Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nymeria87    20/05/2020    4 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Perdonate l'interminabile attesa, ho ripreso il lavoro e devo riorganizzare il mio tempo.
In ogni modo eccovi il prossimo capitolo (le forme grammaticalmente scorrette nelle frasi pronunciate da Thormund sono volute), buona lettura!


7x1.3 Missing Moment 1.3

 

Le mattine si facevano sempre più fredde a Grande Inverno e nonostante il maestoso camino della sala grande fosse alimentato costantemente, Lord Davos si era convinto che se non fosse stato per le correnti calde che scorrevano sotto il castello e per quella densa birra scura di cui si serviva ogni mattina, anche il suo stomaco presto o tardi si sarebbe irrimediabilmente congelato.
Un piatto con uova sode speziate, due fette di pane nero e pancetta abbrustolita gli furono portate da una servetta dai capelli di miele e gli occhi di giada; doveva avere qualche anno in più della principessa Shereen e Davos si sentì d’un tratto il cuore pesante ripensando a quel’innocente creatura che aveva considerato come una figlia, a cui avevano crudelmente strappato la vita.
I suoi tristi pensieri furono interrotti dall’ingresso di Lady Brienne e del suo scudiero Podrik.
Ser Davos si alzò in segno di saluto e rispetto dando il buongiorno ai due nuovi arrivati, la lady e il ragazzo lo salutarono cordialmente come ogni mattina e si accomodarono al lungo tavolo in noce mentre la servetta dai capelli di miele uscì dalle cucine portando un vassoio di frutta fresca che adagiò al centro; Brienne si rivolse alla ragazzina per comandarle del tè all’ortica, pane fresco, miele e formaggio di capra; ordinò lei stessa per Podrik: quella mattina avrebbero proseguito con il suo allenamento e voleva che il ragazzo non avesse il corpo appesantito dalla colazione e le mente addolcita da vino speziato.
Il cavaliere delle Cipolle aveva simpatia per il ragazzo e grande rispetto per Brienne, anzi riteneva che la donna cavaliere fosse una perfetta controparte per Lady Sansa: con la sua disciplina, la sua discrezione e l’inattaccabile fedeltà, era convinto che ella riuscisse ad arrivare alla Lady del Nord come nessun’altro. La colazione fu piacevole in loro compagnia, ma finita l’ultima fetta di pane nero, Lord Davos iniziò a farsi domande sull’assenza del Rè, che solitamente era addirittura più mattiniero di lui; quando la servetta gli si accostò per sparecchiare il suo piatto, le chiese se il Rè avesse già consumato la sua colazione.
“Mio signore, Sua Grazia stamattina era ospite di Lady Stark” rispose mestamente la ragazza prima di scomparire verso le cucine; Davos si congedò dalla tavola imbandita lievemente sorpreso: Jon e Sansa erano fratelli e aveva notato come avevano cominciato, piano piano, a legarsi l’uno all’altra, soprattutto e nonostante molte volte avessero visioni opposte e opinioni contrastanti.
Fù così che direzionò i suoi passi incerti verso le camere padronali, ancora con la mente sovrappensiero.
Quando girò l’angolo dei corridoi di pietra, trovò Spettro curiosamente acciambellato di fronte alla porta.
Qual metalupo era solitamente l’omba vivente di Jon, ma durante le sue assenze dovute a consigli con i Lord o altro, aveva preso l’abitudine di seguire Lady Sansa e di accompagnarla ovunque andasse, un po’ come faceva quando ancora erano a Castello Nero.
Spettro alzò solo un orecchio al suono dei suoi passi, mantenendo gli occhi erano ancora socchiusi: probabilmente lo aveva già fiutato mentre si avvicinava lungo i corridoi. Davos si avvicinò ancora di qualche passo e il metalupo alzò il muso come in silenziosa domanda.
“Scusa ragazzo, temo proprio di dover distogliere il tuo padrone dalla dolce compagnia di sua sorella” gli disse con occhi di scuse; Spettro si alzò voltandosi con il muso verso la porta, già pronto a sgattaiolare dentro non appena questa si fosse aperta. Sorridendo a quella scena, Davos infine bussò due colpi.
La voce echeggiante di Lady Stark lo richiamò ad entrare e la scena che gli si parò davanti era un tessuto di sogno: la luce fresca che si irradiava dalla finestra, illuminando di azzurro tenue un tripudio di frutta e prelibatezze imbandite sul tavolo rotondo al centro della sala, Lady Sansa avvolta in un abito che sembrava intessuto da incantesimi d’argento e flutti del mare, che proruppe in una risata cristallina quando Spettro trottò verso di lei per prendere coccole; Jon, rilassato sulla sua seduta, intento a bere un sorso della sua birra di malto mentre i suoi occhi gioivano alla spensierata visione di sua sorella che prodigava carezze al suo fedele amico albino. Sarebbe stato tutto così perfetto per loro, se quegli sguardi non si fossero animati da un calore più profondo del semplice affetto.
“Chiedo perdono Mia Signora” si introdusse il cavaliere delle Cipolle, prima di rivolgersi a Jon: “Vostra Grazia, non avrei mai voluto interrompere una così piacevole compagnia, ma Thormund Veleno dei Giganti dovrebbe essere ormai pronto per la partenza verso il Forte Orientale” annunciò calamitando l’attenzione del Re su di se.
Jon gli fece un cenno d’assenso prima di alzarsi dalla sedia; Sansa alzò lo sguardo su di lui, ancora avvolta nel suo sorriso. Jon la guardò di rimando con sguardo assorto e delicato, mentre il fantasma di un sorriso gli addolcì il volto: “direi che è arrivato il suo turno di godere delle tue attenzioni Mia Signora” le disse ammiccando a Spettro in adorazione di lei. Sansa sorrise ancora, mordendosi le labbra mentre abbassava gli occhi sul metalupo, sentendo lo sguardo di Davos su di se. Jon mosse i suoi passi verso la porta seguendo il suo consigliere, ma prima di chiuderla si voltò ancora una volta: “grazie per avermi fatto dono del tuo tempo Sansa!” le disse, restituendole il calore languido e dolce dei suoi occhi scuri.
 
