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Autore: FairyCleo    16/05/2020    2 recensioni
Dal capitolo 1:
"E poi, sorprendendosi ancora una volta per quel gesto che non gli apparteneva, aveva sorriso, seppur con mestizia, alla vista di chi ancora era in grado di fornirgli una ragione per continuare a vivere, per andare avanti in quel mondo che aveva rinnegato chiunque, re, principi, cavalieri e popolani".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Goten, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il maledetto
 
Ricordava bene quel giorno terrificante, l’esatto momento in cui aveva preso coscienza di quello che stesse accadendo realmente. Era stato agghiacciante, spaventoso, e non aveva fatto niente per nascondere le sue sensazioni, i suoi sentimenti. I bambini avevano chiesto silenziosamente la sua protezione e Gohan, alla fine, gli aveva dato il suo appoggio, per quanto questo lo avesse umiliato e ferito.
Non sapeva neppure perché quell’episodio fosse riaffiorato così all’improvviso. La notte si divertiva a tormentarlo con ricordi, memorie, e a nulla valeva la stanchezza di una giornata trascorsa a spaccarsi la schiena per il padrone. Sembrava che la sua vita dovesse essere vissuta solo per servire. Che si trattasse di una lucertola galattica con manie da megalomane o un essere umano disgustoso e approfittatore, sembrava che fosse destinato a inginocchiarsi davanti a qualcuno.
Si era inginocchiato, quel giorno? No. Non lo aveva fatto. Certo, era caduto per terra, si era sentito sopraffare da quel potere crescente e spaventoso, ma non aveva ceduto. Aveva fatto sentire a gran voce i suoi pensieri, aveva detto ciò che credeva con veemenza e convinzione, ma non era servito a niente. Non avrebbe potuto fermarlo neanche volendo, lo aveva capito sin da subito, ma il senso di responsabilità verso chi era palesemente dipendente da lui lo aveva spinto a fare l’impensabile. Adesso, dopo più di un anno, si chiedeva che fine avesse fatto la sua forza di volontà, dove avesse nascosto la grinta che lo aveva da sempre contraddistinto, si chiedeva dove fosse finito il principe dei saiyan.
 
Ieri…
Continuava a urlargli contro.
Continuava ad accusarlo di essere la causa di tutto quel trambusto, continuava a dirgli di andarsene, che se non lo avesse fatto sarebbero svaniti tutti nel nulla, che avrebbero fatto la stessa fine di tutti gli altri, ma proprio non riusciva a capire. Non aveva mai brillato per la sua intelligenza, ma non era neanche così stupido come voleva far credere. Ma Goku non poteva davvero credere che la scomparsa di tutte quelle persone e il suo ritorno in vita fossero due cose collegate. Non poteva essersi trasformato in una specie di mostro succhia-vita. Non poteva essere diventato esattamente come Cell!
 
“Papà, che vuoi fare?”.
 
Sembrava che la voce di Gohan non lo avesse minimamente raggiunto. Aveva paura, Goku? Sicuramente. Sapeva che sarebbe stato odiato da tutti, persino dal suo primogenito, forse. Ma non poteva lasciarli e scappare via come un codardo. Se lo avesse fatto, e se fosse capitato loro qualcosa di peggio che perdere i propri poteri, non se lo sarebbe mai perdonato. Del resto, era l’unico in grado di proteggerli. Tutti. Persino Vegeta.
Incurante delle parole del principe, Goku aveva ripetuto i gesti di poco prima, ma stavolta non lo aveva condotto nella stanza accanto: lo aveva adagiato sul letto ove poco prima giaceva la sua sposa. Non avrebbe permesso a Vegeta di opporsi. Non avrebbe permesso a nessuno di mandarlo via. Anche se fosse stato vero ciò di cui lo aveva accusato, non li avrebbe lasciati. Mai, per nessuna ragione al mondo.
 
“Fai piano…”.
 
