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Autore: Master Chopper    20/05/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Chapter 9: I Got Blood On My Hands

Era il momento che tutti aspettavano.

Con un pareggio, motivo di grande ansia e preoccupazione sia per umani che déi, il destino delle due specie era sospeso sul filo di un rasoio. Quella tensione sarebbe potuta essere spezzata solo dal sangue versato ancora una volta nell’arena.

Ladies and gentlemen !” Trillarono gli annunciatori.

“Il combattimento di oggi si svolgerà in un campo di battaglia nuovo di zecca, pieno di pericoli ed intrighi.” Disse St. Peter.

Il suo compagno aggiunse: “Chissà che gli sfidanti non lo sappiano volgere a proprio vantaggio.”

Nell’arena effettivamente era sorto qualcosa che in pochi si sarebbero aspettati di vedere: un intricato sistema di pareti rocciose dalle forme irregolari andavano a creare cunicoli, gallerie e tunnel, tutto questo nella penombra, visto che il sole filtrava solo da pochi raggi molto in alto. Come fini cascate, rivoli di sabbia scivolavano verso il basso.

“Dopo la vittoria da parte degli dèi, riusciranno gli umani a riprendersi in questo match ?!”

“Scooopriamolo subito, con… !”

 

 

“ Il rappresentante dell’umanità in questa terza battaglia …”

Nel momento in cui lui fece il suo ingresso nell’arena, trascinò con sé un fragore assordante: era il rombo di migliaia di tamburi percossi sulle file dell’umanità.

Le tribune si erano improvvisamente affollate di uomini minacciosi al punto da incutere timore solo a guardarli, grossi e disumanamente spaventosi. Le armature placcate che indossavano erano nere e spigolose come scaglie, con un elmo sui loro capi a forma di fauce.

Chi non batteva i tamburi sollevava uno stendardo, inneggiando con un canto epico all’animale leggendario lì raffigurato: un drago nero e rosso come il sangue.

Quella stessa bestia sembrava essere appena arrivata sul campo di battaglia, eppure si trattava solo di un uomo.

“L’uomo che, per difendere il suo popolo, è diventato noto per aver svenduto la sua anima ed esser diventato capace di ogni brutalità! Torture, esecuzioni, instillare terrore nei suoi nemici: che cos’è la forza se non prevalere a tutti i costi sul proprio avversario ?!”

Un drago nero sembrava proprio scalare la sua armatura rossa, avvolgendosi attorno ad essa e lasciando sulla schiena due piccole ali spianate di pipistrello. Nessun elmo copriva il suo capo.

“La leggenda della bestia, del mostro, del diavolo… quanto è stato il sangue versato pur di evocare tutti quegli incubi ?”

Lunghi capelli corvini scivolavano sulle sue spalle, mentre dei morbidi baffi ricadevano da sotto il naso fino alla base della mandibola, contornando un’espressione rigida, quasi mortuaria. Senza due occhi splendenti di una terribile bellezza, si sarebbe potuto dire che non era nemmeno vivo, o un umano: orecchie appuntite, naso aquilino, guance e scavate ed un riflesso pallido che splendeva su tutto il suo volto.

“E tutti questi sacrifici sono stati eretti… sulla punta… della sua… lancia !”

La stessa arma che aveva già in pugno, una lancia da giostra segnata da una scanalatura a spirale che assomigliava ad artigli, a volte a scaglie, impregnati di sangue secco ormai nero.

“Il Drago! Il Voivoda della Valacchia… !”

I famelici soldati dell’Ordine del Drago ruggirono il suo nome.

“Vlad  III Ţepeş (L’Impalatore) conosciuto anche come Dracula !”

 

La creatura che oramai avanzava tra le ombre di quella grotta aveva fatto piombare nel silenzio chiunque non fosse nell’ordine militare dei cavalieri del Drago.

Umani e dèi, osservando quell’alto uomo, che tuttavia si muoveva in perfetto silenzio nell’oscurità, avevano iniziato a tremare.

“Guardate la sua arma !” Fece notare un dio, indicando la punta della lancia che l’umano si trascinava dietro, lasciando un rostro che scavava la terra.

