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Autore: Lisbeth Salander    29/05/2020    8 recensioni
«Tu sei nostra sorella! Certo che sono affari nostri!» disse, con ovvietà, Albus.
«Voi due discutete e battibeccate su ogni singola e minuscola questione da quando siete nati, tranne che su di me! È una cosa incredibile!».
«Perché il tuo benessere e la tua felicità sono sempre stati il nostro principale interesse e vorremmo sapere che cosa accade nella tua vita» disse James con tono serio ed insolitamente autoritario che lasciò Lily taciturna e lievemente imbarazzata.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, James Sirius Potter, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Affari di famiglia
 27 Maggio 2023
Albus Severus Potter non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui, dopo aver appena terminato la prova scritta di Trasfigurazione per i G.U.F.O., aveva fatto quella spiacevole scoperta.
Si stava accingendo a rientrare nella sala comune di Serpeverde, quando fu avvicinato da Travis Nott, suo compagno di casa, di un anno più piccolo, con aria stranamente affabile.
«Potter, speravo proprio di beccarti» gli disse poggiandogli una mano sulla spalla.
«Sono abbastanza di fretta, Travis. Non ho molto tempo ma in ogni caso dimmi pure» rispose, un po’ insospettito dal tono di Nott con il quale non aveva poi molta confidenza.
«Tranquillo. È una cosa veloce. Mi chiedevo… Per caso tua sorella sta uscendo con qualcuno?» chiese con un sorriso sin troppo amichevole.
Se gli avessero gettato un secchio d’acqua gelata sopra la testa, Al ne sarebbe rimasto meno sconvolto. Sua sorella, Lily Luna, aveva appena compiuto quattordici anni: lei era… piccola per i ragazzi.
Colto di sorpresa, cercò di pensare velocemente ad una risposta per liquidare Nott.
«Non credo che lei sia interessata, Travis».
«Ah, capisco. Immagino che stia continuando ad uscire con Scott. Per questo ho chiesto prima a te. Sai, non volevo fare la figura del completo idiota. Grazie, comunque» chiosò con aria delusa.
Al annuì accennando un sorriso timido e disorientato, prima di dirigersi nuovamente verso i sotterranei.
Due domande continuavano a ripetersi nella testa, spazzando via ogni preoccupazione per l’esame di Astronomia di quella sera: quando aveva iniziato Lily ad interessarsi ai ragazzi e, soprattutto, chi diavolo era Scott.
Per Al Lily era sempre una bambina che cercava di intromettersi nei giochi suoi e di James o che li costringeva a giocare con le bambole, la sorellina più piccola che lui ed il fratello maggiore dovevano far vincere e che in più occasioni era stata in grado di comandarli a bacchetta. Era sempre la bambina imbronciata che lo guardava dal binario salutandolo con la mano mentre l’Espresso per Hogwarts si allontanava, la ragazzina undicenne che provava ad entrare nella sua sala comune perché aveva assolutamente bisogno di un consiglio e si arrabbiava con i maledetti Serpeverde che le impedivano di vedere suo fratello.
Per Al, molto semplicemente, Lily non era mai cresciuta. Solo ora che il nome di questo presunto Scott gli aveva messo il tarlo, aveva messo a fuoco che sua sorella aveva iniziato a truccarsi un po’ di più e ad essere più curata. Nulla di eccessivo o particolarmente vistoso, ovviamente. Le era sempre piaciuto pasticciare con i trucchi: era pur sempre la più piccola di sette cugine, che le avevano consentito tutto e trattata come una bambola sin da quando era nata.
Di certo c’era stato un malinteso. Non era possibile che iniziasse già ad uscire con i ragazzi. Era decisamente troppo presto e Lily aveva compiuto quattordici anni solo qualche settimana prima.
Il prossimo anno si sarebbe dovuto preoccupare dei ragazzi che ronzavano intorno a sua sorella ma non era ancora arrivato il momento.
Perso tra i suoi pensieri era distrattamente arrivato davanti alla sala comune dove lo attendeva un impaziente Scorpius Malfoy.
«Al, ma dov’eri?! Ti aspettavo da un secolo. Scommetto che Nott ti ha intercettato per quella cosa di tua sorella…» gli disse in un moto d’impazienza.
«Sì, mi ha beccato subito ma… tu come sapeva che voleva parlarmi di Lily?» chiese incuriosito.
