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Autore: Master Chopper    10/05/2020    2 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Chapter 5: Popular Monster

All’interno di una stanza erano stati chiamati quasi tutti i rappresentanti delle divinità selezionati per il Ragnarok: nove sfidanti dai più disparati pantheon, e nulla di quanto più diverso e anticollaborativo ci si sarebbe potuto immaginare.

Ognuno sedeva per conto suo sulle numerose poltrone, tenendo d’occhio nervosamente il tempo. Alcune figure di spicco si facevano notare per la loro eccentricità:

Fenrir, il lupo dal pelo argenteo, rimaneva semplicemente in piedi in un angolo, con il volto nascosto dalla sciarpa di catene arrotolata attorno al collo; un dio dormiva russando con la bocca spalancata su di un divano, e una dea guardava il cielo piovoso fuori dalla finestra con il mento tenuto su di un pugno.

Invece, su di un trespolo gigante, un piccolo dio dalle fattezze di un bambino si era appeso con le gambe, tirando su di addominali senza sosta: “Un, due! Un, due! Uff! Uff! Ma quando posso andare a giocare, insomma ?!” Strillava di tanto in tanto.

“Giocare? Giocare ?!” La dea, sentendolo, si voltò di scatto e lo riprese con sguardo torvo. In realtà solo la metà sinistra della sua faccia era corrucciata, mentre quella destra aveva un occhio che versava lacrime a dirotto: “Ma te ne rendi conto o no che un dio è morto? È così triste!”

“E poi tu mi fai così incazzare !” Urlò la metà sinistra della dea Hel, signora degli inferi del pantheon norreno.

Il bambino non disse più nulla, rimanendo a fissare lei con uno sguardo serio ma imperscrutabile. “Non ho capito.” Disse infine, alimentando ancor di più la rabbia, ma anche le lacrime, della dea.

Fortunatamente in quel momento entrò un membro dello staff, attirando su di sé tutta l’attenzione.

“Gentilissimi rappresentanti, volevo avvisarvi che il prossimo scontro avrà inizio a breve. Vi è già stato consigliato di scegliere chi scenderà in campo?”

Gli venne fatto cenno di no, così l’addetto iniziò a sudare freddo per l’ansia.”Ehm… scusatemi, è troppo chiedervi di scegliere in fretta? Non vorrei che…”

Avevano già smesso di ascoltarlo: le divinità già si scambiavano sguardi gelidi, pregni della loro potenza e supremazia traboccante.

“Fermi un attimo !” Sbottò però una voce, interrompendoli. Una figura entrò scostando bruscamente il membro dello staff. Quando questo provò a protestare, alzò la testa e gli morì la voce in gola nel riconoscere chi esso fosse: “S-Signor Tyr ?!”

Tyr, il dio nordico della guerra,  indossava una cappa che lo ricopriva fino alle caviglie, ma portava la spada in bella vista sulla schiena. Il suo sguardo torvo sorvolò uno ad uno tutti quegli dèi, per poi fermarsi su di uno in particolare: “È lui! È lui il bastardo privilegiato che non riesco ad accettare !”

Il suo dito venne puntato proprio su Fenrir, il quale aggrottò le sopracciglia, incupendosi.

“Soltanto perché è della sicurezza, e magari ha fatto qualche lavoretto sottobanco agli altri dèi, ora ha ottenuto questo posto che non si merita affatto! Non sei nemmeno un dio !”

Ad interrompere l’adirato dio della guerra fu una sua conoscente, ovvero Hel. “Premettendo che non ho mai avuto a che fare con Fenrir…” disse piangendo con il lato destro “Stai sparando un sacco di cazzate, Tyr !”

Al suono del suo lato sinistro, il dio trasalì. “Nemmeno Enkidu era un dio! E se per questo neanche quegli altri tre che non si trovano qui! Quindi che cazzo dici, si può sapere, eh ?!”

Seppur facendo una grande prova di coraggio, il membro dello staff forzò il migliore del suoi sorrisi e provò a dire: “Signor Tyr, posso consigliarla di parlare con un superiore della faccenda? Al momento c’è l’urgenza di selezionare il prossimo combattente, e…”

“Andrò io.” Sbottò Tyr. Nel suo sguardo ora bruciava la vergogna che per colpa di quel lupo aveva dovuto patire, e così con la mano sinistra sguainò la spada. Nel farlo, scostò il mantello e scoprì il suo fianco destro: come poterono tutti notare, al posto del braccio c’era solo un moncone bendato.

“Ho un conto in sospeso con Fenrir! Per questo ti sfido, ed in una manciata di secondi salirò sul palco con la tua testa in mano.”

Il sovraintendente della sicurezza scrollò le spalle, uscendo assieme al dio della guerra per terminare il loro cosiddetto conto in sospeso.

In quel momento un auricolare all’orecchio del membro dello staff trillò: “Oh! Temo che non ci sia tempo per aspettare questa… scaramuccia. Chi vuole scendere in campo adesso ?”

Per una questione di assoluta coincidenza, quando lui ebbe finito di parlare il dio che stava dormendo comodamente sul divano scivolò, finendo di faccia contro il pavimento. “Ahio !”

