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Quando
riaprirono gli occhi, si trovarono distesi sul pavimento del Granny’s. Regina
si accertò subito se Henry e i bambini stessero bene.
“Roland sei
apposto cucciolo?” – si era molto affezionata al piccolo di Robin.
“Sto bene ‘Gina”
– sorrise tenendo la sua mano – “E tu ci vedi” – la mora sorrise.
“Hai ragione” –
sorrise accarezzandogli i capelli.
Si spalancarono
le porte del Granny’s e Regina subito si mise a protezione dei più piccoli.
“Emma” – disse
sollevando le mani verso di lei – “Cosa è successo?” – l’unica cosa che
ricordavano era di essere arrivati a trovare Emma a Camelot. Ma non quello che
era successo dopo il loro arrivo in quel regno. La mora fu grata di non essere
rimasta cieca anche al ritorno, era certa di aver provato strane sensazioni.
“Niente che non
sia in grado di risolvere” – rispose.
“Lasciati
aiutare mamma” – disse Henry guardandola oltre la spalla di Regina.
“Devo farlo da
sola ragazzino” – disse dissolvendosi.
“Dannazione
Emma” – disse Regina frustrata.
“Merito tuo
Maestà” – disse Killian.
“Tesoro, io non
la farei arrabbiare” – disse Snow guardandoli – “Cosa è successo?” – disse
guardando Regina.
“Non ho ricordo
alcuno, Snow proprio come te, almeno non sei di nuovo incinta” – ridacchiò e si
beccò una gomitata dell’altra donna. Sentirono i vocalizzi di Neal e Regina si
girò a prenderlo in braccio, strano ma vero, dopo Henry e Roland, anche Neal si
era affezionato un sacco alla sua “nonnastra” – “Che ce piccolo principe?” –
chiese mentre gli lasciava un bacio tra i capelli, i Charming la guardarono
come due scemi.
“Parlerò io alla
mamma” – disse Henry vedendo la scena – “Siamo una famiglia e non permetterò
che questa cosa ci divida” – disse convinto.
“Dalle tempo” –
disse Robin guardandolo.
“Non abbiamo
tempo” – ammise Killian – “Chissà cosa ha in mente di fare”
“Cosa vuoi che
abbia in mente di fare Uncino?” – disse spigolosa Regina.
“Per esempio
vendicarsi di te?” -disse e David gli si mise davanti.
“Emma non lo
farebbe mai per chi l’hai presa?” – disse guardandolo male.
“Per la Signora
Oscura” – rispose ovvio.
Regina aprì la
porta con affisso su il numero 108, ritrovandosi Emma, o meglio la Signora
Oscura, davanti. Doveva ammettere che quel look un po’ le donava, la sua
benedetta mania per le cose in pelle era irremovibile anche in quel caso. I
capelli un po’ la inquietavano, la faceva sembrare troppo seria, a tratti più vecchia
della sua età. Sapeva del suo arrivo, per due semplici motivi, Regina aveva
sognato di nuovo un cigno, stavolta nero e poi perché avevano fatto irruzione
nella sua casa nuova. E quello che avevano trovato aveva scioccato Henry.
“Non azzardarti
ad avvicinarti a mio figlio” – e anche Regina
“E’ anche mio
figlio” – disse roteando su sé stessa – “Lasciamelo vedere”
“Oh no Swan, non
dopo questo” – disse mostrandole l’acchiappa sogni.
“Come hai
osato?” – disse finendole a due palmi dal suo viso.
“Tu, come hai
potuto?” – disse la mora sostenendo il suo sguardo.
“Era necessario”
-disse Emma.
“Non ci provare,
non sul cuore di mio figlio” – disse puntandole il dito contro – “Cosa altro
hai fatto? Hai usato anche i cuori di qualcun altro come punta spilli Swan?” –
disse.
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“Niente che non
possa risolvere” -rispose.
“Oh credo che
questo sarà difficile da risolvere” – disse Regina maneggiando l’acchiappa
sogni ed Emma le afferrò il polso con la mano. E l’attirò verso di sé – “Cosa
diamine pensi di fare Swan?” – la fissò e poi abbassò lo sguardo verso le loro
mani – “Mi fai male” - sibilò tra i denti.
“Lascia stare”
-l’Oscura la mollò e si allontanò – “Digli che mi dispiace” – disse chiudendo
gli occhi. Se solo Regina avesse saputo davvero quello che era successo. Emma
era stata costretta a cancellarle i ricordi in maniera frastagliata, per farle
dimenticare perché Emma l’aveva salvata sul serio.
