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Autore: _Tati2308    03/06/2020    0 recensioni
"Da piccola credevo che l'amore fosse la magia più potente del mondo. Da piccola credevo anche che esistessero gli unicorni."
Isabelle Smith, una causa persa, il mondo le è crollato sotto i piedi troppo presto. Da quella terribile notte il suo modo di vedere il mondo è cambiato per sempre mostrandosi davanti ai suoi occhi soltanto in sfumature grigie. Per lei l'amore esiste ormai solo nei libri, dove deve rimanere, sa che niente nella vita permane, l'amore brucia, consuma e distrugge e lei ne vuole stare più alla larga possibile.
O almeno così credeva finché per uno strano incidente si risveglia a casa di uno sconosciuto. Folti capelli castani ed occhi d'ambra, Cole Standall con la sua sicurezza e quell'apparente indifferenza che lo contraddistingue distruggerà tutto ciò che Belle credeva di conoscere sull'amore, mostrandole la luce alla fine del tunnel. Ma Isabelle non sa che i segreti che Cole nasconde così tenacemente sono ben più pericolosi dei suoi. Segreti che minacciano di far crollare nuovamente il fragile equilibrio delle loro vite.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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"A chi sa cosa vuol dire amare, 
a chi osa, 
a chi brucia per amore, 
a chi piange e non se ne vergogna, 
a chi sa cosa vuol dire perdere, 
cadere in pezzi e riuscire a rialzarsi trascinandosi avanti, 
giorno dopo giorno 
con la speranza di costruire un futuro che sia diverso dal passato, 
ai sopravvissuti, 
perché ciò che siamo stati, 
non definisce ciò che saremo."

"Piangi ogni volta che leggi un libro?" Trasalisco dai miei pensieri sollevando il volto per guardare la persona che ha parlato. Poso una mano sulla guancia, non mi ero nemmeno resa conto che due lacrime fossero sfuggite ai miei occhi, quelle parole mi avevano attraversato il cuore passando per gli occhi come un dardo esplosivo ed inaspettato.
"Mi stai seguendo per caso?" 
Chiedo accusatoria al tizio di fronte a me che mi guarda con quell'odioso sorrisetto sempre presente sul suo volto e le braccia interesecate. Si tiene in equilibrio su un fianco appoggiato comodamente agli scaffali alle mie spalle 
"Forse...O forse voglio solo divertirmi un po'..." 
Replica vago inarcando le sopracciglia mentre il suo sorriso si allarga e assume un'espressione canzonatoria, giuro che se non se lo toglie da solo, ci penserò io a suon di sberle...
"Cosa vuoi, Cole?" 
Sospiro mentre giro sui tacchi e faccio per andarmene prendendo con me il libro che stavo leggendo 
"Solo una risposta" 
Esordisce lui con una scrollata di spalle. Mi volto a guardarlo inclinando leggermente la testa di lato e corrugando la fronte...Cosa intende?
"Perché stavi piangendo?" 
Ripete, probabilmente intuendo la mia confusione. Il mio sguardo si sofferma sulle sue dita snelle che giocherellano distrattamente con la copertina di un libro che a preso dallo scaffale. I miei occhi tornano al suo volto e la sua espressione eloquente mi riporta coi piedi per terra. Sbianco in un secondo, non trovo le parole, e probabilmente se n'è accorto, ma cerco lo stesso di pensare in fretta ad una scusa plausibile 
"Non stavo piangendo, il libro era pieno di polvere, deve avermi irritato gli occhi" 
Improvviso cominciando ad andare in iperventilazione. Mi guarda alzando un sopracciglio, palesando il suo scetticismo riguardo le parole che ho appena detto, ma per fortuna non fa più domande al riguardo. 
Consegno alla signora della biblioteca, una donna sulla sessantina avvolta in un'abito bordeaux a maniche lunghe e con i capelli color topo raccolti in una crocchia perfetta, il libro che ho scelto, la quale me lo restituisce pressoché subito con l'etichetta del prestito. 
Esco rigraziandola sempre seguita da Cole, non appena mi volto lo vedo intento a smanettare col cellulare, chissà a chi sta messaggiando...No, aspetta! A me non dovrebbe interessare, sono fatti suoi, può fare ciò che vuole. Lo ignoro mentre percorriamo tutto il corridoio che collega la biblioteca alla sala principale, sono già le sette e mezza di sera e molti ragazzi sono già in mensa altri stanno finendo i vari allenamenti. Poi d'un tratto decido di approfittare del fatto che questa volta Cole non sembra voler scomparire da un momento all'altro per riporgli quella domanda 
"Perché hai finto di non conoscermi alla festa?" 
Cole mi guarda, ma noto che non incrocia i miei occhi, come se gli desse fastidio il contatto visivo con me. Non posso evitare di sentirmi un po' delusa, so che non dovrei, ma quando l'ho guardato negli occhi, nella serra...C'era qualcosa, in quegli occhi ho visto qualcosa che non avevo visto mai prima d'ora in nessun altro paio d'occhi. Lui scrolla le spalle con noncuranza interrompendo i miei pericolosi pensieri e finalmente rispondendomi
"Perché speravo non mi riconoscessi"
Dice infine, ma qualcosa non quadra. Se sperava che non lo riconoscessi, perché allora mi ha chiamata per nome alla fine? È tutto così confuso, perché sto cercando da sola di incastrarmi in una situazione scomoda? Perché non posso semplicemente tenere la bocca chiusa e starmene al mio posto? Perché ho così bisogno di risposte riguardo quella sera?
La mia testa è così affollata che decido di dar voce una volta per tutte a quelle domande...O almeno a una di esse, forse quella che mi tormenta di più in questo momento
"E allora...Perché mi hai chiamata per nome?" 
Lui mi osserva visibilmente confuso, ma non confuso come se non ricordasse di averlo fatto, no...Confuso come se non sapesse realmente cosa rispondere 
"Non lo so, in realtà" 
Dice infine e posso leggere la sincerità nei suoi occhi, quelle due pozze scure che ora sono immerse nei miei. 
Non so descrivere ciò che provo, sento lo stomaco in subbuglio, ma per la prima volta, non è una brutta sensazione. È come se, per qualche istante, il mondo attorno a noi si fosse in qualche modo dissolto, non sento più nulla se non il battito accellerato del mio cuore e il rumore dei nostri respiri. Guardo in quell'abisso dei suoi occhi: esprimono qualcosa che non mi sarei mai aspettata da uno come lui, che se ne frega di tutto ciò che lo circonda: dolore e sconfitta. Ecco cosa esprimono i suoi occhi. Dei sentimenti troppo forti per essere nati da poco, sono qualcosa di ben radicato nel tempo, in quegli occhi c'è una luce familiare, qualcosa di non sconosciuto, qualcosa di simile a...Me. 
Poi d'un tratto lui interrompe il contatto visivo facendomi tornare con i piedi per terra 
"N-non so neanche perché sono ancora qui, io...Io devo andare" 
Dice risoluto aggrottando la fronte visibilmente confuso mentre guarda un punto indefinito sulle piastrelle del corridoio, poi si gira e senza lasciarmi il tempo di dire altro se ne va. 
Resto immobile per qualche secondo anche se mi sembra che passi un'eternità...
Ho detto qualcosa che non va?  
Mi chiedo turbata, subito però mi schiaffeggio mentalmente ricordandomi che è uno spacciatore e che non devo dimenticarlo, non è sicuramente il tipo di persona di cui dovrei fidarmi, anzi dovrei stare il più lontano possibile da tipi come lui che portano solo guai.

