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Autore: Manocoll    24/05/2020    0 recensioni
Jury Devlin, provetto subacqueo, è entusiasta dell'offerta di lavoro ricevuta. E' stato infatti contattato da Henrick Notron, famoso biologo marino, per un delicato incarico nel Mediterraneo. L'unico scoglio che deve superare è covincere la moglie Ann, abile fotograva che da tempo desidera un bambino, a seguirlo nell'impresa. Quando finalmente ci riesce, pensa di avere risolto ogni problema, ma i guai sono in agguato. Prima di partire per il mar Egeo, dove dovrano immergersi, Jury riceve una telefonata minatoria, e lcuni incidenti che accadono loro una volta giunti a destinazione li convincono che devono esserci in gioco grossi interessi. Cosa c'è di così prezioso in quei fondali e chi è tanto malvagio da non esitare a uccudere purché il segreto resti inviolato?
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7


 
Il pomeriggio precedente Xander era stato condotto dalla casa fino a una scogliera a picco sul mare, da cui aveva potuto vedere un grosso battello all’ancora.

A bordo dell’imbarcazione aveva scorto tre persone e ne aveva riconosciuti due, come Jury e Ann. Vedendoli agitare le braccia, aveva sentito un tuffo al cuore.

La sua prigionia era finita… di lì a poco l’avrebbero liberato!


Ma era rimasto deluso, perché Tom gli aveva detto che Jury e Ann erano là per “svolgere un certo incarico” e che l’avrebbe lasciato libero soltanto alla fine del lavoro in questione.

«Quanto tempo passerà?» aveva domandato lui con ansia.

«Dipende dalla fortuna e dalla loro abilità», aveva risposto Tom elusivamente.
Nel frattempo, aveva aggiunto sorridendo, lui avrebbe fatto del suo meglio per allietargli quel soggiorno forzato.

Xander non si era sentito affatto consolato da quelle Parole ed era stato allora che aveva pensato di fuggire. Aveva stabilito di far credere a Cleo che era depresso e remissivo, ansioso di ubbidire a ogni ordine, ed era giunto a portare perfino a versare qualche lacrima. La greca era stata contenta di quella netamorfosi. Il ragazzo sembrava avere perduto tutto il suo coraggio, la qualità che aveva destato l’interesse di Tom e ora si rivelava per un ragazzino piagnucoloso.

Quella notte Xander rifletté sulla situazione. Jury e Ann si trovavano a bordo di un battello non lontano dalla riva. Erano là per “lavorare”, e questo significava che dovevano immergersi. Ovunque si trovasse la zona dell’immersione, la sera tornavano sicuramente alla base, se non altro per riferire i risultati del loro lavoro e ricevere ulteriori ulteriori istruzioni. Se fosse riuscito a fuggire dalla sua camera…

Non poteva passare dalla finestra, dato che era sbarrata da una grata metallica. Quanto alla porta, era chiusa a chiave, ma Xander aveva notato che Cleo lasciava sempre la chiave infilata nella serratura.

Poteva ricorrere al vecchio trucco? S’infilava un foglio sotto la porta, si spingeva la chiave fuori dalla serratura in modo che cadesse sopra il foglio e si ritirava quest’ultima nella stanza, recuperando così la chiave in questione. Doveva soltanto provare.

 
Il giorno seguente, preparando il terreno per la propria fuga, Xander fece capire a Cleo che Tom l’aveva guardato con desiderio. Come risultato, la donna gli diede sgarbatamente cena e lo chiuse subito in camera per la notte. Non appena ritenne che la sua carceriera si fosse allontanata, Xander mise in atto il suo piano per recuperare la chiave. Incredibilmente, ebbe successo!   

Non faticò ad aprire la porta d’ingrsso, dato che era chiusa dall’interno, quindi lasciò la casa e corse verso la scogliera. Una volta avvistata la barca, sarebbe sceso nel punto più agevole della sponda. 

Ma non vide nessuna barca. Poiché era ancora giorno, pensò, probailmente Jury e Ann si stavano immergendo, ma la luce non sarebbe durata a lungo.
Così doveva soltanto aspettare. Si nascose nel folto di un cespuglio da cui poteva da cui poteva sbirciare fuori senza essere visto e si dispose all’attesa. I minuti passarono lentamente parvero lunghi come ore.

Quella sera i minuti sembravano eterni anche a Henrick Notron, che ascoltava musica seduto nella sua poltrona preferita.

«Non possiamo starcene seduti con le mani in mano!» sbottò a un tratto.
Riley Nilved lo guardò con aria comprensiva.

«Sono perfettamente d’accordo, ma prima di fare qualcosa, dobbiamo avere dei dati su cui fondarci. Ecco perché vorrei fare due chiacchiere con Xena.

«Con Xena?»

«Sicuro. E con il tuo permesso, vado subito da lei.

Confuso, Henrick lo guardò allontanarsi. Ma era giunto ad avere fiducia nel suo inaspettato visitatore e attese con interesse l’esito di quel colloquio.

 
Ryley andò in cucina e chiese a Xena se poteva avere un’altra tazza del suo eccellente caffè.

