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Autore: Artnifa    26/05/2020    1 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUINTO

“Dov’è Janis?” Steven saltellava allegramente spostando il peso da un piede all’altro, come se il pavimento fosse coperto di lava e le suole gli scottassero i piedi.
“Si, me lo chiedevo anch’io” aggiunse Axl mentre tutti spostammo lo sguardo contemporaneamente verso Izzy, che vivendo con lei, era chiaramente l’unica persona a poter rispondere.
Eravamo stipati nella piccola casa di Duff, che poco prima era sparito in cucina a prendere un paio di bottiglie di Vodka.
Quando tornò, Jeff ci disse che Janis era strana, come giù di corda, e non riusciva a spiegarsi il motivo; lei era decisa a non parlargliene.
Aveva provato a convincerla a venire, ma lei non sembrava propensa a cambiare idea, così a malincuore l’aveva lasciata sola a casa.
Lanciai un’occhiata di sbieco a Emily, cercando di non farmi vedere dagli altri; volevo scoprire se stesse pensando la stessa cosa a cui pensavo io.
Ma lei fece un cenno di no con il capo, come fosse sicura che ciò che avevo detto su di lei non c’entrasse assoltamene niente con il suo cambiamento improvviso d’umore.
“Con tutto quello che le dicono ogni giorno, e che scrivono su di lei, pensi davvero che una frase così, detta da te, possa averla offesa?” Eravamo chiusi in bagno , l’avevo trascinata per spiegarle la mia teoria e sfogare la mia preoccupazione, ma lei sembrava così sicura che sbagliassi da riuscire a convincere anche me.
In effetti Janis era una tipa tosta, troppo perché io potessi causare in lei una reazione del genere. Ma questo non toglieva il fatto che un problema ci doveva pur essere, e qualcuno doveva aiutarla.
Quando mi dileguai con una scusa banale dai miei amici, Emily insistette per venire con me, pur sapendo che non era un discorso che potevamo sostenere in due, sarebbe sembrato troppo intimidatorio e fuori luogo.
Non dissi niente davanti agli altri, ma una volta usciti di casa la costrinsi a lasciarmi solo.
Inutile dire che litigammo, aveva capito subito quale fosse il mio intento e fece di tutto per farmi cambiare idea o al limite accompagnarmi, ma quella volta fui io a non cedere; e a passi decisi, incazzata nera, andò nella direzione opposta alla mia.
Ero diretto a casa di Izzy, l’ansia mi stava divorando e non riuscivo a godermi il pomeriggio a causa di quel pensiero fisso in testa.
Quando arrivai salii i tre gradini con una piccola corsetta e bussai alla porta impaziente di ricevere una risposta.
La casa sembrava deserta, nessun rumore arrivava dall’interno e Janis non aprì. Provai di nuovo finché dopo venti minuti buoni, finalmente si decise a rispondere. Sentii il rumore dello spioncino e capii che mi stava identificando. Poco dopo ci fu lo scatto della serratura e la sua esile figura storta apparve davanti a me.
“Ehi”
“Ciao”
“Posso entrare?” Fece un passo di lato e con la mano mi fece segno di accomodarmi.
“Sono venuto a chiederti se stai bene” dissi parandomi davanti a lei, che dopo aver chiuso la porta si ritrovò in trappola tra me e la parete; non volevo lasciarle via d’uscita, volevo assolutamente una risposta sincera.
“Si, si sto bene” rispose sorpresa dalla domanda. Teneva le mani sulle sue braccia, come per proteggersi o riscaldarsi, lo sguardo stranamente puntato ai piedi. Notai delle calze grandi che le ricadevano larghe sulle caviglie sottili e una maglietta semplice le copriva il corpo come un sacco.
“Che c’è?” Chiese dopo un attimo, imbarazzata da quello sguardo così serio che la scrutava come per studiarla e scoprire la verità.
“Ti va di parlare?” Capii all’istante che non ne aveva affatto voglia, ma non disse niente, mi superò precedendomi e portandomi fino nella sua umile camera.
Era uno stanzino piccolo e vuoto, ci stava a malapena il letto e un piccolo cassettone da cui fuoriuscivano triangoli colorati di vestiti lanciai alla rinfusa.
Una finestra quadrata rendeva un po’ meno claustrofobica la stanza, ma di certo non la rendeva più bella.
Si sedette sul letto a disagio, rannicchiandosi sul cucino e appoggiando la schiena al muro, io occupai lo spazio apposto lasciando una bella distanza tra noi.
“Janis so che hai sentito quello che ho detto a Emily…” mi fermai curioso della sua reazione, in base a quella avrei deciso come continuare il discorso. Ma lei rimase in silenzio, e in quel momento mi sembrò ancora più difficile andare avanti.
“Non penso affatto a quello che ho detto, voglio che tu lo sappia. È solo che sai com’è fatta Emily, non volevo credesse ci fosse qualcosa tra me e te” a quelle parole alzò lo sguardo.
“Tra me e te?” Chiese confusa aggrottando le sopracciglia.
“Si, insomma, dice che noi siamo molto simili, che ci capiamo, e lei si sente esclusa” Janis mi guardò come se avessi appena detto di aver visto due alieni bere una birra insieme al bar; era esterrefatta.
“Cosa c’è?”
“Non serve che inventi queste scuse Slash, so benissimo di essere un mostro” quelle parole mi colpirono come un pugnare dritto nel cuore. Non solo per la tranquillità con cui mi disse di essere brutta, ma la sicurezza che aveva nel credere che nessuno potesse essere geloso di lei, perché nessun ragazzo l’avrebbe mai voluta.
Mi avvicinai senza pensarci, la raggiunsi e le presi i polsi per attirare la sua attenzione che sembrava così ostinata a non darmi tenendo la testa chinata in avanti.
“Janis non sto mentendo, non sono scuse. Ho sbagliato, sono stato uno stronzo, esattamente come quando tanti anni fa non ti ho dato una moneta per comprare il gelato…” Sorrise leggermente, allora continua convinto di essere sulla strada giusta.
“Esattamente come quando venivi a casa mia, sapevi tutto di me ed io non ti ho mai chiesto nemmeno come ti chiami” sorrise di nuovo, ma questa volta in modo triste e malinconico, e mi resi conto di non conoscere ancora il suo cognome.
Avevo sempre pensato che lei non avesse dato importanza a queste piccole cose, ma in quell’istante capii che la stavo ferendo, da tutta la vita.
“Janis non sai quanto mi dispiace” lasciai la presa, convinto di aver fallito e incredibilmente in imbarazzo; non mi ero mai accorto di niente finché non le parlai quel pomeriggio.
Ma poco dopo, silenziosamente, si avvicinò e mi abbracciò. Toccai la sua schiena spigolosa sentendo tutte le ossa sotto il mio tocco. Affondai il viso nel suo collo e il profumo dei suoi capelli misto a fumo invase le mie narici. Assaporai quel contatto come se fosse la cosa più preziosa del mondo.
“Quanto sei magra” lo dissi involontariamente ad alta voce, ma la sorpresa di stringere un corpo così esile non mi lasciò il tempo di pensare di tenere un commento del genere per me, sopratutto in una situazione così delicata.
Era di corporatura molto minuta, lo era sempre stata, e questo enfatizzava le sue ossa storte; ma probabilmente l’assunzione di droga le ha fatto passare la poca voglia che aveva di mangiare e quello era il risultato, uno scheletro.
Non rispose alla mia affermazione ma si fece ancora più piccola contro di me e mi sembrò di stringere un cane abbandonato che finalmente aveva trovato qualcuno pronto ad amarlo.
Le misi una mano tra i capelli, e non potevano essere più diversi da quelli di Emily, sempre così morbidi e pettinati. Ma non mi dispiacevano, avevano qualcosa di selvaggio. Janis in generale portava addosso l’odore di libertà, cosa che mi aveva sempre attratto.
“Scusa”  sussurrò riferendosi all’abbraccio improvviso.
“Non preoccuparti. Sono io che ti devo delle enormi scuse” si asciugò una guancia con il dorso della mano, una piccola lacrima le era scivolata sul volto.
“Giuro che sei la ragazza più incredibile che abbia mai conosciuto…e ne ho conosciute tante” riuscii di nuovo a farla ridere e questo mi scaldò il cuore.
Poi qualcosa, all’improvviso, scattò dentro di me, come se la benda che mi aveva da sempre fasciato gli occhi fosse scivolata via facendomi vedere davvero Janis, per la prima volta. 

