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Autore: Dragon mother    13/05/2020    2 recensioni
Isabella sta tornando da una breve vacanza insieme ai genitori. Poco prima di giungere nella sua città, l'auto su cui viaggia precipita in un laghetto. Lei viene salvata miracolosamente ma dei suoi genitori non vi è nessuna traccia... per alcuni anni...
Eccomi qui a ripubblicare questa storia dal mio vecchio account. Tutti i capitoli sono stati revisionati e all'occorrenza corretti.
Spero entrerete a dare un'occhiata.
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Esme Cullen, Isabella Swan | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Charlie/Renèe, Emmett/Rosalie
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Buongiorno ragazze.
Questo capitolo mi è uscito lungo come un papiro, perciò ho deciso di dividerlo per non annoiarvi troppo e per creare un po’ di attesa. Però non sono così cattiva, la prima parte ve la posto adesso e l’altra parte nel tardo pomeriggio, che ne dite?
Bene, io vi ringrazio sempre perché seguite le mie pazzie e vi lascio alla lettura della prima parte.
Vi aspetto nei commenti. Un bacio.
 
 
 
 
Bella
 
La visita della casa per quel giorno si è fermata alla cucina, dove Esme ha preparato per me un gran bel pranzetto.
Dall’antipasto al dolce, senza saltare neanche una portata, ho mangiato tutto ciò che mi veniva offerto.
Non pensavo che la mia pancia potesse contenere così tanto cibo, stavo facendo concorrenza a Emmett, noto da sempre per la sua voracità e ingordigia a tavola.
E la cosa non poteva di certo passare inosservata, ovviamente.
Quindi, mentre infilo l’ultima forchettata in una torta al cioccolato squisita…
“Ehi fratello, Bella si sta dando da fare per buttarti giù dalla poltrona di re mangione, come pensi di difenderti?”
Oh oh Jasper non istigare il can che dorme per favore.
“Oh caro Jasper, prima di battere me, ne deve passare di acqua sotto i ponti. Se Bella è disposta a perdere, possiamo anche organizzare una sfida all’ultima polpetta!”
Già, perché le polpette erano l’antipasto di questo giorno così fantastico e allo stesso tempo così strano.
Quando realizzo ciò che è appena uscito dalla bocca di Emmett quasi mi strozzo con la torta.
Mi affretto a bere un sorso d’acqua e inizio a tossire sonoramente, fomentando l’ilarità del mio fratello orso.
“Vedete ragazzi, stava per strozzarsi con un boccone di torta, figuriamoci se riesce a reggere una sfida di quella portata”
Ehi ehi, ma cosa vai farneticando Emmett, vabbè che ho scoperto solo poco fa la capienza della mia pancia ma questo non significa che non possa reggere una sfida.
Non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa.
E deve saperlo.
“Fossi in te non dormirei sonni tranquilli, fratello” gli dico guardandolo negli occhi.
Suscito risatine di compiacimento da parte di Esme, Carlisle e Jasper e un “oh oh ohhh” da tutti gli altri.
Distolgo lo sguardo da Emmett e passo in rassegna tutti i volti dei miei famigliari: si fissano tra loro per alcuni secondi, quasi come se stessero comunicando silenziosamente tra di loro, sembrano così strani e...
Oh andiamo Bella ma che cavolo pensi, comunicare con la mente???
Sì infatti, che cosa vado a pensare.
In poco tempo torna tutto alla normalità e mi accorgo che il mio fratello orso non scherzava sulla sfida.
Cerco di prendere tempo e gli dico però che ho bisogno di un po’ di esercizio ma che non tarderò a mantenere fede alla mia promessa, si perché Isabella Swan mantiene sempre le sue promesse.
Non temo le sfide, no di certo.
Mentre la macchina per il caffè raggiunge la temperatura, Esme si appresta a riordinare la cucina.
Mi offro di aiutarla ma vengo fermata immediatamente da Edward che tirandomi da parte e apparendo più emozionato di un bambino davanti ai regali di Natale, mi dice che vuole portarmi nella mia cameretta.
Accetto perché anche io non vedo l’ora di scoprire la mia nuova stanza.