“Io? Ha detto io? Bene, bene !” Venne appuntato meticolosamente su di uno schedario. “E allora venga con me, forza.”

La divinità, rendendosi conto della situazione, si alzò da terra con la faccia dolorante. “Eh? Eeeh?! Urlò, confuso, mentre l’altro lo prendeva per il braccio e cercava di trascinarlo fuori. “Si tratta di un errore, amico! Io… io stavo così bene a dormire e…”

Dalla porta rientrò Fenrir, e la sua vista bastò a sorprendere tutti i presenti. La divinità aveva i suoi famosi capelli argentei macchiati di scuro sangue, così come parte del viso e tutto il vestito. Il punto però più intinto di quel vitale liquido rosso era senza dubbio la sua catena, che ora stava riavvolgendo a mo di sciarpa.

-Cosa?! Ha già risolto ?! - Urlò internamente quello che non centrava nulla in quella storia. Sporgendosi oltre l’uscita, vide con raccapriccio la poltiglia sanguinante che fino a qualche secondo prima era il dio della guerra Tyr.

-L’ha ucciso… l’ha ucciso.- Gli stava venendo da vomitare –Ma certo… dopotutto quando Fenrir ha staccato il braccio al dio Tyr era imprigionato ad indebolito, quindi nel pieno della sua potenza come avrebbe potuto dargli anche solo una chance di vittoria ?-

Intanto quando Fenrir comprese cosa stesse succedendo, domandò al dio: “Quindi vuoi andare tu ?” Il tono con cui pronunciò queste parole fu così gelido e schietto da far congelare il sangue nelle vene del povero membro dello staff. Quando guardò verso l’alto, si sarebbe aspettato che chiunque sotto lo sguardo inquisitore del lupo Fenrir sarebbe morto di paura, eppure non trovò nulla di simile.

Il dio che era stato scelto pareva più calmo e sereno che mai. “In realtà no, ma questo tipo dice che non c’è tempo e non vuole sentire ragione? Vuoi andare tu ?”

“No, mi sembra giusto non perdere troppo tempo.”

“Cattivo…” I due si erano parlati come se quella fosse stata una situazione normale. Così, con altrettanta indifferenza, il dio scelto come secondo rappresentante camminò per il corridoio stando attento ad evitare la carcassa di Tyr.

 

Non molto lontano, sempre tra le stanze adibite agli dèi, una delle organizzatrici stava vivendo un momento di forte stress.

La dea Ptah, infatti, stava appena iniziando a rilassarsi dopo quell’estenuante match alla quale era stata costretta ad assistere. Così tanta violenza e tensione non facevano bene alla sua bellezza, o almeno così pensava: per questo aveva chiesto ad un gran numero di massaggiatrici di occuparsi di lei, lavandole i capelli, truccandola e via discorrendo.

Ma proprio quando, con ancora un asciugamano arrotolato attorno alla testa, si stava godendo un massaggio rilassante, aveva visto spuntare da oltre la porta la faccia pacioccona di un suo conoscente.

“Ammit…” Mormorò con fare seccato lei, vedendo però la bestia divoratrice sorriderle, rimanendo nascosto nella sua postazione.

“Lo sai che da quando Gaia ha scoperto che il dio con cui te la fai ha una rete di traditori che vogliono far vincere gli umani, la vostra combriccola è ad alto rischio ?”

Ammit annuì vigorosamente.

“E lo sai anche che, se gli dèi sbagliati vi dovessero avere tra le mani, vi farebbero sputare a sangue i nomi dei vostri collaboratori ?”

Annuì ancora.

“Sì che lo sai… per questo sei venuto da me, vero? E stai rimanendo lì nascosto perché… vuoi che io ti segua, giusto ?” La voce della dea cadeva sempre di più nello sconforto e nella sofferenza, ma quando Ammit annuì con un gran sorriso per la terza volta, sentì il mondo crollarle addosso.

Non appena fu uscita dalla stanza, trovò assieme al giudice dell’aldilà egizia, anche il dio misterioso di cui tanto si era sentito parlare dal Concilio di qualche tempo prima.

“Salve, signorina Ptah, mi dispiace averla disturbata in questo momento…” provò a dire lui, ma venne interrotto quando la dea dal fisico slanciato, che infatti troneggiava di mezzo metro sopra di lui, agitò il dito in aria con un’espressione contrariata.

“Frena, frena, frena, bello! Signorina di qua e di là quanto vuoi, ma sappi che non casco ai piedi del primo che capita!” Davanti a quella sfuriata, il dio misterioso guardò Ammit in cerca di aiuto, ma lui fece spallucce.

“Sì, ecco… volevamo invitarla a conoscere il prossimo sfidante umano.”

“Cosa? Ma siete impazziti?! Se una come venisse vista da un umano, quello sicuramente andrebbe in iper-ventilazione e morirebbe stecchito sul colpo per la mia bellezza! E poi, cosa dovrebbe interessarmi di un umano ?”

