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Autore: Ookami_96    02/06/2020    2 recensioni
Dal primo capitolo:
Sakura varcò la porta di casa ancora assorta nei suoi pensieri, gli stessi praticamente di ogni giorno, ogni sera, ogni tragitto. Si stava svestendo e preparando per un bel bagno caldo, quando un rumore alla finestra la risvegliò dalle sue riflessioni.
Un piccolo falchetto, appollaiato davanti alla finestra, picchiettava sul vetro per attirare la sua attenzione.
Aprì la finestra e lasciò che il falco le si posasse sul braccio.
«Buonasera Takami, fatto buon viaggio?» disse, sorridendo.
In tutta risposta l’animale si lisciò le penne e le strofinò il becco sul braccio.
"Un altro messaggio da Sasuke-kun, eh?"

Prima Fic in assoluto! Spero di trasmettervi qualcosa attraverso la mia scrittura su una delle coppie che amo di più!
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Capitolo 18

La battaglia imperversava, veloce e violenta; Sakura e Sai però erano un team molto affiatato e rodato, avrebbero venduto la pelle a caro prezzo.
Le creature create dal ninja della Roccia erano una vera seccatura, ma a quelle potevano pensare tranquillamente i disegni di Sai; il pericolo maggiore era dato dal ninja della Nebbia, che continuava ad attaccarli tenendosi a distanza, una tattica che lo metteva in vantaggio rispetto a Sakura.
«Sai, cambio di strategia.» gli fece un cenno con la testa, e lui ricambiò.

I leoni di Sai cambiarono obiettivo, dirigendosi verso le sfere d’acqua che stavano per colpirli, distruggendole; la rosa nel frattempo era riuscita a distruggere un enorme golem con un solo pugno, provocando la caduta di tutti i massi che lo componevano con un fragore immenso.
In tutto questo, il viscido mascherato era sparito.
O almeno, così credeva.

Appena il polverone creato dalle rocce si era diradato si era sentita afferrare da dietro, un kunai si era pericolosamente avvicinato alla sua gola, fermandosi a pochi millimetri da essa.
Lesta, aveva fatto perno sul braccio dell’uomo, storcendogli il gomito e ribaltando la posizione; lo teneva bloccato con una mano sulla schiena, il braccio armato torto dietro di lui, immobilizzato.
Fece un profondo respiro, le serviva un autocontrollo immane per riuscire a sostenere quella situazione; essergli così vicina, doverlo toccare, gli provocava un senso di nausea che raramente aveva provato.
«Sakura!» la voce di Sai la raggiunse all’improvviso e, pur non avendo percepito nessuno, si fidò ciecamente del compagno; mollò la presa sull’uomo, compiendo un balzo laterale e schivando il pugnale del ninja della Roccia.

Strinse il pugno, non poteva sprecare un’occasione del genere: si lanciò in avanti e questi potè solo volgere lo sguardo verso di lei, mentre le nocche della ragazza si abbattevano sulla sua mascella, facendogli perdere i sensi.
*

«I rinforzi? Non essere sciocco, Sasuke-kun»
Tamashi si ergeva sicuro davanti a lui, incurante delle ferite del sottoposto che, piano a piano, si stava praticamente dissanguando.
«Ora facciamo sul serio.» Sasuke si mise in guardia, pronto a controbattere, aspettandosi un attacco dalla distanza.
Per questo si sorprese nel vederlo scattare fulmineo verso di lui: un pugno allo stomaco lo colpì violentemente, mentre cercava di capire come controbattere; per tutto il combattimento, prima dell’arrivo dell’assassino, Tamashi si era tenuto a distanza, ora invece lo attaccava veloce sfruttando le arti marziali.

