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Autore: MiChiamanoLilith    21/05/2020    3 recensioni
Sana e Akito, due nomi, due vite così legate da formarne una sola, troppe conseguenze; un amore che sembra irraggiungibile solo all'apparenza.
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Tratto dal testo:
L'occhio gli caddè su un tatuaggio ben visibile, posto sul fianco destro, lettere poste una sotto l'altra che andavano a formare una parola con fin troppi significati che, certamente, si identificavano in uno solo;
Freedom.
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E io mi prenderei a schiaffi solo per questo. Una situazione mi ha sconvolto la vita, cosa accadrà quando dovrò viverne cento di queste situazioni, tutte insieme, senza riuscire a trovare tregua? Non lo so, forse alla fine questa circostanza, come tante altre, dovrebbero aiutarmi a “crescere da me stessa”. Si proprio così, non a crescere io ma crescere "da me", da quella che sono ora e distaccarmi da questa "me" di adesso, diventando piano piano un'altra.
Non sono io che cresco, che cambio, che divento migliore o peggiore di come sono adesso, no. E' un'altra me che cresce dentro di me, ha le basi della me di ora, le stesse incertezze, gli stessi dubbi, ma non sono io; è semplicemente lei e niente più.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era un noioso venerdì sera, Akito si trovava davanti alla porta dell'aula magna dove il famoso dottore, di cui gli aveva parlato il suo amico Tsuyoshi, avrebbe tenuto il covegno per presentarsi, spiegare nel dettaglio in cosa consiste la sua terapia e soffermarsi a trovare una soluzione per i propri stati d'animo tutt'altro che piacevoli.

 

"Malanimo, delusione e rancori – Possibili ricomposizioni"

 

Questo era il titolo del covegno.

Eh si, Tsu aveva proprio centrato nel segno quando gli aveva proposto di iscriversi a quell'incontro.

Tra l'altro si sentiva anche un pochino a disagio trovandosi in quel posto, cioè era un dipertimento dell'università che non gli corrispondeva; Akito, uno studente di Medicina, che si ritrovava nel dipartimento di Scienze umane, un futuro cardiologo che andava ad un incontro per problemi di cuore, che non possono essere curati esteriormente. 

Effettivamente, solo descritta così la situazione faceva sicuramente ridere.

Preso da tutti questi pensieri si decise ad aprire la maniglia della porta per entrare in quell'aula ma, per volere di chissà quale Kami*, neanche fece in tempo a spingere la maniglia che si ritrovò a terra travolto da una ragazza che non faceva altro che correre con la costante paura di essere in ritardo proprio per quell'incontro.

Entrambi si ritrovarono a terra, avendo sbattuto uno contro l'altro.

- Ahia che dolore, ma cos'era un muro quello contro cui ho sbattuto..

Disse la ragazza, dolorante per i troppi muscoli di Akito contro cui aveva sbattuto con la fronte, pensando fosse un muro.

Akito si alzò per vedere in faccia chi era quella rimbambita che correva nei corridoi dell'università e che, oltretutto, gli era mal capitata addosso. Appena i suoi occhi si appoggiarono sul viso di lei, gli prese un tuffo al cuore: i capelli rosso rame, la pelle chiara con le guance colorate di un rosso pesca...non poteva credere a cosa stava ammirando. Sana era proprio accanto a lui, che si lamentava sdraiata a terra del troppo dolore causato dalla caduto.

Preso dall'attimo di sgomento, Akito prese in mano la situazione: si alzò, tese la mano a Sana per farla rialzare, lei l'afferrò guardò da sotto gli occhiali alla cat eye (ormai era raro che non uscisse di casa senza, non sopportava mai i flesh delle fotocamere dei giornalisti sempre all'agguato) quel "muro" di muscoli che poco prima aveva investito, inconsapevolmente, e quesi si sentì mancare il pavimento da sotto i piedi. Non riusciva a crederci, non voleva crederci; il suo ex fidanzato, il suo ex migliore amico, una delle poce persone a cui aveva voluto davvero bene con tutta se stessa, avendola portata addirittura a rinunciare ad un film che le avrebbe portato nell'immediato notorietà e agiatezza anni e anni prima, era lì davanti a lei e le stava stringendo ancora la mano.

