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Autore: littlepink6690    28/05/2020    1 recensioni
SwanQueen
Regina è intenzionata a lanciare il Sortilegio Oscuro per rovinare il lieto fino di tutti, non solo di Biancaneve e del Principe Azzurro.
Non le importa che Campanellino le abbia detto che una persona con un particolare tatuaggio, sarà quella che la porterà ancora ad amare. Non sa chi sia, non le importa tanto è accecata dalla collera.
Rivisitazione della serie in chiave SwanQueen...
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Henry Mills, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Doesn't matter to you?

5

Quando riaprirono gli occhi, si trovarono distesi sul pavimento del Granny’s. Regina si accertò subito se Henry e i bambini stessero bene.

“Roland sei apposto cucciolo?” – si era molto affezionata al piccolo di Robin.

“Sto bene ‘Gina” – sorrise tenendo la sua mano – “E tu ci vedi” – la mora sorrise.

“Hai ragione” – sorrise accarezzandogli i capelli.

Si spalancarono le porte del Granny’s e Regina subito si mise a protezione dei più piccoli.

“Emma” – disse sollevando le mani verso di lei – “Cosa è successo?” – l’unica cosa che ricordavano era di essere arrivati a trovare Emma a Camelot. Ma non quello che era successo dopo il loro arrivo in quel regno. La mora fu grata di non essere rimasta cieca anche al ritorno, era certa di aver provato strane sensazioni.

“Niente che non sia in grado di risolvere” – rispose.

“Lasciati aiutare mamma” – disse Henry guardandola oltre la spalla di Regina.

“Devo farlo da sola ragazzino” – disse dissolvendosi.

“Dannazione Emma” – disse Regina frustrata.

“Merito tuo Maestà” – disse Killian.

“Tesoro, io non la farei arrabbiare” – disse Snow guardandoli – “Cosa è successo?” – disse guardando Regina.

“Non ho ricordo alcuno, Snow proprio come te, almeno non sei di nuovo incinta” – ridacchiò e si beccò una gomitata dell’altra donna. Sentirono i vocalizzi di Neal e Regina si girò a prenderlo in braccio, strano ma vero, dopo Henry e Roland, anche Neal si era affezionato un sacco alla sua “nonnastra” – “Che ce piccolo principe?” – chiese mentre gli lasciava un bacio tra i capelli, i Charming la guardarono come due scemi.

“Parlerò io alla mamma” – disse Henry vedendo la scena – “Siamo una famiglia e non permetterò che questa cosa ci divida” – disse convinto.

“Dalle tempo” – disse Robin guardandolo.

“Non abbiamo tempo” – ammise Killian – “Chissà cosa ha in mente di fare”

“Cosa vuoi che abbia in mente di fare Uncino?” – disse spigolosa Regina.

“Per esempio vendicarsi di te?” -disse e David gli si mise davanti.

“Emma non lo farebbe mai per chi l’hai presa?” – disse guardandolo male.

“Per la Signora Oscura” – rispose ovvio.

 

Regina aprì la porta con affisso su il numero 108, ritrovandosi Emma, o meglio la Signora Oscura, davanti. Doveva ammettere che quel look un po’ le donava, la sua benedetta mania per le cose in pelle era irremovibile anche in quel caso. I capelli un po’ la inquietavano, la faceva sembrare troppo seria, a tratti più vecchia della sua età. Sapeva del suo arrivo, per due semplici motivi, Regina aveva sognato di nuovo un cigno, stavolta nero e poi perché avevano fatto irruzione nella sua casa nuova. E quello che avevano trovato aveva scioccato Henry.

“Non azzardarti ad avvicinarti a mio figlio” – e anche Regina

“E’ anche mio figlio” – disse roteando su sé stessa – “Lasciamelo vedere”

“Oh no Swan, non dopo questo” – disse mostrandole l’acchiappa sogni.

“Come hai osato?” – disse finendole a due palmi dal suo viso.

“Tu, come hai potuto?” – disse la mora sostenendo il suo sguardo.

“Era necessario” -disse Emma.

“Non ci provare, non sul cuore di mio figlio” – disse puntandole il dito contro – “Cosa altro hai fatto? Hai usato anche i cuori di qualcun altro come punta spilli Swan?” – disse.

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“Niente che non possa risolvere” -rispose.

“Oh credo che questo sarà difficile da risolvere” – disse Regina maneggiando l’acchiappa sogni ed Emma le afferrò il polso con la mano. E l’attirò verso di sé – “Cosa diamine pensi di fare Swan?” – la fissò e poi abbassò lo sguardo verso le loro mani – “Mi fai male” - sibilò tra i denti.

