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Autore: Master Chopper    11/05/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 6: To Have Nothing, And Nothing Left To Lose

1259 a.C, Palazzo reale del faraone

Il Nilo scorreva placido come un coccodrillo, brillante sotto il sole cocente del deserto. Fiancheggiava un dominio però del tutto diverso dal panorama sabbioso che si estendeva per miglia e miglia: giardini verdeggianti, piramidi, sfingi e costruzioni sfarzose più simile a regge che a templi.

In quell’aria così lussuriosa ed ammaliante, una vera e propria oasi nella desolazione, mai nessuno si sarebbe immaginato che si stessero decidendo le sorti di un’importante guerra.

 

“ C-Cos’ha detto, mio faraone ?!” Il consigliere per poco non balzò dalla sua sedia, una reazione simile anche in tutti gli altri uomini del consiglio.

I loro sguardi erano rivolti in fondo alla lunga tavolata, dove il sole incorniciava la siluette di un uomo seduto sul suo trono.

“ Ho detto che …” Prese parola il giovane, sorridendo nella penombra per la reazione esagerata dei suoi uomini.

“ Con gli ittiti firmerò un trattato di pace. La battaglia di Qdesh non deve continuare ancora, vent’anni sono stati sufficienti per renderci conto della sua effettiva inutilità: è uno spreco di risorse, vite umane e, sinceramente anche del mio tempo su questo mondo.”

“ E per questo vorrebbe scendere a patti con quegli invasori ?!” Sbraitò però un membro del consiglio, così in preda alla rabbia da utilizzare un tono che gli avrebbe fatto rischiare l’esecuzione.

“ In guerra o si vince o si perde !” Continuò però imperterrito. Normalmente gli altri membri avrebbero dovuto riprenderlo per quel comportamento oltraggioso verso il faraone, ma nessuno sembrava davvero in disaccordo con le sue parole.

Il giovane uomo si passò tuttavia una mano tra la sua chioma cremisi, godendosi il massaggio delle sue ancelle su tutto il corpo: “ Gli ittiti sono validi avversari, ma altrettanto degni di meritare la pace. Riflettete: ai giorni nostri gli uomini non vivono più di venticinque anni. Volete davvero che i figli dei vostri figli nascano e muoiano durante la stessa guerra, senza poter conoscere… che ne so, la gioia dell’amore ?”

All’ennesimo sorriso sornione del re d’Egitto, il ministro che prima aveva parlato montò su tutte le furie.

“ P-Pace… pace?! Continua a ripetere questa parola, mia faraone! Ma si può sapere a cosa brama davvero? Perché mai vorrebbe fare qualcosa del genere ?!”

A quel punto Ramses II si curvò in avanti, appoggiando i propri gomiti sulle gambe. Il suo sorriso splendeva anche nell’ombra che il gigantesco trono gettava sulla tavolata.

“ Semplice: perché nessuno l’ha mai fatto! Né mio padre Sethi I, o tantomeno il mio antenato Tutankhamon hanno mai messo fine ad una guerra in questo modo… posso dire anzi, con assoluta certezza, che mai e poi mai nella storia si è verificato un evento simile. Quindi… sarò il primo a terminare una guerra con la pace! Non è grandioso ?”

 

Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Nessuno aveva messo in dubbio, durante il suo breve regno, che Ramses fosse assolutamente il faraone più folle che avesse mai preso in pugno il destino dell’Egitto.

Il ministro non ebbe più alcun controllo sul proprio corpo, ed in preda ad un raptus di follia si lanciò gridando contro il suo sovrano.

“ Maledetto folle! Non rovinerai così l’Egitto !” Brandendo una spada, balzò sul tavolo e corse verso Ramses.

Il faraone non dovette muovere un muscolo: osservò come un lampo decorato da un’armatura di bronzo e gioielli avesse intercettato ed immobilizzato il suo attentatore, e ne sorrise compiaciuto.

