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Autore: Dragon mother    09/05/2020    1 recensioni
Isabella sta tornando da una breve vacanza insieme ai genitori. Poco prima di giungere nella sua città, l'auto su cui viaggia precipita in un laghetto. Lei viene salvata miracolosamente ma dei suoi genitori non vi è nessuna traccia... per alcuni anni...
Eccomi qui a ripubblicare questa storia dal mio vecchio account. Tutti i capitoli sono stati revisionati e all'occorrenza corretti.
Spero entrerete a dare un'occhiata.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buongiorno e buon sabato ragazze, tutto bene?
Per oggi, vi ho preparato un capitolo piuttosto lungo, spero non vi dispiaccia.
Di seguito, leggerete che Bella finalmente viene adottata dai Cullen e va a vivere con loro.
Vi lascio alla lettura. A presto.
 
 
 
 
Bella
 
Il cinguettio ripetuto di un uccellino mi svegliò dolcemente.
E quando aprìì gli occhi una domanda si fece spazio dentro di me: Edward era davvero stato qui questa notte oppure era stato solo un sogno?
Un bellissimo sogno ma anche una bellissima realtà, pensai.
Le labbra si aprirono in un grande sorriso e mi stiracchiai braccia e gambe.
Ma il sorriso svanì subito, quando rigirandomi nel letto mi accorsi che ero sola.
Se n’era andato.
Ma trovai qualcosa che credo sia per me.
Sul cuscino un biglietto:
 
Buongiorno principessa del mio cuore, non arrabbiarti se al tuo risveglio non mi troverai ma sappi che sarò lì da te ogni volta che mi vorrai. Ti penso sempre. Ti voglio bene. Buona giornata. Tuo Edward.
 