Appena esco dalla doccia indosso l'intimo e il pigiama blu a pois che mi è stato regalato da mio fratello l'anno scorso, non è mai stato bravo in fatto di regali, ma devo ammettere che questo è stato davvero un colpo di fortuna. Pettino i miei capelli color ebano e li raccolgo in una treccia morbida per evitare che si annodino durante la notte, non mi trucco pressoché mai, quindi non devo neanche struccarmi. 
Prima di uscire tolgo dallo specchio l'asciugamano con cui l'avevo coperto per evitare di vedermi riflessa nello specchio: so che invece di rimettere su peso ne ho perso ancora, ma non so come fermarmi e non ho alcuna intenzione di farmi aiutare, 
lo farò da sola. 
Esco dal bagno in punta di piedi socchiudendo la porta alle mie spalle, Cora dorme beatamente e un po' la invidio, la osservo dormire supina, un braccio penzola fuori dal letto, le labbra socchiuse mentre russa sommessamente. Mi inginocchio sulla cassapanca sotto la finestra e volgo lo sguardo alla Stella della Sera, chiedendole, implorando che, almeno lei, mi aiuti a vincere questa battaglia contro me stessa. Mi rivolgo ancora a lei qualche sera, quando sento che il peso di questo segreto grava troppo sulle mie spalle. Fu mia nonna a parlarmi per la prima volta della Stella della Sera, diceva che era quella stella che brillava più delle altre, e si trovava sempre lì, nel cielo della notte oscura ad illuminare i nostri volti e che, a volte, se si credeva davvero in un desiderio e lo si chiedeva alla Stella, esso poi si sarebbe realizzato...Non mi disse mai se per lei qualche desiderio si realizzò veramente, ma io ci avevo creduto così tanto che ogni sera fissavo una stella, la più luminosa del firmamento e parlavo, le chiedevo ciò che desideravo di più. Ai tempi, quando ero ancora una bimba spensierata chiedevo per lo più una bambola nuova o di andare bene nel test a scuola del giorno dopo. Poi, dopo quel fatidico giorno ogni cosa è cambiata, per un anno ho smesso di credere in qualunque cosa, non parlavo, non mangiavo, e non riuscivo neanche a dormire, ricordo ancora il terrore che provavo quando chiudevo le palpebre...Poi nel tempo sono riuscita ad aprirmi un po' ed ogni tanto ero tornata a guardare quella stella, lo facevo più che altro per lo stesso motivo per cui lo sto facendo ora...Nella speranza che forse, un giorno, qualcosa cambi.
Sono già le 2:45 quando finalmente mi decido a sdraiarmi, l'odore di lavanda emanato dalle lenzuola invade le mie narici e mentre cerco di prendere sonno la mia mente vaga a quel ragazzo dagli occhi color cioccolato e con una strana sensazione a stringermi il petto mi lascio finalmente accogliere tra le braccia di Morfeo.
   
 
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