 

Rendendosi conto di quel gesto, e della sua mana molto fredda ancora a contatto con quella di lui, caldissima, la scostò subito sentendo quasi una scarica elettrica dentro di sé.

 

Si girò, dandogli le spalle, come se girandosi dalla parte opposta alla sua potesse riuscire a farlo scomparire almeno dalla sua visuali, perché dai suoi pensieri, purtroppo, era sempre un punto fisso.

 

- Grazie per avermi aiutata, scusa se ti sono finita addosso è che...andavo di fretta.

 

E con tutto il coraggio che stava cercando di possedere in quella situazione, girò i tacchi, letteralmente, e iniziò a camminare entrando dentro l'aula.

 

- Sana..

Disse sottovoce Akito con un tono così basso di voce che sarebbe sfuggito a chiunque, tranne proprio alla persona che non doveva per forza sentire. 

Di fatti Rossana si fermò un attimo quando sentì il suo nome, non sapendo bene cosa fare. Doveva girarsi? Come nei veri film d'amore? Dove i due protagonisti si rivedono dopo anni e ancora innamorati si scambiano un tenero bacio ricco di "Mi manchi! Non ti ho mai dimenticato!"? No, non era proprio quella la situazione.

Sana aveva seguito svariati percorsi psicologici per cercare di creare un proprio di minimo autocontrollo personale, non era di fatti un caso se si trovava anche lei a quell'incontro.

 

Aveva sentito parlare molto bene del dottor Sota Tanaka, era andata lì proprio per riuscirsi a darsi un altra possibilità, e questa volta neanche Akito stesso in persona l'avrebbe smossa da quella decisione, nonostante molte volte era stato solo il "suo fantasma" ad impederle di andare avanti nella sua vita. 

 

I ricordi di quel "doloroso insieme di cose", il problema era proprio questo; i ricordi non facevano solo parte di una sfera di pensieri e riflessioni negative, ma principalmente positive. E quando sei circondato da ricordi positivi forse è anche peggio di essere circondato solo da quelli negativi, ogni volta la tua mente è sempre lì pronta a ricordarti il tuo passato.

 

Vai in gelateria? Guardi il gusto vaniglia, ti ricordi che ad Akito piaceva la vaniglia.

 

Decidi di metterti il vestito con le maniche di pizzo bianco? Ti ricordi che quel vestito te l'ha regalato Akito, dopo una delle vostre estenuanti giornate di shopping al centro di Tokyo.

 

C'è la neve? Ti ricordi dei pupazzi di neve strambi di Akito, ti ricordi che ogni volta ti sei persa nei suoi occhi, ti ricordi che sei rimasta incastrata nella sua trappola inconscia, ti ricordi che, ancora una volta, i sentimenti e l'impulsività hanno preso il sopravvento. E sopratutto ti ricordi i vostri primi baci, quelli dati a stampo, senza lingua, senza neanche toccarsi davvero. 

Eppure ricordare quei semplici bacetti fa più male di ricordare tutto il resto, fa più male di ricordare di quando avevate litigato furiosamente perché Akito era pieno di ragazzine che lo seguivano ovunque quando aveva gli incontri di karate e di quando i fans di Sana erano perfino arrivati a scavalcare il cancello di casa sua, pur di avere un misero sguardo di cosiderazione da parte sua.

Ecco si, i ricordi positivi piano piano si trasformano in ricordi peggiori di quelli negativi e, anzi, forse per quelli negativi ci ridi anche un po' su, come a dire: "Akito tutto sommato è sempre stato un bel ragazzo è normale che avesse uno stormo di ragazzine in preda dagli ormoni che gli andassero dietro. E Sana? Beh, Sana è un'attrice di fama internazionale, mi sembra il minimo avere degli ammiratori così iperattivi e anzi, rispetto alle fans si Naozumi che lo seguono in ogni dove, quell'evento doveva essere stato il minimo no?"

 

Erano proprio strani quei due, avrebbero potuto avere chiunque al loro fianco, e si ostinavano a cercarsi, a stare male a vicenda per le gelosie l'uno dell'altra, a tormentarsi quando stavano con altre persone perché più stavano con altri, più sia l'uno che l'altra cercava negli occhi di quel qualcun altro un paio di occhi color nocciale chiaro e un paio di occhi color oro, entrambi magnetici.

