La
pioggia battente gocciolava dal suo
copricapo come un ruscello e i suoi vestiti erano zuppi, ma il samurai
abituato
a climi ben più ostili a malapena se ne accorgeva. Non si
era nemmeno reso
conto del riscaldamento all'interno del museo, dove era andato a fare
un
sopralluogo vestito da turista.
Non
amava travestirsi e ancora meno
indossare gli abiti occidentali che Lupin sceglieva per lui, ma se si
trattava
di lavoro era disposto ad accettarlo.
Ora
però che i vestiti occidentali erano
riposti in uno zaino e che Zantetsuke era tornata ad oscillare
docilmente al
suo fianco a ritmo dei suoi passi, Goemon Ishikawa XIII si sentiva
decisamente
più a suo agio.
Lavorare
con Lupin lo aveva portato ad
apprendere capacità che il suo addestramento da samurai non
avrebbe potuto
insegnare, come tracciare la mappa del sistema di sorveglianza a
circuito
chiuso di un edificio soltanto guardando e memorizzando le telecamere
all'interno, oppure identificare il tipo di sistema di allarme
all'interno
delle vetrine espositive.
In
quanto incarnazione vivente del
concetto di tradizione, Goemon non avrebbe nemmeno
potuto immaginare che
un giorno sarebbe stato in grado di fare tutto ciò e quello
era uno degli
aspetti che prediligeva nel lavorare con il ladro gentiluomo.
La
pioggia non aveva smesso un attimo di
cadere per tutto il percorso che dal museo conduceva al loro
nascondiglio e
quando Goemon ebbe aperto la porta dell'appartamento ai suoi piedi si
formò una
pozza d'acqua.
Rimase
in ascolto per qualche istante dei
rumori della casa: durante tutto il suo addestramento, gli era stato
insegnato
a percepire la presenza di potenziali avversari ben prima che i suoi
occhi
potessero notarli.
Non
che si aspettasse che qualcuno avesse
trovato il loro nascondiglio, ultimo tra tutti Zenigata, che era il
loro
inseguitore più ostinato, ma era un'abitudine che gli aveva
sempre fatto comodo
in passato.
Non
percepì l'odore della colonia di Lupin
e nemmeno quello delle sigarette di Jigen, che solitamente erano
sufficienti ad
annunciargli la presenza dei suoi soci, e nessun suono, oltre al
ticchettio
della pioggia sui vetri, gli arrivò alle orecchie.
Le
spalle gli si rilassarono, mentre la
sua mente lo rassicurava che fosse l'unico presente
nell'appartamento.
Decise
così di concedersi una doccia calda
per togliersi di dosso l'umidità dell'esterno in attesa che
i suoi colleghi
terminassero le rispettive mansioni e lo raggiungessero al
nascondiglio.
Mentre
faceva scorrere l'acqua dal moderno
soffione, Goemon sospirò ripensando alle acque termali delle
sorgenti tra i
monti in cui si era immerso solo qualche settimana prima. La
modernità non
poteva certo offrire nulla di paragonabile alla sensazione di essere
circondato
dall'acqua sulfurea e dai vapori rigeneranti tra i paesaggi delle
montagne
giapponesi.
Fu
una doccia rapida, giusto il tempo
necessario a lavarsi la pelle e i capelli, e il samurai
uscì, avvolgendosi la
vita con un asciugamano. Solo allora si accorse che uno degli
asciugamani che
erano stati appesi all'ingresso del bagno mancava all'appello e i suoi
nervi si
irrigidirono: qualcuno era entrato nell'appartamento.
Afferrò
la fedele Zantetsuke che aveva
accomodato appena fuori dalla doccia e in punta di piedi
uscì dal bagno a
ispezionare la casa.
Notò
quasi subito che la porta della
cucina era socchiusa e si diede dell'idiota per non averla controllata
prima.
Snudò
la lama, che brillò fredda come un
fulmine che preannuncia un temporale estivo, e si preparò
all'attacco.
Prese
un lungo respiro ed aprì la porta
della cucina con un calcio, pronto a ingaggiare la lotta, ma quello che
vide lo
lasciò di sale.
Seduta
al tavolo della cucina, intenta a
leggere una rivista e a sorseggiare un thé caldo, c'era
Fujiko.
I due
si fissarono per qualche istante
nella sorpresa di quell'incontro inaspettato, ma poi Goemon si rese
conto di
indossare unicamente un asciugamano davanti a una donna e la mano
libera dalla
spada corse a sorreggere quell'unica stoffa.
Fujiko
notò il suo imbarazzo e ridacchiò:
-Non ti devi vergognare!- lo esortò, tornando a bere il suo
thé -Io di certo mi
sto godendo la vista.