“Lascia stare” -l’Oscura la mollò e si allontanò – “Digli che mi dispiace” – disse chiudendo gli occhi. Se solo Regina avesse saputo davvero quello che era successo. Emma era stata costretta a cancellarle i ricordi in maniera frastagliata, per farle dimenticare perché Emma l’aveva salvata sul serio.

“Em-ma” – Regina nel vederla di spalle, ebbe come il sentore che stesse calando la maschera.

“Non farlo, non ne ho bisogno adesso” – disse voltandosi di scatto, Regina afferrò la porta.

“Addio miss Swan” – disse sbattendo la porta.

 

 

“Dove diamine sei Swan?” – disse Regina entrando in casa sua, era furiosa con l’Oscura. Oh, se lo era, la mora non aveva ricordato nulla di Camelot, ma in compenso aveva visto quel tatuaggio.

“In qualità di sindaco dovresti sapere che in una nuova casa, ci si aspetta di essere invitati e si porta una bottiglia di vino” – disse Emma apparendole alle spalle.

“Dobbiamo parlare” – disse agitandosi sul posto, portandosi le mani sui fianchi.

“O possiamo imbottigliare la tua rabbia e berci quella” – disse sarcastica Emma chiudendo la porta – “Di cosa?” – chiese andandole di fronte.

“Di questo, benedetta stupida” -disse prendendole il polso sinistro. Emma divincolò la presa.

“Non so di cosa tu stia parlando” – disse dandole le spalle, come dannazione aveva fatto a ricordare. Non poteva aver scoperto anche il suo capanno.

“Da quando lo sai?” – disse Regina cauta.

“Da quella sera” – rispose l’Oscura senza voltarsi.

“Come?”

“Che importanza ha? Mi hai nascosto la profezia” – disse.

“Non vedo come potesse interessarti, Swan” – disse.

“Oh piantala, ti usciva davvero bene Emma, dopo” -oddio che stava facendo, così avrebbe complicato tutto. Regina non doveva sapere che erano, che erano state insieme in quel senso.

“Dopo cosa Swan?” – la incitò facendo un passo verso di lei.

“Lascia stare” – disse frustrata. Sentiva il suo dannato profumo, strinse i pugni, non poteva, l’altra non avrebbe acconsentito, adesso era tutto più complicato, che a Camelot.

“Em-ma” – disse Regina raggiungendola e voltandola verso di sé – “Dimmi cosa è successo a Camelot, ridammi i miei ricordi, posso aiutarti”

“Oh no non puoi” -disse sostenendo il suo sguardo.

“Non ha importanza per te?” – chiese sollevando il suo polso.

“Certo che ne ha” – sospirò – “Ma non serviva, sentivo già qualcosa per te” – disse.

“Allora fidati di me” – disse prendendo le sue mani.

“Perché tutto ad un tratto tutto questo slancio?” – sibilò.

“Beh perché” – disse abbassando lo sguardo – “Avevo perso le speranze e invece tu sei sempre stata qui, e mi hai salvata e io voglio salvare te” – sollevò di nuovo gli occhi su di lei – “Em-ma”

“Non puoi” – rispose – “Non dovresti neanche fraternizzare con il nemico” – disse.

“Tu non sei il nemico” – sorrise sulle sue labbra – “Sei la mia Salvatrice”

“Non ora e non a Camelot”

“Troveremo la soluzione, noi lo facciamo sempre” -sfiorò le sue labbra. Emma si avventò letteralmente su di lei, appiattendola su una colonna. Il bacio era bisognoso, veloce a tratti aggressivo. L’Oscura strappò letteralmente i bottoni della camicetta nera di Regina, e fissò il suo seno avvolto nel pizzo nero.

“Che meraviglia” – sorrise accarezzandole il petto, poi le sfiorò il collo. Ed un flash l’accolse alla sprovvista.

 

“Emma lasciami andare. Ti prego, non cedere all’Oscurità, non per me” – Regina respira ormai a fatica e sussultava di tento in tanto.

“Non posso lasciarti andare, sono la tua Salvatrice”

 

“Emma ehi?” – disse accarezzandole il viso – “Parla con me”

“Non posso Regina, credimi se lo potessi fare” – la guardò.

“Allora non parlare” – prese il suo viso tra le mani e la baciò dolcemente – “Ti ho detto quanto sei sexy?”

“Regina” – sospirò - “Meglio di Tremotino?” – ridacchiò.