 

Pensare tutte quelle cose portò Sana a non riuscire a trattenere una lacrime, che scese dal suo occhio destro e macchiò il suo volto. Era un come una lacrima di cristallo impercettibile, eppure Akito seduto due posti dietro di lei la notò subito, e non pote' riuscire a non pensare che fosse dovuta al loro incontro furtivo di poco prima.

 

Scacciò quei pensieri, impossibile si diceva tra sè e sè. Sana è una grande artista, ha talento, degli ammiratori che la amano e l'apprezzano, perché dovrebbe piangere per lui? Insomma, ha tutto quello che le serve per essere totalmente felice no? 

 

E poi, continuava, perché dovrebbe importarmi no? L'ho lasciata io, ho preso la decisione finale io, ho scatenato io tutto questo casino, perché continuare a pensarla anche avendocela a pochi metri di distanza? Se ha fatto finta di non riconscermi è chiaro che non vuole avere niente a che fare con me, si è proprio così, e io devo rispettare queste sue scelte anche se non l'ha detto apertamente, certo.

 

Continuando a pensare e ripensare a tutti quei discorsi comunque, Akito non smetteva di fissarla, non si lasciava sfuggire neanche un suo misero movimento, neanche quando decise di accavvalare le gambe, dalla parte opposta di come le aveva appoggiate precedentemente, e il vestito che indossava le si alzò leggermente di qualche millimetro lasciando scoperto una parte delle sue gambe, male chiare e compatte. 

 

Sicuramente lisce e morbide, come se le ricordava e le aveva lasciate Akito.

 

Da quel pensiero ripercosse tutto il suo corpo indossava un vestitino nero leggermente stretto suoi fianchi e sul seno che andava a scivolare perfettamente partendo dal busto e finendo sulle gambe. Tutto racchiuso in un giacchettino di pelle blue elettrico che appoggiava lentamente le cinte di quest'ultimo sulle gambe coperte dalla stoffa del vestito. Portava delle scarpette col tacchetto con delle striature color oro ai lati, non c'era che dire; Sana era cambiata anche nel vestiario, era una donna tutti gli effetti, e questo era un dato di fatto.

 

Non che prima non si curasse in questo, anzi, però era più forzatura portata dalla sua figura di attrice o, in generale, personaggio famoso; non metteva mai i tacchi perché li trovava scomodi e non pratici, stava sempre con Akito con una semplice felpa enorme e di leggings, non che la cosa non gli dispiacesse a lui, sopratutto quando la felpa era sua, ma gli sarebbe piaciuto se ogni tanto lei si fosse fatta bella solo per lui e non solo perché forzata dal pubblico che la seguiva.

 

Anche se poi gli veniva da pensare, se si fa bella poi tutti la guarderanno, l'ammirerebbero con occhi che non sono solo i miei...e qui si andava a cadere nel ridicolo e nel circolo vizioso della cosidetta "gelosia". Quindi si ritronava punto e da capo, tutti felici e contenti. Tanto a lui Sana sarebbe piaciuta anche con un ingombrante Kimono, di quelli fastidiosi e pieni reppi di colori che si mettono alle feste, quindi non c'era niente da fare ne' sarebbe stato sempre cotto di lei.

 

- Bene, arrivati a questo punto io avrei pensato di proporvi un semplice esercizio di coppia per applicare al meglio il concetto che abbiamo appena visto insieme.

 

Esercizio? Coppia? Cosa? Akito fu richiamato violentemente dai suoi pensieri dalla voce di quello che sarebbe dovuto essere lo Psicologo in questione, che tra l'altro non aveva degnato neanche di una sguardo in quella mezz'ora buona che aveva passato, invece, a fissare Rossana.

 

- Allora creiamo un po' le coppie. Cercherò di creare un le coppie in modo del tutto casuale...lei in terza fila potrebbe andare a sedersi con la ragazza in prima fila...ecco si, perfetto...lei invece, signorina dai capelli rossi potrebbe gentilmente sedersi accanto al ragazzo in terza fila, grazie...