«Ehm… si è un po’ fissato con lei. Ne parla sempre ed è diventata una specie di barzelletta. Me lo ha detto Desmond Pucey. A quanto pare tua sorella ha colpito anche lui...va tutto bene?» si interruppe Scorpius dinanzi all’espressione turbata dell’amico.
«Scusami è che mi sono appena ricordato di dover assolutamente vedere mio fratello. L’ho dimenticato. È per una cosa importante che ci ha chiesto papà» blaterò Albus mentre si allontanava frettolosamente.
Doveva assolutamente trovare James e dover condividere questa terrificante scoperta con lui: il problema di Lily e dei ragazzi non poteva decisamente attendere il prossimo anno.
L’inconveniente di essere stati smistati in due Case differenti era che, quando avevano l’uno bisogno dell’altro, dovevano attendere secoli prima di incontrarsi ed inventare escamotage di ogni sorta. Una volta quel polemico di suo fratello James, supportato da una schiera di cugini Grifondoro, si era impelagato in una lunghissima discussione con la Preside McGranitt perché nessuno li faceva entrare in sala comune per il compleanno di Al e non poteva tollerare di non festeggiare il fratello.
Alla fine, era riuscito quasi a spuntarla e la McGranitt aveva concesso di festeggiare il dodicesimo compleanno di Albus nell’ufficio di Neville.
Per questa ragione, per colpa delle maledette case separate, Al era stato costretto ad aspettare fuori dal ritratto della Signora Grassa per circa venti minuti – venti preziosi minuti che avrebbe potuto dedicare a ripetere Astronomia, dannata Lily Luna, dannato James Sirius, dannato Grifondoro e, soprattutto, dannato Scott, chiunque tu sia – prima di incontrare suo fratello.
«Che ci fai qui? Non avevi la prova di Trasfigurazione? Non dirmi che ti servono altri appunti perché dovrai litigare con Rose che li ha presi tutti» esordì il fratello.
«L’esame è andato abbastanza bene, credo. Ho bisogno di parlarti di una cosa urgente e possibilmente da solo» spiegò facendo un discreto cenno con il capo al gruppo di amici che lo circondava costantemente. James, come il padre ed il nonno prima di lui, viveva quasi simbioticamente con gli amici a differenza di Al, dall’indole più taciturna e solitaria.
James annuì con aria preoccupata mentre scendevano dalla Torre in cerca di un luogo dove parlare tranquillamente.
Dopo alcuni minuti di silenzio si fermò a fissare Al, ancora perso nei suoi pensieri.
«Al, sei sicuro che vada tutto bene? Mi sembri strano… guarda che è solo un esame. Papà fece un disastro a Storia della Magia. Può capitare...».
«Ti ho detto che non sono gli esami, anche se dovrei dannatamente studiare per quello di Astronomia di stasera. Vieni qui dentro. È una cosa importante» disse fermandosi ed aprendo la porta di un’aula vuota.
«Mi spieghi?» chiese il fratello, accomodandosi su un banco.
«Tu sai chi è Scott?».
«Al, è un dannato indovinello? È qualcuno che ti ha fatto un incantesimo?».
«James, nessuno mi ha affatturato. Tu rispondimi: sai chi è Scott?».
«Ma che ne so io chi è Scott, Al! Non credo di conoscere nessuno con questo nome!».
«Ok. Scott è il ragazzo che, in teoria, esce con Lily, nostra sorella».
James tacque, assorbendo l’informazione, e poi iniziò a ridere.
«Molto divertente, Al. Lily è una bambina. Lei non esce con i ragazzi» affermò con tono perentorio.
«A quanto pare Travis Nott e Desmond Pucey la trovano molto carina e vogliono uscire con lei» incalzò Al.
«Sono dei maniaci! È una bambina! Giocava con le bambole fino a… ieri?!» continuò, leggermente alterato, «Questo scherzo non è divertente, Al».
«Sai cosa non è stato divertente, James? Travis Nott che mi avvicina e mi chiede se nostra sorella è disponibile. Ora noi elaboriamo questa informazione perché Lily è…».
«PICCOLA!» urlò istericamente James, prima di ammutolirsi e fissare un punto davanti a sé.
«Potrebbe essere un malinteso, cioè a quei due piace, ma lei non esce ancora con nessuno» ipotizzò Al, camminando avanti e indietro per l’aula.
