Dieci anni
Dieci anni erano un’età importante, questo si ritrovò a pensare El. Un numero a due cifre, magari niente di che per un essere immortale come lei, ma sicuramente segnava l’inizio della sua vita da adulta.
Beh, quasi in realtà.
«Oggi compio dieci anni, è il mio compleanno», cantilenò la bambina davanti la sua torta al cioccolato con tanto di candelina che non si era ancora premurata di spegnere.
Crowley alzò gli occhi al cielo, sbuffando. Quando era successo? Eppure fino a poco tempo prima El ancora non si reggeva nemmeno sulle proprie gambe, ma addirittura già dieci anni? Sapeva che davanti ad una vita immortale quel numero poco contava, ma in verità per lui contava eccome. El stava crescendo, ciò era inevitabile e soprattutto strano. Di norma gli angeli e i demoni nascevano in una forma già adulta, non vivevano un’infanzia, né un’adolescenza, quella era una prerogativa degli umani. El era la sola, ciò era straordinario, un po’ malinconico in realtà.
«Sì, El. Abbiamo capito, l’hai ripetuto trenta volta. Ma sappi che questo poco cambia. Sei ancora piccola», affermò, cercando di convincere più se stesso che sua figlia, la quale gonfiò le guance.
«Ma io non sono più piccola. Io sono grande!» proferì a braccia conserte. Aziraphale non aveva detto una parola. I compleanni, che cosa strana, arrivavano ogni anno e con El ne avrebbero avuti parecchio da festeggiare, anche se arrivata ad un certo punto forse avrebbe smesso di farci caso. Per l’angelo era davvero strano pensare che un giorno El avrebbe avuto l’aspetto di una donna, ma in realtà poco cambiava. Ai suoi occhi sarebbe stata sempre la sua bambina.
«Visto che sei grande vorrà dire che lavorerai e ti comporterai da persona adulta?» domandò dopo un po’. El sgranò gli occhi, sorridendo poi in modo furbo.
«Non sono ancora così grande. Va bene. Allora soffio…!»
«Aspetta! Dovresti esprimere un desiderio», la fermò Aziraphale.
«Angelo, se aspettiamo ancora un po’, El si ritroverà spegnere le candeline dei suoi undici anni», borbottò Crowley.
Certo, un desiderio. El conosceva bene la potenza dei desideri, alle volte venivano ascoltati. Però non sapeva cosa chiedere, aveva tutto ciò che poteva desiderare. Magari poteva chiedere qualcosa per gli altri.
«Va bene, ho deciso, desidero che il prossimo compleanno sia bello come questo e anche il prossimo ancora, eccetera!», affermò, soffiando poi sulla fiammella e spegnendola. «Fatto, ora mangiamo! Me lo merito, la torta l’ho fatta io.»
«Veramente l’abbiamo fatta in due», fece notare Aziraphale. Più lui che El, quest’ultima si era dedicata più che altro a mangiare di soppiatto il cioccolato, ma andava bene comunque. E poi, cosa molto importante, c'era la questione regalo.
I suoi papà le facevano sembrare dei regali bellissimi e quell’anno non poteva essere da meno. Insomma, dieci anni erano dieci anni.
«Allora che cosa mi avete comprato? Mi avete preso lo scooter?»
Crowley la guardò male. Non avrebbe mai comprato una roba del genere per sua figlia, era troppo pericolosa. E no, non per El, ma per gli altri.
«Ti ho detto che sei troppo piccola per quell’affare. E poi cosa te ne fai? Puoi andare in giro volando!»
«E allora tu cosa te ne fai dell’auto?» protestò giustamente El e a quel punto Crowley non seppe che cosa dire.
«È diverso, comunque ti abbiamo preso una cosa simile.»
«Vai in garage a vedere», le consigliò Aziraphale. Con la curiosità a mille, si alzò e andò in garage. Quando entrò e accese la luce, si ritrovò davanti la bicicletta più bella che avesse mai visto. Non ne aveva mai posseduta una, forse non era uno scooter, ma era figo allo stesso modo.
«Ma… ma… è una bici!» esclamò sbracciandosi «Ed è… nera…e lucida…!»
«Perché l’ho scelta io, tuo padre voleva prenderla rosa e con un cestino», Crowley le comparve dietro, guardando Azirapale che borbottò qualcosa di incomprensibile. El dal canto suo era euforica. In realtà non era mai andata in bici, ma non poteva essere così difficile.
«Io… io la adoro, grazie! La voglio provare subito!»
«Subito?» chiese Aziraphale con apprensione. «Va bene, ma… stai attenta, non gettarti sotto una macchina e…»
«Andiamo, angelo. Lo sappiamo che in pericolo sono le altre persone, non lei», disse divertito Crowley, aiutandola a salire sulla bici, dopo che El ebbe indossato un casco – nero – ringraziando Dio. Sua figlia iniziò a pedalare con sicurezza.
«Ce la faccio! Torno subito, ciao ciao!»
«Oh beh», sorrise Aziraphale. «È andata…»
«Non preoccuparti, Aziraphale. Tornerà presto. Crescono così in fretta», sospirò Crowley, malinconico e anche fiero. L’angelo annuì, per poi guardarlo.
«Lo sai che fra qualche anno vorrà un auto, vero?»
Il demone si limitò a scuotere il capo.
«No, no. Assolutamente no.»
Nota dell'autrice.
Per El è arrivato il numero a due cifre. Quanta malinconia, non era mia intenzione, ma la vena angst vuole sempre prendere il sopravvento anche nei momenti di gioia. El cresce a vista d'occhio, ma per Aziraphale e Crowley rimarrà sempre la loro piccola bambina (in questo non sono molto diversi dai genitori umani) e le hanno regalato una bici. E Crowley ha già deciso che non avrà una macchina, ma sappiamo tutti che El ha sempre ciò che vuole. A presto :)