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Autore: Noa    11/05/2020    0 recensioni
Storia che parla di una Eos differente, dove Lucis, Tenebrae, Accordo e l'impero del Niflheim non sono i soli giocatori sulla scacchiera. Uno sguardo a come si è arrivati all'intricata situazione di Ardyn con gli Dei che lo hanno reso il demone che è diventato.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Gladiolus Amicitia, Ignis Stupeo Scientia, Noctis Lucis Caelum
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Luce e pioggia sfaccettavano gli arcobaleni nel cielo, rocce galleggianti con cascate nel vuoto, strascichi della magia del tempo dei Sei e contrapposta a Solheim, che ancora permeava la terra che al contrario del nome che portava era tutt'altro che oscura. Tenebrae era un inno alla commistione tra natura e civiltà in un reciproco rispetto ormai perduto, ma con il sempre presente senso di devozione agli Dei, una sorta di tacita sottimissione, un qualcosa di elegante ed opprimente allo stesso tempo, sensazioni complicate nella bellezza di un silenzio malinconico. Questa era l'atmosfera che l'Oracolo reggente del regno aveva sempre lasciato passare, fino all'invasione dell'impero e al suo definitivo crollo.
Una terra luminosa a ed affascinante che nell'ultimo decennio si era lasciata cadere nell'abbraccio della vegetazione selvaggia ed irrispettosa dei confini, incontrollata ormai, un giardino invaso da una foresta orgogliosa e non più domata, non più trattenuta al di fuori di Fenestala, sua capitale. Le uniche zone abitate seguivano le poche fermate del treno espresso da Gralia, le cittadelle avevano avuto una riduzione massiva degli abitanti e l'impero trattava Tenebrae come una serra usata da gabbietta per gli uccellini per un certo speciale prigioniero di guerra e nient'altro.

Erano passati alcuni mesi dalla partenza da Altissia, mesi conflittuali e difficili da rivalutare posteriormente. Un periodo di riconfigurazione interiore per l'ex cavaliere di Lucis, un tempo lungo per le ansie legate alla guerra e alla quest di Noctis per e contro i Sei, ed un tempo troppo breve per potersi dire Arcade.
Ignis aveva troncato ogni contatto con i i Lucii e in questo tempo non aveva tentato in nessun modo di avere loro notizie, sebbene esse permeassero di sussurri e sentito dire i vari avamposti hunter e le poche città ancora in piedi. Il tutto era ovviamente assordato dalle voci su Accordo, sul nuovo nemico apparso nei cieli, i nuovi scontri tra aeronavi del Niflheim e quelle del misterioso impero a cui il Protetettorato si era votato per uscire dalla scomoda posizione di lacchè.
Vivere la guerra con gli Arcadi, come Arcade, era un'esperienza rivoluzionante, più e più volte si era ritrovato ad analizzare questi uomini e donne dall'aura misteriosa con occhi carichi di dubbio e curiosità. Non erano più parole su dei libri impolverati, non erano un concetto, erano persone, fallibili, piegabili, spezzabili. Erano volitivi, erano determinati, questo era innegabile, ma erano umani, per quanto incredibili le loro capacità fossero potevano morire e quell'oscura verità che aveva ereditato rischiava di diventare il nuovo futuro, lasciando sul tavolo delle trattative il "glorioso" sacrificio del Re Prescelto come unica via di uscita.
L'esposizione ai diversi Tuoni, i Principi di Archadia, lo aveva posto nell'eccezionale posizione di poter guardare oltre il velo mistico di queste figure. La cosa molte volte lo faceva sentire un bambino sciocco a confronto, c'era un sacrificio di cui non capiva la portata nella loro venuta a Eos, nell'entrare in guerra per rispettare l'accordo con Re Egill.

Più volte nei momenti di riflessione si era ritrovato a pensare a Noctis al tempo di Insomnia prima della sua caduta, al suo evolvere e al suo sentirsi frustrato, lo capiva ora, profondamente, come capiva cosa del Nie lo avesse così tanto irretito. Era difficile non esserne affascinati, c'era qualcosa nella donna dagli occhi rossi e nella sua determinazione flemmatica ed inamovibile, qualcosa che toccava l'animo, nel bene e nel male.
