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Autore: KikiShadow93    05/06/2020    5 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare di cuore _Cramisi_, Celeste98 e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito il capitolo 13 💛 Ringrazio anche Chimera__, Elfosnape, Girl_Hufflepuff, LadyTsuky, moony_1906, M_B_V, Noemy 1551 e The Big Dreamer per aver messo la storia tra le seguite; ariel17, Celeste98, Chimera__, Lady Devonne Isabel, Noemy 1551, Teo5Astor e _Cramisi_ per aver messo la storia tra le preferite; Chimera__ e Nhirn9001 per aver messo la storia tra le ricordate. Ed un grazie va anche a tutti coloro che leggono silenziosamente! 💛


𝟚𝟚. 𝐿𝒶 𝐹𝑒𝓈𝓉𝒶 𝒹𝑒𝓁 𝐹𝓊𝑜𝒸𝑜



«Everett…»
Inarca un poco un sopracciglio, le labbra sono percorse da un lieve spasmo che le tende per una frazione di secondo in un sorrisetto, mentre gli occhi lo tradiscono un poco rivelando il suo divertimento.
Annuisce appena, aspettando che dica qualcos’altro… ma lei sta zitta. Si domanda se stia continuando a respirare tanta è la sua immobilità, e per questo volta un poco lo sguardo verso Darko per avere da lui la conferma di non averle causato un qualche danno celebrale mostrandosi così di botto.
Il più anziano, dal canto suo, continua a guardarsi dritto negli occhi con Bree in quella che, ad occhio e croce, ha tutta l’aria di essere un’estenuante lotta a chi sbatte prima le palpebre.
«Everett? Tuo fratello? Quello che avresti dovuto sposare?» Ringhia a denti stretti Radish, portandosi repentinamente al suo fianco e tirandola un poco dietro la propria mole come per farle da scudo. Avvolto da una profonda rabbia mista ad un’ingiustificata gelosia si è lasciato sfuggire un dettaglio che, a mente fredda, non avrebbe mai rivelato a nessuno. Il problema è che non gli piace quel tipo, la fissa con uno sguardo strano che non riesce a catalogare e, decisamente, il fatto che sia vivo non gli va per niente a genio.
Tutti lì in mezzo, ad eccezione di Roman e Angelina, non riescono a credere a ciò che ha detto il Saiyan poiché nessuno era a conoscenza delle nozze imposte ai due, nemmeno River. Sapeva che erano in vista più matrimoni combinati per i prìncipi del Nord, ma non aveva mai preso in considerazione che ci fosse andata di mezzo pure lei. Questo fa di lei una legittima erede al trono del Nord!
«Che dolce, gli hai parlato di me?» L’espressione di Everett è cambiata di nuovo nel giro di niente: all’inizio appariva come borioso, arrogante e minaccioso, poi divertito, un poco strafottente e, per un occhio davvero attentissimo, pure felice, adesso pare oltremodo infastidito, per non dire proprio incazzato a morte.
Non riesce a fare a meno di guardare Radish con uno sguardo d’odio che neanche un vegano che osserva uno chef cucinare dei bocconcini di fegato di agnello serviti sopra un ragù di capriolo misto a testicoli di panda affogati in salsa di foca monaca, e questo non sfugge a nessuno.
Roman, avendo capito che i due non saranno disposti a trattenersi ancora a lungo e che, di conseguenza, scatterebbero pure gli irascibili lupacchiotti e che in breve nascerebbe uno scontro devastante senza esclusione di colpi, si affretta a spostare Angelina di lato per tenerla fuori dalla questione e ad avvicinarsi allo Spettro tanto adirato, ma nel frattempo i due hanno già cominciato col primo step che precede lo scontro, ovvero prendersi a parole.
«Che bello, abbiamo tra noi una bestia al pari di Mezcal e Jäger proveniente dallo spazio.» Afferma con una non indifferente nota di schifo nella voce «Ora sì che posso dirmi realmente entusiasta.»
«Come hai detto, lurido cane?» Gli ringhia contro Radish, che ha subito ben pensato che loro non possono far scorrere il sangue, ma lui . A furia di passare tanto tempo con gli Spettri si era quasi dimenticato di non far davvero parte della loro razza e di non dover sottostare alle loro regole.
«Mi hai sentito benissimo.»
Prima che Radish riesca ad allontanarsi dal corpo tremolante di Sherry per chiudere una volta per tutte la bocca a quello che, a conti fatti, è suo cognato, la voce della compagna gli arriva dritta al cuore come una pugnalata.
«Radish, no…»
Si volta per dirle di farsi gli affari suoi e di starne fuori, ma quando vede i suoi grandi occhi scuri pieni lacrime prossime a sgorgare lascia cadere la questione e l’avvicina di nuovo, lasciandole nascondere il viso contro il suo petto. Può solo immaginare cosa significhi per lei trovarsi faccia a faccia con una parte tanto dolorosa del proprio passato, ed è sicuro che abbia pure pensato che lui, in tutta la sua insopportabile arroganza, possa rivelare a tutti quanti ciò che lei tiene nascosto a tutti da anni.
Fern, ritrovata la lucidità, si avvicina con passo deciso alla ragazza e le poggia le mani sulle spalle, e con lei scatta pure Chichi. Certo, è quanto di più lontano dall’ideale di cognata che una persona possa avere, ma è comunque parte della sua famiglia e non permetterà a quel bellimbusto di portare zizzania. Anche perché lei è ben consapevole di cosa sia capace Radish e vorrebbe davvero evitarlo. Il suo Goku, da lassù, non sarebbe felice di vederlo comportarsi come un animale rabbioso, e lei non gli permetterà di fargli provare questo dispiacere.
«Everett, per favore…» Roman, che ha subìto nei secoli radicali cambiamenti comportamentali anche a causa della vicinanza con le Fate oltre che per la sua stessa indole finalmente libera di esprimersi, tenta in tutti i modi di far calmare lo Spettro e di allontanarlo. Non è sorpreso della sua reazione, conoscendolo poteva aspettarsi ben di peggio, ma non può permettersi di lasciarlo a briglia sciolta tanto da verificare fin dove sia capace di spingersi. Sa benissimo che la legge imposta per la festa lui la infrangerebbe a cuore leggero ed anche che nessuno può più giudicare le sue decisioni, ma se lo lasciasse fare scatenerebbe una reazione a catena incontrollabile.
«Sì, sì, me ne resto buono.» Sbuffa mentre fa un paio di passi indietro e si scrolla con un gesto stizzito la sua mano di dosso. Non può sopportare oltre la vista del Saiyan, lo urta su ogni possibile piano mentale e fisico, e nella mente gli pare di sentire ancora una volta quella vocina che gli chiede gentilmente di allontanarsi da lì per far calmare Sherry.
Si volta verso l’amico di una vita oltre che tutore, trovandolo ancora intento in quella che, a questo punto, anche a lui pare essere diventata una sfida a sbattere prima le palpebre con la figlia. Sa essere così infantile a volte da lasciarlo davvero di sasso.
«Vuoi restare qui?»
«Non particolarmente, no.» Volta di scatto la testa, ma le palpebre ancora non sbattono. Everett non può fare a meno di domandarsi per quanto tempo sia in grado di resistere, ma poi si ricorda della presenza della Mezzosangue che lo sta guardando con aria sia truce che offesa.
«Ma è tua figlia…»
«E…?»
Ora è Everett a non sbattere le palpebre mentre fissa l’amico e, dopo un lungo sospiro sconsolato, scuote semplicemente la testa mentre si allontana, borbottando sommessamente: «E il tuo istinto paterno fa acqua da tutte le parti, vecchio mio.»
Darko se la ride di gusto, si volta un istante per fare un cenno di saluto con la mano a Bree ma, prima che abbia il tempo di allontanarsi, un paio di bronzee mani affusolate gli si poggiano con audacia sui pettorali.
«Ciao…» Camila non avrebbe mai potuto resistere al fascino di Darko, soprattutto se si considerano tutti i racconti delle sue svariate amanti passate, ed è per questo che avvicina pericolosamente il volto al suo e lo guarda con occhi pieni di lussuria, ignorando il fatto che il maggiore stia lentamente indietreggiando sia con la testa che col busto.
«Ci mancava solo la puttana…» Brontola a mezza bocca Maddox, che di colpo si rende conto della moltitudine di Spettri giunti nei dintorni per assistere a tutta la scena. Li guardano con aria assai curiosa e perplessa, non capendo da dove siano mai potuti uscire quei due potenti Spettri di quella che potrebbe essere definita quasi un’era passata, ma si trovano costretti ad indietreggiare non appena Maddox e Mordecai, mortalmente serio in volto, snudano loro le zanne come a voler dire “Chi vuole vederci infrangere anche questa legge?”.
Glover, che si era avvicinato in precedenza per salutare la sua Regina ed ha assistito impotente alla scena, snuda le zanne a sua volta a tutto il branco mentre indietreggiano, deciso a riportare un poco l’ordine.
«Ho sentito tanto parlare di te…» Mormora languidamente il Segugio, cercando di far aderire il proprio corpo tonico e prosperoso, che da sempre fa girare la testa a gli uomini, contro quello marmoreo di Darko, trovandosi di colpo con le sue forti e grosse mani che le stringono con decisione le spalle per sospingerla all’indietro.
«Hai più sperma che sangue in corpo, ragazzina. Credimi se ti dico che è abbastanza disgustoso.» E detto questo se ne va, spensierato e calmo così com’era arrivato, deciso a raggiungere Everett. Non condividono il sangue, questo è certo, ma il loro rapporto è sempre stato molto simile a quello padre-figlio, con grande sorpresa per entrambi.
Darko lo fece nascere, fu il primo neonato che tenne per le mani quando aveva appena sedici anni, l’erede al trono che, in quanto Beta, ha dovuto seguire ed istruire per anni e alla quale, senza neanche rendersene conto, si è legato in modo inscindibile. Sa tutto di lui, ogni più recondito segreto, ed una delle cose che ha fatto strenuamente per quasi tutta la sua vita è stata quella di aiutarlo e proteggerlo, malgrado sapesse essere una missione impossibile poiché nessuno potrebbe davvero proteggere un soggetto come Everett.
I figli di Mezcal, in fondo, sono tutti schifosamente propensi a cacciarsi in guai madornali a capofitto e col sorriso in volto, come si può pensare di proteggerli?
Bree, che ha seguito con piacere la figura furiosa di Camila che si allontanava per rifugiarsi tra le sue amiche pigolanti, non può fare a meno di lasciarsi andare ad un commento che le nasce proprio dal cuore, scatenando una lieve risatina generale: «Lo disprezzo un po’ meno.»
L’unica che non sorride nel sentire le sue parole è Sherry, che di punto in bianco si rigira e si allontana in mezzo alla vegetazione.
Ha il respiro corto e il cuore in subbuglio, non riesce a mettere insieme i pensieri. Ogni volta che prova a concentrarsi su qualcosa, qualsiasi cosa, tutto va in frantumi e si ritrova sempre più spaesata.
Era morto… lo erano tutti e due!, questo è l’unico pensiero che la sua mente riesce a partorire, l’unico che non si sgretola subito dopo.
Erano morti, uccisi quella notte di sangue. Dicevano che la guardia di Jäger avesse ammassato i corpi nel centro esatto del loro grande territorio e gli avessero dato fuoco per spregio, anziché seppellirli nelle catacombe. Invece sono lì, estremamente in salute e, di questo ne è assolutamente certa, molto più forti di un tempo. Non riesce a spiegarsi come sia successo, però. Chi mai potrebbe essere stato tanto folle da riportarli in vita? E come? Sa che gli amici di Radish si sarebbero accorti subito se qualcuno avesse utilizzato le Sfere del Drago, soprattutto in quel periodo della loro vita, e di sicuro non sono stati loro a rimetterli in circolazione.
Non capisce, non trova una risposta logica, non trova neanche una motivazione vagamente valida, e tutto questo la spinge solo ad inoltrarsi sempre di più nella vegetazione, con occhi ciechi che la fanno brancolare nel buio.
Il suo “rapporto” con Everett è sempre stato così ambiguo, incomprensibile per lei. Non le ha mai fatto del male, in genere pareva ad ignorarla esattamente come con tutto il resto che lo circondava, ma ogni volta che si girava i suoi occhi erano lì da qualche parte a fissarla. Eri morto…
«Ehi, aspetta!»
