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Autore: Ramo97    18/05/2020    2 recensioni
Seguito di "Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino".
Harry, dopo i fatti dell'anno precedente, si ritrova momentaneamente sollevato dalla direzione degli Auror.
Teddy, Anne, Baston, Eva e Bartemius iniziano il loro secondo anno e si trovano ad avere problemi con il Potter Club, un club elitario di Grifondoro che si dichiarano gli eredi del Prescelto.
In tutto questo iniziano strane sparizioni nelle vicinanze di Hogwarts che, nel silenzio, portano la firma del Maestro.
PUBBLICATA ANCHE SU WATTPAD
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ted Lupin'
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Capitolo 9: Diagon Alley

- In piedi! - trillò una voce, svegliando di soprassalto Teddy. Subito dopo venne un rumore di tende scostate e la luce gli inondò la faccia.
- Harry... per favore... - guaì il ragazzo, girandosi dall'atro lato.
- Dai, in piedi!
- Lasciami stare...
- Ok, io ci ho provato. Fred, entra pure, è tutto tuo.
Teddy scattò e si buttò fuori dal letto, aspettandosi da un momento all'atro cadergli addosso. Ma quando si guardò intorno notò che non c'era ombra di Fred. Il suo padrino, invece, era scoppiato a ridere.
- Sembri proprio Ron da giovane! Aveva il terrore dei gemelli!
- Non sei divertente, Harry! E poi che diavolo ci fai qui?
- Oggi andiamo a Diagon Alley a prendere i libri!
- Questo lo so. Ma perché vieni con noi?
Pleniluio entrò gracchiando dalla finestra e guardò malamente Harry.  - Quel corvo fa davvero paura, te l'ha mai detto nessuno?
Teddy alzò un sopracciglio, assonnato. Quel corvo aveva molte cose strane.
- Non hai risposto alla mia domanda.
- Visto che tutti lavorano, quest'oggi tocca a me portarti.
Quando Teddy si riprese del tutto dall'innervosimento mattutino, trovò quella notizia molto bella. Da quando aveva iniziato ad andare a scuola aveva ridotto di molto il tempo passato con il suo padrino. Anzi spesso si erano visti in occasioni non proprio felici, come suicidi di centauri o invasioni di Mangiamorte. Sarebbe stato carino passare una giornata con lui.
- Ci sono anche io - disse George Weasley, entrando con una piroetta in cucina. Baston ed Eva erano ritornati a casa loro qualche giorno prima, lasciando solo Teddy e Fred in quella casa.
- Quindi siamo io, te, Harry, papà, Dromeda e chi? - gli chiese Fred.
- Eva, Anne, Baston e le loro madri. Che io sappia.
- Ah quindi ci sarà Alischisfiscia!
Fred sembrava sul piede di guerra.
- Chi è Alischifiscia? - chiese il padre incuriosito.
- La sorella di Baston. Sua mamma stava davvero con zio Percy?
George scoppiò a ridere - Eh già! Gliel'hai fatto pesare?
Fred annuì.
- Bravo il mio figliolo! Qualcuno vuole una Cioccoshock? E' il nuovo prodotto dell'azienda delle Cioccorane. Dal mio punto di vista è molto meglio, le posso aprire tranquillamente senza trovare il faccione stupido di Ron dentro! Qualcuno ne vuole una?
Harry si catapultò verso George e ne prese una mezza dozzina, per poi iniziare a mangiarle con gusto.
- Sì, ti prego. Quella pazza di tua sorella ha bandito tutti i dolci da casa. Dice che vuole che i suoi figli crescano sani. Per non parlare del cibo normale. Un tempo mi divertivo a cucinare, ora mi ha obbligato a cucinare seguendo la dieta che ha fatto per tutti.
George fece una faccia schifata - Noi da piccoli siamo cresciuti senza dolci. Eppure non mi sembra che siano tutti sani: guarda Percy, Ron e Ginny!
Harry annuì sconsolato.