Da un paio di settimane la luce stava cambiando in modo non coerente alla stagione, fu quello il momento di separazione per gli Arcadi. Larsa era tornato ad Altissia, ancora impegnato a creare diversivi con l'impero, mentre tutelava Accordo e la sua capitale come promesso, Nae venne mandata a seguire le tracce di Ardyn Izunia e la scia di morte che lo seguiva ovunque, mentre il Campione di Smeraldo, molto riluttantemente aveva dovuto accettare di lascia andare il suo sovrano ed il Lucii alla ricerca dell'Architrave, in quanto dopo la diversione con Gilgamesh gestire la reazione dei Sei si era fatto prioritario.

Arrivarono alle rocche degli accademici al tramonto, dopo incessanti scontri con daemons di ogni forma e dimensione. L'aria era ancora umida di pioggia e la quiete silenziosa che li abbracciò sembrò surreale, come se fossero finiti fuori dal tempo dopo la frenesia dei combattimenti.
Vi erano multiple strutture in legno e pietra con i tetti a tegole blu e azzurre, immersa nella natura, occultato dall'ombra di una cascata e da un bosco rigoglioso. Segni di crolli in alcune facciate esterne, crepe lungo una delle torri laterali, ma il gruppo portante era stabile e ancora solido, questa era Uhara, la cittadella degli studiosi di Tenebrae.

- Quasi un cliché - mormorò Ignis aggiustandosi gli occhiali sul naso, fissando l'imponente rocca alla luce del tramonto. I capelli non erano risistemati con il gel e i suoi abiti ricordavano quelli degli arcadi, un tentativo tacito di uniformarsi a loro in rispetto dell'accordo fatto.
- Più ironia del fato direi, Egill aveva il senso dell'umorismo- la voce morbida e sibillina del Nie lo raggiunse alle spalle, silenziosa come un gatto. In tutti questi mesi non era mai riuscito a coglienere gli spostamenti, almeno che lei non lo volesse, si era ritrovato a sorridere tra sè e sè al pensiero del giovane Noctis alle prese con cotale figura, in un crescendo di analisi che purtroppo scadeva nella malinconia. Lo sentiva sulla pelle e nell'animo, c'era qualcosa di tragico nelle emozioni del Principe per il signore del cielo, qualcosa di crudele alla sua base, pur nella genuinità in cui il tutto era scaturito.
-Sembra una scelta incauta però, lasciare indizi sull'Architrave proprio a Tenebrae. Gentiana ha vissuto qui per decenni e Lady Lunafreya è sempre in contatto con i Sei. Uno scenario che Re Egill poteva facilmente immaginare- analitico come sempre, gli occhi verdi scrutanti con ammirazione l'imponente struttura segnata dalla guerra e dall'abbandono.
- Credo fosse lo scenario che volesse- disse lei di contro, lasciandogli sempre spazio di valutazione, mai soverchiante per pura imposizione, cosa che Ignis apprezzava e odiava allo stesso tempo, nasceva da li la senzazione di infante. - Guardare qualcosa, non significa vedere, e gli occhi di chi guarda hanno un peso non indifferente. L'Oracolo è cieco a tutto ciò a cui i Sei non intendono dare visione, questo la rende un soldato efficiente, ma completamente smarrito se deve decidere autonomamente-
Specs distolse lo sguardo, era sempre controverso discutere con il suo attuale signore in merito alle mille menzogne del mondo del prima, era umiliante per certi versi, ma era anche profondamente legato a questi momenti di apprendimento e dibattito. Sentendosi anche viscido, nel privato del suo animo, perchè provava un senso di nobilitazione nell'essere diventato cavaliere di Archadia, elevato dal putridume dell'inganno che aveva sempre avvertito dietro la vaghezza delle tradizioni di Lucis e le imposizioni superiori legate all'Oracolo, anche se una parte di lui urlava davanti a queste sensazioni, la parte di lui che non era disposta a lasciar andare Noctis.
- E' soltanto questo? Un soldato ubbidiente?- si ritrovò a chiedere, mentre aggirava alcuni calcinacci e guardava verso lo strapiombo della cascata, - una discendenza di soldati ubbidienti amati e venerati come salvatori?-
-L'efficienza dell'Oracolo come rappresentante del volere dei Sei tra gli uomini si basa su questo. Un rappresentante con pensieri indipendenti è una pedina difficile da manovrare. Fede, illusioni ed inganni hanno strutturato una personalità funzionale allo scopo, Lunafreya è il prodotto di una discendenza utile ad uno scopo-
Non batteva ciglio, non si perturbava il signore di Archadia parlando della luminosa e pura fanciulla scelta dagli dei di Eos. Faceva male la sua calma, la sua disinvoltura nell'inquadrare le cose senza veli, senza narrativa edulcorante, senza l'epicità e la grazia che aveva sempre descritto Lady Lunafreya e gli Oracoli di Tenebrae.