“Oh, bhe… questo è un caso che la riguarda, non per nulla è stato Ammit a volerle parlare…”

Catturata dalla curiosità, infine la dea venne convinta a seguire quei due. Aggiustandosi di tanto in tanto l’asciugamano sulla testa, fece attenzione a non farsi vedere da nessun essere umano nella parte della struttura interna al colosseo adibita a loro.

La marcia finì davanti ad una porta con una tenda fatta di perline e scaglie dorate appese a tanti fili, come una cascata brillante. Oltrepassato l’ingresso, i tre si trovarono su di una balconata dal colore dell’avorio, sospesi su di una sala molto grande e che odorava di fresco.

Al di sotto c’era una piscina sulla quale galleggiavano petali e ninfee: il fondale era un arazzo costituito da tasselli che parevano brillare come stelle nel cielo, rappresentando il volto di un uomo.

L’iniziale stupore della dea finì però, quando vide qualcos’altro che galleggiava sul pelo dell’acqua: intimo femminile.

Il suo volto allora si contorse in una smorfia adirata, e gli altri due accompagnatori si tesero come corde di violino. Tuttavia, invitandola a scendere, vennero presto accolti da una melodia, cantata da una voce maschile.

Seguendola, arrivarono ad una cascata d’acqua che scendeva da un muro, ricadendo su di una figura che cantava così forte da sovrastare lo scroscio dell’acqua.

Ptah trasalì, non riuscendo a trattenere un urlo acuto: quell’uomo era nudo.

Esso si voltò di colpo, esclamando: “Figlio mio, non è come puoi immaginare! Mi sono dato alla vendita di intimo, e…” ma quando riconobbe i due dei maschili, si rasserenò. Il suo volto era lo stesso raffigurato un po’ ovunque in quella stanza.

“Che gran maleducato, e pensare che c’è persino una fanciulla.” Rise.

Il cuore di Ptah perse un battito: -Fanciulla ?- la voce di quell’umano era così calda e profonda.

Lui afferrò un panno per coprirsi il corpo dall’ombelico in giù, dopodiché avanzo verso il trio con un sorriso radioso.

“E con chi ho il piacere di fare conoscenza, miei amici ?”

“Pt…Pta…” Stava già sussurrando la dea, arrossendo come una ragazzina, ma Ammit la anticipò prima che svelasse la sua identità: “Ptarash !”

Ma quando udì quel nome, l’uomo si afferrò il cuore strappandosi un gemito.

“Oh no!” Esclamò Ptah, spaventata. – Lo sapevo! L’avevo detto io che un umano sarebbe morto a causa mia !-

Ma prima che scoppiasse a piangere disperata, il sorriso riapparve sulla faccia di lui: “È che… è che al sol udire questo nome soave, il mio cuore non ha retto. Voi siete di una bellezza fatale anche nel nome, mia cara Ptarash !” Le prese il mento tra le dita in una delicata carezza.

La situazione era così smielata che il dio misterioso ed Ammit si guardarono con un deluso sguardo d’intesa: -Non ci cascherà mai, vero ?-

Ma Ptah si era distratta a causa di un qualcosa che aveva notato: sul corpo dell’uomo in fatti, soprattutto sulle braccia e sulle spalle, c’erano dei piccoli lividi di forma rotonda e dei graffi. “Ma voi siete… ferito?”

L’umano rimase stupito, ma si inventò presto una scusa: “Eheh, sì… ho difeso dei bambini da un attacco di sciacalli, ultimamente …”

-Non ci cascherà mai, verooo ?!- Pensarono di nuovo i due dei.

Tuttavia Ptah aveva già i suoi occhi a forma di cuore, avvampata dalla testa ai piedi: “Oooh, ma voi siete così audace…”

“Va bene… basta così.” Mormorò, ancora basito, il dio misterioso, interrompendo quella conversazione con molto imbarazzo.

“Sei pronto per il prossimo match ?”

L’uomo non dovette nemmeno cambiare espressione, ed affrontò quella realtà con lo stesso sorriso spensierato ed orgoglioso: “Certo che sì!” Prima di raccogliere i suoi vestiti, gettati a bordo piscina, lanciò uno sguardo ammaliatore a Ptah.

“Ci rivedremo dopo la mia vittoria! Sono onorato di aver fatto breccia nel tuo cuore e nei tuoi pensieri… mia dea.”

 

Lo stadio era in fermento per il secondo incontro. Specialmente gli esseri umani che, già pregustando la prossima vittoria, urlavano a squarciagola il nome della loro avanguardia.

Chi non partecipava a tale fermento era un giovane umanoide dalla pelle simile al colore della pietra. In realtà, osservando meglio, ciò che ricopriva la sua pelle e gli donava quel colore era un rado strato di peli, però più folti e simili a capelli e barba attorno alla faccia, come una criniera.

Guardava con i suoi occhi di fuoco, ma spenti nell’entusiasmo, la fine del corridoio verso l’arena. Camminava lentamente, senza alcuna fretta, facendo tintinnare il suo grosso rosario buddhista appeso al collo, quelli più piccoli sui polsi, ed i gambali dorati che gli ricoprivano la parte inferiore del corpo. Una coda gialla sferzava l’aria, cercando di rinfrescargli il viso.