Sul mio volto tornò un sorriso e strinsi quel piccolo pezzo di carta contro il mio cuore.
E la giornata sembrava già meravigliosa.
Non ci pensai due volte, afferrai il telefono, cercai il suo numero in rubrica e lo chiamai.
Rispose al primo squillo, velocissimo pensai.
“Ciao” dissi timidamente
“Ciao principessa, ben svegliata”
Ma ad un tratto mi ritrovai senza parole.
L’avevo chiamato, volevo dirgli tante cose e ora resto in silenzio.
“Bella, ci sei? Tutto bene?”
“Si si scusa è che..”
“Che, che cosa? Dimmi”
“E’ che sono emozionata, ogni volta che parlo con te o sento la tua voce, mi emoziono ecco, scusa”
“Perché chiedi scusa Bella, è bellissimo quello che mi dici e devo dirti che io provo le stesse cose”
Non ho uno specchio accanto a me ma sono sicura di essere diventata rossa in viso.
E’ cosi bello sentire quelle parole pronunciate dalla sua bocca.
“Dimmi Bella, che cosa volevi dirmi di così urgente da non poter aspettare nemmeno le 8 del mattino?” lo sentii ridere.
Ero così presa dal volerlo chiamare che non avevo controllato l’ora.
Mi batto la testa con un pugno.
Che figura.
“Oddio Edward scusami, io… non volevo svegliarti, scusa ma ecco io… beh io volevo ringraziarti per ieri sera, per la tua compagnia e scusarmi se mi sono comportata proprio come una bambina viziata e poi volevo ringraziarti per il tuo biglietto del buongiorno.. sei stato così dolce a lasciarmelo. Volevo dirti che ti voglio sempre vicino a me e che anche io ti penso e ti voglio tanto bene.”
Dissi tutto velocemente, quasi senza respirare, aspettando una sua risposta.
Lo sentii sghignazzare.
“Innanzitutto non mi hai svegliato, se questo ti preoccupa tanto e poi mi fa piacere che tu abbia gradito il mio messaggio. Sei speciale per me Bella, voglio starti vicino e da quello che mi hai appena detto lo vuoi anche tu; ricordati che se tu vorrai e avrai bisogno di me io verrò ogni giorno e ogni notte. Ho un’idea, che ne dici se ci vediamo oggi pomeriggio? Vengo a prenderti e andiamo a mangiare un gelato, ti va?”
“Oh sì certo che mi va ma… aspetta, sei lontano, Esme e Carlisle ti lasciano venire?”
“Non sono poi così lontano e poi non preoccuparti per questo. Ci vediamo oggi tesoro, un bacio"
“A dopo Edward, ti voglio bene”
“Anch’io e non sai quanto”
Riattaccò e io come un ebete restai col telefono all’orecchio pensando di sentire ancora la sua voce.
Ok Bella è ora di prepararsi per la colazione e le lezioni ricreative della domenica.
Poco dopo scesi in refettorio: era presto e le mie compagne non erano ancora arrivate.
Decisi di prendere una tazza di latte con i cereali e un succo e mi sedetti al mio posto.
Rigiravo il cucchiaio nel latte e dopo dieci minuti ancora non avevo toccato niente, ero agitata per il pomeriggio, ero felice, sentivo perfino le farfalle nella pancia.
Dopo altri dieci minuti, quando il refettorio cominciò ad animarsi, decido di andare in aula.
Dal mio banco fissavo imbambolata la cattedra davanti a me e quasi non mi accorsi delle mie amiche, che si erano sedute accanto a me e dell’insegnante che era appena entrato.
Il professore iniziò a spiegare e io persi la cognizione delle sue parole, la mia testa era già a oggi pomeriggio.
La lezione proseguì e io ero a dir poco assente.
Per fortuna oggi non era un giorno qualunque fra la settimana, con compiti in classe o interrogazioni in programma, altrimenti non so come avrei fatto.
Eravamo in ricreazione nel giardino e venni avvicinata da Sookie, una ragazzina bionda con cui avevo fatto subito amicizia.
“Ehi Bella stai bene, ti vedo strana oggi”
“Ciao Sookie sì sì sto bene, sono solo molto felice per oggi, mio fratello Edward viene a trovarmi”
“Ah che bello! I miei verranno sabato. Andiamo a fare una grigliata al lago. Se non hai da fare puoi venire con noi”
“Ti ringrazio, ti faccio sapere perché non so ancora cosa farò sabato”
Mi sorrise gentile e pensai che potrei divertirmi se andassi con loro al lago.
Subito dopo suonò la fine dell’intervallo e tornammo in aula.
Le ultime due ore volarono e ci ritrovammo in refettorio per il pranzo.
Avevo appetito e in poco tempo mangiai pasta al pomodoro, carne alla griglia e patate, finendo con una bella fetta di torta al cioccolato.
Stavo posando le posate del dolce nel piatto quando Sookie mi dice
“Caspita Bella avevi fame! Ma sei così magra, ma come fai?”
Sorrisi al suo complimento ma sinceramente non sapevo cosa risponderle, forse avevo preso dai miei genitori e…
I miei genitori..
Quelli che mi amavano tanto…
Quelli che avrebbero dato tutto per me…
Quelli che non c’erano più…
Ad un tratto sentivo salire in me uno strano senso di disagio, di paura, di dolore.
Sentivo il bisogno di andare via, di scappare da lì, di lasciarmi alle spalle tutta quella confusione dell’ora di pranzo.
Mi alzai di scatto facendo quasi cadere la sedia a terra, afferrai il mio zaino ma lasciai sul tavolo il mio vassoio.
E iniziai a correre verso l’uscita, verso le scale, verso la mia camera.
Mentre scappavo, sentivo la voce di Sookie chiamarmi ma non mi voltai, mi stava urlando qualcosa ma non ci feci caso, volevo solo andarmene da lì, alla svelta, il più presto possibile.
La distanza tra il refettorio e la mia camera in questo momento sembrava più che mai infinita. Quando finalmente raggiunsi la mia porta e la oltrepassai, la chiusi a chiave, mi buttai sul letto e scoppiai a piangere.
Ora però mi sentivo al sicuro.
 