-Guidare il Re Prescelto- disse Ignis con un sospiro malinconico, -senza agire direttamente, così che sia una libera scelta- la parola libera venne pronunciata con rassegnazione.
-Perdona se non smusso gli spigoli, ma non ho parole di comprensione per l'Oracolo- gli ammise flemmetica, -indubbiamente la fanciulla oggi è soggiogata e manipolata ad un punto tale che si può parlare di non ritorno, ma non è sempre stata così. Non si nasce imbrigliati, lo si diventa e certamente chiedere ad una bambina di dubitare la guida degli Dei è arduo, ma proprio perchè così vicina ai Sei, è stata anche nella posizione unica di poter dubitare e non sono nell'infanzia, hanno dovuto mostrare qualcosa e doveva essere la verità. I sei devono vincere il cuore dell'Oracolo sia nel momento in cui la riconoscono, sia nel momenoto in cui abbraccia la sua missione- paziente nello spiegare i suoi perchè, uno sguardo più lungo sul cavaliere, prima di muovere qualche passo a sua volta sul lato delle strapiombo, - la bambina sicuramente è stata irretita, l'adolescente guidata, ma la giovane donna che negli ultimi quattro anni ha girato Eos come portatrice di speranza, ha fatto una scelta volontaria, non perchè è così imponente il suo legame con i Sei e non perchè loro vogliano donare libero arbitrio, ma perchè è così che funziona il loro potere, qualcosa che pagano dai tempi antichi-
Qualcosa di calmo eppure inflessibile ed impietoso nel tono di voce, il rombo della cascata in caduta li avvolse. Ignis si sentiva bloccato, invaso da mille domande, ma frenato da quelle parole ferme ed impiegabili.
-Mi sono sentito blasfemo, quando il principe ha iniziato a questionare Lady Lunafreya e ho trovato le sue obiezioni sensate. Ho provato a redarguirlo, come insensibile ed inappropriato- ammise con amarezza, strano il suo voler confessare a voce alta, - ha davvero scelto un destino in cui Noctis deve morire?- lo chiese, senza guardarla. Toturi glielo aveva comunicato piattamente, senza filtri di dialettica ad attenuare il colpo, una mera notifica, che ancora oggi non riusciva a digerire.
-Come era atteso tu reagissi, il meccanismo è pensato perchè funzioni sincronico con tutti i suoi elementi, cavalieri e consiglieri inclusi. Il fatto che tu gli abbia concesso dialogo significa più di quello che immagini-
-Non merito tali parole. Anche in questo istante, mi sento un vile a pensare all'Oracolo come a qualcuno di ingiusto e non riesco a dare pace ai miei pensieri, anche con la razionalità dei fatti anche davanti a ciò che ho visto al fianco del Campione di Smeraldo- scosse il capo, a disagio, -vedo ancora i cadaveri dei bambini di Aldaria quando chiudo gli occhi, eppure...- gli si bloccò la voce, un disagio palpabile, eppure aveva bisogno di dirlo a voce alta.
Il Nie tacque e Ignis le fu grato della tregua, senza che il dialogo venisse archiviato. La pace che provava in questi momenti lo lasciava senza fiato, colpevole ed umiliato, le voci del Campione di Smeraldo e del suo nuovo signore erano diventate una guida di libertà, un sollievo alle ansie e alla sensazione di ineluttabile che l'inseguire i contratti con i Siderei gli stava causando, ma erano anche ferite nell'animo che difficilmente si sarebbero rimarginate.
