-kun» la sua voce aveva riacquistato il timbro di sempre, anche se il respiro era ancora leggermente aumentato «lo abbiamo fatto perché mi volevi fare tua, o sbaglio?»
In quel momento esibì una faccetta maliziosa che Sasuke non aveva mai visto, neanche mentre era sbronza. Se non fosse stato per la stanchezza, le avrebbe proposto un secondo round, subito.
Ma non solo, quella domanda l’aveva messo un po’ a disagio; era stato colto in flagrante. Colpevole, girò la testa.
Lei però, rise, divertita. 
«Sei proprio uno stupido, Sasuke Uchiha» dicendolo, si sporse leggermente verso di lui, in modo che a separare i loro visi ci fossero solo pochi centimetri.
«Io ti amo, sarò sempre tua»

Quante volte gli aveva detto che lo amava? Tante, forse non bastavano le dita di una mano a contarle.
Ma mai, come in quel momento, Sasuke sentì quanto davvero lei lo amasse. Stava per risponderle, ma lei gli salì addosso a cavalcioni, sporgendosi verso di lui.
«Ma ora, pretendo che lo dica anche tu: dillo, dì che sei mio»
Aveva una faccia decisamente buffa, e muoveva le dita sul suo petto nel vano tentativo di fargli il solletico. Sorrise ugualmente, non aveva il cuore di dirgli che su lui non aveva mai avuto effetto.
«E va bene, hai vinto»

Con un colpo di reni si alzò a sedere, e tenendola contro di sé con il braccio, le scoccò un leggero bacio sulle labbra. 
«Ti amo»
Lei arrossì di colpo, presa alla sprovvista. Poi però sorrise, non voleva piangere tutte le volte che lui le confessava i suoi sentimenti, visto che a quanto pare sarebbe diventata una cosa più frequente di quanto avesse mai immaginato.
«Non era quello che ti avevo chiesto, ma mi accontento lo stesso»

Entrambi risero, mentre, avvolgendosi nelle coperte, continuavano a canzonarsi a vicenda e mettendo qualcosa sotto i denti.
«La prossima volta allora potrai essere tu a chiedermelo, visto che ci tieni»
«La prossima volta?»
«La prossima volta che faremo sesso»
Quasi le andò di traverso il pane, tanto Sasuke se n’era uscito così all’improvviso. Ma il suo viso malizioso non lasciava spazio ad incomprensioni; non aveva ancora realizzato che dopo quella ci sarebbero state chissà quante altre volte.
*

Non aspettarono molto per consumare il loro secondo rapporto: quella mattina si erano svegliati con il rumore della pioggia che ancora riempiva il silenzio dei campi e, complice il calduccio che si era creato sotto le coperte, entrambi si erano lasciati trasportare prima da qualche timido bacio del buongiorno, poi da qualche carezza di troppo, e infine si erano ritrovati uno sopra l’altro, a chiamarsi sommessamente.
Entrambi stavano scoprendo il piacere nel passare la mattinata “a letto” con il proprio compagno, beandosi della semplice presenza e del calore del suo corpo accanto al proprio.

Solo a mattina inoltrata avevano deciso di alzarsi; Sakura si era offerta per preparare la colazione, mentre Sasuke si sarebbe dedicato ai suoi esercizi, visto che non potevano nemmeno sgranchirsi le gambe camminando.
Dopo una colazione decisamente fuori orario, il ragazzo aveva deciso di uscire, per vedere il livello della pioggia e se fosse quindi opportuno rimettersi in viaggio o meno. Certo, non gli dispiaceva l’idea di un paio di giorni di riposo con Sakura, però persino una persona abituata a viaggiare come lui riconosceva che quello in cui si erano fermati non era propriamente un posto adatto per trascorrere un paio di giorni spensierati.

Appena fu fuori dalla casa notò che in effetti potevano tranquillamente riprendere il cammino: pioveva ancora e c’era un vento leggero, ma niente di proibitivo e lontanamente paragonabile alla bufera della sera prima.
Prese un’altra boccata d’aria e fece per rientrare, quando un piccolo falco urlò sopra di lui; era appollaiato a una delle travi della casa, al riparo dall’acqua. Tese il braccio, e questo planò con precisione su di lui, affondando però gli artigli nel braccio nudo.
Rientrò e lasciò posare il falco su un piccolo tavolo, mentre cercava di bendarsi l'avanbraccio con una benda presa dalla sacca. Sakura gli aveva offerto aiuto, ma aveva rifiutato, non voleva abituarsi ad avere sempre qualcuno pronto ad aiutarlo. 

Una volta finito, srotolò la pergamena; provò una strana sensazione nel vedervi apposto il sigillo del Raikage; in fondo erano ripartiti da poco, che avesse già nuovi sviluppi?
«Beh, cosa dice?»
Non sentì la voce di Sakura. Nel leggere quello che c’era scritto i suoi occhi si sbarrano e il suo cuore iniziò a battere più forte del normale.
Senza dirle niente e sempre con la pergamena in mano, uscì di nuovo. La rosa lo osservò varcare la soglia e rimanere per diversi minuti sotto la pioggia, per poi rientrare, calmo come al solito, ed asciugarsi i capelli con un asciugamano.
Per quanto lui fosse calmo però, lei sapeva che qualcosa non andava.