«Certo che non esce con nessuno. Ha ancora le bambole in camera. Non può uscire con un ragazzo! Lo scorso anno sulla sua torta di compleanno c’era un personaggio di un cartone animato. È impossibile che ora le interessino i ragazzi!».
«Appunto. Solo che vorrei esserne certo ed assicurarmi che Nott e questi qui non le ronzino più intorno».
«Al, piantala di camminare su e giù. Mi fai venire il mal di mare!».
«Tu neanche lo soffri il mare. E poi mi rilassa visto che sono stressato perché non soltanto ho gli esami ma a quanto pare nostra sorella è l’oggetto del desiderio dei ragazzi di Hogwarts».
«Non dirlo mai più. Ti prego» supplicò James con espressione disgustata mentre Al si sedeva accanto a lui.
«Senti, cosa farebbe papà in questo caso?» continuò il primogenito, «Ci suggerirebbe di parlare con lei ed evitare di cadere in malintesi, perché – ne sono sicuro – è tutto un terribile malinteso».
«Sì. E sai cosa farebbe la mamma? Ci direbbe di farci gli affaracci nostri!» mugolò Al in preda ai nervi.
Dall’occhiata complice che si scambiò con suo fratello, era certo che la madre avrebbe totalmente disapprovato il ficcanasare negli affari di Lily e tutto quel turbamento. Ma che poteva saperne lei?! Non aveva avuto sorelle minori. A pensarci bene, la dannata sorella minore da proteggere era stata lei ed ora, sì, che capiva cosa aveva dovuto passare lo zio Ron.
«Sì ma noi faremo come papà» concluse James, tirando fuori un’inconfondibile vecchia pergamena, la Mappa del Malandrino, abilmente sgraffignata dalla scrivania di suo padre durante le vacanze del suo primo anno ad Hogwarts.
Cercarono Lily sulla Mappa, rintracciandola in Biblioteca con un gruppo di amiche e scrutando attentamente chi fosse nei dintorni. Con estremo sollievo di entrambi, nessuno Scott respirava indegnamente l’aria della loro sorella.
«Sai, visto che il prossimo sarà il tuo ultimo anno ad Hogwarts, potresti lasciarmi la Mappa» azzardò Al mentre si dirigevano verso la Biblioteca.
«Non ci provare! La Mappa non va lasciata, va conquistata, cosa che modestamente ho fatto a soli undici anni, e poi nonno e Sirius si rivolterebbero nella tomba se sapessero che la usa un Severus» sghignazzò James.
«Non so se odio più te o mamma e papà per avermi chiamato così. Se tu mi dessi la Mappa potrei controllare Lily, perché forse ora è un malinteso ma dal prossimo anno questa cosa dei ragazzi sarà un tormento. Al quarto anno sono tutti in preda agli ormoni!» disse con aria sconsolata.
«Troveremo un sistema di pedinamento e comunicazione. E comunque è assurdo che ad Hogwarts non ci facciano utilizzare i cellulari. Certe volte i Maghi si complicano davvero la vita!» esclamò il fratello.
James, con grande orgoglio di zia Hermione, sua madrina, aveva particolarmente a cuore la cooperazione e l’integrazione tra mondo magico e mondo Babbano e nei suoi anni ad Hogwarts si era spesso battuto per cercare di svecchiare certe assurdità del mondo magico. Al lo aveva pungolato spesso sostenendo che la questione gli era così a cuore perché il primo anno aveva una terribile nostalgia di casa ma James rispondeva sempre che lui doveva ritenersi dannatamente fortunato perché non avrebbe mai scoperto cosa significasse essere lì senza i propri fratelli.
Arrivati fuori la biblioteca, fu Al a sporgersi per chiamare Lily ed invitarla ad uscire, tra i borbottii di una infastidita Madama Pince.
Mentre la sorella veniva verso di loro, Al la scrutò a lungo. Era cresciuta – innegabilmente cresciuta – ed ora che la osservava bene non sembrava poi così piccola come la descrivevano lui e James.
Benché non fosse particolarmente alta, era ben proporzionata ed era, tra i tre, quella che più aveva ereditato la magrezza di Harry, come poteva facilmente intuirsi dalle gambe sottili.