-Come hanno comprato il cuore di Lady Lunafreya?-
-Con la promessa del Re Prescelto- un sospiro amaro a seguire, impossibile tradurre i pensieri della donna dalla sua sola espressione assorta,- le hanno promesso un amore eterno, proprio l'istante dopo che tutti i tasselli erano stati messi in modo che amarlo fosse semplicemente inevitabile-
- Non capisco...-
- Sono errori nella visione di insieme, dettagli, a mostrarci la menzogna, quando abbraccia tutta la nostra esistenza, non grandi gesti o mostruose macchinazioni segrete, non severe sbavature nella trama. So che vorresti una spiegazione più contorta, qualcosa di crudele ed intricato che una bambina, una fanciulla, una giovane donna non potesse evitare in alcun modo, ma no, non l'hanno comprata con la promessa di salvezza del mondo e pace per gli uomini di Eos, non è uno scambio per il bene superiore. L'hanno comprata con l'infatuazione per il misterioso Principe di Lucis e no, non ha preso la sua decisione quando era infante e confusa- si volse a guardare il cavaliere dritto negli occhi, Ignis si ritrovò come inchiodato in tutte le sue membra, incapace di distogliere lo sguardo da quegli occhi rossi rosati, anche se il cerimoniale lo imponeva.
Sentì la tensione creatasi tra le sue incertezze e la fermazza di lei. Le parole bloccate sulle labbra.
-Mio Nie...- riuscì solo a mormorare, chinando infine lo sguardo. Non pronunciò la domanda che bruciava nel suo animo, che lo faceva sentive un mostro eppure sussurrava nel fondo dei suoi pensieri. Lei risposte ugualmente.
-Non è stata clemenza, nè misericordia, l'ho fatto per utilitarismo- disse senza imbarazzo, senza ipocrisia, -se fosse morta all'altare per il suo contratto con il Leviatano, il principe non se lo sarebbe mai perdonato, e avremmo perso il Prescelto nei piani dei Sei. La sua devozione all'Oracolo sarebbe stata incontrollata nel suo subconscio- machiavellica e senza remora, scoccò uno sguardo penetrante al cavaliere, che per un secondo, un solo secondo ne fu tragicamente turbato.
-Il Cancelliere però...-
-E' una pedina diversa- lo interruppe, -francamente non mi aspettavo tanta misericordia da parte sua, il ricodo del Primo Oracolo deve essere ben più vivo in lui di quel che pensiamo-
-Come?-
-A questo punto degli eventi, uccidere l'Oracolo è pari ad un atto di pietà, significa liberarla dal giogo dei Sei e da un'eternità di dannazione. La sua anima è corrotta, spezzata e piegata fin nel profondo, la piaga delle stelle la corrode, la frammenta, l'ossessione per il destino di Noctis la sconquassa e sia che le cosa vadano come crede di volere o come crede sia giusto, il suo spirito finirà ineluttabilmente frantumato. Il gioco malsano che le hanno strutturato addosso la rende un fantoccio programmato per rompersi quando ha finito la sua utilità-
Se l'avesse colpito al volto Ignis avrebbe accusato meno il colpo. Il gelo nelle parole del Nie fece anche più male delle parole stesse, lo sentì forte e chiaro nell'inflessibilità del tono, in come algidamente il vibrare della parole sottolineava il disprezzo per la mancanza di volontà nell'Oracolo. Il cavaliere si ritrovò a serrare il pugno per continuare a parlare.
-Noctis è...-
-Su uno strato di ghiaccio sottile, ma non è solo- lo interruppevolutamente con fermezza. Un fermarlo dal dire qualcosa che avrebbecambiato troppo i paradigmi degli accordi presi, un'occhiataintensa, penetrante. Il cavaliere si ritrovò a guardare a terra, inparte grato per questo aiuto di dialettica, ma ancorasconquassato.
-Non si metterà l'anello se significa perdere la volontà - sbottò praticamente, cosa rara per il suo contegno, gli occhi frementi, - e Gladio e Prompto non...-
Silenzio, uno scambio di sguardi.
-Meglio affrettarci, dobbiamo allestire un accampamento per la notte, saremo ospiti degli accademici- infine il Nie chiuse il discorso incamminandosi.
Ignis non osò domandare oltre, in parte lieto che il dialogo era giuntoad un termine, il dissidio interiore si stava facendo inappropriatamente visibile nella rigidità della sua espressione. Nuovamente in un angolo complicato da gestire, ancora incapace di uniformarsi a quanto richiesto, quanto promesso. Silenzioso la seguì a ben più di qualche passo di distanza.

...

Una distesa brulla bruciata dal sole ed abbracciata dai venti gelidi del nord. Un silenzio deprimente ed oppressivo, questa era Cartanica, un tempo zona ricca e rigorgliosa dell'impero, per via delle sue cave, ora ridotta a discarica decadente ed abbandonata.
