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Autore: simosimone    12/05/2020    2 recensioni
La storia è in prima persona, e racconta la storia di un ragazzo che passa una giornata normale.
Si può capire la tristezza profonda che ha (cioè la mia)
Buona lettura :)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abitavo in un appartamento molto carino, piccolo ma carino.

C'era un ingresso con il tavolo per mangiare, una televisione sopra un mobiletto e un attaccapanni.

Poi c'era la mia camera da letto sulla sinistra dell'ingresso, e il bagno dentro la camera da letto, molto comodo per quando dovevo andare in bagno, poichè non dovevo nemmeno uscire dalla camera e vagare per casa.

Poco più avanti andando dritto a partire dall'ingresso, c'era una stanzetta con la lavatrice ,la lavastoviglie, e l'asciugatrice per i panni.

Più avanti ancora ,sempre dritto, c'era la cucina.

In cucina non c'era un tavolo ,il tavolo per mangiare era situato all'ingresso.

Un giorno , intorno alle sei di pomeriggio, stava già iniziando a fare buio.

Mi affaccio alla finestra della cucina , il cielo non era ancora completamente scuro ,ma i lampioni erano già accesi.

Quindi iniziai a prepararmi da mangiare, abitavo solo io in quella casa, quindi dovevo fare tutto da solo.

Di solito preparavo cose da mangiare già pronte e cose da fare veloci.

Non mi mettevo a fare per esempio la pasta,la pizza o le torte in casa.

Piuttosto andavo al supermercato, prendevo una pasta confezionata ,o addirittura i tagliolini orientali, (che sono spaghettini che si cuociono in tre minuti).

Insomma, ogni volta che dovevo mangiare ,mi tirava così tanto il culo di prepararmi ,che facevo due cose al momento proprio.

Non avevo voglia nemmeno di cucinarmi.

Si erano fatte le sei e venti.

Stavo già mangiando la pasta confezionata ,con condimento di pomodori piccanti.

Come mi piaceva quella pasta ,porca troia.

Poi non ho mangiato niente di secondo ,perchè non avevo voglia di mangiare altro.

Bevvi un pò di aranciata.

Avevo il bottiglione di aranciata.

Il sapore dell'aranciata mi faceva davvero impazzire , era come la bevanda magica per me.

Mi faceva stare davvero troppo bene quella bevanda.

Mi caricava, mi dava energia.

Comunque dopo aver finito di mangiare e bere, ho pulito tutto in un minuto massimo.

Addirittura avevo usato un piatto di plastica per la pasta.

Poi mi affaccio di nuovo alla finestra della cucina, e guardo fuori.

Non c'era nessuno.

Così decido di uscire fuori.

Scendo giù le scale del mio appartamento e apro il portone del palazzo per uscire fuori, erano le 6:35.

Mi incammino un pò per la strada, e faccio una lunga camminata.

Passo per tutte le case intorno ,cammino e cammino ,addirittura cammino in mezzo alla strada, tanto li non passava mai nessuno ,pur essendoci le strade enormi ,ma il fatto era che abitava pochissima gente li da quelle parti.

Non c'era da meravigliarsi che non si vedesse mai nessuno o nessuna macchina in giro.

Mi piaceva stare fuori, non mi piaceva sempre stare in casa, sempre a fare le stesse cose, volta dopo l'altra, letto,cucina,lavare e quella roba lì.

Ad un certo punto però ,non lontano comunque da casa, incomincio a tornare indietro, perchè ormai camminavo parallelamente al grande stradone, e si stava facendo molto buio, anche se i lampioni ogni tanto si facevano vedere e la strada sembrava meno paurosa.

Quindi cammino e cammino ,ad un certo punto passo la fermata degli autobus sulla mia sistra, e continuo a camminare, supero molti edifici urbani e finalmente vedo una panchina per sedersi.

La panchina si trovava nel parco vicino casa mia.

Entro quindi nel parco ,mi siedo sulla panchina e aspetto.

Aspetto e aspetto e aspetto qualcosa.

Ma non accade nulla.

Sono tutti nelle case, si vedono le luci alle finestre, ma nessuno si affaccia per vedere che c'è fuori e nessuno esce fuori.

Ogni volta che esco ci sono sempre e solo io fuori.

E quindi continuo ad aspettare ,questa volta mi spunta un sorriso sul volto, perchè guardando in alto alto, vedo le stelle che brillano, e quindi comincio a brillare anch'io.

   
 
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