Nel frattempo a casa Cullen…
 
 “Edward, Edward credo sia meglio che tu vada da Bella, non si sente molto bene.”
“Ma.. Alice, ma cosa dici? Perché non ….”
“Non fare domande, anticipa la tua partenza e va da lei”
Quando Alice faceva così un po’ mi spaventava e spaventare un vampiro centenario non dovrebbe essere così facile… appunto NON dovrebbe.
Scesi in garage e salii sulla Volvo. Non mi feci troppi problemi su semafori e stop , Bella aveva la precedenza, sempre.
 
 
Bella
 
Non seppi per quanto tempo piansi, mi sentivo intontita e ad un tratto mi sembrava quasi di aver sentito bussare alla porta.
Guardai l’ora, le 14 e 30.
E poi mi ricordai di Edward, sarebbe venuto nel pomeriggio, qui per me, da me.
Mi alzai un po’ barcollante e cercando di rendermi quantomeno presentabile, aggiustando i capelli e asciugando le guance, andai verso la porta.
Girai la chiave e abbassai la maniglia.
Non feci in tempo ad aprire la porta che un profumo di vaniglia mi invase e venni stretta in un abbraccio, sopraffatta amorevolmente da Edward.
Mi stringeva e non mi lasciava andare, le braccia attorno alla mia schiena, le labbra tra i miei capelli mentre mi chiedeva che cosa era successo.
E lì le lacrime spinsero prepotenti per uscire.
Crollai definitivamente tra le sue braccia, appena prima di pronunciare quelle poche parole cosi dolorose.
“Ho pensato ai miei genitori”
“Oh Bella, piccola mia, no non piangere”
Mi passò le braccia sotto le gambe e prendendomi in braccio ci sedemmo sulla poltrona vicina al letto.
Mi stringeva così forte che quasi mi mancava il respiro ma era un’emozione indescrivibile e tra un singhiozzo e l’altro riuscii a dirgli -grazie-
Lo sentii muoversi.
Sciolse l’abbraccio e con l’indice mi alzò il mento, portando i suoi occhi nei miei.
“Bella, per favore non dirmi più grazie, è come se tu fossi in debito con me ma non lo sei, affatto, ok?” feci segno di sì con la testa.
I singhiozzi si calmarono e anche io.
“Bene. Adesso ti senti di raccontarmi che cosa è successo?”
Iniziai a spiegare la mia giornata, raccontandogli di quanto ero felice che lui venisse a trovarmi e di come erano andate le lezioni.
Poi arrivai al pranzo e per poco non ricominciai a piangere se non fosse per Edward che mi accarezzava la schiena e mi posava tanti piccoli baci sulla fronte.
“Mi mancano Edward, mi mancano da morire, mi mancano talmente tanto che a volte di notte mi sveglio di soprassalto e un dolore forte mi prende il cuore. A volte mi sembra di impazzire. E ciò che più mi fa male è non sapere che cosa è successo davvero e perché”
Mi osservava con quei suoi occhi così profondi che sembrava volessero leggermi dentro.
“Bella ascoltami, farò di tutto per scoprire che cosa è accaduto ai tuoi genitori te lo prometto ma tu in cambio devi promettermi che terrai a mente solo i ricordi più belli, basta tristezza e basta brutti sogni. Sei una ragazza in gamba, devi spiegare le tue ali e so che ce la farai. La tua vita è là fuori” e con un gesto della mano indicò la finestra “devi prendertela, devi farne un quadro bellissimo perché questo è quello che i tuoi genitori avrebbero voluto comunque per te. Qui” e appoggiò una sua mano sul mio cuore “c’è tanto amore, tanto coraggio e tanta forza. Non sei sola Bella, non avere paura, io sono con te e ci sarò ogni volta che tu lo vorrai. Non ti lascerò neanche se sarai tu a chiedermelo.”
Per tutto il tempo Edward mi guardò dritto negli occhi.
“Ed ora cambiati, abbiamo un gelato da mangiare!”
Gli sorrisi e mi resi conto sempre di più di essere una ragazzina molto fortunata.
In poco tempo raggiungemmo la gelateria e ci prendemmo un bel cono: lui fragola e cioccolato, io pistacchio e nocciola.
Eravamo seduti su di una panchina in un parchetto vicino alla gelateria, in silenzio.
Non stavo guardando verso di lui ma potevo sentire i suoi occhi su di me.
Ero un po’ imbarazzata, come mi succedeva spesso, ogni volta che eravamo insieme o che lui mi faceva un complimento.
Pensai ancora alle parole che ci eravamo detti poco fa, a come lui aveva cercato di tranquillizzarmi e di essermi vicino.
Era sempre così dolce e comprensivo con me, gli volevo un bene infinito e lui occupava un posto molto importante nel mio cuore.
Vagavo con i pensieri quando ad un tratto sentii freddo su una mano.