 

2025

“Ma papà, la mamma era anoressica?” Più continuo con il racconto e più Molly sembra sveglia, dovevo farli addormentare ma la troppa curiosità sta causando l’effetto opposto.
“Non lo so, credo di no, ma si avvicinava parecchio”
“Ma nelle foto è così bella” trovo dolcissimi gli occhi dei bambini, Charlie è innamorato perso di sua madre, la vede come la donna più bella del mondo e mi ripete che se fosse ancora viva la vorrebbe sposare. Mi si chiude lo stomaco quando sento questo tipo di frasi e immagino come avrebbe reagito Janis se fosse ancora qui, tutto l’amore che non ha mai avuto era rinchiuso in questi due bambini così simili a noi.
“Si era davvero bella, ma i ragazzi sono spesso stupidi e si soffermano solo sui difetti di una persona” Charlie sembra pensarci, forse si chiede se anche lui diventerà così superficiale crescendo.
Mi lascio andare per un momento ad un ricordo che non posso raccontare, assaporando quegli attimi, immaginando di essere ancora lì con lei, su quel letto nello stanzino della vecchia casa di Izzy.


Guardai il suo volto spigoloso e vidi una ragazza stupenda, divorata dalla povertà e da una vita troppo difficile per chiunque.
Guardai le sue gambe fragili e mi venne voglia di sfiorarle, di stringere piano le sue cosce tra le mani e risalire lentamente, immaginai i miei palmi scuri a contrasto con la sua pelle candida. Volevo toglierle la larga maglietta che nascondeva il suo corpo, sfilargliela dolcemente e poterla guardare, poter scoprire ogni millimetro di quel corpo.
Deglutii mentre immaginavo di spostarle i capelli dietro l’orecchio, avvicinarmi e darle un bacio, sentire le sue labbra premute sulle mie, i suoi occhi sprofondati nei miei, volevo sentirla ansimare, volevo farla sentire speciale, bellissima, farla godere.
Ma preso dal panico mi alzai, e tornai a sedermi ai piedi del letto. 

 

 

 

 

 

Buongiorno,
ho notato che questo fandom purtroppo sta un po’ morendo e mi dispiace tantissimo. Spero che le poche persone rimaste possano apprezzare questa storia, fatemi sapere i vostri pareri, a presto!

  
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