Non saprebbe dire se è la sua voce o la sua presa sul proprio braccio a ridarle un briciolo di lucidità, sa solo che adesso vede di nuovo ciò che la circonda, facendole notare pure i vari solchi che ha fatto negli alberi con gli artigli per sfogare lo stress.
Si guarda attorno con aria spaesata per un po’, domandandosi quanto sia effettivamente vasto il Regno delle Fate. Perché da fuori sanno benissimo quali siano i confini, sanno bene che pure il vecchio rudere ne fa parte e che le orrende sensazioni che infonde negli esseri umani servono solo per evitare di farli entrare in quella che, a conti fatti, è la seconda casa di Roman e che usa per avere un contatto col mondo, ma nessuno di loro sa quanto il tutto sia stato amplificato all’interno della barriera che li separa dal mondo reale.
Radish, che sente distintamente un’enorme e dolorosa confusione dentro al petto, lascia scivolare con incertezza la mano che le stringe il braccio fino a prendere la sua. Tiene lo sguardo basso, imbarazzato dal gesto per lui assai inusuale e, al tempo stesso, addolorato per ciò che si è lasciato sfuggire poco prima.
«Mi spiace per quello che ho detto. Non avrei dovuto.» Ammette con un filo di voce, realmente dispiaciuto. Rialza gli occhi per guardarla in volto solo quando sente le sue dita intrecciarsi con maggior energia alle proprie, e la sua espressione gli è sorprendentemente indecifrabile.
«Vuoi andare via? Ti porto dove preferisci.» Se solo glielo chiedesse, sarebbe capacissimo anche di portarla su qualche altro pianeta. Tutto per strapparle dal cuore quella malinconia, quella paura, e per vedere anche un solo sorriso troverebbe sicuramente il modo per portarla anche in capo all’Universo.
«Non posso continuare a scappare dal mio passato… ormai è evidente che mi troverà sempre, in un modo o in un altro.»  La voce è bassa ed un poco lamentosa, diversa dal solito. E non lo accetta, non può: dopo tutto ciò che ha passato nella sua breve ma intensa vita era riuscita a tirarsi in piedi, a scrollarsi quel fango di dosso, ha dato vita ad un qualcosa di incredibile che pochi avevano anche solo osato sognare, e non ha alcuna intenzione di permettere al proprio passato di ributtarla a terra, di affogarla di nuovo in quello schifo che la teneva sul fondo.
«Kong…?» Ha bisogno di una cosa prima di poter tornare indietro a testa alta, prima di far vedere a tutti, compresi i due morti-viventi, che non indietreggerà di fronte a nessuno e che il suo passato, per quanto causa di incubi e timori, non vincerà sul suo futuro.
«Mh?»
Radish si sente come congelare nel sentire le sue braccia sottili ma letali stringerlo all’altezza della vita, la fronte appoggiata contro il petto in una muta ma assordante richiesta di sostegno. Perché è questo ciò di cui adesso Sherry sente il disperato bisogno, come se in qualche modo potesse nutrirsi del suo coraggio e della sua forza per procedere in quel tortuoso e buio sentiero che le si apre davanti.
Per quanto odi ammetterlo con ogni singola fibra del suo essere, l’arrivo di Radish nella sua vita è stato sì sconvolgente e devastante, ma anche un qualcosa che l’ha spinta a fare di più, qualcosa che le ha dato la forza di scostarsi dal proprio passato per evolversi. Di tanto in tanto si trova a detestarlo per essere diventato in così poco tempo una parte così importate di lei, per non dire proprio un qualcosa di fondamentale come può esserlo l’ossigeno, ma quell’odiosa sensazione sparisce quando la stringe a sé. Che sia quando si lasciano andare alla passione, quando giocano o come ora, dove entrambi si lasciano solo avvolgere da quello strano calore che li scuote nel profondo, non fa alcuna differenza: le basta sentirlo vicino per dimenticare tutto il resto.
«È meglio se andiamo, non voglio che si preoccupino.» Scioglie a malincuore l’abbraccio e sospira forte per farsi coraggio, incamminandosi a testa alta verso i suoni allegri che provengono dalla spiaggia, proprio di fronte al vecchio rudere.
«Ti preoccupi troppo per loro.»
Sorride appena e pensa che sì, fino ad un paio di mesi prima non si sarebbe fatta troppi problemi per nessuno all’infuori di sé stessa e della sua famiglia, ma qualcosa in lei è cambiato davvero, come se un interruttore si fosse acceso da un momento all’altro e le imponesse con fermezza di occuparsi di tutti quelli che, come lei, non hanno mai avuto niente di regalato nella vita ed hanno sofferto moltissimo per arrivare dove sono.
«È mio dovere.»
Non tutto il branco di Sherry si è presentato, i più giovani e i Mezzosangue infatti sono rimasti nei pressi della tana, ma all’appello si possono vedere tutti gli esponenti maggiori con le loro famiglie ed i membri di spicco dei loro piccoli branchi d’origine. In tutto sono presenti all’incirca ben duecento Spettri, ed ognuno di loro leva i calici pieni di vini e liquori al cielo non appena escono dalla boscaglia, l’uno di fianco all’altra. Molti ululano, altri urlano il nome di Sherry con gioia, altri pure quello di Radish. Sono felici di averli lì, li riconoscono a pieno come la coppia dominante capace di difenderli e guidarli, e questo è più che sufficiente per tutti. Certo sono stati meno felici di vedere tutti gli altri malgrado siano ben consapevoli che vogliano aiutarli, ma il fatto che i capobranco siano felici di averli lì li ha aiutati ad accettarli.
Ci sono molti fuochi per la spiaggia ad illuminare a giorno il circondario con una luce calda e avvolgente.
Il rudere adesso appare diverso ai loro occhi, con le pareti azzurrine ricoperte di edera e bizzarri fiori violetti, ormai privo dell’incantesimo che da sempre lo cela al mondo e che solo nel vederlo fa provare a tutti un forte senso di disgusto e disagio, talvolta addirittura paura, e dalle finestre si possono vedere i loro amici che sistemano le poche cose che si erano portati nelle varie stanze che sono state loro assegnate.
Angelina e Roman siedono in disparte, stretti in un dolce abbraccio, e ridono alle battute talvolta sciocche dei presenti. L’antico Spettro sorride appena ai due, chinando un poco la testa in segno di rispetto quando i suoi occhi chiari si scontrano con quelli severi del Saiyan.
Becca, stretta tra le braccia protettive del marito che ride con gli altri, sbraccia come un’ossessa verso di loro non appena li nota ed indica poi alla coppia che ha montato la loro tenda sul confine tra la spiaggia e il bosco, distante da tutte le altre così che non vengano disturbati in alcun modo.
Mordecai suona assieme a molti altri, Glover incanta i bambini con i suoni melodici del suo violino mentre Micah bercia che non ha voglia di ascoltare quei “fastidiosi suoni miagolanti” ed incita il fratello ad aumentare il ritmo cosicché tutti possano ballare.
Major e Domino già stanno mangiando la deliziosa carne alla brace, la stessa che stuzzica sensibilmente l’olfatto della bizzarra coppia. Basta un solo, misero sguardo ed entrambi scattano in avanti, correndo come due ragazzini in mezzo alla folla per accaparrarsi i pezzi più grossi, finendo poi col fare la lotta sulla sabbia.
Ciò che provano l’un per l’altra, pur rimanendo spesso inespresso, è un qualcosa di così forte e vero da essere capace di annientare il resto, pure respingere gli sguardi penetranti e attenti dei due Spettri non-morti che li osservano dall’alto.
Non si stanno perdendo un solo movimento e discorso da parte di nessuno di loro, talvolta si scambiano qualche occhiata ed un qualche minuscolo commento che per un orecchio esterno può pure non avere senso. Bree sta provando con tutta sé stessa a capirli, mentre dentro sente che quel minuscolo e fastidiosissimo mostriciattolo chiamato invidia tornare a farsi vivo per mordicchiarle il cervello. Dio solo sa quante volte avrebbe voluto essere al posto di Everett, anche solo per pochi secondi, cosicché suo padre le rivolgesse almeno un sorriso come sta facendo pure adesso.
Non è mai stato cattivo Darko, mai una sola volta con nessuno dei suoi figli - raramente pure in generale. Era solo indecentemente assente per loro, sempre dietro alle esigenze di Mezcal e alla formazione del futuro Re e dei ragazzi che speravano di diventare il nuovo Beta. Questo, per Bree, era più doloroso di un’artigliata nella schiena.
Quello del Beta è un lavoro difficile e logorante, poiché la tua intera esistenza si lega a quella del Re, niente ha più valore di lui nella tua vita, difficilmente la famiglia riesce a mettersi anche un gradino sotto. Si ha la responsabilità di far valere la sua voce, di controllare gli Alpha, di addestrare le nuove leve fino a farli diventare degli spietati combattenti malgrado la consapevolezza che, otto volte su dieci, quegli stessi ragazzi ti uccideranno non appena quel cucciolo che hai istruito in ogni arte per tutta la vita salirà al trono.
Darko in questo era assolutamente eccezionale. Molti rispettavano più lui che Mezcal, poiché più compassionevole e razionale, capace di gesti gentili nei confronti dei più piccoli purché questi non gli mancassero di rispetto. Dai sedici anni in poi fu lui a far nascere la maggior parte dei cuccioli del Nord, e il cuore gli si spezzava sempre di più ogni volta che Mezcal gli proibiva di porgere i neonati alla Regina, aiutando la sua veloce ed inesorabile caduta nella follia. Bree ancora ricorda quando la vide inveire contro un osso femorale per chissà quale assurda ragione avesse partorito in quel momento la sua disturbata e spesso sconnessa mente.
Secondo molti Darko non ha mai avuto un gesto particolarmente gentile nei confronti di Bree, ma lei sa che si sbagliano: lui stesso l’ha addestrata, pregio mai concesso ad un Mezzosangue, le ha insegnato a mentire per aiutarla nei momenti più difficili e l’ha spronata a correre veloce quanto un Purosangue.
L’ho promesso a tua madre”, così si giustificava quando lei faceva domande. Già… sua madre. Non l’ha mai considerata altro che la più grande egoista del mondo.
La bellissima Adriel che amava Darko, che sapeva chi e cosa fosse perché tanto, in tempi brevi, sarebbe morta di cancro. Sarebbe morta con la consapevolezza che l’uomo che tanto amava non le avrebbe donato il suo sangue miracoloso perché non la amava a sua volta. Le era affezionato, molto, ma non abbastanza, e a lei stava bene così.
La bellissima Adriel che voleva dei figli prima di morire. Voleva provare le gioie della gravidanza, voleva stringere tra le braccia il proprio bambino prima di spirare. Darko l’accontentò, promettendole che avrebbe riconosciuto i figli come suoi e li avrebbe aiutati a sopravvivere. E lo fece davvero, seppur alla sua maniera: le mise tra le braccia il loro primogenito prima di farle partorire gli altri due, li avvolse in una calda pelliccia e la seppellì prima di tornare alla Tana, dovendo poi seppellire sulla via del ritorno i due maschi, ed infine si assicurò che Bree avesse ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere nella speranza che fosse poi capace di reggersi sulle proprie zampe come si richiede a qualsiasi Spettro.
Bree non ha mai riconosciuto Adriel come sua madre perché così egoista da non curarsi del futuro dei suoi figli, e non ha mai apprezzato del tutto Darko perché non le ha mai rivolto neanche un sorriso, non le ha mai rivolto una carezza o parole affettuose. Contro ogni aspettativa, la notizia della sua morte le fece davvero male, ma il ricacciare indietro quelle brutte sensazioni non fu difficile perché lui le aveva insegnato a farlo.
«Tutto bene tesoro?»
Volta di scatto lo sguardo per incrociare quello apprensivo e dolce della fidanzata, che le carezza dolcemente la spalla. Sa bene, Mimì, che non sta affatto bene, ma cos’altro avrebbe potuto dirle?  
