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Autore: Master Chopper    13/05/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 8: To Have Nothing, And Nothing Left To Lose (Final)

“Oath to the Nile: Palazzo del Re del Deserto !”

 

Prima che Sun Wukong potesse sferrare il suo colpo finale sull’inerme avversario, al suono del suo grido, un muro di sabbia si frappose tra di loro.

Ne seguì un altro, dal quale si formò presto una biforcazione di corridoi capace di separare i suoi cloni. Con rapidità frenetica, mura e soffitti stavano venendo generati per intrappolare lo scimmiotto.

Questo ne abbatté uno con un pugno all’istante, soltanto per trovarne dietro uno del tutto identico.

Ben presto fu gettato nel buio, con il rumore incessante di quella strana prigione che si stava espandendo a dismisura.

 

- Ha guadagnato ancora una volta le distanze !- Constatò, iniziando inevitabilmente a sudare per la tensione.

Dai suoi occhi scaturì un bagliore, grazie al quale gli fu permesso di vedere anche nelle tenebre.

Si concentrò: -Riesco a sentire tutti i miei cloni, li posso controllare. Si trovano lontani da me, ma ognuno di loro ha la mia stessa identica forza …-

Un sorriso nervoso si aprì sulle sue labbra quando realizzò quale fosse l’unica alternativa rimastagli. Sollevò il bastone, per poi abbatterlo contro un muro e sfondarlo.

Sapeva che il suo nemico, dopo aver creato quella disperata costruzione, doveva senza dubbio aver esaurito tutte le sue energie. Ciò che lo aspettava ormai era una caccia, o meglio, una corsa contro il tempo. Attraverso la propria mente, sentì come anche i suoi cloni avessero iniziato a buttar giù le pareti che li imprigionavano.

- Io o tu, Ramses? La fine di questa battaglia è vicina, e solo uno di noi potrà essere il vincitore !-

 

In questo modo ebbe inizio la furiosa corsa all’interno di quel labirinto, un territorio sconosciuto e dentro il quale muoversi si rivelò subito fatale: a quanto pare Ramses aveva nascosto alcune delle sue armi come le lance ed i coltelli tra le mura, e queste quando esplodevano rilasciavano fendenti affilati a dir poco impossibili da evitare.

Persino i cloni di Sun Wukong dopo poco iniziarono a diminuire tra le morti più atroci, e lo scimmiotto non fu più in grado di rimpiazzarli a causa dei troppi danni. La sua energia, che persino lui credeva fosse infinita, trovò un limite in quella trappola letale: una battaglia di resistenza era, per la prima volta in vita sua, la debolezza più grande che avesse mai incontrato. 

Ciò nonostante, sanguinando e soffrendo, lui continuava a distruggere qualsiasi cosa gli si parasse davanti con una raffica di colpi. La sua concentrazione era al minimo, non rispondeva nemmeno più al dolore e per questo non si accorse di star avanzando con diverse lame di lance e coltelli conficcate nel corpo.

La terra tremava, scuotendo quella costruzione dentro la quale il suo nemico cercava di contenerlo.

- No!- Si ripeteva la scimmia. - Da oggi io sono colui che spezza ogni gabbia !-

Proseguì fino alla sfinimento.

 

Fu proprio prima che la speranza lo abbandonasse, che trovò lui. Quand’anche si sarebbe aspettato di vederlo rintanato in un altro antro oscuro, rimase stupido dall’accorgersi del posto in cui era giunto. Si trattava di una sala quadrata, con una fila di colonne che centravano la sua visione su di un tappeto, srotolato fino a dei gradini. E lì, su di un piedistallo rialzato, al di sotto di una statua raffigurante un falco con le ali spalancate ed un sole sulla testa, si ergeva un trono.

Ramses II giaceva ripiegato su quel seggio, madido di sudore ed in preda a tremendi spasmi a causa delle ferite riportate. I suoi occhi però non mostravano alcun segno di resa, ed anzi erano rivolti verso l’alto con speranza: stavano guardando una figura, seduta sul trono al posto suo, che gli sorreggeva la testa sulle ginocchia. Era una donna di sabbia immobile, ma ciò nonostante l’inespressivo materiale non riusciva a trattenere la stupenda bellezza di quella raffigurazione: una regina egizia dal portamento fiero, ma che in quel momento ispirava gentilezza e amore.