“Diaaamine …” Si lamentò con una buffa voce nasale, adeguata al suo volto scimmiesco.

Aggiunse mentre procedeva a grattarsi l’interno dell’ombelico con un artiglio: “ Perché mai dovevano chiamare proprio me? Chi se ne frega di questi umani …”

Nel momento in cui posò la sua zampa alla luce del sole, un boato proveniente da sopra la sua testa lo colse alla sprovvista, strappandogli un’imprecazione.

Nel cielo venne immortalata la sua espressione spaventata, l’inizio vero e proprio delle riprese di quello scontro.

Chefiguradim-” Le urla dei presentatori coprirono le sue parole.

 

“Il secondo rappresentate degli dèi! Un Re anche nel Paradiso, che ha lottato per diventare ciò che è adesso ed ha strappato l’immortalità dalle mani degli dèi più scettici …” Strillò Adramalech.

“ Non che la sua vita fosse già qualcosa di normale …” St. Peter sogghignò. “… per essere una scimmia.”

“Ed infatti, ladies and gentlemen, qui ed ora noi vi presentiamo Il Re Scimmiotto, Sun Wukong (Son Goku) !!”

Gli umani, vedendosi palesare davanti quello strano omuncolo dalle fattezze di un ragazzino, ma ricoperto di peli e con dei gambali fin troppo grandi per la sua taglia, dapprima ammutolirono… per poi scoppiare a ridere.

“E quello sarebbe il guerriero degli dèi? Ma che razza di scherzo è questo ?!”

Tutto quello scherno arrivò inevitabilmente anche alle orecchie dello scimmiotto, il quale incassò la testa nelle spalle e mostrò una smorfia seccata. “Sempre la stessa storia. Un tempo facevo paura agli dèi, ma con sugli umani non ho mai avuto una bella presa.”

 

“Introduciamo anche il lato degli umani !” La voce dagli altoparlanti interruppe le risa, presentando il momento più atteso prima dell’inizio dello scontro.

“Non so quanti di voi se lo saranno chiesto, ma la bizzarra arena che ospiterà il combattimento di oggi è stata scelta dallo sfidante del lato umano, in quanto vincitore dello scorso confronto.”

In quel momento tutti gli spettatori abbassarono lo sguardo, ed anche Sun Wukong prestò attenzione al pavimento sotto i suoi piedi. Era soffice , splendente al sole, e persino i suoi calzari ornati e pesanti non facevano alcun rumore quando lo calpestava.

- Sabbia.- Osservò, incuriosito.

“Un campo di battaglia per nulla insospettabile per lui! Già, lui! Colui che era conosciuto come Il Grande, e non bastano ulteriori soprannomi per presentarlo …”

“Secondo del suo nome: il più potente, ammirato, conosciuto e longevo faraone che abbia mai regnato sull’Alto ed il Basso Egitto… ”

 

Rombando con fragore, un’ondata di sabbia straripò come un fiume in piena dall’ingresso opposto a quello di Sun Wukong. Persino gli dèi rimasero a bocca aperta per la sorpresa, compresi i presentatori, che infatti si interruppero.

Lentamente, tra la nube giallastra sollevatasi fin sopra agli spalti, una figura avanzò.

Alto quanto il suo sfidante, ma dalla pelle color nocciola e con tatuaggi lungo le braccia muscolose ed i fianchi. Al centro del petto scorreva un panno bianco, coprendo parzialmente gli addominali, e che si andava a ricongiungere con un mantello avvolto attorno al collo. Gemme azzurre e verdi adornavano la sua leggera armatura dorata composta da dei bracciali lungo gli avambracci e delle ginocchiere.

Quando la nuvola si fu diradata, al sole brillò inaspettatamente un colore ancor più sfolgorante, il quale ricopriva il capo del ragazzo fino alle spalle. Si trattava della sua chioma di capelli ramati, come un’alba di fuoco o come il più raro dei fiori del deserto.

Il giovane sorrise, spalanco le braccia al cielo e lasciandosi investire della luce solare mentre il suo pubblico lo acclamava.

“Ramses II !!!”

Il mondo intero parve poi cadere in silenzio.

Lo sguardo degli unici due presenti nell’area si era incontrato, e delle singolari scintille di energia nei loro occhi sottolineavano la tensione che avevano iniziato ad emanare semplicemente in quel primo incontro.

Provenienti da culture quanto mai lontane e differenti, nessuno aveva mai sentito parlare dell’altro, e senza dubbio possedevano anche una concezione della vita completamente diversa. In quel momento però nulla di tutto ciò importava.

Ciò che contava davvero era un solo risultato, e allo stesso tempo l’interrogativo sul quale gravava la storia dell’umanità: chi di loro avrebbe vinto?

 

“Ha inizio il Ragnarok !!” Gli altoparlanti nel colosseo esplosero in questo unico fragore, facendo contrarre i muscoli di tutti i presenti per prepararsi al meglio.

Qualcuno in particolare però non sembrava prestare la stessa attenzione: “Grazie, grazie! Anche io vi amo !”