“Masutatsu Oyama ed Enkidu hanno alzato la guardia dopo essere entrati nell’arena… poi, Sun Wukong e Ramses II hanno estratte le loro armi quando è iniziato il duello… ma lui aveva la lancia sfoderata nel momento stesso in cui è sceso in campo !”

Ciò che evidenziò quell’affermazione fu un innegabile intento omicida che traboccava da quell’umano, prima ancora di aver incontrato il suo avversario.

 

Intanto, dal lato degli umani, qualcuno cercava a fatica di recuperare compostezza.

“Bhe, il fatto che faccia così paura significa che è molto forte! Quindi in un certo senso, siamo fortunati ad essere nelle sue mani.”

“Sciocco !” Un soldato della Valacchia pietrificò con lo sguardo chi aveva osato parlare con tanta leggerezza, dopodiché gli si avvicinò. “La paura che instilla Dracula non è solo forza… lascia che ti racconti una storia, come direste voi, dell’orrore …”

 

Giugno del 1462, Campagna ottomana in Valacchia.

Il sultano Mehmed II era adirato oltre ogni limite dopo che il suo vecchio compagno d’armi, Vlad, da cinque anni collocato per sua volontà sul trono di Valacchia, aveva rifiutato di pagare la tassa di sottomissione all’Impero Ottomano.

Così, con un esercito a dir poco esagerato rispetto a quanto potesse vantare la piccola Valacchia, i turchi marciarono oltre il Danubio per schiacciare una volta per tutti coloro che non si erano del tutto piegati alla loro potenza.

Nella notte del 17 Giugno, l’accampamento del sultano era stato attaccato da un'incursione, e a causa di questo ormai marciavano a passo spedito verso il castello del Drago, a Târgovişte.

Il sultano marciava al sorgere del sole con i suoi più forti uomini alle spalle, e all’alba le loro armature risplendevano come un mare d’oro.

“ Mio sultano, secondo voi perché Dracula è stato così sciocco da scavarsi la tomba con quel gesto di disobbedienza ?” Gli domandò un suo alto ufficiale, avvicinatosi a cavallo.

Mehmed si soffermò a riflettere in silenzio, senza rispondere direttamente.

- Vlad… per dieci anni siamo cresciuti insieme alla mia corte. Hai combattuto come un turco, hai pregato come un turco, hai parlato come un turco… io ti ho rispettato come un turco. E tu, per quanto fossi stato venduto a noi come tributo, non hai mai mostrato odio.-

Mentre pensava a tutti ciò,  gli tornava alla mente l’adolescenza passata ad allenarsi con l’uomo che ora era il voivoda, ma che non vedeva sin dal loro abbandono, finita la permanenza alla corte ottomana.

- Che poi questo odio si sia insinuato in te durante tutti questi anni di lontananza? Ma sarebbe ingiustificato, innaturale, impossibile da …-

“Mio sultano !” Il richiamo di un ufficiale lo distrasse dal suo flusso di coscienza, tanto da fargli aprire gli occhi dopo una lunga marcia accompagnato solo dai suoi pensieri.

“M-Mio sultano… non ci risulta che attorno a Târgovişte ci fosse una foresta.” Una certa ansia fece tremare la voce dell’uomo, al che Mehmed si insospettì.

“Cosa dici ?”

“Le avanscoperte hanno detto di aver visto una foresta sorta tra la città ed il castello dove riteniamo si sia rifugiato Dracula. Però… da quando abbiamo chiesto loro di inoltrarsi per reperire maggiori informazioni, non sono più ritornate.”

“Morte ?”

“No, si dice che siano fuggite.”

Il potente sultano fu scosso da quella singola parola: - Fuggite ?- Ripeté, non potendo affatto crederci.

Guardò alle sue spalle l’esercito dei giannizzeri, i più grandi soldati mai forgiati sulla terra, e che riempivano le file dell’esercito più grande e pericoloso che avesse mai marciato.

- Dei guerrieri addestrati come loro non potrebbero mai fuggire !- Spronò il suo cavallo, decidendo di lanciarsi in una disperata corsa verso il castello. I suoi soldati lo inseguirono, urlando in preda all’ebbrezza perché credevano che da lì a poco avrebbero macellato gli infedeli nemici.

 

Quando però scoprirono cosa fosse davvero quella foresta, nemmeno un rumore si sollevava dalla terra. I cavalli erano fermi, le gole erano strozzate, e qualsiasi impulso era stato tranciato di netto. Tranne uno: il terrore.

