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Autore: Artnifa    05/06/2020    1 recensioni
La prima volta che la incontrai avevo dieci anni, ero sul marciapiede fermo sulla mia bmx, quando la guardai pensai che quella era sicuramente la bambina più brutta che avessi mai visto.
-STORIA SOSPESA-
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SETTIMO

Non ci potevo credere, Janis era davvero ancora vergine?
Imbarazzata si mise a sedere allontanandosi leggermente da me. Non riuscii a nascondere la mia totale sorpresa a quell’affermazione.
“Cosa?” Chiesi dopo un po’ scrutandola dubbioso da sotto le sopracciglia aggrottate, era un modo per non fare sesso con me? Poteva dirmelo, non me la sarei di certo presa.
“Si…insomma sai, non ho avuto molti ragazzi nella mia vita” lo disse come per scusarsi, come fosse colpa sua.
“Si ma neanche con quei pochi?” Non avevo alcun tatto, non mi resi conto che per lei era una argomento delicato.
“In realtà non ho mai avuto nessuno…” ammise tenendo lo sguardo basso e portandosi le gambe contro il petto, come per proteggersi e nascondersi nello stesso tempo.
Chiusi alle mia spalle la portiera dei sedili posteriori, l’avevo lasciata aperta per avere più spazio ma in quel momento sentii che era diventato un momento più intimo di quanto immaginassi, nonostante avessimo ancora i vestiti addosso.
Mi avvicinai a lei deciso a cambiare il mio piano, quella sera non l’avrei di certo toccata, non così, non in un parcheggio pieno di persone fuori da uno schifoso locale di ricchi cocainomani viziati, nel quale in quell’istante c’era anche la mia ragazza.
Per un attimo pensai ad Emily, le sue curve enfatizzate dal vestito provocante e ragazzi eccitati che le si strusciavano addosso, e rabbrividii.
“Non ne avevo idea” dissi appoggiando una mano sulla sua spalla
“scusami” aggiunsi sentendomi in obbligo. Sorrise leggermente, ancora in imbarazzo.
“Non ti devi scusare Slash, sono io a doverti delle scuse…ti ho illuso, sapevo già da quando eravamo in bagno che non volevo arrivare fino in fondo, avrei dovuto dirtelo e non stare al gioco” a quelle parole la maledii mentalmente perché effettivamente ero parecchio eccitato per quella scappatella, per di più con una persona che stava iniziando a piacermi contro qualsiasi aspettativa.
“Non dirlo neanche” risposi mentendo, sapevo che era la cosa giusta da fare.
“E se ti invitassi ad uscire? Cosa diresti?” Chiesi dopo qualche minuto trascorso in silenzio, tamburellavo le dita sul sedile agitato.
“Non devi lasciare Emily per me” la guardai sorpreso
“Perché no?” Inizia ad essere davvero confuso, poco prima mi aveva detto che sarebbe stata con me se in futuro avessi lasciato la mia ragazza, ed ora, oltre ad avermi rivelato di essere vergine, aveva completamente cambiato idea anche su di noi?
“Janis non ci sto capendo più un cazzo, ci vuoi uscire con me o no?” Persi le staffe senza motivo, forse perché trovavo assurdo essere rifiutato da una come lei. Insomma, aveva appena ammesso che nessun ragazzo al mondo le aveva mai chiesto di uscire, nessun ragazzo al mondo l’aveva voluta sfiorare, ed ora che ne aveva uno -che per altro era parecchio richiesto- lo rifiutava?
“No…cioè insomma, si…credo di si ma…”
“Ma?” La incalzai poco educatamente
“Niente, lasciamo perdere. Fanculo” la vergogna che provava si trasformò in rabbia per il mio tono tutt’altro che rassicurante, e solo grazie al suo cambiamento mi resi davvero conto di quanto fossi stato stronzo.
Uscì dalla macchina camminando verso il locale, la raggiunsi velocemente con una piccola corsetta e le afferrai il polso sottile per bloccarla.
“Aspetta, scusa sono uno stronzo” dissi nel modo più sincero e autentico possibile fissando i suoi enormi occhi da cerbiatto.
“Janis, hai da fare domani sera?” Accennai un sorriso e ne vidi nascere uno anche sulle sue labbra, timido e incerto.
“No, credo di no”
“Perfetto, allora ti passo a prendere alle nove” dissi mettendo un punto fermo a quella discussione e appoggiandole un braccio intorno alle spalle mentre tornavamo insieme all’ingresso entrambi un po’ confusi e sorpresi, ma felici. 


2025

“Papà? Papà ci sei?” Scuoto la testa ritornando alla realtà, senza accorgermene mi sono incantato fissando il bicchiere di vino ormai quasi vuoto.
“Si, si scusa Charlie stavo pensando ad una cosa…”
“A cosa?”
“Questo non posso raccontarvelo. Si è fatto tardi, continuiamo domani” dico con fare autoritario, ma le proteste dei miei figli mi fanno cedere e decido di raccontare loro l’ultima cosa. La rottura tra me ed Emily. 
Mi rimetto comodo sulla poltrona e appoggio un piede sul ginocchio opposto, finisco d’un sorso il vino e ricomincio a parlare del passato.