«Sì, è okay. Beviamo qualcosa?» Non vorrebbe essere dura, non con lei, ma senza alcool davvero non potrà comportarsi come al solito viste le circostanze. Non potrà neanche bere troppo perché poi, sicuramente, proverebbe ad attaccare il padre e gli vomiterebbe addosso tutto ciò che si è portata dentro per tutta la vita, ma sa bene che presto o tardi dovrà comunque affrontare con lui una questione molto delicata. Che gli spieghi o meno come fa ad essere vivo le importa relativamente, deve scoprire quanto sanno di tutta quella spinosa faccenda in cui lei stessa si è messa. Presa com’era da tutti i recenti e sconvolgenti avvenimenti non ci aveva più pensato, ma adesso quella scomoda verità è tornata a bussare alla sua porta, mettendola così in difficoltà.
Dopo aver posato i propri effetti ed essersi un poco rinfrescati in quella villetta sorprendentemente pulita ed accessoriata, il gruppo esce per raggiungere quelli che, anche se in modo molto approssimativo, possono definire amici.
Bulma non si sente molto a proprio agio per via del proprio elegante vestito rosso e per i gioielli che ha indossato a posta per la serata, convinta infatti che fosse un evento molto formale, ma quella spiacevole sensazione va via via scemando mentre prende posto sui vari morbidi e coloratissimi cuscini che Roman e Angelina hanno posizionato un poco in disparte per farli star comodi e tranquilli, e mentre Fern, aiutata dai suoi ragazzi, comincia a porgere loro grossi piatti pieni di carne e verdure alla griglia.
Tutto si può dire degli Spettri, ma certo non che non sappiano essere ospitali. In realtà è Roman quello ospitale, che da sempre attende con trepidazione la Festa del Fuoco più per poter godere della compagnia di altri Spettri che per vedere il padre, ma nessuno ci bada mai troppo a questo dettaglio.
Il formidabile gruppo di guerrieri però lo capisce in tempi molto brevi quando lui stesso va verso di loro per assicurarsi che siano comodi e che tutto sia di loro gradimento, chiedendo pure a Bulma e Chichi se hanno bisogno di qualcosa in particolare per i bambini. Ci tiene poi a complimentarsi con Gohan per la sua vittoria contro Cell, lasciandosi poi andare ad un luminoso sorriso che contagia pure il ragazzo. In ultimo, come se tutto ciò non fosse già di per sé sorprendente ai loro occhi, dona alle quattro donne degli scialli fatti dalle Fate, il cui valore non può essere davvero espresso, così com’è difficile pure descriverne la bellezza. L’unica certezza è che tutte e quattro li conserveranno con estrema cura per poi passarli alle generazioni future come cimeli di famiglia.
Roman però non è sempre stato così cordiale. Un tempo le sue idee erano diverse, malgrado non le condividesse del tutto, e mai avrebbe avvicinato un umano, men che meno lo avrebbe trattato con rispetto. Il suo cuore era stato marchiato come di proprietà di Roscka, che da sempre aveva mostrato di prediligere la sua compagnia a quella del più violento e schivo Regan. La sua forza e la sua ferocia erano decantate da figli e nipoti, che vedevano in lui l’unico leader per tutta l’enorme e bizzarra famiglia. Ma poi è arrivata Angelina, splendente come un raggio di Sole e sfuggente come l’acqua di un ruscello: fu amore a prima vista per lui.
Fu un corteggiamento lungo e travagliato poiché la dolce Fata non era avvezza alle bizzarre usanze dei sanguinari Spettri, ma quando quell’imponente e pericoloso predatore le si è inginocchiato di fronte, la testa china in segno di totale sottomissione, e le ha donato una corona di camellie, fiori di loto e calle, come per sottolineare che era lei e solo lei la Regina del suo cuore, Angelina si è sciolta tra le sue braccia, prendendolo come suo immortale compagno.
Da quel momento lo Spettro è lentamente cambiato, ha permesso alla sua reale personalità da sempre repressa con forza di emergere, facendolo diventare il potente Spettro che tutti temono e rispettano, trasformandosi così in Roman il Saggio.
Piccolo, pur essendo di natura schiva e solitaria, siede in mezzo agli altri con gambe e braccia incrociate, deciso ad ignorare il più possibile gli sguardi invadenti dei presenti, non riuscendo però a trattenere un sorrisetto divertito quando una ragazzina di forse tredici anni dai brillanti capelli bianchi si avvicina a loro per donare ad uno sbigottito Gohan un piccolo mazzetto di ortensie rosa, simbolo di un concreto invito a godere delle gioie dell'amore.
Pure Bree si lascia andare ad una sonora risata, avvertendo la ragazzina che non c’è trippa per gatti, Gohan è un bravo ragazzo al contrario dei loro ragazzacci e non la porterà nella boscaglia per una sveltina. Inutile dire che la povera malcapitata è scappata via rossa per la vergogna come un pomodoro nel giro di due secondi.
«Tra un paio d’anni, se tuo zio e Sherry continueranno a frequentarsi, credimi se ti dico che ti divertirai parecchio!» Scherza Maddox, mettendogli sotto al naso un grosso piatto pieno di carne ben condita che gli fa venire l’acquolina.
Strumenti a corda vari, tamburi di varie fattezze e dimensioni, cornamuse e flauti velocemente danno un nuovo ritmo, facendo galleggiare tra loro una melodia allegra e trascinante che in breve spinge quasi tutti a ballare dove possono, che sia vicino ai fuochi sulla spiaggia, sulle escrescenze rocciose o nel bosco. Ballano e ridono, bevono passandosi i calici di mano in mano, si prendono sotto braccio e saltano. Questa è una notte in cui i vecchi rancori non esistono, dove tutto viene messo da parte solo per godere del momento.
Yamcha e Tensing scherzano tra loro mentre continuano a mangiucchiare un po’ di dolcissima frutta fresca, finché una bambina di cinque anni, seppur rossa in volto per la timidezza, li avvicina e si attacca al braccio muscoloso del triclope, strattonandolo un poco per farlo alzare.
«Balla con me!»
Preso totalmente in contropiede, l’uomo la fissa con tutti e tre gli occhi sgranati, mentre al suo fianco l’amico se la ride di gusto, complice anche l’abbondante vino che ha già bevuto su consiglio di Micah e River.
«Non so ballare…» Mormora incerto, sentendosi di colpo una persona pessima nel vedere quel visetto paffutino rabbuiarsi e quei grandissimi occhioni azzurri farsi tristi come quelli di un cucciolo malmenato, ma in suo soccorso arriva River, che abbandona sulla pista la bella ragazza con la quale stava limonando per afferrare la bambina e dirle che ballerà lui con lei, facendole così tornare il sorriso.
Tensing gli sorride grato e finalmente torna a respirare, venendo presto raggiunto dalla compagna che, senza alcun preavviso, gli afferra il volto tra le mani per baciarlo con bruciante passione. Non è da lei, al massimo dall’altra lei, ma non si prende assolutamente la briga di controbattere dal momento che lì in mezzo non sono certo in pochi quelli che si stanno baciando così.
«Stavolta Papà Spettro resterà di più perché sei bellissimissima!»
C-18 non ha mai sorriso così tanto, soprattutto per merito di un gruppetto bambine. Le si sono avvicinate una ventina di minuti prima e le hanno chiesto se potevano intrecciarle i capelli e metterci delle margherite per farla diventare ancora più bella, e lei davvero non se l’è sentita di allontanarle, così ha semplicemente annuito e con pazienza si è lasciata acconciare i capelli, ascoltando così involontariamente le loro infantili chiacchiere che non la fanno più smettere di sorridere.
Non sono come gli adulti, non loro, così curiose e allegre, così innocenti. Sono semplici bambine che fantasticano su cose da bambine, come sull’arrivo di un fantomatico principe azzurro che le protegga dalle persone cattive… magari un principe figlio della Regina e del Capitano, così sarebbe fortissimo e loro non dovrebbero più temere alcun male. È questo discorso tanto ripetuto e rimarcato ad averla fatta sorridere tanto, in effetti.
Pure Bulma e Chichi si sono ritrovate accerchiate come l’amica, con quei cuccioli che si spingono e si schiacciano per poter vedere più da vicino Trunks e Goten. Li guardano con meraviglia mentre si spingono a forza i chicchi d’uva in bocca e si nascondono dietro a Bulma quando Vegeta lancia loro qualche fugace occhiata. Gli fa paura, lo trovano spaventoso, ma l’idea che il loro Capitano sia nei dintorni li rassicura. Senza contare, poi, le dolci parole di Bulma per farli star tranquilli, che li spingono ad avvicinarsi sempre di più e a cercare un contatto fisico.
La scienziata non ci aveva pensato davvero, prima, ma improvvisamente ha come un’illuminazione nella mente.
Un’illuminazione dolorosa che le stringe il cuore e la spinge ad accarezzare amorevolmente gli arruffati capelli grigi del bambino che sorride a suo figlio: questi bambini, tutti questi bambini, non sono come i loro genitori, hanno una possibilità di fare qualcosa di diverso, di cambiare in meglio la loro specie, ma senza l’aiuto di tutti quanti loro non ne avranno la possibilità perché, e questo lo sa bene, gli avversari li uccideranno per spregio.
Sono piccoli, innocenti ed indifesi, non vogliono far del male a nessuno ma solo scoprire tutto ciò che li circonda e giocare come qualsiasi altro bambino.
Pure Chichi, pregna di un forte istinto materno, non riesce a ricacciare indietro questa consapevolezza che le impedirà ora e per sempre di vedere quei piccoli e curiosi cuccioli come delle future reali minacce, e senza pensarci allunga una mano per pulire il visetto pallido ed un poco smunto di una bambina, che poi le sorride con una dolcezza infinita e le si siede vicina.
Non hanno colpe, non loro. Sono nati in un mondo violento che, se non verrà cambiato dagli attuali sforzi degli adulti, li inghiottirà e li renderà, nella migliore delle ipotesi, dei feroci e spietati assassini. Nel caso peggiore, invece, è probabile che non arriveranno neanche al prossimo solstizio d’estate.
«Bambini, basta! Non date fastidio!» Una delle madri li ha finalmente ritrovati e adesso li guarda con i suoi inquietanti occhi perlacei come ammonimento. Non è del tutto convinta - e con lei pure le altre madri - che i piccoli si possano avvicinare tanto a quegli estranei, ma i loro occhioni bassi pieni di delusione le infondono uno strano senso di tristezza. Perché mai mostrarsi abbattuti se viene negato di stare  con degli esseri umani?
«Non stanno dando alcun fastidio, tranquilla… sono adorabili.» Afferma con una certa timidezza Lunch, sorridendo dolcemente alla bambina che le stava intrecciando dei fiorellini bianchi nei suoi lunghi capelli blu. Il sorriso che la piccola le regala di rimando le fa semplicemente sciogliere il cuore come neve al Sole e senza pensarci compie un gesto che per gli Spettri ha un grandissimo valore: divide il suo cibo con lei.
È un segno di amicizia e rispetto, tra loro è un qualcosa di profondamente importante che non può mai essere ignorato, sopratutto se rivolto verso i piccoli. Chi più chi meno, lì in mezzo tutti hanno trovato durante il loro cammino qualcuno che condividesse almeno una piccola parte del proprio pasto con loro, così da dargli la forza di andare avanti.
La donna annuisce e sorride appena, voltandosi poi con sguardo meravigliato ed entusiasta verso il proprio compagno che, situato in un posizione più vantaggiosa in caso di intervento, osserva a sua volta la scena con sguardo attento e compiaciuto. In fondo, pensa, gli amici del Capitano potrebbero non essere male come credevamo. Forse… potremmo dar loro una possibilità.
Gohan, pur tentando con tutto sé stesso di tenersi un poco in disparte, non ha potuto evitare di attirare gli sguardi curiosi dei giovani Spettri che, seppur con una non indifferente cautela, lo stanno a mano a mano avvicinando per fare amicizia. Beh, almeno i maschi vogliono fare semplicemente amicizia, perché le ragazzine hanno fiutato perfettamente la strabiliante forza che emana il suo sangue e, com’era prevedibile secondo la maggior parte degli adulti, gli hanno puntato gli occhi addosso. Pure molte Purosangue gli ronzano attorno e fanno le civette, lo invitano a danzare con loro vicino alla pira più alta e luminosa, gli sfiorano accidentalmente i bicipiti mentre parlano tutti assieme. In fondo la loro Regina vive con suo zio, non può essere una cosa tanto sbagliata come si è sempre creduto, no?