Non erano tronchi, ma picche, e su di esse non ondeggiavano al vento foglie, ma così tanti cadaveri ammassati in poltiglie sanguinanti da aver piegato il legno, tingendolo fino alla base di rosso.

Più di ventimila uomini e donne, ma per lo più soldati ottomani impalati attorno ed in ogni anfratto di una città abbandonata, ed ormai adibita solo a grottesco teatro di una guerra che nessuno più volle combattere.

La picca più alta, troneggiante sulla città, era il nido dell’ufficiale mandato un anno prima a riscuotere il tributo. Tutti i presenti compreso allora che per un anno intero quell’uomo fosse stato tenuto in vita, soltanto per poi essere ucciso quello stesso giorno ed essere esposto come una minaccia.

Mehmed, al di sotto di quella foresta di cadaveri che sempre più sembrava innalzarsi, sommergendolo con le sue ombre ed il suo sangue gocciolante, realizzò due cose che lo tennero sveglio fino alla sua morte.

La prima era che, del Vlad che aveva conosciuto, non esisteva più nient’altro.

La seconda era la più carnale, viscerale e travolgente definizione di mostruosità.

 

 

“C-Cosa ?” Terminato il racconto, l’uomo che aveva frainteso fino ad allora la vera natura di Vlad, iniziò ad arretrare per la paura.

“Ventimila uomini… impalati? Una foresta… di cadaveri? È assurdo, non può essere esistito niente del ge-”

Nel momento in cui cozzò contro qualcosa alle sue spalle, dal rumore metallico che produsse, temette di aver infastidito un altro soldato. Tuttavia, quando si voltò non vide affatto un uomo in armatura festoso ed aitante come quelli dell’Ordine del Drago.

Si trovava davanti ad un uomo dalla carnagione scura e avvolto da una corazza dorata, che tremava in modo convulso ed incontrollato, abbracciandosi le spalle e facendosi sempre più piccolo.

“N-N-No! Nooo! Non lui! NON LUI !!”

Il cavaliere valacco sogghignò: “Sta tremando da allora …”

 

L’attenzione della folla schizzò di nuovo alle stelle quando gli annunciatori ripresero a strillare nei megafoni.

“ E ora, chi combatte per gli dèi… !”

Il suo ingresso fu nulla di spettacolare, come se stesse camminando dentro una stanza piena di gente a lui familiare: per questo sorrise. Eppure quel sorriso, fu palese a tutti, era così falso e meschino da appartenere soltanto ad un diavolo.

“Il mistero accompagna la storia di colui che, senza dar spiegazione a nessuno, si è ritrovato inserito tra le schiere dei diavoli !”

Una coltre di nebbia oscura lo circondò mentre prendeva posto, dall’altra parte della caverna ma sempre sotto gli occhi degli spettatori grazie ai giganteschi schermi olografici.

 “In quanto divinità, chi mai dubiterebbe del suo potere? Eppure, allo stesso tempo… chi può dire di conoscerlo davvero ?”

Si aggiustò con nonchalance la cravatta del suo completo, formato da pantaloni neri e una camicia dello stesso colore coperta  però da un gilet rosso senza maniche. In questo modo pareva quasi parodiare l’abbigliamento del suo sfidante.

Come capelli, una cascata di boccoloso vello nero gli discendeva lungo il collo. Due orecchie lunghe ma inclinate verso il basso vi spuntavano, assieme ad un paio di corna nere e attorcigliate all’indietro. I suoi occhi, scarlatti come quelli del nemico, erano circondati da lunghe e bellissime ciglia femminee.

“Sicuramente colui che l’ha selezionato per questo torneo riconosce la sua forza, altrimenti oggi non si sarebbe mai ritrovato a rappresentare gli dèi, nella terza battaglia del Ragnarok… !”

Era nero come la notte, ma allo stesso tempo splendente di una tremola luce misteriosa, come il barlume appena coperto di una candela nel buio. Tale era il suo sorriso, di chi sicuramente tramava qualcosa.

Quel demone caprino dal volto di un docile agnello sogghignava come un lupo.

 “Baphomet !”