 

Casualità un corno però, penserano sia Sana che Akito. Com'era mai possibile che li aveva messi insieme, CASUALMENTE, proprio loro due che erano il centro uno dei problemi dell'altro e viceversa. Era impossibile.

 

Sana si alzò e cercando di non degnare neanche di uno sguardo Akito si andò a sedere di fiancò a lui in terza fila, come le aveva gentilmente chiesto il Dottore.

 

- Kurata*.

Salutò la ragazza Akito non degnandola di uno sgaurdo e continuando a guardare davanti a sè il Dottore che stava ancora dividendo le coppie per l'esercizio da dover fare.

- Hayama.

Concluse lei, girando la testa dalla parte opposta a quella del ragazzo iniziando a fissare chissà cosa.

 

Non ci credeva, erano arrivati a questo punto, chiamarsi per cognome, che scena pietosa, pensava Sana in cuor suo. Certo non si aspettava mica di essere accolta con un abbraccio e una pacca sulla spalla come "migliore ex fidanzata degli ultimi due anni", però, quella situazione non la metteva neanche un po' a suo agio.

 

Allora ripensò a cosa gli aveva consigliato il suo ex terapeuta, quando si trovava in quei momenti in cui si sentiva un tutt'uno con l'ansia:

"Ridici su, non importa per cosa, l'importante è che ti fai un grossa risata. Il tuo cervello rilascerà dopamina, la quale è una sostanza che controlla i sentimenti e sensazioni positive e di piacere, e ti sentirai subito un po' meglio".

 

Ripensò a quando durante la festa di compleanno di Karl, portando la torta al tavolo per sbaglio inciampò, Sana aveva due piedi sinistri ricordiamolo, e la torta andò a finire dritta dritta sui pantaloni di quest'ultimo, il quale invece di arrabbiarsi la assaggio col dito e rispose: "Mhmm devo dire che l'odore di ammorbidente dei miei jeans l'hanno resa più appetitosa" e tutti in quella stanza scoppiarono un una fragorosa risata.

 

In quel momento, ripensandoci, le comparì un grande sorriso sul volto, era stata davvero una bella giornata quella.

 

Cambio di espressione che comunque non sfuggì ad Akito, il quale si domandò:

Ma come, prima piange e ora ride? Certo che è strana forte, anche se...è molto bella quando sorride, più del solito, sembra come se quella luce che aveva sul volto da bambina e che la contrasstingueva dalle altre, non si fosse mai spenta.

 

-Dunque, l’esercizio di rilassamento e scarico della tensione consiste nel soffermarci in un primo momento in noi stessi, dobbiamo chiudere gli occhi e visualizzare ciò che più ci tormenta o comunque i nostri problemi in generale.

 

Bella mossa psicologo dei miei stivali! Come faccio a visualizzare ciò che mi tormenta se quello che mi porta paranoia è proprio seduto di fianco a me! 

 

Si ripeterono Akito e Sana nella loro mente.

 

-Non aprite gli occhi mi raccomando, teneteli chiusi. Iniziate piano piano a pensare a qualcosa che vi dia fastidio o che comunque non vi faccia stare bene: un pensiero, un momento difficile, una persona magari.

 

Non l’avesse mai detto.

Sana iniziò subito a pensare a tutto quello che aveva passato con Akito, dall’inizio: quando disturbava la classe con i suoi compagni, quando aveva aiutato la sua famiglia a ricostruire i rapporti, il loro primo bacio, il metà compleanno, quando si sono dichiarati a vicenda, le risate, i pianti, la distanza, la loro prima volta...tutto nella sua testa aveva un nome; Akito e niente di più.

 

-Prendetevi le mani adesso e cercate di pensare che non siete soli, che in un modo o nell’altro avrete sempre qualcuno che vi sosterrà, che vi vorrà bene, che farà di tutto per rendervi felice. Cercatelo in voi stessi, quella mano che state tenendo è sola una proiezione di voi stessi che non vi abbandonerà mai.

 

Sana, ha solo un nome quella persona e si chiama Sana. È lei che mi ha sempre salvato da tutto: dalla mia famiglia, dal professor Sengoku, da me stesso. 