Trunks aveva supplicato il saiyan dai capelli a palma di trattare con le dovute accortezze il suo papà. Il bambino aveva perso sua madre, i suoi nonni, sua zia Chichi. Gli restavano solo suo padre, Gohan, Goten e – purtroppo per lui – Goku. In un’altra circostanza avrebbe fatto ferro e fuoco per difendere il suo adorato papà, per evitare che Kaharot posasse le sue zampacce su di lui. Era certo che Vegeta sarebbe stato allo stesso tempo orgoglioso e restio nel vedere qualcuno lottare per lui, ma non gli sarebbe importato. Avrebbe tirato fuori le unghie, mostrano al nemico di essere un autentico leone. Purtroppo, però, in quel momento Trunks non si sentiva altro se non un gattino indifeso e anche un po’ malaticcio. Come avrebbe potuto ruggire quando era appena in grado di miagolare?
 
“Non voglio fargli del male, Trunks… Non voglio farne a nessuno di voi”.
 
Goku era sincero. Potevano percepirlo tutti chiaramente, e nonostante avesse cercato di divincolarsi, Vegeta non era stato in grado di opporre resistenza alcuna: Goku avrebbe potuto fare di lui quello che voleva, avrebbe potuto fare di chiunque quello che voleva.
 
“Perché questo imbecille non capisce? Perché ha deciso di tormentarci in questo modo? Che hai in quella zucca, Kaharot? Il criceto che cammina su quella ruota cigolante si è suicidato? Tsk!”.
 
Sua altezza reale aveva accennato una specie di smorfia simile a uno dei suoi sorrisi sadici prima di svenire nuovamente, e Gohan non aveva potuto fare a meno di notarlo. Chissà a cosa stava pensando, Vegeta… E se la febbre lo avesse fatto uscire di senno? Se stesse delirando? Poteva davvero essere che suo padre fosse la causa della sparizione della maggior parte della popolazione limitrofa? Forse, effettivamente, era un po’ azzardata come ipotesi… Sicuramente, come accusa era gravissima, ma quando mai Vegeta si era posto problemi nel rivolgere alla sua nemesi le peggiori accuse?
Era pur vero che non lo avesse mai infangato con menzogne e illazioni né da vivo né da morto, ma quello era un caso del tutto eccezionale. Erano fragili e indifesi, e quante volte aveva sentito ripetere al principe dei saiyan che odiava Goku per avergli risparmiato la vita durante il loro primo scontro sulla Terra? Che non gli avesse ancora perdonato la gentilezza che aveva percepito come un disonore?
 
“Gohan, devo andare da re Kaioh”.
“Eh? Ma papà, hai detto che non ti è stato di nessun aiuto, prima…”.
“Sì, lo so. Ma hai visto quello che è successo a tua madre, no? E hai sentito ciò che ha detto Vegeta…”.
“Sì, ma…”.
“Senti, figliolo, non sto dicendo che abbia ragione, ma devo capire che sta succedendo, o devo almeno provarci. Non vorrei lasciarvi qui, da soli. So che siete completamente incapaci di difendervi, se il nemico dovesse palesarsi. Solo gli dei possono sapere quanto mi pianga il cuore nel dovervi lasciare qui, ma non ho alternative. Non sono in grado di capire da solo quello che mi sta succedendo e…”.
“E…?”.
“Niente”.
 
Avrebbe voluto dirgli: “e se Vegeta avesse ragione, per voi rappresenterei la minaccia più grande”, ma aveva preferito tacere.
 
“Te ne andrai di nuovo, quindi?”.
 
Era stato Goten a porre quella domanda apparentemente così innocente ma traboccante di pesanti implicazioni. Il mezzo-saiyan identico a Goku lo aveva guardato con tanta intensità da metterlo a disagio. Non lo stava accusando, non stava pretendendo da lui qualcosa che non poteva dargli, no. Aveva semplicemente sottolineato quello che sarebbe avvenuto di lì a poco. Purtroppo però, inspiegabilmente, Goku aveva avvertito come una fitta al cuore, una fitta così dolorosa da togliergli il respiro.
 
