Anime & Manga > Altro - anime/manga vari
Segui la storia  |       
Autore: Master Chopper    31/05/2020    1 recensioni
[Shūmatsu no Valkyrie]
[Shūmatsu no Valkyrie]Per decidere le sorti dell'umanità, gli dèi di ogni pantheon si riuniscono e, disgraziatamente, la loro decisione è unanime: distruggere il genere umano. Una voce però si leva in opposizione, ed è quella di un dio misterioso di cui nessuno sa niente, ma che sfida dieci dèi ad affrontare dieci umani prima di poter accettare quel destino crudele.
Dieci esseri umani provenienti da qualsiasi epoca affronteranno dieci dèi provenienti da qualsiasi cultura: questo è il Ragnarok.
Genere: Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter 14: Dead End

Eppure, mai più che in quel momento, proprio la sapienza donata da Prometheus agli umani minacciava di schiacciarlo senza pietà, perché impugnata come una daga velenosa da una mano malvagia.

Lo squillo d’inizio era già rimbombato da tempo, mentre lui esitava ancora ad agire in quel corridoio.

“Giusto per essere chiari, onde evitare che la codardia abbia assordato le tue orecchie …” Josef Mengele aveva estratto qualcosa dall’interno della sua giacca: un piccolo cilindro di vetro, con all’interno un colore brillante. C’era anche un ago tra le sue dita.

“Che tu ti arrenda, inneggiando alla pietà che abita nel tuo cuore, o che tu scelga di non combattere, per me non c’è alcuna differenza.” Aveva appena assemblato una siringa, ma non prima di aver indossato due guanti bianchi di lattice. “Io, in quanto medico e fedele al giuramento che ho fatto …”

Un passo dopo un altro. Si stava avvicinando al titano, il quale ora sempre più sentiva il retro del suo collo pungere e prudere per la pelle d’oca.

“… procederò in una lenta e meticolosa vivisezione del tuo corpo senza alcuna anestesia !”

Un pugno in pieno viso lo raggiunse, spezzandogli la voce e paralizzandolo sul posto come un tronco d’albero. Josef si raddrizzò sulla schiena mentre già i suoi piedi si erano staccati da terra: pareva una aereo in decollo.

In quel momento, più lucido che mai, Prometheus poté riconoscere il suo braccio proteso in avanti, e proprio il suo pugno affondato nel volto del tedesco. Il sudore gli correva all’indietro lungo le guancie e la fronte, assieme ai suoi capelli sciolti e mossi durante la foga del colpo.

Il suo corpo era ancora freddo, ma bastò poco affinché tutti i suoi muscoli si riscaldassero, fino a bruciare: era il segno che si era mosso, non era rimasto fermo. Non aveva di certo controllato lui quell’azione, con il suo cervello ancora intorpidito dallo shock, eppure quel suo corpo aveva deciso di muoversi.

Sentì le lacrime puntellargli i bordi degli occhi, in procinto di uscire.

 

First hit !” Strillarono gli annunciatori “Con un sucker punch, Prometheus fa la sua prima mossa !”

E proprio quando erano sul punto di urlare con ancor più esagitazione, una visione li lasciò senza parole.


“Oh cielo! Sc-Scusami, io… non volevo, non l’ho fatto apposta !”

Il gigantesco combattente si era ora piegato sul suo avversario, esitando a toccarlo, ma evidentemente preoccupato per aver colpito così duramente l’altro. Josef intanto si era preso il volto tra le mani, nascondendolo mentre le sue mani tremavano.

Un liquido rosso venne versato sui guanti bianchi, sgorgando tra i palmi e le dita e piombando al suolo con un disgustoso suono di schioppo. Prometheus trasalì: “È s-sangue? Io non volevo, lo giuro …”

Ma il tedesco si accasciò a terra, lasciando scivolare gli arti lungo le ginocchia ripiegate. Il suo volto era segnato da un grosso livido rotondo che gli prendeva tutto il naso, spaccato e sanguinante.

- Eppure… il mio corpo è stato modificato da queste stesse mani per superare le capacità di un normale essere umano.- Pensava intanto il dottore, sentendo la propria testa sul punto di esplodere per il dolore.

- Se non fossi stato così… se fossi stato un normale umano… quel colpo istintivo mi avrebbe sfondato il cranio come un pallone travolto da un Panzer.- Il suo perfido sguardo si fece sottile e tagliente come due fessure, squadrando il suo avversario con sospetto. -Ma ora… deve aver capito quella cosa.-

Infatti, davanti a lui, Prometheus aveva accantonato la sua preoccupazione per un’altra perplessità: si stava guardando la mano destra, siccome un fastidioso bruciare lo aveva colto alla sprovvista. Rigirando il palmo, notò sulle nocche delle piccole abrasioni, come macchie sparse lungo il dorso.

