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Autore: AlbAM    10/05/2020    40 recensioni
Alba, trentenne single e convinta di essere destinata a rimanere tale, è assillata da un incubo ricorrente di cui non riesce mai a scoprire la conclusione.
Azaele, diavolo romantico e casinista, è convinto di aver riconosciuto in lei il suo amore perduto.
Michele, il suo migliore amico, è un angelo gentile e protettivo che è sempre finito nei pasticci per cercare di tirare il suo amico fuori dai guai.
In una Roma un po' reale e un po' inventata le loro vite si incrociano inevitabilmente.
Riuscirà Azaele a riconquistare Alba?
E Michele ce la farà a tenere l'amico lontano dai guai o finirà inevitabilmente per essere coinvolto nei pasticci combinati da Azaele per riconquistare la donna di cui è innamorato da quattrocento anni?
E Alba? Come cambierà, se cambierà, la sua vita? E se scoprisse di non essere esattamente la persona che ha sempre creduto di essere?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 7


STREGA!




Selvaggi!” mormorò il giovane bruno osservando disgustato i contadini che si erano gettati all’inseguimento del cinghiale.

La ragazza emise un gemito soffocato.

Nell’istante stesso in cui il contadino l’aveva vista si era sentita mancare, un attimo dopo senza capire né come né perché, si era ritrovata sul ramo di una enorme quercia seduta in grembo ad un giovane sconosciuto che con un braccio la teneva stretta per non farla cadere e con la mano libera le tappava la bocca.

Oh, scusami, ora ti faccio scendere, ormai se ne sono andati” disse lui, togliendole la mano dalla bocca.

Un attimo dopo erano ai piedi della grande quercia.

Il giovane osservò la ferita della ragazza “Non mi sembra niente di grave, comunque farai meglio a pulirla prima possibile” si strappò un pezzo di camicia e glielo porse “tieni proteggila con questo”.

Lei lo guardò riconoscente “Grazie, mi hai appena salvato la vita. Io mi chiamo Alba e tu?”

Io mi chiamo…”

#


Meoooow… Meoooew

Alba si svegliò di soprassalto, fuori dalla finestra un gatto nero con una stella bianca sulla fronte, si lamentava e cercava di attirare la sua attenzione.

E tu chi sei? Da dove arrivi?”

Il gatto miagolò ancora più forte.

Alba si rese conto che fuori pioveva e il povero gatto era tutto bagnato.

E va bene, arrivo!

Si alzò assonnata e aprì la finestra, il gatto schizzò dentro e sparì nel buio.

Ehi Gatto, ma dove sei finito? Ti ammalerai se non ti fai asciugare!”.

Ma il gatto non rispose, né ricomparse.

Oh, fa un po’ come ti pare, io torno a dormire!” si arrampicò sul letto e infilandosi sotto le coperte ripensò al suo sogno ricorrente, per la seconda volta era proseguito oltre la caduta della ragazza.

Si domandò chi poteva essere l'uomo che l'aveva salvata, la sua immagine era confusa e più si sforzava di ricordare più diventava sfuocata, oltretutto il sogno si era interrotto proprio un istante prima che lui pronunciasse il suo nome.

Tutta colpa del gatto nero, l’aveva svegliata decisamente nel momento meno opportuno.


#


La mattina dopo mentre si recava di malavoglia al laboratorio creativo, Alba ripensò al giorno prima, quando il Grosso Fesso Pelato era entrato nel suo ufficio.

La sua prima reazione era stata di panico, temeva che volesse minacciarla per ottenere il suo silenzio sulla penosa scena a cui aveva appena assistito.

Il panico si era mutato in stupore e poi in una timida compassione per Molinesi, che sembrava realmente interessato a rimontare un po' nella sua stima.

La cosa che più aveva stupito Alba era stata che mentre Molinesi farfugliava la sua oratoria, aveva sentito un moto di simpatia nei suoi confronti. In un certo senso, aveva percepito che quel grosso sbruffone stava per la prima volta mostrando qualcosa del vero se stesso.

E per quanto la imbarazzasse ammetterlo, in quella veste più fragile le era risultato decisamente più simpatico.

E poi le era sembrato che i suoi occhi, quegli occhi grigi sempre così freddi e aggressivi, fossero diventati più scuri, gentili e in qualche modo familiari.

Ecco perché alla fine si era ammorbidita e aveva accettato di partecipare al laboratorio.