 

I due combattenti non erano faccia a faccia, e per questo non potevano vedersi direttamente, eppure prima di scendere sul campo avevano visto nei grandi schermi il volto dell’altro.

“E così …” La voce melliflua del demone risuonò nella caverna.

“… tu sapevi già che avresti affrontato me ?”

Vlad lo interruppe bruscamente, facendo rimbombare la sua voce lungo le gallerie: “Taci, mostro !”

La pelliccia del demone si arricciò in maniera buffa mentre lui sussultava, con gli occhi sbarrati.

“E-Ehi! Come mai tanta cattiveria? Ci siamo appena incontrati… è vero che presto ci affronteremo in uno scontro mortale, ma non vedo alcun motivo per-”

“Tu sei un demone che vive tra le fiamme infernali.” Lo sovrastò nuovamente Vlad, parlando con tono piatto e calmo, ma non per questo incapace di nascondere tutta la sua pericolosità.

“Un ammaliatore che usa la magia per distruggere gli uomini, e non per altro oggi rappresenti un nemico per l’umanità. Sono IO che non vedo alcun motivo per il quale dovrei scadere nella mera confidenza con te, essere blasfemo.”

Baphomet rimase a lungo in silenzio, sorpreso.

Dopodiché mostrò a tutti quanti come i suoi grandi occhi da agnello si fossero riempiti di lacrime, ed iniziò a belare:

“Troppo! Troppo cattivo, Vlad! Queste parole fanno male qui !” E si indicò il cuore con così tanta forza da perforarsi il petto con uno dei suoi lunghi artigli neri.

Vlad socchiuse le palpebre, liberando un gran sospiro.

“Pazienta, e non appena suonerà la fanfara d’inizio la tua vita avrà fine.”

“Oh …” Mormorò con un sorriso sarcastico il demone, sentendosi al sicuro tra le ombre.

 

 

“CHE IL RAGNAROK ABBIA INIZIO !!”

 

In quell’esatto istante Vlad mantenne fede alla sua promessa, e scattò nel tunnel di fronte a sé.

“Non così in fretta !” Quello che non sapeva però, era che Baphomet avesse già anticipato le sue mosse.

Dalle mani del demone infatti vennero generati due cerchi composti di pura magia, con all’interno simboli antichi quanto il mondo. Con la sola imposizione di questi sigilli davanti a sé, scaturì un soffio di fiamme nere e violacee  capace di illuminare a giorno parte della grotta.

Le fiamme ovviamente non avrebbero mai potuto colpire Vlad da quella posizione, a causa della troppa distanza e degli impedimenti naturali tra di loro, eppure il tutto prese una piega inaspettata: l’attacco, proprio come le acque di un fiume che si adattano per superare qualsiasi ostacolo, si insinuò nelle gallerie nei dintorni, affluendo in quella rete di canali e cunicoli.

“Proprio come immaginavo… un demone dell’inferno fiammeggiante …” Brontolò con amarezza Vlad, mentre le fiamme lo avevano improvvisamente circondato.

 

“Che attacco, ladies and gentlemen !” Urlarono gli annunciatori.

“Baphomet ha lasciato che il suo fuoco riempisse tutti i tunnel, in modo da raggiungere Vlad da più direzioni !”

Effettivamente in quel momento il voivoda non si trovava contro un attacco frontale, bensì accerchiato da fiamme che lo avrebbero presto raggiunto. In quello spazio angusto non aveva luogo dove fuggire, siccome ogni via di fuga era ormai coperta dalle fiamme.

Ciò nonostante, l’espressione seccata sul suo volto non mutò affatto.

Di colpo arrestò la sua corsa, ma sfruttando l’inerzia lasciò scivolare la lancia fuori dalla sua mano, per poi afferrarla all’estremità dell’impugnatura. La fece roteare sempre più velocemente attorno a sé proprio quando ormai le fiamme gli si strinsero attorno, investendolo.

“Ed invece non è così !” Gridò St.Peter assistendo a quella scena mozzafiato.

La lancia di Vlad, agitata in aria con eleganza nonostante fosse un’arma da carnefice, sembrò catturare le fiamme come avrebbe fatto un retino con delle farfalle: in questo modo il fuoco turbinò assieme alla lancia attorno all’uomo, senza però metterlo in pericolo.