Al notò anche, con un certo sgomento, che, in un momento imprecisato della sua vita, a sua sorella era cresciuto il seno, visto che la camicia stringeva leggermente dove un tempo cascava morbidamente.
Quel che di Lily colpiva di più, però, erano i lineamenti del viso particolarmente dolci che contrastavano con il rosso scuro dei suoi capelli. Secondo la Professoressa McGranitt, una delle poche persone rimaste ad averla conosciuta, somigliava incredibilmente alla nonna paterna, Lily Evans Potter, salvo per gli occhi di una indecifrabile sfumatura color caramello.
Insomma, anche se non fosse stata sua sorella, Al avrebbe comunque concluso che Lily Luna era davvero bella ed in cuor suo, se non l’avesse reputata davvero piccola, aveva perfettamente chiare le ragioni per cui i ragazzi si interessavano a lei.
«Che ci fate qui voi due?» chiese Lily, abbracciandoli entrambi con calore «Al, ma tu non avevi l’esame di Trasfigurazione? Hai combinato un disastro?».
«Per quale ragione continuate a chiedermelo tutti!?» sbottò Al.
«Be’, non prendertela ma la Trasfigurazione non è mai stata il tuo forte» rispose sua sorella con una sincerità disarmante.
«In verità, è un po’ in ansia per l’esame di Astronomia di stasera», improvvisò James, guadagnandosi un’occhiata torva di Al, «Credo che sia nostro dovere di fratelli tirarlo un po’ su».
«Dai, Al! Sono sicura che andrà benissimo e poi non penso che tu voglia continuare con le lune di Giove, no?».
«No, assolutamente, ma preferirei non parlarne affatto. Potresti distrarmi raccontandomi qualcosa, per esempio» incalzò Al, appoggiandosi al muro.
«Stavo studiando per l’esame finale di Antiche Rune. È incredibile che, pur essendo l’ultima di un esercito di cugini, non ci sia stato nessun altro ad aver frequentato questo corso! Ho dovuto scrivere a zia Hermione e zio Percy per qualche dritta» cominciò Lily.
«Sono sicuro che sarai bravissima come sempre, Lils, ma che ne dici se non parliamo di esami?» chiese persuasivo James, con una nonchalance che Albus gli aveva sempre invidiato, «Raccontaci qualcosa di più piacevole. Gli amici, per esempio! Come va con i tuoi amici?».
Lily lo fissò un po’ spiazzata dalla domanda inusuale ma rispose senza esitazione.
«Per questi esami finali sto trascorrendo un po’ più di tempo con Regina McConnell di Corvonero. L’ho conosciuta ad Aritmanzia e mi sembra una persona carina. Per il resto, sono sempre con Hugo, Vivien ed Alice».
«E di nuovi amici maschi che ci dici?» chiese impaziente Albus.
«In che senso che vi dico? Vi state comportando in modo strano voi due» esclamò incrociando le braccia e sfoggiando uno sguardo che ad Al ricordò in modo incredibile sua madre.
«No, nessuna stranezza. È che non parliamo da tantissimo tempo tutti e tre» cercò di addolcirla James, lanciando un’occhiata di rimprovero ad AL.
«Ma se siamo stati insieme due giorni fa per rispondere alla lettera di mamma e papà» ribatté lei con aria scettica.
«Ma eravamo concentrati su cosa dire a loro e non abbiamo parlato tra di noi, delle nostre cose, amicizie, faccende amorose…» azzardò Al.
«Oh, Al! Potevi dirmi che Jade Mathis ti aveva scaricato e volevi parlarmene» rispose con dolcezza Lily, accarezzando il fratello, mentre James soffocava una risata.
«Punto uno, non è stata lei a scaricare me ma il contrario. Punto due, che diavolo ne sai tu di Jade Mathis?» replicò piccato.
«Alla partita della settimana scorsa le stavi letteralmente mangiando la faccia, Al. Lo sa persino Mirtilla Malcontenta che vive isolata nel suo bagno» spiegò Lily con ovvietà.
«In verità, Lils, Al ed io volevamo parlare più che altro della tua vita amorosa o presunta tale» disse James, schiarendosi la voce ed andando dritto al punto della questione.
«La mia vita amorosa?!» esclamò perplessa.
«Ecco è che Travis Nott mi ha fermato poco fa e mi ha chiesto se tu fossi disponibile…» si affrettò a spiegare Albus.