“Bella, ti si sta sciogliendo il gelato”
Cavolo.
Avevo la mano che teneva il cono sporca di gelato al pistacchio e alcune gocce erano anche per terra.
Edward mi diede due salviettine per pulirmi e si offrì di tenermi il gelato finchè finii di sistemarmi.
Ero così sbadata ultimamente e non so cosa mi stesse succedendo.
Avevo sempre la testa tra le nuvole e non era certo una cosa da Isabella Swan.
Sì, Swan.
Mi bloccai un attimo come a misurare i possibili danni che facevo ogni volta che nominavo la parola genitori o il mio cognome ma mi ripresi subito da quel torpore: dovevo imparare a convivere con quel dolore e con quei pensieri.
Edward mi osservava, sembrava capire che c’era ancora qualcosa che non andava ma restava in silenzio anche lui, come se volesse lasciarmi il mio spazio.
Gli dovevo delle scuse o quantomeno delle spiegazioni per quello che mi stava succedendo ultimamente.
Dal giorno dell’incidente non avevo mai provato un dolore così grande per la perdita dei miei genitori; avevo cercato di mettere da parte quel dolore per conservarlo in un angolo del mio cuore, dove avrei potuto trovarlo ogni volta che lo avessi voluto.
Pensavo a loro costantemente ma momenti così non li avevo mai avuti.
Si è risvegliato qualcosa in me e un po’ mi fa paura.
Ma Edward doveva sapere, doveva sapere che avevo paura.
Non riuscivo però ad alzare lo sguardo dalle mie scarpe.
Alla fine riusii almeno ad esternare i miei sentimenti.
“Ho paura, ho paura perché non so controllare questo dolore, questo vuoto che sento dentro. Puoi aiutarmi Edward, puoi aiutarmi?”
Ed era così che alzai il viso e lo guardai negli occhi; ciò che vidi, fu il più bel sorriso che lui mi regalò in tutti questi mesi che ci conoscevamo, il più bel sorriso che mi sia mai stato fatto negli ultimi mesi.
Ed è un sì.
Ed è per me, solo per me.
E mi sento a casa, di nuovo.
“Grazie” e mi posa un dolce e lungo bacio sulla fronte.
Passato quel mio momento di crisi parlammo della sua scuola, dei suoi corsi di pianoforte e della sua passione per la letteratura.
Di me parlai poco, non avevo molto da dire e non mi sentivo pronta; lui lo sapeva e non mi fece domande.
Il pomeriggio volgeva al termine ed era ora per me di tornare.
I saluti non mi sono mai piaciuti e staccarsi da Edward dopo un pomeriggio così era davvero triste.
Da quando lo conoscevo, se non stavamo insieme, mi mancava proprio come l’aria e il pensiero che si allontanasse da me anche solo per poche ore mi faceva già cambiare umore.
E lui se ne accorse.
“Principessa non fare cosi, lo sai che possiamo vederci quando vuoi, devi solo fare uno squillo e io arrivo subito”
Sembrava leggermi nel pensiero.
“Sì sì lo so è che ogni volta che passiamo del tempo insieme e poi vai via.. beh.. ecco mi manchi”
Mi osservava.
Un lato delle sue labbra si inclinò verso l’alto in un ghigno compiaciuto.
“Anche tu Bella, mi manchi quando non siamo insieme. C’è un legame tra noi, un filo invisibile che ci tiene uniti.”
Mentre mi parlava i suoi grandi occhi mi scrutavano e sembravano cambiare colore, diventare più scuri.
“Devo andare Bella, ma resto sempre con te, qui” e mi indicò la fronte “e qui” e mi indicò il cuore.
Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia prima di andarsene.
Quando arrivò alla sua auto si voltò e mi fece un ultimo grande sorriso, caldo, dolce, che sapeva di casa.
Restai ancora un po’ a guardare quel vuoto che aveva lasciato andandosene via e dentro di me ripetevo che questo vuoto sarebbe durato per poco tempo.
Salii in camera, mi lavai e mi vestii e scesi in refettorio.
La cena fu tranquilla, Sookie era un po’ silenziosa ma non le chiesi perché: anche io non avevo molta voglia di parlare.
Prima di salire in camera comunque la salutai e le diedi la buonanotte, dandole appuntamento per il giorno seguente, a colazione.
Come ogni sera, prima di dormire ringraziai il cielo per tutto quello che avevo: per la mia vita, per i miei nuovi amici, per la mia nuova famiglia, per Edward.
Era stata una giornata un po’ pesante ma Edward sapeva sempre come farmi stare bene, lui sapeva come lenire le mie ferite e di questo avrò sempre bisogno.
Edward, come ho potuto fare a meno di lui fino ad ora? Sorrisi.
Poi presi il telefono e gli mandai un messaggio per la buonanotte.
Rispose subito:
 