Certo, a rovinare tutto, c'era stata quell’uscita conclusiva.

Ma come si era permesso di punto in bianco di darle del tu, per non parlare di quel tono confidenziale, manco fossero stati vecchi amici.

Probabilmente l’imbarazzo che aveva mostrato poco prima, era stato solo una messinscena per ammorbidirla e portarla dalla sua parte.

E ci era riuscito le aveva strappato un si!

Che stupida, fino a quel momento era riuscita a scampare la prima tornata di quegli “incontri creativi” per i quali non nutriva grande entusiasmo.

Non che non fosse convinta della loro utilità, in se stessi, più che altro non nutriva grande fiducia in Molinesi né tanto meno nella maggior parte dei suoi colleghi.

Alba temeva che il tutto si riducesse ad una festa dell’ipocrisia alla quale non aveva alcuna voglia di partecipare.

Buon pomeriggio Alba è in perfetto orario, entri pure!”

La voce di Molinesi la riportò al presente, immersa nei suoi pensieri non si era accorta di aver superato l'aula Steve Jobs, dove si teneva il laboratorio.

Oggi abbiamo una new entry, la nostra collega Alba partecipa per la prima volta a questo laboratorio e sono certo che porterà un contributo importante al lavoro svolto finora”

Molinesi la invitò a prendere posto con un sorriso soddisfatto che evidentemente non piacque ad alcuni partecipanti, che la accolsero con uno sguardo astioso e un sorriso forzato.

Sentì distintamente la Signorina Corelli commentare all’orecchio di un collega dell’Ufficio Acquisizioni (quello amante delle catastrofi) “Se la porta a letto, mi sembra evidente!”

Alba la fissò esterrefatta ricevendo in risposta uno sguardo di sfida, poi si guardò intorno, ma a parte il collega dell'Ufficio Acquisizioni che la guardava con aria maliziosa, gli altri chiacchieravano tranquillamente tra di loro senza dare l’impressione di aver sentito il commento velenoso.

Eppure le era sembrato che la collega avesse parlato a voce abbastanza alta da poter essere sentita da tutti.

Molinesi la distrasse dai suoi pensieri dando il via a quella che chiamò la “nostra consueta introduzione motivante”.

Chi siamo noi?”

Una squadra”

E come lavoriamo?”

Uniti!”

E cosa otterremo?”

Risultati!”

Perché uniti si diventa?”

Più forti!”

Ed essere forti come ci fa sentire?”

Pronti!”

Pronti a cosa?”

A giocare duro contro il nemico là fuori!”

Perché come diceva Steve Jobs…”

A quel punto l’entusiasmo dei colleghi raggiunse l’apice “QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I DURI COMINCIANO GIOCARE!”.

Ma non era Bluto?” commentò Alba perplessa.

Calò il silenzio e quattordici occhi fissarono Alba senza capire.

Bluto... John Belushi in Animal House... è una battuta famosissima” balbettò Alba terribilmente a disagio.

Maselli, il collega della Sicurezza informatica, intervenne guardandola con disprezzo.

E’ una citazione di Steve Jobs, chiunque con un minimo di cultura lo sa!”

Gli altri colleghi annuirono assumendo un’aria di pietosa sufficienza.

Alba si rese conto che qualunque tentativo di replica, si sarebbe miseramente infranto contro il muro di certezza dei colleghi.

Si voltò a guardare Molinesi aspettandosi uno sguardo di ulteriore disapprovazione e invece, del tutto inaspettatamente, vide nei suoi occhi un’espressione maliziosamente complice.

Bene” intervenne Molinesi cercando di nascondere un sorrisetto divertito “Ora che ci siamo scaldati possiamo dare il via alla consueta discussione “Non chiediamoci cosa può fare l’azienda per noi, chiediamoci cosa possiamo fare noi per l’azienda!”

Da lì partì una discussione incentrata in parte su aria fritta e in parte, a dispetto del tema, su una interminabile sequela di lamentele.

Alba, che non aveva avuto né la voglia né la forza di inserirsi nella discussione era ormai boccheggiante quando finalmente Molinesi decise di mettere fine alla discussione e, sperava Alba, anche all’incontro.

Per concludere degnamente questo fruttuoso incontro, vi propongo un gioco che ci aiuterà a entrare in sintonia con i nostri colleghi sviluppando una reciproca empatia”.

Alba emise un piccolo gemito disperato, non era ancora finita!