«Non uscirei mai con lui. Penso sia uno dei ragazzi più viscidi di Hogwarts!» lo bloccò subito la sorella con gran sollievo di James ed Al.
«…e mi ha chiesto se tu fossi impegnata con un certo Scott. Eravamo curiosi di sapere chi fosse questo Scott» concluse Al, fissando Lily e mettendola, con una certa soddisfazione, alle strette.
«Oh, capisco» sussurrò lei, arrossendo, in palese difficoltà.
«Che cosa capisci? E chi è Scott?» sbottò James.
«Scott O’ Sullivan» rispose lei, sempre più imbarazzata.
«Ma è del mio anno, Lily!» tuonò James.
«Mi avevi detto di non conoscere nessuno Scott» si intromise Al.
«Non sapevo nemmeno che O’ Sullivan si chiamasse Scott! È in Tassorosso, non seguiamo corsi insieme da secoli e, soprattutto, ha diciassette anni e tu…tu… tu sei una bambina!» esclamò puntando il dito contro la sorella minore.
Gli occhi di Lily si ridussero a due fessure per la rabbia.
«IO NON SONO UNA BAMBINA E QUESTA E’ LA MIA DANNATISSIMA VITA PRIVATA. SONO AFFARI MIEI» urlò senza filtri.
«Tu sei nostra sorella! Certo che sono affari nostri!» disse, con ovvietà, Albus.
«Voi due discutete e battibeccate su ogni singola e minuscola questione da quando siete nati, tranne che su di me! È una cosa incredibile!».
«Perché il tuo benessere e la tua felicità sono sempre stati il nostro principale interesse e vorremmo sapere che cosa accade nella tua vita» disse James con tono serio ed insolitamente autoritario che lasciò Lily taciturna e lievemente imbarazzata.
«Siamo usciti qualche volta ma lui è troppo pressante. Non sono sicura di voler continuare ad uscire con lui ed avevo paura che mi prendeste in giro. Per questo non vi ho detto nulla» confessò tenendo gli occhi bassi.
James le cinse rapidamente le spalle con il braccio, stringendola in una stretta confortante, mentre Al le accarezzò con dolcezza i capelli.
«Tu devi sempre dirci tutto, Lils. Siamo i tuoi fratelli! Se non parli con noi di queste cose con chi?!» commentò Al.
«Non saprei… le mie amiche, Rosie, Roxy, Lucy, Molly, Nicky, Vic, le zie, la mamma?» concluse con ovvietà, guadagnandosi un’occhiata torva dei fratelli.
«Comunque in che senso insistente?» si intromise James, riportando l’attenzione sul maledettissimo Scott O’ Sullivan.
«Be’, mi chiede in continuazione di vederci, non mi lascia molto i miei spazi e poi mi sta sempre addosso. Non respiro praticamente! Stasera mi ha detto che vorrebbe portarmi nell’area storica del Terzo Piano, subito dopo cena, e che ha una sorpresa per me ma non so se me la sento tanto».
James ed Al sbiancarono alle parole della sorella, che, evidentemente, non sapeva per quali attività veniva impudentemente utilizzata l’area storica del Terzo Piano, distrutta dopo la Battaglia di Hogwarts e non propriamente sfruttata per scopi scolastici. L’area storica, destinata a celebrare le vittime e gli eroi della battaglia, era da tempo il teatro degli appuntamenti più bollenti e spinti di alcuni studenti di Hogwarts. Grazie alla mancanza di dipinti in quella zona e ad una certa accortezza nel nascondersi, i Professori non erano mai venuti a sapere di questa prassi.
James ed Al, ovviamente, lo sapevano bene perché erano tra gli studenti che, non tanto di rado, avevano indebitamente sfruttato l’area storica per quegli scopi.
«Sai, io non credo che tu dovresti andare» disse Al, prendendo coraggio, «Avete iniziato ad uscire da poco e tu ti senti già così messa alle strette. Dovresti provare ad allentare un po’ e vedere lui come si comporta».
«Sì, insomma. Se è davvero interessato, non se la prenderà mica se questa sera rimandi. Poi ci sono gli esami, Antiche Rune è davvero una materia impegnativa e tu, al terzo anno, stai seguendo molti corsi. Devi rimanere concentrata! È molto importante, lo sai» gli diede manforte James con serietà.