Buonanotte principessa del mio cuore.
Sognami, che sono solo lontano dal tuo viso
e così accanto a te mi troverai.
Ti voglio bene.”
 
Lontano dal mio viso ma mai dal mio cuore, pensai.
Accarezzavo lo schermo del telefono dove sono scritte quelle parole e mi convincevo sempre più che sarebbe andato tutto bene finchè avrei avuto lui vicino a me.
E da stanotte niente più incubi, solo bei sogni felici.
Con questi pensieri scivolai nel sonno.
Il risveglio la mattina seguente fu molto dolce: un messaggio vocale di Edward che mi dava il buon giorno rendeva tutto più bello.
Non tardai a rispondergli chiedendogli quando sarebbe venuto ancora a trovarmi.
Lui mi rispose che desiderava andare in piscina, tutti insieme, il sabato seguente.
Io gli risposi che mi sarebbe piaciuto molto ma che avrei avuto bisogno dell’aiuto di Alice per comprare un costume.
La sua risposta non tardò ad arrivare e mi rassicurò che al mio costume ci aveva già pensato sua sorella.
Mi salutò e mi disse che ci saremmo sentiti presto.
Oh Alice, era un tesoro.
Lo ringraziai e lo salutai, mandandogli un emoticon a forma di bacio e lui me ne rimandò tre.
Sorrisi e riposi il telefono sul comodino.
Mentre mi preparavo per scendere a fare colazione, pensavo che tra poco avrei terminato il corso e anche se era durato solo poche settimane, sentivo che un pò mi sarebbero mancate queste lezioni, i miei amici e anche gli insegnanti.
Si perché nei mesi estivi quasi tutti i bambini dell’orfanotrofio tornavano a casa dalle famiglie affidatarie.
Io resterò qui a curare gli animali.
 

