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Autore: Artnifa    29/05/2020    1 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SESTO

Eravamo appena arrivati in un locale fin troppo ordinato, ragazzi in giacca e cravatta, e  ragazze impacchettate in vestiti aderenti troppo costosi, occupavano una specie di pista da ballo di proporzioni enormi, accerchiata da casse che riempivano la stanza di musica dance che, nonostante i miei sforzi, non riuscivo ad apprezzare.
Erano i figli dei ricchi, gente abituata a vivere in mezzo a grandi attori e musicisti famosi, perciò a parte qualche autografo e qualche bacio non richiesto, nessuno ci disturbò particolarmente.
Emily controllava poco distante da me tutte le ragazze cinguettanti che mi si lanciavano al collo, puzzavano di alcool zuccherato e stringevano nelle mani drink dai colori improponibili.
Non poteva ribattere o lamentarsi perché ovviamente la scelta di passare la nottata in quel posto di merda era stata sua, in comune accordo con Erin che sguazzava in quel mondo dalla nascita, e lì si sentiva come a casa.
La mia ragazza invece la viveva molto diversamente, nata nella parte più povera di Los Angels era perfettamente mascherata in quell’ambiente che sembrava appartenerle, e che invece sognava da tutta una vita.
Janis era l’unica a disagio almeno quanto noi, camminava davanti a me seguita da sguardi sorpresi che non si facevano riguardi a mostrarle disprezzo; era chiaro che non voleva essere lì, non c’entrava assolutamente niente. Stonava accanto ai corpi pieni e formosi di ragazze mezze nude con la coda alta che tirava la pelle del loro viso facendole sembrare tutte orrendamente rifatte, mentre il rossetto sforava dal contorno della labbra rendendole a dir poco ridicole.
Lanciavo sguardi minacciosi a chiunque bisbigliasse al suo passaggio, mi sentii come una specie di guarda del corpo.
Raggiungemmo a fatica il nostro tavolo privato, era circolare e aveva una bella vista sulla pista da ballo grazie ai pochi gradini che rialzavano la piattaforma su cui era messo. Strisciai sul divanetto semicircolare di pelle rossa sedendomi tra Steven e Duff. Emily era quasi perfettamente di fronte a me, accanto a lei c’era Erin ed era difficili capire chi delle due i ragazzi sudati e ubriachi stessero mangiando con gli occhi. Guardavo la mia ragazza e pensavo che era davvero sexy stretta in quell’abito aderente che le aveva prestato l’amica.
Dopo un’ora di lamenti decisero di andare a ballare senza di noi, nessuno era elettrizzato all’idea di accompagnarle.
“Guarda che se non balli te con lei lo farà qualcun altro” mi urlò Duff nell’orecchio per riuscire a farsi sentire, ma quella frase non mi fece alcun effetto, non mi interessava particolarmente se qualcuno si strusciasse contro di lei, se a lei stava bene.
“Janis tu vieni?” Le chiese Erin scattando in piedi impaziente.
“No, credo che andrò un secondo in bagno” rispose alzandosi mentre le due si stavano già allontano ridacchiando eccitate e succhiando l’alcool dalle cannucce di plastica nere.
Janis indossava dei corti pantaloncini di jeans abbastanza larghi, erano a vita alta e una cintura nera li stringeva sulla vita per non farli scivolare, una canottiera bianca spariva al loro interno e una camicetta leggera rimaneva aperta coprendole la schiena e le spalle, era a maniche corte e piccoli disegnini indecifrabili la ricamavano. Ai piedi dei grossi anfibi neri facevano intravedere delle larghe calze bianche che ricadevano molli sulle scarpe dalle stringhe slacciate. Era vestita come ci si veste per andare in spiaggia, o al bar nel pomeriggio, non in un locale con la lista degli invitati all'ingresso.
Costrinsi Steven ad alzarsi per farmi passare, dopo un lungo lamento si decise a spostarsi borbottando qualche imprecazione sottovoce.
Riuscii a sgusciare da quel tavolo e assaporai la mia libertà, essere incastrato in quel modo mi stava facendo impazzire.
Senza nessuno scopo preciso mi ritrovai ad inseguire Janis, non l’avevo programmato, semplicemente mi sembrava l’unica cosa sensata da fare.
Così mi lanciai nella folla, erano tutti strafatti, la cocaina era l’ingrediente principale di quelle serate e se c’era una cosa che odiano a morte erano i figli di papà tossici.
Trattenni la voglia di tirare pungi a diversi imbecilli ed arrivai finalmente all’ingresso del bagno, dopo aver notato poco lontano Emily ballare con uno socnosciuto.