Lily annuì sovrappensiero, appoggiando la spalla sulla testa del fratello maggiore.
«Non è stato male parlare con voi. Vi avevo sottovalutati! Ora devo rientrare a studiare ma prometto che penserò a tutto quello che mi avete detto. Voi, però, non comportatevi in modo strano che mi rovinate la piazza» concluse ridendo, schioccando un bacio ad entrambi prima di rientrare.
James ed Al rimasero alcuni minuti in un imbarazzante silenzio.
«Nostra sorella esce con un ragazzo» mugolò Al.
«Nostra sorella esce con un ragazzo che la porta nell’area storica. Tu lo sai che significa, vero?».
«Tu devi impedire che quel pervertito di Tassorosso la sfiori!».
«Ah, IO devo impedirlo?!».
«Ti ricordo che tra poche ore io avrei un esame e che, come se non bastasse, sono in un’altra casa!».
«Beh, salta l’esame e dici che hai un attacco di panico e devi stare per forza con me!».
«James, ho quasi sedici anni. Non è credibile che io faccia i capricci per stare con quel cretino di mio fratello e, soprattutto, se saltassi l’esame, mamma verrebbe ad impiccarmi e la mia testa penzolerebbe proprio dalla Torre di Astronomia!» disse istericamente.
«Ma come faccio, Al?! Non posso nemmeno chiedere a Rosie di aiutarmi perché ha anche lei l’esame e poi direbbe qualcosa su quanto siamo patetici e su quanto sia moralmente sbagliata questa faccenda».
Al tacque per un po’, fissando il pavimento ed assorto nei suoi pensieri. Doveva esserci un modo per evitare quel terrificante appuntamento di Lily ed era loro obbligo morale evitare il disastro. Loro erano i Potter, pieni di risorse e conoscenze che nessun altro in quella scuola aveva.
Erano pur sempre i figli del Salvatore del Mondo Magico. Il suo padrino, Neville Paciock, era non soltanto il professore di Erbologia ma anche il Direttore della Casa Grifondoro.
Per un momento accarezzò l’idea di denunciare l’uso promiscuo dell’area storica ma poi sarebbe andato a loro svantaggio.
«Ho avuto un’idea!» esclamò dopo alcuni minuti «Stasera la terrai d’occhio e, se dovesse uscire, la pedinerai con la Mappa».
«Non serve pedinarla. Sappiamo già dove andrà!» ribatté James.
«Manderemo una soffiata anonima a Gazza in modo che sorvegli la zona del Terzo Piano. Tu prenderai Lily e la porterai lontano ed al sicuro dalle grinfie di quel tizio».
«Detta così, mi sembra un buon piano ma devi ridarmi il mantello di papà. Non voglio un’altra punizione questo mese».
«Accompagnami giù che te lo rendo. Dobbiamo trovare un modo perché non ho intenzione di lasciarlo nelle mani di Lily, quando ci diplomeremo» chiosò Al.
«Al, preoccupiamoci prima che la mamma non lo scopra mai perché, se dovesse mai farlo, non so se saremo in grado di raccontarlo» concluse il maggiore.
 
28 giugno 2023
Con grande sollievo di Al e di James, alla fine, Lily aveva deciso di non andare all’appuntamento con Scott O’ Sullivan e di concludere la loro frequentazione.
Al credeva che il capitolo ragazzi fosse archiviato, almeno fino a settembre. Le loro estati erano relativamente tranquille ed in famiglia e confidava nel fatto che per la sorella ci sarebbero state poche occasioni di incontro.
Aveva a lungo riflettuto sul disagio che gli provocava l’idea di Lily con dei ragazzi ed aveva concluso che, in realtà, dopo il primo momento di difficoltà, quel che davvero lo impensieriva era la possibilità che Lily non incontrasse ragazzi all’altezza di lei, che la trattassero con rispetto o, più brutalmente, che la trattassero come spesso lui e James avevano trattato le rispettive frequentazioni.
Da quel poco che erano riusciti a captare, entrambi, per loro somma fortuna, non avevano i modi impacciati di Harry ma quelli ben più spigliati di Ginny. In verità, persino lui, di indole più timida, si era scoperto alquanto abile con le ragazze e aveva notato che proprio quella timidezza sapeva essere un’ottima arma.