Questo metteva in svantaggio Sasuke: la sua unica difesa nel corpo a corpo era sempre stato il suo unico braccio, ora occupato dalla presenza della katana.
«È difficile muoversi con quella, vero?» l’aveva capito subito, non era un avversario stupido.
Un colpo a mano aperta lo colpì proprio sul polso, provocandogli una fitta di dolore.
Doveva liberarsi dei fili che tenevano legata la spada alla mano… Ma anche senza di quella il suo potere offensivo sarebbe stato nullo: come poteva colpirlo con una mano distrutta?
Affilò lo sguardo; nel momento in cui un altro pugno stava per colpirlo sul viso, il chakra viola del Susanoo lo aveva nuovamente avvolto, facendo prendere le distanze al suo avversario.

«Quel Susanoo è davvero una rogna, lasciatelo dire.»
L’Uchiha non rispose, con i denti cercò di tagliare i fili di ferro, riuscendo a tagliarne uno e a srotolare quindi tutti gli altri. La spada cadde a terra; la mano era in condizioni anche peggiori di quando l’aveva fasciata, e ora un rivolo di sangue gli scendeva dal labbro, tagliato dal filo.
Sorrise. Ultimamente gli capitava fin troppo spesso di ritrovarsi sanguinante da qualche parte.
La situazione era la seguente: non poteva usare il braccio, non poteva usare le arti ninja e il suo chakra stava diminuendo sempre di più. Tamashi era ancora fermo di fronte a lui, mentre il ninja assassino era in ginocchio pochi metri più in là.

Fu un rumore singolare a distrarlo, sembrava quello di una piccola esplosione, proveniente dal campo di battaglia dietro di lui; volse lo sguardo, alla ricerca di fumo o di un qualsiasi altro segnale.
Quello che vide fu una nuvola verde che si alzava verso il cielo.
Tamashi ridacchiò. Poi rise di gusto.
«Scusaci, Sasuke-kun. Ma ora dobbiamo proprio andare.»
«Cosa?»
«Abbiamo quello per cui eravamo venuti qui.»
Non poteva essere. No, era fuori discussione.

Si girò completamente, dando le spalle al suo avversario, e attivò il Rinnegan, alla ricerca del chakra di Sakura.
Come avesse fatto in un così poco tempo, Sasuke non lo capì, ma Tamashi era appena emerso alle sue spalle, sfruttando l’arte della terra dell’altro ninja, e stava per colpirlo.
Lo schivò, ma lo vide di sfuggita comporre dei sigilli con le mani e portargli il palmo della mano a pochi centimetri dalla faccia; un’onda d’urto lo sbalzò lontano, facendolo rotolare per diversi metri.
Si rialzò immediatamente, lo sguardo verso il campo di battaglia.

Non c’era. Non la percepiva.
Il chakra di Sakura era sparito.
«Andiamocene.» e così dicendo tirò fuori dal borsello un piccolo cilindro; lo ruppe e da questo iniziò a uscire lo stesso fumo verde che era comparso poco prima nella posizione di Sakura.
«È stato divertente, Sasuke-kun. Ti conviene iniziare a correre, se vuoi provare a rivedere la tua amata» rise, di nuovo. Quella risata iniziava a dargli sui nervi.
Si rialzò, piano. Il sangue gli ribolliva nelle vene.
Era pronto a evocare Susanoo nella sua forma completa e volare fino a là; ma qualcosa non quadrava. Non percepiva Sakura, così come però non percepiva il chakra dei nemici.

«Tu non vai da nessuna parte.» Alzò lo sguardo, mostrando entrambe le arti oculari attive.
Potè vedere i suoi avversari irrigidirsi sotto al peso del suo sguardo. Il chakra viola che lo avvolgeva scomparse e, con una spinta poderosa, si buttò su Tamashi.
Questi si sentì spiazzato: Sasuke era molto più veloce di prima, riusciva a malapena a stargli dietro, figuriamoci colpirlo. Il ragazzo riusciva a parare i suoi pugni e i calci usando l’avanbraccio, mentre cercava di colpirlo solo con le gambe; sembrava quasi danzasse, talmente i suoi movimenti erano fluidi e precisi.
Un calcio lo colpì alla tempia, sbalzandolo lontano; appena fu in piedi però, si ritrovò Sasuke al suo fianco, pronto a sfoderargli un calcio all’addome.

