Gennaio anno nono
Ho diciotto anni! Beh per prima cosa mi sono tagliata i capelli!
Kagome e Sango sono inorridite, ma così appena sopra alle
spalle, dritti come i pali come sono, si lavano e asciugano in un
attimo. Uso un nastro per tenerli fermi quando lavoro e nulla
più. Basta kimono, basta! Mi sono veramente scocciata. Non si
può cavalcare vestiti così e questo inverno ho iniziato a
fare lezione anche nei villaggi vicini, era necessario cambiare
abbigliamento...Kagome l’ha capito e mi ha procurato, oltre a dei
bei libri nuovi, maglioni e pantaloni. E una bella cosa che si chiama
montgomery. Questa primavera ho deciso di mettere a posto una piccola
casa, vicino ai frutteti. Sono stanca di dormire con i bambini. Ogni
starnuto che fanno mi sveglio.Non è che non gli voglio bene, ma sono stanca di fare da vice mamma, che si alzino le loro mamme e non la “sorella maggiore”!
Ti sembro cattiva, diario? Beh spero di no: devo molto ai miei “fratelloni e sorellone”, ma ho bisogno di aria, non so se mi spiego.
E Lui?
Boh, lui proprio non si vede. Sparito. Mi piacerebbe sapere cosa fa di là dal pozzo. Inuyasha non parla mai di suo fratello, alle domande grugnisce una specie di “non lo so” e la conversazione termina.
Non è che mi importi più di tanto, questa primavera ho deciso di fargli la posta. Gli voglio parlare!
Mi voglio togliere questa soddisfazione. E poi chissenefrega.
Maggio anno nono
I ciliegi sono in fiore, ma di lui manco l’ombra. Ieri mi sono messa sotto il suo albero preferito, almeno quello che io penso sia il suo preferito a leggere. Ma niente. Il lavoro va bene, la mia casetta è quasi pronta. Alla fine anche Inuyasha e Miroku mi hanno aiutato. Mi trasferirò la prossima settimana.
Agosto anno nono
Che mi venga un colpo! Diario!Stavo leggendo tranquilla, bevendo l’ultimo goccino di tè della teiera, quando lo shoi si è aperto e Lui è entrato. In casa mia.
-“Vivi qui, ora.”-
“-Che intuito-”, credo di aver risposto, deglutendo. Ha guardato la casa, non so se fra lo schifato e l’interessato, poi i suoi occhi si sono posati sui libri che avevo sul tatami.
-“Continui a leggere”-
-“Senti, lo so che sei un fine umorista, vedi la simpatica storiella della rosa, ma potresti anche piantarla di esprimerti a monosillabi. E per inciso, a me, il colore rosa, fa veramente schifo!”-
L’ho detto tutto in una volta, diario!
Lui ha alzato gli occhi, una specie di lampo, di scintillio, poi ha preso la porta ed è uscito.
Sono corsa dietro di lui, sentendomi una scema.
-“Signor Sesshomaru, signore!”-, ma lui non si girava. Poi alla fine credo di avergli urlato:
“Rin è stanca di stare qui!”
Allora si è fermato.