«Siediti, dobbiamo parlare di una cosa»
Lui l’aveva preceduta: sedeva a gambe incrociate sulla coperta, vicino al camino ancora acceso. Riluttante, si sedette di fronte al ragazzo.
Sasuke rimase in silenzio un paio di minuti, per cercare le parole giuste con cui iniziare il discorso, sperando che poi il resto venisse da sé.

«Ti ricordi quando ho controllato i ricordi di Kaito?» ricevette in risposta un piccolo accenno con la testa, e continuò, senza aspettare altro. 
«Ho detto che non avevo visto nulla di più rispetto a quello che lui ti aveva già detto. Ma in realtà ho mentito»
«Cosa? Che stai dicendo?»
Fece un profondo respiro; si erano detti di amarsi solo la sera prima, entrambi ne erano più che convinti. Ma probabilmente quello che avrebbe detto da quel momento in poi avrebbe cambiato tutto, ne era convinto.
Lei lo avrebbe odiato.

Non poteva più tenerglielo nascosto però.
«Kaito aveva dei ricordi, come sigillati o annebbiati, e sono riuscito a vedere quell’uomo, e un suo complice. Ho sentito parte del loro piano, anche i loro nomi.
Li ho visti minacciare il ragazzo e la sorella.»
«Perché non me l’hai detto?» Le chiedeva perché non l’aveva detto a lei; non le interessava se l’avesse detto al Raikage o all’Hogake, voleva sapere perché l’aveva tenuto nascosto alla diretta interessata.

«Lo so che ho sbagliato, non so nemmeno io perché non te l’ho detto. Forse volevo solo proteggerti»
«Non te l’ho chiesto io di proteggermi, Sasuke»
«Lo so, Sakura» Non era un tono di scuse, sapeva di aver sbagliato, lo aveva ammesso; ma non si sarebbe scusato per quello, né per altro. Lei non gli aveva chiesto protezione, era vero, ma non gli importava che gli venisse chiesto o meno, lo avrebbe fatto comunque.

«Perché me lo stai dicendo adesso?»
«Non volevo tenertelo nascosto per sempre, stavo solo aspettando il momento migliore.
Ma non posso più farlo.»
«Cosa c’è scritto nel messaggio?»
Sasuke teneva ancora il foglio stretto nel pugno, bagnato dalla pioggia.
Sapeva cosa sarebbe successo di lì a pochi minuti e, non voleva ammetterlo, ma ne aveva paura. Non c’era un modo semplice per dirlo, e niente di quello che avrebbe detto da ora in avanti avrebbe cambiato le cose.

«Kaito è morto, Sakura»
Tutto le sembrò fermarsi, persino il suo cuore, e al contempo andare a una velocità tale da farla vomitare.
Il ragazzo non sapeva se a lei interessasse avere qualche spiegazione in più, ma piuttosto che stare zitto, preferiva raccontarle tutto.
«Ho avuto il presentimento che la sorella, Aki, non fosse morta per la malattia.
Ne ho parlato con il Raikage e abbiamo deciso che Kaito, fino a una data da definire, avrebbe vissuto con dei ninja, invece che all’orfanotrofio, per la sua sicurezza.
Sembra però che qualche sera fa abbia violato il coprifuoco.
L’hanno trovato la mattina dopo, in un vicolo.»

Sakura tremava, cercava di non piangere, cercava di togliersi dalla testa quel piccolo visetto emaciato, dagli occhi verdi così simili ai suoi. Gli aveva messo davanti così tante prospettive, lo aveva spronato a vivere, a seguire i suoi sogni…
Sentì la mano di Sasuke sulla sua spalla, ma istintivamente la allontanò con uno schiaffo, in malo modo.
Era arrabbiata con lui. Se gli avesse detto prima tutta quella storia… Kaito sarebbe potuto partire con loro, sarebbe stato al sicuro.
Sarebbe stato lì, con loro. Vivo.

Sentì un sospiro da parte sua, mentre si alzava.
«Scriverò una risposta per il Raikage e una lettera per Kakashi-sensei, poi riprenderemo il viaggio»
Comprendeva bene la rabbia che Sakura provava in quel momento, ma se lei non voleva il suo aiuto per affrontare la cosa non poteva costringerla; in cuor suo sperava che riprendere a viaggiare la aiutasse, anche se la parte razionale di lui ne dubitava comunque.