Chichi a stento trattiene delle sonore risate nel vedere l’adorato primogenito tanto in crisi per le dolci attenzioni che sta ricevendo per la prima volta in vita sua, mentre Bulma si è lascia avvolgere nei lunghi e preziosi scialli che alcuni piccoli hanno sottratto alle madri perché, secondo la loro logica, anche lei potrebbe contribuire a far rimanere più a lungo Papà Spettro se la faranno diventare ancora più bella.
Alcuni cuccioli invece, dopo aver perso l’attenzione per Goten e Trunks, hanno ripreso a scorrazzare in libertà, finendo dopo non molto tempo a cercare di giocare assieme a Tensing e Yamcha. Se il primo non si sente molto a proprio agio con i bambini piccoli e si limita a tenere le braccia ben aperte e stese per farceli dondolare, il secondo si è messo a giocare a pallone sulla candida spiaggia assieme a loro, ridendo come un matto quando gli saltano addosso con entusiasmo perché ha segnato un punto. Non aveva preso in considerazione neanche per un secondo che giocare con dei bambini avrebbe attirato l’attenzione delle lupe, ma lo capisce al volo quando una di loro lo afferra per un braccio e lo trascina di lato per danzare vicino al fuoco.
Per colmare la sua assai sentita assenza, sul campo da calcio improvvisato arriva Crilin, che si ritrova in breve a correre in mare assieme ai piccoli per evitare che accada loro qualcosa. Non che ciò sia possibile, soprattutto quando ci stanno tanti adulti ancora perfettamente sobri nelle vicinanze, ma lui non si potrebbe mai perdonare se a qualcuno di loro succedesse qualcosa di brutto.
Piccolo, intento ad ignorare le chiacchiere infinite di due cuccioli che gli si sono piazzati di fianco e che vogliono a tutti i costi la sua attenzione, non riesce a fare a meno di osservare Radish.
Non è mai stato così, non fino a quando non ha incontrato Sherry. Pur avendo avuto qualche fugace storiella in quegli anni, Radish non si era mai lasciato trascinare in questo modo, nessuna di loro era mai riuscita a scardinarlo così tanto nel profondo da convincerlo a fare cose del genere e, senza ombra di dubbio, non si era mai lasciato andare a nessun tipo di effusione in pubblico. Ora invece eccolo lì, con lo Spettro che gli stringe le braccia al collo, le mani voraci a stringerle con forza i glutei, sollevandola da terra. Si baciano, si stringono, scherzano con gli altri come se quello fosse da sempre il mondo di entrambi, come se tutto ciò fosse normalissimo, e Piccolo davvero non riesce a capire come tutto ciò sia possibile.
Radish non è mai stato così… che gli è preso? Capisco i sentimenti, capisco il volersi bene e tutta quella roba lì, ma com’è possibile cambiare fino a questo punto? Pure lei mi sembra diversa rispetto a quando l’ho vista la prima volta. Sembra quasi che più stanno insieme, più assimilano i comportamenti l’una dell’altra, come se si infettassero…
«Sorprendente, non trovi?»
Alza di scatto lo sguardo, Piccolo, trovando Roman ad osservare i due al suo fianco, le grandi e possenti spalle poggiate contro un albero e le braccia incrociate all’ampio petto. Gli pare così incredibilmente soddisfatto da sembrargli addirittura strano.
«Paulo Coelho una volta disse: “Gli incontri più importanti sono già combinati dalle anime prima ancora che i corpi si vedano.”»
«Che vuoi dire?» Assottiglia lo sguardo, scrutandolo attentamente. Niente in lui lascia trasparire niente che non voglia rivelare, questo per il Namecciano è molto chiaro. Per quanto l’antico Spettro si mostri cordiale e amichevole con tutti loro e non facendo dubitare nessuno delle sue buone intenzioni, Piccolo capisce che c’è qualcosa di strano in lui, qualcosa che lo mette un poco in allarme.
Abbassando lo sguardo poi, nota che pure Bree adesso sta fissando Roman da lontano e, per la prima volta da quando la conosce, arroganza e malizia sono totalmente scomparsi dai suoi occhi chiari.
«Ti rendi conto che è un’ora che ragioni e non hai espresso un cazzo di concetto?!»
Gli occhi di tutti, Piccolo incluso, scattano di colpo sulla figura un poco alterata di Fern, che da ormai venti minuti sta ascoltando i deliri di Micah, ubriaco perso per un micidiale mix di Ambrosia e assenzio. A lui e Mordecai è sembrata infatti un’idea assolutamente geniale mescolare il vino delle Fate con il distillato che viene spesso definito “Fata Verde”, e adesso entrambi sono in uno stato tragicomico. Fosse la prima volta che Fern li vede ridotti così…
«Allora lui è arrivato e mi dice che no, e io gli ho detto cioè sì!» Nessuno sa di cosa stia parlando, neanche Micah, ma qualcosa nel suo cervello completamente affogato nell’alcol lo sta portando a sragionare in modo imbarazzante su questo argomento indefinito che vede come protagonista una qualcuno di assolutamente astratto.
«Metti in fila due parole!»
«No, capito?! Lui mi ha detto che no—»
«Due parole che abbiano un senso una dietro all’altra!» Fern ha perso il conto delle volte in cui li ha sentiti biascicare cose incomprensibili e senza alcun senso logico, e si sorprende di come ogni singola volta ci ricaschi con tutte le scarpe senza neanche rendersene conto. Pensa che sia per il semplice fatto che quegli imbecilli sono i suoi figli e che non può lasciarli soli in queste condizioni, ma nel sentire i deliri di Micah, adesso, comincia a dubitarne fortemente.
«Io ho detto che sì, cioè sì, e lui che no—»
«No, veramente, sono vent’anni che non ti capisco: cosa cazzo dici?!»
«NO!!!»
Mordecai, seduto al suo fianco con le ginocchia strette al petto, continua ad alternare momenti di assoluta paranoia dove gira di scatto la testa, sussultando per la paura di essere braccato da chissà quale assurda figura la sua mente abbia partorito, a momenti di totale incapacità dove, con non poche difficoltà, si ficca in bocca dei chicchi d’uva, li biascica senza masticare e poi li lascia cadere per terra. Fuso, completamente andato, secondo molti Papà Spettro lo prenderà a sberle con la coda, per altri riderà come mai ha fatto prima di fronte ad un simile spettacolo.
Major, seduto a gambe larghe direttamente sulla sabbia e con il busto sollevato grazie ad un numero smisurato di cuscini colorati, osserva i fratelli con un sorriso beota in volto.
«Mi sento molto meglio dopo aver vomitato nel fuoco.» Afferma scrollando le spalle e tornando ad accarezzare il ventre sempre più arrotondato di Domino, una delle poche ancora completamente lucide. È molto più divertente vedere loro tre delirare per l’alcol che non prendersi un’epica sbronza, ormai è chiaro.
Mordecai poi scatta, gli occhi accesi da una nuova delirante luce che attira nel giro di niente l’attenzione di tutti. Pure i più riottosi nel trovarsi lì non possono fare a meno di prestare un briciolo di attenzione a quel pazzo furioso che sorride come un indemoniato mentre spiaccica con le ginocchia i vari acini d’uva precedentemente sputati.
«Festa divertente. Festa divertente. Mi diverto sempre alle feste. Volete leggermi nella mente? Volete sapere a cosa penso? I gatti mi piacciono più dei cani. Gli scoiattoli striati più di quelli normali. Gli scoiattoli sono eccezionali, sì insomma: dopo i tirannosauri sono decisamente la specie più crudele dell’Universo! Se tu fossi un cappello saresti il cilindro. Bello alto, come ce l’ha il tizio del Monopoli! Sai perché te lo dico? Perché penso che sia un complimento!»
Vegeta sgrana un poco gli occhi a quest’ultima affermazione e per un istante prende in considerazione l’idea di strappargli il dito con il quale lo sta indicando, per poi roteare gli occhi al cielo e tornare a contemplare il niente assoluto per ignorare tutti quanti. Se è lì è solo per due motivi: primo, era curioso di capire cos’è Papà Spettro, se una semplice idea astratta o qualcosa di concreto e tangibile; secondo, Bulma voleva vedere il Regno delle Fate e gliel’avrebbe fatta pesare all’infinito se non si fosse presentato. Dopo la sconfitta di Cell tra loro le cose sono diverse, c’è più sentimento e non se la sente di buttare tutto dalla finestra, malgrado tutta la situazione lo faccia sentire un poco a disagio poiché lo allontana sempre più inesorabilmente da ciò che era un tempo.
Mentre è assorto da alcuni dei suoi pensieri più frequenti, un bambino è tornato alla carica verso Chichi, assillato da un grandissimo dubbio.
«Dov’è il suo papà?» Domanda candidamente alludendo a Goten, che si è sorprendentemente assopito tra le sue braccia malgrado il baccano.
Chichi rimane per qualche secondo in silenzio, osservando il figlio. Dire a voce alta che suo marito, il suo amatissimo Goku, è morto ormai da quasi un anno è sempre troppo doloroso. Sa che un giorno tornerà, fosse anche per poco, e potrà quindi riabbracciarlo e dirgli ancora quanto lo ama, ma adesso…
«Il suo papà balla con la Luna.»
Non sa quando Sherry sia arrivata lì in mezzo e neanche quando Radish si sia seduto poco distante da lei, stanco ma con un’aria comunque sorprendentemente allegra, e adesso si ritrova a guardare l’Alpha con sguardo smarrito. Che vuol dire ballare con la Luna?
Gli Spettri usano dire che i morti vanno a ballare con la Luna come fece Papà Spettro quando morì. Sanno che è quanto di più improbabile nell’Universo, ma gli piace comunque pensarlo, è un modo dolce per accettare la morte.
Sherry di slancio passa una mano tra i folti, ricci e disordinatissimi capelli neri del cucciolo che di colpo si è rabbuiato, e gli sorride dolcemente quando riesce ad incrociare di nuovo il suo sguardo.
«È andato da lei per salvare tutto il mondo. Era un guerriero formidabile, davvero.»
Il bambino ci pensa per qualche istante, gli occhi attenti che osservano minuziosamente il volto rilassato di un ignaro Goten, e di colpo gli viene in mente quella che, secondo lui, è l’idea migliore che sia mai stata concepita da mente umana.
«Beh, allora dovremmo ringraziarlo tutti insieme, no?»
Tutti sembrano aver sentito la loro conversazione. Tutti, dal primo all’ultimo, e adesso li guardano in attesa.
Sherry lancia una veloce occhiata a Radish, che non ha capito cosa possano essersi detti di tanto particolare addirittura da bloccare i festeggiamenti. La sua curiosità aumenta ancora di più quando gli occhi della compagna di tingono del loro spettrale rosso sangue.
Gli occhi di tutti si accendono, pure quelli di Roman e dei due non-morti che ancora vegliano dall’alto.
Tutto è immobile, l’oscurità è squarciata dal rosso, l’oro e il madreperla, e il silenzio di colpo sparisce per lasciar posto al loro melodico e ancestrale canto.
Hanno levato tutti la testa verso il cielo, le labbra un poco protese in avanti, leggermente socchiuse come gli occhi, gli ululati che si levano in coro alla volta stellata che li avvolge dolcemente, la forza delle loro voci pare non avere un limite.
Un magico e terrificante canto melodioso che li unisce, crea un unico coro capace di sovrastare il mondo e spargersi tra le stelle, un qualcosa che scalda il cuore degli sbigottiti presenti e che strappa un paio di lacrime di commozione a Chichi.
Sembra un canto infinito il loro, lungo, straziante e dolcissimo, finché lentamente si affievolisce e tutti tornano a respirare, soddisfatti e felici. La festa riprende velocemente, i loro cuori sono improvvisamente più leggeri, mentre il piccolo si volta con entusiasmo verso Chichi, sorridendole con orgoglio ed infinita felicità.
«Pensi che ci abbia sentito?»
«Sono sicura di sì…» Annuisce vigorosamente e, senza neanche pensarci, allunga un braccio e lo stringe con forza. Ma il piccolo non ha voglia di essere abbracciato, è troppo euforico all’idea che tra poco, e a giudicare da quanto è alta la Luna ormai ci siamo quasi, Papà Spettro arriverà tra loro.