Dopo qualche secondo Ramses, diventato cieco per le ferite, si accorse dell’ingresso del suo nemico. La sua regina di sabbia crollò, ricoprendolo, perché quell’incantesimo di irraggiungibile perfezione si era dissolto.

 

Non era più in grado di combattere, e nonostante anche Sun Wukong fosse mortalmente ferito, almeno aveva un’arma in pugno e tutte le forze per poterla usare.

“Sei finalmente fiero di te, Sun Wukong? Sei fiero di poter rischiare la tua vita ancora una volta ?”

“Sì. E se non ti avessi mai incontrato sarei ancora confinato in quella prigione senza alcuna sofferenza, senza alcuna fatica… e senza più un sogno da inseguire. Ora che gli dèi hanno finalmente ripreso a guardarmi sono di nuovo qualcuno !” La scimmia impugnò il Nyoi Bo, portandolo al petto. “Avrei voluto conoscerti in vita… Ramses II.”

Il faraone socchiuse gli occhi, ritornando a sorridere.

“Anche io. Ciò non toglie però che ora nessuno ci sta guardando davvero… perché chi è al di fuori sta ammirando qualcosa che rimarrà nella storia.”

Le sue parole suonarono così gravose da rappresentare subito una minaccia alle orecchie di Sun Wukong.

Incespicò, sorpreso: “Cosa dici ?”

Una scossa di terremoto anticipò qualsiasi risposta. Nel momento in cui Sun Wukong riportò lo sguardo sul suo avversario, lo ritrovò nel bel mezzo della più fragorosa risata che avesse mai sentito.

Il faraone rideva, rideva di gusto e per la gioia di essere ancora vivo, contro ogni predizione.

“La più grande costruzione che un faraone possa costruire è una sola… e si tratta della tomba nella quale morirà !”

 

“Ladies and gentlemen… i nostri sfidanti sono spariti da qualche secondo, ma… qui possiamo presagire un esito fuori dal comune !”

Con voce tremante per l’agitazione, i presentatori a stento riuscivano a trovare le parole dopo che qualcosa di sublimemente terrificante era apparso davanti agli occhi di tutti.

L’arena del Ragnarok ormai non esisteva più, perché al suo posto era sorta una gigantesca piramide di sabbia grande alta quanto il colosseo stesso.

“Non ci possiamo credere neppure noi, ladies and gentlemen …”

Ciò che fu ancor più impressionante però, accade subito dopo.

Un’ombra colossale gettò tutti i presenti nell’oscurità e quando alzarono lo sguardo per trovare una spiegazione, rimasero a bocca aperta: un’altra piramide, però capovolta, era sospesa nel cielo.

La sabbia non seppe resistere ulteriormente alla gravità, e quando la punta di quelle due giga litiche costruzioni si incontrarono, iniziarono entrambe a collassare con un urto mostruoso.

Il boato che emise quel crollo generò una pressione così forte nell’atmosfera, da far ringraziare sia agli dèi che agli umani la barriera magica pronta a difenderli da qualsiasi cosa fosse entro i confini del campo di battaglia. Tuttavia, assistere ad una simile distruzione fu un evento tanto catastrofico quanto, inspiegabilmente, glorioso.

- …Farewell… Nefertari…-

 

Durò poco, e tutto ebbe fine nel silenzio. Com’era iniziato, un tappeto di sabbia ricopriva l’arena e qualsiasi cosa vi fosse accaduta sopra il suo vecchio suolo.

Il sole continuava a splendere nel cielo.

 

“Chi …” Adramelech deglutì a fatica un nodo in gola, afferrando il microfono tra le sue mani tremanti.

“Chi sarà sopravvissuto? Ramses II? Sun Wukong ?”

“O forse …” Presagì St. Peter, rabbrividendo. “… nessuno ?”

A quella domanda nessuno sembrava trovare risposta. Davanti a quello spettacolo di devastazione non esisteva orgoglio o superbia che potesse far affermare ad una delle due parti chi fosse senza dubbio il vincitore. Dèi e uomini, per la prima in quel torneo, si contorcevano all’unisono nel dubbio.

Poi accadde: un rombo proveniente dal sottosuolo.

La sabbia si scostò appena, mossa al di sotto da qualcosa che stava risalendo dalle profondità nelle quali era stata confinata. Una salita contro la vita e la morte.

E, incorniciata dai raggi di un sole intramontabile, la fine di quello spettacolo venne segnata definitivamente.