I corridoi di Grande Inverno erano sempre avvolti da ombre quando le nuvole erano basse e il sole non riusciva a filtrare da esse; quelle pietre fredde non mettevano Davos a disagio, ma comunque preferiva di gran lunga camminare lungo il patio o attraverso i cortili e respirare l’aria che profumava di pioggia, o neve o di legna bruciata. Jon camminava davanti a lui e lo seguì verso le sue stanze, dove entrarono per recuperare LungoArtiglio e il mantello di Jon.
“Tutto si può dire ma non che Lady Sansa non abbia gusto” disse d’un tratto Davos accennando al mantello di Jon. “Aye” rispose Jon a mezzo sorriso mentre se lo assicurava dietro la schiena: “ha sempre avuto un dono per le arti femminili, cosa che mandava in escandescenza Arya” ricordò Jon, divertito al pensiero.
“É una ragazza piena di risorse, vostra sorella: sa certamente come farsi amare” suggerì Davos cercando una reazione nel suo interlocutore.
“Cosa intendi? E per gli Dei non ti ci mettere anche tu con questo tono reverenziale nei miei confronti” rispose Jon mentre si assicurava il fodero al fianco.
“Dico solo che è comprensibile indugiare nella piacevolezza della compagnia reciproca...” continuò Davos cercando di non spingersi troppo oltre, “perdonami Jon, in momenti come questi vorremmo tutti dei momenti di pace con le persone che amiamo, ma sei il Rè e Lady Sansa è tua sorella: non potete dar modo ai Lord di voltarci le spalle; l’inverno è arrivato e in molti vorrebbero tornare alle loro dimore e barricarcisi dentro, dimenticandosi degli Estranei”; “mi stai suggerendo di evitare di passare del tempo con lei?” chiese Jon voltandosi a guardarlo, irrigidendo la schiena a quelle parole.
“No Jon. Ti sto suggerendo di essere più cauto nei suoi riguardi. Non so con esattezza quello che può aver passato, ma è palpabile la necessità che sembrate avere l’uno per l’altra”.
Jon cercò di intervenire in difesa della sorella ma Davos continuò: “la vuoi proteggere e lei vuole proteggere te; riappropriarvi insieme di Grande Inverno ha solo giovato al vostro legame e Lady Sansa sembra affamata di conferme e di amore, sia rispetto te che rispetto all’intero Nord. Dico solo che questo legame può essere facilmente male interpretato” concluse mestamente Davos abbassando lo sguardo, come a scusarsi.
Jon soppesò le parole del cavaliere delle Cipolle, rendendosi immediatamente conto che in realtà i suoi pensieri indugiavano più del necessario su sua sorella, spingendosi sempre di più verso quei limiti che l’onore non gli permetteva di varcare.
Ha ragione, e per gli Dei Robb mi ammazzerebbe seduta stante se solo fosse vivo,
questa era la sua corona e io non faccio altro che cercare lo sguardo di Sansa...
 