Ramses II, il sovrano egizio, era rivolto verso il lato delle tribune che ancora inneggiava il suo nome, intento a lanciare baci volanti e a dispensare occhiolini a tutti.

Davanti allo sconcerto degli dèi e del suo avversario, il quale lo guardava con le sopracciglia inarcate, non sembrava per niente interessato allo scontro di cui era partecipe.

Dopo circa un minuto ebbe però la necessità di voltarsi, rivolgendo allo scimmiotto un’espressione innocente, con un sorriso sincero.

“Scusami, ti do fastidio ?”

Sorpreso quanto mai in vita sua da un simile comportamento, l’altro non seppe cosa dire. Senza starci a pensare più di troppo scosse la testa.

“Perfetto! Allora continuo un altro po’ !” Disse rapidamente Ramses, prima di riprendere il suo lavoro: “Grazie mille! Fanciulle, voi siete magnifiche, non io !”

Lo scimmiotto constatò come effettivamente stesse alimentando la folla nelle sue ovazioni, venendo particolarmente apprezzato dal pubblico femminile.

- Aspetta… ma perché davanti a lui le donne si sventolano arrossendo, e per me niente ?- Si domandò d’un tratto, colto dalla gelosia.

Voltandosi vide soltanto le tribune degli dèi, silenziose e allibite davanti a quello spettacolo. Tornando invece verso il lato degli umani, riconobbe a stento il suo avversario, dato che era stato ricoperto in una frazione di secondo da quelli che sembravano dei reggiseno di tutti i tipi e dimensioni, con annesse altre parti di biancheria, altrettanto scandalose.

- Che cooosa ?!- Strillò internamente lo scimmiotto, divenuto rosso come un peperone.

 

Passò molto tempo prima che Ramses si sentisse soddisfatto delle acclamazioni ricevute, ed allora sospirando si voltò verso il suo avversario.

“Perdonami mio caro, ma cosa ci posso fare? Quando un mostro di popolarità come me si trova davanti ad un pubblico così magnifico …” La sua espressione per un attimo parve farsi più seria, così come il suo sorriso si indurì, quasi in un ghigno trionfante “… non posso fare a meno di promettere a tutti i miei fan che non li deluderò !”

“Ah, sì …” Rispose tuttavia Sun Wukong con scarso interesse, visto che nel frattempo si era disteso a pancia in giù, scaccolandosi distrattamente.

Ramses si imbronciò come un bambino.

“Co-Come?! Non ti fanno nessun effetto le mie parole da vero figo?! Insensibile !” Mentre le sue lamentele da offeso continuavano, lo scimmiotto si rialzò da terra sbruffando.

“È per colpa della gente come te che non apprezza lo spettacolo se l’arte non vende più, ed i grandi showmen passano inosservati …”

Accadde in un istante, così velocemente che nessuno tra il pubblico riuscì a prevederlo: Sun Wukong era balzato in avanti con un’espressione fredda e distaccata, sferrando al contempo un pugno sulla testa del suo avversario.

“Oh !” Sussultò l’egizio, schivando il colpo dopo aver semplicemente inarcato la schiena all’indietro.

Chiunque rimase sorpreso da questa azione, compreso Sun Wukong stesso, il quale ora aveva spalancato i suoi occhi.

Concatenò in rapida successione una serie di attacchi portati con il palmo delle mani e con le sue gambe corazzate, tutti mirati a distruggere il suo avversario con una potenza che solo le più antiche arti marziali cinesi avrebbero saputo scatenare. Tuttavia, qualsiasi colpo si dimostrò vano di fronte ad una prontezza di riflessi e ad un’elasticità sorprendente da parte del faraone.

Questo, anche sulla sabbia, sapeva scivolare sotto ogni colpo e portarsi in un istante fuori dalla portata del nemico con un balzo, senza versare neanche una goccia di sudore.

“Pensavi di cogliermi di sorpresa perché stavo parlando? Effettivamente la parlantina è un mio punto debole, lo ammetto …” Sorrise, beffandosi dello scimmiotto.

“… ma non così tanto !” Con un impercettibile cigolio, mise mano alla sua schiena, dove coperto dal mantello c’era un’asta dorata. Liberandola dai suoi legamenti, sferrò un colpo repentino con un’arma nascosta fino a quel momento.

Sun Wukong si allontanò con un salto, ma percepì qualcosa di tagliente sferzargli i peli sulla sua faccia, fin troppo vicino alla carne per non metterlo in allerta.

 

Ciò che brandiva ora Ramses era una lancia corta completamente composta in oro, con una larga lama decorata da quello che sembrava alabastro. Nonostante il peso che dimostrava, il sovrano iniziò a mulinarla in aria con maestria, creando vortici d’aria che sollevarono la sabbia circostante.

“Bella, no ?” Disse, retorico e spavaldo, mentre il suo avversario percepiva un brivido attraversagli la schiena per farlo mettere in guardia.

“Ed ora il grande re… passa al contrattacco !” Si annunciò il faraone, balzando all’attacco con una pioggia di affondi.