7 anni dopo…
 
“Isabella è arrivata la tua famiglia a prenderti, presto scendi”
La mia famiglia è venuta a prendermi, andrò ad abitare a casa dei Cullen, insieme a loro e non potrei essere più felice di così.
“Si arrivo subito, grazie Gianna”
Sono le 8 del mattino e con oggi inizia per me un altro capitolo della mia vita.
7 anni fa quando sono arrivata qui, non pensavo che me ne sarei mai potuta andare e invece ora lascerò questo luogo bellissimo per sempre.
Finisco di prepararmi e raggruppo le ultime cose da portare con me.
“Dunque prendo le due valige, la borsa, ah sì il caricabatterie del telefono altrimenti sono guai, le luci sono spente e..”
SBAM!
voltandomi per raccogliere il braccialetto che mi è scivolato dalle mani vado a sbattere contro un petto duro come il marmo.
Ahi, che dolore.
Edward.
“Dovevo immaginare che saresti salito ad aiutarmi”
“Ciao anche a te Isa. Ti sei fatta male? Prendo qualche valigia anche io così saremo a casa per cena.”
“Ah, ah, come sei divertente oggi e anche molto felice, hai per caso trovato l’amore? E no, comunque non mi sono fatta niente”
“Molto di meglio. Porto a casa la mia splendida sorellina con la quale voglio passare tutto il mio tempo”
Resto un attimo senza parole e lo fisso in volto.
Un grande sorriso gli illumina il viso e gli sono comparse quelle meravigliose fossette ai lati della bocca che mi piacciono tanto.
Resterei ore a guardarle ma è ora di scendere altrimenti salirà tutta la famiglia per controllare in che modo stiamo perdendo tempo.
“Ok sciupafemmine, bando ai complimenti, hai forse bisogno di qualcosa? E comunque ora dobbiamo andare altrimenti chi lo sente Emmett.”
Prendo la borsa, una piccola valigia e mi infilo lo zaino sulle spalle ma lui non muove un muscolo.
Allora mi fermo anche io a guardarlo ma quando capisco che cosa sta per fare è troppo tardi e non faccio in tempo a scappare.
Finisco sul letto con tutte le borse ancora addosso e con un Edward non intenzionato a fermarsi.
“Oh no no, ti prego no, lo sai che non sopporto il solletico.”
“Come mi hai chiamato? Sciupafemmine? E in più pensi che sia cosi superficiale da chiederti qualcosa in cambio del mio aiuto? Rimangiati queste tue parole altrimenti…”
“Sì sì sì va bene scusami non sei uno sciupafemmine no no, anzi sei stupendo, bravissimo, educato e e.. non vuoi mai niente in cambio e..”
Finalmente smette la tortura e posso respirare.
“Bene, cosi va meglio ora possiamo scendere”
Sto per alzarmi dal letto quando il vocione di Emmett irrompe nella stanza.
“Oh andiamo ragazzi vi sembra questo il momento di giocare, avrete tutto il pomeriggio, Alice ha organizzato una mega festa di benvenuto per Bella. Ci saranno anche i nonni oltre ai cugini e ad alcuni amici. Forza andiamo!”
Alice ha organizzato una festa per me? Che carina.
Scendiamo e una volta all’ingresso noto che Carlisle ci sta aspettando alla reception. Sta saldando il conto.
Salutiamo tutti e partiamo verso casa Cullen.
Il viaggio è un po’ lungo ma guardando fuori dal finestrino il tempo passa veloce.
Sono seduta sul sedile posteriore, Edward di fianco a me mi accarezza il dorso della mano.
Il paesaggio è bellissimo: laghi, foreste e montagne si susseguono davanti ai miei occhi.
Sorrido.
“Ti piace?” mi chiede quasi sussurrando.
“Sì, tanto” gli rispondo sempre guardando fuori dal finestrino.
“E sei felice?”
“Non credo che potrei essere più felice di così”
Mi giro verso di lui e sul suo volto trovo come sempre un abbagliante sorriso.
“Io credo che potrei farti cambiare idea”
Una vampata di calore mi accende il viso per l’imbarazzo.
Stringo la sua mano nella mia e l’unica cosa che riesco a dire è un timido
“Grazie”
Continuo a osservare i paesaggi fuori dal vetro del finestrino e sono sempre più impaziente di arrivare a “casa”.
Casa, casa, casa.
La mia mente continua a ripetere questa parola e sorrido sospirando, riempiendo i miei polmoni di aria.
Nonostante i finestrini siano chiusi e l’aria condizionata sia accesa, mi sembra quasi di poter sentire i profumi di questi luoghi.
