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Autore: Nymeria87    05/06/2020    3 recensioni
dal testo:
“Ti sta bene tutto questo?” le chiese d’un tratto in un sussurro indicando con la mano le tavolate difronte a loro.
Sansa lo guardò curiosa soppesando per un momento la sua espressione costernata mentre cercava di comprendere il significato delle parole di Jon.
[...] “sei un uomo di valore Jon, ti meriti tutto questo, lo hai dimostrato sul campo di battaglia!”,
“Sono quasi morto sul campo di battaglia, e lo sarei se non fosse stato per te!”.
“Hai rischiato tutto per il Nord, è questo quello che loro vedono, un uomo che darebbe la vita per la sua terra e la sua gente...”
Per il Nord, certo, ma avrei dato la vita anche solo per te Sansa, sei stata il mio ultimo pensiero prima dell’impatto con le armate Bolton.
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Ripartiamo dalla settima stagione ripercorrendo gli eventi visti nella serie ma andando a scavare un pò piu’ a fondo, attraverso i gesti e le espressioni che hanno fatto galoppare la mia mente molto lontano, a coltivare congetture e ad immaginare ciò che (ahimè) non abbiamo potuto vedere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Grazie per la vostra pazienza.
Questo è un periodo davvero gravoso, ho ripreso a lavorare ma gli asili sono ancora chiusi e gestirsi con un bimbo di quasi 3 anni non è facile, quindi davvero ci tenevo a ringraziarvi tutti doppiamente per attendere i nuovi capitoli. 
Ci avviciniamo alla partenza di Jon aimè...non è ancora ora ma iniziate a fare scorta di kleenex.
buona lettura!



 
Immane era la gratitudine e l’ammirazione che provava nei confronti di quel Bruto e del Popolo Libero; fedeltà e follia erano il collante di quella gente e Sansa era rimasta impressionata dalla facilità con cui Thormund si era fatto carico di tutto quello a cui la battaglia contro Ramsay avrebbe portato. Anche loro erano stati messi in mezzo da Bolton stesso, nella cruda lettera che era loro giunta a Castello Nero, ma il fatto che quell’omone si fosse buttato a capofitto nella cosa senza esitazione alcuna, aiutandoli per giunta a riconquistare Grande Inverno nonostante le ingenti perdite, aveva fatto crescere in Sansa un rispetto molto profondo. Neanche la magior parte delle famiglie del Nord, alfieri da tempo immemore a Casa Stark, erano stati tanto leali.
Il fatto che poi il Bruto la continuasse a chiamare Lupa Rossa, la lusingava selvaggiamente: era stato il primo in assoluto ad apostrofarla in quel modo, richiamandole alla mente l’appellativo che era sempre solitamente rivolto ad Arya, era lei in famiglia quella col sangue di Lupo, a detta di suo padre.
Quando Thormund la chiamava così, Sansa si sentiva segretamente fiera e finalmente legittimata in quanto Stark ed il fatto che tale appellativo fosse scaturito da una persona del Popolo Libero sembrava quasi valere doppio.
 
Brienne d’altro canto era sempre sfuggente quando si trattava del Bruto: egli sembrava riuscire a metterla a disagio impostando dinamiche completamente aliene alla donna di Tarth; assistere ai loro scambi di battute e sguardi era stata sempre un’ardua prova di spirito, poichè Thormund con la sua rudezza provocatoria, sembrava inscenare situazioni terribilmente comiche e Sansa mai si sarebbe permessa di sorridere dell’imbarazzo che quel Bruto provocava alla sua fedele Spada Giurata. No, Sansa si stava solo talmente tanto affezionando a Brienne che, inconsciamente, confidava che le avances di Veleno dei Giganti potessero sfociare in un rapporto che regalasse alla bionda amazzone, quella felicità che tanto la ragazza bramava per se stessa e che le era stata immancabilmente negata più di una volta.
 