A causa della sua stessa mano che ora gli copriva il campo visivo, non poté notare cosa accadde davanti a sé: favoreggiato dalla sua posizione strategica, Josef raccolse la terra sulla quale era stato versato il suo sangue per poi scagliarla addosso all’avversario. Questo, colto alla sprovvista, non seppe come difendersi dal mucchio di terra e polvere che lo colpì.

Inizialmente non comprese il perché di una simile azione, ma subito dopo lo raggiunse il dolore. Bruciava molto più della sua mano poco prima, ed era in corrispondenza dei detriti che avevano sporcato il suo vestiti. Abbassando la testa, poté vedere la sua giacca bianca bruciare e corrodersi, mentre la pelle al di sotto già veniva straziata da un attacco incomprensibile.

Stavolta però, nonostante il dolore lancinante, non perse di vista Mengele quando questo si alzò e balzò su di lui. Il dottore affondò la siringa che fino a poco prima impugnava, colpendo però il vuoto: Prometheus si era tirato indietro. Quando però lo stantuffo della siringa venne premuto, il liquido al suo interno schizzò in avanti come un proiettile, e proprio come tale perforò inaspettatamente la spalla del titano.

Prometheus, nell’istante in cui percepì la propria carne venir attraversata da quel liquido, riprovò la stessa sensazione di paura di poco prima. Il suo corpo era freddo, ma i muscoli in tensione parevano delle pietre laviche. Ormai rispondeva ad un solo impulso, un istinto che gli faceva dubitare della sua razionalità: sopravvivere. Scappò.

Il corridoio era largo, così non ci fu modo per il tedesco di fermarlo quando scappò verso l’interno della struttura. Gli annunciatori ed il pubblico sussultarono alla vista di quella scelta: “Non si era mai visto niente di simile, prima d’ora! È una fuga, ladies and gentlemen! Dal momento in cui Prometheus ha deciso di battere in ritirata, tutti i corridoi dell’Arena del Valhalla sono da considerare campo di battaglia. Siete pregati di lasciare la struttura interna…”

Noncurante di quella voce dal cielo, Josef diede le spalle alla luce dell’esterno, rivolgendosi verso le tracce di sangue che il suo avversario in fuga aveva perso. Nell’oscurità proiettata sul suo volto si spalancò l’ennesimo sorriso splendente.

-Non ti ho avvisato di una cosa, Prometheus… nessuno dei miei pazienti sopravvive al mio intervento !-

 

L’aria sfrecciava sui bordi del suo viso, lasciandosi lo sconfinato buio e l’ignoto  alle spalle. Le ferite più profonde non smettevano di sanguinare, e la pelle di bruciare.

-Cosa diavolo è stato? Un umano non dovrebbe poter danneggiare una divinità !-

Prometheus voleva fuggire dalla verità proprio come fuggiva dallo scontro, ma in realtà non era rimasto all’oscura rispetto ai precedenti matches. Il concetto di Sefirot, l’Arma donata dall’Albero della Vita che permetteva all’uomo di combattere dio, lo aveva subito affascinato: con quell’arma, credette, sarebbe stato possibile ribaltare l’equilibrio della stupidità che opprimeva la conoscenza.

Eppure in quella situazione il coltello era puntato verso di lui, mentre il manico lo stringeva un essere umano che mai avrebbe potuto aspettarsi. Lo voleva uccidere, calpestando ed ignorando tutto ciò che Prometheus avrebbe voluto portare con il suo aiuto alla razza umana.

Scosse la testa, ricacciando quel pensiero. Voleva a tutti i costi restare lucido, mentre ogni volta che si focalizzava sulla perdita della sua speranza, sentiva una parte della sua anima venir fatta a brandelli.

-Quando l’ho colpito, le mie nocche bruciavano… e allo stesso modo, quando mi ha lanciato la terra bagnata dal suo sangue, era un attacco vero e proprio. Questo mi farebbe pensare che la sua Arma sia il sangue, ma… questo vuol dire che deve aver ricoperto con lo stesso anche il bisturi, e riempito la siringa !-

Raggiunse un’area piena di stanze, così entro in una delle prime porte che trovò. Al suo interno c’era silenziosa tranquillità, tuttavia fu allora che la paura ritornò a farlo tremare convulsamente. Appoggiato alla porta, si lasciò scivolare al suolo.

