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Autore: Artnifa    23/05/2020    2 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUARTO

Io e la mia band iniziammo ad avere successo, i Guns N’ Roses erano sulla bocca di tutti e mi sembrò di vivere il migliore dei sogni.
Janis ci accompagnava ad ogni concerto, viaggiava con noi come un membro effettivo del gruppo, il sesto componente che restava dietro le quinte. Tutti credevano fosse una groupie, cosa che non poteva essere più lontano della realtà. Nessuno di noi la sfiorò mai, nessuno di noi ci provò con lei, era un’amica, una giusta, e nessuno era interessato a lei in quel senso, e d’altra parte, a lei non piaceva nessuno di noi.
Gli insulti non mancavano mai, avevamo un certo successo con le ragazze e una bella fetta dei nostri fan era composta da gente che voleva venire a letto con noi. Gelose sputavano parole perfide al suo passaggio, come se questo potesse cambiare le cose tra noi.
-Cessa morta di cazzi- era sicuramente il più gettonato, ma Janis non era quel tipo di persona che si offende o che ci ripensa quando è sola, le ringraziava con bel dito medio e camminava orgogliosa continuando per la sua strada, senza farsi scalfire da gente insignificante.
Mi piaceva, non la vidi piangere neanche una volta in tutti quei mesi che passammo insieme. Sembrava che niente al mondo potesse ferirla.
Anche le nostre ragazze erano gelose, non perché pensassero che prima o poi potesse succedere qualcosa con uno di noi, ma perché preferivamo passare il nostro tempo in sua compagnia rispetto che con loro. Sia chiaro, a me piaceva tanto Emily e mi trovavo bene con lei, ma era fottutamente noiosa ed era sempre in compagnia delle altre.
Steven, che era l’unico single, se la spassava più di tutti e ben presto iniziammo ad invidiarlo in silenzio. Finché Izzy si fece coraggio e fu il primo a lasciare la sua dolce metà. La sua felicità, il senso di libertà che emanava da tutti i pori spinse anche Duff a liberarsi di Katy e rimanemmo solo io ed Axl intrappolati in una finta storia d’amore.
“Sto pensando di lasciare Emily” gli dissi una sera sorseggiando della birra direttamente dalla bottiglia, lui mi guardò impassibile come se già lo sapesse.
“Si, anch’io sto pensando di tornare single”
“Però mi mancherà Emily” aggiunsi pensieroso
“Anche a me mancherà Katrin” e fu così che non le lasciammo. 

 2025
 

“Papà ma la amavi?” Charlie ha interrotto il mio racconto, divorato dalla paura che altre donne fossero state importanti per me oltre a sua madre.
“Certo che no. Papà ha amato solo la mamma” ha risposto suo sorella. Mi è scappato un piccolo sorriso per l’innocenza dei miei bambini. Non avevo amato solo Janis, le avevo amate tutte in modi diversi. Emily, Meghan, Perla ma mai come la loro madre, questo no.
“No Charlie, però le volevo bene” risposi per non ferirlo, non avrebbe capito, era troppo piccolo.
“E Axl amava Erin? Si sono sposati no?” Molly si è messa a sedere, è agitata, vuole collegare tutti i puntini, ricostruire tutto il passato senza farsi sfuggire niente.
“Si, Axl amava Erin”
“E perché si sono lasciati allora?” Charlie è confuso.
“È difficile da spiegare, ma a volte due persone si amano ma non sono fatte per stare insieme” li vedo guardarsi come per chiedersi se io sia impazzito, rido di nuovo sorseggiando un altro goccio di vino…capiranno. 

 