- Io l'avevo detto che doveva andare in Serpeverde.
- Zia Ginny in Serpeverde?
Tutti sembravano sorpresi.
- Sì, io e Fred al suo primo anno accettavamo scommesse. Eravamo sicurissimi.
- Ron non me lo aveva mai detto!
George sorrise - Gli sarà sfuggito. Anche se non so come abbia fatto, visto che avete seguito il suo smistamento con molta attenzione, mentre distruggevate la Ford Anglia di papà. Comunque era proprio della giusta quantità di iena per essere Serpeverde.
Teddy sorrise. Aveva notato che da parte di tutti i vecchi c'era un certo pregiudizio nei confronti di Serpeverde. Quasi tutti in famiglia erano Grifondoro. Gli unici non Grifondoro, a eccezione di zia Audrey, la moglie di Percy, che era Tassorosso, erano nella famiglia di Teddy. Sua nonna Andromeda era una Serpeverde, mentre suo nonno Ted e sua mamma erano Tassorosso.
Teddy, però, non era così critico nei confronti di quella Casa. Eva e Bartemius erano Serpeverde, come lo erano stati sua nonna, ma anche Severus Piton e Malocchio Moody. C'erano effettivamente molti maghi oscuri in Serpeverde, ma il giudizio che aveva la sua famiglia era fin troppo severo.
- Comunque abbassa la voce - disse Harry a George - fuori c'è Jim Irons, che fino all'anno scorso era Serpeverde.
- E ora cos'è?
- Un Auror.
- Ah, di bene in meglio. Sai una volta Luna è venuta nel mio negozio.
Harry guardò il cognato un po' stranito - E che c'entra con i Serpeverde?
- Era con suo marito Rolf e con il nonno di lui. Non so se ti ricordi Newt Scamander? Quello del libro che si usava per Cura delle Creature Magiche...
- Ah, certo: Animali Fantastici e dove trovarli! Sai che gira voce che al Ministero ci siano dei documenti secretati che attestano il suo ruolo nella caduta di Grindelwald?
- Quello strambo vecchietto? No, non ci credo minimamente. Comunque Luna o suo marito, ora non ricordo, disse la parola Auror e il commento di Scamander fu: "Quelli che risolvono ciò che non capiscono con l'uccidere". Mi ha fatto scassare.
- Hey! non siamo così. Forse Crouch e Scrimgeour lo erano.
Andromeda scoppiò a ridere. Harry la guardò, stupito.
- Che c'è da ridere?
- Beh basta aver letto un po' su Scamander per sapere che sua moglie è un'ex Auror americana. Comunque non vorrei interrompere la vostra bellissima discussione. Ma visto che noi Serpeverde, a quanto pare, siamo tutti brutti e cattivi, vorrei farvi notare che tra poco dobbiamo partire. Quindi muoviamoci.
George e Harry abbassarono gli occhi come due bambini. A volte parlare male dei Serpeverde non era ben visto.

*

- Annie sveglia!
Sua madre la stava scuotendo leggermente. La ragazzina aprì gli occhi. Si trovava nella sua cameretta. La stanza era di un giallo tenue con una porta finestra che dava su un balcone. Da una parte stavano una scrivania e un grosso armadio, mentre dall'altra il suo letto. A lato del suo letto erano appesi sulle pareti pallide una grande quantità di foto. Alcune ritraevano Anne quando era molto piccola: vecchie foto con amici delle scuole elementari, della recita studentesca e degli allenamenti di atletica. Altre invece erano recentissime, e vedevano Anne vestita con una strana divisa nera dotata di mantello, insieme a tutta una serie di persone vestite allo stesso modo. La cosa più strana, però, non era il vestiario, né i capelli azzurri di un ragazzo che posava con lei, ma il fatto che quelle foto si muovevano. I personaggi se ne andavano, tornavano, dormivano. Questa cosa aveva creato reazioni diverse nei suoi genitori. Sua madre stava a fissarle ogni volta che entrava in camera sua, molto divertita. Suo papà invece era piuttosto spaventato.