Prende le mie borse rimaste all’ingresso e passiamo davanti a diverse porte, alcune chiuse, alcune semiaperte; non faccio in tempo a chiedere, che Edward mi spiega cosa nascondono e mi assicura che visiterò tutta la casa ma che prima vuole portarmi nella mia camera.
Va bene, se è così tanto impaziente ed emozionato lui, come dovrei sentirmi io?
Oh beh lo scopro poco dopo, quando in fondo al corridoio, dopo aver girato a destra e poi a sinistra, mi annuncia che siamo arrivati.
Ok adesso anche a me è salita l’emozione e quasi vorrei buttarmi e aprire quella porta per la curiosità.
Appoggia le borse a terra e apre.
Un piede avanti l’altro mi appresto ad entrare.
La prima cosa che mi colpisce è il letto, inserito perfettamente in una nicchia, con un cassettone porta tutto alla base.
La nicchia è rivestita completamente di pannelli in legno bianco; sul soffitto, come illuminazione, sono stati inseriti tre faretti e sopra la testata del letto sono state ricavate tre mensole sulle quali si trovano già alcuni libri.
Entro nella stanza per poter vedere meglio tutto.
Ai piedi del letto, una sorpresa: una bellissima televisione appesa alla parete, completa di lettore dvd.
Ad occupare l’ultima parete disponibile della nicchia vi è una finestrella con una tendina, perfettamente in tinta con la trapunta.
I miei occhi vagano su quei pochi dettagli come a volersi assicurare che siano proprio lì e siano proprio per me.
Sento addosso lo sguardo di Edward, che silenzioso mi segue.
Mi volto e sorridendo, gli tendo una mano.
“E’ bellissima Edward, sono così felice”
“Mai in vita mia, queste orecchie hanno udito parole più belle” sorride anche lui e stringe la sua mano alla mia.
“Credo però che dovresti guardarti attorno ancora un pò..” mi dice indicando le mie spalle.
Mi volto e i miei occhi si posano su di una poltrona color avorio, un pouf e una cassettiera, tutti della stessa tinta.
Stupendi.
A completare l’arredamento della stanza ci sono poi un tavolino, una sedia e uno specchio.
Il tavolino ha le gambe e i bordi del piano perfettamente intagliati.
Anche la sedia, con la seduta imbottita, ha lo schienale arrotondato e finemente decorato.
Lo specchio poi è davvero particolare: costruito con due rami che si intrecciano tra loro, a formare un cuore.
Non posso fare a meno di soffermarmi su di esso e allungare un dito per toccarlo.
“Ti piace? L’ho costruito io, per te, perché tu possa sempre ricordare il posto che tu occupi per me: il mio cuore.”
Vedo il viso di Edward alle mie spalle riflesso nello specchio e non distogliere gli occhi per guardarlo davvero è impossibile; quando lo faccio so che è altrettanto impossibile non piangere.
Una lacrima scappa al mio controllo e poi un’altra e via un’altra, finchè senza poterle più controllare mi bagnano il viso, scendendo giù fino al mento.
La vista è annebbiata ma posso chiaramente capire che Edward si è avvicinato e poco dopo sento la sua mano raccogliere alcune lacrime.
Quel tocco e quelle dita mi provocano una scossa che mi attraversa il corpo, un’emozione forte e bellissima.
Rimango stranita per alcuni istanti mentre tutto sembra essersi fermato fino a quando mi sento attirare e aderire dolcemente verso quel petto così conosciuto, tanto duro che pare di marmo.
Due braccia mi avvolgono completamente e il mio viso affonda tra le pieghe della sua camicia.
Mi accarezza i capelli e le mie mani si posano intrecciandosi sulla sua schiena.
Un profumo di lavanda mi invade e lenisce il mio pianto, nonostante sia di gioia.
Il suo profumo.
Ho sempre pensato che per me, questo è il posto più bello dove stare, tra le sue braccia, ma so anche che ciò non è sempre possibile.
Qui mi sento al sicuro, amata, capita.
Ed è sempre stato così, tra noi non servono parole per capirci e non serviranno mai.
Basta così poco per me per stare bene e ritrovare un po’ di quella serenità persa ormai da 11 anni.
E come sempre non ho parole se non un timido “Grazie” per fargli sapere quanto sia importante tutto quello che lui e la sua famiglia hanno fatto, fanno e faranno per me.