“Tornerò presto. Ve lo prometto”
 
“Fidatevi di me” – avrebbe voluto aggiungere, ma si era morso la lingua pur di non dire qualcosa che avrebbe potuto torcerglisi contro e aveva posato due dita sulla fronte, prima di sparire verso la meta che si era prefissato.
 
Quella volta, Son Goku aveva fatto una promessa che avrebbe mantenuto a costo della sua stessa vita. Quella volta, Son Goku sarebbe tornato da chi amava più di ogni altra cosa al mondo.
 
*
 
Era arrivato a destinazione in meno di un battito di ciglia. Conosceva talmente bene la posizione del minuscolo pianeta di re Kaioh da non avere neanche più bisogno di percepire l’aura di quest’ultimo. Goku avvertiva quel pianeta come vivo, come suo, e gli era bastato concentrarsi sull’energia emanata dal nucleo per potersi materializzare sul fresco prato sempre perfetto.
 
“Sei arrivato, figliolo. Bentornato”.
 
Il buffo sovrano che regnava su quella porzione di Aldilà non aveva tardato a mostrarsi. Certo, quel pianeta era talmente piccolo da rendere impossibile qualsiasi tentativo di celarsi, ma sembrava che lo stesse aspettando.
Goku, dal canto suo, non era stato in grado di celare il sorriso: si sentiva bene, quando si trovava lì, si sentiva a casa, e la presa di coscienza di ciò aveva tramutato quel timido sorriso in sconforto. Forse, alla fine, era vero che per tutto quel tempo non aveva avuto intenzione di tornare sulla Terra.
 
“Re Kaioh, la prego, mi dia una mano. Ho bisogno che mi aiuti a capire, che mi dica che cosa sta succedendo sulla Terra. Sono tutti spariti, soprattutto donne e bambini! La gente ha paura! Chichi si è dissolta davanti ai miei occhi, i ragazzi sono stati privati delle loro doti e della loro forza e Vegeta… Sì, lui, ecco…”.
“Calmati figliolo. Prendi un respiro o finirai per rimanerci secco un’altra volta”.
“Urca! Sì, è vero. Non so perché sono vivo! Non l’ho chiesto io… Mi dispiace”.
“Lo so… Ma vieni qui, stai calmo… Proveremo a capire cosa sta succedendo”.
“Va bene, ci proverò, ma dobbiamo fare presto! Vegeta sta male, re Kaioh. Molto male”.
“Figliolo… Vieni con me. Sono certo che una buona tazza di tè ti farà bene… Su…”.
“ma… Re Kaioh… Io avrei un pochino di fretta, e…”.
“Insisto…”.
 
Come avrebbe potuto dirgli di no?
 
“Vieni in casa… Ti prometto che proveremo a venirne a capo”.
 
Sperava davvero che ci sarebbero riusciti.
E se il suo maestro gli avesse detto che i sospetti di Vegeta erano fondati? Se il principe avesse avuto ragione, che avrebbe dovuto fare?
 
“Chissà che staranno facendo sulla Terra… Urca! Spero che stiano bene”.
 
*
 
“Credete che papà scoprirà qualcosa di utile?”.
 
Gohan era irrequieto. Da quando Goku era andato via, Vegeta sembrava essersi tranquillizzato. Non si era più lamentato durante il sonno, e anche la temperatura sembrava essersi abbassata di colpo.
Trunks e Goten non avevano abbandonato il suo capezzale neanche per un istante, asciugandogli la fronte imperlata di sudore e sistemandogli le coperte in modo da non fargli prendere freddo.
Era talmente magro e pallido… Abituati a vederlo sempre al meglio, forte e vigoroso, impassibile e forse incapace di ammalarsi, era stato motivo di sgomento e sconforto, per loro, vederlo così fragile, vederlo così umano.
 