“Ormai si fa la telecronaca da solo !” Strepitarono i presentatori, stringendosi forte tra di loro mentre l’intera platea umana gridava a squarciagola.

La raffica di attacchi sembrò per un attimo sommergere come un cavallone il piccolo Sun Wukong, ma lo scimmiotto arretrò appena in tempo. Ciò che era rimasto del luogo dove si trovava prima era una conca nella sabbia, completamente squarciata dalla lancia d’oro.

“Pensavi che fossi un tipo solo bravo a parlare, vero? Assaggia il Tifone di Qdesh !” Ramses ripartì all’attacco senza dargli un attimo di tregua, stavolta afferrando l’estremità inferiore dell’asta con entrambe le mani ed iniziando a vorticare con tutto il suo corpo.

Ben presto si trasformò in un tornado delle sabbie di dimensione umana, e con tutta questa potenza centrifuga iniziò ad avanzare verso il suo avversario.

“Bugiardo.” Sibilò Sun Wukong.

Con il solo ausilio della mano destra afferrò il faraone per la gola, ignorando il suo attacco e riuscendo ad intercettarlo proprio quando si trovava ormai a meno di un metro di distanza. Lui però non si arrese, ed affidandosi all’inerzia lasciò che la sua lancia piombasse sulla gola dello scimmiotto.

Ne seguì un gran fracasso metallico.

Gli umani a quel punto tacquero, a causa di un’imprevista aura di terrore che si stava ormai diffondendo tra le loro fila. Tutto ciò era inspiegabile.

 

Avendo semplicemente sollevato il braccio libero, il Re delle Scimmie non solo aveva parato del tutto il Tifone di Qdesh, ma addirittura sembrava che al solo impatto avesse distrutto l’intera parte superiore della lancia. Lama e decorazioni dorate si erano trasformate in un ammasso contorto, spiaccicato sulla pelliccia del dio.

“Sei stato proprio un bugiardo… nel farmi credere che quella fosse la tua Arma.” Ringhiò Sun Wukong, mettendo in mostra i suoi canini appuntiti in una terribile smorfia animalesca.

“Durante il tuo attacco di prima eri persino riuscito a sfiorarmi la carne, e non immagini quanto mi sia spaventato prima di accorgermi che non ci fosse nessuna ferita !”

Il sovrano afferrato per la gola, di tutta risposta, si lasciò andare ad una risata soffocata.

“Io non ti avevo garantito niente.”

“Allora perché hai portato su questa arena un’arma inutile contro un dio ?”

“Bhe… ci ero affezionato, quella è… era la mia lancia delle grandi occasioni.” Rispose Ramses con un sorriso smagliante.

Un istante dopo la sua faccia venne centrata a grande velocità da un oggetto lungo, ed il colpo fu abbastanza potente da scagliarlo di diversi metri all’indietro.

Il rappresentante degli dèi allargò di colpo le gambe, assumendo una posa marziale mentre impugnava la sua nuova arma: un bastone di ferro scuro ben più grande di lui, e terminante ad entrambe le estremità in un anello d’oro con delle decorazioni tipiche dell’antica Cina.

In quella nuova forma, lo scimmiotto pareva aver abbandonato del tutto la nonchalance di poco prima, come se il combattimento avesse riacceso in lui un istinto combattivo sopito da secoli.

 

“D-Dove diavolo la teneva nascosta quell’arma ?!” Esclamò sorpreso un dragone umanoide dal lato degli dèi. Per poco i suoi piccoli occhialetti tondi non gli erano caduti dal muso.

“Si tratta di magia, senza dubbio. L’ha evocata dal nulla, senza dubbio.” Rispose un suo saccente simile, lisciandosi i lunghi baffi sottili.

“Ma certo! È la magia, la magia della Cina, la migliore del mondo !” Festeggiò un terzo, iniziando a suonare due tamburi che teneva stretti tra le gambe incrociate.

Al suono di quelle fandonie, un quarto drago, elegantemente vestito con un abito dal tema “onde spumeggianti contro il cielo tempestoso”, scosse il capo.

“Vi sbagliate tutti quanti, Re Draghi del Mare del Sud, dell’Ovest e del Nord. Non l’ha evocata grazie alla magia.”

“E come puoi affermare ciò, Re Drago dell’Est ?”

“Semplice !” Si intromise nella discussione una dragonessa vestita anch’ella elegantemente, facendo arrossire il marito. “ Quel bastone in realtà era una vecchia colonna che si trovava nel nostro palazzo !”

I tre draghi sussultarono, spalancando le loro grandi bocche.

“Q-Quindi quella è la leggendaria …”

“Sì.” Annuì il Re Drago dell’Est, immergendosi nei ricordi.

 

La sua memoria lo riportò ad un giorno qualsiasi nel suo palazzo infondo al Mare dell’Est, quando però la quotidianità era stata interrotta da un grande terremoto.

Il drago, in quel momento addormentato nel letto affianco a sua moglie, sobbalzò spaventato.

“Ci attaccano?! Chi osa ?!” Sbraitò, fiondandosi come una furia verso il portone d’ingresso.