 

Amonherkhepshef, il figlio più anziano del regnante e colui che rivestiva le cariche più prestigiose, aveva uno sguardo serio e risoluto, del tutto diverso da quello giocoso e noncurante del padre.

“ Grazie Amon.”

“ Bastardo! Vergogna della tua stirpe !” Urlava intanto l’attentatore, mentre altre guardie sopraggiungevano per portarlo via.

“ Costruisci opere sontuose e appariscenti non per rendere omaggio agli dèi, ma solo alla tua immagine! Sarai punito, prima o poi: il tuo regno non durerà in eterno !”

Mentre quelle parole rimbombavano nella silenziosa sala, il sorriso del faraone divenne improvvisamente più serio, come se avesse acquisito una gravosa consapevolezza.

 

Grazie a quell’evento, Ramses II fu più deciso che mai a scendere a patti con gli ittiti, ponendo fine alla Battaglia di Qdesh con il primo trattato di pace della storia dell’umanità intera.

Tuttavia, il suo sforzo di lasciare un’impronta nel corso degli eventi dei suoi simili, ancora una volta era stato ostacolato da una pretenziosa minaccia.

- Il mio regno non durerà in eterno …-

Ramses lo sapeva. Ne era consapevole sin dalla sua nascita, perché il numero di persone che continuavano a ripetergli quella frase non aveva mai smesso di aumentare. Per quanto lui si impegnasse, per quanto combattesse, per quanto costruisse…

 

Quando fu sul punto di lasciare il suo harem per dirigersi in battaglia, la sua prima battaglia dopo esser salito al potere, una donna lo lasciò scivolare dalle proprie braccia dicendo:

“ Che peccato perderti così, come tutti gli altri. Voi faraoni credete di dominare in eterno, ma prima o poi tutto ha una fine.”

Persino la sua seconda sposa Isinofret, una donna che mai l’aveva amato davvero, ma che era dovuta succedere alla sua amatissima e defunta Nefertari, si faceva beffe di lui continuamente.

“ Così vecchio, ti puoi riempire di amanti fino a quanto vuoi, ma di mogli vedrai per ultima me… e quando il sole tramonterà sul tuo regno, io andrò in sposa ad un altro faraone.”

I figli avuti con Isinofret, dopo che i figli di Nefertari erano morti, non facevano altro che ricordargli quelle stesse parole, dimostrando così di essere avari quanto la madre:

“ Padre! Indovina chi ti succederà prima o poi? Non che tu abbia scelta, d’altronde… tutti questi titoli ci spettano di diritto, e morto un faraone se ne fa un altro !”

- Morirò.- Ramses ripeteva le loro parole.

Le ripeté per anni. Ed anni. Ed anni. Così tanti anni che…

 

- Sono morti tutti.-

Ramses II fu un uomo straordinario, che mai nessuno della sua epoca poté eguagliare.

Fu per i traguardi ottenuti in guerra? No.

Fu per il gran numero di eredi che ottenne, ovvero più di cento? No.

Fu per le splendide costruzioni da lui volute, che per tutta la storia dell’umanità resero famoso il suo regno per la bellezza e la magnificenza? Ebbene no.

Ramses II visse per ben novantadue anni, dei quali regnò per sessantasei. Mai nessun faraone si poté vantare di aver manovrato le sorti del proprio regno per una simile durata, segnando una vera e propria era nella storia che prese proprio il suo nome: Epoca Ramesside!

Chiunque avesse perciò auspicato al suo regno di tramontare prematuramente, come accadeva a tutti i sovrani d’Egitto, morì ben prima di lui. Così Ramses vide sotto i suoi occhi perire chi aveva combattuto a Qdesh, tutte le sue amanti, le sue mogli ed i suoi figli.

Solo, il più anziano faraone mai vissuto, sedeva sul trono consapevole solo di una cosa:

Lui era il Re dei Re, e mai nessuno l’avrebbe eguagliato.

 

 

Ma qual’era il motivo che lo aveva spinto a vivere così a lungo?

- Essere guardato da quante più persone possibili.- Rispose Ramses, ora nell’Arena del Ragnarok.