- Che ore sono, mamma? - disse con la voce piuttosto assonnata.
- Le otto, tesoro.
- E perché mi svegli alle otto?
- Perché oggi si vanno a comprare i libri di testo!
Anne scattò a sedere, improvvisamente sveglia. Questa era la notizia che stava aspettando dalla fine della scuola.
Più di tutto voleva vedere i suoi amici, ma non si era sentita di abbandonare la sua famiglia anzitempo. Entrambi erano stati molto preoccupati per l'incidente del centauro, e lei aveva fatto molta attenzione a non dire niente di quello che era successo a fine, come non le aveva detto dell'attacco della megera. Però i suoi amici gli mancavano. Si era sentita molto spesso via gufo con Ted, Baston e Bartemus, ma era impaziente di vederli.
Quel giorno avevano dato conferma Ted (che avrebbe portato anche un suo cugino), Baston ed Eva, mentre Bartemius aveva detto che non sarebbe passato. A quanto sapeva Anne, Harry, cugino di suo padre e padrino di Ted, non andava molto d'accordo con Draco, il padrino e tutore di Bartemius. La famiglia di Draco era stata una delle principali sostenitrici di Voldemort, il mago oscuro sconfitto da Harry. Così aveva letto quell'estate nel libro Storia della magia moderna - edizione aggiornata, un libro che aveva comprato via gufo nelle ultime settimane a Hogwarts. Un libro che le era stato molto utile, visto che era l'unica Nata Babbana nel suo gruppo di amici e non capiva tutta una serie di riferimenti che Ted, Bartemius, Baston ed Eva davano per scontati.
Mai avrebbe pensato, la prima volta che aveva scoperto di essere una strega, che poco più di dieci anni prima la scuola in cui studiava fosse stato un campo di battaglia. Se non avesse incontrato i Mangiamorte, mai avrebbe creduto che ci fossero delle persone cosi malvagie. Eppure l'anno prima ne aveva avuto la lampante rappresentazione, con degli incubi che la sconvolgevano ancora, qualche notte.
Bartemius sembrava quello più colpito e questo lo avesse fatto ricadere ancora di più in una fredda determinazione. Quei Mangiamorte erano lì per lui, per riprenderselo. Come se Bartemius non fosse una persona, ma un oggetto di proprietà dei Mangiamorte. Questo per una fantomatica questione di sangue, ovvero che Bartemius era figlio di uno di loro.
Questa questione del sangue, aveva letto nel libro, era molto diffusa nel secolo scorso. L'apparato ideologico dei Mangiamorte si basava sulla purezza del sangue: un mago era Purosangue se figlio di due maghi di lignaggio magico, Mezzosangue se figlio di un mago e un babbano e Sanguemarcio se figlio di due babbani. Poco più di dieci anni prima, lei sarebbe finita ad Azkaban, la prigione dei maghi, con la sola colpa di essere figlia dei suoi genitori.
Bartemius non c'entrava niente con la convinzione del padre. Era una delle persone più buone e sensibili che Anne avesse mai conosciuto. Però parlava ai serpenti, cosa che non lo avrebbe reso ben visto, se si fosse venuto a sapere.
Anne si alzò dal letto ce si diresse in cucina per fare colazione.
- Papà dov'è?
- Ha gli allenamenti, quindi non riesce a venire.
Dudley era un giocatore professionista di rugby, quindi aveva allenamenti quasi tutti i giorni.
- E Charles?
- L'ha portato stamattina dai nonni.
Jane era entrata in maternità dalla nascita di Charles, ma quando avevano qualche impegno si trovavano spesso dai nonni, che da poco più di dieci anni si erano trasferiti ancora a Londra.
- Noi dove ci troviamo?
- Al Paiolo Magico, quel pub dove siamo passati l'anno scorso.
- Intendi quello con il muro che si apriva?