Lì però trovò qualcosa, o qualcuno, che non si sarebbe mai aspettato di vedere.

“U-Una… scimmia ?” Stentò a crederci, osservando una piccola scimmia rossastra che si massaggiava la nuca borbottando.

Sul portone d’ingresso, alto quanto una torre, si era creata una sagoma proprio a forma di quel piccolo scimmiotto, prova inconfutabile che l’avesse sfondata scaraventandosi contro.

“Ohi ohi… sarà questo il palazzo del drago ?” Mentre si lagnava con la sua voce da bambino, la scimmia iniziò a guardarsi attorno, scrutando quel magnificente palazzo che mai nessun uomo prima aveva visto. Figuriamoci una scimmia.

“ La smetti di ignorarmi dopo aver distrutto la porta di casa mia ?!” Urlò furibondo il Re Drago, finalmente attirando l’attenzione dell’ospite indesiderato.

Avrebbe facilmente potuto divorarlo in un sol boccone, ma il sorriso inaspettato che quel piccolino gli rivolse lo lasciò spiazzato.

“Ah, è casa tua? Allora ho indovinato, questo è il palazzo del Mare dell’Est? Senti coso, sto cercando un’arma adatta a me, il Bellissimo Re delle Scimmie Sun Wukong! Non è che avresti qualcosa per me… ?”

 

Quando i ricordi lasciarono spazio al presenti, i tre draghi rimasti in ascolto avevano ancora la mascella a terra per la sorpresa.

“Così gli ho donato il tesoro più antico che possedessi …” Disse il Re Drago dell’Est, portando il suo sguardo sull’arma che ora brandiva proprio quella scimmia impertinente, anche se svariati millenni più tardi.

“La colonna che venne usata all’origine dei tempi per misurare la profondità degli abissi marini, ora trasformata in bastone… il Ruyi Jingu Bang (Nyoi Bo) !

Uno dei draghi annuì, lisciandosi i baffi.

“Senza dubbio, senza dubbio… proprio una grande arma. Gliel’hai donata perché hai visto in lui il grande vanto degli dèi che sarebbe diventato un giorno ?”

Proprio quando il Re Drago fu sul punto di rispondere, sua moglie gli abbracciò il collo, e sorridendo con un gran sorriso disse: “ Ma nooo! L’ho convinto io: dovreste credermi, quella scimmietta era così carinaaa !”

Con grande imbarazzo da parte dei Re Draghi, la discussione finì.

 

Un’arma capace di modificare la sua forma in base al volere del portatore, e che non per niente ha un nome che significa Bastone Accondiscendente, il Nyoi Bo poteva venir alterato nelle sue dimensioni senza alcun limite.

Infatti, per Sun Wukong trasformarlo in una colonna o in un piccolo spillo nascosto nel suo orecchio, ovvero come aveva fatto fin’ora, era un gioco da ragazzi.

 

“Mah, non ho mica capito dove la nascondessi prima …” Sbottò con voce lamentosa Ramses, che contro ogni previsione si stava rialzando da terra come se niente fosse.

Quando ebbe sollevato il capo, i suoi occhi si illuminarono di un bagliore superbo: “ Però la voglio !”

Lo scimmiotto dovette mettere da parte la sua sorpresa nel vedere l’avversario ancora in piedi, e piuttosto finse indifferenza con un ghigno.

“Certo, come no. Mi dispiace dirtelo, ma questa arma leggendaria ha un peso di svariate tonnellate, e sono stato l’unico al mondo a saperla maneggiare.”

“ Non ci credo. Fammi provare.” Gli disse con assurda serietà il sovrano, e proprio quella schiettezza mandò su tutte le furie Sun Wukong.

Deciso a porre fine a quella pagliacciata, si scagliò contro il suo avversario impugnando il bastone. Non mostrò alcuna pietà, abbattendolo contro di lui ed utilizzando tutta la sua maestria nelle arti marziali.

I colpi, veloci ed imprevedibili, provenienti da ogni direzione, non poterono nemmeno esser visti dal faraone. Egli infatti venne del tutto immobilizzato da una raffica che addirittura lo tenne sospeso in aria per qualche secondo.

Il colpo finale dello scimmiotto però, compiuto facendo prima roteare il bastone all’indietro, lo scagliò in cielo con un impeto distruttivo senza eguali.

“ Forse in un’altra vita, bastardo !”

 

Gli dèi esplosero in un urlo vittorioso, sollevando i loro pugni in aria per lodare a gran voce il proprio rappresentante.

Sun Wukong. Son Goku. Il Re delle Scimmie.

Questi nomi e titoli venivano acclamati, facendosi beffe di tutti quegli umani che ormai guardavano impotenti l’arena.

 

Quando il corpo del faraone ricadde al suolo come una bambola senza vita, un sussulto si levò tra la folla.

Lo scimmiotto si avvicinò al suo nemico: “ Non dovresti mirare così in alto, soprattutto quando sei un buono a nulla. Se non ti meriti qualcosa, ed in questo caso parlo della vittoria, dovresti semplicemente lasciar spazio a qualcuno di migliore.”

Ramses venne scosso da uno spasmo, e tossì sangue.