L’assassino gli si materializzò davanti, intercettando il calcio e riuscendo a tagliarlo sul polpaccio, lacerandogli il muscolo.
Sasuke indietreggiò, zoppicando leggermente. Un respiro profondo ed era di nuovo all’attacco; l’adrenalina che aveva in corpo gli permetteva di continuare a combattere, senza quasi sentire dolore.
Riuscì a tramortire il sottoposto di Tamashi con un colpo alla nuca, facendolo svenire; ora poteva concentrarsi sul suo vero avversario.
«Mi complimento con te, Sasuke.» nella sua voce poteva sentire una nota di timore, di paura. Il tempo dei giochetti era finito, e se n’era reso conto pure lui.
«Ma ora devo proprio andarmene, senza offesa!» sotto di lui comparse un volatile nero dal becco arancione, delle dimensioni di Garuda, pronto a spiccare il volo.
«Non ci sperare, Tamashi!»
Doveva essere veloce, veloce quanto mai lo era stato.

Si concentrò al massimo, facendo in modo che la prima parte di Susanoo ad apparire fosse il braccio armato di balestra e, prima che l’animale potesse sparire dalla sua portata, scagliò una freccia.
Questa si conficcò nel pieno petto dell’evocazione, provocandone prima la caduta e poi la scomparire in mezzo a una nuvola di fumo bianca.
Con un balzo poderoso si buttò verso Tamashi, ora in caduta libera; ci fu una colluttazione in aria, ma poi Sasuke riuscì a imporsi, puntando l’avanbraccio contro il suo collo e tenendolo sotto di lui fino alla caduta rovinosa sul terreno.
La maschera si era leggermente incrinata, ma continuava a coprire il volto del suo proprietario, ora piegato sul braccio di Sasuke a sputare sangue e tossire.

«Arrenditi.» aveva il fiato accelerato, anche lui aveva subito il contraccolpo della caduta, sommato a tutto il resto.
Un risolino uscì dalla sua bocca insanguinata.
«Scordatelo.»
Premette con più forza sulla sua gola, provocandogli dei rantoli di sofferenza; lo sentiva, stava per svenire. Fece l’errore di pregustare il momento in cui la coscienza avrebbe abbandonato Tamashi: sentì un colpo al collo, che lo fece cadere in avanti, molando la presa sul suo nemico.
Il suo corpo non gli rispondeva, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.

«Era ora che arrivassi»
«Dobbiamo andarcene, stanno arrivando. Prendiamo l’Uchiha e andiamocene.»
Quella voce, l’aveva già sentita.
Vide Tamashi alzarsi e avvicinarsi a lui per portarlo con sé.
«Non… non ci provare.»
Il suo corpo non si muoveva, ma il chakra rispondeva ancora alla sua volontà: le fiamme nere dell’Amaterasu lo avvolsero calde, assieme ad una corazza violacea; appena il ninja si allontanò di qualche passo, Sasuke si sforzò per volgere lo sguardo nella sua direzione.
Sentì immediatamente gli urli di Tamashi, invocando aiuto.
Sorrise, c’era riuscito.

«Maledizione! Andiamocene!»
Sentì dei passi dietro di lui, delle voci… 
Intravide il nuovo arrivato evocare un altro volatile e caricarvi sopra Tamashi, in piena agonia; sentì solo poi una folata di vento e quelle voci sempre più vicine.

*
«Sasuke? Mi senti?»
Il ragazzo riaprì piano gli occhi: la vista era sfocata e si sentiva completamente dolorante ovunque, al contempo però, era ancora intorpidito.
Appena i suoi occhi si furono aperti del tutto sentì delle braccia avvolgerlo; abbassò le palpebre, sentendosi al caldo e al sicuro.
«Come ti senti?» una mano lo accarezzò su una guancia e, un po’ controvoglia, riaprì gli occhi.