A
quelle parole il samurai sentì il viso e
le orecchie andargli a fuoco e uscì di corsa fuori dalla
cucina alla ricerca dei
suoi vestiti, mentre la donna continuava a leggere come se niente fosse.
Qualche
istante più tardi Goemon tornò in
cucina, resosi presentabile con un cambio di kimono e hakama, ad
affrontare
Fujiko.
La
trovò dove l'aveva lasciata: -Cosa ci
fai qui?- domandò.
-Sono
stata sorpresa dalla pioggia- spiegò
la donna, girando una pagina della sua rivista con le dita lunghe e
dalle
unghie perfettamente curate -E dato il vostro nascondiglio era sulla
strada ho
pensato di darmi una rinfrescata.
Goemon
la squadrò da capo a piede per un
istante, notando il turbante realizzato con l'asciugamano mancante che
le
avvolgeva i capelli e la vestaglia bianca che le copriva il
corpo.
A una
seconda occhiata, però quella
vestaglia gli sembrò molto familiare: -È un mio
kimono quello?- chiese il
samurai indicando il capo di abbigliamento in questione.
-Questo
dici?- disse Fujiko allargando i
lembi della vestaglia e mostrando così qualche centimetro in
più della generosa
scollatura.
Goemon
si sentì di nuovo avvampare ma si
costrinse a mantenere lo sguardo e a non dare la soddisfazione alla
donna di
vederlo cedere: -Sì- annuì alla fine.
-È
solo una cosuccia che ho preso in
prestito- rispose la ladra, accomodando meglio le lunghe gambe
affusolate sulla
sedia così che il kimono coprisse giusto lo stretto
necessario e le lasciasse
in vista -Hai sempre avuto così buon gusto nel vestire! Non
potevo certo
prendere una delle camicie di Jigen, ti pare?
-Che
fine hanno fatto i tuoi vestiti?- la
incalzò Goemon, sentendosi tuttavia lusingato dal commento
sul suo buon gusto:
tutti gli abiti che portava erano fatti su misura da una sarta che
aveva
confezionato vestiti per suo padre e andava fiero di ciò che
indossava.
Ovviamente
non disse nulla di tutto ciò a
Fujiko.
-Non
ti agitare- gli sorrise la ladra,
provocando volutamente l'effetto opposto -Si stanno asciugando in
salotto
davanti al deumidificatore. Tra qualche minuto saranno pronti.
Il
samurai annuì leggermente con il capo,
ma la sua assertività era solo apparente: anni di lavoro ed
esperienza lo
avevano reso diffidente davanti alla presenza di Fujiko e se quella
donna si
trovava nel loro nascondiglio non poteva essere stato solo per il
sopraggiungere della pioggia.
-A
cosa stai puntando?- le domandò calmo.
-Mi
sembra di sentire Jigen e, mio caro
Goemon, ti assicuro che non è un complimento- Fujiko
cercò di divagare, ma
davanti alla determinazione del samurai, apparentemente impassibile di
fronte
al suo fascino, dovette vuotare il sacco -Pensavate davvero di
imbarcarvi nel
progetto del furto della collezione dei gioielli di Maria Luigia senza
coinvolgermi?- sul suo viso si aprì un ampio sorriso
malizioso -Lupin dovrà
darmi delle spiegazioni per avermi estromessa dal piano e,
naturalmente, voglio
una fetta del bottino.
Il
samurai sorrise: -Insomma, la solita
visita di cortesia.
Quel
commento lasciò Fujiko senza parole:
-Era una battuta quella?- domandò spiazzata, ma il samurai
era già sparito
dalla cucina.
Le
arrivò alle orecchie la sua voce dalla
stanza a fianco: -Fai in modo di farti trovare da Lupin con i tuoi
vestiti
addosso o si farà un'idea sbagliata e dei gioielli di Maria
Luigia non vedremo
un frammento né te, né io.
Note
dell'autrice: Ciao
a tutt* e grazie per essere arrivat*
in fondo a questo capitolo a tema Lupin III. Il progetto che ho in
mente è
quello di realizzare una raccolta di 20 oneshots in questo fandom
basate su una
lista di prompts per le otp. Premettendo che per il Fandom Lupin III
non ho una
vera e propria otp, ho deciso di realizzare la raccolta ricreando dei
momenti
di vita del gruppo che solitamente non vengono raccontati e facendo
interagire
sempre almeno due dei personaggi.
Sperando
di essere prolifica e all'altezza
della situazione, così da offrire un lavoro di
qualità, vi auguro buon tutto e
a presto!
Desma
Ps. Il prossimo
capitolo si intitolerà Holding
hands,
ci vediamo là!