“Sembra che stia un pochino meglio” – aveva detto Goten a mezza voce, temendo di pronunciare le ultime parole famose.
“Sì, anche a me…” – Trunks aveva preso coraggio e si era sdraiato al suo fianco a pancia in giù. Non gli aveva staccato gli occhi di dosso neanche per un istante, si era persino rifiutato di sbattere le palpebre con il solito ritmo, temendo che in quel brevissimo istante sarebbe potuto accadere il peggio. Sì, sembrava che suo padre stesse meglio e, se doveva proprio essere sincero, anche lui sentiva di essere un po’ meno stanco di prima.
 
“Che pensate che stia facendo, papà?” – aveva chiesto Gohan. Da quando Goku era andato via, il maggiore dei suoi figli aveva fissato un punto imperscrutabile nel bel mezzo della volta celeste. Si era sempre domandato dove fosse, esattamente, l’Aldilà e come fosse fatto. Non aveva mai osato chiedere a suo padre di descriverlo, e quando era più piccolo aveva sempre immaginato un luogo meraviglioso immerso nel bianco dove i defunti avevano grandissime ali candide e potevano spostarsi da una parte all’altra senza fatica. Aveva immaginato montagne di dolci e altre delizie, prati dall’erba sempre verde e fiori dai colori e dal profumo inimmaginabile. Per non parlare della gioia: Gohan aveva sempre creduto fermamente che le persone si sarebbero rincontrate lì, una volta passate a miglior vita, e che avrebbe finalmente potuto conoscere nonno Gohan, quando anche lui avrebbe esalato il suo ultimo respiro. Sarebbero stati tutti giovani e in salute, e sarebbero stati insieme, a trascorrere il resto dell’eternità a ridere e a essere felici.
Col tempo, però, aveva smesso di credere a quella favola che amava raccontarsi la sera, quando da bambino immaginava la vita svolta da suo padre. Goku non aveva le ali, e non gli aveva mai parlato delle persone che aveva incontrato. Mai. E anche se lui non aveva osato chiedergli niente, era certo che quelle fossero solo le fantasie di un moccioso a cui mancava suo padre. Nell’Aldilà nessuno si sarebbe ritrovato. Soprattutto se questo qualcuno aveva vissuto la propria vita nel peccato.
 
“Non lo so, ma spero possa cavarne un ragno dal buco. Non abbiamo la più pallida idea di quello che stia succedendo, fratellone…”.
“Già… Ma…”.
“Ma?” – gli aveva chiesto suo fratello. Già, ma. Goten – proprio come Gohan – aveva tanti di quei ma da poter riempire pagine e pagine di quaderni. Avrebbe mai avuto risposta a questi suoi ma? Temeva che ciò fosse ormai impossibile.
Il piccolo Son era completamente sfiduciato. Verso le persone, verso il destino, verso il mondo, persino verso gli dei. La sua mamma gli aveva detto che non lo avrebbe mai abbandonato e che gli dei lo avrebbero vegliato dall’alto ogni singolo istante, ma le cose erano andate esattamente in direzione opposta: lei era sparita nel nulla, lo stesso era accaduto a Dende e questo famoso re Kaioh… Bè, lui sembrava più inutile di tutti loro messi assieme.
 
“Insomma… Credete davvero che quello che ha detto Vegeta possa essere… Possibile?”.
 
Gohan non riusciva a credere di aver dato voce ai suoi pensieri davanti ai bambini. Fomentare quell’accusa infondata significava aumentare in loro il dubbio, e lui sarebbe dovuto essere quello che avrebbe dovuto dissiparli! Che gli era preso? Esitare in quel modo davanti ai bambini, accusare – anche se indirettamente – suo padre… Quella situazione doveva averlo per forza fatto uscire di senno.
 
Il silenzio dei piccoli aveva contribuito solo ad accrescere il suo disagio. Perché né Goten né Trunks si erano espressi a riguardo? Che stessero vivendo il suo stesso tormento?
 