La battaglia era ripresa.

 

“ Così è quella la tua Arma …” Osservò Sun Wukong, ripresosi dallo shock di aver subito un colpo inaspettato. La ferita sul suo petto non era nemmeno tanto profonda, ma la sua carnagione si era fatta di colpo più pallida per lo spavento.

Il faraone annuì, iniziando a roteare ciò che aveva tra le mani in maniera vistosa.

Silt of the Nile… il potere di creare qualsiasi cosa io voglia dalla sabbia.”

Tale abilità derivava dalla settima Sephirot: Netzach, l’Eternità.

“ Ed ora preparati! Diamo inizio alla ribalta !” Gridò, inclinando entrambe le armi parallelamente al terreno e ricominciando a roteare su se stesso come aveva fatto prima.

Stavolta però, anziché avvicinarsi al suo avversario, decise di scagliare come proiettili prima il bastone e poi la lancia.

I colpi, carichi di tutta l’energia cinetica accumulata, tracciarono due dischi fluttuanti nel cielo provenienti da direzioni differenti.

“ Tifone del Deserto !”

 

Nonostante ormai non potesse più sottovalutare il suo avversario, lo scimmiotto mantenne la freddezza necessaria per non arretrare all’istante. Piuttosto, sollevò il Nyoi Bo in posizione di difesa prepararsi al primo colpo che sarebbe arrivato.

Ad una velocità spropositata, il primo Tifone del Deserto impattò contro la sua guardia, e la forza inattesa che venne sprigionata gli fece accapponare la pelle.

- Dannazione! Anche se si tratta di sabbia, è pesantissima !- Pensò il re delle scimmie, per fortuna avendo parato con successo l’attacco. Deciso ad evitare un altro colpo del genere, schivò la copia della lancia con un balzo.

Ad attenderlo però, quando fu sul punto di rimettere piede per terra, fu una scarica di piccoli aggetti dalla punta affilata scagliati verso di lui: coltelli di sabbia.

Con un colpo di bastone effettuato all’ultimo istante riuscì a disperderli, ma ciò servì soltanto a distrarlo per un istante, il tempo necessario affinché Ramses non gli lanciasse addosso un altro attacco simile.

“ Scorpioni del Deserto !”

L’incessante serie di colpi approfittava della rottura del ritmo di Sun Wukong, ormai barcollante sul filo di un rasoio tra un attacco ed un altro. Il faraone non accennava a voler dare al suo avversario un po’ di respiro, dimostrando al suo contrario una stamina infinita: la velocità con la quale faceva emergere dalla sabbia ai suoi piedi i coltelli per poi scagliarli era impressionante.

 

Lo scimmiotto continuava a balzare e a colpire in qualsiasi direzione apparisse l’attacco, senza mai fermarsi, ma accorgendosi suo malgrado di non poter più colmare la distanza che ora lo separava dal suo avversario.

- Sa bene che nel combattimento ravvicinato non riuscirebbe più a cogliermi alla sprovvista, ed è addirittura consapevole della mia superiorità nell’uso del bastone !- Mentre nella sua mente rimbalzavano tali pensieri al ritmo delle sue schivate, con la coda dell’occhio riuscì a scorgere un’ombra proveniente alle sue spalle.

Forse l’aveva solo immaginata, o si trattava di un gioco di luci in quella strana arena: era troppo impegnato a respingere gli Scorpioni del Deserto per occuparsene.

Fu in quel momento allora che la figura alle sue spalle, ovvero una copia di Ramses II armato di lancia e composta di sabbia, gli sferrò un colpo alle spalle. Lo scimmiotto però, come aveva già previsto, non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi. Facendo semplicemente roteare il Nyoi Bo sopra la sua testa, poté dissolvere dei coltelli diretti verso di lui e allo stesso tempo decapitare il clone con una freddezza disarmante.

 

Gli umani e gli dèi, che in un istante avevano intravisto una possibile vittoria da parte del faraone, sobbalzarono alla vista di come la situazione si fosse stravolta in un battito di ciglia.