-Cartanica eh? La gioia di vivere...-
Anche l'ottimismo di Prompto stava venendo messo a dura prova. Dopo il loro ingresso nel Niflheim alla chetichella, tramite imbarcazioni via fiume pagando e minacciando contrabbandieri della regione di Succarpe, le atmosfere si erano fatte tetre e deprimenti.
-Lo aveva detto il Marshall, l'impero per reggere tutti questi anni di guerra ha devastato la sua economia, senza badare ai cittadini o alle risorse – intervenne Gladio, occhieggiando il panorama dal finestrino del cigolante treno che li stava portando a Fodina Caestino.
Noctis non parlava invece, immerso nei suoi pensieri. La carrozza deserta a parte loro e il rumore delle rotaie a cullarne la riflessione.
-Sua maestà vuole renderci partecipi?- non tardò ad arrivare la pungolata del Primo Cavaliere, notando il completo assenteismo mentale del sovrano.
-Come?-
-Cosa non ci stai dicendo questa volta?-
-Questa volta?- ribattè il principe con stizza, -Gladio, non mi risulta di avervi tenuto chissà che segreti, a differenza tua – pungolò allusivo sulla sua visita a Gilgamesh.
-Noct, - intervenne in aiuto Prompto, -puoi dirci se sei preoccupato, insomma non è come lo avevi programmato, Gabranth lasciato indietro non credo fosse nei piani-
-Ma certo, preoccupiamoci per l'energumero arcade, non per Lady Lunafreya con cui l'abbiamo lasciato-
-Che vorresti dire?- lapidò il principe, - Luna ha imposto che l'arcade restasse con lei, una specie di ricatto se vogliamo dirla tutta-
-L'ha fatto per te, per darti spazio di manovra-
-Questo non è spazio di manovra è mettere i bastoni tra le ruote. Abbiamo bisogno di Gabranth-
-Ah si? Noi siamo cosa esattamente? Decorativi?- l'irritazione di Gladio non tardò ad affiorare.
-Non intendo rifare questa discussione- troncò perentorio Noctis alzandosi dal suo posto con fare esasperato. Il Cavaliere lo seguì a ruota.
-Oh sua altezza è indispettito dai miei modi, dovreste ordinare che mi si tagli la lingua dunque- sibilò indisponente sbarrandogli la strada.
Il principe serrò il pugno sinistro per mantenere la calma, le sfuriate del suo scudo stavano diventando un'invadente costante dei loro dialoghi, specialmente dopo il suo ritorno dal Tempering Ground.
-Non intendo più sopportare questo atteggiamento di sfida da parte tua. Togliti-
Gladio non si mosse.
-Abbiamo l'occasione di discutere come questa pagliacciata andrà avanti e l'unica cosa che sai fare è starti zitto a sospirare? Lady Lunafreya ha smosso mari e monti per riportarti l'anello di tuo padre e non hai nemmeno intenzione di darle il beneficio del dubbio?- inveì nuovamente spintonandolo minaccioso.
Prompto friggeva di stress, inchiodato al suo posto, incapace di muoversi, con il disperato bisogno di un'interverto di Ignis che non sarebbe giunto.
Noctis incassò con un'ira montante, il carattere aggressivo e soverchiante di Gladio era lesivo in modo drammaticamente profondo. Una parte di lui sperava che con la scomparsa di Gilgamesh si sarebbe placato, ma intimamente sapeva che non era solo il legame con il Primo Scudo il problema.
-Vuoi parlarne? Parliamone- sbottò, - l'Oracolo è un burattino in mano ai Sei e il suo compito principale è tenermi in riga, ubbidiente ai Siderei, quindi no, non riesco a darle il beneficio del dubbio, perchè se abbasso anche solo vagamente la guardia potrei perdere il poco libero arbitorio che ancora mi rimane dopo aver siglato tre Patti con i divini- la voce era vibrante di frustrazione, voleva che capisse, ma sentiva nel profondo che Gladious non era pronto a lasciar andare tutta l'impalcatura in cui lui era lo scudo di Lucis.