 

Visibilmente sorpreso, Baphomet sorrise: “Persino tu saresti stato carbonizzato all’istante da quelle fiamme… eppure hai avuto così tanto sangue freddo. Ammirevole !”

La sua voce, risuonando tra le gallerie, raggiunse le orecchie del voivoda.

Il suo viso si illuminò: “Il sangue del Drago è qualcosa che un demone come te non può capire: è coraggio, è vigore, è forza !”

Strinse il pugno attorno alla base della lancia, per poi puntarla davanti a sé e scagliarla con tutta la sua possanza. L’arma, ancora avvolta dalle fiamme come una meteora oscura, sfrecciò nel buio della galleria per poi sparire dalla sua vista.

Il demone non comprese immediatamente il perché di quella mossa, ma quando percepì un fischio avvicinarsi a sé, balzò all’indietro con un sussulto.

In un batter d’occhio il suo stesso attacco lo aveva raggiunto, piazzandosi davanti a lui e sovrastandolo come un sole contro un pianeta.

“Peccato che tu non mi possa fare niente così.” Sorrise, dissolvendo con uno schiocco di dita la palla di fuoco. In quel momento, e solo allora, si accorse di cosa si era nascosto lì dietro.

Gli occhi di Dracula scintillarono nel buio appena piombato su di loro, dopodiché scintillò solo la punta della sua lancia quando affondò su di Baphomet.

Tuttavia il demone schivò a bruciapelo, ma con disinvoltura: “Carino, davvero.”

 

Sorridendo balzò all’indietro, precipitando all’interno di una voragine che aveva notato prima. La prima azione del voivoda fu ovviamente quella di seguirlo con l’arma spianata, ma troppo tardi percepì una fonte di calore provenire dal basso. Il buco stava per eruttare fiamme verso di lui come un geyser, e da quella posizione sospesa in aria e quasi del tutto inghiottito dalla terra, non avrebbe potuto fare a meno di evitarle.

 “Quel Dracula è spacciato! È caduto dritto nella trappola del demone !” Esultarono gli dèi, pronti a veder carbonizzato lo sfidante umano.

Intanto, nascosto nell’ombra assieme ai sue due compagni, il dio misterioso osservava la scena per nulla coinvolto come gli altri.

“Che c’è? Non ti senti abbastanza coinvolto dopo che Ramses ha perso ?” Gli domandò Fobetore con un sorriso malizioso.

“Al contrario, sto puntando il tutto e per tutto su Vlad …”

“E allora perché non mi sembri per nulla interessato ?”

Lo interruppe il dio “Ora… ora.” Indicò il campo di battaglia. “Questo è il momento che aspettavo !”

Ammit posò pigramente il mento sulla mano con un sorriso tirato: “Ah, già! Il momento in cui svela la sua Arma. Giusto per curiosità, di che Sefirot si tratta ?”

 

Seppur Vlad fosse in procinto di venir investito dall’eruzione di fiamme, non alterò minimamente la sua maschera di ghiaccio.

Con una prontezza di riflessi sovrumani fece vorticare la lancia per direzionare la punta verso il basso, dopodiché la afferrò con entrambe le mani e poggiò un piede sull’asta per renderla più stabile. Sorprendentemente, quando le fiamme entrarono a contatto con il vertice di quella punta piramidale, si spalancarono come un ventaglio. In questo modo l’umano precipitò nella voragine, aprendo le fiamme dal loro centro senza venir nemmeno ferito, per poi atterrare nel terreno che si crepò sotto il peso della sua arma.

Baphometh, che aveva osservato la scena dalla distanza, rimase così impressionato da lasciarsi sfuggire un fischio di ammirazione.

“Q-Quindi è quella, eh …” La voce gli si spezzò, facendolo belare come un agnellino. “La tua Arma per u-uccidere gli dèi… senti, che ne diresti di lasciarla andare? Cioè, mi sembra un po’ barare !”

Nonostante Vlad non si fosse lasciato minimamente impietosire da quel discorso, il demone provò a sfruttare una qualche distrazione per attaccarlo di sorpresa: lanciandosi di lato afferrò una stalagmite e la scagliò contro il suo avversario.

Il voivoda inarcò un sopracciglio, più deluso che sorpreso: aveva immediatamente visto il demone creare una palla di fuoco per scagliargliela addosso dopo il primo attacco.