Aveva deciso che avrebbe parlato nuovamente con Lily illustrandole tutti i rischi del caso e mettendola un po’ in guardia, dato il successo che la sorella riscuoteva a scuola.
Sembrava andare tutto per il meglio quando, poco prima che l’Espresso per Hogwarts arrivasse a King’s Cross, scoppiò l’irreparabile.
Tutto per colpa di quel grandissimo idiota di Scorpius Hyperion Malfoy, che, a quanto pare, aveva casualmente ascoltato James ed Al parlare del pedinamento a Lily e aveva chiesto, per sbaglio, dinanzi a lei se questo fosse andato a buon fine. Dopo una serie di meritatissimi improperi, Lily aveva strattonato Al, trascinandolo per tutto il treno alla ricerca di James.
«Ma chi vi credete di essere per pedinarmi?! Voi dovete essere impazziti! Ed io che ci sono anche cascata con tutte quelle moine per il mio bene, sul miglior interesse. Come vi siete permessi?!» tuonò, furiosa.
«Non lo abbiamo fatto, Lily! Ed era davvero per il tuo bene. Non volevamo che quell’appuntamento finisse in un certo modo» disse James con tono supplichevole.
«Grazie tante! Non ci sono andata a quell’appuntamento!».
«Lily ma tu lo sai che cosa si fa nell’area storica?» replicò Al «La gente ci va a fare sesso e tu hai quattordici anni e avevi appena confessato che Scott ti era sempre addosso! Cosa avremmo mai dovuto fare?».
«DIRMELO?! Ma no, voi siete proprio due idioti ed avete ben pensato di elaborare un fantastico piano e di pedinarmi. Avete qualche rotella fuori posto!» continuò mentre scendevano dal treno.
Mai, da che Al aveva memoria, il ricongiungimento con i loro genitori era stato più freddo e teso. Erano scesi tutti e tre con il volto imbronciato, scuri in viso e ben attenti a non guardarsi mai. Avevano salutato velocemente gli zii prima di dirigersi alla macchina, bloccando sul nascere qualsiasi tentativo di conversazione di Harry e Ginny.
Dopo alcuni minuti di imbarazzanti silenzi e scambi di sguardi preoccupati con il marito, Ginny si decise a parlare.
«Forse è una mia impressione ma è successo qualcosa?».
«NO!» gridarono in contemporanea i tre ragazzi, evitando accuratamente di guardarsi.
«Non si direbbe. Non avete detto una parola da quando siete scesi dal treno…» incalzò Harry.
«Questi due deficienti dei vostri due figli hanno ben pensato di pedinarmi!» sbottò Lily.
Al intercettò lo sguardo del fratello e lo seppe: non c’era scampo alla furia della madre e al disappunto del padre. Era la cronaca di un disastro annunciato.
«Che cosa avete fatto?!» chiese, sconvolta, Ginny voltandosi dal sedile anteriore verso i tre ragazzi.
Al chiuse gli occhi pensando a cosa rispondere ma fu James a parlare per primo.
«Sai, mamma, Al ed io eravamo un tantino preoccupati che Lily potesse sentirsi costretta a fare sesso!» tuonò James.
«MA SEI IMPAZZITO!» urlò Lily disperata ed incredula per la sincerità del fratello davanti ai genitori.
Harry frenò di colpo mentre Ginny continuava a fissare i figli come se non li riconoscesse.
«Harry, che diavolo fai?! Continua a guidare e non ti distrarre!» disse, poi, colpendo il marito sul braccio.
«Che diavolo è questa storia?! Lily è una bambina!» commentò con tono isterico Harry.
«Lily non è una bambina. Ha quattordici anni ma mi sembra comunque un po’ presto per certe attività…» replicò sua moglie, riacquistando padronanza di sé e fissando la figlia.
«Be’, comunque, James ed io non volevamo che lei fosse forzata a fare alcunché con questo tizio che frequentava…» si intromise Al.
«Come si chiama?» chiese Harry bruscamente.
«Scott O’ Sullivan, un idiota di Tassorosso del mio anno» rispose James.
«Non è un idiota. In ogni caso, l’ho già scaricato perché era troppo pressante. So badare benissimo a me stessa» esclamò Lily.
«Non mi sembra il caso di arrivare a pedinare vostra sorella. Avreste potuto tranquillamente parlarle» continuò Ginny in difesa della figlia.