-E se non fosse il sangue? E se fosse un altro liquido con il quale si era bagnato la faccia, e che aveva all’interno della sua bocca? Pensa, Prometheus, pensa !-

Qualcosa lo fece trasalire, al punto da rischiare di strappargli un grido per la sorpresa: si trattava di una canzone che echeggiava nel corridoio oltre la porta, ma seguita da uno stridio costante, capace di far accapponare la pelle.

 “ Und der Haifisch, der hat Zähne

Und die trägt er im Gesicht

Und Macheath, der hat ein Messer

Doch das Messer, sieht man nicht!”

(C’è uno squalo che ha le zanne

E le mostra in bella vista

C’è Macheath che ha un coltello

Ma il coltello nessun lo vede!)

Un bisturi strideva contro la parete dalla parte del manico, trascinando un raschio mentre Josef avanzava.

 

Tra le tribune umane trasalirono in molti al vedere quella presenza malvagia strisciare nel corridoio come un mostro che insegue la sua preda, ma qualcuno in particolare sussultò con ancor più orrore.

“Non può essere… che stesse cantando la mia… ballata!” Il musicista Kurt Weil balzò in piedi con un maschera di disgusto e raccapriccio in viso. Al suo fianco, un uomo più composto e serio, ma non per questo meno toccato da quella visione, sibilò:

Die Dreigroschenoper, primo brano: die Moritat von Mackie Messer.” I due uomini, entrambi tedeschi, vennero riconosciuti seduta stante tra la folla.

Bertold Brecht, il drammaturgo che aveva composto l’Opera da Tre Soldi, fissava da dietro i suoi occhiali tondi la trasmissione dello scontro, perseguitato da una malevola sensazione di disagio.

“E pensare che quel brano parla appunto di un efferato criminale, Macheat o Mackie Messer, contro il quale neanche la legge ha potere… si trattava di una critica, una velata satira per la quale però sono dovuto scappare da quel regno di terrore !” I suoi occhi, fermi sul volto di quell’uomo che avrebbe potuto riconoscere per sempre, e sulla croce celtica sulla sua spalla.

“Che la mia opera, in fine, sia stata sentita da un nazista… mi dà il voltastomaco !”

 

Intanto Prometheus sentiva il suono di quella voce acquietarsi sempre di più, facendosi lontana.

-Se n’è… andato ?- La curiosità lo spinse ad alzarsi e a voler aprire la porta.

Quando però posò una mano sulla maniglia, una fitta di dolore improvvisa lo costrinse a ringhiare, togliendogli però il respiro. Riconobbe la sensazione di acido bollente, così quando abbasso lo sguardo seppe riconoscere subito la propria mano entrata a contatto con quel liquido di prima, spennellato finemente sulla maniglia della porta.

Klopf, klopf? Lass mich rein (toc toc? Lasciami entrare)!” Improvvise e spietate come un fulmine a ciel sereno, le braccia di Josef sbucarono dallo spiraglio appena aperto dalla porta, e cinsero l’arto ferito del titano. Tirandolo all’esterno e piegandolo a novanta gradi, lo spezzarono in due: l’osso spaccato produsse un suono netto e preciso.

La velocità con cui era stata compiuta quell’azione non fece nemmeno percepire istantaneamente il dolore a Prometheus, che tuttavia vide davanti ai suoi occhi quel braccio disgiunto in maniera orribile. Tuttavia l’attacco del suo avversario non era finito: con un singolo colpo sfondò la porta all’altezza della nuca del titano, raggiungendo con due dita l’occipite.

Nuovamente ci fu un suono come di scoppio.

“Ahi, ahi! Devi stare attento adesso, mein verlörest Kind (mio bambino sperduto) …” Mengele aveva affondato il volto tra i capelli di Prometheus, essendo ora la sua testa piegata all’indietro in modo innaturale. Una strana protuberanza sporgeva scompostamente dalla sua gola.

 “Spezzandoti la vertebra cervicale C6, il tuo collo si è piegato ed ha creato una pressione che schiaccia sia l’arteria carotide che quella vertebrale. Presto non arriverà più sangue ed ossigeno al tuo cervello, e morirai …” Dicendo queste parole, Prometheus non poté vederlo a causa dell’impossibilità di muovere la propria testa, ma il tedesco aveva gettato gli occhi all’insù come in estasi.

“Come puoi vedere non mi serve nemmeno la mia Arma, tratta dalla Sefirot Cochma, Intuito di Saggezza, per batterti! Basta solo un po’ di conoscenza anatomica per farti soffocare con il tuo stesso corpo! Questa è la mia dominazione, la mia supremazia… mentre tu sei solo l’inerme cavia che dovrà stringere i denti fin quando io non avrò esaurito tutto ciò che voglio farti provare.”