Persino Ramses era rimasto non poco stupito nel vedere il suo attacco furtivo venir sventato, e questa sua sorpresa gli costò qualche attimo di distrazione. Più che sufficiente per il Re delle Scimmie, il quale puntò il proprio bastone verso di lui come se fosse una stecca da biliardo.

Grazie al solo sforzo della sua mente, un ordine impartito alla propria arma permise ad essa di allungarsi con velocità fulminea verso il faraone, annullando del tutto la distanza creatasi fino ad allora.

 

Ramses, in preda al panico per quell’attacco non previsto, evocò in fretta e furia svariati suoi cloni per formare una barriera davanti a sé.

“ Inutile !” Ruggì però Sun Wukong, cambiando repentinamente posa, e con essa anche l’attacco.

Muovendo un passo in avanti ed abbassandosi, spiccò un balzo verso l’alto e sferzò l’aria in direzione obliqua grazie ad una rotazione devastante. L’affondo di prima, ora trasformatosi in una spazzata, polverizzò lo scudo umano di Ramses come granelli al vento.

Alle spalle della sua inutile difesa, in un turbine di sabbia, il faraone venne colpito duramente sul fianco scoperto: questa volta il colpo riverberò nelle sue ossa e, a giudicare dal rumore che emisero le sue costole, gli procurò ben sette fratture letali più un’emorragia nel sistema respiratorio.

Con uno schioppo sordo che risuonò in tutto il colosseo, l’umano venne scagliato fino alla parete più lontana dell’arena. Lì il suo volo trovò fine quando si schiantò contro il muro, incastonandosi in esso.

 

Disperandosi, gli umani ulularono il nome di Ramses, ma stavolta con dolore. Amon, il primogenito del faraone, circondato da un’altra centinaia di suoi fratelli e fratellastri, gridò il nome del padre con le lacrime che gli puntellavano gli occhi.

In lontananza, Ammit guardava l’arena con uno sguardo serio, di ghiaccio. Al suo fianco c’era una donna nascosta da un mantello con cappuccio.

La platea divina invece gridò al nome della sua avanguardia, festeggiando il colpo letale andato a buon segno.

“ Chi l’avrebbe mai detto ?” Fu il commento cinico di un anziano uomo con una lunghissima e sottilissima coda di capelli grigi sul suo cranio pelato.

“ Quella piccola scimmia che adopera strategie di combattimento ben più complesse del semplice “attacca alla cieca”? Dannazione… se gliele avessi insegnate io a suo tempo, ora potrei vantarmi di essere stato il suo maestro più influente.”

L’uomo in questione era Shubuti, un maestro zen che Sun Wukong aveva assillato fino alla noia affinché gli insegnasse le arti marziali. Purtroppo per la scimmia, il maestro era assai intollerante con chiunque non completasse tutte le fasi del suo addestramento, il quale comprendeva anche la meditazione e la filosofia.

“ Purtroppo devo ammettere che questa si tratta di tecnica.” Disse con un misto di ammirazione e dolcezza. “Tecnica che si apprende solo in anni ed anni, e che nessun maestro potrebbe mai insegnare. Chissà quale viaggio lo ha spinto a tanto …”

 

Il guerriero dalle fattezze scimmiesche, divenuto la leggenda più conosciuta dell’Asia con un racconto del sedicesimo secolo a lui dedicato, viene associato a due eventi:

La sua ricerca dell’immortalità, la quale lo ha portato a sfidare tutti gli dèi del pantheon cinese, ed il viaggio verso l’Occidente per redimersi dalla sua superbia accompagnato da dei fedeli compagni.

Ebbene, uno di questi accaduti in realtà è falso.

 

Il giorno in cui Sun Wukong raggiunse l’apice della sua potenza dopo esser divenuto la creatura mortale più forte che mai avesse calpestato il suolo terrestre, anche la sua richiesta dell’immortalità era divenuta insopportabile alle orecchie degli dèi. Questi, organizzandosi in una spedizione punitiva, raggiunsero la terra per porre fine alla sua arroganza.