«Infatti, le abbiamo parlato ma siamo stati colti di sorpresa e non l’abbiamo pedinata perché non ce n’è stato bisogno. È lei che ha fatto una scenata inutile! Stavamo solo badando a lei!» protestò Al.
«I ragazzi hanno fatto benissimo!» sbottò Harry, «Mi sembra un po’ troppo presto per iniziare ad uscire con i ragazzi, Lily».
La figlia arrossì di colpo, mentre Al e James si scambiavano uno sguardo vittorioso all’idea di avee il padre dalla loro parte.
«Fammi capire», gli si rivolse Ginny infastidita, «tu approvi il loro geniale metodo di risolvere questa cosa? Perché io sono profondamente contrariata all’idea che si sentano in diritto di pedinare Lily e sono propensa a sequestrare la Mappa del Malandrino ed il Mantello».
«MAMMA!» urlarono in coro James ed Al.
«Non esiste» concluse Harry.
«Tu sai perfettamente che è grazie alla Mappa e al mantello se hanno architettato tutto questo» lo rimbeccò la moglie.
«Punto numero uno, è possibile pedinare una persona anche se non si ha un mantello dell’invisibilità e la mappa. Punto numero due, sono entrambe un’eredità di mio padre e non ho intenzione di sottrarle ai miei figli».
Al guardò il fratello e vide un ghigno spuntargli sul viso. Harry aveva calato una carta inattaccabile riferendosi a suo padre e – lo sapevano tutti – Ginny non si sarebbe più opposta.
«Meritano comunque una punizione» disse Ginny, piccata dalla risposta del marito.
«Se proprio vogliamo essere precisi, non sono solo Al e James a meritarla».
«Non ho fatto niente di male! E voi state dando di matto soltanto perché IO sono una ragazza e questi due cretini che avete messo al mondo hanno reso il fatto che io esca con dei ragazzi un affare di Stato», esplose Lily, «Anche Rose e Lucy avevano la mia età quando hanno avuto il primo appuntamento e non vedo cosa ci sia di strano! Quest’anno Al ha frequentato ben DUE ragazze contemporaneamente per una settimana e non ha giocato a scacchi con nessuna delle due…».
«AL!» esclamarono i genitori.
«…e James non stava, di certo, cercando una scopa insieme a Nora Carrington nel ripostiglio del secondo piano!».
«Sei proprio una serpe, Lils. A Serpeverde c’è finito il Potter sbagliato» la pungolò James.
«Anche la mamma aveva la mia età quando iniziò ad uscire con Micheal Corner e non mi sembra che si sia riunito l’intero Wizengamot».
«Quell’idiota di Ron era anche peggio del Wizengamot» incalzò Ginny, imbronciata.
La discussione continuò a lungo, senza esclusioni di colpi, fino a quando non arrivarono a Godric’s Hollow. Lily corse in casa palesemente alterata, affermando che non avrebbe mai più voluto parlare con nessun essere maschile di casa Potter.
«Le parlerò io perché credo che questa storia vada arginata e lei vada frenata su certi temi ma tu», disse perentoria indicando il marito, «devi decisamente rivedere le tue posizioni».
Harry non rispose, limitandosi ad alzare le spalle e a lanciare un’occhiata ai due figli maschi che rimasero in attesa.
Quando non si sentì più l’eco dei passi di Ginny, ormai entrata in casa, incrociò le braccia con solennità e finalmente parlò.
«Dobbiamo parlare dell’efficacia delle vostre tecniche di pianificazione per tenere sotto controllo vostra sorella. È ora che io vi insegni che cos’è il Muffliato».

 
 Note finali: allora, non sono pienamente soddisfatta anche perché questo genere non è tendenzialmente nel mio stile, che sguazzo nell'introspettivo/angst, però avevo questa idea ed ho voluto osare. Per i tre Potter io ho sempre un debole. Non so perché ma me li immagino naturalmente comici e sono convinta che sia Al che James siano iperprotettivi verso Lily e che realizzare che lei è una ragazza e non una bambina sia stato per loro un evento scioccante.
Ovviamente, per me quello scempio di The Cursed Child non esiste. Non sono nemmeno molto convinta di un Albus in Serpeverde ma in questo caso era funzionale alla mia storia e l'ho sperimentato.

 

 
 
 
 
 
 
 
   
 
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