Jon inspirò l’aria umida delle sue stanze, voltò lo sguardo verso il camino: il fuoco ormai estinto da più di due ore, poi si voltò verso il suo interlocutore: “i tuoi consigli sono sempre oggettivi Davos, ti ringrazio per la tua sincerità, ne farò tesoro”. Davos acconsentì per poi seguirlo fuori dalle stanze, verso il cortile interno dove Thormund stava finendo di sellare il cavallo.
“Hai preso tutto il necessario?” chiese Jon al Bruto.
“Aye” rispose l’uomo stringendo la cinghia della sella: “la tua Lupa Rossa ci ha riempito un carro di viveri che basteranno almeno per un mese” gli sorrise l’amico, “sicuro che è tua sorella?” chiese avvicinandosi, mentre accennava al parapetto, laddove Sansa, accompagnata da Spettro, si stagliava avvolta da un lungo mantello grigio scuro, fermato sulla spalla sinistra, nascondendo alla vista l’abito che indossava.
“Sei più grazioso della metà delle donne con cui sono stato ragazzo, ma una tale fiera bellezza...com’è possibile abbia il tuo stesso sangue, amico!” ghignò Tormund guardandolo negli occhi.
Jon soffocò una risata, incamerando le sue parole ma cercando di non badarci troppo: “solo da ramo Stark” specificò lui guardando il Bruto a mezzo sorriso.
“In ogni modo, per una così vale la pena rischiare di farsi ammazzare!” asserì prima di prodigargli una sonora pacca sulla spalla e stringerlo in un abbraccio fraterno, “anche se ti ritrovi a fronteggiare solo con la tua spada una cavalleria di duemila uomini” gli sussurrò all’orecchio prima di slegarlo dall’abbraccio.
Jon incontrò i suoi occhi azzurri quasi con timore.
Per gli Dei, se anche Thormund si è accorto di qualcosa...
Il Bruto gli sorrise quasi comprensivo mentre si protese per montare in sella al suo cavallo.
“Non ho visto la donna alta” lo richiamò il rosso, mentre continuava a guardarsi in giro.
Jon si rilassò in un sorriso sornione a quelle parole; fu Davos ad intervenire, informando il Bruto che la donna cavaliere stava allenando il suo scudiero al campo di addestramento, “quel ragazzo è dannatamente fortunato!” sospirò Thrmund ad occhi persi; Jon sorrise prima di dare una pacca sul fianco del cavallo: “manda un corvo quando avrete preso posizione al Forte Orientale” gli disse a mo’ di saluto. Thormund annuì e si mosse a prendere posto davanti ai carri, dando un ultimo sguardo all’amico.
   
 
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