Sakura era di fronte a lei, l’espressione preoccupata in volto, graffiata e con qualche ematoma sul viso.
«Sakura…» fece per alzarsi appoggiando la mano a terra, ma un dolore lancinante lo investì. Ricordò solo dopo tutto quello che era successo, e della sua ferita.
Si guardò: la ragazza gli aveva fasciato la mano e il polpaccio, ma le ferite erano ancora tutte aperte.
«Scusami, sono un po’ a corto di chakra al momento» era imbarazzata dalla situazione, ma a lui non importava granché.
Si sentì investito da tutte le emozioni che aveva provato combattendo contro Tamashi, alla paura che aveva avuto per lei e alla sensazione che aveva provato quando non aveva percepito il suo chakra da nessuna parte.

Alzò il braccio, allargandolo e addolcendo lo sguardo. Lei sembrò capire e si rifugiò nel suo abbraccio, lasciandosi andare a un pianto nervoso.
«Scusami, Sakura.»
«N-no Sasuke-kun… E’ colpa mia, non me ne dovevo andare così… Io-» La mano gli faceva malissimo, ma trovò comunque la forza per appoggiargliela sulla testa, tendando di mimare una carezza.
«L’importante è che stai bene.» La sentì trattenere il respiro, per poi lasciare che le emozioni venissero fuori, assieme alle lacrime e ai singhiozzi.
Non sapeva in che condizioni fosse quando l’aveva trovato, ma guardandosi doveva averla fatta preoccupare non poco…
Sentì le sue labbra sulla guancia, in un timido bacio; poi il suo calore prese le distanze e la vide sedersi di fronte a lui.

Solo allora un colpo di tosse, poco velato e poco lontano da loro, lo riscosse.
«Sai.»
«Sasuke.»
I due si fissarono per diversi istanti, prima che Sakura si mettesse in mezzo e consigliasse all’Uchiha di riposare; avrebbero discusso dell’accaduto più tardi.
Non ci volle molto perché il ragazzo crollasse sotto il peso della stanchezza, fisica e mentale; si risvegliò diverse ore dopo, sentendo il profumo della cena che iniziava a invadere la stanza.

Guardandosi intorno scoprì di trovarsi nella stessa casa in cui si erano fermati per la notte; il fuoco illuminava la stanza e i due avevano già predisposto il salotto per poterci dormire nuovamente.
Cercò di alzarsi, facendo attenzione a non appoggiare la mano e a non caricare troppo sul polpaccio, ma il risultato non fu dei migliori. Per sua fortuna, Sakura si accorse di lui e lo aiutò a rialzarsi, facendolo sedere su uno sgabello rudimentale ricavato da un tronco.
«Mentre dormivi ci siamo dati da fare» gli disse, indicando altri due ciocchi abbastanza grandi permettere a qualcuno di sedersi. In effetti, il profumo che proveniva dal fuoco non era quello delle solite razioni da viaggio, probabilmente erano anche riusciti a procacciarsi della selvaggina.
Indicò con la mano una borraccia vicino a loro e la ragazza lo aiutò a bere, per alleviare la secchezza che aveva in gola.

«Quanto ho dormito?»
«Dall’ultima volta che ti sei svegliato, circa cinque ore. Però eri svenuto da più di un’ora»
Decisamente troppo.
Sakura gli accarezzava i capelli, aveva uno sguardo triste e pensieroso che aveva il potere di intristire anche lui; avrebbe voluto farsi carico di tutto, di poterla aiutare.
«Ben sveglio, Sasuke.» la voce di Sai lo raggiunse all’improvviso, non aveva sentito percepito il suo ingresso in casa; aveva con sé dei piccoli rametti, probabilmente per ravvivare il fuoco.
Gli fece un cenno con la testa, non si sentiva dell’umore per intavolare una discussione, soprattutto con lui.