Certo, lei aveva Jon, ma l’affetto che la legava a lui si stava evolvendo in qualcosa di sempre più imprudente.
Oh, Dei, non dovresti neanche pensarlo in questi termini!
Scosse la testa per scacciare quell’associazione di pensieri mentre si aggiustava l’alta cinta dell’abito scuro di fronte allo specchio; alzò gli occhi ad incontrare il soffitto, inspirando profondamente per rimettere ordine nei suoi pensieri.
-Grazie per avermi fatto dono del tuo tempo Sansa-
 
Dolci come miele le sue parole e fresco come la brezza del mattino il suo sorriso...
Oh, Jon, il dono lo ha fatto tu a me regalandomi un risveglio così piacevole, dal profumo tiepido di un tempo sospeso. Per un frangente eravamo solo noi, a casa, a perderci l’uno nella compagnia dell’altro, in maniera così innocente e perfetta da farmi credere e desiderare che fosse per sempre.
Protetta e al sicuro nella tua vicinanza, ecco come mi sento, come non mi succedeva da troppo tempo.
A discapito di tutto, sento che con te posso essere semplicemente me stessa e non l’algida Lady di ghiaccio che appaio agli altri.
 
Sansa sospirò nervosa: non poteva permettere che quei pensieri uscissero dai meandri della sua mente.
Si allacciò il mantello, come a chiudere dentro di esso tutti quei sentimenti che la confondevano talmente tanto da dilaniarla e uscì dalle sue stanze. Si diresse a passo fermo verso il corridoio che portava alla stanza occupata dal Maestro, desiderava infatti consultarsi sulle provviste in vista dell’inverno ormai imminente, quando d’un tratto, svoltando l’angolo, si ritrovò ser Davos che incedeva proprio verso di lei, accogliendola con un lieve inchino in rispetto: “Lady Sansa, tuo fratello mi ha mandato a cercarti”.
“Jon ha chiesto di me?” domandò lei cercando di mantenere il controllo nella sua voce.
“Ha chiesto di entrambi in realtà, ha detto di aver ricevuto una missiva di cui voleva discutere con noi prima di informare i Lord al banchetto di questa sera” le rispose il Cavaliere.
“La lettera di Cersei non ha avuto risposta, mi chiedo se si tratti ancora di lei?” si interrogò a voce alta Sansa mentre iniziava a muovere i suoi passi assieme a Davos al suo fianco, “comunque deve trattarsi di qualcosa con una certa rilevanza se Jon vuole informare prima noi” affermò cercando lo sguardo dell’uomo.
“Senza dubbio” concordò Davos prima di guardare Sansa, chiedendosi se poteva osare intercedere per Jon nei suoi riguardi prima di optare per un approccio più pacato: “Mia Signora, spero di non avervi arrecato dispiacere allontanandoti dalla compagnia di tuo fratello questa mattina” azzardò portandosi le mani dietro la schiena e abbassando lo sguardo remissivo in attesa di risposta.
Sansa cercò di non rivelare lo stato di imbarazzo che quelle parole piovute dal nulla le provocarono; dischiuse leggermente le labbra dallo stupore, richiamando celermente quelle fulgide gemme cobalto dal non indugiare ulteriormente sul suo interlocutore, sperando che Davos non si fosse accorto di quello sguardo allarmato: “niente affatto Ser Davos, Jon ha diverse incombenze da assolvere quale Re del Nord e non sarò certo io a distoglierlo dai suoi doveri” rispose pacatamente la ragazza mentre si apprestavano verso il parapetto esterno.
Riflessivo, al limite della balconata che affacciava sul campo di addestramento dove alcuni ragazzini stavano facendo pratica con arco e frecce, stava Jon, avvolto nel suo mantello, proiettando su se stesso tutta l’autorevolezza e la gravosità delle sue responsabilità. Il secondo mantello che Sansa gli aveva donato sembrava essere intessuto di consapevolezza anche se bordato di una preoccupazione infinita.
Si voltò ad incontrarlo sentendo i loro passi sopraggiungere, e senza dire una parola, con sguardo fisso su Sansa, le passò la missiva di cui le aveva accennato Davos; Sansa prese a leggere la bella calligrafia.
“Tyrion Lannister è diventato primo cavaliere di Daernerys Targaryen” disse ad alta voce Jon incrociando il suo sguardo con il Cavaliere delle Cipolle, “stono stato invitato a Roccia del Drago a prestare fedeltà a questa Regina dei Draghi” continuò apatico, voltandosi nuovamente verso il cortile e appoggiandosi pensieroso con le mani sulla balconata, in attesa che Sansa finisse di leggere.
 