“Papà non ha mai detto una cosa tanto per dirla, Gohan… Dovresti saperlo” – aveva detto Trunks senza neanche voltarsi dalla sua parte: guai se avesse perso anche solo un respiro di suo padre.
“Sì, ma non siamo infallibili… Vegeta si è sbagliato tante volte…”.
“Sì… Lo so. Nessuno di noi lo è”.
“Per questo chiedevo… Io… Voglio dire…”.
“Sai cosa stavo per fare, ieri, Gohan? Stavo per evocare Shenron e stavo per chiedergli di esaudire il più grande desiderio di Goten… Tu sai qual è, non è vero?”.
 
Entrambi i Son avevano trattenuto il respiro. A cosa si stava riferendo Trunks?
 
“Che volevi fare, Trunks? E che stai dicendo? So che lo sai, lo so. Ma ti prego, non tradirmi davanti a Gohan… Non farlo. Lui non capirebbe. Ti prego, amico mio… Ti prego, fratello. Ti prego”.
 
“Ma poi mi hanno fatto capire che stavo sbagliando. O forse, l’ho capito da solo… E non ho fatto più niente. Solo che papà ha detto più volte la stessa cosa. Ne è fermamente convinto… E non credo che si stia sbagliando, ragazzi… Voi… Non vi sentite un pochino meglio?”.
 
Non era stato del tutto sincero con loro, ma il suo discorso aveva fatto presa sulle menti provate di entrambi i fratelli Son. Goten aveva tirato un respiro di sollievo nell’aver udito le parole di Trunks: grazie al cielo non aveva tradito la sua fiducia. E poi, doveva ammettere che avesse ragione. Da quando Goku era andato via, si sentiva meno stanco. Quella era certamente una prova che remava a favore di Vegeta, ma poteva essere abbastanza per incriminare Goku?
 
“Io… Io… Devo ammettere che hai ragione… Oddio. Hai proprio ragione”.
 
Perso com’era nei suoi pensieri, Gohan non si era neppure reso conto di aver smesso di sanguinare dal naso e che la spossatezza che provava si fosse attenuata.
 
“Pensi che sia un segno, fratellone?”.
“Purtroppo non sono in grado di rispondervi, ma se fosse così… Se fosse vero che papà, in qualche modo, ci abbia privato dei nostri poteri e delle nostre energie, questo vorrebbe dire che…”.
“Che non-non potrebbe più avvicinarsi a noi”.
 
Lo aveva detto con un filo di voce, a occhi chiusi, ma era stato abbastanza per far sì che i ragazzi potessero sentirlo.
 
“Papà! Stai bene, papà? Oh, che bello!”.
 
Trunks aveva le lacrime agli occhi, e lo stesso valeva per Goten. Vegeta aveva finalmente ripreso conoscenza, era di nuovo lì con loro.
 
“Tsk! Pensavi davvero che un Kaharot succhia-energia-vitale avrebbe potuto uccidermi, Trunks?”.
 
Aveva aperto gli occhi, ancora un po’ dilatati, e dopo averli strizzati per il forte impatto con la luce artificiale che inondava la stanza lo aveva rifatto, abituatosi finalmente a quel repentino cambiamento.
 
“Vegeta, stai meglio? Vuoi dell’acqua? Tieni… Bevi”.
 
Goten non aveva esitato neanche per un istante e aveva preso il bicchiere ancora pieno mai toccato da sua madre per porgerlo al saiyan appena rinvenuto. Senza farselo ripetere due volte, Vegeta aveva afferrato il contenitore cilindrico e ne aveva bevuto il contenuto tutto d’un fiato, prendendo poi un lungo respiro prima di posare i piedi a terra.
 