Corre tra la folla, va a cercare i suoi genitori e i suoi fratellini, Sherry segue il suo esempio per andare da una decisamente troppo euforica Becca che pensa stupidamente di tirarsi giù un calice di Ambrosia. Sono in pochissimi, lì in mezzo, ad avere un fegato abbastanza forte da poter sostenere una cosa del genere, e se lei collassasse a terra Maddox si troverebbe da solo nella titanica impresa di mettere a letto i figli. Meglio che intervenga subito e le metta le due classiche dita in gola prima del disastro. In fondo, è sempre divertente vedere qualcuno vomitare a getto nel fuoco!
Radish la guarda, lì in mezzo ai vecchi amici di una vita che la stringono e la sollevano in aria, in mezzo ai nuovi amici che le sorridono e la invitano a ballare, quelli che tentano di metterle delle collane di fiori al collo… e per l’ennesima volta non riesce a credere a tutto quello che è riuscito ad ottenere solo perché quell’ormai lontana sera era annoiato ed era andato al Neon, al fatto che tutto ciò sia stato reso possibile dalla sua frustrazione che lo ha spinto a sedersi al bancone del bar per una birra anziché verso casa. Scelte piccole, minuscole, che hanno avuto un impatto devastante nella sua vita, che l’hanno sconvolta e capovolta, inebriandola, colorandola. Sarebbe potuta andare così diversamente se solo fossi tornato a casa…
«Siete molto teneri insieme.»
Volta pigramente la testa, incrociando lo sguardo curiosamente dolce di Chichi. Non lo guarda mai così, non l’ha mai fatto ed è abbastanza certo che non lo farà facilmente una seconda volta. È sia sconvolto che terrorizzato da questo strano avvenimento.
«Mi sembri… non so, nervoso? È per quello che ho detto?»
«No.» È per come mi guardi!, la tentazione di dirglielo è davvero tanta, ma non vuole scatenare un putiferio solo perché gli pare assurdo che sua cognata possa guardarlo con dolcezza.
Sospira forte passandosi una mano sul volto stanco, ritrovandosi così con il sangue secco di Sherry - almeno quello che gli era rimasto - spalmato un po’ ovunque. Beh, quasi quasi potrei anche confidarmi con lei… a chi potrebbe mai dirlo? Qui sono tutti sbronzi, i pochi che ancora sono lucidi pensano ai primi, non badano certo a me…
«Lei è una brava attrice, ma per quanto sia brava ad ostentare tutta quella calma ed allegria so per certo che è nervosa, direi proprio spaventata.»
«Beh, è normale che tu te ne accorga, ne sei innamorato!»
«Lascia stare queste stronzate per un secondo, non è certo per quello.» Si ammutolisce per qualche secondo, imbarazzatissimo dal fatto che per la primissima volta ha ammesso con qualcuno e ad voce alta ciò che prova e gli occhi scattano di nuovo sulla figura danzante della compagna. Oltre che imbarazzato ora si sente pure un poco uno stupido, dal momento che l’ha implicitamente detto alla persona sbagliata.
«È strano da spiegare, Chichi, ma è come se… come se sentissi ciò che prova.»
Nessuno poteva prevedere un qualcosa di tanto assurdo. Radish non ha avuto neanche il tempo materiale per vederlo, si è solo reso conto di provare un profondo e bruciante dolore al volto e, dopo istanti infiniti, si è ritrovato rivoltato a terra, nella polvere.
«EVERETT!»
Scatta alla cieca, il colpo viene parato con sorprendente talento e abilità dallo Spettro. Prima che Radish abbia il tempo di menare un secondo colpo, Maddox e Glover gli afferrano le braccia, lo tirano all’indietro. Piccolo li aiuta, Vegeta osserva stranito la scena, sorprendendosi del fatto che uno di loro sia così abile da riuscire a colpire un Saiyan. Se lo allenassimo, potrebbe tornarci davvero utile.
Roman ringhia come non faceva da quasi un millennio.
Darko allaccia le braccia al corpo del più giovane e prega ogni divinità esistente che quella vocina che da quasi tutta la vita gli sussurra dolci parole nella mente riesca a calmarlo.
Tutti i presenti sentono l’energia distruttiva che emanano, la loro voglia malata di saltarsi alla gola per uccidersi. La loro forza mette i brividi.
River, per quanto gli sembri strano ed innaturale, si porta al fianco di Radish e lo blocca per un polso, pregandolo con lo sguardo di non cedere a quel giustificato desiderio.
«Smettila! Che diavolo ti è preso?!» Darko trattiene l’amico da dietro, le braccia serrate sul suo petto e i piedi ben puntati a terra. Se decidesse di mutare, solo Roman avrebbe la capacità di fermarlo, uscendone però gravemente ferito. Non doveva andare così, dannazione!
L’anziano Spettro gli tiene le braccia, ringhiando vicino al suo viso. Immaginava che prima o dopo sarebbe scattato poiché la situazione si è rivelata ben più complicata del previsto, ma non pensava assolutamente che fosse così veloce. Continui a nascondere la tua vera forza, ragazzo?
«Toglietemi le mani di dosso, subito!» È fuori di sé, completamente. Vede solo l’avversario adesso, tutto il resto si è come offuscato, tramutandosi in un’ombra scura ed ingombrante che gli sbarra la strada. C’è qualcosa poi, un qualcosa che si potrebbe definire un’ombra bianca, che si è piazzato davanti al Saiyan, ma al suo sguardo rimane comunque indefinito.
«Non puoi spargere sangue, lo sai!»
Riconosce la voce di Roman, con quel timbro profondo che ha sempre riportato tutti alla ragione, ma ancora non riesce a vederlo. Non può accettare quanto accaduto, è compito suo intervenire per sistemare la faccenda.
«Pensi che me ne importi qualcosa di quella stupida legge? EH?! Dopo tutto quello che mi ha fatto pensi davvero che possa importarmene qualcosa?!» La sua voce sempre composta è adesso distorta dalla voce baritonale e terrificante del lupo, i suoi occhi fiammeggiano come se fossero due tizzoni ardenti incastonati nel volto «Potrei uccidere tutti quanti i presenti e nessuno avrebbe alcun diritto di rimproverarmelo, lo sai benissimo!»
«Ret, adesso basta, ti prego…» Darko crede così tanto in lui da avere il coraggio di avvicinare il volto al suo orecchio, malgrado sia consapevole del fatto che potrebbe rigirarglisi contro da un momento all’altro. Sa anche perché non è ancora mutato, perché non si è liberato della presa di entrambi per provare ad ucciderlo. Lo sa e gli fa male dentro, il cuore si spezza ulteriormente all’idea di non poterlo aiutare in alcun modo.
«Guardala.»
Respira a fatica, gli occhi non riescono a mettere a fuoco niente oltre all’avversario finché eccoli lì, splendenti come li ricordava, gli occhi del topolino che ora lo fissano con orrore mentre col corpo fa da scudo al Saiyan.
Ha sempre avuto un coraggio strabiliante la sua Sherry, sapeva che se la sarebbe cavata nel mondo esterno proprio per questa sua invidiabile qualità che lei neanche sapeva di avere, ma in questo momento non può fare a meno di pensare che il suo coraggio si sia trasformato in puro e semplice masochismo, magari misto ad una punta di idiozia, dal momento che si è legata ad un soggetto come Radish. Perché Everett sa chi era, sa cos’ha fatto e non ha intenzione di passarci sopra così alla leggera. Poteva tollerare la sua presenza solo per un motivo, ma adesso è troppo, sono stati scavalcati di prepotenza troppi confini.
«Dovrei forse lasciarla con una bestia come lui, eh?!» Ringhia a denti stretti all’amico e tutore che finalmente ha lasciato la presa dal suo corpo, trovandolo mortalmente serio. Neanche lui condivide l’evoluzione degli eventi, ma sa altrettanto bene che non ci si può più fare niente.
Dopo aver liberato l’ennesimo ringhio che li investe in pieno, Everett volta repentinamente gli occhi su Roman, che ancora lo fissa duramente. Pensi di farmi paura? Davvero? Non hai ancora capito che sono costretto a rimanere qui?
«Tu dovresti essere una guida per tutti noi? Davvero? Non sei migliore di tutti i tiranni che si sono susseguiti negli anni, non hai fatto niente di meglio in tutta la tua miserabile esistenza. Ti sei chiuso in questo mondo ed hai giocato indisturbato con le tue inconsapevoli pedine per dei motivi futili che hanno solo rovinato la vita ad un sacco di persone, comprese le nostre. E con te pure il tuo caro paparino, vediamo di non scordarlo.»
«Stai esagerando, Everett.» Non deve parlare oltre, rischierebbe di innescare una sequenza di eventi i cui danni potrebbero essere assolutamente irreparabili, ma sa sin troppo bene che il rancore che cova dentro non potrà essere tenuto a tacere tanto facilmente. È per questo che, tutto sommato, non riesce ad infuriarsi come dovrebbe. Non riuscirò mai a capire il tuo dolore, ragazzo… ma, ti prego, non farlo provare ad altri.
«No. Esagerare è convincere una ragazzina che essere stuprata da una bestia come Mezcal fosse una cosa giusta. ECCO COS’È ESAGERARE!»
I presenti sono sconvolti da ciò che sta accadendo. Mai una volta nella loro storia qualcuno ha avuto un simile comportamento durante la Festa del Fuoco, mai una sola volta Roman ha abbassato lo sguardo, soprattutto quando attaccato così apertamente.
Ma Everett ha tutt’altro che finito. Fosse per lui, adesso starebbe scorrendo il sangue, probabilmente niente potrebbe dargli più gioia nell’uccidere Roman e Radish, neanche l’omicidio dello stesso Jäger lo appagherebbe tanto, ma il dolore negli occhi di Sherry in qualche modo gli impedisce di agire. Perché quegli occhi lui li ha già visti e vi è annegato dentro per un tempo davvero troppo breve, e proprio non riesce a tollerare di vederli tanto tristi.
«E tu.» Punta un dito contro il Saiyan, un odio smisurato negli occhi di fuoco «Tu non saresti mai dovuto tornare in vita. Sei un rifiuto, lo sei sempre stato ed è l’unica cosa che hai dimostrato a pieno di essere da quando sei nato.»
«Cos’è che ti rode, eh? Il fatto che stia con lui anziché con te? È questo il punto?» Contro ogni logica ed aspettativa generale, a prendere la parola è stato River.
Non apprezza Radish, probabilmente non lo farà mai, ma dentro sa già da un po’ che non potrà fare niente per separarli, non dal momento che danno ripetutamente prova di tenerci in un modo davvero singolare l’uno all’altra. Oltretutto lei è stata riconosciuta anni addietro come figlia legittima da Mezcal, rendendola di conseguenza un’erede legittima al trono del Nord. Se già prima di questo la loro relazione non era ben vista poiché comunque entrambi di stirpe nobile ma di casate mortalmente opposte, adesso porterebbe solo a problemi che solo un pazzo traditore scatenerebbe di proposito, e lui certo non lo è. È infatti impensabile che le due fazioni si mescolino, fu stabilito duramente circa novecento anni prima dai due Re che non tolleravano neanche la vista l’uno dell’altra.
Adesso però non è per questi motivi che si ritrova a difenderlo, non dal momento che il Saiyan sarebbe ben capace di farcela perfettamente da solo, ma perché vuole capire cosa possa spingere un uomo come Everett ad una reazione del genere. Anche dalle sue parti si parlava della freddezza del principe del Nord, del fatto che non si curasse mai di nessuno, che a malapena si potesse udire di tanto in tanto la sua voce. Per scatenarlo fino a questo punto deve esserci un motivo ben preciso e adesso vuole assolutamente scoprirlo.
«Se avessi voluto sposarla, bastardo, credimi che non sarebbe mai uscita dal Nord. Se adesso è qui in mezzo a tutti voi, è solo merito mio!»
Ogni parola è stata come un dardo avvelenato che li ha colpiti in pieno, stordendoli, ma nessuno fa in tempo a chiedere alcun chiarimento, Sherry in primis, che l’Alpha si rigira e si allontana, deciso ad evitare tutto e tutti, compresi sia Darko che, soprattutto, Papà Spettro.
Darko, con la morte negli occhi, non si fa alcun problema ad avvicinarsi a Roman, sfidandolo così apertamente da mettere i brividi a tutti gli Spettri presenti.
«Se dovesse soffrire di nuovo come un tempo, ti ucciderò con le mie stesse mani. Sei avvertito.»
Sherry non sa cosa dire. Anche se lo sapesse, comunque non riuscirebbe ad emettere un suono.