“Sta zitta e baciami” – disse la mora riportando le sue mani sul proprio addome. L’Oscura non se lo fece dire due volte e prese a baciarla con passione, appiattendola più volte al muro, mentre le loro lingue lottavano tra loro per spuntarla sull’altra senza successo – “No” -Regina fermò lo schioccare di dita dell’altra – "Portami in camera tua” – sussurrò sulle sue labbra, mordicchiandole. Emma si staccò quel poco per intrecciare le dita di Regina alle sue e iniziò a salire le scale seguita dalla mora. Raggiunsero la seconda rampa e arrivarono in camera da letto dell’Oscura. La mora si guardò intorno, c’era profumo di pulito, e le lenzuola erano certo di raso.

“Stenditi” – disse Emma mentre la portava davanti a sé e al letto.

“Niente cose strane Em” – su interrotta per la caduta libera contro il materasso.

“Non ne ho bisogno” – disse finendole tra le cosce.

“Non smetterai mai con queste giacche di pelle” – disse allungando il collo affinché Emma avesse lo spazio necessario.

“E tu con questi tailleur?” – chiese l’altra aiutandola a sfilarle la giacca e la camicia, quasi a pezzi.

“Ti dispiacciono?” – disse guardando come gli occhi di Emma viaggiassero ad ammirare occhi, labbra e seno.

“Ovvio che no, ma le gonne sono più pratiche” – sorrise la bionda, scostandole il reggiseno e baciandone un capezzolo con lentezza. Regina portò una mano sulla nuca di Emma.

“Scioglili” – sorrise Regina sperando che non fosse una richiesta strana.

“Prima spogliami” – sorniona la bionda la guardò e Regina afferrò il bavero della sua giacca e poi fece scendere la cerniera. Emma non aveva nulla sotto quella giacchetta in pelle nera, e alla mora piacque ciò che vide. Vedere Regina guardarla, era molto bello, la prima volta l’aveva cercata bisognosa a causa della perdita della vista, ma adesso i suoi occhi vedevano l’Oscura, era Regina a non doversi fidare di lei.

“Torna da me Em-ma” – disse accarezzandole il viso e poi le diede un bacio. La mora indossava ancora il pantalone, che finì presto assieme a tutti gli altri indumenti, uno sopra l’altro a cascata. Emma si portò su un fianco difronte a Regina, ed iniziò a passare le dita su tutto il suo corpo, senza toccare punti in particolari. L’altra avvicinò il viso al suo, mentre una mano scorreva sull’addome scolpito dell’ex salvatrice, la vide chiudere gli occhi e sussultare – “Voglio che mi guardi” – sussurrò sulle sue labbra e l’Oscura aprì gli occhi nel momento in cui, Regina scese tra le sue cosce, immergendone una mano tra esse. Emma si morse le labbra rossastre guardandola e portò una mano sui glutei alti della mora, massaggiandoli piano. Le sfiorò un fianco e poi anche la sua mano finì tra le cosce della regina, che sussultò chiudendo gli occhi e poggiando la fronte alla sua – “Em-ma”

“Insieme” – sussurrò Emma mentre lentamente la penetrava con un dito, all’uscita ne aggiunse un altro, mentre sentiva il piacere salire, e la mano di Regina farle la stessa cosa a specchio. Quando i fianchi di Regina iniziarono a scattare verso le dita dell’Oscura, la bionda, con grande maestria, portò la mano libera su i suoi glutei tenendola ferma.

“Em-ma, voglio sentirti di più” – la mora aveva già toccato i punti sensibili di Emma, come se sapesse già come muoversi. L’Oscura avrebbe detto “memoria muscolare”.

“Così?” – approfondì la ricerca con un colpo di bacino, Regina boccheggiò per alcuni momenti e afferrò con le labbra quelle dell’altra, trattenendo in quel bacio parte della frustrazione dell’orgasmo che arrivava lento, ma piacevole nel loro basso ventre.

“Oh sì, Em-ma, sono vicina” – disse puntellando la lingua dell'altra con la sua.

“Si sei vicina, vieni con me” – disse poggiando la fronte a quella dell’altra e gemettero assieme con le labbra a pochi centimetri, i loro nomi.

“Em-ma /’Gi-na” – e si lasciarono andare al piacere.



Con questo capitolo riesco a farmi perdonare? Attendo trepidante le vostre opinioni, o qualsiasi cosa vogliate rivolgermi! Non siate timidi su!
Alla prossima xoxo

  
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