E come sempre le sue risposte lasciano senza parole.
“Grazie a te di avere accettato questa nuova vita. Grazie a te di essere qui, con me.”
Sussurra quelle parole tra i miei capelli, con quella sua solita dolcezza.
Restiamo cosi ancora per qualche momento finchè sento allentarsi la presa.
“Ora però credo che tu debba vedere ancora un paio di cose della tua stanza, che ne dici? Penso che ti piaceranno più del resto. Così poi ti porto da Alice e Rose.. anche se non vorrei essere nei tuoi panni.. ”mi dice sorridendo dolce.
Annuisco debolmente, a malincuore.
Mi domando poi cosa voleva dire con -Non vorrei essere nei tuoi panni-?
Lo guardo dubbiosa, corrugando la fronte e sto per chiedere spiegazioni quando mi trascina verso due spessi tendoni chiusi.
Nella “confusione” di prima neanche li avevo notati.
“Ecco la prima cosa, sei pronta?”
Annuisco incuriosita, forse più da quel suo modo di fare.
Si avvicina e li tira.
Edward aveva ragione.
Mi sarebbe piaciuto.
I tendoni nascondono una porta a vetri che dà su un terrazzo chiuso da grandi vetrate.
Con una mano abbassa piano la maniglia mentre con l’altra afferra stretto la mia e mi accompagna “fuori”.
E’ stupendo, perfetto.
Al centro c’è un salottino composto da due poltrone, tavolino e divanetto dalla struttura in legno, con grossi cuscini nei quali sarei sprofondata volentieri ben presto.
Sul tavolino, dal piano in vetro, ci sono tre lanterne di ferro intagliate, perfettamente in fila e di tre grandezze differenti.
Anche qui l’illuminazione è composta da faretti incastrati nel soffitto, tra le assi del perlinato.
Nell’angolo a sinistra invece c’è una pianta a me sconosciuta, con foglie di un colore verde acceso, tempestata da tanti piccoli fiorellini rosa.
“E’ stupendo Edward, avevi ragione”
“Mm mm, è vero, avevo ragione. Io ho sempre ragione”
Mi giro a guardarlo e gli scoppio a ridere in faccia, non per quello che ha appena detto ma bensì per la faccia che mi ritrovo a qualche centimetro dalla mia: un misto tra furbetto/divertente/pacioccone.
Lui non pare molto felice della mia reazione.
“Ehi ti stai ancora prendendo gioco di me? Devo ricordarti come è andata l’ultima volta e cioè poche ore fa?”
Di colpo il mio viso si fa serio e ritorno a quella mattina in cui mi ha fatto venire i crampi alla pancia per quanto solletico avevo sopportato.
E’ lui adesso a scoppiare a ridere, guardando la mia faccia.
“Ahahah, scusa Bella ma sei troppo spassosa, ahahah, adesso smetto ahahahah, ok basta”
Il signorino si ricompone sotto il mio sguardo affilato.
Mi invita a tornare dentro dicendomi che non ho ancora visto il mio bagno.
Il mio bagno? Perché, ho un bagno solo mio?
Ok, vediamolo.
Rientriamo e mi fa strada verso una porta socchiusa.
Questa volta invita me ad aprirla: sono sicura che resterò colpita anche dal bagno.
Senza pensarci troppo spalanco quella porta.
La stanza è ampiamente illuminata da una finestra proprio di fronte alla porta d’ingresso.
Sotto i miei piedi scricchiola un parquet marrone coperto quasi interamente da un peloso tappeto bianco.
Al centro della stanza, una stupenda vasca da bagno che sembra uscita da un antico film e attorno alla quale è stato allestito un baldacchino con leggeri teli elegantemente fermati ai quattro lati.
Mi avvicino per toccare e al tatto sembra seta.
A un fianco della vasca, una poltrona e un porta asciugamani; di fronte ma leggermente spostati, ci sono un tavolino, uno specchio appeso tra due applique e un pouf imbottito.
Alle mie spalle una piccola credenza a vetri contiene asciugamani di diverse misure, un accappatoio ben ripiegato e svariati tipi di bagnoschiuma, shampoo, creme corpo e sali da bagno.
