Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Omegasr    27/05/2020    0 recensioni
Storia ambientata dopo il film del 2010 “Alice in Wonderland” e che ignora completamente gli avvenimenti di “Through the Looking Glass”.
Spero possa piacere.
Ps: Hattice! c:
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Coniglio Bianco, Gatto del Cheshire, Quasi tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani Alice si svegliò all’alba, stiracchiandosi e stropicciandosi gli occhi, ancora immersa nel suo mondo dei sogni.

Un enorme sorriso le si disegnò in volto, al pensiero di tornare a far parte di quel folle, meraviglioso mondo.

Aprì l’armadio e ne tirò fuori l’abito più anonimo che possedeva; non voleva turbare la madre più di quanto non lo stesse già facendo.

Lo indossò tuttavia senza corsetto né calze.

Poi prese una vecchia bambola di porcellana e la spogliò completamente: prese il coloratissimo vestitino che indossava, di un acceso rosso con dei ricami verde smeraldo, le piccole scarpette gialle e l’ampio, seppur in miniatura, cappello a cilindro.

Aveva sempre amato quella bambola.

La ripose nell’armadio e la salutò, mettendo i vestiti in valigia assieme al resto del necessario per partire.

Raggiunto l’uscio vi trovò sua madre e sua sorella, già vestite di tutto punto, pronte per dire addio alla piccola di casa.

<< Mi raccomando, Alice, fa attenzione >>, si raccomandò la Signora Kingsleigh, tutt’altro che rilassata.

<< Ripetimi ancora dove sei diretta >>, le chiese Margaret.

<< Vado all’esplorazione! >>, rispose lei semplicemente.

<< D’accordo, ma dove? >>.

<< Non ne ho idea! >>, mentì Alice, e le sorrise.

La sorella sbuffò leggermente, ma le restituì il sorriso.

<< Quando ti rivedremo? >>.

<< Tornerò non appena mi sarà possibile >>.

I saluti non si protrassero oltre quelle poche parole, un paio di abbracci ed ulteriori raccomandazioni da parte di Lady Kingsleigh.

Finalmente, Alice salì sulla carrozza e partì.

 

Non era certa di come avrebbe fatto ad introdursi nel maniero degli Ascot per raggiungere la tana di coniglio, ma non se ne preoccupava. Avrebbe certamente trovato un modo.

Per il momento, si godeva le squisite emozioni che quel viaggio le stava già regalando e che sapeva le avrebbe regalato in futuro.

Avrebbe rivisto lo Stregatto, il Bianconiglio, persino rivedere la Regina di Cuori, in quel momento, le avrebbe dato un’immensa gioia.

Ma soprattutto avrebbe rivisto il Cappellaio.

Guardò fuori dal vetro della carrozza pregustando tutte le meravigliose avventure che avrebbe vissuto in compagnia dei suoi amici, e, in men che non si dica, arrivò di fronte alla villa degli Ascot.

Scese dalla carrozza e pagò il cocchiere, arrivando di fronte al cancello nero.

Ora si trattava soltanto di attraversarlo.

“Si potrebbe scavalcare”, pensò, ma si ricordò dei cani che la Signora Ascot amava spedire alle calcagna dei poveri conigli, e decise di optare per il campanello.

Un maggiordomo basso, magrolino e vestito di tutto punto le venne incontro.

Camminava in modo incredibilmente buffo, barcollando di qua e di là con i piedi a papera. Ad Alice ricordò le rane impiegate dalla Regina Rossa.

<< Posso esservi utile? >>.

La ragazza ci pensò qualche secondo, mentre cercava di cacciare via il pensiero di Lady Ascot che si fa servire il tè da una rana in Frac.

<< Sono qui per vedere Lord Ascot >>.

<< Ha un appuntamento? >>.

<< No, ma è piuttosto importante e non avrò certo tempo per parlargli in un altro momento. Vedete, sono prossima alla partenza >>, spiegò, indicando il grosso bagaglio ai suoi piedi.

Il maggiordomo la squadrò dalla testa ai piedi un paio di volte.

Poi aprì il cancello e fece cenno ad Alice di entrare.

Insieme camminarono fino all’entrata della villa, lungo un sentiero di ghiaia, superando il grande albero sotto al quale si trovava l’entrata per Sottomondo.

<< Attendete qui, per favore >>, disse, ed entrò nella casa per andare a chiamare Lord Ascot.