-Qui ti volevo maestà- accolse la disputa il cavaliere, -tutta questa tua paranoia anti Siderei arriva dagli Arcadi, c'è sicuramente qualcosa di losco nella questione e non te lo nascondo, ma la tua fiducia circa cieca verso un re straniero è ben oltre il preoccupante, sei il Re di Lucis-
-Il Re di Lucis è un fantocico usato dai Siderei per gestire il dannato Cristallo!-
-Ah davvero? E questo è la spiegazione di Archadia immagino-
-Non possiamo farlo ogni volta, Gladio- esasperato il principe, -ad ogni passo devo convincerti del perchè lo stiamo facendo è sfiancante! Non vedi a cosa ci sta portando?-
-E tu non vedi in che delirio ti lanci in nome di questi misteriosi personaggi da fiaba di cattivo gusto?- non demordeva, - come sappiamo che quel dannato marchio non ti sta semplicemente incasinando la testa?-
Scese un silenzio strano, il principe sembrò realizzare qualcosa all'improvviso.
-E' stata Luna, vero?- chiese con un sospiro appesantito. Il cavaliere si irrigidì.
-Sto cercando di farti guardare le cose dal punto di vista di Lucis, sono il tuo scudo, dannazione-
-Luna ti ha chiesto di farlo, per proteggermi dal Nie, dalla sua tragica influenza-
-Vuole solo proteggerti, da quando sei tornato dalla tua gita con l'Arcade sembri ancora più legato ai piani del loro imperatore che al destino del tuo regno-
-E tu invece?-
-Cosa?- sulla difensiva, di colpo, qualcosa nella voce del principe lo aveva messo sul chi vive.
-Tu non vuoi proteggermi Gladio? Tu che sei il mio scudo?-
-Non fare questo giochetto principe, io so qual è il mio ruolo-
-Davvero?-
Si fissarono e la tensione tra loro sembrò toccare nuovi apici.
"Il treno espresso 1436 per Gralea effettuerà una fermata di trenta minuti a Fodina Caestino, regione di Cartanica"
La voce registrata ruppe il momento di confronto e scontro. La trepidezza palpabile si dissolse, Noctis distolse lo sguardo e scansando Gladio si incamminò alla carrozza successiva.
-Dannazione, è impossibile farlo ragionare. Ci sono più cose da valutare, gli Arcadi vogliono farci punta l'attenzione su quello che è loro comodo- ringhiò Gladio quando le porte dello scomparto si chiusero alle spalle del sovrano.
-Pensavo fossimo d'accordo, dopo il discorso con Iggy-
La voce di Propto era un mormorio sfiancato e depresso, appena udibile sul rumore delle rotaie, nella sua espressione si poteva vedere tutta l'ansia per l'attrito a cui aveva appena assistito, ultimo di una lunga lista per altro.
-Te l'ho già detto, ci sono limiti al buonsenso. Guardalo maledizione, dubita persino del suo ruolo di Re- ribattè il primo cavaliere stranamente sulla difensiva alle parole del biondo, - ci sono più cose in ballo di quello che sapevamo ad Altissia-
-Si ma noi non dovremmo essere in dubbio- insistette con ostinazione. Volto pallido, contrito, sentiva il peso delle parole del drago come una profezia destinata ad avverarsi.
-Ti ha davvero parlato la principessa?- chiede di colpo.
-Ha importanza?-
-Per Shiva, Gladio?!-
-Te l'ho già detto, io non sono convinto dagli Arcadi e dalla loro tragica storiella. Se fossero stati così importanti Re Regis e mio padre ci avrebbero lasciato più di un pugno di mosche, più passa il tempo e più ne sono convinto- scosse la testa, - l'attaccamento che ha Noctis per questi figuri è a dir poco ridicolo-
-Ridicolo? Hanno impedito un massacro ad Altissia, un massacro che l'Oracolo ha annunciato con il sorriso e che noi non abbiamo nemmeno provato ad evitare- qualcosa si stava spezzando nel giovane cavaliere, incapace di opporsi alla feroce convinzione dell'altro.
-Non puoi sapere come sarebbe finita-
-Sei serio?-
-Dobbiamo dare una chance all'Oracolo, di dare prova di non essere il nemico che gli Arcadi ci dipingono-
-Una chance? Gladio, potrebbe portare alla morte di Noctis-
-Potrebbe portare anche al suo destino- troncò infervorato Gladio, allontandosi a sua volta verso l'altra carrozza, il treno stava entrando nella stazione di Fodina Caestino.
-Destino di morte- sussurrò Prompto sconcertato, ancora incapace di alzarsi dal suo posto.

  
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