Fortunatamente Molinesi non sembrò accorgersene e cominciò a presentare allegramente il gioco, che consisteva nel dividere i partecipanti in coppie che, a turno, dovevano fissarsi negli occhi per due minuti senza parlare e senza ridere.

Scaduto il tempo ognuno avrebbe dovuto dire che cosa aveva percepito del proprio partner.

Alba si ritrovò in coppia con la collega dell’ufficio spedizioni.

Andiamo bene!” pensò, non avrebbe potuto avere una partner più chiusa e silenziosa di Milena, era già tanto se la mattina riusciva a sussurrare un buongiorno!

Cominciarono la Corelli e Marzia, la robusta collega dell’amministrazione.

Passati i due minuti, la Corelli affermò con aria solenne e presuntuosa che non c’era molto da vedere a parte il dolore e l’insicurezza dovuti all'enorme stazza della collega che, si percepiva chiaramente, era troppo debole per riuscire a seguire una qualsivoglia dieta dimagrante.

Alba rimase di sasso, come poteva la Corelli dire una simile cattiveria quando tutti sapevano che Marzia, un tempo alta e longilinea era ingrassata improvvisamente a causa degli scompensi ormonali dovuti a seri problemi di salute?

Marzia diventò paonazza e gli occhi le si riempirono di lacrime, ma vedendo gli altri colleghi ridacchiare un’ombra di rancore le oscurò lo sguardo.

Io invece ho visto una maschera di finta sicurezza che serve solo a nascondere una casa vuota e una gran solitudine!”

La Corelli accusò il colpo e sbiancò in viso, poi si riprese e commentò sbattendo le sopracciglia “Beh, sei sicura di aver guardato dentro i miei occhi? Secondo me erano i tuoi occhi riflessi sul vetro della finestra, sei così ingombrante che hai sicuramente coperto il mio riflesso e ti sei confusa, ahahahah!”

Malgrado la battuta fosse abbastanza squallida e mal riuscita, tutti si unirono alla risata della Corelli che sorrise diabolica a Marzia sussurrando “Hai perso cicciona!”.

Alba sentì distintamente la frase, si guardò intorno ma ancora una volta nessun altro sembrava aver sentito nulla, a parte Marzia ora affranta e con il capo chino. Alba avrebbe voluto consolarla ma non fece in tempo perché intervenne Molinesi.

Ora tocca a voi!” esclamò.

Alba si accorse che l’invito era rivolto a lei e a Milena.

Intorno si fece il silenzio, sospirò sedendosi di fronte a Milena, la fissò negli occhi e cominciò a concentrarsi.

Inizialmente non riusciva a vedere altro che le pupille marrone scuro della collega, poi le sembrò di scorgere qualcosa, un’immagine lontana.

Si avvicinò leggermente al viso della collega, guardò più attentamente e di colpo venne attirata dentro quegli occhi tristi e silenziosi.

Si ritrovò in un salotto buio e pieno di quadri.

Al centro del salotto, sprofondato in un vecchio divano, un uomo anziano dallo sguardo perso fissava immobile lo schermo di una TV accesa ma senza audio.

Alba non capiva cosa stesse succedendo, fece un passo verso l’uomo e gli domandò titubante “Signore scusi, dove mi trovo?” ma il vecchio non diede l’impressione di essersi accorto della sua presenza.

Provò ad attirarne l’attenzione poggiandogli una mano sul braccio e domandò ancora “Scusi, lei sa dove mi trovo?”

Lascialo in pace! Che cosa fai qui, come sei entrata? VATTENE!”

Milena era comparsa improvvisamente nella stanza e la guardava infuriata.

Alba era sconvolta, non capiva cosa stesse succedendo, aprì la bocca per cercare di rispondere ma si ritrovò a boccheggiare senza riuscire ad emettere alcun suono, Milena continuò a urlare istericamente “Vattene, vattene, esci dalla mia testa!”

Alba tornò di colpo dentro la saletta riunioni, la collega aveva smesso di urlare ma ora era a terra in preda ad una crisi epilettica, un terribile tremore le squassava il corpo e una bava bianca e spessa le usciva dalla bocca.

La Corelli le urlò furiosa “Ma che le hai fatto, sei impazzita?”

Ma niente, io non ho fatto niente!” rispose Alba sconvolta.