- Quello mamma.
- Ah allora dovrai riportarmici tu, non mi ricordo tanto bene dove fosse. Eppure di solito mi so orientare.
Anne sorrise - Immagino che sia fatto per tenere alla larga i babbani. La stessa Hogwarts è protetta da incantesimi simili.
- Che bellezza la magia! - disse Jane con un sorriso sognante, per poi fare un sorriso complice alla figlia - Non dire a papà che l'ho detto!
Anne annuì con un sorriso. Suo padre non era contro alla magia, ma era sempre un po' spaventato. Non ne parlava tanto, ma a quanto pare aveva avuto delle brutte esperienze. Sia lui che i suoi genitori ne parlavano poco, nonostante adorassero Anne e non le avessero mai detto nulla contro. Un trattamento molto diverso da come avevano trattato Harry, almeno dai racconti di Ted.
Anne non riusciva a immaginare suo padre come un bullo, ma a quanto pare nel mondo magico così era conosciuto: "il cugino che bullizzava Harry Potter". Eppure Dudley non era il peggiore della famiglia. Davanti a suo nonno Vernon il nome di Harry era proibito, mentre la nonna sembrava un po' più aperta, ma preferiva evitare l'argomento. Che strano come persone che lei riteneva adorabili e a cui voleva bene per altri fossero viste in modo tanto negativo.
- Anne forse è ora di muoverti, se non vogliamo arrivare in ritardo.
La ragazzina scattò in piedi, mise i piatti nella lavandino e corse a prepararsi. In mezz'ora erano pronte a uscire.
Visto che l'anno prima erano andate in metro e poi avevano fatto fatica a portare tutto il materiale a casa, decisero di prendere l'auto.
Dopo aver lasciato la macchina in un parcheggio lì vicino, raggiunsero una via piena di negozietti.  In un angolo, un piccolo pub dall'aspetto sordido, che difficilmente si notava tra la grossa libreria da un lato della strada e il negozio di musica dall'altro lato. Anzi, ad Anne sembrava che i babbani proprio non lo vedessero. Sua madre era una di questi.
- Mamma è quello lì - disse indicandoglielo.
Sua madre tese la faccia con profondo sforzo e po' fece un sorriso spento, come se sentisse stupida.
- Non lo vedo...
- Quello lì - ripeté, puntando il dito più volte contro il locale. Jane, con uno sforzo, lo vide. A quanto pareva l'incantesimo faceva un'eccezione per i parenti dei maghi.
Entrarono nel pub, e lo trovarono estremamente accogliente e tirato a lucido. Tavoli in legno pregiato erano contornati da divanetti e sedie imbottite di un giallo sgargiante. Il posto era pieno di gente, ma riconobbe subito chi cercava. Intorno al bancone intravedeva chiaramente sia la chioma spettinata di Harry che quella azzurra di Ted. Di fianco a loro un paio di teste rosse fiammanti e, dall'altra parte del bancone, vide il suo professore di Erbologia: Neville Paciock.
- Ted! - urlò avvicinandosi.
- Hey! - le rispose il ragazzo, aprendosi in un enorme sorriso e abbracciandola. Di fianco a lui stava Harry, in camicia con panciotto e pantaloni grigi, mentre quello di fianco a lui era George, uno degli zii di Ted. In realtà non erano proprio zii, visto che i genitori del suo amico erano entrambi figli unici, ma erano stretti amici di famiglia. George portava un completo magenta, che faceva contrasto con i suoi capelli. Gli mancava l'orecchio sinistro.
Anne lo aveva già visto una volta, quando era venuto a prendere Ted per le vacanze di Natale. Sua madre invece no, e notò che stava guardando con curiosità l'orecchio mancante, senza però farsi notare.
- Ah, Anne, anche tu qua! - disse gioviale il professor Paciock, facendole l'occhiolino. Poi si girò verso Jane, allungandole una mano - Lei deve essere la madre!  