Si sente spaesata, completamente persa, la testa le vortica pericolosamente, la mano calda di Bree che stringe con forza la sua le pare quasi non esercitare alcuna pressione. Tutto sommato la serata stava andando bene, la presenza di Radish era riuscita a farle accantonare momentaneamente la faccenda per poterla affrontare in un momento più consono, e invece tutto è esploso.
Non riesce a far altro che guardare la figura oscura di Everett che si perde nella notte tra la boscaglia, sempre più lontano.
Cosa volevi dire?
Dio solo sa quanto vorrebbe urlarlo, quando vorrebbe vederlo girarsi per spiegarle in che modo ha contribuito per permetterle di scappare e, forse anche in dose maggiore, vorrebbe sapere perché ha tirato in ballo sua madre. Ma l’unica cosa che il suo corpo e la sua mente le permettono effettivamente di fare è di rigirarsi e correre via sulla spiaggia.
Ha bisogno di stare sola, di rimanere nascosta a tutti quegli sguardi preoccupati che la osservano, pronti a raccogliere i cocci quando andrà in frantumi. Sa che le vogliono bene, che vogliono aiutarla, pure gli amici di Radish proverebbero a rincuorarla pur essendo praticamente estranei e lo farebbero perché hanno un cuore e capiscono quanto la situazione sia delicata, ma lei non vuole la compassione di nessuno. Vuole solo ripercorrere per l’ennesima volta quegli orribili undici anni alla Tana per cercare quel tassello mancante ed in breve nella sua mente si affollano tutti i ricordi che lo riguardano.
Ricorda che aveva poco più di due anni quando lo vide transitare davanti al suo alloggio per la prima volta. Ricorda che le sembrò più spaventoso ed enorme di Mezcal, che il suo vello era incredibilmente bello e lucido, e che i suoi occhi vermigli erano accesi dalla curiosità e macchiati da un velo di dolore che le sembrò incredibilmente antico.
Ricorda che nei momenti in cui le cose le sembravano irreparabili, quando era schiacciata dalle zanne di Jäger e tutti ridevano del suo dolore, di colpo veniva liberata da quella micidiale presa al suo solo passaggio.
Ricorda il suo sguardo vuoto, apatico, quando Mezcal annunciò il loro matrimonio. Non una sola emozione traspariva da lui, pure il suo cuore non ebbe la più che ben minima variazione.
Era temuto, Everett. Lei stessa lo temeva perché non riusciva a catalogarlo. Schivo, silenzioso, feroce e potente. Vederlo in azione era al tempo stesso sia uno spettacolo che un flagello per gli occhi e l’anima. Si muoveva con una tale precisione e una tale furia da mettere i brividi, Mezcal lo buttava sempre contro gli avversari peggiori e mai una volta è tornato con delle ferite rilevanti.
Poco fa ha dato l’ennesima prova della sua eccezionale bravura: nessuno l’ha visto muoversi, neanche Roman o lo stesso Radish, ed è pure riuscito a parare un suo attacco con una facilità disarmante.
«Non sarò molto pratico, ma pure io so che avresti almeno dovuto chiedermi come stavo.» Quasi il suo pensiero lo avesse invocato, Radish si è come materializzato alle sue spalle. Le è andato dietro non appena l’ha vista scattare, ma le ha dato un minimo di tempo per starsene da sola.

Un tempo non lo avrebbe mai fatto, non gli sarebbe mai neanche passato per la testa di seguire una donna per assicurarsi delle sue condizioni, ma con lei… con lei è tutto così normale, automatico. Il suo stesso organismo pare dirgli costantemente cosa fare e cosa no, quando ha bisogno del suo sostegno e quando invece darle un po’ di spazio.
«Voglio restare sola.»
Sapeva anche che avrebbe detto così. Lo sapeva alla perfezione, ed è per questo che non prova alcuna rabbia.
«No.»
«Sì! Dannazione, voglio restare da sola! Ho bisogno di riflettere!»
Rimane fermo al suo posto, mettendosi le mani nelle tasche e abbassando per un brevissimo istante la testa. Sa bene che Sherry preferisce aggirare questo tipo di ostacoli e lasciarseli alle spalle anziché affrontarli direttamente e che per questo adesso reagirà solo ed esclusivamente nella maniera peggiore, quindi si impone di mantenere il più possibile la calma.
Dentro un poco gli verrebbe pure da ridere: aveva detto e ripetuto che sentiva una strana sensazione, che sapeva che sarebbe accaduto qualcosa… e aveva assolutamente ragione! Dovrò darle più ascolto d’ora in avanti.
Quando la sente tirar su col naso e la vede passarsi con fare sbrigativo i palmi delle mani sulle guance per cancellare ogni traccia di quelle lacrime ribelli che le erano sfuggite, decide di provare a suo modo a mettere una toppa alla faccenda. Non possono risolvere niente lì, troppe orecchie indiscrete ad ascoltare, ma non vuole neanche che rimanga in questo stato fino a quando non saranno a casa l’indomani.
«A volte la vita fa davvero schifo, e noi due questo lo sappiamo alla grande già da un bel po’.» L’avvicina con passo calmo, un sorrisetto sghembo ad increspargli le labbra. Sa bene che non lo allontanerà esattamente come sa che muore dalla voglia di buttarsi tra le sue braccia e stringerlo forte. E chi l’avrebbe mai detto che fossi capace di fare un simile effetto?
«Ma tu lo sai perché io tengo duro? Per i momenti in cui non fa schifo. Il trucco è accorgersi quando arrivano.» Le mette le mani sui fianchi e l’avvicina, sorridendo debolmente. Nella sua mente aveva pensato di portarla sulla spiaggia quando gli altri si fossero finalmente addormentati. Pensava che non sarebbe stata una cattiva idea cominciare a divertirsi su quella candida sabbia adesso tanto fresca per poi spostare i giochi in acqua. Poi avrebbe mantenuto fede alla sua promessa, facendole così apprezzare una volta per tutte il volo.
«Ma dopo tutto questo…» Pigola in risposta Sherry, sospirando stancamente. Lascia vagare per un istante gli occhi nei dintorni con la paura di vederlo spuntare dal niente un’altra volta, deciso a riprendere da dove è stato interrotto, ma si accorge semplicemente che tutto il branco pare aver capito che devono lasciarli soli.
«Dopo tutto questo arriverà un altro momento che non farà più schifo e ti passerà, lo sai.» Le afferra il mento tra indice e pollice e le alza il viso, inchiodando gli occhi nei suoi. La luce argentea della Luna le bacia il volto, illuminando i suoi occhi d’ambra e rendendoli sorprendentemente dolci «Andiamo, hai stretto i denti per tutta la vita, ora vuoi farti buttare giù perché quello è ancora vivo e per le due cazzate che ha detto?»
«Sai bene anche tu che non erano semplici cazzate…» Non riesce ancora a mollare la presa, la mente rimane come bloccata alla ricerca di qualche dettaglio che possa esserle sfuggito, e questo certo non sfugge al Saiyan.
«Posso sempre andare a prenderlo per la collottola e trascinarlo da te.» Lo farebbe sul serio, le urla di Roman per lui non conterebbero assolutamente niente. Doveva essere una serata divertente per lei, era emozionantissima all’idea e adesso invece è giù come poche altre volte e lui questo davvero non riesce a tollerarlo.
«Per quanto poco lo conosco, so con assoluta certezza che non direbbe mai una parola contro la sua volontà.» Nel dirlo si rende anche dolorosamente conto che se non vorrà dirle qualcosa, non lo farà mai. E perché mai dovrebbe, ora che ci pensa? Non le deve niente, tanto meno delle risposte. O trova un modo per farlo parlare, un qualcosa che possa spingerlo come in trappola,  magari una moneta di scambio per lui interessante, o ogni suo dubbio e quesito resterà tale per sempre.
Ogni sua riflessione però vola fuori dalla finestra nel momento in cui, involontariamente, ripensa ancora una volta a quel breve ma significativo scambio di battute, ed una piccolissima parte le pare come una stilettata al cuore.
«Quello che ha detto prima… si sbaglia.»
«A cosa ti riferisci?» Reclina un poco la testa di lato, le mani ben salde sulla sua schiena. Con le dita giocherella con i sottili nastrini che tengono legato il vestito sulla spalla e la voglia che ha di tirarli per dispetto diventa quasi insopportabile.
«Al fatto che sei un rifiuto…» Gli scioglie con dita abili le sottili trecce che gli aveva fatto quella mattina, consapevole di quanto le detesti, e subito dopo gli passa le mani tra i capelli, tirandoli tutti all’indietro «Ha torto, Radish. Torto marcio. Non sa chi sei davvero e cos’hai fatto, non ti conosce.»
«Pensi che le sue parole possano in qualche modo scalfirmi? Sono molto più shockato dal comportamento di Fiocco di Neve! Quello sì che è stato assurdo!» Ridono entrambi, stringendosi appena «Ecco, così mi piaci di più…»
Sherry porta le braccia in alto e le allaccia al suo collo taurino, alzandosi sulle punte per avere maggiore accesso alla pelle calda sulla giugulare.
Esercita poi una lieve pressione sulle spalle per farlo sedere a terra, sorridendo maliziosamente quando l’asseconda. Sa bene che strappargli i vestiti non è la soluzione ideale, che non cancellerà assolutamente il problema, non lo farà neanche sbiadire un poco, ma almeno per un poco sarà distratta. Almeno è quello che spera…
«Hai freddo?» Domanda Radish con un tono di voce che Sherry proprio non riesce a catalogare.
«No, perché?» Risponde incerta, le sopracciglia aggrottate. Lei difficilmente ha freddo, le temperature devono essere davvero basse perché il suo corpo reagisca, e lì è una calda notte di primavera malgrado siano a Dicembre: come potrebbe mai avere freddo?
Quando poi sul volto spigoloso del Saiyan si apre un grande sorriso malizioso, Sherry riesce come a prevedere la sua risposta.
«Allora i tuoi capezzoli sono tutto merito mio.»
Ridacchia divertita, portandosi le mani sul volto per provare a trattenersi. Sa essere così sciocco alle volte che le riesce davvero difficile credere che un tempo compiesse le atrocità che ha visto, e le riesce difficile anche credere che per tutti quegli anni fosse stato così capace di reprimere con tanta ferocia la propria vera indole. Perché questo è Radish, per quanto lui stesso non voglia ammetterlo, e lei lo sa benissimo.
Le scosta un poco le braccia, fissandole con occhi voraci e al tempo stesso divertiti il petto «Da qui ho una vista meravigliosa!» Afferma leccandosi lascivamente le labbra, lasciando la presa dalle sue mani per afferrarle i fianchi. 
«Okay, non è il freddo, sono semplicemente arrapata al pensiero di scopare con te. Va bene? Ti piace sentirtelo dire, vero?»
«Mi fa impazzire!» La bacia con trasporto, facendo aderire il busto a quello di lei. Le lingue si intrecciano cercandosi a lungo, fino a quando lui non inizia a baciarle il collo, scivolando senza fretta fino a baciarle la sinuosa V tra i seni.
«Ma il sesso non cancellerà il problema, ragazzina…»
Per un attimo Sherry ricollega questo momento a quando perse la loro scommessa, quella lontana notte al rave party. Ricorda che la fece eccitare oltre ogni limite e poi se ne uscì dicendo implicitamente che non voleva concludere. Giuro che ti metterò un bavaglio d’ora in poi: parli troppo nei momenti più sbagliati in assoluto!
«Mi stai dicendo di non volerlo fare?»
«Il mio era solo un appunto. Fosse per me vivrei in mezzo alle tue cosce, lo sai.»
Si stringe a lui ancora di più e alzando lo sguardo incontra i suoi occhi d’onice, leggendovi lo stesso bruciante desiderio e non riesce ad aspettare altro. Le lingue nelle reciproche bocche si cercano, si intrecciano, sfiorano i denti, mentre le mani carezzano e stringono. Prima che i vestiti vengano tolti di mezzo, prima che le loro menti vadano in blackout e con loro i sensi sviluppati di Sherry, entrambi si rendono conto che la musica è di nuovo cessata, e lo Spettro fiuta una fortissima nota d’eccitazione nell’aria.
Alza gli occhi e Bree è sulla spiaggia, lontanissima da loro che si sbraccia per farsi vedere. Per quanto la serata sia stata a dir poco disastrosa anche per lei, riducendola ad un fascio di nervi, questo momento riesce in qualche modo a rallegrarla e non vuole certo che l’amica di una vita se lo perda per del semplice sesso.