La crisi epilettica si placò di colpo, Milena si sedette sul pavimento con le gambe piegate e la testa sulle ginocchia, Alba non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che la ragazza sollevò lo sguardo e la fissò con odio, i suoi occhi si rivoltarono all'indietro e in preda ad una sorta di trance urlò con voce stravolta e irriconoscibile “Sei tornata tra noi, strega maledetta!” poi perse i sensi accasciandosi a terra come un sacco vuoto.

Sul muro di fronte ad Alba si formò, un carattere alla volta, la scritta “STREGA, STREGA MALEDETTA”

Si fece il silenzio poi, lentamente, tutti si voltarono a fissare Alba con occhi vitrei.

Il collega dell'ufficio Acquisizioni ruppe il silenzio cominciando a ripetere “Strega… strega... strega!”

Uno alla volta si aggiunsero anche gli altri ripetendo ossessivamente e a voce sempre più alta “Strega… strega… strega!”

Alba era paralizzata dall’orrore le sembrava di essere precitata dentro un terribile incubo a occhi aperti “Non può essere vero, ora mi sveglio, ora mi sveglio!”.

Una mano le strinse con forza il braccio, si voltò terrorizzata e incontrò lo sguardo calmo di Molinesi “Vattene, ci penso io qui!” le disse spingendola fuori dall'aula.


#


Azaele non fece molto caso ai demoni che erano entrati in aula, era abituato a vederli gironzolare intorno agli umani.

Quando i demoni si lanciarono dentro i corpi dei colleghi di Alba e presero il controllo della riunione, per qualche istante rimase sconcertato non avendo idea di come intervenire senza farsi scoprire.

Poi incrociò lo sguardo terrorizzato di Alba e capì che non poteva abbandonarla, la afferrò per un braccio e cercando di dimostrarsi il più calmo possibile, cosa non semplice visto che aveva le palpitazioni e gli tremavano le gambe (per la miseria, come odiava essere soggetto a quelle odiose reazioni emotive umane), la spinse fuori dalla saletta.

Per un istante il volto terreo di lei si ammorbidì in una espressione di riconoscenza che gli sciolse il cuore, avrebbe voluto abbracciarla e farla sentire protetta ma non era quello il momento, si limitò a rivolgerle un sorriso rassicurante e dirle “Vai, non preoccuparti”, lei annuì e scappò via.

Azaele posò la mano sulla maniglia, si assicurò di aver ripreso il completo controllo delle sue emozioni e poi rientrò nell'aula.

Bene, signori, vogliamo riprendere il controllo?” domandò rivolto agli umani.

Ma la situazione si stava già normalizzando in quanto i demoni, dopo la fuga di Alba, erano usciti dai corpi degli umani e si stavano avviando fuori dall'aula borbottando indispettiti.

Andiamo via ragazzi…”

Che palle…”

Uffa, per una volta che ci stavamo divertendo…”

Uno di loro, Sael, si voltò e rivolse uno sguardo sospettoso ad Azaele che gli voltò immediatamente le spalle fingendo di essere impegnato a raccogliere gli appunti di Molinesi.

La scritta sul muro era scomparsa e i colleghi di Alba avevano ripreso il loro stato normale e chiacchieravano spettegolando sui colleghi assenti. Apparentemente sembravano non aver alcun ricordo di ciò che era appena successo.

Azaele, preoccupato per Alba, decise di chiudere l’incontro.

Rossi-Corioli intervenne immediatamente per sottolineare che mancavano ancora 11 minuti al termine delle due ore dedicate al laboratorio.

Azaele tagliò corto dicendo che dovevano dedicarli a riflettere sulle emozioni provate durante l'incontro e alle idee che ne erano scaturite, gli appunti sarebbero stati utilizzati come base per la discussione prevista nel successivo incontro.

Rossi-Corioli soddisfatto dalla risposta iniziò immediatamente a buttare giù degli appunti, gli altri più o meno di malavoglia, seguirono il suo esempio.

Azaele salutò e filò fuori dall’aula avviandosi di corsa nella direzione presa da Alba.

Era molto preoccupato per lei, ma anche colpito dalla sua capacità di entrare nella mente di Milena.

Purtroppo i suoi colleghi demoni ne avevano immediatamente approfittato.

E come ci avevano dato dentro i bastardi!

Possessione, cori, scritte demoniache sul muro, mancavano solo gli oggetti che si spostavano da soli e il repertorio da film horror sarebbe stato praticamente completo!

Povera Alba chissà com'era sconvolta, si sentiva terribilmente in colpa per quello che le era successo.