Ciò che trovarono però, non fu la semplice scimmia combattente le cui gesta avevano raggiunto il loro placido soggiorno nel Paradiso.

Bensì, si parò davanti a tutti loro un autentico demone.

 

“ Fatevi avanti !!” Ruggì la bestia, dopo aver scalato a mani nude la montagna di corpi insanguinati da lui costruita per raggiungere le nuvole. Sotto i suoi piedi schiacciava divinità, santi ed immortali, tutti abbattuti con il bastone che ora stringeva tra i denti.

Macchiato di sangue dalla testa ai piedi, con l’armatura ormai in frantumi, quella scimmia con il dono della parola e di una tenacia senza eguali, era arrivato dove mai nessuno aveva osato tentare di arrivare.

Quando si fu ritrovato ai piedi del Palazzo di Giada, e solo la famiglia reale dell’Imperatore di Giada e Buddha rimanevano da spodestare, urlò a squarciagola contro il Paradiso.

“ Vi volete decidere sì o no a rendermi un fottuto immortale come voi?! Eh ?! Vecchiacci !!” 

 

Gli dèi, senza più nulla da fare se non chinare la testa ad una simile ineguagliabile potenza, dovettero cedergli la vita eterna senza obbiettare.

Non ci furono alcune pesche sacre dell’immortalità come nella leggenda, ma solo una vittoria schiacciante.

Tuttavia, ciò che attendeva Sun Wukong nella sua nuova vita era un tranello ben più inatteso.

 

“ Come? Puoi ripetere ?” Domandò la scimmia, sbalordita.

Davanti a sé un dio in giacca e cravatta, proprio come lui, digitava ad un computer senza mai fermarsi. Si trovavano in un’enorme sala, dove non si poteva posare occhio senza trovare una scrivania con sopra due o tre operatori ben vestiti e con gli occhi fissi su di uno schermo.

Il rumore delle dita sulla tastiera era come di uno sciame di api sempre ronzanti.

- Che cosa ha a che fare questo con gli dèi ?-

“ Il tuo compito in quanto dio da adesso in poi sarà monitorare gli umani.” Rispose in espressivamente il suo collega di scrivania. “ È quanto scritto nel contratto di lavoro che hai firmato. Ora devi accendere il computer ed aprire il programma: Record of…”

I suoi discorsi robotici si persero nel vuoto creatosi nella mente di Sun Wukong, il quale non poteva rendere la sua espressione meno confusa di com’era in quel momento.

“ F-Fermo, fermo! Per quanto devo fare questo lavoro? Io pensavo che fare il dio significasse combattere  contro mostri e demoni! Quando potrò essere promosso per fare quelle cose lì ?”

“ Sarai dietro questa scrivania per tutto il resto della tua vita. E sei un immortale ora. Quindi abituati ed inizia a lavorare.”

La scimmia iniziò a tremare convulsamente, mentre la sua faccia stupita ed incapace di reagire propriamente a quella situazione incomprensibile rimaneva paralizzata. Voleva piangere, urlare, uccidere tutti e distruggere ancora il Paradiso.

Però in realtà era solo confuso.

- Eh ?-


Angolo Autore:
Welcome back!
Come ho detto in precedenza, in questo capitolo c'è l'esempio di una cosa che mi piace molto fare: stravolgere la storia. In realtà preferisco chiamarla decostruzione secondo un differente contesto, più che altro legato alla tematica che voglio rappresentare.
Quando scrissi questo capitolo volevo parlare per l'appunto dell'identità dell'individuo, e di come questa venga inevitabilmente condizionata da ciò che ci accade. Il lavoro che scegliamo (o non scegliamo), quanto a lungo viviamo, le persone che ci circondano... ammetto che il tema dell'alienazione che ha impigrito Sun Wukong può sembrare buffo e ridicolo, me ne rendo conto.
Comunque sia, spero riusciate a godervi questo scontro ^^!

A domani!

   
 
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