“Pensi che sia veramente Tyrion?” chiese la ragazza ridestandosi dalla lettura, “potrebbe trattarsi di qualcuno che voglia tenderti una trappola”
“Leggi l’ultima riga” le rispose Jon senza ancora guardarla mentre si scostava appena dalla palizzata.
Tutti i nani sono bastardi agli occhi dei loro padri” lesse Sansa obbediente; si certo era una frase da Tyrion ma il concetto che tali parole celavano davvero le sfuggiva: “cosa significa?” chiese quasi irritata.
“É una frase che mi disse la prima notte che ci incontrammo” ricordò Jon guardando ancora dritto davanti a se, prima di voltarsi ad accogliere lo sguardo di lei con tutto il suo corpo.
Sansa lo guardò assorta, studiò l’espressione del viso percependo il carisma che irradiava, ma niente di lui l’affascinò e la lusingò di più di quelle parole che uscirono dalle sue labbra carnose.
“Lo conosci meglio di tutti noi” pronunciò inarcando le sopracciglia, “che cosa ne pensi?” le chiese infine, in reale attesa di un suo responso. Sansa conosceva quello sguardo, timoroso certo, ma Jon ci stava provando, stava davvero provando ad ascoltarla in maniera attiva rispetto alle esperienze che l’avevano forgiata nel tempo, le stava chiedendo consiglio, stava cercando di fidarsi di lei come non aveva mai fatto prima e come lei aveva sperato, ma voleva ascoltare la Lady del Nord, la voce dell’algida ragazza che era stata incastrata nel matrimonio con Tyrion Lannister, colei che era stata così a stretto contatto col nemico, non certo la ragazza che aveva spezzato con lui il digiuno quella stessa mattina e che arrossiva alle sue attenzioni.
Sansa represse un sorriso, inspirando appena per esaudire il desiderio di Jon: “Tyrion non è come gli altri Lannister. È sempre stato gentile con me, ma questo è comunque un grande rischio” disse la ragazza tutto d’un fiato, incontrando di tanto in tanto gli occhi attenti di Jon, prima di apprestarsi a leggere le righe che parlavano di spodestare Cersei.
Davos si apprestò a farsi passare la lettera da Lady Sansa per poterla leggere lui stesso, soffermandosi a sottolineare quanto in realtà essa celasse più sottili minacce conclamando apertamente le milizie della Targaryen, senza tralasciare la presenza di tre draghi adulti. Solo a quelle parole la mente di Davos ebbe un sussulto.
“Cosa?” chiese Jon leggendo l’espressione del suo consigliere.
“Il fuoco uccide gli Estranei, è questo che mi hai detto.cosa respira fuoco?” domandò retorico Davos ad un Jon la cui espressione crucciata fugò dal suo sguardo impietoso liberando un sospiro snervato.
“Non starai suggerendo che Jon la incontri?” proruppe Sansa leggermente allarmata.
“No, troppo rischioso” convenne Davos.
Jon ne anticipò i pensieri e tornatosi a rivolgere a lui, incapace di trattenersi pose urgente quella insopportabile domanda: “Ma?”.
“Ma se l’esercito dei morti dovesse passare la Barriera, avremmo abbastanza uomini per affrontarli?”continuò Davos.
Jon conosceva la risposta e non riuscì a sostenere lo sguardo del suo consigliere: si voltò appena tornando a guardare dal parapetto, quelle persone che aveva giurato di proteggere.
   
 
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