Dopo aver detto quelle parole, tuttavia, lasciò la presa dal braccio e dal collo.

Il titano si voltò, riuscendo ad intravedere la porta spalancarsi di colpo. Il suo avversario, ora apparendo in tutta la sua figura, si mostrò con un assetto del tutto nuovo: attraverso delle imbracature metalliche sul petto, aveva agganciato alla schiena due grosse taniche di vetro, dentro le quali era possibile vedere un liquido cremisi. Quelle vasche erano collegate a dei tubi: alcuni arrivavano all’altezza dei suoi gomiti, per poi conficcarsi dentro l’uniforme, mentre altri si univano ad un fucile d’assalto che l’uomo impugnava.

Pur non avendo mai visto in vita sua una simile arma adoperata in battaglia, Prometehus ne poté intuire il funzionamento a partire dalla struttura. Così facendo, ricollegò il movimento dell’indice di Mengele sul grilletto, come un evidente segnale di pericolo.

Das ist der Blitzkrieg !”

Una scarica di proiettili rossi come il sangue esplosero nella piccola stanza, ed ora che l’unica uscita era bloccata, non era rimasta una via di fuga.

Il titano si scagliò all’indietro, vedendo intanto vari mobili attorno a lui venir ridotti in macerie. Atterrò su di un letto, siccome quella doveva essere una camera per gli ospiti, e ribaltandolo cercò di crearsi una benché minima protezione. Quando però rivolse le doghe verso di sé, non gli sfuggì qualcosa di insolito che spiccava tra di esse.

Il colore del fuoco, di una rosa, di un cadavere brutalmente ucciso: il rosso del sangue. Tra le assi di legno era legata una sacca di sangue, proprio di quelle usate per le trasfusioni. Alla sua sola vista, Prometheus comprese di aver compiuto il più grande errore, iniziato nell’istante in cui aveva deciso di sottostare alle regole di Josef.

Il letto lo raggiunse a gran velocità quando proprio il tedesco glielo scagliò addosso con un calcio, ed in quel modo la sacca collise con tutto il suo corpo per poi esplodere.

Si sollevò una nuvola di vapore che puzzava di carne bruciata, ma persino lo scoppiettio frizzante della pelle non bastò a coprire il ruggito agonizzante che scaturì.

 

“Una trappola! Prometheus è caduto in una trappola !”

Adramelech e St.Peter si sporsero in avanti, impressionati dall’orrenda e violentissima visione alla quale stavano assistendo: “Perché è stato spinto da Josef Mengele proprio in una stanza che aveva armato in precedenza !”

 

“Il vantaggio di scegliere il campo di battaglia con largo anticipo di tempo è una delizia. Io sono andato in guerra, sai ?” Domandò con un sorriso cordiale il tedesco, usando il fucile per spingere quel letto, e di conseguenza anche Prometheus, contro il muro. Quando lo ebbe inchiodato alla parete, carne e sangue spruzzarono ovunque tra le urla agonizzanti di lui, mentre il suo petto ed il suo volto si scioglievano tra atroci sofferenze.

“Ma non posso biasimarti per la tua scelta, e per questo non vorrei che ti ritenessi sfortunato: ogni stanza in questo labirinto era una trappola già preparata. Che male c’è ad usare un’arma non convenzionale come una trappola, un inganno o un attacco alle spalle in guerra? Qui non ci sono quelle stupide leggi etiche, e perdonami anche il gioco di parole, se ti dico che non c’è… umanità !”

Accade solo per un istante, ma nella foga, nella follia e nel sangue che spruzzava nell’aria, i loro occhi si incrociarono. Nel tempo congelato, l’immagine più rappresentativa della loro essenza pareva esser stata catturata da una fotografia: Josef, ubriaco di quella superiorità, e Prometheus, in eterno tormento.

Dopodiché il titano, in preda ad uno spasmo di dolore, non si dimenò come una bestia. Gli bastò un solo colpo con la sua forza sovrumana per polverizzare il letto, e con esso anche il fucile di Mengele.

-Io…- Sorpreso di punto in bianco dal ribaltamento della situazione, il nazista cercò di pianificare una strategia, ma ogni cosa gli scivolò da sotto gli occhi troppo rapidamente.

Quando se ne rese conto, di Prometheus non c’era più nulla, ed intravide solo la coperta che il titano si era trascinato dietro di sé mentre fuggiva dalla stanza.

-È stato… veloce.- Si portò una mano al viso, sfiorandosi appena la ferita da taglio che una scheggia volante gli aveva procurato. Le dita del guanto si colorarono di rosso. –Però non mi ha attaccato direttamente. Che si sia accorto di …?-

“Oh, ma comunque…” Forzando una risata che lo rincuorasse, scrollò il capo chino. “La situazione non cambia.”