Una volta arrivato nel suo ufficio, constatò con angoscia che era vuoto.

Provò a chiedere al solito impiegato occhialuto se per caso l'aveva vista. Lui gli rispose con aria annoiata e senza sollevare lo sguardo dal computer, che gli era parso di vederla dirigersi a tutta velocità verso il bagno delle impiegate.

Azaele vi si diresse di corsa, spalancò la porta e la trovo ancora là, seduta per terra di fronte alle porte delle toilettes con la testa tra le mani.

Alba, ti senti bene?”

Lei sollevò il viso, era pallido e rigato di lacrime, il rimmel si era sciolto ed era colato lungo le guance.

Ad Azaele si strinse il cuore.

Io… io non capisco, che cosa è successo là dentro?” domandò lei tremante.

Ecco… a volte può capitare sai, durante l’esercizio si possono scatenare strane reazioni”.

Strane reazioni? Sono entrata dentro la mente di Milena e le ho provocato una crisi epilettica. Per non parlare di tutti gli altri. Dio mio, sembravano posseduti dal demonio!”.

Una mente molto creativa, come è evidentemente la tua, può creare delle autosuggestioni molto potenti!” mentì Azaele cercando di sembrare credibile.

Autosuggestioni un accidente, ho visto chiaramente manifestarsi quell’orribile scritta sul muro e sentito molto bene quel terribile coro. Mioddio mi sembrava di essere finita dentro un film ambientato a Salem! E’ stato spaventoso!”.

Mi dispiace è stata tutta colpa mia, non sono stato in grado di controllare la situazione…”

No, no, non è colpa sua, è stata colpa mia, sono stata io a provocare quelle reazioni lo sento!”

La voce di Alba si incrinò, Azaele le passò dolcemente una mano sul viso per asciugarle le lacrime.

No, te lo ripeto non è colpa tua, la responsabilità é mia, soltanto mia!”

Poi le prese il volto tra le mani e avvicinò leggermente il viso a quello di Alba, lei lo guardò negli occhi senza ritrarsi, così lui si avvicinò un altro po’ e…

Ecco dove eravate finiti!” la voce squillante della signorina Corelli rovinò completamente l’atmosfera, Alba e Azaele si allontanarono di scatto.

La dottoressa Alba si era sentita poco bene e…” si scusò Azaele.

Certo, certo!” lo interruppe la Corelli guardando Alba con odio.

Comunque volevo informarti che non ci hai comunicato la data del prossimo incontro”.

Ah, si scusa hai ragione, un attimo che verifico” Azaele smanettò un po’ lo smartphone di Molinesi per controllare l’agenda, nella speranza di liberarsi velocemente dell'impiegata inopportuna.

Mercoledì diciotto, stessa ora!”.

Molto bene, scuse accettate tesoro!” rispose lei con voce sensuale.

Poi si gettò al collo di Azaele e lanciando uno sguardo di sfida ad Alba, gli diede una lenta e lasciva leccata sul collo.

Azaele rimase paralizzato dall’imbarazzo, rivolse lo sguardo verso Alba e provò una fitta al cuore nel vederla alzarsi in piedi con uno sguardo disgustato e uscire dai bagni senza voltarsi indietro.

Si liberò con una certa difficoltà dalla stretta della Corelli e conquistò anche lui l'uscita.

Era furibondo, finalmente era riuscito a incrinare il muro che Alba aveva innalzato tra loro due e quella orribile donna aveva rovinato tutto. Raggiunse l'ufficio di Alba giusto in tempo per vederla uscire e infilarsi di cosa dentro l’ascensore, fece uno scatto ma le porte si chiusero prima che lui riuscisse a entrare.

Sospirò sconfitto e canticchiò sconsolato “We are the same sad story, that’s a fact, one step up and two steps back…1.

Improvvisamente si sentì afferrare per la giacca e spingere dentro un piccolo ufficio vuoto e senza finestre che fungeva da archivio.

La porta dell’archivio si richiuse alle sue spalle senza rumore, Azaele si voltò lentamente preparandosi all’idea di dover affrontare un Razel infuriato e vendicativo. Fortunatamente si ritrovò a guardare il viso familiare e teso di Michele.

Sospirò di sollievo.

Razza di deficiente, vuoi farti ammazzare da Razel?” la voce irata di Michele non faceva presagire niente di buono.



Nota 1: One step up (1987) - Bruce Springsteen

   
 
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