Se lei non ci fosse stata io non sarei ancora qui oggi, quel giorno, quando gli diedi il coltello* accanto alla scuola dicendole che questo era l’unico modo per aiutarmi, se lei non ci fosse stata, io oggi non sarei qui.

Era questo che pensava Akito nella sua mente, Sana sempre lei.

Anche quando aveva cercato di avere altri rapporti con altre ragazze, ogni volta chiamava ogni ragazza che gli capitava davanti col suo nome; Sana e nulla di più.

Cosa se ne sarebbe fatto di tutte le ragazze che gli giravano attorno, se l’unica donna che avesse mai desiderato l’aveva allontanata lui stesso dalla sua vita? Ed era solo colpa sua e di nessun altro.

 

-Signorina, signorina...lei dai capelli rossi!

Sana si sentì toccare la spalla con il tocco di una mano che non aveva mai sentito prima, aprì gli occhi ed il dottore era proprio davanti a lei, con un espressione abbastanza preoccupata.

Si sentì le guance bagnate, come piene di lacrime.

-Signorina, sono felice sia riuscita a trovare un compagno, pure se casualmente, che con il suo solo contatto delle mani l’abbia indotta a liberarsi completamente. Però, forse, si è lasciata andare un po’ troppo nelle sue stesse emozioni.

Il dottore guardava Sana, cercando di abbozzare un sorriso, era contento che almeno in parte un ragazza nel suo convegno si fosse lasciata andare completamente all’esperimento, significa che ciò portava ad un buon riscontro, ma allo stesso tempo, vedendo la reazione di lei, aveva compreso che c’era qualcosa che non andava. 

E cosa ancora più strana, si era accorto che il ragazzo accanto a lei, nonostante l’esperimento era chiaro che fosse concluso, continuava a tenerle stretta la mano intrecciando le dita tra le sue. Come se quelle mani si conoscessero già da tanto tempo e quello stesso contatto, gli fosse mancato come l’aria.

 

-Si mi scusi tantissimo, non era davvero mia intenzione...

Affermò prontamente Sana, cercando di asciugarsi le lacrime con le dita della mano libera.

-Non deve scusarsi, non bisogna mai vergognarsi o nascondere le proprie emozioni. L’importante è affrontarle con coraggio e dedizione e non lasciarsi intrappolare da esse...

Affermando quelle parole, lo sguardo dello psicologo cadde piano piano, proprio sulle mani dei due ragazzi ancora intrecciate tra loro, i quali prontamente le scostarono evitando di guardarsi, imbarazzati più che mai.

 

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* I Kami sostanzialemente sono delle divinità o degli spiriti soprannaturali.

Anche se, talvolta, quando questa parola vieni tradotta con "dio" o "divinità", i teologi shintoisti specificano che tale tipo di traduzione può causare un grave fraintendimento del termine. Di fatti è usato più che altro per descrivere la mente, Dio, l'essere supremo, una delle divinità scintoiste, un'effige, un principio e tutto ciò che è adorato.

(Sicuramente molti di voi sapevano già cosa significasse, ma mi sembrava giusto fare un'annotazione perché la prima volta che ho letto la parola "Kami" sinceramente, sono dovuta andare a cercarla online. Quindi ho pensato fosse giusto fare anche solo porre una piccola annotazione/spazio di informazione, anche solamente per non soffermarci esclusivamente sulla traduzione secca di "Dio" o "Divinità", come spesso ci verrebbe da tradurlo leggendo questo termine).

 

*Chiamarsi per cognome in Giappone è sinonimo di avere poca confidenza.

 

*Scena tratta dal manga che è stata poi modificata nell’anime.

 

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E rieccoci qui anche quest’oggi carissimi, è la prima volta che aggiorno così spesso una storia ahaha

Come vi sembra questo capitolo? Dite che i nostri due piccioncini riusciranno mai a capirsi? Ma sopratutto chi sarà mai questo Karl di cui parla Sana? 👀

Ora che, spero, di avervi fatto crescere almeno un po’ di curiosità ci salutiamo e ci vediamo al prossimo capitolo ✨

-Lilith

 

 

   
 
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