“Em-ma” – Regina
nel vederla di spalle, ebbe come il sentore che stesse calando la maschera.
“Non farlo, non
ne ho bisogno adesso” – disse voltandosi di scatto, Regina afferrò la porta.
“Addio miss
Swan” – disse sbattendo la porta.
“Dove diamine
sei Swan?” – disse Regina entrando in casa sua, era furiosa con l’Oscura. Oh,
se lo era, la mora non aveva ricordato nulla di Camelot, ma in compenso aveva
visto quel tatuaggio.
“In qualità di
sindaco dovresti sapere che in una nuova casa, ci si aspetta di essere invitati
e si porta una bottiglia di vino” – disse Emma apparendole alle spalle.
“Dobbiamo
parlare” – disse agitandosi sul posto, portandosi le mani sui fianchi.
“O possiamo
imbottigliare la tua rabbia e berci quella” – disse sarcastica Emma chiudendo
la porta – “Di cosa?” – chiese andandole di fronte.
“Di questo,
benedetta stupida” -disse prendendole il polso sinistro. Emma divincolò la
presa.
“Non so di cosa
tu stia parlando” – disse dandole le spalle, come dannazione aveva fatto a
ricordare. Non poteva aver scoperto anche il suo capanno.
“Da quando lo
sai?” – disse Regina cauta.
“Da quella sera”
– rispose l’Oscura senza voltarsi.
“Come?”
“Che importanza
ha? Mi hai nascosto la profezia” – disse.
“Non vedo come
potesse interessarti, Swan” – disse.
“Oh piantala, ti
usciva davvero bene Emma, dopo” -oddio che stava facendo, così avrebbe
complicato tutto. Regina non doveva sapere che erano, che erano state insieme
in quel senso.
“Dopo cosa
Swan?” – la incitò facendo un passo verso di lei.
“Lascia stare” –
disse frustrata. Sentiva il suo dannato profumo, strinse i pugni, non poteva,
l’altra non avrebbe acconsentito, adesso era tutto più complicato, che a
Camelot.
“Em-ma” – disse
Regina raggiungendola e voltandola verso di sé – “Dimmi cosa è successo a
Camelot, ridammi i miei ricordi, posso aiutarti”
“Oh no non puoi”
-disse sostenendo il suo sguardo.
“Non ha
importanza per te?” – chiese sollevando il suo polso.
“Certo che ne
ha” – sospirò – “Ma non serviva, sentivo già qualcosa per te” – disse.
“Allora fidati
di me” – disse prendendo le sue mani.
“Perché tutto ad
un tratto tutto questo slancio?” – sibilò.
“Beh perché” –
disse abbassando lo sguardo – “Avevo perso le speranze e invece tu sei sempre
stata qui, e mi hai salvata e io voglio salvare te” – sollevò di nuovo gli
occhi su di lei – “Em-ma”
“Non puoi” –
rispose – “Non dovresti neanche fraternizzare con il nemico” – disse.
“Tu non sei il
nemico” – sorrise sulle sue labbra – “Sei la mia Salvatrice”
“Non ora e non a
Camelot”
“Troveremo la
soluzione, noi lo facciamo sempre” -sfiorò le sue labbra. Emma si avventò
letteralmente su di lei, appiattendola su una colonna. Il bacio era bisognoso,
veloce a tratti aggressivo. L’Oscura strappò letteralmente i bottoni della
camicetta nera di Regina, e fissò il suo seno avvolto nel pizzo nero.
“Che meraviglia”
– sorrise accarezzandole il petto, poi le sfiorò il collo. Ed un flash
l’accolse alla sprovvista.
“Emma lasciami
andare. Ti prego, non cedere all’Oscurità, non per me” – Regina respira ormai a
fatica e sussultava di tento in tanto.
“Non posso
lasciarti andare, sono la tua Salvatrice”
“Emma ehi?” –
disse accarezzandole il viso – “Parla con me”
“Non posso
Regina, credimi se lo potessi fare” – la guardò.
“Allora non
parlare” – prese il suo viso tra le mani e la baciò dolcemente – “Ti ho detto
quanto sei sexy?”
“Regina” –
sospirò - “Meglio di Tremotino?” – ridacchiò.