«Sta arrivando!» Schizza in piedi come una molla e con uno strattone deciso fa alzare pure Radish che, per quanto curioso di vedere finalmente quell’entità tanto discussa, non condivide proprio la sua eccitazione. Condivideva però quella precedente, quella che riserva solo a lui e che, al contrario suo, non può nascondere tanto facilmente.
Una volta raggiunto il gruppo, Radish non può fare altro che rimanere dietro al corpo della compagna per nascondere l’erezione mal celata nei pantaloni leggeri, rendendosi però conto in pochi secondi che nessuno sta assolutamente badando a loro.
Gli occhi di tutti i presenti sono infatti puntati sul sentiero che hanno precedentemente attraversato al loro arrivo, il fiato è sospeso mentre da lontano, flebile e appena visibile, comincia a brillare una luce argentea simile a quella della Luna. Avanza piano nel buio, le fiaccole si abbassano di intensità prima del suo passaggio come se se ne nutrisse per splendere più forte, ed in breve tutti sentono un brivido tiepido lungo la spina dorsale.
Il Team Z rimane in silenzio mentre attende, gli sguardi curiosi che osservano con attenzione quella luce che diventa a mano a mano sempre più intensa, viva.
Ed infine, dopo attimi interminabili, eccolo che si presenta di fronte a tutti i suoi discendenti, che lesti chinano la testa di lato per offrirgli il collo.
Difficile descrivere ciò che stanno vedendo: a tratti pare in tutto e per tutto ciò che potrebbe essere definito l’enorme fantasma di un lupo, con lo sguardo attento, profondo ed intelligente, mentre a tratti pare come un agglomerato d’argento splendente, argento vivo che guizza da una parte all’altra e sfiora i presenti con le sue impertinenti lingue fluttuanti. È qualcosa di reale, poiché lascia impronte sul suolo e si può sentire un calore umano quando una di quelle lingue ti sfiora la pelle, ma è anche qualcosa di incorporeo, etereo, lontano e sfuggente.
Leva poi l’affusolato e lungo muso in alto, liberando il suo ululato alla volta stellata. È come un lamento dolcissimo che strazia il cuore e ti inonda l’anima, ti riempie di un calore antico come il mondo e, seppur per un attimo, ti fa provare la calda sensazione di un abbraccio tanto atteso e sperato.
Gli Spettri cantano con lui, salutano i loro antenati, li ringraziano per ogni sacrificio che ha portato la specie avanti nei secoli, che ha permesso che potessero nascere e vivere. Li ringraziano e li ricordano, per poi cessare il proprio canto assieme all’antica entità che ha curiosamente ripreso il proprio cammino in mezzo a loro. In genere balza via, corre attraverso le stelle dagli altri gruppi, ma stavolta le sue intenzioni sembrano assai diverse dal solito.
Passa in mezzo alla grande pira senza dover temere alcun male e si avvicina con passo mortalmente lento e calcolato alla bizzarra coppia che lo fissa di rimando.
Non è la prima volta che Sherry viene avvicinata da lui, è capitato a tantissimi di loro, Maddox ha posato la mano sul suo muso per ben due volte e pure Fern è stata avvicinata tanto da ritrovarselo a dieci centimetri scarsi dal viso, ma per Radish è qualcosa di nuovo. O almeno così crede lo Spettro che, non appena si volta a guardarlo, si ritrova di fronte a quella che è senza dubbio l’espressione più sconcertata, al limite dello spaventato, che abbia mai visto in vita sua.
«Quella cosa argentata…» Si porta automaticamente una mano sul petto mentre continua a fissarsi dritto negli occhi con Papà Spettro, che ha impercettibilmente reclinato il muso di lato. Non riesce a decifrare la sua espressione, fatto difficile pure per uno Spettro. Nessuno sa mai cosa pensi, tantomeno adesso che, per la prima volta in assoluto, sta cominciando a splendere con un’intensità tale da ferire gli occhi.
«Co—» Sherry non fa in tempo a chiedere alcunché ad un più che sconvolto Radish. Non fa in tempo neanche a toccarlo che una lingua d’argento le attraversa il petto, trafiggendo il cuore. Lo stesso avviene ad ogni singolo Spettro presente, che l’unica cosa che riesce a fare prima di ritrovarsi a ciondolare sul posto è quella di buttare fuori tutta l’aria che ha nei polmoni per la sorpresa e per il colpo subìto.
Da quando ti mostri tanto di parte?, Roman è l’unico che non è stato toccato. Non ce n’è bisogno, lo sanno entrambi. Guarda il genitore allungare le proprie argentee lingue sempre più lontano, andando a toccare anche i due Spettri assenti e, aguzzando un poco l’udito, sente che il colpo è andato a segno anche con loro.
È ufficiale, quindi: scenderanno in guerra. Questo pensiero è come una pugnalata per Roman, che tutto vorrebbe fuorché un inutile spargimento di sangue. Accetterebbe a cuor leggero la morte di Jäger, troppo instabile per essere recuperato in un qualsiasi modo, ma sa che, in fondo, per gli altri un barlume di speranza potrebbe ancora esserci. Ma perché anche i piccoli, padre? Loro non verranno lanciati in campo, Sherry non lo permetterà, così come non permetterà che vengano toccati i cuccioli degli avversari…
Radish, come i suoi compagni ed anche più in generale tutti gli Spettri, non ha idea di cosa sta succedendo; l’unica cosa certa è che sono storditi, i loro sguardi sono annebbiati e non più dall’alcol o dal fumo, faticano a reggersi in piedi ed un poco annaspano in cerca d’aria.
Cerca freneticamente lo sguardo della sofferente e stranita compagna, non riuscendo però a catturarlo, troppo presa com'è dal continuare a fissare Papà Spettro.
«Che succede? Stai bene?» Crilin, dolce e apprensivo, si porta in ginocchio di fronte ad Amos e gli passa una mano tra i folti capelli scuri, preoccupato dal suo sguardo improvvisamente assente e stanco.
Gohan si avvicina a quella che, a conti fatti, potrebbe considerare come qualcosa di molto simile ad una zia e, con un poco di incertezza, le stringe l’avambraccio quando la vede vacillare, avvolgendole poi le braccia attorno alle spalle quando le gambe le cedono.
«Sherry!» La richiama allarmato, lasciando poi spazio allo zio e venendo prontamente tirato indietro da Piccolo.
«Cazzo se fa male…» Borbotta tenendo una mano sugli occhi, sentendosi debole come mai prima d’ora. Ha affrontato innumerevoli combattimenti da quando ha solo due miseri anni di vita ma mai una sola volta si è sentita così destabilizzata.
Il Grande Spettro guarda dritto negli occhi Roman per un secondo che pare durare un’eternità e di colpo diventa come nebbia argentea e schizza via tra le stelle, pronto a far visita ad un altro branco. Per quanto si sia sempre mostrato imparziale, per quanto non abbia mai dato il suo aiuto a nessuno durante gli scontri, questa volta ha deciso di dare al nuovo e singolare branco un piccolo ma determinante aiuto. Adesso starà a loro riuscire a sfruttarlo al meglio per raggiungere la vittoria, più di questo non ha davvero intenzione di fare. Se l’ha fatto, inoltre, è perché deve un enorme favore a qualcuno e non lo può ignorare.
«Vi conviene andare a sdraiarvi prima di perdere i sensi.» Afferma con voce calma e bonaria Roman, continuando a fissare il cielo.
Ha sempre sinceramente apprezzato le visite di suo padre da quando era piccolo, tranne una, circa ventisei anni prima. Quella gli spezzò il cuore e a niente sono valse le sue suppliche di cambiare quegli orrendi piani: il Destino non si poteva cambiare e l'entità aveva individuato da qualche tempo lo Spettro adatto a fare tutto ciò che andava fatto per la realizzazione di un piano antico come la loro stirpe.
È da quel giorno che lui e Angelina hanno controllato con maniacale attenzione gli eventi esterni non solo al loro piccolo e nascosto Regno, ma anche a quelli dell’intera razza di lui. La loro attenzione fu catturata anche dalle stelle poiché, solo un anno prima, qualcuno era giunto proprio da lì. Qualcuno, però, non destinato ad entrare in contatto con nessuno di loro. Non necessariamente, almeno.
Preso com’è dalle proprie considerazioni e col cuore avvolto da un profondo senso di colpa e tristezza, Roman non si è accorto che tutti gli Spettri o quasi sono crollati a terra, privi di sensi. Si sono accasciati quasi simultaneamente, e Sherry è inevitabilmente finita sdraiata mollemente e con la testa all’indietro tra le braccia di un adirato e decisamente preoccupato Radish.
«Cosa le ha fatto?!» Ringhia furioso, pronto a menar le mani se la risposta non dovesse risultare soddisfacente.
«Degli altri ti importa così poco?» Non vuole parlare, non è ancora giunto il momento, ma ormai gli pare evidente che deve escogitare immediatamente una nuova strategia.
«Non sono dell’umore migliore, vecchio: parla o ti sventro
«Così daresti solo ragione ad Everett.» Non si sorprende di nessuna delle sue reazioni, per niente: è normale che tenga la sua donna tra le braccia con fare tanto possessivo, è normale che sia accecato dall’ira perché l’ha vista sofferente, è normale anche che, seppur per un solo secondo, il suo labbro superiore si sia arricciato per mostrargli i denti. Il dubbio gli era sorto nell’istante esatto in cui aveva pronunciato le fatidiche parole che hanno scatenato l’ira di Everett, ma quello stesso dubbio si è eclissato totalmente nel momento esatto in cui l’ha visto andare da lei per calmarla. Uno della sua razza non lo avrebbe fatto, tantomeno avrebbe dato prova di una tale empatia, quindi di possibilità ce n’era solo una ed ora, dopo tante piccole considerazioni, gli pare molto più che plausibile.
«Tranquillo, Saiyan, te lo dico: ha sbloccato la loro energia latente, che gli permetterà di raggiungere il livello degli Spettri dell’esercito sia del Nord che del Sud, ad alcuni pure di superarla. Per svilupparla, però, avranno bisogno di essere allenati molto duramente ed il più a lungo possibile.»
«Ci stiamo già lavorando.»
«Questo mi fa molto piacere.» Li guarda uno per uno, una nuova riconoscenza negli occhi. Potesse lo farebbe lui stesso, ma i vari Re e Regine dei Regni delle Fate sono stati categorici quando Angelina lo presentò come compagno: se volevano restare insieme, lui doveva restare fuori dal suo mondo. Avrebbe potuto compiere il volere di Papà Spettro solo se ciò non implicava la violenza e, a conti fatti, lui non ha compiuto alcun gesto violento.
Il suo sguardo riconoscente però muta velocemente, trasformandosi in una maschera di preoccupazione e tristezza.
«Se dovessero fallire, in vita rimarrebbero solo le donne più forti e credimi se ti dico che la morte sarebbe assai migliore, in quel caso.»
«Perché quel tipo è tanto ossessionato da lei?!» Bulma, per quanto incredibilmente intelligente, davvero non riesce a capirlo. È una donna molto forte, questo è certo, ma non ci crede che questo sia l’unico motivo, malgrado sia consapevole che la forza fisica per gli Spettri sia fondamentale. Deve esserci qualcos’altro, per forza, perché sennò non regge neanche la scusa della totale infermità mentale di Jäger. Deve avere uno scopo ben preciso, ma né lei né gli altri riescono a capire quale sia.
«Perché è convinto che lei possa dargli una cosa che nessun altro potrebbe mai dargli. Per un verso si può dire che abbia pure ragione.» Si abbassa e le passa amorevolmente una mano sulla fronte fresca, guardandola con grande rammarico. La figlia del sangue, la bambina maledetta, così è conosciuta nel regno di Angelina. Se solo ci fosse stato un altro modo…
«Toglile le mani di dosso. Subito.» Radish gli afferra con forza il polso, stringendolo fino a far scricchiolare dolorosamente le ossa.
Roman però non si scompone di un millimetro, limitandosi ad alzare gli occhi per incrociare il suo sguardo furioso. Lui avrebbe reagito anche peggio se qualcuno avesse osato mettere le mani su Angelina, ai suoi occhi Radish si sta mostrando molto meglio di quanto potesse mai aspettarsi.