Quello era il suo momento; doveva correre fino all’albero ed entrare nella tana prima del ritorno del maggiordomo.

Avrebbe pensato ad un ripensamento e nessuno si sarebbe chiesto che fine avesse fatto.

Prese la pesante valigia e si diresse più velocemente che poteva all’albero sotto il quale aveva vissuto l’esperienza più incredibile della sua vita.

Una volta arrivata, vi girò attorno un paio di volte, pronta ad entrare nella tana, ma, con suo grande rammarico, non la trovò.

La buca non c’era più!

Girò e rigirò attorno all’albero, sperando di vederla comparire, ma niente.

E se non fosse mai riuscita a trovarla? E se avesse perso l’unica possibilità di vivere quella magnifica vita?

Non aveva neanche salutato il Cappellaio come si deve.

“Tornerò prima che te ne accorga”, gli aveva detto.

E se non fosse riuscita a mantenere la promessa?

In un istante, tutta l’emozione di Alice si tramutò in inquietudine.

Si sedette sulla grossa radice e poggiò i gomiti sulle ginocchia, fissandosi le scarpe.

“Perché non posso entrare?”, si chiedeva.

“Forse è colpa mia. Forse chi ne è uscito non può più rientrare”.

“Ma no, io ci sono entrata due volte, è assolutamente impossibile!”.

“Impossibile... ma certo! Sei cose impossibili, non le ho ancora pensate oggi! Dunque, vediamo...”.

Chiuse gli occhi, immersa più intensamente nei suoi pensieri.

“Uno: Ho ucciso il Ciciarampa.

Due: La Deliranza si balla facendo roteare la testa a trecentosessanta gradi.

Tre: Il sangue del Ciciarampa mi ha riportata a casa.

Quattro: Una volta tornata, non ho dimenticato.

Cinque: Ho lasciato casa per vivere nel Paese Delle Meraviglie.

Sei: Ora aprirò gli occhi e troverò l’entrata”.

Alice aprì un occhio alla volta.

Tastò il terreno con le mani e girò nuovamente attorno all’albero.

Niente.

Nessuna tana di coniglio, nessun Paese Delle Meraviglie.

Si risedette sulla grossa radice e si coprì il volto con le mani, sull’orlo delle lacrime. Doveva rinunciare a tutto e tornare a casa?

Fino a che...

<< Mi pareva di avertelo già detto, sciocchina >>.

Quella voce era così familiare...

<< Nessuno ha mai risolto nulla con le lacrime >>.

La ragazza aprì gli occhi e vide una piccola farfalla di un blu intenso svolazzarle davanti agli occhi.

<< Brucaliffo! >>, esclamò, asciugandosi le lacrime.

<< Alice, mia cara. Adesso ti riconosco! Perché tanta tristezza? >>.

<< Voglio tornare, Brucaliffo. Ho cercato e ricercato, ma non riesco a trovare l’entrata. Tu sai come fare a raggiungerla? >>.

La farfalla le svolazzò attorno alla testa e si rimise di fronte al suo viso, quasi cercasse di guardarla negli occhi.

<< E così vorresti tornare, eh? >>.

<< Sì! Dimmi come posso fare >>.

<< Ne sei certa, Alice? Una volta entrata, con ogni probabilità non potrai più tornare indietro >>.

Alice aveva già considerato questa possibilità, ma ci pensò nuovamente per qualche secondo.

Poi, determinata, rivolse nuovamente lo sguardo al Brucaliffo ed annuì decisa.

<< Molto bene! Sei persino più Alice dell’ultima volta che ci siamo incontrati >>.

La ragazza sorrise, e la farfalla iniziò a librarsi in aria, sempre più in alto, per poi precipitare verso il basso a tutta velocità.

Alice trattenne il fiato, per un momento pensò che si sarebbe schiantata al suolo, ma invece...

Un’enorme buca si formò nel terreno tremante pochi istanti prima che l’insetto toccasse terra.

Il Brucaliffo finì nel buco e vi scomparse all’interno.

Ora era il suo turno.

Trascinò la valigia fino al bordo della tana e vi si posizionò con le gambe a penzoloni.

Prese fiato, chiuse gli occhi, si aggrappò salda al manico del suo bagaglio e si tuffò nell’oscurità della tana, iniziando a precipitare per miglia e miglia, in una caduta apparentemente senza fine.

   
 
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