- Mamma lui è il professor Paciock, il mio professore di Erbologia.
- Molto piacere - disse Jane, stringendogli la mano.
- Che ci fa qua, professore?
- Ci vivo! Cioè, non sono un ubriacone, mia moglie è la proprietaria.
Una ragazza sui trent'anni spuntò da dietro il bancone e, con un colpo di bacchetta, mise a lavare tutta una serie di boccali.
- Sembra la nostra Sala Comune - disse, guardandosi intorno.
- Eh già. Hannah era una Tassorosso. C'è stata quasi una crisi coniugale quando abbiamo dovuto scegliere l'arredamento.
- Oh ma stai zitto, Neville - disse la moglie di fianco a lui - L'hai proposto tu.
- Grande Hannah! - sbottò allora George, che si stava presentando a Jane - Cantagliele!
- George, ma il tuo ruolo è seminare zizzania? - chiese divertita la nonna di Ted.
Dietro di lui un vecchio rideva. Si era presentato come Lyall Lupin, e doveva essere il nonno paterno di Ted.
- Certo, ho imparato dalla figura più importante nella mia istruzione a Hogwarts.
- Albus Silente? - chiese il professor Paciock un po' confuso.
- No, Pix il poltergeist.
In quel momento arrivarono anche Eva e Baston, accompagnati dalle loro madri.
Con Baston c'era anche una ragazzina un po' più piccola, che sembrava la copia della madre.
- Oh, Alischifiscia, quale onore - disse un ragazzino dalla carnagione olivastra, ma con lo stesso volto e gli stessi capelli di George Weasley (doveva essere il figlio Fred, se Anne non si sbagliava).
La sorella di Baston lo guardò schifato.
- Tu inizi Hogwarts quest'anno?
- No, l'anno prossimo.
- Spero che tu finisca in Tassorosso come quello sfigato di mio fratello.
Fred sorrise - Ma quale sfigato, tuo fratello è un genio. E no, sarò Grifondoro come tutta la famiglia.
- Ma spero proprio di no. Io sarò Grifondoro!
La madre di Baston sbuffò divertita - Ma nessuno dei miei figli vuole essere Corvonero?
La sorella, che si era presentata come Alicia, sbuffò.
- Speriamo bene, Alicia - disse allora il professor Paciock - L'anno scorso ho dovuto offrire da bere ad Audrey per tre mesi.
- Per quale motivo? - chiese Harry.
- Avevamo scommesso su di loro - disse indicando Anne e Ted - io puntavo su Grifondoro e Tassorosso. A dirla tutta, era l'unica che puntava su Tassorosso.
- Fate scommesse tra professori? - ululò George - Sugli studenti? La McGranitt ora mi sente! Anni a fare storie per le scommesse che io e Fred prendevamo e ora le fa il suo corpo docente!
Il professore fece un sorriso timido - Minerva non lo sa, e neanche Dawlish. Di solito siamo io, la Cooman, Lumacorno e Audrey. Ma questa volta mi sento fortunato. Alicia devi finire assolutamente da noi.
- Ma su di me non avevate scommesso? - domandò Baston infastidito.
- No, davamo tutti per scontato Grifondoro. Sei stato una sorpresa.
Il ragazzino sbiancò, ma fortunatamente George cambiò subito argomento.
- No, Neville, aspetta un attimo. Tu mi stai dicendo che Audrey, la professoressa Audrey, la moglie del mio noiosissimo fratello, esce con voi a bere?
- Oh sì, molto spesso.
George fece un sorriso malvagio - Ah! Ecco spiegato come lo regge!
Ma si fermò.
- Ma tu poi spesso esci anche a bere con Ron. Neville, scusa, ma quanto spesso esci per bere?
- La domanda non è “quante volte”, George - disse Hannah, che era appena tornata dietro il bancone - ma “dove”. Una si aspetta che suo marito venga a bere al suo pub, mentre va al Testa di Porco.