Con semplicità disarmante sollevò la lancia e ciò bastò per polverizzare la roccia, dopodiché con un affondo dissolse le fiamme. Tra lui ed il demone si generò un’esplosione di calore che illuminò la stretta caverna nella quale erano caduti.

“Non si è minimamente scalfita.” Ora Baphomet aveva un’espressione estremamente concentrata, con le pupille ristrette a due puntini per aguzzare la vista.

“Intendo la punta della tua lancia. È questo il suo potere, no ?”

 

“È una lancia che non si intacca ?” Domandò Ammit, ma il dio misterioso scosse la testa.

“No, e l’ha capito anche Baphomet. Il potere che la Sefirot Yessod, il Fondamento, ha incanalato nella sua lancia è… l’Absolute Pierce.”

Con il potere di perforare ogni cosa, l’arma del voivoda avrebbe potuto infilzare anche il materiale più duro del mondo senza mai ledere la sua punta. Allo stesso modo, grazie al solo spostamento d’aria che generava, poteva rompere i legami molecolari del fuoco e disperderlo nel nulla.

 

“Perforazione assoluta, quindi.” Ridacchiò sornione Baphomet. “Essendo un potere fatto per contrastare quelli come me, immagino che se venissi colpito morirei all’istante. Non oso immaginare che razza di ferite possa causare… si vede proprio che sei un sadico, Vladuccio !”

“Taci !” Tuonò il valacchiano, interrompendolo bruscamente nella sua prima vera e propria manifestazione di emozioni.

Sollevò l’arma davanti a sé, rivolgendola verso il nemico.

“Ho giurato sul potere a me conferito di terminare la tua esistenza qui ed ora, mostro !"

Il demone si lisciò i peli del suo mento a braccia conserte, in una posa riflessiva.

“Certo che sei fissato con questa parola: mostro di qua, mostro di là! Sei ossessionato come un bigotto in preda a manie di persecuzione mistiche, oppure c’è qualcosa di più profondo nel tuo personaggio ?”

“Ossessionato ?”

Vlad distese le gambe, acquattandosi verso il basso per concentrare tutti i suoi muscoli come una molla pronta a scattare. “Se sono ossessionato dall’uccidere tutti voi mostri, demoni infernali? Certo che sì! Voi rappresentate il male in questo mondo, la macchia d’onta che ha sporcato di nero il cuore degli uomini! Con un diavolo è nato il peccato, e a causa dei diavoli come voi il mondo rischia di finire !”

Baphomet stavolta non ebbe nulla da rispondere: si stava preparando a ricevere un attacco che, ancor prima di venir scagliato, rilasciava un’immensa onda di intento omicida capace di ancorarlo al terreno per la tensione.

 

“Saint George And The Dragon !”

Con quell’urlo feroce Vlad saettò in linea retta, e l’intero spazio circostante parve venir trascinato assieme a lui: la terra si modulò come creta, per poi venir spazzata via, mentre la roccia attorno si ritrasse come onde del mare.

Nonostante quell’affondo più veloce del suono, Baphomet lo aveva aspettato a lungo e seppe riconoscere il momento preciso per evitarlo. Nel momento in cui si sottrasse all’attacco percepì il boom sonico scuotere l’aria,

In quell’istante però realizzò con stupore che l’attacco non fosse terminato: Vlad, nonostante avesse disteso al massimo della portata i suoi arti assieme all’arma, sfruttò tutti i suoi riflessi e l’elasticità dei suoi muscoli per ruotare i polsi. Così facendo l’arma, assieme a tutta l’aria che aveva spostato, turbinò come una trivella.

Il demone non poté in nessun modo prevedere quella strategia, così nonostante si fosse distanziato dalla punta dell’arma, venne risucchiato all’interno del vortice come una mosca catturata da un uragano.

- Era una trappola !- Si sentì in trappola, impotente e fin troppo piccolo rispetto al gigantesco tornado che minacciava di dilaniarlo.

Facendo affidamento a tutta la sua precisione, distese in avanti le mani come per prepararsi ad una caduta, ma invece da esse generò un forte getto di fiamme. Il fuoco non raggiunse nemmeno Vlad, venendo catturato dal vortice, tuttavia avvolse l’arma. Quando così Baphomet entrò a contatto prima con il suo stesso attacco, che con la lancia mortale del voivoda, lo controllò affinché le fiamme lo respingessero.