«Dovrai darle tempo, Saiyan, e dovrai sforzarti di essere quanto più comprensivo possibile.» Ritira la mano e si scambia un veloce sguardo con la moglie, che annuisce debolmente e, con la sola imposizione delle mani, solleva dal terreno i corpi inermi degli Spettri, muovendoli nell’aria fino a condurli nei loro giacigli per la notte. Solo due non osa toccare, lasciandoli stesi nella boscaglia a diversi chilometri di distanza. Non hanno bisogno del suo aiuto, non lo volevano neanche in passato e adesso lo troverebbero insopportabile. Sanno come muoversi ed ormai è impossibile contare le volte in cui si sono rifugiati in mezzo al niente per dormire. In realtà sono le volte in cui sono stati in casa a potersi contare sulle dita.
Radish lo guarda con odio crescente e, senza dire una sola parola, lascia scivolare un braccio sotto le gambe dell’incosciente compagna e, rafforzando la presa attorno alle sue spalle, la solleva e si dirige con passo veloce e furente verso la tenda, deciso a nasconderla da qualsiasi sguardo invadente così che possa riprendersi. Lui non sopporterebbe di essere visto così, sarebbe uno smacco incredibile, e sicuramente vuole evitarlo a lei, soprattutto dopo tutto ciò che è successo.
La voce di Roman però lo costringe a bloccarsi: «Non c’è niente che vuoi chiedermi, prima di andartene?»
Rimane in silenzio per qualche istante, la mente confusa da troppi pensieri contrastanti. Quando abbassa gli occhi e la vede lì, inerme tra le sue braccia, la testa ciondoloni all’indietro e le labbra un poco dischiuse, prende una decisione che sa potrebbe costargli davvero molto.
«Sei stato tu a riportami in vita. Tu, la fatina buona del cazzo e il tuo caro paparino. L’ho capito. E sai cosa? Non me ne frega un cazzo in questo momento. Se hai le palle di affrontare la conversazione, ne parleremo domani mattina.» E detto questo riprende il proprio cammino, affondando con i piedi nella sabbia.
Gli altri Spettri giacciono già nei loro sacchi a pelo o sulle coperte che si erano portati, altri dormono direttamente nella sabbia o nella terra dove si erano scavati dei buchi. Il suo piccolo gruppo è stato posizionato non troppo distante da loro, e adesso dormono placidamente, i volti ancora lievemente aggrottati in una maschera di dolore.
Ma a lui non importa di loro. A lui importa solo di Sherry, nient’altro.
È sicuramente curioso ed impaziente di parlare con Roman, di capire il perché ha scelto di riportarlo in vita ed anche come, ma non riuscirebbe a separarsi da lei neanche volendolo.
Anche questa consapevolezza è spaventosa per lui, indice di un cambiamento così radicale da essere quasi doloroso, ma in alcun modo adesso saprebbe come agire diversamente. Ha bisogno di lui, ha bisogno che le stia vicino e la protegga, che la tenga stretta e le faccia capire anche mentre dorme che non le succederà niente, che nessuno di loro potrà farle alcun male con lui vicino.
Sente le voci dei suoi amici che interrogano Roman con più o meno insistenza, Chichi e Bulma farsi agitate con le voci ora un poco più stridule, ed infine Vegeta che, spazientito, ordina a tutti di farla finita e di andare a dormire, avendo infatti capito che è inutile adesso stare a parlare con uno di loro quando questi non ha intenzione di dire una sola parola. Proprio come Radish, pure il Principe ha capito che se non vogliono rivelare qualcosa c’è ben poco da fare, a meno che tu non conosca i sistemi più adatti per torturarli, materia in cui sono piuttosto scarsi al momento.
Arrivato finalmente alla loro tenda, adagia il corpo di Sherry sui sacchi a pelo con quanta più delicatezza può e la copre con una coperta leggera dopo averle sfilato le scarpe, per poi sdraiarsi al suo fianco. La tiene vicina al petto, la stringe e il suo cuore pare calmarsi quando sente le sue dita fresche salire inconsciamente fin sul suo collo, dove poi si adagiano. Sorride nel sentirla stringersi a lui e, consapevole di non poter essere visto da nessuno, le scosta piano una ciocca di capelli dal viso e le bacia la fronte.
Ho paura, Sher.
Ho paura per quanto ti voglio, per quanto l’idea che possa succederti qualcosa mi distrugga dentro, e muoio a poco a poco all’idea che tu possa scegliere lui, tanto simile a te, col sangue pregiato e tutto il resto… eppure eccomi qui che ti voglio ad ogni costo. Ci sono momenti in cui do per scontati i tuoi sentimenti per me, e poi ci sono questi momenti in cui il cuore si congela all’idea che tu possa preferire le attenzioni di qualcun altro, che tu possa scegliere una via più semplice.
Se ho paura significa che ho qualcosa da perdere, qualcosa di grosso, no? E io non voglio perderti. Non lo sopporterei.
Quindi sentimi, Sher. Senti che sono qui, che ti tengo stretta per allontanare tutto ciò che ti spaventa e ti fa male. Sentimi e non allontanarmi mai.


La foresta l’ha fagocitata nel suo silenzio da ormai una ventina di minuti. L’andatura lenta rende più facile attraversare quel territorio sconosciuto che, per quanto ne sa, potrebbe essere pieno di insidie. In fondo per quanto le Fate siano buone, gli Elfi sono maledettamente dispettosi. Non ci si può fidare troppo.
Durante il tragitto ha avuto tutto il tempo di vedere dove mettere i piedi, evitare buche e radici nodose. Ha avuto il tempo di ascoltare il rumore degli aghi di pino umidi che scricchiolavano sotto i suoi piedi nudi. Ha aspirato l’odore della foresta, l’aroma di resina, di legno marcio e di muffa.
Ha seguito però un odore in particolare. Un odore conosciuto ma per lei comunque insolito e nuovo da fiutare, che l’ha infine condotta in una radura.
Non misura più di dodici metri in diagonale, un fazzoletto di terreno rialzato e in discesa verso un esile torrente che si inoltra sinuoso tra gli alberi. Quel torrente non esiste nel regno umano, ne è sicura, e non può fare a meno di domandarsi per l’ennesima volta quanto possa in realtà essere vasto il loro territorio. A questo punto mi pare chiaro che non serva a far sgranchire le zampe solo a Roman…
Sulla sommità è stato acceso un fuoco e seduto lì di fianco Everett osserva il paesaggio notturno in completa solitudine.
«Ehi…» Sussurra con un filo di voce, avvicinandosi timidamente alla sua figura. Bella figura che sto facendo... proprio da Regina, sì!
L’uomo si volta, rivelando un’espressione vagamente sorpresa. Certo non si aspettava che sarebbe andata a cercarlo in tempi tanto brevi, tantomeno da sola. Mi domando se il tuo sia coraggio o semplice sconsideratezza.
«Se hai trascinato le tue grazie fino a qui solo per dirmi di scusarmi col tuo amichetto, è stata fatica sprecata topolino.» Se ne torna a fissare il fuoco, ricomponendosi come sempre. Non è più abituato ad alcun genere di emozione vera nei confronti di qualcuno all’infuori di Darko, a malapena anche verso di lui. Le ha sepolte tutte con violenza per non essere più ferito e poter così mantenere fede alla propria promessa, ma la sua vicinanza riesce in qualche modo a farlo vacillare. È sempre stato così con quel maledetto topolino.
Sherry però non è andata a cercarlo nel cuore della notte per imporgli di scusarsi. Non è così sciocca da pensare di potersi imporre su di lui in alcun caso, ma perché nel sonno ha visto qualcosa. Per essere più precisi, l’ha rivisto.
Quel giorno non ci aveva badato, le emozioni erano state troppo forti e avevano in qualche modo oscurato quel dettaglio decisamente non trascurabile, ma il veloce e travolgente susseguirsi degli eventi della serata ha fatto sì che la sua mente riportasse tutto a galla, facendole capire un qualcosa di incredibile sotto ogni singolo punto di vista.
«Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.» Il respiro le si è fatto sempre più corto, il cuore le martella furiosamente nel petto, rimbombando nelle tempie. È sicura di aver ragione, lo sente con ogni fibra del suo essere, ed il sorrisetto arrogante e vagamente divertito che il maggiore le rivolge ne è la conferma finale.
«È buffo, se ci pensi: Mezcal voleva che sposassi la figlia di mia moglie.»



ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Non è stato un capitolo semplice, sarò onesta. C’è voluta più di una settimana per buttarlo giù, al contrario dei precedenti che in pratica si scrivevano da soli. C’erano troppe cose stavolta, troppi eventi che andavano affrontati con attenzione, e per questo è stato una specie di parto.

Ah, tra l’altro ho scoperto una cosuccia: facendo due calcoli, con questo capitolo siamo arrivati ad un totale di 662 pagine di storia. Sono più di Harry Potter e il Calice di Fuoco! (Il quinto e più lungo conta 807 pagine nella versione italiana… dite che arriverò a batterlo?)
A questo punto penso davvero di avere dei problemi gravissimi, ma facciamo finta che sia tutto normale, okay?

Cominciamo con l’analizzare Everett.
Per prima cosa mi viene da dire “eccone un altro che non li definisce mamma, papà e fratello neanche per sbaglio.” 😊 Che dite, c’era qualche problemino nel nucleo familiare?
E comunque, già: Cramisi, ti ho mentito! Era proprio lui, figlio primogenito ed erede del Nord ad aver sposato Leila. Avevi intuito fosse uno dei figli di Mezcal e ti dissi di no… BUGIA! 😈
Così com’è stata una bugia quella che riguardava Roman e Angelina. Era palese ed era ovvio che ci arrivassi (e con te anche altri), dovevo per forza provare a sviarti. Ma comunque non si sa niente del perché, quindi a posto così.
Ma concentriamoci su Everett, povera stella! Lui, com’è evidente dalla sua frase, non voleva sposarla per motivi adesso abbastanza ovvi, e in qualche modo l’ha aiutata con la sua fuga… ma pare comunque non tollerare assolutamente ciò che c’è tra lei e Radish. Mera gelosia fraterna/paterna? Si vedrà.

Spendiamo due paroline anche per Darko, dai!
Eccezionale nel suo lavoro, nel far nascere in sicurezza i cuccioli, come allenatore e come amante, ma scarsissimo come padre. Non si può ottenere tutto nella vita.
Al contrario di ogni aspettativa, però, lui a modo suo teneva ai figli e lo ha dimostrato a tutti loro, Bree compresa, allenandoli più duramente del normale. Pure Bree, una Mezzosangue, è stata allenata come si allenano i futuri membri del corpo di guardia, onore non da poco dalle loro parti.
Quindi sì, non è stato un buon padre, ma a modo suo se l’è cavata.

Dio… la descrizione di Papà Spettro mi sa, in qualche modo, di un qualcosa di molto religioso... ed è assai strano perché io non sono una credente, ma proprio zero. Spero comunque che possa esservi un po’ piaciuta.
La scena che più di tutte avevo nel cervello da quando ho iniziato l’intera storia, però, era quella dell’ululato a Goku. Non chiedetemi perché, so solo che me la sono immaginata ed immaginata per mesi ed ora spero solo che possa esservi piaciuta.

Cramisi mi aveva chiesto, nella recensione del 18° capitolo, la classifica dei vari Spettri. Beh, adesso va revisionata per forza!
1- Jäger (ma di brutto eh… di brutto brutto! Diciamo pure che in un combattimento corpo a corpo contro un Radish normale la spunterebbe agile agile!)
2- Everett (che altri non era che lo Spettro misterioso MUAHAHA!) - Apophis - Principe del Sud
3 - Sherry - Nike (moglie del Principe del Sud) - Darko
4 - Greywind - Mordecai - River - Daryl
5 - Glover - Maddox - Darren
Loro sono senza ombra di dubbio i più forti (ed alcuni sono praticamente sullo stesso piano), escludendo ovviamente Roman che non scenderà mai in campo e quindi non lo calcolo proprio.

Beh, direi che a questo punto è bene chiuderla qui perché dopo 40 pagine vi sarete anche un po’ rotti le balle di leggere (e giustamente, anche!).
Spero che abbiate gradito questo mattone, lo spero davvero! Mi piacerebbe tanto avere un vostro parere a riguardo 💕

A presto
Un bacione
Kiki🤙🏻

  
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