- Eh ma sai, tesoro, Abeforth è un vecchio amico. Ogni tanto con Ron si unisce pure lui.
- Ma io questa storia che vai a bere con Ron non la sapevo - disse Harry.
- Beh, non lo dice tanto in giro. Sai... andiamo quando Hermione ha il turno di notte, così non lo becca.
- Ah, ma allora quando lasciava Rose e Hugo a noi non è perché "deve lavorare fino a tardi"...
George scoppiò a ridere - Ma che fino a tardi! Ron staccava alle sette tutte le sere!

*

I colori di Diagon Aley, mettevano sempre di buon umore Eva. I negozietti, le vie strapiene l'avevano sempre tranquillizzata. Ora li guardava provando solo un leggero torpore.
Eva non stava bene. Era da quando era tornata a casa da scuola che aveva continuamente quegli attacchi. La notte rivedeva la scena che qualche mese prima aveva dovuto affrontare. Non riusciva a capire come gli altri fossero così tranquilli. Bartemius era diventato più determinato che mai, Ted sembrava aver subito molto quello stress, ma ormai sembrava non toccarlo più di tanto. Baston e Anne sembravano così tranquilli. Perché l'unica debole lì dentro era lei. Aveva paura della sua ombra, La notte ci metteva sempre ore prima di addormentarsi e temeva sempre di più il momento dell'inizio della scuola. Lei lì dentro non ci voleva più mettere piede.
Eppure, intorno a sé, le persone andavano avanti. Le strade di Diagon Aley erano piene, la gente sembrava felice, o perlomeno tranquilla, mentre lei no. Le sembrava di stare dentro una bolla, mentre gli altri le camminavano tranquillamente intorno. Nessuno stava come lei.
Ted e Anne parlavano fitto fitto. Normalmente si sarebbe interessata molto di più alla questione, anche perché quella scena avrebbe fatto stare molto male Bartemius, ma ora li davano solo un certo fastidio.
Fred e la sorella di Baston continuavano a bisticciare, mentre George Weasley, i nonni di Ted e la madre della ragazza li osservavano divertiti. La madre di Anne, invece, si stava facendo spiegare da Harry Potter, i nonni Ted e Kate, sua madre adottiva, che cos’era l’Ufficio Applicazione Legge sulla Magia. Kate lavorava lì, ed era proprio tramite quell’ufficio che aveva conosciuto Roger Davies, il padre adottivo di Eva. Il fratello maggiore di Roger, Chester, era un dipendente da lungo corso di quell’ufficio, fin da prima dell’arrivo del grande Harry Potter a Hogwarts. Da qualche anno era diventato direttore dell’ufficio, il secondo incarico più importante dopo il Ministro, ed era capo di personaggi come Hermione Granger, che era una dei suoi vice-direttori, e dello stesso Harry Potter, che in quanto Auror stava sotto di lui. Kate aveva conosciuto Roger poco dopo Hogwarts e si erano sposati l’anno prima della Battaglia. Nello stesso periodo era nata Eva. Figlia di uno dei più stretti Mangiamorte di Lord Voldemort, ormai molto anziano, e sorella di Evan Rosier, Mangiamorte ucciso durante la Prima Guerra Magica. Essendo che Roger e Kate non avevano figli, decisero di adottarla, in quanto i Davies erano gli unici parenti non in combutta con il Signore Oscuro. Dopo due anni era nato Hyeronimus, suo fratello.
Eva non aveva mai conosciuto il padre, se non per i primi mesi della sua vita. Non era minimamente legata alla figura paterna, ma anzi, ne era sempre più terrorizzata. Non sentiva, come invece provava Bartemius, le colpe di suo padre su di lei. Ma ne aveva una paura mortale. Aveva paura che i Mangiamorte arrivassero di nuovo e la portassero via, allontanandola da quella vita normale che, nonostante il suo cognome, aveva avuto il lusso di avere.