“Vegeta, forse non è il caso di alzarsi subito…”.
“Tsk! Ti preoccupi per me, Gohan? Non pensi che bastino già loro due?”.
“Ma, papà…”.
“Piantatela. E vestitevi. Anzi, preparate degli zaini. Azzererò quello che resta della mia aura, così non potrà localizzarci”.
“Prego?” – aveva detto Gohan, incredulo.
“Dobbiamo andare via prima che lui faccia ritorno”.
“Cosa dici, papà?” – Trunks era certo di aver sentito male.
“Obbedite, subito. O rimarrete qui”.
“Ma, Vegeta… Non possiamo! Che ti salta in mente? Papà non è un mostro! Tu continui ad accusarlo ma non hai le prove e…”.
“Tsk! Quale altra prova ti serve, ragazzo? Quale? Tua madre è sparita davanti ai nostri occhi! Vuoi che capiti anche a noi?”.
“Ma…”.
“Possibile che non lo abbiate ancora capito? Lui è tornato in vita e nello stesso tempo noi abbiamo perso i poteri e metà delle persone che vivono in questo stato sono sparite! E si trattava soprattutto di donne e bambini! Siete capaci di fare due più due o no?”.
“Che stai dicendo, Vegeta? Cosa?”.
 
Avevano tutti il cuore in gola, e questo perché si erano resi perfettamente conto che il discorso del principe fosse più che sensato.
 
“Tsk! Sono consapevole da tempo di non avere i mezzi per sconfiggere tuo padre. In tutti questi anni non ho fatto altro che rimanere fermo, immobile. Ho costretto me stesso a essere chi non ero, ma quando l’ho visto tornare, in me si era riacceso qualcosa. Per un breve istante, avevo creduto di poter tornare a combattere. Ero andato nel deserto perché… Non lo so neanche io. Forse per schiarirmi le idee, forse perché l’istinto mi stava portando da quel decerebrato per spaccargli le ossa. Ma poi… Poi è successo quello che sappiamo. E porca miseria, Gohan, da quando si è avvicinato a noi, a me, le cose non hanno fatto altro che peggiorare. Possibile che ti rifiuti di vederlo?”.
“Ma… Io… Io non posso credere che papà lo abbia fatto di proposito, laddove fosse vero. Non posso e basta”.
“Allora resta qui, Gohan. E prenditi la responsabilità di quello che stai facendo. Aspetta che tuo padre torni, e lasciati uccidere da lui. Hai un fratello a cui badare, ma sembra che tu abbia deciso di trascinarlo nelle sabbie mobili con te. Trunks, prendi le tue cose e sbrigati. Noi andremo via, adesso. Kaharot si è preso tutto ciò che era mio. Quel maledetto lo ha sempre fatto! Si è preso il mio orgoglio, la mia leggenda, la mia Bulma. Non permetterò che si prenda anche Trunks”.
 
Lo aveva detto ad alta voce. Lo aveva ammesso con un candore che non credeva di possedere. Aveva sempre pensato che se avesse espresso i suoi sentimenti si sarebbe sentito debole, vulnerabile, ma aveva capito di essersi completamente sbagliato. Vegeta si era sentito forte come mai prima di allora. E, stranamente, si era sentito sereno.
 
“Papà… Io non voglio lasciare Goten”.
“Deve lasciar decidere lui, Trunks. Se venire con noi, o aspettare qui che quel maledetto ritorni”.
 
Vegeta non poteva sapere che, in quello stesso istante, sul piccolo, minuscolo pianeta di re Kaioh, la strega Baba fosse appena giunta a bordo della sua sfera. Non poteva sapere che avesse obbligato il sovrano e i suoi compagni a farsi scudo dietro di lei per proteggerli dall’ultimo che avrebbe voluto fare loro del male.
 
“Stai indietro, Goku, te ne prego!”.
“Baba, ma perché? Perché avete tutti paura di me?”.
“Perché, tu, figliolo, sei stato maledetto”.
 
Continua…


 
Ragazze/i,
Sono di nuovo in super-mega ritardo!
Perdonatemi, ma la fase 2 mi ha completamente scombussolata. La scorsa settimana sono saltate tutte le cose che avevo in programma. Che allegria!
Spero di essermi fatta perdonare, a ogni modo!
A presto!
Un bacino
Cleo
   
 
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