 

Facendo esplodere fragorosamente la sabbia, il bastone Nyoi Bo, trasformato in una gigantesca colonna, eruppe. Attaccato alla sua estremità, ora sollevatasi ben oltre le teste del pubblico, c’era nientemeno che il Re delle Scimmie, Sun Wukong.

Lo scimmiotto, ferito e sicuramente prossimo a perdere i sensi per lo sfinimento, grondava sabbia e sangue dalle sue ferite. Si era staccato brutalmente le lame dal corpo ed i suoi gambali si erano quasi del tutto frantumati, rappresentando così l’unico reperto rimasto della tremenda battaglia alla quale era sopravvissuto.

“LADIES AND GENTLEMEN… siamo finalmente felici di dichiarare che la vittoria… ”  

“… questa volta si aggiudica agli dèi, conquistata da Sun Wukong, Il Re delle Scimmie !!”

Mentre la folla divina per la prima volta in quel torneo festeggiava la vittoria, la scimmia non prestò attenzione a niente di ciò che si trovava sotto di lui.

Né ai suoi simili, che finalmente avevano riconosciuto la sua forza, o agli umani che ora piangevano disperati. Nemmeno il campo di battaglia che aveva solcato richiamava la sua attenzione: ormai ogni cosa che fosse importante ricordare era stata sepolta dal peso della storia.

Piuttosto, colmo di nostalgia per la bellissima esperienza vissuta, Sun Wuong si mise seduto sulla sommità del suo bastone gigante. Sollevò il capo verso il sole, mormorando tristemente:

“È stato un bellissimo spettacolo.”

 

Tra gli spalti di chi aveva conosciuto la sconfitta, spingendosi un passo più vicino alla propria estinzione, lamenti funebri si levavano fino al cielo.

Amonherkhepshef, ora orfano, aveva la testa china ed i pugni premuti sulla pietra. Era sul punto di urlare tutta la sua disperazione, quando due braccia lo cinsero da dietro. Trasalì, ma una voce dolce gli fece vibrare il cuore:

“Mi dispiace… ma almeno sappi che, tuo padre, non è passato inosservato davanti agli occhi di nessuno.” Seppur non riuscì a vederla in faccia, quella persona, una donna, sembrava aver sorriso nella maniera più dolce che conoscesse.

Il giovane si voltò di scatto, ma non trovò nessuno. Sulla sua spalla, dove quella presenza aveva appoggiato il volto, c’erano delle lacrime: “Madre… ?”

Ptah si era già dileguata, abbandonando quel triste funerale di una grande anima appena eclissata.

 

 

Poco dopo, all’interno di una delle sale d’attesa preparate per i combattenti stava avvenendo un interessante dialogo. L’oscurità era rischiarata da un camino acceso, il quale con le sue fiamme illuminava una lunga tavola d’argento e le tende rosse, chiuse in modo da bloccare qualsiasi luce proveniente dall’esterno.

Il tavolo, seppur lungo, presentava solo due ospiti: il primo era il dio misterioso, seduto di spalle al camino, mentre l’altro era così immerso dall’oscurità da non poter esser visto in volto.

Un bambino umano aveva portato una bottiglia di vino, versandone il contenuto al dio.

“E così il prossimo combattente sarai tu. Come ti fa sentire, se posso chiedere ?” Chiese la divinità, sorseggiando il vino per mascherare appena il suo sguardo indagatore con il quale cercava di scrutare nell’oscurità.

“È importante ?” Gli rispose una voce così rauca e cavernosa dall’altra estremità del tavolo, da sembrar proveniente dalle profondità della terra. Quando il dio non gli fornì risposta, la voce proseguì.

“Ho combattuto per tutta la mia vita. Questa è solo un’altra guerra… solo che non è né santa, né altro. Quindi per certi versi è la guerra più sbagliata che abbia mai combattuto, ma anche la più giusta.”

“Sbagliata? Giusta? Cosa intendi ?”

Il bambino intanto si stava dirigendo verso l’altro ospite, solo che l’oscurità gli impediva di percepire quanto fosse lungo il tavolo al suo fianco. D’improvviso, si fu allontanato così tanto da essersi perso. Con il terrore negli occhi si voltò, vedendo la luce del camino lontanissima.

“Intendo che combattere contro un dio mi pareva impensabile… ma se questi dèi sono così crudeli e meschini, allora meritano che io li giustizi senza pietà !”