«Eccellente? Per quanto ne so, gli inglesi non aprezzono molto il caffè greco», replicò la ragazza con un sorriso ironico, e Riley, replicò a tono:

«Gli inglesi sono una massa di incompetenti, soprattutto per quanto riguarda il buon caffè. Ma io sono scozzese… non è la stessa cosa, sai?»

«Sì, l’ho sentito dire.»

Il comportamento ti Xena, la sua dialettica, il suo modo di parlare dissero a Riley, che non si era sbagliato: in quella ragazza c’era effettivamente qualcosa di strano. Xena preparò il caffè in silenzio, quindi depose il bricco e la tazza  sul vassoio.

«Vorrei prenderlo sulla terrazza, Xena. Mi faresti compagnia?»

Lei gli si rivolse un’occhiata e il suo viso ovale incorniciato da rilucenti capelli neri parve a Riley la quintessenza della bellezza.

Mentre sorseggiavano il caffè, si guardarono con circospezione sopra l’orlo delle tazze.

«Dimmi Xena, come mai conosci così bene questa casa?» domandò Riley a un tratto. «Eri già stata qui, vero?»

Lei esitò un momento, non sapendo come regolarsi, poi pensò che Milved sembrava sinceramente amico di Henrick Notron e ritenne di potergli confidare almeno una parte del proprio passato.

«Sì, un tempo abitavo qui.» Gli rivolse un’occhiata supplichevole. «La prego, non lo dica al signor Notron. Non deve assolutamente saperlo.»

«Non preoccuparti Xena. Ogni tua confidenza rimarrà fra noi due.»

Lei depose la tazza e gli rivelò di essere nata in quella villa.

«Mio padre era un rinomato studioso dell’antica Grecia, ma non nuotava nell’oro. Si guadagnava la vita con l’insegnamento e le univarsità greche non pagano molto bene i professori.

«Nemmeno le nostre,» rise Riley. «Sei figlia unica?»

«Sì, mia madre è morta quando ero in collegio, così sono tornata a casa per badare a mio padre.» Il tono di Xenia era singolarmente distaccato. «Stava perdendo la vista a furia di leggere e scrivere con un’illuminazione insufficiente, così ho cominciato a leggergli i libri che trattavano del suo argomento preferito… la storia di questa parte della Grecia.

«La storia dell’Egeo?» domandò Riley cominciando a capire. «È per questo motivo che hai riconosciuto il nome che avevo menzionato… Theocranum?»

«Xena s’illuminò di un sorrise.»

«Sì, mi ha fatto uno strano effetto sentirlo menzionare da uno straniero. Comunque non mi sarei dovuta stupire, perché mio padre mi ha detto che spesso gli stranieri s’interessano all’Egeo più della popolazione locale.»

«Succede speso, Xena. Chi abita in un luogo famoso, di solito non conosce bene la sua storia. Sono quasi sempre i turisti a scoprire i tesori nascosti.»

«Tesori?» domandò lei spalancando i grandi occhi neri. «È per questo che ha parlato di Theocranun? Quasi nessuno conosce questo nome.»

Gli occhi di Riley Nilved brillarono di eccitazione.

«Ma tu lo conosci?»

«Come potrei non  coscerlo? Ho setacciato le biblioteche per procurare a mio padre libri e manoscritti su questo argomento. Mio padre mi ha dettato parecchi appunti in proposito.»

«Li hai ancora?»

«Sicuro. Le interessano?»

Riley stentò a contenere la propria impazienza.

«Sì, Xenia, m’interessano moltissimo. Potrei vederli?

«Li conservo nella mia stanza ci sono molti taccuini. Non saprei quale portarle… o forse.»

La ragazza esitò con aria imbarazzata.

«Se potessi vederli, saprei quali mi possono servire. Non potrei accompagnarti per esaminali?»

Lei lo osservò attentamente e parve rassicurata dalla sincerità della sua espressione.

«D’accordo, andiamo pure,» acconsentì alla fine.

Riley si alzò e fece per seguirla, ma a un tratto i loro occhi si incontrarono. Fu come se un fulmine avesse colpito entrambi. Riley provò uno strano senso di soffocamento mentre Xena cercava inutilmente di dominare il proprio batticuore.

«Oh Xena!» mormorò Riley, e quelle semplici parole furono eloquenti di un lungo discorso.

 
Il sorriso di Xena, così intimo e comprensivo, allentò la tensione che li attanagliava. Salirono le scale in silenzio ed entrarono nella amera della ragazza.

«Prenda pure quello che vuole», lo invitò la ragazza, indicando gli scaffali.

All’inizio Riley, stentò a concentrasi sulle mensole stracolmi di libri e taccuini ma, quando ebbe letto le prime righe, sentì aumentare il proprio interesse.

Continuò rapidamente la lettura, confermandosi sempre più nella propria opinione.


«Ma certo!» esclamò a un tratto. «Devo dirlo aubito a Henrick! Oh, che Dio ti benedica, ci hai fatto un regalo meraviglioso!»

Ma quando si fu girato, scoprì di essere solo. Xena doveva essere tornata al pianterreno e lui scese le scale a precipizio  per parlare con Henrick Notron.

«L’ho trovato, Henrick! Adesso so che cosa sta cercando quella gente.

   
 
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