Consapevole di avere in pugno il suo avversario, e fiducioso come un ragno che si muove sulla propria tela, avanzò nel labirinto di corridoi che però aveva già memorizzato. Gli bastò seguire nuovamente le tracce di sangue, fino a quando, poco prima di svoltare un angolo, si ricordò che questo avrebbe portato ad un vicolo cieco.

Arricciò le labbra in un sorriso diabolico, sbucando con un passo deciso verso la fine del suo nemico.

Lì, come programmato, vide una figura ricurva su se stessa e avvolta dalla coperta. Il sangue macchiava i suoi piedi, formando una pozza.

“Non a caso ti ho parlato di crimini impuniti, prima …” Iniziò ad avanzare verso di lui. “La tua morte si aggiungerà alle tante sconfitte degli déi, ovvero diventerai solo un numero. Pensi che qualcuno ti piangerà a lungo, oppure saranno tutti più interessati a rivolgere le loro speranze nel prossimo sfidante? Come disse un uomo che, bhe… posso dire di non rispettare molto, ma comunque, dicevo, espresse un pensiero abbastanza condiviso anche nella mia terra… “La morte di uno è una tragedia, un milione di morti è statistica”. Ma non voglio indurti a credere che la vittoria degli dèi, o degli umani, per me abbia differenza.”

 

Il suo discorso, ascoltato da tutti gli spettatori, fu univocamente ripudiato, siccome nessuno era in disaccordo sul fatto che quell’uomo fosse la peggiore feccia.

Persino il dio misterioso, soprattutto dopo quell’ultima osservazione, non si risparmiò una smorfia di disgusto.

 

“… perché lo sai cosa voglio, qui ed ora? Studiare come muore… un dio !”

“Basta così !” Lo interrupe una voce fragorosa come una valanga.

Il tedesco, colto alla sprovvista, si ritrovò a bocca aperta. Davanti a sé la figura sotto la coperta si sollevò da terra, gocciolando sangue. Il ticchettio per qualche secondo fu l’ultimo suono che riecheggiò nel silenzio generale.

“Mi hai già dato abbastanza motivi per riconsiderare le mie condizioni.” Disse infine Prometheus, scostandosi la coperta di dosso.

Ciò che si ritrovò di fronte Josef Mengele, fu abbastanza per fargli sgranare gli occhi, assalito da un’improvvisa ed innegabile costernazione, mista ad inimmaginabile sorpresa.

Il corpo del titano si ergeva su di lui, statuario e perfetto, ma soprattutto senza neanche un graffio. La giacca era stata rimossa, mostrando il suo petto generoso di muscoli prorompenti, mentre il suo viso era contratto in un’espressione decisa, di indomabile forza.

Neanche una ferita, fisica o psicologica, era rimasta per tangere quella divinità che ora pareva splendere di luce propria, come una fiaccola.

Era il faro di Alessandria, la Stella Polare, la direzione verso sia umani che déi si erano ritrovati a guardare, uniti, ma senza neanche saperlo.

“Inizialmente ero fin troppo combattuto sui miei principi per dichiarare aperto lo scontro con un umano, seppur lui volesse uccidermi. Questo perché il mio amore verso l’umanità è sconfinato ed innegabile !” Il titano sollevò il capo, sfidando per la prima volta l’uomo mentre lo guardava dall’alto.

“Tuttavia… ora mi sono reso conto che, eliminando un individuo corrotto come te, non compio altro che un gesto di bontà e giustizia verso gli esseri umani! Quindi preparati a venir distrutto, Josef Mengele !!”

Finalmente il duello poteva considerarsi iniziato.

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! Parliamo un po’ di reference: Josef nel concept e nel design è ispirato al dottor Hajime Hanafusa di Kengan Ashura, al dottor Kiryu di Starving Anonymous (il che è tutto un dire, visto che il personaggio di aspetto fisico è uguale a Mengele) e nel comportamento a Hannibal Lecter. È stato interessante farmi una scorpacciata di horror per entrare nel mood di questo scontro, grazie al quale ho recuperato anche il tristemente famoso “Man Behind the Sun”.

Prometheus invece è un qualcosa di più originale, non ha avuto una reale ispirazione.

Fatemi sapere se vi è piaciuto questo capitolo (tra l’altro in cui si inizia a vedere una certa similitudine con il quarto scontro dell’opera canonica)!

A domani!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Altro - anime/manga vari / Vai alla pagina dell'autore: Master Chopper