E presa da questo piacevole vortice di pensieri, quando sento la voce di Carlisle sobbalzo sul sedile per lo spavento, suscitando una risatina di Emmett.
Fortunatamente pochi minuti dopo l’auto decelera e svolta a destra imboccando un lungo viale alberato: in fondo si intravede una grande villa bianca.
“Ecco la tua nuova casa Isabella. Spero, ma penso proprio che ti piacerà vivere qui” mi dice Carlisle.
L’auto si ferma davanti ad una scalinata, dopo aver girato attorno ad una grande fontana. Edward scende veloce e apre la portiera dal mio lato.
“Prego signorina, benvenuta a casa” e mi porge la mano per aiutarmi a scendere.
Resto immobile per alcuni secondi, con il naso all’insù, incantata a guardare la grande casa bianca che si erge di fronte a me: così maestosa che sembra tocchi il cielo, così bella che sembra uscita da una fiaba. Edward è sempre accanto a me e mi sta dando un po’ di tempo per elaborare la novità.
Ma non mi serve tempo, voglio buttarmi a capofitto in questa nuova vita, in questa nuova famiglia.
“Avanti che stiamo aspettando, entriamo in casa” dico decisa.
Ad Edward scappa una risatina soddisfatta e senza lasciare la mia mano iniziamo a salire tutti quei gradini che sembrano infiniti e mentre ci muoviamo mi dice che per questa giornata così speciale Esme ha voluto occuparsi lei di tutti i preparativi lasciando la giornata libera alla servitù.
Annuisco e poi.. ehi aspetta un attimo.. ha detto servitù?
Oh caspita, caspiterina hanno anche del personale.
Cerco di non apparirne troppo colpita ma con Edward non funziona, cosi lui mi rassicura dicendomi che non tutti i giorni vengono a prestare servizio alla villa.
Appena arriviamo in cima alle scale la porta si apre rivelando Alice in tutta la sua vivacità che per poco non mi scaraventa a terra.
“Ciao Bella finalmente sei arrivata, che bello-che bello sei qui con noi adesso, mamma, mamma è arrivata Bella vieni”
E mentre lei continua a strillare e Edward le dice di darsi una calmata, sulla soglia di casa appare Esme in tutta la sua grazia.
Mi sorride.
Mi sorride con un sorriso che sa di casa, di ben arrivata a casa, di bentornata a casa.
Le sorrido anch’io e la saluto.
Ci abbracciamo ed entriamo.
L’ ingresso davanti a me è ampio e molto luminoso.
Il colore predominante è il bianco, dai pavimenti e le scale in marmo, alle pareti.
Ai lati del salone d’ingresso, due scale salgono eleganti per unirsi poi al piano superiore e un grande lampadario pieno di Swarovski, situato perfettamente al centro dell’ingresso, brilla maestoso.
Percorro lentamente alcuni passi, guardando avida tutte quelle novità e non posso fare a meno di stupirmi sempre più. Per quel poco che ho visto è una casa bellissima, una di quelle che piacciono a me quasi al pari di un castello.
Una casa in cui ho sempre sognato di poter vivere.
“Esme è bellissima”
“Grazie cara, mi fa piacere che ti piaccia” mi dice “ma per me e per loro” fa segno indicando la sua famiglia che nel frattempo si è completata anche di Rosalie e Jasper, “l’importante è che tu qui ti senta bene e che tu sia felice”
Esme è una donna eccezionale e io sono stra contenta.
Annuisco cercando di non emozionarmi troppo.
Proseguiamo il giro della casa, passiamo per la cucina, anch’essa in legno bianco, elegante e di classe, che affaccia su un bel prato.
Incuriosita da tutto quel verde, sbircio meglio dalla porta finestra e un meraviglioso parco appare ai miei occhi.
Voglio uscire e tiro Edward verso la tenda che copre la visuale esterna ma Alice me lo impedisce.
“Eh no signorina, non puoi rovinarmi la festa!” mi urla con quella sua voce squillante.
Ah già, la festa.
Faccio il musino da imbronciata ma subito scoppio a ridere e con me tutti i presenti.
E Alice ne approfitta.
“Allora Bella, il giro della casa lo finiremo domani, adesso io e Rosalie ti prepariamo per la tua festa di benarrivata”
“Alice cara ma che cosa dici, abbiamo appena iniziato e poi è presto, Bella vorrà riposarsi e mangiare qualcosa, poi verrà con voi”.
Alice è costretta a desistere ma il guizzo che colgo nel suo sguardo mi fa capire che passerò ore di tortura.
   
 
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