Si mise nella piccola cucina a scrivere, sicuro che lasciarla da sola fosse la cosa giusta.
La sentì prepararsi mentre scriveva, il rumore dei vestiti, delle scarpe sul pavimento usurato, delle cose infilate nello zaino. Non si preoccupava di essere silenziosa, anzi, sembrava che lo facesse apposta a muoversi in quel modo, come per fargli capire quanto fosse arrabbiata attraverso il rumore.
All’improvviso però ci furono diversi attimi di puro silenzio; Sasuke non ci fece troppo caso, ma quando al silenzio seguì lo sbattere rumoroso della porta, si alzò di scatto.
I suoi occhi vagarono veloci sul soggiorno; ma dopo aver constatato che Sakura effettivamente non c’era, si precipitò alla porta, ma la figura di Sakura era già lontana all’orizzonte.
 
*
 
Il senso di colpa per aver lasciato Sasuke da solo, in quella piccola casa, non la sfiorò nemmeno per un momento; aveva agito d’istinto, aveva preso con sé solo il borsello con kunai e shuriken ed aveva varcato la porta di quel loro rifugio temporaneo.
Si sentiva soffocare lì dentro, sia per la presenza del moro che per la rabbia e la tristezza che fluivano dentro di lei. L'idea di andarsene l'aveva colpita all'improvviso mentre si preparava, e non aveva esitato ad assecondarla.
Sarebbe tornata al Villaggio della Nuvola: voleva sapere, voleva risposte, che, era certa, Sasuke non le aveva dato. Dovevano esserci altre cose, altri dettagli... 
Correva a perdifiato, a ritroso lungo il sentiero che avevano percorso negli ultimi giorni; le gambe ci misero un po’ a riabituarsi a quel ritmo dopo essere state ferme per un giorno intero, sentiva i muscoli intorpiditi, ma non gli diede peso, continuando a correre come poche volte aveva fatto.

Si asciugò una lacrima con il dorso della mano, mentre nella sua testa si stagliava il dubbio che non stesse correndo così per arrivare alla Nuvola il prima possibile, ma solo per mettere distanza tra lei e Sasuke.
Era così sovrappensiero che aveva commesso uno degli errori peggiori che un ninja potesse commettere: si era distratta, si era lasciata prendere di sorpresa dal nemico.
 
*

L’Uchiha si era ritrovato a dover affidare il nuovo messaggio al Kage della Nuvola, richiamare Takami per il nuovo messaggio per l’Hokage e preparare i bagagli suoi e di Sakura; era sicuro che la rosa fosse diretta verso il Paese del Fulmine, ma non si era portata dietro niente, né i suoi bagagli né qualcosa da mangiare.
Ci aveva messo più del previsto a prepararsi (complice il fatto di avere un braccio solo), e ora stava lasciando la casetta di legno, con entrambe le sacche sulle spalle.
Lasciarle un po’ di vantaggio, tuttavia, l’avrebbe forse aiutata a metabolizzare la situazione; era quello che sperava, ed era anche il suo piano: si sarebbe tenuto a distanza fino a sera, per darle il necessario per affrontare la notte, e si sarebbero parlati.
Era quello che avrebbe voluto fare, ma una voce familiare lo sorprese appena aveva messo piede sul sentiero battuto.

«Uchiha Sasuke, vai di fretta?»
«In realtà si. Ma per te posso concedermi di rallentare un po', Tamashi»
 
*

Il calore di un’enorme palla di fuoco l’aveva presa alla sprovvista,ed era riuscita a schivarla solo in parte: facendo un salto all’indietro aveva perso l’equilibrio e si era ritrovata riversa sul terreno, ancora bagnato.
Il dolore al braccio la investì prima ancora che potesse guardarlo: le fiamme avevano completamente ustionato la pelle e fuso il tessuto della maglia.
Svelta, attivò il Byakugo; piccoli brividi la pervasero, mentre le cute e i muscoli bruciati pian piano riprendevano la loro normale forma e colore ed il dolore la abbandonava.
I sensi si acuirono, in attesa di un nuovo attacco che non tardò ad arrivare.

Un’onda d’acqua decisamente fuori misura si stagliava davanti a lei, pronta ad abbattersi su di lei con una forza spaventosa; Sakura strinse il pugno, accumulando tutto il chakra necessario e, al momento giusto, colpì il muro d’acqua, accompagnata dal suo grido di battaglia.
L’onda d’urto fu talmente forte da separare le acque, inondando tutto lo spazio attorno a lei, lasciandola illesa.
Solo allora comparve una figura davanti a lei, un uomo giovane, con il coprifronte del suo stesso villaggio, sfregiato da un profondo segno.

«Sembra che catturarti sarà più difficile del previsto, Sakura Haruno.»

 
Buongiorno a tutti!
Eccoci con il nuovo capitolo: ve l'ho fatta sudare ma ecco la nuova svolta nella nostra storia!
Non so dire se sono pienamente soddisfatta, mi sembra che manchi qualcosa... Ma non volevo ritardare troppo nella pubblicazione, quindi mi sono convinta e l'ho pubblicato XD

Come al solito ringrazio tutti quelli che seguono la storia e ringrazio in anticipo chi recensirà!
Buona giornata a tutti 😘
  
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