Regina
era certa di non aver sognato, aveva sentito distintamente quelle labbra
posarsi sulle sue, annusato il suo profumo naturale. Mai avrebbe però discusso
di quanto successo, per tanti motivi e per l’impellenza di salvare Henry.
Durante la permanenza sull’Isola che non c’è, aveva avuto diversi momenti per
parlarle, ma non l’aveva mai fatto. Eppure, sentiva le sensazioni che la
vicinanza di Emma le provocavano, percepiva da parte dell’altra qualcosa, ma
non sapeva cosa.
“Non
hai più cercato quella persona vero?” – disse Campanellino, che era stata
relegata in quell’Isola.
“Ero
accecata dalla collera, adesso non ha più senso” – spiegò.
“Io
sono certa che tu possa avere il tuo lieto fine” – disse la fata.
“Avevo
Henry, ma adesso potrei perderlo”
“Non
perderai tuo figlio” – disse.
Cosa
c’era di peggio di aver visto andare via Henry, il piccolo che aveva cresciuto
per tanto tempo da sola, con Emma? Era sua madre, vero. Però era stanca di
perdere persone a lei care, Daniel, suo padre, Henry, Emma? Aveva cercato di
capire cosa avesse significato quel bacio, le continue sensazioni scaturire
dalla sua vicinanza, ma poi ci aveva rinunciato, per salvare Storybrooke
dall’ennesimo Sortilegio, che gli aveva riportati nella Foresta Incantata.
Tornare
a Storybrooke, scoprire che il Sortilegio di ritorno dalla Foresta Incantata
era stato lanciato da sua madre, per sfuggire a Zelena la sorella di Regina,
aveva fatto per poco impazzire Emma. Diventare sorella all’età di trent’anni
per Emma era stato assurdo, il piccolo Neal sarebbe cresciuto con i suoi
genitori, cosa che a lei non era stata concessa. E così di nuovo il sentimento
di odio verso Regina ritornava a galla, eppure era in allerta per la continua
minaccia di Zelena a sua sorella. Emma sarebbe impazzita prima o poi,
soprattutto dopo il viaggio nel passato della Foresta Incantata. Quando aveva
visto realmente cosa la Regina Cattiva era stata capace di fare nel corso del
suo regno del terrore, e la ricerca della vendetta contro Snow.
A
Storybrooke non si poteva mai stare tranquilli e no! Prima Elsa, poi sua zia
Ingrid, la maledizione degli Specchi infranti e finalmente un po’ di pace? No!
Quelle
che Regina le aveva riferito essere le Regine dell’Oscurità con un escamotage
ben studiato si erano fatte accogliere a Storybrooke. Cosa volevano? Il loro
lieto fine! Beh Emma si ritrovò a pensare che non aveva fatto un gran bel
lavoro. Si era convinta di poterne avere anche uno lei, ma con una persona
irraggiungibile era praticamente impossibile. Poi incombeva su di lei la
possibilità che l’Oscurità che in passato i suoi genitori avevano trasferito ad
un'altra creatura, tornasse. Nel tentativo di salvare Henry minacciato da Crudelia,
uccise la donna imponendo le mani in segno di difesa.
Affinché
i Charming ottenessero di essere redenti, Malefica, volle che Emma ritrovi sua
figlia Lily. Emma conosce bene quel nome, è quello della sua amica di infanzia,
che l’ha messa nei guai più e più volte in passato.
“Sei
certa di fare questo viaggio con me?” – disse Emma guardando Regina, quando
entrò nella sua macchina.
“Te l’ho detto ho bisogno di te” – si
giustificò la mora. Era del tutto lecito chiederle aiuto, lei non era mai stata
fuori da Storybrooke. Emma conosceva la città dove sarebbero andate a salvare
Robin da Zelena. Quando aveva conosciuto Robin, Regina aveva creduto che
potesse essere lui quella persona, che Campanellino le aveva indicato tempo fa.
L’uomo infatti aveva un tatuaggio su un braccio. Dopo il primo approccio con
lui però, Regina sapeva di aver preso un abbaglio, e fu quasi contenta del
ritorno della moglie di Robin: Marion. O meglio Zelena ne aveva preso il posto
quando, Killian ed Emma erano tornati nella Foresta Incantata di un tempo.
“Ehi mi stai ascoltando?” – disse Emma
destandola dai suoi pensieri – “Cosa hai intenzione di fare con tua sorella?” –
chiese per l’ennesima volta.
“Non lo so Emma, pensa a guidare questo
catorcio giallo” – incrociò le braccia al petto.