Mangiarono tranquilli, praticamente senza proferire parola. Era imbarazzante per l’Uchiha farsi praticamente imboccare davanti a Sai, ma non poteva farci niente se non voleva morire di fame; avrebbe voluto sentire quello che avevano da dire sul combattimento, sui nemici che avevano affrontato, sia per curiosità sia per distrarsi da quella cena imbarazzante (resa ancora più insopportabile dalle battute del ragazzo) ma sembrava che i due avessero già deciso che quella conversazione avrebbe potuto aspettare fino alla mattina seguente.
L’unico lato positivo era che mangiando il torpore che aveva preso possesso del suo intero corpo stava pian piano svanendo, rendendo i movimenti che poteva fare leggermente più fluidi.

Dopo cena Sakura iniziò a curargli la ferita alla mano e al polpaccio; le altre erano abbastanza superficiali e per il momento poteva permettersi di disinfettarle e applicarvi un leggero bendaggio. La gamba, dopo diversi minuti, era già praticamente guarita, gli aveva comunque messo una fascia con una pomata per evitare la formazione di una cicatrice; per la mano, invece, ci sarebbe voluto diverso tempo.
Le ossa erano frantumate, per non parlare dei tendini e delle terminazioni nervose; necessitava di una gran quantità di chakra, che in quel momento Sakura non aveva, e, soprattutto, di tempo.
«Ma non ti preoccupare, recupererai pienamente le funzioni motorie e sensitive» gli disse con un sorriso.
Le credeva ciecamente, non aveva di che preoccuparsi finché ci fosse stata lei a curarlo.
 
 
Il mattino dopo era stato svegliato dalle voci di Sakura e Sai; i due erano in un angolo della sala, seduti su quei ciocchi, a confabulare tra di loro e a mangiare.
Appena lo aveva visto alzarsi, Sakura si era avvicinata a lui, aiutandolo a sedersi e a mettere qualcosa sotto i denti. Nonostante la cena abbondante si era svegliato con una fame tremenda; secondo la ragazza era un buon segno che avesse quell’appetito e gli sorrideva, più serena rispetto alla sera prima.
«Mi dispiace disturbarvi in questo vostro rituale di corteggiamento, ma credo sia arrivato il momento di parlare di questa situazione»
Sakura lo fulminò con lo sguardo, offesa, e assestandogli un pugno “affettuoso” sulla spalla. L’altro però non diede molto peso a quelle parole, o almeno, non voleva dargli quella soddisfazione, e concordò sull’aggiornarsi in merito all’accaduto.

«Innanzitutto, che ci facevi nei paraggi?» Lo sguardo di Sasuke era sospettoso, finchè non lo aveva visto il giorno prima non aveva minimamente preso in considerazione che potesse essere lui l’aiuto che aveva ricevuto Sakura.
Sai non si offese a quella domanda, anzi. Era sempre lui il primo ad essere sospettoso e, a parti invertite, nemmeno lui si sarebbe fidato così, senza fare domande.
«Dopo che ci siamo separati sono stato preso alla sprovvista dal temporale; avevo da poco passato una piccola locanda e ho trascorso lì la notte. Stavo per ripartire, quando ho sentito una forte esplosione e sono andato a controllare. Lì ho trovato Sakura.»
Era plausibile, certo. La rosa si fidava cecamente di lui, lo stesso non si poteva dire per Sasuke; avrebbe comunque fatto buon viso a cattivo gioco e, per il momento, gli avrebbe creduto.

«Tu perché non eri con lei?» La ragazza si mise in mezzo, dicendogli che era colpa sua, era lei che si era allontanata e l’aveva lasciato da solo.
«Poteva raggiungerti una volta capita la situazione.»
«Sono stato trattenuto.» si volse verso Sakura, cercando di mantenere il controllo delle sue espressioni e della sua voce «C’era Tamashi, l’uomo mascherato che ti ha rapita.»
Lei sbiancò, sbarrando gli occhi.
«N-non è possibile Sasuke-kun…» fece una pausa, guardando Sai. Era sicura di quello che aveva visto e sentito, non poteva essersi immaginata tutto «L-lui era con me… Io ho combattuto contro di lui…» ora era lo sguardo di Sasuke ad essere indecifrabile; come accidenti poteva essere possibile?