 

“Ciao, ti devo parlare” Emily si spostò per farmi passare e richiuse la porta di casa sua alle nostre spalle. Mi fece strada verso la sua camera, incredibilmente femminile e un po’ infantile. Mi sedetti sul suo letto ad una piazza e mezza così familiare, ci avevo passato molte notti e molti pomeriggio nudo avvolto da quelle coperte sempre stirate e profumate. I suoi genitori non erano in casa e questo semplificò ciò che dovevo fare.
“Cosa c’è? Mi stai spaventando Slash” disse agitata facendosi troppo vicina
“Emily non credo che dobbiamo continuare a vederci” i suoi occhi erano colmi di lacrime, si appannarono talmente velocemente che mi chiesi se già si aspettasse cosa le stavo per dire.
“No…ti prego” disse con voce rotta gettandosi tra le mie braccia. La abbracciai per un po’, chiedendole scusa e assicurandole che non mi piacesse nessun altra ragazza, ma sembrava non volermi ascoltare.
Alla fine dovetti strisciare via dalla sua presa, fradicio di lacrime e muco, e scappare sperando che non mi inseguisse anche per strada.
Avevo il cuore a pezzi, non fu facile separarsi da lei, fu la mia vera prima ragazza e le volevo un bene indescrivibile nonostante i nostri caratteri diversi. Aveva saputo ascoltarmi, si era presa cura di me, e ci eravamo fidati l’uno dell’altra.
Tutto era finito, ma per cosa? Per Janis? Lungo la strada per la casa di Izzy iniziarono a venirmi dei dubbi. Avevo sbagliato? Stavo davvero dicendo addio ad Emily per stare con una come Janis? Ma ormai era tardi per tornare indietro, la cosa migliore era andare da lei, infondo se fosse andata male non ci avrei messo tanto a trovarmi una nuova ragazza.
Suonai il campanello e quando la vidi alla porta ogni mio dubbio svanì completamente.
I suoi soliti vestiti strambi, i capelli arruffati e il viso spigoloso mi riportarono subito il buonumore facendomi dimenticare di Emily per l’intera serata.
Andammo a bere in un piccolo bar ammuffito, era popolato da uomini grassi e viscidi, così decisi che era meglio sederci in un tavolo all’angolo in modo da nasconderla da sguardi indiscreti. Lei sembrava non preoccuparsene, come se nemmeno loro la potessero guardarla in quel modo.
“Ho un po’ di eroina, andiamo a farcela nel bagno?” Mi chiese mostrandomi un piccolo pezzo di stagnola orgogliosa che estrasse da una tasca dei pantaloni, me lo porse senza alcun riguardo, infondo non credo che la gente si sarebbe sconvolta, sembravano tutti alcolizzati depressi scappati dalle mogli e dai figli.
“Si, ok” risposi alzandomi per primo. Raggiungemmo il bagno, c’era una sola porta cigolante con un buco circolare al centro, dove sicuramente qualcuno aveva tirato un bel pugno. Ma non si vedeva all’interno, c’era ancora uno strato storto di compensato, quando la aprii capii che qualcuno l’aveva inchiodato sopra malamente.
Le feci segno di entrare per prima, poi chiusi a chiave.
“Slash” alzai lo sguardo
“Facciamo sesso” sgranai gli occhi sorpreso
“Cosa?” Chiesi cercando di capire se mi stesse prendendo in giro
“Si, dai voglio farlo, voglio togliermi questo peso”
“Qui?” Mi guardai intorno
“Si” alzò le spalle, come se non le importasse, ma qualcosa mi disse che in realtà non era così, aveva solo fretta di levarsi quella macchina di dosso, come se da quello dipendesse la reputazione di una persona.
“No, se vuoi farlo andiamo a casa tua”
“Casa mia?”
“Si, voglio dire casa di Izzy”
“Ma ci vedrà”
“E quindi?”
“Non lo dirà ad Emily? Insomma, preferisco che sia tu a farlo, non voglio che mi odi” quella nuova versione di Janis mi turbava. Da un lato finalmente conobbi la sua parte sensibile, le sue paure, le sue incertezze. Dall’altro l’averla creduta così tosta, quella verità la rendeva debole, più di quanto non fosse realmente.
“Janis l’ho già lasciata, te l’avevo detto che l’avrei fatto” sembrò stupita, come se infondo non si aspettava che avrei davvero preferito lei ad Emily, e mi fece un incredibile tenerezza.
“Dai cretina, andiamo via di qui” le presi la mano dimenticandomi dell’eroina e trascinandola fuori dal bar.
La leggera aria serale pungeva la nostra pelle riempiendola di pelle d’orca, le misi un braccio attorno alle spalle avvicinandola a me e mi resi conto di non averla ancora baciata.
Ne approfittai quando si voltò a guardarmi, mi fiondai sulle sue labbra smettendo di camminare in mezzo alla strada e prendendole il viso tra le mani.
Qualcuno suonò il clacson e fummo costretti a separarci per spostarci sul marciapiede, ma una strana felicità mi fermò dall’insultare l’autista come ero solito fare, al contrario, risi intrecciando le mie dita alle sue e trascinandola in disparte.
“Facciamo presto a tornare a casa” dissi mordendomi un labbro per fermare l’impulso di baciarla ancora.

  
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