Al termine di quell’azione durata una minuscola frazione di secondo, venne scagliato via incolume, tuttavia essendosi avvicinato pericolosamente alla sua morte a causa di una svista.

Mentre cominciava ad ansimare affannosamente, il tempo pareva essersi fermato. Tutto ciò sul quale riusciva a concentrare la sua attenzione era la glaciale impenetrabilità dello sguardo di Vlad.

 

“Ma è… !” Esclamò un vecchio pittore dalle vesti rosse ed un cappello grigio. “È la leggenda del mio quadro !”  Il pittore rinascimentale Paolo Uccello, riconobbe il nome che era stato dato a quell’attacco, scelto da lui per un suo quadro.

“ Effettivamente era della sua stessa epoca …” Si soffermò a riflettere, per poi osservare l’ambientazione del campo di battaglia con occhi diversi. “ Un cavaliere con la lancia che combatte un drago… simbolo del demonio…”

“Ma… Dracula non voleva dire proprio Figlio del Drago ?” Domandò un altro umano, al quale rispose un altro.

“Io sapevo volesse dire anche Figlio del Diavol-” Prima che potesse finire di pronunciare quella parola, un soldato valacchiano lo interruppe, impallidendo come un cadavere.

“Sta! Zitto !” Soffocò tra un sussurro. “Il voivoda Dracula odia a morte questa interpretazione del suo nome! Ormai anche lui ha perso il conto di tutti quelli che ha fatto impalare prima che si smettesse di dirlo ...”

 

- A causa di un diavolo come me è nato il peccato …- Quelle parole risuonavano ancora nella testa di Baphomet, mentre era sospeso a mezz’aria in attesa di atterrare a distanza dal suo nemico.

Qualcosa però nel suo cervello lo spinse a cambiare la sua strategia difensiva, e quel qualcosa eruppe dalla sua coscienza sotto forma di una piccola, impercettibile, smorfia di rabbia.

“Hellfire !”

Schioccando le dita più volte generò una raffica di piccole palle di fuoco, che come meteoriti si abbatterono su Vlad a gran velocità. Per la prima volta nel corso dello scontro il demone aveva attaccato alla cieca, senza seguire alcuna tattica se non la ricerca della distruzione dell’avversario.

Il voivoda però, rimasto in guardia sin dal principio, vorticò la sua arma per vanificare quegli attacchi come avrebbe fatto un soffio su di una candelina.

- Merda.- Per questo motivo Baphomet non poté che accusare se stesso, quando vide tutti i suoi sforzi venir vanificati. Sogghignò, preparandosi al peggio.

“Kazıklı Voyvoda!” Stavolta Vlad saltò in avanti per sostenere con tutto il corpo l’affondo letale indirizzato al suo avversario, con l’effetto di diventare una specie di lampo che perforò l’aria brillando di luce propria.

Baphomet non riuscì neppure ad ergere una difesa, perché la lancia lo investì nella sua rotazione travolgente e spietata.

L’attacco non si interruppe lì, e continuando nella sua traiettoria inarrestabile squarciò in due gran parte della caverna di pietra. Il campo di battaglia crollò su se stesso, sollevando nubi di polvere e sabbia che oscuravano persino la luce del sole. Nella penombra grigia, tra le silhouette delle macabre colonne di roccia che si erano conficcate nel terreno, il boato dell’esplosione riecheggiò per quello che parve l’infinito.

 

 

Angolo Autore:

Welcome back!

Ed eccoci qui al terzo scontro! Vi sareste aspettati questi due combattenti?

Allora partendo dalle reference: l’aspetto di Vlad è preso a piene mani dal Dracula di Castlevania (serie Netflix), mentre invece per Baphomet trovo esemplificativa questa fanart, da me modificata, di Pina (Beastars): https://i.ibb.co/DYdQqN0/Ro-R-Baphomet.jpg

Mentre invece la canzone che dà il tema a questa battaglia (di cui anche le lyrics sono state riprese per dare il nome al capitolo) è Dissent dei Seconds Aways.

Bene così! Sono curioso di sentire i vostri pareri!

Intanto… a domani!

   
 
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