“Sta zitta e
baciami” – disse la mora riportando le sue mani sul proprio addome. L’Oscura
non se lo fece dire due volte e prese a baciarla con passione, appiattendola
più volte al muro, mentre le loro lingue lottavano tra loro per spuntarla
sull’altra senza successo – “No” -Regina fermò lo schioccare di dita
dell’altra – "Portami in camera tua” – sussurrò sulle sue labbra,
mordicchiandole. Emma si staccò quel poco per intrecciare le dita di Regina
alle sue e iniziò a salire le scale seguita dalla mora. Raggiunsero la seconda
rampa e arrivarono in camera da letto dell’Oscura. La mora si guardò intorno,
c’era profumo di pulito, e le lenzuola erano certo di raso.
“Stenditi” –
disse Emma mentre la portava davanti a sé e al letto.
“Niente cose
strane Em” – su interrotta per la caduta libera contro il materasso.
“Non ne ho
bisogno” – disse finendole tra le cosce.
“Non smetterai
mai con queste giacche di pelle” – disse allungando il collo affinché Emma
avesse lo spazio necessario.
“E tu con questi
tailleur?” – chiese l’altra aiutandola a sfilarle la giacca e la camicia, quasi
a pezzi.
“Ti
dispiacciono?” – disse guardando come gli occhi di Emma viaggiassero ad
ammirare occhi, labbra e seno.
“Ovvio che no,
ma le gonne sono più pratiche” – sorrise la bionda, scostandole il reggiseno e
baciandone un capezzolo con lentezza. Regina portò una mano sulla nuca di Emma.
“Scioglili” –
sorrise Regina sperando che non fosse una richiesta strana.
“Prima
spogliami” – sorniona la bionda la guardò e Regina afferrò il bavero della sua
giacca e poi fece scendere la cerniera. Emma non aveva nulla sotto quella
giacchetta in pelle nera, e alla mora piacque ciò che vide. Vedere Regina
guardarla, era molto bello, la prima volta l’aveva cercata bisognosa a causa
della perdita della vista, ma adesso i suoi occhi vedevano l’Oscura, era Regina
a non doversi fidare di lei.
“Torna da me
Em-ma” – disse accarezzandole il viso e poi le diede un bacio. La mora
indossava ancora il pantalone, che finì presto assieme a tutti gli altri
indumenti, uno sopra l’altro a cascata. Emma si portò su un fianco difronte a
Regina, ed iniziò a passare le dita su tutto il suo corpo, senza toccare punti
in particolari. L’altra avvicinò il viso al suo, mentre una mano scorreva
sull’addome scolpito dell’ex salvatrice, la vide chiudere gli occhi e
sussultare – “Voglio che mi guardi” – sussurrò sulle sue labbra e l’Oscura aprì
gli occhi nel momento in cui, Regina scese tra le sue cosce, immergendone una
mano tra esse. Emma si morse le labbra rossastre guardandola e portò una mano
sui glutei alti della mora, massaggiandoli piano. Le sfiorò un fianco e poi
anche la sua mano finì tra le cosce della regina, che sussultò chiudendo gli
occhi e poggiando la fronte alla sua – “Em-ma”
“Insieme” –
sussurrò Emma mentre lentamente la penetrava con un dito, all’uscita ne
aggiunse un altro, mentre sentiva il piacere salire, e la mano di Regina farle
la stessa cosa a specchio. Quando i fianchi di Regina iniziarono a scattare
verso le dita dell’Oscura, la bionda, con grande maestria, portò la mano libera
su i suoi glutei tenendola ferma.
“Em-ma, voglio
sentirti di più” – la mora aveva già toccato i punti sensibili di Emma, come se
sapesse già come muoversi. L’Oscura avrebbe detto “memoria muscolare”.
“Così?” –
approfondì la ricerca con un colpo di bacino, Regina boccheggiò per alcuni
momenti e afferrò con le labbra quelle dell’altra, trattenendo in quel bacio
parte della frustrazione dell’orgasmo che arrivava lento, ma piacevole nel loro
basso ventre.
“Oh sì, Em-ma,
sono vicina” – disse puntellando la lingua dell'altra con la sua.
“Si sei vicina,
vieni con me” – disse poggiando la fronte a quella dell’altra e gemettero
assieme con le labbra a pochi centimetri, i loro nomi.
“Em-ma /’Gi-na” – e si lasciarono andare al piacere.
Alla prossima xoxo