- Eva – disse una voce tranquilla dietro di lui. La ragazza si girò e si trovò davanti la chioma riccia di Jim Irons, il suo ex-prefetto.
Lei aveva notato che era già con il gruppetto sin da quando era arrivata, ma si sentiva troppo stanca e svogliata per essere curiosa di capire perché era lì.
- Jim. E’ bello rivederti.
- Dalla tua voce non sembra.
- Sono solo stanca – sorrise lei debolmente.
- Bartemius non è qui?
- No, Malfoy e Potter non vanno troppo d’accordo.
- Ah vero. Harry Potter non sembra un personaggio semplice.
- Per questo sei qui?
- Sono la sua scorta o il suo controllore. Non ho ben capito…
Eva sorrise.
- Mi sembri giù.
- No, sono solo stanca.
- No, non la sei.
- Nulla per cui non mi possa riprendere.
Jim fece una smorfia – Non è semplice quello che avete passato l’anno scorso. Se stai davvero male ti conviene parlare con qualcuno della scuola. Ti sapranno dare il sostegno adatto.
A Eva venne voglia di urlargli in faccia. Come si permetteva di comportarsi come uno che capiva? Nessuno capiva a parte lei. Lui non aveva provato quel terrore. Nessuno lo aveva provato. Non lo avevano provato Anne e Ted, che ora se la ridevano davanti alla vetrina del Ghirigoro. Non lo provavano i grandi, che camminavano tranquillamente, e soprattutto non lo provava Baston, che sembrava continuamente rattristato da quella cretina di sua sorella. Lo provava solo lei, con quella voce nella testa che le ricordava continuamente quanto era un fallimento.

*

Quella giornata a Diagon Alley aveva fatto bene a Baston. Ritrovare Anne e di nuovo sentire l’aria che si provava a Hogwarts gli piaceva. La giornata andò avanti tranquilla. Per prima cosa incontrarono un altro zio di Ted: Bill.
Bill era un uomo ormai sulla quarantina che doveva essere stato molto bello. Portava i capelli lunghi, di quel rosso che ti identificava subito come un Weasley. La sua faccia era attraversata da brutte cicatrici, che Fred gli disse erano un regalo di un lupo mannaro durante la Seconda Guerra Magica. Queste, però, che dovevano avergli tolto una bellezza molto ambita in gioventù, gli davano un fascino magnetico.
- Hey Harry! – disse, presentandosi poi a tutti i presenti che non conosceva, e tirando un buffetto al fratello, a Fred a Ted – ho fatto quello che chiedevi.
Tolse una borsa che aveva in spalla e gliela tese.
- Ogni sacchetto ha segnato il nome del proprietario.
Harry iniziò a distribuire sacchetti di galeoni a tutti gli adulti.
- Bene, il giro alla Gringott ce lo siamo evitati. Grazie, Bill, non adoro particolarmente quel posto.
Bill sorrise – A dirla tutta, nemmeno ai folletti sei così simpatico.
- Ma dimmi te – commentò George – gli hai rotto metà banca in groppa a un drago e questi si lamentano pure?! Proprio non riesco a capirli, questi folletti.
Una risata diffusa si diffuse tra tutti, con l’unica eccezione della mamma di Anne, che guardava Harry in modo piuttosto confuso. Anche Eva si lasciò sfuggire un sorriso.
Quando entrarono al Ghirigoro, i ragazzi si staccarono mentre i genitori andavano a fare la fila. Si misero a cercare libri di tutti i tipi, dal Quidditch alla storia della magia.
Eva li seguiva, ma se ne stava in silenzio a osservare dei libri sui manici di scopa. Tutti e tre cercarono di coinvolgerla in varie discussioni. Lei dialogava con loro, ma a Baston sembrava sempre un po’ distante.
Dopo essere usciti dal Ghirigoro, con un carico di libri di scuola che per il ragazzino non era da considerarsi legale, andarono a comprare il materiale per le pozioni. Anche lì, girarono, presero quello che dovevano prendere, con Eva che se ne stava in disparte.