Quando la voce proveniente dal buio tuonò in quel modo, il bambino sobbalzò: era quanto più vicina potesse aspettarsi. Girò la testa lentamente, trovandosi di fronte una visione che non scordò mai più:

Due occhi cremisi come bracieri, al di sopra di due zanne scintillanti fu tutto ciò che scorse, e gli bastò per svenire dalla paura.

“O-Ohoho! Perdona lo scherzo, giovanotto !” Prontamente l’uomo afferrò il paggetto prima che cadesse, salvando al contempo la bottiglia. “Sono stato proprio cattivo a spaventarti, mea culpa.” Iniziò a canticchiare con fare gioco, dando dei leggeri scossoni al piccolo per fargli riprendere i sensi.

Aveva ritratto le zanne, e persino i suoi occhi ora erano meno spaventosi.

Quando il piccolo rinvenne, scappò via senza voltarsi, suscitando ancora una goliardica risata da parte dei due.

“Comunque, permetti ora a me una questione …” Mormorò l’uomo, sorseggiando ora anch’egli il vino. Una stilla rossastra gli scivolò dalle labbra, posandosi sul suo mento.

“Perché fai tutto questo? Sei un dio, eppure a differenza dei tuoi simili hai voluto dare agli esseri umani una possibilità di contrastare il nostro destino segnato.”

“Bella domanda. Bellissima, sì.” Lo lodò il dio con un sorriso fin troppo caloroso ed accogliente. “ La risposta è che io odio la prepotenza e l’ignoranza di ogni tipo, e senza dubbio decretare tutta l’umanità come degna di venir distrutta solo per qualche crimine, è segno di tutte e due queste viltà.”

Continuò, pulendosi la bocca con un tovagliolo di seta: “Qualcuno doveva pur dimostrare agli dèi che gli esseri umani fossero anche capaci di azioni tanto forti da cambiare la loro storia. Immagino che già di fronte a questa mia dichiarazione non poche divinità abbiano iniziato a tremare… proprio perché loro riconoscono la vostra forza, e la temono. Ed ecco spiegata l’ignoranza e la prepotenza: sono fonti della paura… ma serve comunque equilibrio e giustizia nel mondo, come per gli umani, così per gli déi.”

Di tutta risposta, l’uomo nelle tenebre applaudì con grazia e delicatezza.

“Ammirevole, invero. Hai un gran cuore, il mondo intero dovrebbe esser popolato da gente come te… déi e umani.”

“Quindi tu non odi tutti gli déi ?”

“Assolutamente no. Proprio perché anch’io credo sia sciocco odiare tutti gli umani indiscriminatamente, non faccio lo stesso con gli déi. Però, ahimé, se ne dovrò uccidere uno pur di far sopravvivere i miei simili, dovrei sottrarmene? No, non credo proprio.” Sollevò il calice al suo compagno.

“Che sciocco sarei se sprecassi l’opportunità che mi hai donato !”

Entrambi brindarono.

“A questo punto allora credo che la scelta degli dèi del loro prossimo sfidante calzi a pennello, in modo da non doverti addolorare più di tanto.” Sogghignò il dio, suscitando la curiosità del suo interlocutore.

A questi, dall’altra parte della tavola, venne passato un dispositivo con sopra riportata un’immagine.

 

L’uomo nell’ombra a quel punto piombò in un silenzio glaciale.

Le tende si sollevarono, improvvisamente mosse da un vento innaturalmente freddo, come se stesse trascinandosi dietro la più fredda ed oscura notte della storia. Le fiamme nel camino vacillarono per un istante, prima di sparire per sempre e regalare a quella stanza un buio totale.

L’unica eccezione in quelle tenebre erano due tizzoni accesi, dai quali presero a colare ben presto delle lacrime luminose, dello stesso colore rosso come il sangue.

“Un diavolo …”


Angolo Autore:
Welcome back! Siamo alla fine di questo secondo scontro, che si è concluso con la vittoria delle divinità.
Eh, lo so... scontro breve, o comunque lo sono stati questi ultimi due capitoli. Vi assicuro che i prossimi non saranno così!
Bene così, allora io vi aspetto il 20 Maggio per la prossima fight! Alla prossima!

 P.S: Questa battaglia ha visto l’aggiunta della scena tra Ramses e la statua di Nefertari, grazie all’idea di un mio amico, e lettore. Grazie ancora! Spero vi sia piaciuta!

 

 

   
 
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