Ero sdraiato su un divano distrutto che Izzy aveva sistemato in soffitta, la luce entrava fioca dall’unica piccola finestra sul soffitto e illuminava di poco la stanza impolverata occupata da me, lui, Janis, Steven ed Emily.
La mia ragazza era seduta accanto a me, le mie gambe erano sopra le sue. Janis era rannicchiata su una poltrona piena di buchi mentre fumava lentamente uno spinello, Izzy e Steven erano poco lontani sul tappeto.
La presenza di Emily non mi permise di poter prendere qualche pastiglia che mi ero faticosamente procurato per offrirle ai miei amici quel pomeriggio. Non era programmato che lei ci raggiungesse, non lo faceva mai in mancanza di Erin, che quel giorno era con Axl.
“Allora, cosa si fa?” Chiese battendo ritmicamente il piede per terra, quel gesto non faceva che irritare tutti quanti.
A noi piaceva starcene in silenzio, tutti insieme, ma lei non sembrava poterlo sopportare neanche per un minuto.
“Assolutamente niente” risposi fissando il soffitto e giocherellano con i miei capelli.
“Vuoi dire che di solito state qui ore immobili? Non ci credo” Izzy sbuffò e lei sembrò offendersi.
“Ho detto qualcosa di sbagliato?” Chiese indispettita ed io fulminai il mio amico pregandolo di non iniziare una discussione inutile che poi sarebbe pesata solo sulle mie spalle.
“No, scusa”.
“Janis sei viva?” Chiesi dubbioso per il suo prolungato silenzio.
“Mmh?” L’avevo distolta dai suoi pensieri, ridemmo leggermente per la sua risposta e la sua aria persa.
“Cosa?” Chiese ridacchiando tornando nel mondo reale.
“Niente” Emily mi pizzicò una gamba, ed io trattenendo appena in tempo un verso di dolore alzai il volto per osservarla. Mi stava fulminando con gli occhi ed io davvero mi sforzai di capire cosa volesse senza chiederlo a parole, ma non riuscivo ad intuirlo.
“Saul mi accompagni in bagno?” Steven ci guardò perplesso
“Certo” risposi senza il minimo segno di esitazione, mi alzai e la seguii fuori dalla stanza.
“Si può sapere cosa vi prende? È la mia presenza? Sono io il problema?” Mi avvicinai afferrandole entrambi i fianchi e spingendola verso di me.
“Emily noi passiamo il tempo così, se ti annoi puoi andartene” ma quelle parole peggiorarono la situazione, mi tirò un pugno sul petto e mi sembrò che stesse trattenendo le lacrime.
“Che hai?” Chiesi riavvicinandomi a lei, aveva le braccia al petto e cercava di non guardarmi.
“Non ti piaccio più vero? Non piaccio a nessuno qui”
“Non è affatto vero, tu mi piaci da morire Emily” mentre dicevo quelle parole, tenendole il viso tra le mani e costringendola a guardarmi negli occhi, Janis uscì dalla stanza trovandoci accanto alla porta.
“Scusatemi” disse velocemente “Pensavo foste in bagno” aggiunse superandoci e scendendo dalla scala pericolante appoggiata instabilmente al buco nel pavimento.
Quando sparì Emily tornò a fissarmi.
“Scusami, solo che a volte penso che te e lei siate fatti l’uno per l’altra e che io non c’entri proprio niente con voi” mi sorpresi di sentire quelle parole, non avevo neanche lontanamente immaginato che potesse pensare una cosa del genere.
“Emily non mi piace Janis, insomma l’hai vista…” non lo pensavo affatto, non credevo fosse brutta, o meglio, lo sapevo ma non riuscivo più a vederla così, ai miei occhi era diventata normale, quasi bella.
Mi sentii in obbligo a dire una frase così esagerata perché sarebbe stato l’unico modo per convincere la mia ragazza a smettere di farsi strane idee, ma mi pentii subito dopo averlo detto.
Emily non era famosa per essere capace a tenersi le cose per sé, avrebbe sicuramente raccontato ad Erin la mia reazione, che a sua volta l’avrebbe raccontata agli altri. Pregai che Janis non lo venisse a sapere.
Poi sentii uno scricchiolio e intravidi dei capelli neri sparire giù per le scale e capii che mi aveva sentito, stava risalendo quando dissi quella maledetta frase.
Emily mi guardò con gli occhi spalancati, e fu la conferma che non mi stessi sbagliando.
“Forse dovrei…” dissi indicando il piano sottostante, volevo correre a parlarle e chiarire ma la mia ragazza mi bloccò.
“No. Meglio di no, lascia stare” ascoltai il suo consiglio, ma solo molto tempo dopo capii che non l’aveva fatto per lei, per non peggiorare la situazione, ma al contrario l’aveva fatto per sé stessa.
Era riuscita a mettere un muro tra me e la mia amica, e niente poteva renderla più felice.
Le cose tra me e Janis non cambiarono, lei finse di non aver sentito niente ed io di non sapere che invece aveva sentito tutto.
Emily era fastidiosamente allegra quando tornammo dagli altri, Steven e Izzy si scambiarono uno sguardo interrogatorio e dopo una buona mezz’ora il moro parò preoccupato.
“Ma Janis dove cavolo è finita?” Si alzò in piedi, dopo aver fatto la domanda a cui noi tutti stavamo pensando da un bel po’ di tempo.
Scese a cercarla e quando tornò in sua compagnia notai che aveva gli occhi arrossati, poteva essere colpa dell’erba ma qualcosa dentro di me mi disse che aveva pianto.
“Scusatemi, mi sono sentita poco bene” sussurrò rannicchiandosi nuovamente sulla sua poltrona, piccola e fragile come non l’avevo mai vista.








Eccomi con il pirmo nuovo capitolo, spero che qualcuno ricomincerà ad apprezzare questa storia!
Ringrazio in atnicipo chi si soffermerà a leggerla e vi chiedo di lasciarmi il vostro aprere,
a presto

  
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