Usciti, iniziarono a gironzolare per le stradine, guardando i negozi. Anne riuscì a convincere sua madre a prenderle una bella civetta grigia, e per questo si trascinò dietro lei e Ted, che all’inizio sembrava dubbiosa, ma fu convinta dall’entusiasmo di Harry Potter nel raccontare della sua civetta ai tempi della scuola.
Mentre loro si dirigevano al Serraglio Stregato, Baston e gli altri si buttarono contro la vetrina del negozio di Quidditch.
- Penelope! Vieni qua! – la chiamò George, indicando la vetrina – Vedi tutte le foto in vetrina? Perché io lì vedo mia moglie, di tuo marito però neanche l’ombra.
- Geloso? L’ultima volta che ho controllato è ancora lui il capitano della nazionale, non tua moglie!
Una serie di lamentele partirono da George e Fred.
Entrarono e Baston si trovò per la prima volta solo con Eva. La ragazza stava osservando con interesse un set di pluffe nuove di zecca.
- Non sembrano male. Dicono che in quelle pluffe il cuoio sia stata stregato in modo da essere ancora più reattivo al singolo movimento.
- Sì, ho letto – rispose lei – Roger dice che probabilmente verranno adottate nel prossimo campionato. L’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici dovrebbe farlo sapere a breve.
- Papà dice che sarebbe una buona cosa. Permetterebbe di giocare in modo più veloce e sarebbe anche tutto più fluido.
Eva annuì.
- Le parate sarebbero più semplici, perché la palla è più sensibile al tocco. Ma i cacciatori non sarebbero penalizzati, per lo stesso motivo.
Baston si sentì un po’ più rassicurato. Eva gli parlava tranquillamente di Quidditch e sembrava partecipe della discussione. Ma i suoi occhi marroni erano comunque molto spenti.
- Che succede? E’ da giorni che ti vedo giù – le chiese.
- Niente che ti debba interessare, Baston – rispose lei piccata.
Baston sentì un nodo stringergli il petto. Era il nodo che provava quando le persone lo trattavano male, come se fosse uno stupido. Certo, il suo modo per farsi accettare era fare il cretino, eppure molto spesso veniva trattato come se fosse solo un giullare, non una persona. Ma lui non era un giullare. Ed era proprio il suo non essere un giullare che non lo fece reagire male. Aveva voglia di rispondere per le rime a Eva, ma si trattenne. Capiva che non stava bene, ma non capiva bene il perché. E ciò lo preoccupava ancora di più. Poteva essere ciò che era accaduto l’anno prima? Poteva essere, visto che pure lui era ancora piuttosto spaventato da quello che era successo. Ma come faceva ad aiutare una persona che non voleva essere aiutata da lui? Non poteva certo obbligarla. Sarebbe stato davvero meschino fare qualcosa se lei non aveva né la confidenza né la voglia per farsi aiutare. E quasi sicuramente sarebbe stato anche inutile. Eppure il fatto che Eva non volesse essere aiutata da lui, mentre parlava con Ted e Bartemius, gli faceva male. Ma anche questo era un ragionamento che sapeva di non doversi fare. Eva era libera di fare quello che voleva e l’unica cosa che poteva fare lui era starle vicino (se lei voleva), e sostenere chi la poteva aiutare.
- Va bene, ma se volessi parlarmene, io sono qui.
Eva annuì. Ma la preoccupazione che assalì Baston non gli fece più godere il giro per Diagon Alley, nemmeno quando andarono ai Tiri Vispi Weasley.

Angolo dell'autore

Ciao a tutt*! Allora scusate se ci ho messo un po' ma è un capitolo un po' più lunghetto. In questo capitolo ho anche cercato di approfondire i personaggi di Eva e Baston, che tra i protagonisti sono sempre quelli che ho trattato più marginalmente. Fatemi sapere cosa ne pensate!

Alla prossima,
Davide
  
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