«Forse era una copia?» chiese Sai, rivolto a Sasuke
«Impossibile. Non si è smaterializzato nemmeno con le fiamme di Amaterasu.»
«Beh anche noi lo abbiamo colpito, di sicuro non era una copia, e non ne esistono di così resistenti.»
Erano quindi di fronte a due uomini mascherati?
L’Uchiha ripensò a tutto quello che avevano appreso in quelle settimane: in effetti nei ricordi di Kaito non era riuscito a vedere il volto dell’uomo assieme a Tamashi, aveva solo sentito la sua voce.
E a quanto pareva Sakura si era imbattuta proprio in questo complice, che vestiva esattamente come Tamashi.
Era tutto assurdo, perché ricorrere a un piano del genere?

«Cos’è successo quando è comparso quel fumo verde?»
«Beh, stavamo combattendo ed eravamo riusciti ad ottenere un vantaggio. Ad un certo punto l’uomo mascherato ha lanciato quel cilindro ed ha iniziato a uscire il fumo; dopo poco abbiamo visto lo stesso fumo provenire da dov’eri tu e lui ha detto che quello era il segnale che confermava che ti avevano catturato…»
«Quindi voi stavate bene?» i due annuirono all’unisono.
Sasuke ci pensò un po’, poi arrivò alla sua conclusione.

« A me Tamashi ha detto che quel segnale voleva dire che ti avevano catturata. Credo che in realtà fosse un segnale per la ritirata.»
«Perché dici questo?» Sai lo guardava dubbioso, mentre si annotava alcune cose sul taccuino.
«Credo che il loro obiettivo fosse distrarci dal combattimento e farci spostare l’uno verso l’altro, per ricongiungerci e permettergli la fuga. Oppure speravano che riuscendo a ricongiungersi anche loro avrebbero avuto più possibilità di batterci.»
«E tu gli hai messo i bastoni tra le ruote…»
In effetti, inconsapevolmente, era così. Continuando a combattere contro Tamashi gli aveva impedito sia di fuggire che di ricongiungersi con il compagno; una scelta apparentemente insensata che forse li aveva tirati fuori dai guai.

«I loro complici?» se ne era ricordato all’improvviso, soprattutto del ninja assassino che gli aveva rotto la mano.
«Tutti morti. Quello vicino a te si è ucciso appena ci ha visto; quando siamo tornati sul campo di battaglia anche i nostri avversari erano senza vita.»
Avrebbe voluto stringere il pugno, batterlo sul pavimento, qualsiasi cosa, ma si limitò a digrignare i denti, nervoso.
Un’altra opportunità sfumata.
Si sentiva la testa scoppiare. Avrebbe voluto trovare un senso a tutto, una spiegazione.

Aveva appena scoperto il nome di Tamashi ed ecco un nuovo complice, altrettanto pericoloso; era sul punto di catturarli e ottenere informazioni, e se li era lasciati sfuggire; davvero volevano rapire anche Sakura, o era stata tutta una scusa?
«Sasuke-kun, dove vai?»
«Fuori.»
Ora che poteva camminare voleva prendere una boccata d’aria, magari quella lo avrebbe aiutato a pensare, si disse.
Camminò fino al punto del suo scontro con Tamashi e si sedette proprio lì, nel punto in cui si erano schiantati, a riflette e a pensare.
 

Salve a tutti!
Mi scuso tantissimo per la mia assenza... Ho avuto un po' un periodo incasinato e, oltre a questo, mi sentivo di scrivere qualcosa di "meno impegnativo" vista la situazione; ma tranquilli, la storia va avanti e andrà avanti, mi sento di potervelo dire ;)
Riguardo al capitolo: di nuovo molta azione e combattimenti, anche se alla fine i cattivi si sono dileguati senza lasciare troppe informazioni, ahimè. 
Attendo con piacere i vostri commenti e ringrazio tutti voi che seguite la storia che l'avete messa tra le preferite/seguite/da ricordare!
Un abbraccio e un saluto a tutti voi! 

 
  
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