Vidi una gigantesca porta aperta, controllata da un bodyguard quasi delle stesse dimensioni. Lo superai, anche quella parte del locale era affollata, le ragazze battevano di gran numero i ragazzi che pisciavano velocemente e se ne andavano alla svelta. Una volta entrato notai che il corridoio si apriva in due diverse direzioni, una illuminava da neon di un rosa accecante, ed una da un neon verde acido; dei disegni con il simbolo delle donne e degli uomini indicavano la direzione giusta da seguire ma quella sera sembrava non avere molta importanza.
Mi incamminai nella direzione dal colore rosa e mi ritrovai in un gigantesco bagno affollato, anche fuori da quella porta un bodyguard della stessa stazza dell’altro era fermo impassibile fissando la parete nera di fronte.
Entrai indisturbato e mi appoggiai ad un lavandino tra risatine e piccole proteste. Osservai una bionda mettersi il rossetto rosso su delle grosse labbra carnose e inconsapevolmente mi ritrovai ad immaginarla inginocchiata davanti a me.
“Slash?” Janis arrivò distogliendomi dai miei pensieri, si stava allacciando la cintura e la notai cercare un passante che non esisteva, così fu costretta ad allargarla leggermente.
Le afferrai i fianchi e la tirai verso di me, imbarazzata, con il bacino contro il mio, cercò di mantenere la distanza con la parte superiore del corpo, girando il volto.
“Cosa stai facendo?” Chiese seria aggrottando le sopracciglia, non lo sapevo nemmeno io cosa stessi facendo, non ne avevo la più pallida idea, sentivo solo di volerla baciare.
“Slash smettila” mise le ossute mani sul mio petto spingendomi con tutte le sue forze, senza però riuscire a spostarmi di un centimetro.
“Janis non ci vede nessuno” questa volta cambiai strategia, la spinsi facendo grandi passi verso la parete opposta, urtammo un po’ di gente subendoci i loro insulti, Janis si aggrappò alle mie braccia per non cadere mentre era costretta a camminare velocemente all’indietro.
“SLASH!” La feci scontrare contro il muro, forse un po’ troppo violentemente, misi le mani ai lati del suo volto contro le piastrelle gelide e avvicinai il mio viso al suo piegando le braccia a cui era ancora aggrappata.
“Non so cosa mi prende Janis” sussurrai fissandole le labbra larghe, provando solo il desiderio di baciarle.
“E Emily?” Chiese preoccupata spiando la porta d’ingresso
“Non verrà proprio ora in bagno, no?” I suoi occhi, poco più in basso dei miei, erano grandi e spaventati. Avvicinai la bocca alla sua, sfiorandola leggermente mentre la sentivo rabbrividire. Fu lei a cedere per prima, mise una mano tra i miei capelli e mi baciò. Fu un bacio umido, alcolico, passionale, le nostre labbra si cercavano disperate, come se avessimo rimandato quel momento per troppo tempo.
Abbassai le mani afferrando le sue cosce e stringendole tra le dita, nello stesso momento le morsi il labbro inferiore per poi far scontrare le nostre fronti leggermente sudate.
“Slash non mi va, non mi va di essere l’amante” si staccò leggermente abbassando il volto, capii di dovermi allontanare, il momento era finito.
“Janis non sei la mia amante”
“E cosa sono? Meno di quella?” Sgranai gli occhi
“Certo che no, mollerò Emily, non m’importa”   mi fissò dubbiosa.
“Giuri?”
“Giuro” risposi sicuro raddrizzando le spalle per apparire più serio ed affidabile.
Lei sorrise, le rughe d’espressione marcate riapparirono e non trattenni l’istinto di rifiondarmi sulle sue labbra.
Questa volta si lasciò andare, le sue mani si muovevano impazienti sulla mia schiena infilandosi sotto la canottiera e sfiorandomi il petto, io infilai le dita sotto i suoi pantaloni a fatica ma di nuovo fummo fermati.
“Ragazzi non potete stare qui” il bodyguard ci guardava impassibile con una mano salda sulla mia spalla che appariva come una minaccia.
“Va bene, va bene” dissi allontanandomi, ero incredibilmente eccitato e non avrei permesso più a nessuno di interromperci, la trascinai fuori dal locale stringendole la mano  facendo intrecciare le nostre dita. Arrivammo fino alla mia auto e ci fiondammo sui sedili posteriori.
Lei era sotto di me, eravamo ancora vestiti mentre ci baciavamo dimenticandoci quasi di respirare.
“Slash ti…ti devo dire… una cosa” cercò di parlare ma non le lasciavo il tempo.
“Slash…davvero…Slash” finalmente mi fermai e la guardia negli occhi
“Che c’è?” Chiesi con un tono leggermente scocciato
“Slash sono vergine” 













Buongiono,
ringrazio chi sta seguendo questa storia, sarei super curiosa di sapere il vostro parere.
A presto!
  
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