“Non offendere il mio maggiolino,
Maestà” – la prese in giro.
“Potrei incenerirlo con te dentro” –
disse rivolgendole uno sguardo di sfida.
“Sono capace di tenerti testa” – si
pentì presto di quello che aveva detto e strinse il manubrio tra le mani.
Regina se ne accorse.
“Ehi, non pensarci” – le posò una mano
sulla spalla e cambiò argomento – “Quindi conosci questa Lily”
“Sì eravamo amiche da adolescenti” –
sospirò – “Poi l’ho allontanata”
“Per quale motivo?” – chiese.
“Lei diceva che era il destino ad averci
fatto incontrare, invece era la colpa dei miei genitori” – ammise.
“Non essere così dura con loro, l’hanno
fatto per proteggerti”
“Certo, ma cosa hanno ottenuto? Una
povera ragazza piena di oscurità al posto mio” – la guardò.
“La colpa è mia, Emma” – ammise.
“Tu stai facendo tanto per rimediare”
“Ma l’oscurità è ancora parte di me
Emma, e facile tornarci, ma non permetterò che tu ci caschi” – le rivolse un
sorriso, poi portò lo sguardo sulla strada – “Emma attenta” – disse reggendosi
e la bionda inchiodò prima di investire un lupo comparso sulla strada -
“Abbiamo forato” -disse colpendo con gli stivali la ruota, quando furono scese.
“Ti rovinerai i tuoi amati Louboutin” – disse Emma punzecchiando.
“Swan cammina,
arriviamo a quella stazione di servizio, pensa al caffè” – disse Regina
camminandole accanto.
“Hai visto un
altro lupo?” – disse la mora sedendosi davanti alla bionda.
“No, Lily, è la
cameriera” – spiegò.
“C’è scritto
Starla” – disse Regina.
“Conosco la sua
voglia a forma di stella sul polso” – ammise Emma.
“Vacci a
parlare, forza Swan” – disse bevendo il caffè.
“Che hai
intenzione di fare?” – chiese Regina quando furono fuori dal locale.
“Ha mentito,
quella non è sua figlia e questo il suo indirizzo” – la guardò.
“Avrei dovuto
assumere te come cacciatore” – sorrise.
“Sono il tuo
sceriffo e mi dovrai un aumento, questo è anche a causa tua” – disse Emma
incamminandosi in macchina e Regina rimase di stucco.
Arrivati in
quella che era la casa di Lily, scoprirono a loro spese che aveva mentito su
tante cose, lei sapeva tutto.
“Emma sta
prendendo la macchina” – disse Regina correndo fuori – “C’è la pergamena di
Ingrid”
“Oh ma
davvero?” – disse guardandola.
“Scusami tanto”
“Muoviti
prendiamo quella” – disse la bionda correndo verso una macchina da corsa.
“Ehi, datti una calmata” – disse
fissandola negli occhi e la bionda per un attimo si placò.
“Scusami se voglio impedire a Lily di
uccidere i miei, cosa che a te andrebbe a genio” - disse.
“Emma adesso basta.” – le disse.
“Hai paura che possa cedere
all’Oscurità, Maestà?” – disse voltandosi verso di lei.
“Te l’ho detto non permetterò che
accada” – disse prima di reggersi forte, perché Emma iniziò a guidare molto
velocemente e si piazzò davanti al maggiolone.
“Dove diavolo credi di andare?” – disse
Emma raggiungendo Lily, Regina alle calcagna – “Non ti permetterò di fare del
male alle persone che amo” - disse spintonandola. La donna cadde a pochi passi
da Regina, che attenta a cosa facesse Emma, non si accorse del balzo e di
essere finita tra le braccia di Lily. Questa le mise le braccia al collo, a mo’
di pressa, Regina guardò davanti a sé, Emma con la pistola di ordinanza
puntata.
“Emma” – disse divincolandosi - “Mettila
giù Emma, non pensare a me” – disse Regina, sentendo la stretta – “Se premi
quel grilletto, Gold otterrà quello che vuole da te”
“Avanti Emma ti farò un favore” – disse
– “E tu a me”
“Emma sei meglio di così, sai che ti sta
solo provocando” - Regina la guardò – “Emma”
“Davvero credi che non ti spezzerò il
collo Regina Cattiva?” -sussurrò al suo orecchio.
“Non ho paura, sei solo un draghetto
spaventato” – sussurrò e poi si ritrovò tra le braccia di Emma – “Ehi”
-sorpresa si staccò.
“Davvero?” -disse Lily vedendo la palla al piede.