Quella reazione improvvisa aveva genuinamente sorpreso il suo avversario, che in fatti si fermò. Proprio grazie al silenzio riuscì a sentire le parole che seguirono:

“ Non avrei dovuto provarci, secondo te? Sarei dovuto rimanere… in disparte ?” I suoi denti, seppur macchiati di sangue, vennero scoperti per mostrare un sorriso.

“ E perdermi l’opportunità di dare questo spettacolo? Ma per carità… non mi sarei lasciato perdere questa occasione per nulla al mondo !”

“ Si può sapere perché lo fai, allora ?!” Sun Wukong digrignò i denti, infastidito da quel comportamento così ottuso.

Il faraone non rispose finché non si fu alzato in piedi, dimostrando di avere ancora il controllo del suo corpo nonostante le ferite pressappoco ovunque.

“ Per farmi guardare, semplice.” E sorridendo, continuò: “ Tu lo sai chi siamo noi se nessuno ci guarda ?”

Lo scimmiotto rimase senza parole, troppo confuso per poter pensare ad una risposta. Rimase fermo ed immobile, guardandolo ma senza capire davvero cosa si celasse dietro quel sorriso mesto.

Nessuno. Ecco chi.” Concluse Ramses II, ed a quel punto sollevò la mano davanti a sé.

 

“ Ma, risparmiandomi questi discorsi da gran figo per qualcuno di meno rammollito… ti toglierò ogni dubbio, e finalmente ti svelerò la mia vera Arma.”

Qualcosa dentro il Re delle Scimmie lo avvertì del pericolo prima ancora che potesse vedere qualcosa.

L’espressione sicura di Ramses, un movimento sospetto nella sabbia, quella postura da preparazione per un attacco. Non avrebbe dovuto lasciarlo agire, questo era ciò che il suo istinto gli ordinava di fare.

“ Piantala di vantarti e sparisci dalla mia vista !” Urlò, scagliando un colpo così veloce che niente al mondo avrebbe potuto anche solo percepirlo.

 

Almeno, questo era ciò che credeva Sun Wukong. Per questo motivo il semplice shock che provò quando percepì qualcosa opporre resistenza al suo invincibile Nyoi Bo, gli fece rizzare la pelliccia con un brivido freddo.

Solo un rumore soffice aveva accompagnato lo scontro del suo bastone contro qualsiasi cosa Ramses avesse eretto a difesa. Ci mise qualcosa secondo per comprendere cosa fosse, ed in quel momento sbarrò gli occhi, incredulo:

Il faraone aveva sollevate ben due armi, incrociandole per assorbire del tutto il colpo. Una era la sua lancia, brandita fino a poco fa, mentre l’altra era… il Nyoi Bo.

In realtà entrambe non erano del tutto identiche, ma erano composte da un materiale giallastro, soffice ma allo stesso tempo quasi indistruttibile. Sabbia.

Ramses si deliziò dell’espressione sorpresa del suo avversario, il quale lo aveva visto evocare proprio dal terreno sabbioso due copie di sabbia di quelle armi.

“ Ti avevo detto che quella tua arma sarebbe stata mia.” Rise, ed approfittando della destabilizzazione di Sun Wukong, non si lasciò sfuggire l’istante giusto per attaccarlo: veloce e mortale come un monsone del deserto, sparì dalla vista di tutti per apparire alle spalle dello scimmiotto.

Questo dapprima avvertì un senso di torpore in tutto il corpo, ma dopodiché si sentì come travolto da una pressione micidiale. Boccheggiò, rantolo, si curvò su se stesso, ed infine crollò su di un ginocchio.

Due squarci orizzontali si aprirono sul suo petto e sulla sua schiena, spruzzando così tanto sangue da ridipingere la sabbia di quell’area dell’arena di rosso vermiglio.

“ Co-Cosa… ?” Provò a dire, ma piuttosto raccolse tutte le sue forze per balzare lontano a distanza di sicurezza.

Vide distintamente il suo avversario voltarsi verso di lui, e per qualche ragione tutte le ferite sul suo corpo non lo facevano più sembrare meno aitante, o in punto di morte come prima. Una misteriosa energia, splendente come il sole, lo rischiarava e ne evidenziava la sua gloriosa bellezza.  

“ Ora sì che lo spettacolo può avere davvero inizio !”



Angolo Autore:
Welcome back! Ha inizio il secondo scontro, e la seconda pubblicazione giornaliera.
Il titolo di questo capitolo è lo stesso della canzone che rappresenta questo scontro, a mio avviso.
Nel primo era: "'Till I Collapse" di Eminem, mentre in questo "Popular Monster" dei Falling in Reverse.
Ramses II è stato il primo personaggio del roster ad essere pensato, e ringrazio ancora la mia ragazza per avermelo fatto venire in mente. Dovete sapere che tutta la mia vita è circondata dal concetto di "Egitto", "faraoni" etc. proprio perché il mio cognome è... bhe, Faraone. Finalmente ho trasformato un meme della mia vita in qualcosa di concreto! 
Basta chiacchiere! A domani!

   
 
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