Lavabo, wc e bidet a completare l’arredamento.
Sapevo che neanche il bagno mi avrebbe delusa e infatti è fantastico.
Sorrido tra me e me.
Non vedo Edward ma so che come sempre è rimasto alle mie spalle, posso sentire la sua presenza.
E quando mi volto lo trovo intento a fissarmi, come a volermi leggere dentro.
“Mi piace, da morire!”
Continua a fissarmi per poi uscirsene con un’altra delle sue frasi criptiche.
“Forse un giorno ci sarà qualcosa che ti piacerà da morire più di questo”
Oook, mio fratello è sempre cosi enigmatico ma ha anche molte qualità in fondo.
Mi limito ad annuire con la testa e a corrugare le labbra in segno di consenso.
Infatti è gentile e sempre pronto ad aiutarmi perchè si offre di darmi una mano a disfare le valige.
Esatto le valige.
Non ho poi tante cose da sistemare però una mano può fare comodo, sarà divertente… disfare le mie valige?
E vedere le mie mutandine, i miei reggiseni, gli assorbenti… No grazie.
Va beh che sei “mio fratello” ma mi sentirei comunque in imbarazzo.
Alla fine declino gentilmente l’invito e lui sembra restarci male, quindi mi saluta e sta per uscire quando mi accorgo che non ho visto l’armadio.
“Scusa Edward ma l’armadio dove lo trovo?”
“Ah già, prima ho detto che dovevi vedere ancora un paio di cose ma in realtà erano tre. Non lo definirei propriamente armadio bensì -cabina armadio-” e dicendo così apre due ante scorrevoli che nascondono il mio mega armadio.
Una stanza solo per i miei vestiti e le mie scarpe.
Tanti scaffali con tanti ripiani, molte scatole di grandezze differenti, appendini per giacche e appendini per pantaloni, un paio di relle, un grande tappeto al centro della cabina con un grande pouf contenitore.
Se lo specchio era un’idea di Edward e l’arredamento globale dei miei spazi personali in quella casa era di Esme, questa immensa cabina era opera di Alice.
“Alice…”
“Esatto. Ora inizi a capire perché ti ho detto che non vorrei essere nei tuoi panni?”
E inizio a capire sì.
Ero arrivata a casa Cullen con un paio di valige contenenti tutto il mio guardaroba primavera/estate + autunno/inverno e una volta svuotate non avrei occupato neanche 1/3 di tutto quello spazio.
Per cui inizio davvero a rendermi conto di cosa può essere capace Alice Cullen.
Edward mi lascia quindi sola a disfare le valige; mi dice che mi aspetta in cucina e mi chiede se ricordo la strada per arrivarci.
Poi scoppia a ridere.
Gli lancio un cuscino che però colpisce la porta appena chiusa da quel birbante.
Prima o poi me la paghi Edward Cullen.
Sarà meglio sistemare in fretta la mie cose prima che capitan Alice venga a reclutarmi e mi faccia la ramanzina.
Sono un po’ stanca ma questa sera c’è una festa in mio onore e non posso di certo mancare.
In più conoscerò i “nonni”.
In poco tempo riordino tutto e raggiungo la cucina.
Non sbaglio strada e appena metto piede in cucina Alice e Rosalie sono già lì ad aspettarmi. Edward non c’è.
Mi guardo in giro e lo trovo in giardino intento a montare non so cosa.
Sembrano accorgersi che lo sto cercando.
“Edward sta aiutando Jasper a montare un gazebo. Vieni Bella, ti va una tazza di the o di caffè?” mi invita Alice
Pensavo di essere in ritardo e invece…
“Abbiamo ancora un po’ di tempo” mi dice Rosalie che sembra leggermi nel pensiero
“Ok allora una tazza di the, grazie”
Insieme al the prendo anche alcuni biscotti alla panna che Esme ha appena sfornato, sono deliziosi.
Nel frattempo parliamo un po’ della festa ma Alice non vuole darmi troppi dettagli.
Mi dice solo che ha invitato un po’ di ragazzi con cui frequenterò il prossimo anno di scuola, che ci saranno i nonni (i genitori di Carlisle), che ci sarà da ballare, da mangiare e da divertirsi.
E allora che festa sia!
   
 
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